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Parco Nazionale d'Abruzzo: Scapoli e Pizzone, patrimonio storico e naturale, Guide, Progetti e Ricerche di Turismo

Storia medievalePatrimonio culturale italianoStoria dell'ItaliaEcologia e conservazione della natura

Il Parco Nazionale d'Abruzzo, uno dei parchi più antichi d'Italia, e i comuni di Scapoli e Pizzone, situati nel Molise. Le origini storiche, le caratteristiche culturali e le attrazioni turistiche di questi borghi medievali sono presentate, insieme a informazioni sulla fauna e le escursioni naturalistiche. Scapoli è noto per la sua fortificata borgo circolare, il Palazzo fortificato dei Battiloro e la tradizione della zampogna, mentre Pizzone prende il nome dalla forma della montagna e conserva una vecchia casa in pietra con un arco gotico. una panoramica interessante della storia, della cultura e della natura di queste località.

Cosa imparerai

  • Che animali si possono osservare nel Parco Nazionale d'Abruzzo?
  • Quali sono le origini storiche di Scapoli?
  • Che attrazioni turistiche offrono i borghi di Scapoli e Pizzone?

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2018/2019

Caricato il 20/02/2022

luciadipetta
luciadipetta 🇮🇹

4.5

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Scarica Parco Nazionale d'Abruzzo: Scapoli e Pizzone, patrimonio storico e naturale e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Turismo solo su Docsity! Il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, istituito nel 1923 è uno dei più antichi parchi d’Italia, e fino al 2001 ebbe la denominazione di Parco Nazionale d’Abruzzo. E' situato al centro della catena appenninica, un territorio che, grazie ai vincoli connessi all’istituzione del parco, conserva un ambiente integro e incontaminato. Il parco tutela una ricca biodiversità di specie faunistiche e vegetali. I boschi di querce sono abbondanti nel versante delle Mainarde con le interessanti cerrete attorno al bacino artificiale del lago di Cardito. Ornelli, aceri, meli selvatici e ciliegio abbondano nella zona di transizione con il piano montano. Sono presenti diverse specie di grandi mammiferi come camosci, caprioli, cervi, il lupo appenninico, il cinghiale, l’orso marsicano, la lince, la lontra, il tasso, l’istrice, il gatto selvatico e la martora. Tra gli uccelli sono da segnalare l'aquila reale e il falco pellegrino, ma anche il gheppio ed il gracchio corallino dal lungo becco rosso, molto ricercati dagli appassionati di bird-watching. Il parco coinvolge le province dell’Aquila per l’Abruzzo, Frosinone per il Lazio e Isernia per il Molise. Sul versante molisano comprende i comuni di Pizzone, Scapoli, Rocchetta a Volturno, Castel San Vincenzo e Filignano, tutti luoghi dalle radici storiche di età pre-romana, dove sono attestati resti di insediamenti sanniti e si svilupparono civiltà dedite all'agricoltura e alla pastorizia. I comuni del versante molisano - Scapoli Cenni storici Le origini del paese risalgono probabilmente al IX secolo, come risulterebbe da alcuni testi tra i quali il "Chronicon Vulturnense". Dalla sua costituzione Scapoli subì l'influenza di diverse famiglie di origine franco-romana, tra le quali nel 1043 prevalse la famiglia Borrello che aveva sottratto all'abbazia l'intera valle del Volturno. Il paese ritornò nelle mani dell'abbazia grazie all'intervento del Papa Niccolò II per poi esservi di nuovo sottratto ad opera dei Conti dei Marsi. Successivamente, dal 1200 passò in mano ai Caldora e nel 1382 il feudo fu venduto ai Pandone. Durante la seconda guerra mondiale si trovò sulla famosa "Linea Gustav" creata dai Tedeschi per impedire l'avanzamento degli alleati. Molto importante fu in questo periodo la costituzione proprio a Scapoli del Corpo Italiano di Liberazione, protagonista di sanguinose battaglie sul vicino Monte Marrone. Aspetti culturali Il borgo a pianta circolare fortificata, conserva abbastanza bene l'assetto originario, e si connota dalla presenza superiore del Palazzo fortificato dei Battiloro. La costruzione presenta le mura a strapiombo, sulla roccia affiorante della montagna, e costituiva le fondamenta del vecchio castello successivamente trasformato in residenza signorile. Altro elemento di interesse del centro storico è il Cammino di Ronda, dove si accede dall'androne antistante l'ingresso al Palazzo, dello "Sporto". Di qui si intraprende il percorso circolare che segue tutto il profilo orografico della roccia fortificata di Scapoli. Scapoli è inoltre famoso, anche in ambito internazionale, per essere la patria delle zampogne. E' uno dei pochi paesi in Italia dove, grazie alla presenza di abili ed esperti suonatori, l'antica tradizione della fabbrica delle zampogne sopravvive in armonia con un numero ristretto di artigiani che mantiene in vita questo strumento musicale. La zampogna, strumento di origine antichissima che nei secoli accompagnava i pastori nei loro spostamenti, è a noi ancora comune e particolarmente familiare perché preannunciante l'avvento del Natale. Da diversi anni è inoltre presente "Il Museo della Zampogna", unico al mondo per la sua peculiarità e caratteristico per lo straordinario recupero architettonico della struttura, curato nei minimi particolari nello splendido scenario del palazzo Mancini, che domina dall'alto il paese. Durante l’ultimo week-end di luglio si tiene in paese il “Festival internazionale della zampogna”, evento che richiama un cospicuo numero di visitatori. A Scapoli si producono tradizionali ravioli alla scapolese che su proposta della Regione Molise, hanno avuto il riconoscimento ministeriale di tipicità. Ogni anno l'ultima domenica di Carnevale si svolge qui La Raviolata, manifestazione gastronomica in cui è possibile degustare questo prodotto. Il raviolo alla Scapolese non è altro che un raviolo di grosse dimensioni con un particolare ripieno dal gusto deciso e dal sapore intenso. Castel San Vincenzo Cenni storici Antico borgo medievale ai piedi delle Mainarde, con pittoresche case e portali in pietra. Il centro conserva uno dei siti archeologici più importanti della regione e fu tra le maggiori città monastiche d'Europa. Cose da vedere - Abbazia benedettina : fondata nell' VIII secolo. La basilica di San Vincenzo Maggiore era un complesso forse unico nel mezzogiorno d'Italia per dimensioni e per bellezza. L'intera struttura comprendeva la basilica vera e propria preceduta dall'atrio, una serie di officine che si addossavano alle sue mura e la Cappella di Santa Restituta. La parte più notevole è la cosiddetta cripta dell'abate Epifanio, con affreschi del IX secolo, tra i più importanti esempi di pittura altomedievale europea. L'ambiente, ha una forma a croce greca, ricoperto da una volta a botte. Dall'abside inizia un corridoio, anch'esso originariamente con volte a botte, che termina in una camera collocata esattamente al di sotto dell'altare maggiore. All'interno di questa camera vi erano collocate le reliquie di San Vincenzo, probabilmente all'interno di una grande urna o di un sarcofago. Le altre quattro nicchie ospitavano probabilmente altre reliquie. La Cripta era quasi interamente decorata con affreschi: di sicuro interesse sono le decorazioni ospitate in due delle cinque nicchie ed in particolare in una delle due si può riconoscere l'abate Giosuè, il fondatore della basilica, rappresentato come l'uomo più anziano, ed il suo successore Talarico, il più giovane, che probabilmente ne portò a compimento l'edificazione. La storia dell'antica abbazia di San Vincenzo è narrata nel Chronicon Vulturnense, scritto nel XII secolo, e opera fondamentale per la storia medievale del Molise. L'incursione saracena dell'881 segnò la distruzione totale del monastero, accompagnata dall'eccidio di quasi tutti i monaci. I pochi superstiti e i loro successori tentarono la ricostruzione. Intorno all'XI-XII secolo fu edificato un altro monastero sull'altra sponda del Volturno, all'interno di un quadrilatero fortificato. Tale edificio sacro, ridotto nel tempo a rudere, è stato poi ricostruito negli anni Cinquanta dello scorso secolo. Ancora oggi proseguono campagne di scavo archeologico, grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza del Molise e l’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa,che hanno portato alla luce resti di opere murarie e pittoriche sull’area compresa tra i vecchi scavi degli anni ’80 e il complesso di S. Vincenzo Maggiore indagato negli anni ’90, giungendo a triplicare le superfici esplorate dell’antico monastero.
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