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Parini e l'Illuminismo, Appunti di Italiano

La figura di Giuseppe Parini, intellettuale italiano del XVIII secolo, e la sua opera più importante, 'Il giorno'. Si parla della sua vita, della sua posizione privilegiata come precettore delle famiglie nobiliari e delle sue idee sulla nobiltà e sull'Illuminismo. Inoltre, si approfondisce la poetica del sensismo e la ricerca della bellezza ideale. informazioni utili per comprendere il contesto culturale dell'epoca e le idee dell'Illuminismo italiano.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 15/09/2022

Sofia20russo
Sofia20russo 🇮🇹

4.5

(2)

26 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Parini e l'Illuminismo e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Italiano Parini - conferenza 13/14/15 L’opera più importante di Parini è “Il giorno”, che sarà un’elaborazione piuttosto complessa (rimane incompiuto) (vuole che l’aristocrazia sia il nervo della società, cosa che però vede che non avviene), ma che è un poema satirico in endecasillabi sciolti dove parla della giornata tipica di un giovi signore. Grazie alla struttura antifrastica riesce a portare a termine il suo intento e a lasciare il segno. Parini può essere considerato un intellettuale italiano, l’intellettuale italiano, che fa proprie le istanze dell’Illuminismo ma che ricerca anche la moderazione, cerca di smorzare gli aspetti più facinorosi delle istanze illuministiche: è guidato dal principio di moderazione. Prende queste istanze, ma al contempo vuole che rimangano intatte sia le forme letterarie che le forme sociali, per innestare una nuova vitalità, cambiare dall’interno mantenendo l’esterno. Vita Parini nasce a Bosisio, in Brianza, il 23 maggio 1729 da una famiglia povera (il padre era un commerciante di stoffe o sarto), tanto che non può ricevere un’educazione adeguata alla sua vivacità intellettuale. L’educazione gli viene impartita da una vecchia prozia, che lo fa venire a Milano, che gli concede un’istruzione più elevata però con l’obbligo di prendere gli ordini sacerdotali. Parini prende anche una rendita che gli viene lasciata in eredità dalla zia. (Nel 1754 prende gli ordini sacerdotali) Pubblica una prima raccolta di poesie “Le rime di Ripano Eupilino” (Ripano è l’anagramma di Parino: lui si chiamava così, ma poi cambiò il cognome in Parini; Eupili è il nome latino del lago vicino a cui era nato): sono sullo stampo del petrarchismo e dell’Arcadia. Questa raccolta lo fece conoscere a Milano, il che gli permise di entrare nell’Accademia dei trasformati (che insieme all’Accademia dei pugni era uno dei circoli culturali in cui si espresse maggiormente l’Illuminismo a Milano; ma l’Accademia dei trasformati è più moderata, in quella dei pugni ci si avvicinava di più alla scienza) (Parini non vuole infatti intromissioni del francese nella lingua italiana), riportata in auge dal conte Imbonati (padre di Carlo Imbonati, che avrà come precettore proprio Parini, amante di Giulia Beccaria, madre di Manzoni) (Manzoni dedicherà a Carlo imbonati un poema che esprime uno stile di vita). Parini dunque cerca una mediazione tra cultura italiana e istanze internazionali. 1 Italiano Parini non può vivere bene, perché la rendita della zia non basta, così come la rendita ecclesiastica: diventa precettore delle famiglie nobiliare. La prima famiglia presso cui lavora è la famiglia Servelloni (molto in vista soprattutto per Vittoria Servelloni, donna molto emancipata, amante dei Verri, che organizzava salotti con gli intellettuali illuministi); ma poi venne licenziato perché Vittoria ebbe un contrasto grazie alla figlia con un maestro di musica dei figli e Parini difese sia il maestro che la figlia. Subito dopo venne preso come precettore degli Imbonati (a Carlo imbonati dedicherà l’ode “L’educazione”). Ovviamente la sua è una postazione privilegiata da cui può osservare l’aristocrazia. Nel 1757 scrisse infatti un “Dialogo sopra la nobiltà” dove esprime le sue idee sulla classe aristocratica. Il dialogo (sono due a parlare) inizia con il discorso sull’origine della nobiltà: è nata da un furto, un’appropiazione indebita, ma aveva saputo riscattarsi col tempo per via dell’abilità in guerra e per lo spendersi per la collettività. Ma adesso la classe aristocratica è in un degrado etico e sociale: Parini non vuole eliminarla, masi auspica che questa classe possa ritornare a guidare il popolo, studiando, migliorandosi, al fine di raggiungere la pubblica felicità, ritrovando l’antico spirito. (Nei Promessi Sposi abbiamo il cardinale Borromeo, che fondò la prima biblioteca pubblica, che permette a chi non si può avvicinare ai libri di farlo; è rappresentate di quella nobiltà che ricerca Parini: è valido, utile alla collettività) Parini quindi vuole sferzare la nobiltà per ricondurla ai fasti del passato. Glia aristocratici possono studiare, sono nelle giuste condizioni, e in virtù di questo possono essere utili alla società. Così, Parini (grazie a questo ruolo di precettore) divenne così noto nella società milanese che venne chiamato a governare per il governo assolutistico di Maria Teresa d’Austria, compie vari incarichi pubblici: diresse la Gazzetta di Milano (che fa da cassa di risonanza alle iniziative illuminate del governo austriaco), insegnò Belle lettere alle scuole palatine (istituite da Maria Teresa perché potessero essere frequentate anche da non aristocratici) (di lì a poco, presso il palazzo di Brera, che diventerà Accademia di Brera, Parini frequentò degli artisti, ossia entra in contatto col neoclassicismo che poi influenzerà proprio la sua ultima produzione, con la ricerca della bellezza ideale) (Maria Teresa istituì il catasto, le scuole pubbliche che permise anche ai borghesi non elevati di avere un’istruzione). 2 Italiano scienza e che la letteratura diffonda il pensiero scientifico, ma afferma che la letteratura debba anche avere una propria autonomia. (Ode “La salubrità dell’aria” è da leggere; si basa sulla contrapposizione tra città e campagna) Parini si rifà alla poetica del sensismo, che prende le mosse da Locke; ma in Italia viene diffusa da Etienne de Condillac, che scrive il “Trattato sulla poetica del sensismo”. Si sosteneva che la vita spirituale degli uomini è determinata dalle sensazioni, che sono veicolate dai sensi, da cui derivano il piacere e il dolore. Dunque, una poesia doveva dare una rappresentazione icastica (=che creano un’immagine; sono di natura realistico-mimetica) della realtà, cercando di scrivere poesie con parole mimetiche che potessero destare i sensi dell’uomo che le legge (parole che possano semplificare la creazione di immagini e sensazioni dalla lettura della poesia). Parini ha l’interesse di sollecitare l’immaginazione, le sensazioni dell’uomo, sia di dolore che di piacere. (È lo stesso motivo che porterà al neoclassicismo con Winckelmann) Altro aspetto che distingue Parini dagli Illuministi è che credeva che la ricchezza doveva provenire dalla campagna, anche per la maggiore dirittura morale (bandisce il mercato, le industrie…): era fisiocratico, ossia il benessere doveva venire dall’agricoltura perché ciò garantiva anche l’integrità dei costumi. Queste posizioni, tuttavia, lo avvicinano alla nobiltà latifondista: dunque, così difende velatamente la classe aristocratica che tanto critica (è un parere dei critici posteriori). Odi Le Odi sono divise in 3 grandi gruppi. Il 1 gruppo sono quelle che lo vedono più impegnato nella vita civile, porta avanti temi riguardati l’interesse pubblico, il progresso (la pubblica felicità) (ossia, è coinvolto nel dibattito illuminato e fa propri gli ideali illuministi) (qui rientra il contrasto tra la salubrità della campagna e l’inquinamento della città e dei suoi dintorni, dovuto al fatto che gli imprenditori, per perseguire il guadagno, avevano aumentato la coltivazione di risaie, che sorgevano a ridosso della città, inquinando; c’erano le marcite, dove si coltivava il fieno per i cavalli delle carrozze dei nobili). 5 Italiano La 2 parte sono varie tematiche, anche socialmente impegnate, ma meno in linea con l’Illuminismo, di più largo respiro (es. l’evirazione: si scaglia contro il malcostume di evirare i giovinetti per allestire i melodrammi). La 3 è caratterizzata da una maggiore introspezione (es. qui si ha la “Caduta”, dove vuole dare l’immagine di sé come quella di un intellettuale che non si sottomette al potere), ci sono argomenti più intimistici. Il Giorno È un poemetto di stampo satirico in endecasillabi sciolti. Ha impegnato Parini per più di 40 anni (lo rivedeva sempre): è un vero e proprio work in progress. In un primo momento, il Giorno doveva essere diviso in tre parti (mattino, mezzogiorno e sera); il mattino 1763 e il mezzogiorno 1765 vengono date alla stampa anonimamente, ma subito si intuisce che siano opera di Parini; poi Parini si ripromette di dare nel 1767 alle stampe la sera. Tuttavia, lui si dedicherà solo a una procedura di riscrittura dell’opera: il mezzogiorno diventa “meriggio” e la sera viene sdoppiata in “vespro” e “notte” (ma rimasero incompiute sia il vespro che la notte). Mai avremo l’edizione definitiva come Parini l’aveva ideata (infatti abbiamo solo 600 versi del vespro e 400 versi della notte). Superficialmente si può dire che il Giorno è un poema didascalico: il poeta si presenta come “precettore d’amabil rito”, che ha il compito di insegnare al “giovin signore” quali attività fare per rendere piacevole la propria giornata. I modelli sono Esiodo e Virgilio delle Georgiche; ma altro modello è quello del poemetto eroicomico (probabilmente “Il ricciol rapito” di Poppe), ossia una parodia del poema epico (si portano alla ribalta gesta assolutamente inutili; come incipriarsi il naso, bere il cioccolato proveniente dall’America, l’amore servile): è uno spirito polemico. Il risultato è antifrastico: si afferma esattamente il contrario di ciò che si vuole affermare. La storia sarebbe come si svolge la giornata tipica di un nobile nullafacente: si alzano a mezzogiorno (perché la notte hanno giocato a carte), poi c’è la vestizione, beve la cioccolata, si reca al palazzo della donna che non è sua ossia l’amante (Parini critica il cicisbeismo, ossia il cicisbeo è la figura dell’uomo che accompagna una donna sposata; il marito di questa accompagnava altre donne; Parini difende il vincolo del matrimonio poiché visto come elemento socialmente utile), poi va in un 6 Italiano salotto a discutere dia punto in moda al momento, dopodiché ritorna e va al tavolo di gioco. Altro aspetto particolarmente significativo è che l’insegnante (precettore d’amabile rito) insegna quali attività svolgere nell’arco di 24 ore per un giovi signore: questo indica che le giornate si ripetono sempre uguali a sé stesse, senza utilità, monotone. Non è un impianto narrativo, ma è di natura descrittiva. Parini ci racconta un tempo, il tempio del nobile; tuttavia questo tempo è stato liberato dal bisogno, dal lavoro. Ciò viene messo in risalto grazie ad un gioco di piani paralleli con la giornata della povera gente (es. quando il signore si corica esausto, l’altra gente si deve alzare per incominciare). Ritorna il ueternus, e infatti il modello sono le Georgiche di Virgilio. C’è la noia, infatti il precettore (poema didascalico) vuole insegnare i modi per contrastare la noia, costante nella vita dei nobili. È un po’ come Livio: in opposizione al nobile che viene dal campo di battaglia, sporco di polvere, oppone il nobile sporco di cipria; ossia contrappone l’esempio negativo al modello ideale. Parini vuole riappropriarsi dell’antica figura del nobile. Parini gioca anche sullo spazio: sono sempre ambienti chiusi, asfittici, senza aperture verso l’esterno. Si vuole infatti sottolineare l’autoreferenzialità della classe nobiliare (l’unica uscita è quella con la donna che deve accompagnare). L’impianto è descrittivo (non narrativo), ma poiché Parini si sofferma sulla descrizione delle singole realtà (la tazza…), abbiamo una dilatazione del tempo: il tempo della storia quasi si annulla. Parini sottolinea così la vacuità della vita del nobile: lui usa moltissimi aggettivi esornativi (=decorativo, ma in maniera eccessiva, quasi sovrabbondante), fa uso anche di molte callidae iuncuturae. Qualche critico ha sottolineato una certa ambiguità da parte di Parini: se il Giorno è un’opera satirica, è anche vero che il dilungarsi eccessivamente sulla descrizione degli oggetti (es. si sofferma tantissimo sulla tabacchiera del giovi signore) dimostra un’ammirazione (Parini d’altronde ha anche svolto il ruolo del precettore): come se ammirasse il lusso degli oggetti che l’altra gente non può avere, visto l’eccessivo piacere che Parini prova nella descrizione. Ci sono momenti digressivi (come favole, apologhi; vengono ripresi da Orazio, come ad esempio “Il topo di città e il topo di campagna”), chiamati 7
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