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Parafrasi Lavandare di Giovanni Pascoli, Compito di italiano + analisi, commento ecc., Esercizi di Italiano

Compito di Italiano sulla poesia Lavandare di Giovanni Pascoli: Parafrasi; Analisi; Commento; Metrica.

Tipologia: Esercizi

2021/2022

In vendita dal 21/06/2023

edu.venezia
edu.venezia 🇮🇹

38 documenti

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Scarica Parafrasi Lavandare di Giovanni Pascoli, Compito di italiano + analisi, commento ecc. e più Esercizi in PDF di Italiano solo su Docsity! Parafrasi Nel campo mezzo arato e mezzo no giace un aratro abbandonato [senza buoi], che sembra dimenticato, in mezzo alla nebbia. E dal canale giunge ritmato il rumore dei panni smossi delle lavandaie con frequenti colpi e lunghi canti popolari Il vento soffia e dai rami le foglie cadono come fiocchi di neve e tu [la persona amata] non fai ritorno al tuo paese! Quando partisti sono rimasta abbandonata! come l’aratro in mezzo al campo non arato. Analisi e Commento: Questa poesia, “Lavandare” è uno dei più noti componimenti poetici di Giovanni Pascoli. Nel 1894 viene inserita nella terza edizione di Myricae (di cui fa parte anche X agosto) e appartiene alla sezione “L’ultima passeggiata”. In “Lavandare” il poeta si fa osservatore e ascoltatore: passeggia in campagna in una giornata d’autunno e, avvolto in una nebbiolina che sale leggera dal terreno, Pascoli scorge nel mezzo di un campo, arato a metà, un aratro abbandonato. Ad un tratto da un fosso sente il rumore dei panni immersi e sbattuti nell’acqua del canale e le cantilene delle lavandaie mentre lavorano. E in quelle cantilene ascolta il canto triste e lento di una lavandaia. Il canto la storia di un amore tradito e di un’innamorata rimasta sola, in attesa che l’amato ritorni. Ella si sente triste e malinconica come l’aratro abbandonato in mezzo al campo. Nella prima strofa prevalgono le sensazioni visive, mentre nella seconda e terza strofa prevalgono quelle uditive. L’immagine dell’aratro in mezzo al campo apre e chiude il componimento. L’aratro, nella prima strofa, è lo strumento di lavoro del contadino che è stato lasciato in un campo senza che il lavoro di aratura fosse terminato, tanto che sembra essere stato dimenticato. Quindi il campo arato solo a metà suggerisce un senso di incompletezza e l’aratro anticipa la sensazione di abbandono. Questi aspetti oggettivi della vita contadina diventano simbolo della solitudine dell’uomo. Nel paesaggio descritto non ci sono esseri viventi, ma solo una nebbiolina leggera che indica la stagione autunnale. L’aratro torna nella terza strofa, assume un significato simbolico, perché non è più l’oggetto concreto, lo strumento di lavoro, ma è ciò attraverso cui il poeta rappresenta il senso di solitudine di una donna che pensa al suo amato partito, forse emigrato lontano. La donna ripensa alla propria desolazione, paragonandosi a un aratro lasciato in mezzo al campo, abbandonato e forse dimenticato. L’ultima strofa riporta la cantilena recitata dalle lavandaie, che fa riferimento alla stagione autunnale e al sentimento di solitudine provato da una donna che pensa a quando l’amato ha lasciato il proprio paese. La cantilena riportata dal poeta è ripresa da uno stornello marchigiano, una forma di canto popolare, come dimostrano le forme esclamative e l’invocazione dell’amato. Metrica: Si tratta di un madrigale con rime con schema ABA CBC DEDE. È composto di due terzine e una quartina di endecasillabi. Ci sono molti elementi del simbolismo pascoliano: le onomatopee, i richiami musicali, i termini tecnici (gora, maggese) ecc. La poesia si caratterizza per la cadenza lenta e ripetitiva, quasi una cantilena che nasconde anche un valore simbolico, vuole cioè riprodurre il ritmo del faticoso lavoro delle lavandaie. Due sono gli enjambement: vv.2/3 pare /dimenticato; vv.4/5 viene / lo sciabordare.
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