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Parole della pedagogia da stampare, Appunti di Pedagogia

pedagogia generale

Tipologia: Appunti

2014/2015

Caricato il 03/02/2015

sofia1593
sofia1593 🇮🇹

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Scarica Parole della pedagogia da stampare e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! AIUTARE dal latino “arrecare giovamento”. L’atteggiamento prosociale e l’empatia sono aspetti fondamentali del comportamento umano che trovano le loro basi in un’infanzia caratterizzata da buone relazioni con gli adulti e di attaccamento, occuparsi del benessere altrui fa bene sia a chi riceve aiuto che a chi lo dona. L’aiuto può essere caratterizzato da un minimo contatto umano o da una vera e propria relazione d’aiuto che è un processo complesso dove uno ha lo scopo di promuovere nell’altro la crescita, lo sviluppo, e la maturità, è una relazione asimmetrica. Spesso è una possibilità per stimolare l’empowerment, ampliando le potenzialità della persona. Si considerano “professioni d’aiuto” le professioni per il sociale, chi presta aiuto può rischiare il burn- out a causa di un eccessivo coinvolgimento emotivo. AUTONOMIA L’educazione all’autonomia nasce nella famiglia e matura durante gli anni della scuola dell’obbligo. La scuola ha il ruolo di modello pedagogico impegnato a cogliere e dare risposta ai bisogni/interessi dello scolaro, sia a renderlo protagonista dell’educazione, sia a renderlo partecipe nell’istruzione scolastica. Soltanto una scuola responsabilizzata coinvolgerà l’allievo nell’autoapprendimento, nell’autonomia del pensiero e della libera espressione delle sue emozioni e dei suoi immaginari. La scuola educa all’a. -se decide di promuovere un clima democratico (autoritario e antidogmatico) non solo fra gli allievi, ma con genitori e insegnanti e –se intende promuovere un apprendimento a misura dell’allievo, deve necessariamente assicurare sia flessibilità (ai tempi e ritmi dell’apprendimento), sia diffuse cifre relazionali generate dalle pratiche didattiche di scomposizione/ricomposizione dei gruppi. BURN-OUT deriva dall’ inglese tu burn, da bruciato diventa demotivato, logorato. Uno stato di squilibrio frustrazione, resistenza, causata dalla situazione di scacco esperita dall’individuo, quando le sue risposte agli eventi stressori e alle richieste dell’ambiente esterno (culturale, sociale, lavorativo) risultato del tutto insoddisfacenti e inefficaci. La persona nonostante si impegna sul lavoro, perde efficacia sul piano personale/emotivo, manifesta una preoccupante perdita di entusiasmo, demotivazione e incapacità di proiettarsi/progettarsi sul futuro. Una volta innescato questo processo si articola in tre fasi: -stress lavorativo, - esaurimento psicofisico, un perenne stato di fatica, tensione – conclusione difensiva distacco emotivo dalla realtà caratterizzato da ritiro in se stessi, cinismo, rigidità del pensiero. COMUNICAZIONE Il termine significa mettere in comune conoscenze, sentimenti, pensieri, trasmettere un messaggio, ma anche dialogare e riflettere insieme ad altri e con se stessi. Si riferisce alla comunicazione verbale e non verbale, ci si riferisce a quegli strumenti mediali a tecnologia avanzata che stanno velocemente modificando forme e contesti comunicativi della nostra vita quotidiana. Ci sono molteplici teorie dell’educazione: il modello dell’informazione (emittente- messaggio-ricevente), il modello dell’interazione (ha introdotto nuovi concetti tra cui il feedback, approcci come la pragmatica della comunicazione, teoria degli atti linguistici, i primi orientamenti verso la sociolinguistica),il modello della relazione (la sua prospettiva si focalizza sul concetto di intersoggettività e di interlocuzione, e l’analisi della conversazione). La comunicazione è definita come il risultato di un complesso intreccio di attività svolte da due o più soggetti che attraverso le loro interazioni comunicative, costituiscono il senso delle proprie intenzioni, contando su un bagaglio di conoscenze comuni. E’ un’ attività sociale, struttura e articola l’esistenza stessa di una comunità umana, la C. è il sistema globale di rapporti che gli individui sviluppano tra di loro e con la comunità in cui vivono. I contesti sociali, educativi e ambientali della gente costituiscono il fenomeno stesso della comunicazione. E’ un’attività cognitiva effettivo-emotiva, permette la co- costruzione del pensiero e la sua comunicazione verso livelli più elevati di intersoggetività, di espressività, di consapevolezza e di creatività nelle sue diverse forme (linguistica, pittorica, logico- matematica, musicale, spaziale, corporeo-cinestesica, personale). Svolge una funzione relazionale nell’organizzare, comunicare il pensiero attraverso il linguaggio (il soggetto-persona genera, alimenta, definisce la rete stessa della relazione in cui è inserita). La comunicazione è connessa con la relazione educativa: la trama della vita quotidiana costituisce una variabile indipendente nel determinare l’efficacia della comunicazione interpersonale, educativa, sociale. La pedagogia è interessata alla co-costruzione del pensiero e dell’identità individuale attraverso il dialogo, la discussione, la narrazione intersoggettiva e intrasoggettiva. All’interno del discorso educativo hanno molta importanza l’intenzionalità, la responsabilità, l’efficacia comunicativa. All’interno del discorso educativo hanno molta importanza l’intenzionalità, la responsabilità e l’efficacia comunicativa di chi trasmette, sia la capacità di ricostruire intenzionalmente il messaggio, da parte di chi ricevema anche la capacità di entrambi di tenere conto del feedback ricevuto e di creare una circolarità comunicativa. E’ importante mettere a punto contesti comunicativi efficaci, personalizzare i messaggi, sapere esprimere sentimenti, saper comprendere il flusso comunicativo, saper controllare la comprensione ponendo domande. CREATIVITà è la capacità di trasformare e ricostruire continuamente la realtà attraverso le insolite combinazioni che il pensiero può produrre all’incrocio di ragione e immaginazione, ordine e disordine, continuità e discontinuità, regola e trasgressione. La creatività, pertanto, è caratterizzata da curiosità e fluidità di dee, flessibilità e originalità intellettuale. La c. si lega alla sopravvivenza biologica, mentale e culturale dell’essere umano ed è sollecitata ad attivarsi proprio da quella situazione di squilibrio, di incertezza che motivano l’essere umano a ricercare nuovi equilibri (Dewey). Si tratta di un processo autocostruttivo, per il bambino, attraverso il gioco dove si ha modo di esplorare, muovendosi in uno spazio di confine fra realtà e fantasia (Winnicot). La c. è - percettiva ed estetica –scientifica, per proteggere e valorizzare l’originaria creatività dell’intelligenza umana, è importante volgere l’intervento educativo alla valorizzazione della differenza (sollecitare i giovani a mettere in discussione ogni forma di pregiudizio nei confronti dei punti di vista) e allo sviluppo delle divergenze (sollecitare i giovani a vedere collegamenti e intrecci che prima non avevamo visto). Solo in questo modo, coniugando cioè pensiero divergente e pensiero convergente il pensiero creativo può diventare una inesauribile risorsa di cambiamento, di sviluppo e di emancipazione per la singola persona e per l’intera comunità. DIPENDENZA. Dal punto di vista sociologico, si parla di d. quando esiste un’asimmetria di ruoli (uno controlla e misura la condotta dell’altro), es un bambino dipende dai genitori, un alunno dagli insegnanti, un lavoratore dal datore. Esiste anche la possibilità di un approccio psicosociale, alla d. soprattutto nelle prospettive dell’arco della vita (genitore-neonato). Il corso dello sviluppo inizia con termini di d. molto forti dove l’adulto aiuta il piccolo ad appropriarsi di comportamenti che in un secondo luogo saranno governati da lui, così da essere in grado di partecipare ad attività più complesse che danno luogo a forme di autonomia complesse. Quindi la dipendenza e l’autonomia sono da considerare sempre specifiche fasi dello sviluppo. La d. può essere considerata un tratto non necessariamente stabile della persona ma una caratteristica del percorso di socializzazione. EDUCAZIONE I processi educativi stanno alla base della civilizzazione. Ogni civiltà, infatti, si organizza attorno alla trasmissione di credenze e di regole, di tecniche e di visione del mondo, la quale avviene per assimilazione spontanea nella vita sociale, o per azioni specifiche e mirate che vengono istituzionalizzate, attraverso questi processi la società riproduce se stessa e si apre all’innovazione. L’educazione è la base su cui nascono, si strutturano e crescono le civiltà. Un processo educativo è il processo che porta ogni soggetto a essere attivo, integrato e consapevole dentro un modello specifico secondo cui ogni società si organizza con l’inculturazione (famiglia, società civile), con l’ apprendimento (scuola, chiesa, lavoro) e la formazione (scuola, informazione). Tutti processi educativi s’incardinano poi sulla relazione tra giovane e adulto, tra individuo e istituzione, tra soggetto e cultura dando così vita a una ricca e complessa fenomenologia dell’educazione la quale è stata oggi rielaborata come un universo problematico in cui si attiva la contraddizione fra autorità e libertà, ma anche il rapporto dialettico fra individui e formazione. Importante è la qualità formativa quindi l’integrazione e la partecipazione della vita sociale, ma anche la formazione professionale. EMOZIONE. Le emozioni sono considerati eventi sfaccettati e poliendrici, la loro dimensione valutativa, le rende componenti dei processi cognitivi, così come le informazioni che trasmettono, impongono un attenzione al corpo che le veicola verso la gamma del non verbale. Le emozioni chiamano in causa la soggettività, la storia, i valori e la cultura di chi le esperisce, ma anche di chi GENERE Il termine genere si è diffuso negli ultimi anni come mutazione della parola inglese “gender” ed è stato utilizzato per indicare la dimensione sociale del modo differente di essere uomini e donne. Il termine genere oggi è largamente diffuso perché si presta a ricomprendere al suo interno l’intreccio tra dimensioni biologiche e dimensioni sensoriali, o meglio ad identificare i modi o i luoghi attraverso cui le differenze biologiche (sessuali) si costruiscono socialmente mediante l’apporto della cultura di appartenenza. Il g. non mira ad annullare le differenze biologiche fra i due sessi, ma ad evidenziare le trasformazioni dell’idea di uomo o l’idea di donna, in relazione al periodo storico, al contesto culturale, ai modelli educativi. Si tratta in primo luogo di scardinare stereotipi e pregiudizi che per troppo tempo hanno relegato le donne entro gli spazi angusti della famiglia, costrette a trasmettere alle proprie figlie modelli ripetitivi di sottomissione e di dipendenza totale degli uomini, dovuti alla cultura, alla società, alla religione, alla politica. Il ruolo femminile è stato per lungo tempo un ruolo interamente giocato all’interno della casa, attraverso l’imitazione quotidiana dei gesti, dei comportamenti e dei punti di vista delle donne adulte, l’imitazione al ruolo perennemente uguale, veniva poi garantita dall’imitazione di un comportamento. Le bambine che più si avvicinavano all’istruzione dovevano sapere quel quanto basta per essere brave mamme e mogli. Il diritto all’istruzione ha rappresentato un traguardo fondamentale per le donne, anche l’influenza dei mass media va ad intaccare il ruolo della donna, vista solo come un corpo perennemente giovane, attraente, sensuale, ancora una volta al servizio del genere maschile. La famiglia, la scuola, e l’università sono i luoghi a cui è affidata l’educazione e dovrebbero rimettere in discussione gli stereotipi femminili. GRUPPO è un insieme di individui/soggetti/persone che condividono uno scopo comune e lo perseguono attraverso rapporti di interdipendenza. Nei gruppi troviamo una trama di legami che hanno i singoli individui con il loro passato, il loro presente e con il loro futuro; vi trovano forma, confronto e possibilità di sviluppo e cambiamento il personale modo di essere nel gruppo e i possibili modi di comportarsi, di agire e di reagire agli eventi, alle frustrazioni, ai conflitti, alle crisi. Il g. crea un sistema di valori e una cultura condivisa. Ultimamente si sta guardando al g. come un insieme di forze potenzialmente costruttive e distruttive che coesistono, e possono muoversi in direzioni di creatività o di distruttività quindi in questo caso il gruppo può generare sfiducia, paura, diffidenza, l’aggressività gioca un ruolo importante, perché può pregiudicare il funzionamento del gruppo fino a distruggerlo e viceversa può fungere da energia e forza vitale. Il livello del funzionamento del gruppo si misura quindi sulla capacità di costruirsi come soggetto di azione/ costruzione/trasformazione per i singoli e per il gruppo stesso ed è proprio questo insieme che denomina il suo lavoro. Dal punto di vista pedagogico un g. è un insieme di soggett- persone che condividono contesti e relazioni intese a riconoscere e a promuovere le potenzialità individuali nelle differenti età della vita. Il contributo pedagogico si realizza sul piano di una progettualità e riflessività che pone al centro la convivenza democratica e l’emancipazione individuale, quindi la comunicazione fra soggetti e fra gruppi. Dal punto di vista didattico, il g. è un insieme di due o più soggetti –persona che realizzano rapporti di interdipendenza e coordinano le loro azioni e comunicazioni al fine di perseguire l’apprendimento e la costruzione di identità, intelligenze e significati. Il contributo della didattica verte sulla coordinazione delle azioni e della comunicazione tra soggetti che perseguono ben precisi obiettivi e progetti, in ambito scolastico il contributo verte sulla co-costruzione di contesti generativi di apprendimento, sul learning by doing, sulla definizione condivisa di istituzioni interne. IDENTITà L’identità personale nasce e si struttura a partire da un graduale processo di riconoscimento della propria unicità e singolarità, il processo nasce dal superamento del rapporto fusionale madre-figlio e che poi si snoda lungo tutto il percorso della vita, a seguito degli eventi delle esperienze. Quindi l’i si costituisce intorno a un nucleo di significati e rappresentazioni coerenti nel riferimento al proprio Sé. La costruzione dell’ i personale appare dunque qualitativamente influenzata dalla rete di relazioni intersoggettive (presenti fin dalla nascita) all’interno di specifici ambienti di vita, relazioni che, con l’accumularsi delle esperienze, si ampliano e si complicano nel gioco articolato degli scambi che si instaurano tra il soggetto, gli altri e il mondo. Il rapporto con gli altri consente al soggetto di riconoscere e attestare l’unicità e la particolarità del proprio Sé, e attraverso l’identificazione e la diversificazione, l’altro aiuta il soggetto a definirsi e a riconoscersi, e a cercare attraverso il confronto, la possibilità di moltiplicare i modi di interpretare la realtà. Un’ i. creativa ed evolutivamente disposta alla ricerca di nuovi modi di essere, è un’ i. in grado di prevenire i rischi di una chiusura identitaria, quindi incapace di far fronte ai cambiamenti personali e collettivi. Un’ i. mobile e aperta è quindi in grado di problematizzare e mutare i propri modi di essere e di pensare, di oltrepassare i confini personali e culturali per accedere a ipotesi interpretative molteplici e diversificate. L’impegno pedagogico elabora un’idea di identità plurale e di io molteplice attraverso un itinerario formativo pluridimensionale, disponibile a riconoscere le differenze interne al proprio stesso io e a quelle esterne. La riflessione sulla propria identità trova a scuola attraverso un’ intenzionale pratica la possibilità di operare sull’immagine del sé, di riconoscere le censure, le crisi che contrassegnano l’esistenza e di affrontare la riprogettazione di un rinnovato senso del sé e del suoi essere con gli altri nel mondo. INCULTURAZIONE è il processo cui un individuo assimila la cultura di origine, le tecniche e le strategie concettuali, e quindi un sistema storicamente formato e condiviso di modelli di vita impliciti o espliciti che caratterizzano l’esistenza e lo sviluppo di una comunità che li cura e li coltiva nella sua tensione a superare i limiti della pura sopravvivenza. La comunicazione è alla base della comunità e dello stesso processo di i. che inizia la famiglia e continua poi con la scuola; in questa fase l’i. sfocia nella socializzazione che comprende anche la spinta ideale all’acculturazione come impegno ad assimilare le culture diverse da quelle di origine. L’i. e l’acculturazione sono dimensioni strutturali della socializzazione che riceve un grande impulso proprio dalla scuola che è aperta con spirito di interculturalità alle varie interazioni con il territorio, inculturazione e acculturazioni sono parti indissolubili del processo educativo. INTEGRAZIONE integrare significa ricomporre, dinamica che passa attraverso un processo di riorganizzazione istituzionale chiamato deistituzionalizzazione, con questa parola si cerca di quantificare i danni dell’istituzionalizzazione, nonché la collocazione di individui in grandi contenitori che facevano perdere le tracce singolari per trattarli come categorie (ad es manicomi, orfanotrofi). Ci fu un momento di ribellione e queste pratiche cessarono con la deistituzionalizzazione. Ci sono diversi fattori importanti in questo processo: - l’offesa per l’esclusione e per la violenza dell’esclusione. – saper vedere nell’altro un arricchimento della nostra stessa realtà. – impedire che la riconciliazione diventi un buon sentimento inutile perché riguarda la possibilità che questa azione di giustizia convenga a tutti anche sul piano economico. – vi è poi un quarto aspetto che riguarda la riconciliazione fra l’impegno amministrativo e l’impegno umano, sociale ed educativo. Possiamo trovare offesa e violenza nell’esclusione. INTERESSE l’interesse esprime l’intenzionalità della mente, cioè la sua originaria spinta a trascendersi nella realtà a cogliere i significati dell’essere; in termini psichici indica l’energia profonda dell’organismo , in termini affettivi la forza intima dell’essere. L’interesse definisce la tendenza dell’io a espandersi ad apropiarsi dell'esperienza. Sotto il profilo psicologico il problema dell’interesse si concretizza in quello delle motivazioni che danno luogo a diverse distinzioni: - all’origine, innate e acquisite. – agli aspetti, fisiologiche, sociali, conoscitive e di valore. – ai contenuti funzionali, quindi bisogno di conoscere ed esplorare, percepire e ricevere stimoli e di essere con gli altri. Lo sviluppo dei processi motivazionali conduce alla capacità di una relazione oggettuale con gli altri, in cui le motivazioni dal principio di piacere si coordinano con quelle del principio di realtà e vengono integrate nel principio di valore. Secondo Herbart l’i. pedagogicamente valido deve essere plurilaterale, l’i. è un attività spontanea ma va guidata e si distingue in rappresentazioni evocate e manifestazioni liberamente emergenti. Quanto all’oggetto gli i. vengono distinti in i. di conoscenza e i. di partecipazione. Dewey sostiene che soltanto uno sforzo motivato da un autentico interesse può essere utile e produttivo e può essere accettato dal soggetto come strumento di attivazione delle proprie energie e di soddisfazione delle proprie aspirazioni. Passando al terreno della didattica, l’i. dà luogo a specifici orientamenti: rispettare la mente dell’alunno, applicare le regole della graduazione, fondarsi sull’esplorazione, sulla ricerca, fornire materiale diretto di esperienza, praticare la conversazione e il dialogo, operare nel senso della personalizzazione educativa. L’i. indirizza l’attenzione nella direzione voluta, reagendo con successo alla fatica, quindi la distrazione e l’affaticamento sono sintomi della sua mancanza. LINGUAGGIO Tra i molteplici sistemi comunicativi di cui l’uomo dispone il linguaggio verbale presenta una singolare complessità di struttura e una straordinaria rilevanza per l’evoluzione della specie umana. Con il rapporto fra pensiero e linguaggio si è mostrato il ruolo decisivo giocato dai processi linguistici nello sviluppo della cognitività: la più grande scoperta del bambino è il rapporto tra segno e significato, quindi il pensiero e il linguaggio si intersecano. Saussure divide il linguaggio in lingua e parole dove la lingua è il sistema di regole grammaticali condivise da un gruppo sociale ed è la base di un attività linguistica mentre la parola è la concreta esecuzione linguistica che ciascuno realizza in una precisa situazione. Il l. è da considerare un effettivo organo della mente, a livello fisico appare localizzato, ed è indirizzato a consentire l’espressione creativa del pensiero. Per quanto riguarda la dimensione strutturale si presenta come un sistema basato su un programma innato di strutture invarianti, geneticamente fissate che vincolano ad una gamma ben precisa e uniforme di possibilità lo sviluppo e l’articolazione delle strutture di ciascuna lingua storico-naturale. Quindi l’attività linguistica del bambino si sviluppa indipendentemente da processi di apprendimento ma non può svilupparsi se non in un ambiente di prodotti linguistici. Il l. viene presentato come il riflesso del processo graduale attraverso il quale il bambino costruisce le proprie strutture mentali e i propri schemi interpretativi della realtà. Il l. riveste una importanza centrale sulla riflessione pedagogica è possibile contrastare le pesanti conseguenze di una deprivazione sociale e linguistica in tenera età sull’intero sviluppo del bambino. I nessi tra linguaggio e potere, le riflessioni e gli interventi condotti mostrano come l’esclusione dalla partecipazione sociale e politica di larghe fasce di popolazione emarginata passi attraverso l’esclusione da una gestione competente e critica del linguaggio. La stratificazione linguistica e sociale tra chi sa e chi è escluso dalla conoscenza linguistica trovi una drammatica conferma proprio all’interno delle istituzioni scolastiche. Un’educazione plurilinguistica cioè educare alla varietà delle lingue che popolano la comunicazione, ma anche educare alla variabilità di ciascuna lingua lungo l’asse della storia. L’educazione plurilinguistica avvierà tutti i bambini all’acquisizione delle competenze di comprensione e uso delle molteplici funzioni della lingua e genera due obiettivi: potenzia la funzionalità delle strutture mentali ed educa al rispetto della varietà della diversità, predispone a comportamenti liberi, tolleranti e creativi. METODO per poter chiarire l’identità di una disciplina occorre specificare il suo oggetto e il suo metodo inteso come uno specifico dispositivo di indagine. La ricerca pedagogica è caratterizzata da un problema metodologico dato dal marcato pluralismo degli approcci investigativi che la caratterizzano e nella difficoltà di delimitarne i confini. Si presentano due rischi:- uno slittamento della ricerca pedagogica, che privata di ogni rigore diminuisce lo spessore epistemologico – imprigionare il metodo della ricerca pedagogica in una definizione univoca e astratta. Secondo Banfi la posizione del razionalismo critico tende a problematizzare la metodologia sulla base della ricerca (?????pag 236) come la ricerca teorica vs empirica, approccio nomoteico vs approccio idiografico, metodi quantitativi vs metodi qualitativi. L’idea regolativa del metodo della ricerca pedagogica si fonda sulla permanente tensione dialettica di queste antitesi. Questa si fa valere sia in senso negativo, come atteggiamento antidogmatico verso le varie soluzioni metodologiche, sia in senso positivo come propensione a superare la parzialità e l’unilaterialità di ciascuna di tali soluzioni e quindi miscelare questi approcci nella concreta prassi dell’indagine. Una metodologia ha il merito di coordinare in modo unitario il campo dei m. di ricerca, indicando un’esigenza generale di conciliazione; Le scelte metodologiche sono vincolate al criterio della convenienza rispetto alla specifica questione da indagare. Ci sono almeno 3 forme di ricerca: quella storica, quella teorica e quella empirica. Sono 3 indagini diverse ma per far luce su un certo problema si usano almeno 3 piste: formulare una ricostruzione narrativa della vicenda che ha portato la questione a presentarsi nel modo attuale (ricerca storica), produrre riflessioni volte a definire il problema e a descriverne il senso e l’articolazione (ricerca teorica), rilevare dati che ne consentano sviluppata in modo più spiccato rispetto alle altre sue capacità. Aiutare ogni studente a sviluppare una propria forma di talento è l’obiettivo principale. Esso risponde sia alle esigenze della società che ha bisogno di persone preparate in modo specifico nei diversi campi del sapere e delle attività professionali, sia alle esigenze della persona, la cui autorealizzazione è legata al seguito delle proprie inclinazioni e di vedere riconosciuta la propria competenza nel campo di attività di cui si impegnerà. POSTMODERNO La nozione del postmoderno è stata introdotta nel 1979 a Parigi da Lyotard ed è stata sottoposta ad un analisi articolata che ne evidenzia la discontinuità rispetto al “moderno” e ne decanta le strutture relative ai saperi, alla comunicazione, alla organizzazione del pensiero. Lyotard sottolineava la perdita del centro, della regola, del metodo ed evidenziava la valorizzazione del pluralismo, della differenza e del dissenso che venivano ora a governare la cultura. Nel dibattito italiano invece si afferma il paradigma del “pensiero debole” aperto, disseminativo, antidogmatico e interpretativo, fissandolo come modello e senso del fare conoscenza oggi in ogni campo. Inoltre si afferma la continuità con una lettura più cauta e sfumata del moderno stesso, che già nel suo sviluppo aveva delineato forme di pensiero più autenticamente critiche , flessibili, interpretative riducendo così la carica di rottura della postmodernità. Il pm., culturalmente, è l’erede di questa destructio delle certezze e dei fondamenti, che emerge sulla radiografia di una società sempre più complessa, articolata, segmentata, plurale e policentrica comunque sempre più aperta e problematica in ogni suo aspetto. La nozione pm. continua a essere largamente utilizzata proprio per demarcare il tempo presente, alcune tesi sviluppano una filosofia epocale che valorizza la congiuntura psico-socio-culturale aperta, tipica del presente, la funzione critica e dialogica di una mente ironica, l’obiettivo di un etica della solidarietà che oltrepassi gli aspetti più formali di quelli del dovere, della responsabilità e dell’impegno. Il pm. per quanto riguarda la pedagogia ridiscute le strutture i confini e le forme, ha decostruito certezze, le ideologie e ha riscritto tutte le frontiere del pedagogico e dell’educativo, poi si è concentrato su 3 fonti ridiscrivendo in forma nuova i problemi dell’educazione vincolandoli ad un approccio costante e trasversale di pedagogia critica: sul 1 fonte la pedagogia come sapere si è mostrata sempre più regolata da un congegno complesso, articolato, plurale sottoposto ad una autoregolazione critica che implica un costante controllo che fissi il dispositivo organico del discorso e tenga costantemente sotto analisi per un controllo critico e regolativo di tutto il sapere/agire pedagogico. Il 2 fronte è quello di emancipare, sviluppare, integrare il soggetto nel mondo, il soggetto è tornato al centro della formazione oltrepassando così ogni concezione conformativa e troppo univoca del “darsi forma”. La categoria della formazione sottolineando la complessità, la tensionalità e la permanenza ad ogni livello di applicazione. Sul 3 fronte si è riconosciuta la compresenza e l’intreccio di molte pratiche educative attive in ogni società e ancor più nelle società complesse del tempo attuale. L’obiettivo è di rendere ciascuno consapevole e responsabile nel costruire il proprio percorso formativo sfidando costantemente le tradizionali prassi educative e fissando nella libertà il nuovo “assoluto pedagogico”. PREVENZIONE la dipendenza richiama il fatto che l’epoca in cui viviamo ha un’alta diffusione di incertezza , insicurezza e di paura. Le assicurazioni tranqulizzano il soggetto, ma a volte diventano fonte di ansia infinita. L’insicurezza moderna non sarebbe tanto l’assenza di protezioni ma l’ombra proiettata in un universo sociale che si è organizzato attorno a una richiesta infinita di protezione e di sicurezza. In queste condizioni, sentirsi protetti significa sentirsi circondati da sistemi di sicurezza che sono delle costruzioni complesse potenti e fragili al di fuori del controllo del singolo. Secondo Beck noi siamo testimoni oculari della rottura non solo all’interno della società industriale e classica ma anche all’interno della modernità, queste due distinzioni stanno emergendo dalla realtà e richiedono un difficile bilanciamento tra continuità e rottura della modernità. Il problema dell’insicurezza si collega a quello dell’assunzione di responsabilità, per cercare un senso della misura, indispensabile per non smarrirsi, ci misuriamo con la vulnerabilità (non un’anomalia del singolo, ma un elemento comune a tutti). Tutti possono vivere vulnerabilità collegata a stress, a disordini cognitivi, a variabili biologiche e psicosociali. Le vulnerabilità possono essere un motivo per sentire l’appartenenza come un fattore di maggiore sicurezza nell’organizzazione sociale e collegare la prevenzione alla solidarietà fiscale e alla cittadinanza attiva, anche se sembra che l’aria sia diversa come ad es la vecchiaia, sembra sia una colpa, le trattenute versate in tutta la vita non vengono considerate così i giovani devono pagare il sostentamento degli anziani, le assicurazioni situazioni di rischio maggiore di quello ritenuto normale. Se ne può dedurre che la vulnerabilità non sia considerata un motivo di organizzazione sociale, ma una colpa personale, quindi un motivo di insicurezza, la vulnerabilità può essere messa in relazione con l’assenza di controllo e con sforzi, quasi sempre sbagliati, di riprendere il controllo (fughe nel passato, rinunce, dipendenze). Si aggiunge così la precarizzazione che non è solo degli individui, ma anche di sigle e luoghi e minaccia la professionalità che sappia assumere responsabilità, motivo in più per l’insicurezza. QUALIFICAZIONE Il termine denota la qualità di un repertorio di conoscenze di abilità e competenze utili all’individuo adulto per espletare in modo efficace e flessibile l’insieme dei compiti ascrivibili a un preciso profilo lavorativo. La qualifica si colloca tra la capacità lavorativa e il suo riconoscimento formale o istituzionale. Il concetto di qualifica assume un’evoluzione che conduce all’idea di mansione alla dimensione della qualificazione professionale fino ad arrivare alla competenza. interpretabile come l’autorealizzazione permanente dell’individuo nel flusso dell’esperienza sociale e lavorativa la formazione diviene principio cardine della stessa formazione tecnico professionale e della qualificazione. RICERCA IN PEDAGOGIA La pedagogia è uno strumento investigativo di natura diagnostica e uno strumento progettuale per la costruzione di un sistema educativo integrato, inteso come alleanza tra la scuola e le agenzie extrascolastiche formative. La pedagogia utilizza il metodo della ricerca (teorica, storica, comparata, sperimentale, clinica e d’azione).Ricerca teorica=volta a centrare il bersaglio epistemologico; il suo compito è quello di assicurare rigorosi vincoli interpretativi a teorie dell’educazione dalle radici antidogmatiche e antiautoritarie. Con il personalismo, il problematicismo, la fenomenologia, il neoempirismo, l’ermeneutica e la metateoria la pedagogia individua le strutture profonde per coglierne l’identità formale ed evidenziarne l’intrinseca complessità. Ricerca storica=volta a centrare la storicità del sapere pedagogico, il suo compito è quello di assicurare i modelli pedagogici e delle istituzioni formative. Ricerca comparata=il suo compito è quello di mettere a confronto modelli educativi diversi. Inquanto metodologia investigativa giovane, la ricerca comparata sta proponendo una linea di indagine che si avvale di più approcci inquisitivi in grado di liberare più voci scientifiche (storiografia, sociologia dell’educazione, statistica, etnografia del pensiero). Ricerca sperimentale= è destinata a centrare l’investigazione sul campo. Il suo compito è quello di assicurare rigorosi vincoli descrittivi all’osservazione, interpretazione e verifica dei processi formativi, scolastici mediante l’uso di strumenti di indagine altamente formalizzati e di prove oggettive di valutazione dei rendimenti cognitivi e delle dinamiche relazionali degli allievi. La ricerca ha un controllo sperimentale con vincoli procedurali e statistici fondamentali per l’interpretazione dei dati raccolti e dei protocolli di analisi e uno stile sperimentale (scolastico extrascolastico e postscolastico)nega i modelli di istruzione tendenti a imporre metodi normativi e assoluti. Ricerca clinica= colpisce le relazioni. Il suo compito è quello di assicurare rigorosi vincoli interpretativi alla descrizione delle complesse dinamiche intersoggettive che si generano nella vita di gruppo, a partire dai vissuti emotivo-affettivi e dai conflitti interpersonali che condizionano profondamente i processi di alfabetizzazione e di socializzazione. Al centro della r.c campeggia la relazione quale vissuto sazio/temporale di vita quotidiana dove la persona esalta la propria soggettività come dispositivo di interiorizzazione- esteriorizzazione. Ricerca-azione= colpisce l’apprendere scoprendo, se le sue metodologie investigative dispongono di un elevata affidabilità scientifica e prevedono modeste cifre di vincolo procedurale. Il modello più accreditato e autorevole da assumere in una scuola che intenda fare ricerca porta il nome di ricerca-azione, legittima come modello inquisitivo ponte tra le forme investigative in campo pedagogico. SAPERE è inscindibile dalla relazione io-mondo. Solo all’interno di tale relazione ha senso parlare del sapere come specifico prodotto della riflessione umana e come strumento di organizzazione e gestione di tale relazione; in quanto prodotto è il risultato dello sforzo continuo di ordinare, unificare, comprendere ciò che si sperimenta come questione rilevante per la stessa esistenza materiale e intellettuale, in quanto strumento, il s. è ciò che rende possibile la continua ridefinizione e rinnovamento del suo stesso assetto epistemologico. La vitale modificabilità propria del sapere è legata alla dinamicità dei sistemi simbolici, allo sviluppo degli artefatti tecnologici, nonché al più complessivo ambiente di vita in cui natura e cultura, uomo e ambiente si intrecciano e coevolvono. La complessità delle forme e delle articolazioni sono alla base del fenomeno per cui si avverte sempre più bisogno di procedere lungo la strada dell’integrazione, comunicazione e interconnessione. Esigenza che rimanda a riconsiderare la costante dialettica tra le microragioni della specializzazione e le microragioni della vita, che hanno evidenti ricadute sui processi di insegnamento /apprendimento relativi ai saperi scolastici. Quindi è importante una riflessione pedagogica sulla comunicabilità, sull’esercizio critico riflessivo e metariflessivo e sulla specifica efficacia dei vari ambiti del sapere, ciò comporta a livello epistemologico, la valorizzazione della pratica della ricerca sulle strutture fondanti e sui problemi organizzativi dei differenti saperi scolastici a livello didattico. SE’ L’approccio cognitivista tende a considerare il soggetto come un costruttore attivo di informazioni, conoscenze, credenze, teorie inerenti al proprio Sé, mentre l’approccio sociocostruttivista insiste sul ruolo dei contesti relazionali e interattivi entro cui il Sé si sviluppa. Sé vale adire consapevolezza della propria individualità, particolare rilevanza pedagogica assume l’ulteriore problema relativo ai processi di costruzione del Sé, cioè alle modalità di sviluppo e formazione attraverso cui la conoscenza del Sé viene elaborata e organizzata. L’idea che ciascuno ha dei propri modi di essere in rapporto a determinati campi di competenze e di comportamento, sperimentati nel corso degli anni influenza le scelte , la stima del Sé e il valore attribuito al proprio Sé come persona. E’ evidente che con più è positiva la rappresentazione del Sé, più il soggetto si dispone positivamente ad affrontare compiti e situazioni che richiedono impegno, attenzione e sforzo, viceversa in una posizione negativa il soggetto si crede incapace, è frustrato e aumenta il senso di insicurezza e precarietà. Quindi è molto importante a scuola, da parte degli insegnanti, possedere specifiche competenze di osservazione per prendersi cura dello sviluppo delle immagini del Sé elaborate da ciascun alunno, per sostenere nell’alunno la motivazione apprenditiva, per consolidare la sua autostima evitando esperienze di autosvalutazione. La scuola dovrebbe essere in grado di progettare attività che permettano agli studenti di avere una positiva esperienze delle proprie competenze e sperimentare il riconoscimento e l’apprezzamento sociale fondamentali per l’affermazione di un Sé autonomo , critico e responsabile. SOCIALIZZAZIONE Quando la famiglia, la scuola danno vita alla socializzazione si creano intersoggettività e valori. La società del cambiamento chiede una scuola aperta mentre la società della complessità chiede una scuola dell’integrazione delle culture e dei valori e non chiusa e isolata come è quella indisponibile a interagire con le agenzie formative extrascolastiche. Nella scuola dovrebbero campeggiare il cuore degli allievi e la cooperazione tra gli allievi. La cooperazione è ciò che non lottizza gli allievi in gruppi chiusi, ma li apre ai molteplici luoghi di attività della scuola e alle relazioni con gli ambienti comunitari più vasti e complessi presenti nel territorio, nello stile cooperativo troveremo un clima di tranquillità, privo di censure nei confronti della comunicazione interpersonale, inteso come linguaggio verbale e non verbale. SOCIETA’ il termine indica un insieme più o meno vasto di individui che in via diretta o indiretta si sono associati, dandosi norme giuridiche e morali per perseguire scopi comuni. Il nucleo di ogni società è appunto il gruppo, oggetto di studio della sociologia e della psicologia. Se esiste un rapporto indissolubile è quello tra educazione e società. L’impegno implicito o esplicito costituisce la dimensione educativa del gruppo, anzi l’aspetto educativo può essere positivo, negativo o rappresentare lo sforzo maggiore e senza soluzione di continuità del gruppo medesimo, così da permearne qualsiasi manifestazione (artistica economica giuridica religiosa), l’insieme di queste manifestazioni viene detto cultura del gruppo. Quanto più gli scopi della società oltrepassano quelli della sopravvivenza tanto più l’aspetto educativo si rivela differenziato e organizzato. Con la vita di
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