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Parafrasi e analisi “La casa dei doganieri” di Montale, Appunti di Italiano

La poesia "La casa dei doganieri" di Montale è una descrizione del ricordo di una donna associato alla casa dei doganieri, luogo simbolo della memoria. La poesia si costruisce sulla figura retorica dell'anafora con la costante ripetizione della formula "tu non ricordi". Emergono immagini di sfiducia e incertezza sul futuro. La poesia fa parte della raccolta "Le occasioni" e ha un'ambientazione marina ligure. La struttura metrica è composta di quattro strofe di 56 versi, alternativamente di varia lunghezza, perlopiù endecasillabi.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 10/10/2023

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Scarica Parafrasi e analisi “La casa dei doganieri” di Montale e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! “LA CASA DEI DOGANIERI”, da “Le occasioni”, sezione IV di Montale La poesia è la descrizione del ricordo di una donna che viene associato alla “casa dei doganieri”, il luogo in cui risiedevano gli agenti della dogana. In questo modo, il luogo diventa simbolo della memoria, ma viene presentato in modo piuttosto oscuro: solo il poeta ricorda quello che è successo e tiene ancora un “filo” del ricordo, anche se, nei ricordi, la casa dei doganieri si fa sempre più lontana. Ciò si evince dal verso 3, nel quale la casa “desolata” è abbandonata, come se fosse rimasta in fedele attesa, e ciò aumenta la malinconia. Al verso 13 poi, la bandierina metallica girevole posta sui tetti per indicare la direzione del vento è annerita dal fumo del camino e ruota vorticosamente, proprio a simboleggiare l’impietoso scorrere del tempo. Infine, negli ultimi due versi, con un enjambement molto forte “Tu non ricordi la casa di questa/mia sera”, si sottolineare il fatto che solamente il poeta ricorda quella “sera” del verso 22, mentre la donna se n’è andata e ormai non pensa più al poeta e a ciò che è successo. Dalla poesia emerge anche una forte immagine di sfiducia presa tramite “la bussola impazzita” al verso 8, che metaforicamente guida ogni uomo nell’esistenza qui si trova in preda al caos; e “il calcolo dei dadi più non torna” al verso 9, che fa capire come ogni progetto sul futuro, ogni azzardo, come il calcolo dei dadi, diventa incerto. Nell’ultima strofa poi, con le parole del verso 21, “Il varco è qui?”, si allude alla ricerca di un varco, alla possibilità di accedere ad una realtà superiore, ad una verità più profonda, che, però, non si realizza. La poesia si costruisce sulla figura retorica dell’anafora con la costante ripetizione, all’inizio dei versi, della formula “tu non ricordi”, ai versi 1,10 e 22, chiare interlocuzioni con la donna a cui si fa riferimento nel componimento, Anna degli Uberti, una giovane ragazza con cui Montale trascorse regolarmente le vacanze estive al mare fino al 1924. Nonostante la poesia faccia parte della raccolta “Le occasioni”, in cui la maggior parte delle poesie ha un’ambientazione cittadina, in questo componimento resta l’ambientazione della marina ligure com’era per le poesie della raccolta “Ossi di seppia”. Per quanto riguarda la struttura metrica, la poesia si compone di quattro strofe di 56 versi, alternativamente, di varia lunghezza, perlopiù endecasillabi. Tu non ricordi la casa dei doganieri Tu non ricordi la casa dei doganieri sul rialzo a strapiombo sulla scogliera: su un rilievo a picco sulla costa di scogli: desolata t’attende dalla sera ti aspetta abbandonata dalla sera in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri ella quale vi entrò la ricchezza dei tuoi pensieri, e vi sostò irrequieto. (“vi sostò irrequieto” è un ossimoro: si contrappone lo stare fermi con l’irrequietezza, che è il suo contrario) (La desolazione e la tristezza del poeta vengono attribuite ad un oggetto, in questo caso alla casa dei doganieri) e vi si fermò con inquieta vivacità. Libeccio sferza da anni le vecchie mura Il vento (da sud ovest) colpisce da anni le vecchie mura e il suono del tuo riso non è più lieto: e il suono del tuo riso non è più felice: la bussola va impazzita all’avventura (la bussola che metaforicamente guida ogni uomo nell’esistenza si trova in preda al caos; ogni progetto, ogni ipotesi, ogni azzardo sul futuro, come il calcolo dei dadi, diventa incerto) la bussola si muove senza senso da una parte e dall'altra e il calcolo dei dadi più non torna. (Il conto del lancio dei dadi che non torna) e la somma dei dadi non è più corretta. Tu non ricordi; altro tempo frastorna Tu non ricordi; un altro tempo distrae la tua memoria; un filo s’addipana. (Il filo delle vicende umane si svolge senza tregua: la donna amata non ricorda più quello che è successo, ma il poeta ricorda tutto ed è come se i suoi ricordi formassero un filo) la tua memoria; si raggomitola un filo. Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana Ne tengo ancora un'estremità; ma la casa la casa e in cima al tetto la banderuola (Il poeta, con la forza della memoria, riesce ancora conservare un’estremità del filo degli eventi, anche se, nei ricordi, la casa dei doganieri si fa sempre più lontana) si allontana e la banderuola affumicata in cima affumicata gira senza pietà. (Il poeta ricorda ancora il suo passato con la donna, ma questo ricordo sta svanendo: la bandierina metallica girevole, posta sui tetti per indicare la direzione del vento, è annerita dal fumo del camino e ruota vorticosamente, proprio a simboleggiare l’impietoso scorrere del tempo) al tetto gira senza interruzione. Ne tengo un capo; ma tu resti sola Ne tengo un'estremità; ma tu resti sola né qui respiri nell’oscurità. (Solo il poeta ricorda quello che è successo, solo il poeta tiene ancora un filo del ricordo) e non respiri qui nel buio. Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende Oh, l'orizzonte che si allontana, sul quale raramente si accende rara la luce della petroliera! (La petroliera è la nave mercantile che si vede lontano dalla costa, in questo caso dalla spiaggia della Liguria) la luce di una petroliera! Il varco è qui? (Ripullula il frangente È qui il passaggio? (L'onda che si rompe ancora sulla balza che scoscende…) (“Il varco è qui?” Si allude alla possibilità di accedere ad una realtà superiore, ad una verità più profonda, che, però, non si realizza) (l’onda torna continuamente a battere sugli scogli che precipitano nel mare, a indicare la vita che continua a scorrere sempre uguale a sé stessa, in una monotona successione di istanti) riappare ancora sul precipizio che scende...) Tu non ricordi la casa di questa Tu non ricordi la casa di questa mia sera. Ed io non so chi va e chi resta. (Se sia stata tu ad allontanarti da me, o io da te) (Negli ultimi due versi c’è un enjambement molto forte: “Tu non ricordi la casa di questa/mia sera”, a sottolineare il fatto che solamente il poeta ricorda quella “mia sera”, mentre la donna se n’è andata e ormai non pensa più al poeta e a ciò che è successo) mia sera. Ed io non so chi (di noi due) va e chi resta.
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