Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Paragrafo IL TEATRO E LA PESTE - del testo IL TEATRO E IL SUO DOPPIO di A. Artaud, Sintesi del corso di Storia del Teatro e dello Spettacolo

Analisi dettagliata e integrata da appunti seguiti durante il corso del paragrafo "IL TEATRO E LA PESTE" - del testo "IL TEATRO E IL SUO DOPPIO" di A. Artaud

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 14/12/2021

CarmenPacifico
CarmenPacifico 🇮🇹

4.5

(99)

36 documenti

1 / 7

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Paragrafo IL TEATRO E LA PESTE - del testo IL TEATRO E IL SUO DOPPIO di A. Artaud e più Sintesi del corso in PDF di Storia del Teatro e dello Spettacolo solo su Docsity! e IL TEATROELA PESTE Nel testo il Teatro e il suo doppio, la pagina più interessante è proprio quella SUL_TEATRO E LA PESTE. Artaud ritiene che la peste e il teatro abbiano diversi punti in comune: entrambi hanno un valore devastante fisico e mentale sull’uomo. Il delirio che provoca la pesta e la modalità di comunicare del teatro avrebbero un effetto tale sull’uomo da provocare degli effetti devastanti e soprattutto irreversibili. Il paragrafo comincia con un espediente narrativo. Questo espediente racconta di un documento conservato negli Archivi di Cagliari in Sardegna nel quale si narra che tara fine aprile ed inizio maggio del 1720, il Viceré di Sardegna sogna che nella sua città arriverà la peste. Questo prima che la peste di Marsiglia arrivasse davvero fino in Sardegna. Da qui comincia tutta una serie di racconti dettagliati sulle caratteristiche della peste. E passa in rassegna dei momenti abbastanza famosi nei quali nella letteratura Occidentale si è parlato della peste. Si è parlato della peste nella Bibbia, in Erodoto, nel Decameron di Boccaccio. La peste che avvenne in Provenza nel 1502 offrì a Nostradamus l'occasione di esercitare i suoi doni di guaritore: secondo lui la peste avviene a causa di gravi sconvolgimenti politici e sociali, come la caduta o morte di Re, la distruzione di province e altri fenomeni di ogni genere che seguono o precedono cataclismi e devastazioni sia in campo politico che cosmico. Artaud scrive che qualunque interpretazione, sia di storia, che nella medicina, si possa concordare su un concetto di malattia che rappresenterebbe una sorte di entità psichica e che non sarebbe solo una malattia provocata da un Virus perché se si volessero analizzare tutti i casi di trasmissione da peste si vedrebbe che non tutti i casi sono avvenuti per contatto diretto. Secondo Artaud, ciò che manca è il concetto di una vera entità morbosa; è probabile invece che esistono delle forze sulle quali lo spirito può essere d'accordo al fine di emanare certi fenomeni distruttivi come la peste. Artaud considera e descrive la peste non tanto come un virus, ma considera la peste come un’avversione psichica, come un elemento che, per quanto provochi problemi al fisico provocandone la morte, si riflette sulla dimensione legata al pensiero. Questo viene individuato in tutte le manifestazioni e descrizioni della peste. Il racconto prosegue soffermandosi sugli effetti fisici che la peste provoca sul corpo ma soprattutto si sofferma sui comportamenti dell’appestato; su quelle che sono le reazioni non soltanto fisiche ma soprattutto psichiche e quindi comportamentali dell’essere umano che viene affetto dalla peste £...E come i vulcani hanno sulla terra i loro punti di elezione, così i bubboni li hanno sulla superficie del corpo umano.”. Questo elemento del bubbone paragonata ad un vulcano che sembra esplodere o comunque lascia trasparire un terremoto interno, è l’espressione fisica più ricorrente di tutte le manifestazioni. Scrive Artaud: “Come l’ira repressa, la peste più terribile è quella che non rivela i suoi sintomi” In alcuni casi, la peste più terribile è quella che non mostra lesioni esterne. Sarà solo attraverso le autopsie che l’uomo capirà i veri effetti della peste. La peste ha provocato una serie di conseguenze, non sempre uguali, che lasciano intravedere un lavoro costante e irrimediabile. Dalle autopsie si rivela che il corpo di una persona che muore di peste è duro come la pietra e il suo sangue è nero e viscoso. A differenza della sifilide e della lebbra dove ogni cosa è compromessa, nella peste non è così; il cadavere di un appestato, quando sezionato, non mostra lesioni. In alcuni casi, la peste può colpire e annientare i polmoni e il cervello; in altri casi può lasciarli completamente intatti. “Da tutto questo si devono trarre due importanti osservazioni. La prima è che i sintomi della peste sono completi anche senza la cancrena dei polmoni e del cervello, che l’appestato cioè può essere spacciato senza che alcun membro imputridisca. Senza sottovalutarla, l’organismo non esige presenza di una cancrena fisica localizzata per decidersi a morire. La seconda osservazione è che i_due soli organi realmente colpiti e lesi dalla peste - cervello e polmoni — sono entrambi alle dirette dipendenze della coscienza e della volontà. “ Da questo ragionamento si possono trarre due osservazioni: la prima è che i sintomi della peste possono anche non verificarsi in modo così evidente ma prova quando lo stesso la morte della persona; la seconda è che la peste devasta il funzionamento di due organi che sono il cervello e i polmoni, entrambi alle dirette dipendenze della coscienza e della volontà. Il Cervello fa in modo che il soggetto deliri, e i polmoni quando vengono colpiti rendono impossibile l’attività respiratoria. Questi due organi sono strettamente legati alla volontà. Artaud ci dice che si può decidere di non respirare per un attimo, posso decidere anche di ansimare, cosi come posso decidere di pensare a qualcosa di diverso o a nulla, ma non posso decidere come far muovere il mio fegato, o la bile o altri organi. Tutte le altre cose che posso muovere del corpo in realtà passano sempre per odine il cervello e quindi attraverso la volontà. Quindi, la peste sembra essere una malattia pensante, una malattia che se la prende proprio con quello che è di più personale nell’essere umano cioè la volontà. E come se la peste agisse in qualche maniera proprio nei confronti di questa facoltà che è caratteristica dell’essere umano. Non solo volontà quindi; cervello e polmoni sono due organi indispensabili per l’attore, la respirazione, la memoria per imparare sia sul piano verbale che sul piano del movimento. Quindi, via via, Artaud si avvicina a questa similitudine. “Ci si può astenere dal respirare o dal pensare, si può accelerare la respirazione, ritmarla a proprio talento, renderla conscia o inconscia come meglio ci aggrada, introdurre un equilibrio fra i due tipi di respirazione: l’automatico, agli ordini diretti del gran simpatico, e l’altro, che obbedisce ai riflessi ridivenuti coscienti del cervello. Nello stesso modo si può anche accelerare, rallentare e dare un determinato ritmo al pensiero. Si può regolare il lavorio inconscio dello spirito. Non si può invece controllare la filtrazione degli umori attraverso il fegato o la redistribuzione del sangue nell’organismo a mezzo del cuore e delle arterie, né controllare la digestione, interrompere o accelerare l’eliminazione delle materie nell’intestino. “Si ricava da tutto questo la fisionomia spirituale di un male, le cui leggi non sono definibili scientificamente e le cui origini geografiche sarebbe sciocco voler precisare, perché la peste necessità di cancellare totalmente la cultura nella quale il teatro si identificava. La strategia che i padri della Chiesa utilizzano è proprio quella di paragonare il teatro alla peste. Così come ha fatto Artaud, con la differenza che mentre per Agostino il teatro coincide con la sconfitta dell'essere umano per Artaud invece è la più grande conquista. “Bisogna ammettere che, come la peste, la rappresentazione teatrale sicuramente è un delirio ed è comunicativa...lo spirito crede in ciò che vede e fa ciò che crede: è il segreto dell’incantesimo. E nel suo scritto sant’Agostino non ha messo in dubbio neppure per un istante la realtà di questo incantesimo.” Artaud dà ragione a Sant’ Agostino. L’incantamento che c’è tra l’attore e lo spettatore, e quindi quando si realizza davvero il mistero del teatro, è totalizzante e devastante. È chiaro che se questo è inteso come elemento negativo in s. Agostino, per Artaud invece questa è l’unica possibilità per il Teatro di sopravvivere, cioè consentire allo spettatore di realizzare e di vivere un’esperienza. E quindi da questo punto di vista questa similitudine, devia poi nella finalità. Infatti, il teatro è come la peste, non solo perché agisce sulle collettività e le sconvolge ma nel teatro così come nella peste c'è qualcosa di vittorioso e insieme di vendicatore. un disastro sociale così completo e un tale disordine indicano la presenza di uno stato che è anche una forza assoluta. “La peste coglie immagini assopite, un disordine latente, e spinge d’improvviso fino a gesti estremi; e anche il teatro prende dei gesti e li spinge al limite; come la peste, ristabilisce il legame fra ciò che è e ciò che non è, fra la virtualità del possibile e ciò che esiste nella natura materializzata” Il teatro come la peste stabilisce un legame tra ciò che è e ciò che non è, fra realtà materiale in realtà virtualmente possibile. ed ecco così che Artaud ritrova il concetto di simbolo e di archetipo, creando così, dinanzi agli occhi dello spettatore, un universo ricco di simboli e come tale indecifrabili e inaccessibili. Per questo motivo, “Una vera opera teatrale scuote il riposo dei sensi, libera l’inconscio compresso, spinge a una sorta di rivolta virtuale (che del resto conserva tutto il suo valore solo rimanendo virtuale), impone alla collettività radunata un atteggiamento eroico e difficile.” “Come Ja peste. il tetro è dunque un formidabile appello a forze che riportano con l'esempio lo spirito alla fonte dei suoi conflitti. Ed evidentemente l’esempio passionale di Ford altro non è che il simbolo di un Lavoro più gigantesco e assolutamente essenziale” Per Artaud un'opera teatrale che ha saputo scuotere davvero il riposo dei sensi, che abbia liberato l'inconscio compresso e che abbia davvero saputo spingere ad una rivolta vitale è stata l'opera “Peccato che sia una sgualdrina" di John Ford. All'interno di questa tragedia, il protagonista vive un amore incestuoso con sua sorella anche se questo amore è vissuto con pieno eroismo ed ostentazione. Con quest'opera ci troviamo di fronte alla rivolta assoluta dei sentimenti e della passione che viene mostrata al di sopra di ogni legge. Ed ecco perché, per Artaud, quest'opera rappresenti pienamente l'esempio di libertà assoluto della rivolta. Perché anche qui, come la peste, il teatro rappresenta un appello alle forze che riportino lo spirito alla fonte dei suoi conflitti. Siamo quasi alla fine del saggio e Artaud anticipa il concetto di crudeltà dicendo: » Il fatto che la peste butti fuori questo delirio è esattamente quello che fa il teatro quando rende esternabili e manifeste tutte le possibilità recondite dell’attore che si prende la responsabilità di mettere in scena qualcosa di universale, o meglio di farsi portavoce di istanze universali. Quindi la malattia è intesa come rivelazione, perché ha fatto a meno della relazionalità, ha fatto a meno delle regole del vivere civile, e ha fatto a meno di qualsiasi tipo di convenzione etica, giuridica, razionale, culturale. Quindi, da questo punto di vista, la malattia come il teatro diventa uno spazio di libertà, uno spazio rischioso ma di autentica libertà. “Il Teatro come la peste, è modellato su questo massacro su questa separazione essenziale. Scioglie conflitti, sprigiona forze, libera possibilità, e se queste possibilità e queste forze sono nere, la colpa non è della pesta o del teatro, ma della vita. Può darsi che il veleno del teatro, iniettato nel corpo sociale, lo disintegri, come dice Sant’Agostino, ma lo fa come una peste, come un flagello vendicatore, come un’epidemia salvatrice nella quale le epoche credule hanno voluto riconoscere il dito di Dio, e che altro non è se non l’applicazione da un gesto, e ogni azione dalla sua reazione. Il teatro come la peste è una crisi che si risolve con la morte o con la guarigione.” Per lui il teatro o è devastazione totale o è una forma che ribalta tutto il pensiero e tutte le convenzioni che si sono cristallizzate in Occidente, oppure non ha alcuna ragione d’essere. La peste nella letteratura assume sempre un valore metaforico, che viene rafforzato proprio dalle sue caratteristiche, dal fatto di lasciare gli organi del corpo apparentemente intatti, tranne il cervello e i polmoni. Una malattia misteriosa, la peste, che ha diviso gli studiosi e i medici. Ma la manifestazione esterna e teatrale di questa malattia risulta metaforica generalmente come morbo dell’umanità, come capacità di scoperchiare il vaso di Pandora, ma in questo caso diventa funzionale ad Artaud per manifestare al meglio e con una metafora convincente la sua idea di teatro come rivelazione che passa soltanto per un procedimento che è doloroso ma è autentico. Ed ecco che si chiude un po' il cerchio della sua idea di teatro come crudeltà. E un’esperienza Crudele ma necessaria, è un’esperienza quasi di elevazione spirituale perché fa a meno di tutte le infrastrutture del pensiero e della legge, ed ecco perché c'è una particolare attenzione alla dimensione epidemica e quindi sociale della peste esattamente come dovrebbe essere il teatro: generare un’esperienza sociale capace di intervenire direttamente e concretamente all'interno dell’evoluzione di un popolo. “Il teatro come la peste, è modellato su questo massacro, su questa separazione essenziale. Il teatro esiste per far scoppiare gli ascessi collettivi.” Il teatro come la peste è una crisi che si risolve o con la morte o con la guarigione. Il teatro è un’epidemia salvatrice nella quale le epoche hanno voluto riconoscere il dito di Dio, e non è altro che l'applicazione della legge di natura per cui ogni gesto è compensato da un gesto. Anche il teatro, come la peste, è una malattia, perché è l’equilibrio supremo, non raggiungibile senza distruzione; invita lo spirito a un delirio che esalta le sue energie. L’azione del teatro come quella della peste è benefica, perché spinge gli uomini a vedersi quali sono, fa cadere la maschera, li scuote dall’inerzia, invita ad assumere di fronte al destino un atteggiamento eroico e superiore. Il problema sta ora nel trovare un gruppo di uomini capaci di imporre questo concetto superiore nel teatro. Ed è questo il motivo principale per cui all’inizio si distacca dal surrealissimo e per cui si sollevava questo pensiero al di fuori della società come qual cosa che fosse esoterico e che non avesse un’influenza se non su pochi eletti. Questo per Artaud non è possibile nonostante la profondità del suo pensiero. La cosa più interessante di Artaud è proprio questa: alla lettura appare ostico, appare abbastanza filosofico come sistema, anche come difficoltà mentre la sua profondità è profondamente radicata nel sociale. In un sociale che egli intenderebbe trasformare attraverso un elemento che è il teatro da intendersi non come intrattenimento ma come esperienza.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved