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La nascita della rappresentanza: corporazioni, partiti e gruppi di interesse, Appunti di Storia Politica

Storia della politica modernaStoria EconomicaSistemi politiciTeoria politica

Sulla nascita della rappresentanza degli interessi in società classiche, attraverso l'esame di corporazioni e gilde, e il loro ruolo nella creazione di partiti politici. la differenza tra gruppi di interesse e partiti politici, e la loro evoluzione nel corso del tempo.

Cosa imparerai

  • Come si organizza la rappresentanza degli interessi negli Stati Uniti?
  • Come si differenziano i gruppi di interesse dai partiti politici?
  • Che ruolo hanno giocato le ideologie politiche nella creazione dei partiti politici?
  • In che modo le corporazioni e gilde hanno contribuito alla nascita della rappresentanza degli interessi?
  • Come si è evoluto il ruolo dei gruppi di interesse nel corso del tempo?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 10/04/2022

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melissa-maria-di-sil 🇮🇹

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Scarica La nascita della rappresentanza: corporazioni, partiti e gruppi di interesse e più Appunti in PDF di Storia Politica solo su Docsity! Partiti politici e gruppi di pressione Libri Lo stato e i gruppi di interesse degli stati borghesi (Bognetti) L’ingranaggio del potere (Castellani) Rappresentanza nelle società classiche non esisteva il concetto di interesse, sono società gerarchiche e c’è una netta divisione tra la schiavitù e l’aristocrazia. Si ragionava intorno al sorteggio, non esistevano le elezioni (a Roma c’era un’aristocrazia che sulla base dell’importanza si divideva le cariche, a differenza di Sparta e Atene). Non esiste un interesse dei gruppi. Dove inizia ad affiorare l’interesse? Nell’età medievale, che è un’età divisa tra ceti che hanno dei diritti e delle prerogative e privilegi che gli sono stati assegnati o sono stati sviluppati nel tempo. Qui c’è un primo embrione della rappresentanza degli interessi. Esistono corporazione e ceti che hanno un’incidenza data da quanto sono riconosciuti in un sistema politico. Gilde o corporazione, avevano assegnati dei diritti di voto, delle capacità decisionali sulla vita pubblica, alla formazione dei propri associati, potevano svolgere delle funzioni pubbliche. Dal medioevo si tende sempre più a far affiorare la possibilità di rappresentare i propri interessi in un determinato sistema politico. Proprio nei comuni italiani dove affiora quest’idea di organizzazione di interessi in corporazioni, nasce il concetto moderno delle elezioni. Iniziamo a trovare delle forme miste tra le organizzazioni classiche (rotazione delle cariche e sorteggio) a cui si aggiunge un tipo di selezione della classe politica attraverso le elezioni (ovviamente il suffragio è molto molto ristretto), è evidente che in quell’ambiente iniziano ad emergere determinati valori, come la parola Parlamento, ruolo rivestito dalla piazza dove i cittadini possono presentare le proprie istanze creando una discussione. La storia in un certo momento si insabbia per poi riemergere in modo più prepotente; si insabbia nel secolo delle Rivoluzioni, l’inizio dell’età liberale. Perché le rivoluzioni eliminano questo fenomeno della rappresentanza? Perché la rappresentanza si inizia a formare tra un rapporto diretto tra le persone, quindi si pensa la politica si pensa come un rapporto diretto tra il potere e i cittadini, il così detto Leviatano. L’idea che ci sia un contratto tra gli individui e il potere permette di organizzare il potere in maniera costituzionale per tutelare le libertà, questo implica che il sistema della rappresentanza si fondi sul monopolio del potere nello Stato, MA che sia autolimitato. Inizia a prendere forma l’idea di stato liberale che ha come prima grande rappresentazione il Bill of Right. La rivoluzione inglese può essere letta come un grande patto tra gli individui e il sovrano. La teoria di Locke inizia a rispecchiarsi nella vicenda storica inglese. In questo subentrano altri pensatori, come Montesquieu che integra l’idea di Locke con la segmentazione del potere e da qui il potere esecutivo, giudiziario e legislativo. Questi poteri devono avere delle distanze, perché solo questo può permettere la tutela delle libertà individuali. All’interno di questo discorso si inizia a vedere tutto il concetto di innovazione che i gruppi di pressione portano con sé. Il rapporto è tutto messo sul piano del potere e degli individui, in società ancora molto verticistiche. Si immerge nelle rivoluzioni, dove ciò che conta è l’individuo. Rousseau ci dice che la somma delle volontà degli individui forma la volontà generale. Nei grandi pensatori della realtà politica non troviamo i gruppi di interesse, esiste un embrione di idea del partitol’elemento a cui fare riferimento è creare delle organizzazioni per fare avanzare un’ideologia politica che saranno i partiti politici. In questi pensatori non c’è ancora l’idea che la politica possa fondarsi su rappresentanze di vario genere organizzate, rispetto al parlamento, perché il parlamento è il luogo a cui massimo hanno espressione le classi medie, tutto ciò che c’è sotto è pericoloso. Non è una democrazia intesa come rappresentanza di interessi, ma è una democrazia a suffragio ristretto in cui hanno rappresentanza solo le classi medie. Il concetto di gruppi pressione è un’ideologia molto molto moderna, i partiti stessi tendono a nascondere gli interessi. Nella modernità si sommano due elementi: 1. L’individualismo delle rivoluzioni 2. Domanda di rappresentanza di idee delle classi medie. L’idea dei gruppi ancora non esiste in questo periodo. Il partito, che è considerato come il vero elemento di modernità della politica, in un primo momento è un vettore di rappresentanza di classe o di ideologie, non di interessi. Parliamo ancora di un mondo, almeno in Europa, in cui la classe politica è territorializzata, quindi l’interesse di gruppo fatica a essere rappresentato poiché l’alta borghesia tende a far rappresentare l’interesse di classe o territorializzato, non generale. Questo è dovuto non solo alla mentalità, ma anche perché a metà 800 ci muoviamo in una società ancora molto legata all’agricoltura, e finché la proprietà è nelle mani di una élite è difficile poter rappresentare gli interessi che taglino la società, più facile rappresentare un’ideologia  tipica divisione britannica tra Tory e Whig. A meta ottocento siamo ancora molto lontani dai gruppi di interesse. Qualche accenno inizia a vedersi negli Stati Uniti, Tocqueville scrive gli Stati Uniti nascono sulle premesse di una costituzione fortemente caratterizzata dall’idea dell’individualismo. Le élite americana post-rivoluzionaria era molto diversa rispetto a quella europea, qual è la differenza? In America non c’è l’aristocrazia, la rivoluzione taglia di netto la società fondata sulla nobiltà. Questo da agli Stati Uniti la possibilità di arrivare prima alla rappresentazione degli interessi. Il modo con cui è organizzato il potere è di stampo aristocratico, poiché il Senato ha due rappresentanti per ogni Stato, può così controbilanciare gli altri poteri, però c’è una corte suprema che funzionava per nomina ancora. La Repubblica nasce come una Repubblica di stampo aristocratico, il presidente è una sorta di monarca eletto. I costituenti cercano in ogni modo di mettersi d’accordo sul suffragio. Gli Americani iniziano a pensare che per garantire l’equilibrio tra i territori ci debbano essere degli esponenti, e l’unico modo è eliminare la forma censitaria per arrivare a ciò. Gli americani riscontrano un problema, ovvero una grande divaricazione tra le colonie del Nord (più moderni e industrializzati) con le colonie del Sud. Hanno due sistemi sociali ed economici estremante diversi, per poi arrivare alla guerra civile. Si deve trovare un accordo su chi può votare, ma i padri costituenti non riescono a trovare dei limiti di tipo censitario, quindi in costituzione non c’è scritto nulla. La parola democrazia non compare nella costituzione, non esiste una dichiarazione di suffragio universale. Ogni singolo stato fa la propria legge su chi può avere diritto di voto o no, questo favorirà una transazione molto più rapida verso una democrazia a suffragio universale. L’assetto federale deriva dal fatto che esistono delle comunità isola, cioè sono territori enormi poco popolati che tendono a vivere all’interno di piccole comunità che spingono ad allargare la frontiera. Questo fa si che la vita politica sia molto lontana dalla vita politica di Washington. La vita pubblica è svolta a livello locale, ciò che succede a Washington non importa a queste comunità. A livello locale la vita politica si organizza in gruppi o associazioni, che vengono naturalmente coinvolte all’interno del governo locale. Tutto ciò rappresenta la possibilità che ci sia la rappresentazione degli interessi prima a livello locale, e successivamente che spingano a livello nazionale. Il governo federale nasce principalmente per ragioni di difesa, per cui il potere pubblico appartiene principalmente a livello locale. All’interno di questo sistema, naturalmente più libero rispetto a quello europeo, è più facile far nascere la rappresentanza degli interessi. Realtà americana politica per entrare nell’amministrazione, e quindi i manager delle industrie della prima metà dell’800 spingono per riformare l’amministrazione. Quindi anche in Inghilterra questa nuova borghesia inizia a riformare l’amministrazione. La rivoluzione industriale, soprattutto in Inghilterra, non produce solo movimenti della sfera alta, ma produce anche delle reazioni in basso, nella classe operaia. Soprattutto queste tensioni si manifestano tra il 1830 e il 1848, con un movimento che ne è protagonista che è a metà strada da un gruppo di pressione e un sindacato, il cartismo. Si avvale di alcune associazioni, di gruppi di operai che cercano di avanzare le rivendicazioni, come il suffragio universale, la possibilità di elettorato passivo e attivo per chi non ha un reddito e lo stipendio dell’attività parlamentare. In realtà questo movimento, già movimento di riforma, non si radicalizza particolarmente, nel 1832 riesce a ottenere l’allargamento del suffragio. Parliamo di associazioni di stampo operaio che cercano di avanzare proposte di democratizzazione della società. Le richieste che vengono fatte sono di tipo politico, non siamo di fronte a un sindacato che chiede un miglior trattamento, perché la mentalità dell’epoca non è sufficientemente matura poiché questo possa accadere. Le classi sociali più basse non avevano volontà rivoluzionaria, tantoché anche il cartismo nella sua prima fase fa rivendicazioni politiche di tipo gradualiste. La pressione è sempre rivolta nei confronti della politica, non nei confronti della classe imprenditoriale. Questa è la differenza che c’è tra la prima fase e la seconda delle rivoluzioni industriali. In questa parte dell’800 non ci sono richieste di tipo economico, perché l’ordine gerarchico ancora regge molto bene. C’è la seconda rivoluzione industriale, ma il potere è ancora nelle mani dell’aristocrazia. Francia Germania e Inghilterra fisionomia del potere evidente, esiste una tradizione di gruppi di interesse, la cui influenza si mantiene. In Germania l’influenza degli Junker si manterrà nel tempo. In Francia c’è una grande industria organizzata, ma in Francia conta l’alta burocrazia, l’alta magistratura, contano gli apparati apicali dello Stato. Inizia con Napoleone, sa che da un lato essendo stata purgata la nobiltà dalla rivoluzione, ha necessità di avere personale pubblico preparato, infatti le scuole tecniche nascono alla fine del 700, tutti diventano ufficiali dello Stato. Magistratura, Civil law inventato da napoleone nel codice civile, quindi dentro quel sistema questi gruppi di pressione e questi filtri di selezione delle élite, sono in grado di portare ai vertici dello stato i propri uomini. La Francia ha un punto molto forte nella burocrazia. L’alto funzionario in Francia si ritiene sia in grado di dirigere il paese. L’Inghilterra rimane il paese che ha l’aristocrazia terriera, poi il mondo dell’industria e a partire dall’800 il mondo finanziario, e all’interno di questo sistema c’è una compenetrazione tra interessi pubblici e privati, ma a differenza della Germania il pubblico tende ad essere più separato dal mondo privato, e ha una finanza svincolata e proiettata all’esterno, che verrà stabilizzato dalla funzione della banca d’Inghilterra. È il Parlamento che resta il grande cuore della rappresentanza degli interessi in Gran Bretagna. Attorno a questo ci sono club, logge massonica, che già dall’epoca post 1848 iniziano a incontrarsi a Londra in prossimità dei luoghi del potere e li discutono a porte chiuse dei rapporti tra affari e governo. Iniziano a dar via a un sottogoverno che passa dalle loro stanze, i deputati incontrano gli industriali, gli uomini della city, nel 900 anche i sindacalisti. Quindi il regno unito ha la caratteristica di un governo reticolare tra pubblico e privato che si crea attorno a questi club. 21/09/2021 Case studies sull’organizzazione dei gruppi di pressione. L’Ascesa e la caduta della classe impiegatizia Come si è organizzato l’interesse della classe impiegatizia tra la fine del 19esimo secolo e l’inizio del ventesimo in Germania? Emersione dei manager e dei dirigenti apicali del settore pubblico e privato, che danno modo a questa nuova categoria di far sentire i propri interessi; oggi scendiamo ancora più in basso. Si determina una nuova classe che è particolarmente influente in un momento molto delicato in Germania, ovvero dall’uscita della riunificazione alla crisi della Repubblica di Weimar. La Germania ha delle pre-caratteristiche: 1. Benché in Germania nella vicenda prussiana e in quello della confederazione, c’è stato una grande opera di centralizzazione, è anche vero che la Germania non ha mai perso un assetto di tipo corporativo particolarmente importante. Viene da un’esperienza dove un ruolo estremamente importante viene svolto dalle corporazioni dei mestieri, dai ceti e tutto questo nel lungo periodo ha influenzato anche i tempi a noi vicini. Un ordine feudale che riesce a sopravvivere dopo il superamento dell’ancien regime. 2. La Germania ha un trend diverso rispetto agli altri due paesi, gli Stati Uniti e l’Inghilterra. Nell’Inghilterra ci sono processi come la crescita dell’industrializzazione che consegue una crescita della burocrazia. Al contrario in Germania, il processo è inverso. C’è una burocratizzazione esistente che dirige e organizza e riesce ad amalgamarsi con l’industrializzazione tardiva che avviene alla fine dell’800. La struttura di potere tedesca, nei secoli, si fonda su non solo un’organizzazione corporativa molto penetrante, ma il complesso fiscale militare viene gestito da questa minoranza aristocratica, aristocrazia terriera, ma che è in grado di esercitare una doppia funzione: la classe dirigente aristocratica esercita una funzione di tipo economico, e dall’altro lato una funzione di tipo militare. Questo ha un peso specifico sulla politica del paese, la gerarchia si mantiene nel tempo fino alla fine della Prima Guerra Mondiale. Tutto fonda sul rapporto capo dello stato e capo del governo, l’aristocrazia è estremamente chiusa e non ammette possibilità di variazione dello schema del potere. Il dibattito democratico in Germania non esiste, si posa sull’aristocrazia militare (junker) che poi diventano aristocrazia industriale. I junker sono in grado di dare vita alla più grande industria siderurgica d’Europa, che ancora oggi ha un peso rilevante. Nel 1918 Thomas Mann scrive “considerazioni di un politico”, e scrive una polemica nei confronti di quei tedeschi (che erano pochi in realtà), che erano soddisfatti della risoluzione della 1GM alla creazione della Repubblica di Weimar. La società tedesca si fonda sulla forza della cultura plasmata da secoli, sulla tradizione. C’è un grande sospetto nei confronti delle forme di modernizzazione politica. Può esserci un tipo di modernizzazione dall’alto. L’aristocrazia si basa su un modello militare. I vari imperatori tedeschi hanno organizzato l’amministrazione in commissariati, adoperati per centralizzare la raccolta delle tasse e essenzialmente per gestire la macchina statale e l’apparato militare. Questi corpi, fatti da commissari, tendono a restare per un periodo molto lungo, nella cultura e nello stato tedesco, tanto che oggi questa parola continuiamo a utilizzarla. È un concetto di derivazione tedesca rimasto per tantissimo tempo. La stessa idea di cancelleria nasce da questa funzione di tipo burocratico fiscale, che era chiamato ad interpretare, ciò che emerge dalla politica tedesca rispetto da quella francese è che non si tratta di una politica con un leader carismatico che decide per gli altri, ma è quello di una grande macchina burocratica capace di esercitare la propria potenza dentro e fuori i confini. Ciò che è paradossale è che c’è stato un accentramento tra il 1600 e il 1800, ma questa struttura gerarchica continua a permanere dentro la mentalità del paese. 3. La Germania resta un paese quasi sempre organizzato federalmente. Alcune città assumono il titolo di città imperiale tra il 1600 e il 1800, con dei privilegi fiscali e sull’elezione dei deputati. Con la sconfitta di Napoleone queste città continuano ad avere un ruolo importante nell’assetto istituzionale tedesco. L’impero tedesco era una grande federazione e nasce già nella sua bolla che origina le basi dell’impero come una serie di regni, dove ci sono dei principi elettori che si mettono d’accordo sull’elezione. Tutta la struttura che permane nel tempo fa si che ci siano queste caratteristiche. Nell’800 abbiamo un paese già fortemente burocratico, capace di organizzare i propri ranghi amministrativi, che è federale e gioca molto con il rapporto centro e territori, ed ha una struttura gerarchica in cui il peso di questa aristocrazia terriera molto forte. Quando emerge la nuova classe impiegatizia, tra il 1840 e il 1970, gli impiegati concepiscono loro stessi come qualcosa di molto diverso rispetto alla classe operaia. Ma tutte le due classi seguono lo stesso padrone, sono tutti dipendenti, potrebbero unirsi. Ciò avviene negli Stati Uniti perché non esiste un’importanza di classe, di status. La Francia e anche l’Inghilterra hanno una saldatura maggiore tra gli impiegati e gli operai, riusciranno a far valere gli interessi come un corpo unitario o comunque che collaboravano tra loro. In Germania non accade perché c’è una grande attenzione all’idea dello status, esistono delle corporazioni a cui viene riconosciuta una differenza rispetto agli altri; perché in Germani esiste già una burocrazia e quindi già un funzionariato pubblico, prima rispetto a quelli privati, e questo vuol dire che questi impiegati hanno una coscienza di classe molto forte e ce l’hanno perché hanno acquisito uno status subentrando con le grandi riforme del 18esimo secolo ai ceti nell’amministrare le funzioni fiscali locali. Federico secondo stabilisce che deve esserci una centralizzazione e quindi debbano esserci degli impiegati pagati per sostituire gli altri ceti. Quindi i dipendenti pubblici esistono già dal 1700, con criteri meritocratici. Questo fa di loro un ordine che ha uno spirito di copro molto forte e che sa di esercitare una funzione essenziale, sono dei funzionari pubblici che servono il potere della classe aristocratica, ma nella loro mentalità c’è già un’idea di autonomia. Questa funzione è motivo di orgoglio per tutta la classe politica tedesca ottocentesca, perché i tedeschi sono stati i primi a escogitare un sistema per uscire da una concezione di burocrazia di tipo venale. Prima si compravano gli incarichi pubblici, poiché la vicinanza al potere presupponeva l’esistenza di una stanza di accesso. Per influire sul sovrano conta la prossimità, e questa mentalità è tipica dello Stato moderno, si fonda sull’espansione geografica più ampia rispetto al mondo medievale, allora bisogna trovare le strategie per stare vicini al potere, perché può determinare l’ascesa economica, politica e dunque all’interno delle corti. I tedeschi sono i primi a uscire in Europa da questo sistema, perché hanno una cultura dell’efficienza che è possibile ancora di più in un impero, con sistemi di potere localizzato molto forti e quindi selezionavo dei burocrati e dei magistrati di carriera. In questo passaggio c’è la dinamica tra storia e gruppi di interesse, perché alla fine subentra una nuova classe, alla vecchia aristocrazia subentra il funzionariato pubblico di nuovi burocrati. Esiste già in Germania questo gruppo di funzionari pubblici, e si ammantano di un prestigio superiore rispetto a quello di ogni altro paese. Le burocrazie sono per molti aspetti una sorta di aristocrazia del talento, cioè sono essenzialmente dei sistemi attraverso la quale c’è una selezione per titoli e per competenze. Da questo punto c’è un forte senso di interesse perché si acquisisce uno stato. In Germania già c’è, e quando inizia la seconda rivoluzione industriale immediatamente di fronte alle necessità di fronteggiare il fenomeno, si capisce che sta emergendo una nuova classe, che non è solo quella degli operai. Non sono dei manager, ma esercitano funzioni specifiche, ma in virtù dell’esistenza e della mentalità per cui lo status è importante, loro non distribuzione, per esempio, districare in un modo o nell’altro i centri di potere. Dunque, l’oggetto dell’azione di lobbying dei gruppi di pressione è assai ampio, assai articolato e spesso assai contradditorio, questo rende l’attività di lobbying estremamente complessa, al punto che richiede competenze precise, spesso assai sofisticate e soprattutto adeguate a questa complicatissima e assai contradditoria morfologia del potere decisionale. I conflitti di giustizia i gruppi di interesse alla quale si è aggiunto l’aggettivo morale, sono stati e sono impegnati in quelli che si chiamano conflitti di giustizia. Vale a dire che la loro azione nasce da una condizione di patita ingiustizia. Una condizione derivante o da una giustizia violata, corrispondente a diritti non riconosciuti, o una giustizia negata, differita, inesigibile e intorno alla dinamica giustizia/ingiustizia si giocano questi conflitti. Conflitti che possono essere controversie, ricorsi, azioni collettive ma tutte partono da una condizione di patita ingiustizia. Sia chiaro, questa condizione può essere interpretata anche come una ingiustizia percepita laddove non ci siano dati concreti, ma in genere si tratta di una ingiustizia patita della quale vi sono riscontri oggettivi. Esempi di alcune vicende: 4. Associazioni dei familiari delle vittime di Ustica, tragedia aerea 27 giugno 1980 con un tragico carico di morti, e con una vicenda giudiziaria protrattasi fino ad oggi. 5. Stefano Cucchi, ucciso il 22 ottobre del 2009 e anche questa vicenda, che ha avuto una conclusione quasi definitiva, verrà analizzata sotto il profilo della capacità di mobilitazione e della capacità di quella aggregazione creatasi attorno ai familiari di operare come una vera e propria lobby. 6. Giulio Regeni, corpo ritrovato il 3 febbraio 2016 in Egitto. 7. Mobilitazione No vax. Queste vicende appaiono così diverse, ma in realtà vi è una trama coincidente sotto il profilo delle motivazioni e sotto il profilo del repertorio reazione. Parole importanti Gruppo di interesse morale le parole morale ed etica, nel discorso domestico e pubblico meno avvertito, in genere vengono pronunciate quasi fossero perfetti sinonimi. Non è così, e approssimativamente e convenzionalmente si usa il termine morale con riferimento alle scelte individuali delle persone, ed etica con riferimento alle scelte collettive. Queste parole sono fondamentali, perché in tutte queste azioni si parte da una pulsione morale individuale. Il lutto dei familiari di una vittima della tragedia aerea di Ustica, il dolore della sorella di Stefano Cucchi, il panico di una persona che teme che nel suo corpo venga inoculato qualcosa di pericoloso. Nella volontà di sottrarsi a quell’atto, c’è una pulsione morale, c’è una volontà di autotutela. Queste opzioni morali ed individuali tendono immediatamente a farsi scelta collettiva, ad assumere la dimensione di un conflitto di etica pubblica. È legittimo che lo stato, attraverso il green pass induca una persona riottosa o remittente al vaccino a vaccinarsi? La pulsione morale individuale diventa una questione di etica pubblica. La sofferenza di Ilaria Cucchi, quando diventa domanda di giustizia, intervenendo sul rapporto tra il cittadino nella custodia dello stato, a quel punto diventa una grande questione di etica pubblica, addirittura mette il dito in quella piaga che il rapporto faticoso e spesso doloroso tra cittadino e stato fino a mettere in discussione lo stato di essere stato, nel momento in cui non in grado di tutelare l’incolumità del cittadino, e mentre era sotto la custodia sua e dei suoi uomini, viene ucciso dai suoi stessi uomini. Sfera pubblica, decisione pubblica, decisori pubblici, tutto ciò rimanda a quella che è la politica, perché quel sistema articolato fatto di tanti organi sovrapposti, di una complicata trama, e poi influenzata e a sua volta influenza, e la classe politica e i dissidi della politica in primo luogo Governo e Parlamento. Tutte le azioni di cui stiamo parlando, interpellano la politica. La politica è l’altro grande referente. Tutte queste vicende hanno un cuore profondo e non sempre visibile, ossia vuol dire che richiamano questioni di vita o di morte. Cioè richiamano l’essenza stessa del nostro essere al mondo. Non solo perché gli esempi fatti hanno tutti scenari di lutto, ma perché è la posta in gioco importante, la vita o la morte. Questo è sin troppo chiaro nella mobilitazione dei no vax, comunque è espressione deforme di grande questione di vita e di morte, che porta a comportamenti estremi, a radicalizzazione dei sentimenti proprio perché appare loro nella sua forza brutale quella che in tutt’altro contesto è stata chiamata la vita nuda, cioè ammalarsi, guarire e morire. La posta in gioco è niente meno che questo. Tutto queste vicende sono connotate da questo contenuto ultimo, estremo, definitivo perché definisce l’identità degli esseri umani che vi si trovano coinvolti. A definire questa motivazione è la consapevolezza deforme che in gioco c’è la propria sopravvivenza per i no vax, e soprattutto la questione delle generazioni future. Tanto è vero che la questione del vaccino diventa fattore di inquietudine proprio nella sua proiezione futura, nelle sue conseguenze successive oltre l’orizzonte contingente. La questione della sopravvivenza torna potente in queste vicende e in questi sentimenti. Queste emozioni hanno un peso determinante nelle politiche pubbliche, nell’accettarle o nel rifiutarle. Nel corso di questa pandemia, in tutto il mondo centinaia di rianimatori e anestesisti e medici in generale, si sono trovati di fronte al seguente dilemma: ci sono due pazienti, e si ha solo un ventilatore polmonare, con quali criteri decido a chi dare quel solo ventilatore, sapendo che probabilmente dando il ventilatore a uno si decreta la morte dell’altro. Su questo, purtroppo pochissimo si è detto. In molte cliniche e molte associazioni di categoria, hanno stilato delle linee guide partendo molto saggiamente. C’è chi dice va privilegiato il più giovane, ma se il paziente rivelasse patologie invalidabili questa non è una motivazione per preferirlo. In America la priorità è stata data alle professioni socialmente utili, in altre cliniche ancora a essere svantaggiati sono stati gli individui che presentano alcoolismo e tabagismo come proprie patologie, perché riducendo le aspettative di vita li consideravano meno favorevoli. Come ha detto Abrams vanno affrontate e vanno decise sapendo che sono comunque tutte immorali. Non scegliere è viltà, non è un atto razionale, quindi si deve scegliere. Questa scelta è parente della scelta di vaccinarsi o meno, per quanto comporta nei confronti degli altri, ma sia parente anche di un’altra scelta, ovvero quella della presenza di una persona non auto-sufficiente in casa, se tenerla a casa con tutte le fatiche o mandarla in una struttura. In questi casi, qual è il rapporto tra i gruppi di pressione e la politica? E quanto questi casi contribuiscono a delegittimare la classe politica? tutte queste vicende con la politica partitica non hanno praticamente alcun rapporto. Aldilà delle polemiche politiche, non è vero che Fratelli d’Italia è il partito dei no vax; “i no vax sono sostenuti, alimentati da Fratelli d’Italia e operano in parlamento tramite i Fdi”, non è vero questo. I No vax sono parte di un 20% della popolazione italiana, ma quelli che rappresentano la parte militante attiva e politicizzata sono una minima minoranza, ai Fdi non conviene nemmeno rappresentare questa categoria. Il rapporto di questi soggetti con la politica partitica è zero, ma di più, è zero spaccato la relazione tra questi soggetti, le vicende e la politica in generale, aldilà delle formazioni partitiche. Il principale ostacolo al crearsi di una relazione tra soggetti, gruppi di interesse morale e politica è rappresentato ancora una volta da una questione di parole. La politica, l’intero personale e in particolare nelle sue espressioni parlamentari, ritiene non solo che tutti quei soggetti e tutte le vicende nulla hanno a che fare con la politica, ma che sono altra cosa. Cioè la crisi della politica nasce anche dal non capire cosa oggi possa essere politica.
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