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Parafrasi Mirra - Alfieri, Appunti di Letteratura Italiana

Parafrasi completa del dramma della Mirra di Vittorio Alfieri, utilizzata per l'esame di Letteratura Italiana (p) con Prof. Danelon, Università di Verona.

Tipologia: Appunti

2017/2018
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Caricato il 26/05/2018

saintpizza
saintpizza 🇮🇹

4.2

(36)

6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Parafrasi Mirra - Alfieri e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! ATTO PRIMO Scena prima (Cecri, Euriclea) Cecri Vieni, fedele Euriclea, l’alba sorge proprio ora; e il mio consorte non è solito venire così presto. Ora a me puoi raccontare tutto di nostra figlia, tanto misera. Già il tuo volto afflitto e i tuoi sospiri, mal trattenuti, mi annunciano... Euriclea O regina!... Mirra infelice trascina una vita assai peggiore di ogni morte. Non ho il coraggio di descrivere al re il suo stato orribile: un padre comprende male il pianto di una fanciulla; tu, madre, lo puoi capire. Quindi vengo da te. Ti prego di volermi ascoltare. Cecri E’ vero, anch’io da tanto tempo vedo languire il fiore della sua rara bellezza: una profonda malinconia mortale, muta e ostinata, appanna in lei quel suo sguardo vivo e, almeno piangesse!... Invece mi sta davanti taciturna , con gli occhi gonfi di lacrime e le ciglia sempre asciutte. Invano l’abbraccio e le chiedo e richiedo sempre che mi riveli il motivo del suo dolore: lo nega, mentre io la vedo struggersi dal dolore, di giorno in giorno. Euriclea A voi è figlia per il sangue, a me per l’amore; sai bene che io l’ho educata e vivo soltanto per lei. Sono ormai più di ventidue anni che io la stringo ogni giorno fra le mie braccia, al mio seno... Com’è possibile che a me, a cui soleva affidare, fin da bambina, tutti i suoi pensieri, anche a me, ora, si mostri chiusa? E se io le parlo del suo dolore, lo nega, insiste e si adira contro me... Ma spesso, davanti a me, suo malgrado, prorompe in pianto. Cecri Io prima credevo che tanta tristezza, in quel cuore giovane, fosse figlia del dubbio, in cui lei stava per l’approssimarsi della scelta di uno sposo. I principi più potenti e valorosi, dell’Asia e della Grecia, sono accorsi tutti in Cipro per gareggiare, attratti dalla sua bellezza: e per noi era pienamente padrona di fare la sua scelta. Tante attenzioni di persone ignote e così diverse dovevano recare, in una giovinetta, un turbamento non lieve. Lei lodava il valore in uno, la gentilezza in un altro; l’uno aveva il regno più grande, l’altro eccelleva nella regalità e nella bellezza e quello che piaceva più ai suoi occhi, temeva forse che piacesse meno al padre. Io, come donna e madre, so quale battaglia ha dovuto combattere il cuore tenero e nuovo di una fanciulla timida, per risolvere un tale dubbio. Ma, dopo che Pereo, l’erede di Epiro, al quale nessuno ormai era pari per nobiltà, potere, valore, giovinezza, bellezza e giudizio, ha tolta ogni contesa; ora che la scelta di Mirra è piaciuta a noi così tanto, quando lei doveva compiacersene lieta, vediamo sorgere in lei una tempesta più forte e ogni giorno la travaglia un’angoscia sempre più mortale? ... A vederla, mi sento lacerare il cuore, pezzo a pezzo. Euriclea Non avesse mai scelto! Da quel giorno il suo male è cresciuto sempre più e questa notte, l’ultima, prima delle sue nozze, (o cielo!) ho temuto che fosse l’ultima della sua vita. Io stavo in silenzio immobile nel mio letto, che non è molto lontano dal suo e lei, sempre presa dai suoi pensieri, fingeva di dormire: ma sono mesi e mesi che la vedo in queste sofferenze, perché dal mio vecchio corpo è fuggito ogni riposo. Io, zitta, invocavo dentro me, per questa figlia, l’aiuto del sonno benigno, che non distende più le sue placide ali su di lei, da molte e molte notti .. I suoi sospiri dapprima erano pochi, rotti e quasi soffocati: poi (lei non mi sentiva) sono cresciuti in una piena così forte che alla fine si sono mutati, senza che lo volesse, in un pianto a dirotto, con singhiozzi e anche alte grida. Fra le lacrime, usciva dalle sue labbra una parola sola: "Morte... morte;" e la ripeteva spesso con parole spezzate. Io balzo in piedi e corro da lei con l’affanno: lei, appena mi vede, interrompe nel mezzo ogni sospiro, ogni parola, il pianto e , ricomposta la sua fierezza regale, quasi adirata con me, con voce ferma mi dice: "Che vieni a fare? Ora via, che vuoi?..." Io non potevo risponderle; piangevo, l’abbracciavo e piangevo... Alla fine ho ripreso il respiro e la parola. Oh, come l’ho pregata, l’ho scongiurata di dirmi il motivo, che se avesse tenuto in petto, avrebbe ucciso anche me!... Tu che sei madre, credo che non avresti potuto parlarle con un amore più vivo e tenero. Lei sa bene se l’amo. Quando io parlavo di nuovo, apriva gli occhi al pianto, mi abbracciava con amore; ma, decisa sempre a negare, mi rispondeva che ogni ragazza si sente oppressa da un dolore passeggero, per le nozze vicine e dava a me il comando di non parlarne con te. Il suo male si è radicato dentro, così tanto, che io sono venuta da te tremante e ti scongiuro di far sospendere le sue nozze: lei va a morire. Non dico altro: sei madre. Cecri Ah, posso... appena parlare, per il gran pianto... Che può essere mai?... Nella sua giovane età , non c’è altro supplizio che quello dell’amore. Ma se lei è innamorata di Pereo, da lei scelto spontaneamente, da che deriva il lamento, ora che sta per ottenerlo? Se racchiude in sé un’altra passione, perché lei stessa ha voluto, fra tanti, Pereo? Euriclea Il suo disperato dolore non nasce dall’amore, te lo giuro. E’ sempre stata vigilata da me; e non avrebbe potuto aprire il cuore alla passione, senza che io lo vedessi. A me lo avrebbe detto; a me che in questi anni l’ha tenuta come una madre e una sorella. Tutto me lo dice: il volto, le sue azioni e i suoi sospiri, il suo silenzio, che lei non ama Pereo. Prima di averlo scelto, era almeno tranquilla, se non allegra; lo sai quanto ha indugiato a scegliere. Eppure nessun uomo, di certo, le è piaciuto prima di Pereo: anche se, è vero, sembrava interessata, perché crede che è suo dovere sceglierne uno. Lei non l’ama, a me così sembra: eppure chi altri potrebbe amare a paragone del gran Pereo? La conosco come ragazza dai nobili sentimenti e non potrebbe entrare in lei una passione che non fosse elevata. Questo lo posso giurare bene: se amasse un uomo non potrebbe che essere di sangue reale; altro non potrebbe essere… Ora chi è venuto qui che lei non potesse far felice di sua volontà, offrendogli la mano? Il suo non è dunque un male d’amore. Benché l’amore si nutra di pianto e di sospiri, lascia sempre un non so che di speranza che traspare in fondo al cuore; ma in lei non si affaccia nessun raggio di speranza: purtroppo la sua è una piaga insanabile... Ah! Venisse prima a me quella morte che lei chiama sempre! Almeno così non la vedrei struggersi a fuoco lento... Cecri Tu mi togli ogni speranza... Ah! Non voglio queste nozze se devono togliere a noi l’unica figlia... Ora vai; torna vicino a lei, e non dirle che mi hai parlato. Verrò là non appena mi sarò asciugato le lacrime e avrò ricomposto il volto con calma. Euriclea Io torno da lei: non vedo l’ora di rivederla; ma tu vieni presto. Oh, cielo! Chissà se mentre parlavo così a lungo con te, non sia ricaduta nel medesimo forte impeto di dolore? Oh, eppure che pietà mi fai , povera madre!... Io volo. Tu non tardare: quanto meno aspetti e meglio farai. Cecri Quanto mi costa aspettare lo puoi immaginare: ma in quest’ora insolita non voglio né farla chiamare, né venire da lei, né mostrarmi turbata. Non voglio incuterle timore o darle dolore: è così tanto accondiscendente, timida e modesta che nessuno mezzo è mai troppo benigno, con quel carattere così nobile. Su vai da lei e confida in me, come io confido in te sola. Scena seconda (Cecri) Ma che sarà mai? E’ già quasi un anno che io mi consumo con lei; e non trovo nemmeno la traccia del motivo del suo dolore! Forse gli Dei invidiosi della nostra sorte, vogliono ora toglierci una figlia così rara, unico conforto e speranza di entrambi i genitori? Era meglio non darcela, o Dei. Oh Venere, Dea celeste di questa isola sacra a te devota, forse ti muove allo sdegno la sua troppa bellezza? Forse quindi ridurrai anche me, al pari di lei, in cattivo stato? Ah! Tu vuoi che io sconti con lacrime di sangue la mia gioia eccessiva e stolta, di madre troppo spavalda… Scena terza (Ciniro, Cecri) morte... Se non parli, hai già dato una risposta: mi detesti, e non osi dirmelo... Riprendi dunque ora la parola data: io mi preparo subito a togliermi dai tuoi occhi per sempre, poiché io sono per te oggetto di orrore... Ma se io lo ero anche prima, come ho meritato la tua scelta? E se lo sono divenuto dopo, dimmi: in che cosa ti ho delusa? Mirra ... Oh, principe!... Il tuo amore ti fa sembrare il mio dolore molto più insopportabile di quanto non è. La tua accesa fantasia ti spinge oltre i confini del vero. Perché meravigliarsi, se sono rimasta in silenzio alle tue parole? Ho sentito cose inaspettate e non gradite, e dirò anche di più: non vere. Che posso rispondere? Questo è il giorno convenuto per le nozze; io vengo presto per compierle; e intanto, lo sposo da me scelto dubita di me? E’ vero che forse non sono lieta, quanto dovrebbe chi ottiene uno sposo raro, come sei tu: ma, spesso la malinconia è connaturata. Potrebbe darne male una ragione chi la racchiude in sé: e spesso quell’ostinato interrogare degli altri, che non ne chiarisce l’origine, in noi la raddoppia. Pereo Ti sono sgradito; lo vedo dall’espressione. Io sapevo che non puoi amarmi; era però entrata, nel mio cuore infermo, l’illusione stolta che tu non mi odiassi. Mi accorgo che mi ingannavo, ancora in tempo per la tua pace e per la mia. Purtroppo non dipende da me, il fatto che tu non mi debba odiare: ma sta solo a me che tu non mi disprezzi. Ormai sei disciolta e libera da ogni promessa. La manterresti inutilmente contro la tua volontà: non sei costretta dai parenti, e da me ancora meno; lo sei da una falsa vergogna. Per non incorrere nella cattiva fama di volubile, tu stessa vorresti farti a te nemica, vittima del tuo errore: e speri che io lo sopporti? Ah, no. Te lo devo provare ora, che io ti amo e che forse ti meritavo, rifiutandoti... Mirra Tu godi nel vedermi ancora più disperata... Ah, come posso apparire lieta, se non vedo mai il tuo amore soddisfatto di me, mai? Posso assegnare la causa a un dolore, che per la gran parte è supposto in me e che, se in parte è vero, forse non ha altra origine che nelle nozze alle quali mi avvicino e nel dover lasciare i miei genitori amati? Non è piacevole sentirsi dire : "Ah, forse non li vedrai mai più"; ... andare in un regno sconosciuto; cambiare ambiente; ... e mille e mille altri pensieri, tutti teneri e tristi, e tutti certamente noti al tuo animo umano e gentile, più che a ogni altro. Io mi sono data a te spontaneamente: non me ne pento. Te lo giuro. Se fosse così te lo direi. Ti stimo sopra a tutti e non ti potrei nascondere qualcosa... se prima non la nascondessi anche a me stessa. Ora io prego, chi più mi ama, di parlarmi il meno possibile di questa mia tristezza e, sono certa, svanirà. Disprezzerei me stessa, se volessi darmi a te, non apprezzandoti (come potrei?)... Ah! Le mie labbra non sanno dire, ciò che io non penso. Te lo dico, e giuro, che io non voglio essere mai di altri, che tua. Che ti posso dire di più? Pereo Ciò che potresti dirmi e che mi darebbe la vita, non oso chiedertelo. Domanda fatale! Il peggio sarà averne la certezza. Non mi respingi dunque? E non te ne penti? Nessuna incertezza ormai?... Mirra No, il giorno è questo: oggi sarò tua sposa. Ma domani alzeremo le vele e lasceremo per sempre questi luoghi dietro di noi. Pereo Oh, Che dici? Come? Ora subito sei in disaccordo con te stessa? Ti rincresce tanto abbandonare il suolo paterno, i genitori; e vuoi fuggire rapida così, per sempre...? Mirra Voglio... abbandonarli per sempre... e morire di dolore... Pereo Che sento? Il dolore ti ha tradita allora... e getti sguardi e parole disperate. Ah, giuro che non sarò io lo strumento della tua morte, no mai, semmai della mia... Mirra Mi opprime un dolore immenso, è vero... Ma non crederlo, sto ferma nel mio proposito. Mentre ho l’anima ben preparata al dolore, sarà assai meno crudele per me partire, e un sollievo per te... Pereo No, Mirra: sono io (benché innocente) la ragione della tempesta orribile, dalla quale il tuo cuore è agitato e lacerato. Ormai non voglio impedirti lo sfogo , con la mia presenza inopportuna. Mirra , o tu stessa proporrai ai tuoi genitori un qualsiasi mezzo che ti sottragga a legami così infausti, o tu sentirai oggi, da loro, l’annuncio della morte prematura di Pereo. Scena terza (Mirra) Non andare dai miei genitori... Ah! mi odi... Se ne va... Oh, cielo! Che ho detto? Ah, subito volo da Euriclea; non voglio rimanere sola con me stessa neanche un istante.... Scena quarta (Euriclea, Mirra) Euriclea Dove volgi i tuoi passi così in fretta, mia dolce figliuola? Mirra Dove trovo conforto, se non in te?... Venivo da te... Euriclea Io stavo osservandoti da lontano. Non ti posso mai abbandonare, lo sai: e spero me lo perdoni. Ho visto Pereo che usciva turbato; e trovo te oppressa da un dolore più grave: Ah, figlia, il tuo pianto abbia almeno sfogo liberamente dentro al mio seno. Mirra Ah, si, cara Euriclea, io posso almeno piangere con te...Mi sento scoppiare il cuore, dal pianto trattenuto... Euriclea Sei in questo stato, figlia, e ancora insisti ad andare alle nozze? Mirra Il dolore mi ucciderà prima, spero... Ma no; è troppo poco tempo;... mi ucciderà dopo, e in poco tempo.. morire, morire, non desidero altro;.. merito solo di morire. Euriclea Mirra, non vi sono altre passioni che possano squarciare il tuo giovane petto in un modo così barbaro, fuorché la passione dell’amore. Mirra Che osi dirmi tu? Quale penosa menzogna? Euriclea Ah, non arrabbiarti, prego, contro di me, no. Lo penso già da molto tempo, ma se ti dispiace tanto, non proverò più a dirtelo. Purché tu conservi con me almeno la libertà di piangere! Non so bene se crederlo; anzi l’ho sempre fortemente negato alla madre... Mirra Che sento? Oh, cielo! Sospetta forse qualcosa anche lei?... Euriclea E chi, nel vedere una giovane in tanto dolore, non crede che sia per amore? Ah, fosse soltanto per amore, il tuo dolore! Almeno qualche rimedio vi sarebbe. Un giorno, che stavo già da gran tempo immersa in questo dubbio crudele, sono andata al tempio della nostra sublime Dea Venere e ho pronunciato il tuo nome, inchinata davanti alla sua immagine sacra, con lacrime, incensi e calde preghiere e il cuore agitato. Mirra Oimé! Che hai fatto? Venere? ... Oh cielo!... contro di me... Lo sdegno di quella Dea implacabile... Che dico? ... Povera me!... Inorridisco,... tremo... Euriclea E’ vero, ho fatto male: La Dea rifiutava i miei voti. Gli incensi ardevano a stento e il fumo cadeva ritorto in giù, sopra la mia testa canuta. Vuoi dell’altro? Mi provo ad alzare gli occhi tremanti verso l’immagine, e mi parve che la Dea stessa mi scacciasse dai suoi piedi, con sguardi minacciosi e orribili, accesa di furore. Inorridita, esco dal tempio con passi tremanti...Nel raccontarlo, sento di nuovo che mi si rizzano i capelli dal terrore. Mirra E fai rabbrividire e inorridire anche me. Che hai osato? Nessuno dei celesti ormai è da invocare per Mirra, e meno che mai la nostra terribile Dea. Io sono abbandonata dagli Dei. Il mio petto è aperto alle Erinni infuriate; solo loro vi hanno potere e sede. Ah! , fedele Euriclea, se rimane in te appena l’ombra della vera pietà, tu sola puoi togliermi l’angoscia: il dolore è lento, è troppo lento, oltre che immenso. Euriclea Mi fai tremare... Che posso mai fare? Mirra Ti chiedo di abbreviare i miei mali. Tu vedi il mio corpo misero struggersi a poco a poco. La mia sofferenza uccide anche i miei genitori; odiosa a me stessa e dannosa agli altri, non posso uscirne illesa: procurarmi la morte sarà una prova di amore e di vera pietà. La chiedo a te... Euriclea Oh, cielo! ... A me?... Mi manca la parola... la forza... la volontà... Mirra Ah, no! non mi ami veramente. Erroneamente, credevo il tuo vecchio petto capace di una grande pietà ... Eppure tu stessa, nei miei teneri anni, mi hai insegnato buoni principi: io stessa ho sentito da te che l’uomo deve preferire la morte all’infamia. Ohimé! Che dico? ... Ma tu non mi ascolti? ... Immobile... muta... respiri appena! Oh, cielo! Ora, che ti ho detto? Io accecata dal dolore, ... non lo so. Su, perdonami, mia seconda madre, ritorna in te. Euriclea ... Oh figlia! Oh, figlia!... Chiedi la morte a me? A me la morte? Mirra Non giudicarmi ingrata; non credere che il dolore per i miei mali mi tolga la pietà per quelli altrui. Non vuoi vedermi morta in Cipro? Fra breve allora sentirai che io non sono arrivata viva, neanche in Epiro. Euriclea Ti illudi se pensi di andare alle orribili nozze. Io corro a raccontare tutto ai genitori. Mirra Non lo fare, o tu perderai del tutto il mio amore. Non lo fare, te ne prego: ti scongiuro in nome del tuo amore. A un cuore dolente le parole sfuggono: non devi badarci. Piangere con te (ad altri non l’ho mai concesso), mi è bastato come sfogo; e parlare del mio dolore , mi ha già raddoppiato il coraggio. Ormai mancano poche ore al solenne rito nunziale : stai sempre al mio fianco: andiamo. Intanto spetta a te di confermarmi sempre più nel mio proposito, alto e necessario. Mi devi essere utile con il tuo fedele consiglio e col tuo amore più che materno. Tu devi far sì che io prenda con fermezza la scelta più onorevole che mi resta. ATTO TERZO Scena prima (Ciniro, Cecri) Cecri Non c’è dubbio: anche se non è venuto a dircelo, Pereo è del tutto scontento dei sentimenti di Mirra. Lei non lo ama; ne ho avuta la certezza; e se lei andasse a queste nozze, correrebbe purtroppo, verso una morte sicura. Ciniro Allora, come ultima prova, sentiamo noi stessi dalle sue labbra la verità. Nessuno di noi insomma vuole forzarla. Sa bene lei, alla quale non siamo meno cari, quanto l’amiamo. Mi pare del tutto impossibile che lei abbia ormai chiuso il suo cuore a noi , di cui lei dispone come di sé stessa. ritorno da voi un giorno, quando Pereo terrà lo scettro paterno. Mi rivedrete in Cipro, madre lieta di molti cari figli, se lo concederanno gli Dei: e quello che fra i miei figli sarà a voi più caro, lo lasceremo per dare a voi sostegno nella vecchiaia. Così avrete un erede del vostro sangue, per questo bel regno; poiché gli Dei vi hanno negato finora figli maschi. Voi per primi benedirete allora il giorno che mi lasciaste partire. Concedete, col nuovo giorno, che Pereo dispieghi con me le vele ai venti. Io sento in cuore un presagio funesto certo, nel caso mi neghiate la partenza (ahimé!) io oggi rimarrei preda, in questa reggia infausta, d’una potenza sconosciuta e invincibile che mi toglierebbe per sempre a voi....Siate pietosi : o credete al mio triste presentimento, oppure compiacetevi di assecondare il mio errore, cedendo alla mia fantasia debole e dolente. La mia vita, il mio destino e anche (oh, cielo! Fremo) il vostro destino: tutto purtroppo dipende ora dalla mia partenza. Cecri Oh, figlia!... Ciniro Ohimè!... Le tue parole ci fanno tremare. Ma si faccia appieno quanto a te piace. Quale che possa essere il mio dolore, preferisco non vederti più, che vederti così. E tu, dolce consorte, te ne stai a piangere, in silenzio?... Acconsenti al suo desiderio? Cecri Fossi almeno certa di morirne, come ( Oh, sventurata!) lo sono di vivere nel pianto sconsolato!... Almeno fosse vero un giorno l’augurio , che lei accenna sui cari nipoti!... Ma , se è questo il suo strano pensiero, seguiamolo, purché lei viva. Mirra Madre, mi dai ora la vita per la seconda volta. Sarò pronta per le nozze fra un’ora. Ve lo proverà il tempo, se vi amo, anche se ora sembro lieta nel lasciarvi. Ora mi ritraggo nelle mie stanze, per un po’: voglio andare alle nozze con gli occhi asciutti, per essere ricevuta dal mio degno sposo con la fronte serena. Scena terza (Ciniro, Cecri) Cecri Miseri noi! Misera figlia!... Ciniro Eppure non mi basta il cuore a vederla ogni giorno più infelice, no. Ci opponiamo invano.... Cecri Oh sposo!... ho paura che, appena si toglierà dai nostri occhi, il suo forte dolore la uccida. Ciniro Da ciò che dice, da ciò che fa, dagli sguardi, anche dai sospiri, pare che la ossessioni orribilmente un qualche potere sovrumano. Cecri Ah, conosco bene Venere, crudele e implacabile, le tue vendette atroci. Mi fai scontare, ecco, in questo modo le mie parole superbe. Ma mia figlia era innocente, io sola sono stata audace, io sola l’ingiusta... Ciniro Oh, cielo! Che hai osato mai contro la Dea? Cecri Povera me! Ascolta il mio errore, Ciniro. Nel vedermi moglie, adorata dallo sposo più amabile, dal più bello fra i mortali, e madre per lui di una figlia unica al mondo per garbo, bellezza, modestia e intelligenza, lo confesso - inebriata per la mia fortuna - io sola osai negare a Venere gli onori. Vuoi più? Folle e inorgoglita, io giunsi a tanto delirio che dalle labbra mi lasciai sfuggire che era attratta più gente di Grecia e d’Oriente , dalla famosa e grande bellezza di Mirra, di quanta non ne fosse stata attratta , nel passato, in Cipro, dal culto sacro della Dea. Ciniro Oh, che mi racconti? Cecri Ecco, da quel giorno in poi, Mirra non ha più pace; la sua vita e la sua bellezza si distruggono lentamente come cera al fuoco; e non c’è nessun bene più per noi. Cosa non ho fatto per placare poi la Dea? Quante preghiere, incensi e pianti? Sempre inutilmente. Ciniro Hai fatto male, donna, e ancora peggio a tacermelo. Io, padre completamente innocente, avrei potuto forse calmare, con i miei voti, l’ira celeste: lo potrò forse ancora fare? Lo spero. Ma intanto, io ora sono d’accordo con Mirra, dobbiamo togliere la sua presenza da quest’isola , senza alcun indugio.. Chissà? Forse la Dea oltraggiata non vorrà seguirla in altre parti, e quindi forse nostra figlia infelice, sentendo nel petto questo ignoto presagio, desidera tanto la partenza e da essa spera tanto. Ma viene Pereo. Ben venga! Lui solo può conservarci la figlia, togliendola a noi. Cecri Oh, destino! Scena quarta (Ciniro, Pereo, Cecri) Pereo Voi mi vedete in ritardo, tremante, indeciso e pieno di dolore mortale. Un duro contrasto è in me: eppure hanno vinto l’attenzione e l’amore vero, per gli altri, non per me stesso. Mi costerà la vita. Non ho altro rammarico che il non poter spenderla bene ormai, almeno per utilità vostra; ma io non voglio ,no, portare a morte Mirra adorata. Si rompa la promessa e insieme si rompa il filo dei miei giorni. Ciniro Oh, figlio! ... ancora ti chiamo con questo nome: e lo sarai tra breve, spero. Anche noi, dopo di te, abbiamo sentito le intenzioni di Mirra: io con lei, come vero padre, mi sono adoperato tutto perché lei seguisse pienamente la sua libera volontà; ma lei è più ferma di uno scoglio al vento: vuole e chiede te solo e teme che tu sia a lei tolto. Lei stessa non sa trovare una causa al suo dolore. Ormai forse la sola ragione è la salute debole, che prima ne era l’effetto. Ma il suo profondo dolore merita molta pietà, quale che sia. Tu non devi indignarti più di quanto non lo facciamo noi. Tu sarai un dolce sollievo per il suo male: il tuo amore forte è la base di ogni sua speranza.. Ora quale prova vuoi, maggiore di questa? Lei stessa vuole lasciare ad ogni costo noi (che l’amiamo tanto) al nuovo giorno; la ragione che ne dà, è per essere più vicina a te, per divenire più tua. Pereo Lo potessi credere almeno! Ma appunto questo voler partire subito ... Ohimé temo che , nel suo pensiero, lei progetti di rendermi strumento della sua morte. Cecri L’affidiamo a te, Pereo, lo vuole oggi il destino. Purtroppo qui cadrebbe morta, davanti ai nostri occhi, se il cuore ci suggerisse di ostacolare la sua volontà più a lungo. Nella mente di un giovane ha grande potere cambiare ambiente. Dunque abbandona ogni pensiero triste e adoperati solo di renderla più lieta. Fai tornare nel tuo volto la gioia di un tempo e , se non le parlerai mai del suo dolore, vedrai che il dolore in lei finirà presto. Pereo Posso dunque credere, davvero, che Mirra non mi respinge? Ciniro Da me puoi crederlo, sì! Ricorda cosa ti ho detto prima. Ora sono convinto, dalle sue parole, che lei vede le nozze con te, piuttosto che causa dei suoi lamenti, il solo rimedio. Con lei sarà assai vantaggiosa la dolcezza e si piegherà a tutto. Vai e preparati svelto al lieto evento e insieme (purtroppo) disponi anche tutto il necessario per andare via con lei, al nuovo giorno. Non andiamo davanti all’ara del gran tempio a Cipro: il rito, troppo lungo, sarebbe di ostacolo ad una rapida partenza. Canteremo gl’inni d’Imeneo in questa reggia. Pereo Mi hai fatto tornare pienamente in vita. Volo. Ritorno fra poco. ATTO QUARTO Scena prima (Euriclea, Mirra) Mirra Si, cara Euriclea, mi vedi tornata pienamente tranquilla. Sono quasi lieta della mia partenza certa. Euriclea Ohimè! Sarà vero? Te ne andrai sola con il tuo Pereo?.. Non vuoi portare con te neppure una delle tue tante ancelle fedeli? E neppure me vuoi? Non mi distingui da loro? ... Che sarà di me, se resto privata della mia dolce figlia? Solo a pensarci, ohimé! mi sento morire... Mirra Su, taci! ... ritornerò un giorno... Euriclea (Speriamo) che il cielo lo voglia! Oh, figlia amata! Non credevo tale durezza in te, no. Avevo sempre sperato di morire al tuo fianco... Mirra Se potevo acconsentire a portare via da questa reggia qualcuno insieme a me, saresti stata tu sola quella che avrei chiesto... Ma in questo sono decisa... Euriclea Partirai con il nuovo giorno? Mirra Ho ottenuto la certezza dai genitori. L’alba nascente mi vedrà salpare da qui. Euriclea Che il giorno ti sia propizio!...Purché io, almeno, ti sappia felice!...E’ una gioia un po’ crudele questa che dimostri, ora, nel lasciarci... Eppure, se a te fa piacere, io piangerò, ma sarò muta con tua madre, addolorata... Mirra Oh, che assalto muovi al mio cuore mal fermo? Perché costringermi a piangere? Euriclea Come posso nascondere il pianto?... E’ l’ultima volta, questa, che ti vedo e ti abbraccio. Lasci me molto carica di anni e molto più di dolore. Al tuo ritorno, se tornerai mai, mi troverai nella tomba: spero qualche lacrima...alla memoria della tua Euriclea... la verserai... Mirra Su, lasciami per pietà, o almeno taci. Te lo comando: zitta. Ormai io devo essere dura con tutti e, prima di tutti, con me. Questo è un giorno di gioia e di nozze. Ora, se tu mi hai amata, oggi te ne chiedo l’ultima difficile prova; trattieni il tuo pianto... e il mio. Ma già vedo venire lo sposo. Non parliamo di dolore. Scena seconda (Pereo, Mirra, Euriclea) Pereo Mirra, tuo padre mi ha ricolmo di gioia inaspettata: Lui stesso, lieto, mi ha annunciato felice il mio destino, che io aspettavo tremando. Ad un tuo cenno, saranno issate le vele, domani, all’alba, se tu vuoi così. Mi compiaccio, almeno, che i tuoi genitori acconsentano, tranquilli e contenti: per me non vi può essere altra gioia, che di soddisfare il tuo desiderio. Mirra Si, dolce sposo, (già ti chiamo così), se vi è cosa al mondo che io abbia mai desiderato con fervore, è di partire con te al nuovo giorno, lo voglio. Ritrovarmi subito sola con te; non vedermi più intorno nessuno dei tanti oggetti che a lungo sono stati testimoni, e forse causa, del mio pianto; attraversare nuovi mari e andare ad approdare a nuovi regni; respirare un’aria nuova e pura, e ancora trovarmi vicino uno sposo così, pieno di gioia e di amore; sono certa : in poco tempo, tutto ciò mi farà tornare la gioia di prima. Allora ti sarò meno penosa, spero. Dovrai intanto avere un po’ di pietà per il mio stato. Ma non sarà a lungo, stai certo. Il mio dolore, se tu non me ne parlerai mai, sarà in poco tempo estirpato. Tu mai dovrai ricordarmi, né nominarmi mai più, la reggia paterna, né i mesti miei genitori, lasciati soli, né alcun’altra cosa insomma già mia. Sarà questo rimedio, il solo, che asciugherà per sempre il mio orribile pianto, finora interminabile. Cecri Si, figlia, della nostra possente Dea, tu umile... Ma che? Cambi tutta nell’aspetto? Ohimé! Barcolli? Stai appena sui piedi tremanti?... Mirra Per pietà, non provocare la mia costanza con le parole, madre: non so del mio aspetto, ma il cuore e la mente sono saldi e immutabili. Euriclea Mi sento morire per lei. Pereo Ohimé! La vedo sempre più turbata in volto... Che tremore mi assale! Coro La pura fede e l’eterna Concordia abbiano il loro tempio nel petto degli sposi. Invano Aletto la infernale, con le orribili sorelle, muove l’assalto delle sue nere fiaccole al forte e intatto cuore della sposa. perché eccede ogni lode e la feroce Discordia, invano rabbiosa, se stessa rode. Mirra Che dite voi? Già tutte le furie tremende ho in me, nel mio cuore. Eccole, intorno con la frusta di vipere e le fiaccole orride stanno le Erinni rabbiose: ecco le fiaccole che meritano queste nozze. Ciniro Oh, cielo! Che devo sentire? Figlia, ohimé, tu vaneggi... Pereo Oh, nozze infauste! Non sarà, no mai... Mirra Ma come? Gli inni già tacciono?... Chi mi stringe al seno? Dove sono? Che ho detto?... Sono già sposa? Ohimè! Pereo Non sei sposata, Mirra, né sarai mai sposa tu, di Pereo, te lo giuro! Le Erinni agitatrici, non minori, ma diverse dalle tue, mi squarciano il cuore. Mi hai reso una favola di fronte al mondo intero e insopportabile a me stesso, più che a te: perciò io non voglio farti infelice. Tuo malgrado, ti sei tradita pienamente. Traspare tutto il ribrezzo lungo e invincibile, che nutri per me. Oh, siamo felici entrambi, noi, perché ti sei tradita in tempo! Ormai sei libera dalla schiavitù del legame tanto detestato. Sei salva. Io toglierò per sempre dai tuoi occhi la mia odiosa presenza... Voglio farti lieta e soddisfatta: fra nemmeno un’ora sentirai quale via di scampo è rimasta a chi ti ha perduta. Scena quarta (Ciniro, Mirra, Cecri, Euriclea, Sacerdoti, Coro, Popolo) Ciniro Il rito è violato. Cessate ormai la cerimonia solenne e interrompete gli inni. Sacerdoti, andate altrove. Io (misero padre) voglio almeno piangere, non visto. Scena quinta (Ciniro, Mirra, Cecri, Euriclea) Euriclea Mirra è ormai più morta che viva: Lo vedete che la reggo a stento? Oh, figlia!... Ciniro Donne, lasciate costei in presa a sé stessa, e alle sue furie avverse. Con i suoi modi inauditi, mi ha reso, mio malgrado, duro e crudele: non ne sento più pietà. E’ voluta venire lei stessa all’altare, quasi contro il volere dei genitori, e solo per trascinare noi e lei in questa vergogna?... Madre delusa, troppo pietosa, lasciala: se non siamo stati severi prima, è giunto il momento di esserlo ora. Mirra E’ vero: Ciniro sia inesorabile con me; non desidero altro, non voglio altro. Lui solo può porre termine a tutti i supplizi di una figlia infelice, non degna. Vibra sul mio petto quella spada che porti al fianco, tu mi hai già dato questa vita misera e detestata e tu me la devi togliere: è questo l’ultimo dono che ti chiedo... Ah, pensa che se tu stesso non mi uccidi, con le tue proprie mani, mi costringi a morire per mano mia e nient’altro. Ciniro Oh, figlia!... Cecri Oh parole! Oh dolore! ... Tu sei padre, sei il padre! Perché inasprirla? Non è forse ora abbastanza infelice?... Vedi bene che non ha il controllo di sé, è fuori di sé stessa dal dolore... Euriclea O Mirra...figlia...non mi senti?... Non posso... parlare... per il gran pianto... Ciniro Oh, che stato! Non reggo ad una vista così terribile… Ah, si, purtroppo sono padre: il più misero di tutti... Mi spinge, già, più la pietà, che l’ira. Vado a piangere da solo, altrove. Voi intanto vegliate su di lei. Appena tornata in sé, sentirà poi parlare il padre. Scena sesta (Cecri, Mirra, Euriclea) Euriclea Ecco, riprende di nuovo i sensi... Cecri Buona Euriclea, lasciami sola con lei: le voglio parlare. Scena settima (Cecri, Mirra) Mirra E’ uscito mio padre?... Allora rifiuta di uccidermi? ... Allora, madre pietosa, dammi tu un ferro. Ah, si! Se ti rimane l’ombra di un amore per me, senza aspettare, dammi tu stessa un’arma. Sono pienamente cosciente; e so quanto pesa ciò che dico e chiedo: credi al mio giudizio. C’è ancora tempo. Ti pentirai, ma inutilmente, di non avermi soccorsa oggi, con un ferro. Cecri Figlia diletta... oh, cielo! Tu certo vaneggi per il dolore. Non chiederesti mai a tua madre un ferro. Ora non parliamo più di nozze: ti ha portato a compierle purtroppo uno sforzo quasi inaudito; ma la natura ha potuto più di te: io ne ringrazio tanto gli Dei. Tu starai sempre fra le braccia della tua dolce madre: e se ti condanni ad un pianto eterno, io voglio piangere eternamente con te, né voglio lasciarti mai sola di un passo. Saremo una persona sola. Anche io voglio vestirmi del tuo stesso dolore, se non vuole andar via da te. Spero di esserti più sorella che madre... Ma oh, cielo? Che vedo? O figlia... sei arrabbiata con me? Mi respingi?... Rifiuti di abbracciarmi? E quegli sguardi infuocati? Ohimé, figlia! Anche alla madre? Mirra Oh, Anche il vederti mi accresce troppo il dolore: coll’abbracciarmi mi squarci ancora più il cuore ... Ma ohimé!... Che dico?... Ahi, madre! Sono una figlia indegna, ingrata e ingiusta, che non merito amore. Lasciami al mio destino orribile; ... o se di me senti vera pietà, te lo dico di nuovo, uccidimi! Cecri Ah, ucciderei me stessa, se dovessi perderti: Ahi, crudele! Puoi dirmi e ripetermi quelle aspre parole? Anzi, voglio vegliare sempre io sulla tua vita. Mirra Tu vegliare sulla mia vita? Devo rivederti ad ogni istante? Sempre davanti agli occhi? Ah, voglio i miei occhi prima sepolti nelle tenebre eterne: con queste stesse mie mani me li voglio strappare, io, dalla fronte... Cecri Oh, cielo! Che ascolto! Oh, cielo... mi fai rabbrividire! Dunque mi detesti? Mirra Tu sei la prima, la sola, tu la causa funesta e perpetua di ogni mia miseria... Cecri Che dici? Oh, figlia! Io la causa? Ma già il tu pianto a dirotto... Mirra Oh, perdonami... Non parlo io; parla in me una forza sconosciuta... Madre, mi ami troppo... ed io... Cecri Chiami in causa me? Mirra Tu, si! Sei stata la causa dei miei mali, nel dare la vita a un’empia e lo sei ora, se ti rifiuti di togliermela, ora che io te lo chiedo con preghiere fervide. C’è ancora tempo, ancora sono innocente, quasi... Ma il mio corpo languido... non regge a tante furie...mancano le forze, manca... la volontà... Cecri Io voglio portarti nelle tue stanze. Hai bisogno di un po’ di ristoro, sono certa. Il vaneggiare nasce in te dal tuo lungo digiuno. Ah! Vieni. Affidati a me, su tutto. Voglio servirti io, io sola. ATTO QUINTO Scena prima (Ciniro) Oh, misero e sventurato Pereo! Amante troppo autentico! Ah, se fossi stato rapido a giungere, forse tu non avresti vibrato la lama crudele dentro al tuo petto. Oh, cielo! Che dirà il padre privo del figlio? Lo aspettava sposo felice ed ora si vedrà portare davanti agli occhi quel corpo esangue, morto suicida. Ma sono forse io padre addolorato meno di lui? E’ vita quella in cui resta, fra le sue furie atroci, Mirra disperata? E’ vita questa, nella quale ci lascia il suo orribile stato? Ma voglio sentirla: ed ho già il cuore armato di una ferrea corazza. Lei merita tutto il mio sdegno (e lo sente) e si mostra lenta a venire alla prova: eppure le ho mandato già il terzo avviso. Certo, in queste sue pene è nascosto un segreto grande e orribile. Voglio sentire la verità dalle sue labbra, oppure non voglio mai più vederla davanti a me... Ma, oh cielo, se la forza del destino o l’ira degli Dei offesi la condannano innocente a un pianto perenne, devo aggiungere alle sue tante sventure l’ira di un padre? Lasciarla ad una morte lunga, abbandonata e disperata?... Ah, mi si spezza il cuore... Eppure io devo nasconderle, per questa prova suprema, il mio immenso affetto, o almeno in parte. Lei fino ad ora non mi ha mai sentito parlare con sdegno: una ragazza non ha un cuore così saldo, da andare contro alle insolite minacce del padre. Finalmente eccola. Ohimé! Come avanza a passi lenti e forzati! Pare che venga da me a morire. Scena seconda (Ciniro, Mirra) Ciniro Io resto immobile... per lo spavento... pieno di orrore, di ira... e di pietà... Mirra Oh, Ciniro!... Mi vedi... vicina a morire... Io ho saputo vendicarti...e punire me... Tu stesso mi hai strappato dal cuore... a viva forza... l’orrido segreto... ma poiché egli esce dalle mie labbra... solo con la mia vita...muoio meno colpevole... Ciniro Oh, giorno! Oh delitto!... Oh dolore! A chi il mio pianto?... Mirra Su, non piangere più...io non lo merito... Ah, sfuggi la mia vista infame... e Nascondi ancora ... a Cecri... Ciniro Padre infelice!... E il suolo non si spalanca ad ingoiarmi?... Non ho il coraggio di avvicinarmi alla figlia perversa morente; eppure non posso abbandonarla svenata... Scena terza (Cecri, Euriclea, Ciniro, Mirra) Cecri Ho sentito un pianto mortale... Ciniro Oh, cielo! (Corre incontro a Cecri per impedirle di inoltrarsi e le toglie la vista della figlia morente) non andare oltre… Cecri Vicino alla figlia... Mirra Oh... voce! Euriclea Ahi, vista! Mirra giace a terra nel suo sangue?... Cecri Mia figlia?... Ciniro Torna indietro... Cecri Dissanguata!...Come? Da chi?... Voglio vederla... Ciniro Vai indietro... inorridisci... Vieni... si è trafitta, da sola, con la mia spada... Cecri E lasci così tua figlia?... Ah! La voglio io... Ciniro Non ci è più figlia. Ardeva di un amore infame ... per Ciniro... Cecri Che sento? Oh, delitto!... Ciniro Su, vieni!: te ne prego, andiamo altrove a morire di dolore e di vergogna. Cecri Oh, la mia figlia, un’empia, una perversa! Ciniro Oh, vieni... Cecri Ahi, sventurata!... Non (potrò) abbracciarla mai più?... ( viene trascinata fuori da Ciniro) Scena quarta (Mirra, Euriclea) Mirra Quando... io... te lo chiesi... allora... dovevi darmi la spada... Euriclea...io allora morivo innocente... ora ... muoio perversa...
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