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Pascoli e D’Annunzio, Dispense di Italiano

File completo relativo alla vita e alle opere di Pascoli e D’Annunzio

Tipologia: Dispense

2022/2023

Caricato il 12/06/2023

MarilisaCapuozzo
MarilisaCapuozzo 🇮🇹

4.4

(25)

92 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Pascoli e D’Annunzio e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! Italiano - 5°anno Andretta IL CONTESTO LETTERARIO: SIMBOLISMO- DECADENTISMO Genesi: tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento l'intellettuale entra in crisi e inizia a delinearsi nel suo animo un desiderio di rivalsa verso i valori della classe borghese, definita come falsa ed ipocrita. Essi si ribellano alle logiche di mercato, al profitto e al guadagno e scelgono di isolarsi dalla società, vivendo quasi da eremiti. Questi nuovi artisti, per lo più poeti, accostano la loro personalità a quella di un veggente, capace di addentrarsi e avventurarsi nei misteri dell’esistenza e della vita umana, portandoli alla luce. Il poeta è in grado di intravedere il mistero della vita e nota dei fili nascosti, delle corrispondenze tra suoni e profumi nella natura grazie alla sua maggiore sensibilità. Questo nuovo spirito sorge in Francia nella seconda metà dell’Ottocento come causa del capitalismo e di quei nuovi processi industriali. La corrente assumerà il nome di “Simbolismo”, in quanto la vita è fatta di simboli nascosti, difficili da cogliere e da interpretare. I poeti più celebri saranno Paul Verlaine (il poeta della “décadence”; “Io sono l’impero alla fine della decadenza” affermerà lui stesso nella poesia “Languore”), Charles Baudelaire, Arthur Rimbaud e Stephane Mallarmé. Essi assunsero vari appellativi, tra cui “poeti maledetti” o “poeti decadenti”, incolpati di essersi allontanati dalla tradizione e di aver assunto uno stile di vita sregolato, anticonformista e talvolta pericoloso. In Italia questo periodo assumerà l’accezione di “Decadentismo” (rifattasi a Verlaine e al giornale “Le Décadent”) e conterà sul fascino di autori quali Giovanni Pascoli e Gabriele D’Annunzio. 1 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta L’AUTORE: CHARLES BAUDELAIRE Vita e opere: Charles Baudelaire nacque a Parigi nel 1821. È uno degli autori simbolisti francesi più importanti. Condusse una vita sregolata, dedita all’alcool e alle droghe, crescendo con uno spirito di opposizione alla società borghese. Nella sua raccolta “I fiori del male” emerge la concezione di una poesia incentrata sull’opposizione tra lo spleen e l’idéal. Lo spleen è il tedio, la noia e si concentra nella città di Parigi, sede di aggregazione; l’idéal è invece la perfezione, di cui il fiore ne è simbolo. La poesia di Baudelaire nasce dalla sofferenza e tende al cielo, così come il fiore emerge dalla terra. Il poeta estrae dunque la “la bellezza dal male”, immergendosi nell’ipocrisia e nella miseria umana per ottenere il movimento opposto, ascensionale e liberatorio, per poter poi spiccare il volo verso l’infinito. L’ideale di Baudelaire non ha una meta ben definita ma è un costante rinnovamento. LA POESIA: L’ALBATRO Tema: L'Albatro è una celebre poesia di Charles Baudelaire, appartenente alla sezione Spleen e Ideale, dove si descrive questa maestosa figura alata dalle ali bianche che è solita accompagnare le navi nelle loro traversate oceaniche. L’albatro rappresenta metaforicamente la condizione di smarrimento e derisione a cui va incontro il poeta di fine ottocento. Egli è la metafora del poeta, i marinai invece rappresentano il nuovo ceto borghese, regolato da interessi economici. La prima immagine proposta è quella degli "abissi amari" (v. 4) dove l'uccello appare svolazzante nell'intento di seguire la nave. L'abisso, ovvero la profondità del 2 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta  La tecnica impressionista: il poeta non descrive il fenomeno ma vi allude attraverso delle parole che sembrano “dipinte” in poesia. Lo si vede nella poesia “Temporale”.  Pascoli ama mischiare termini tecnici, aulici e popolari, denotando una lingua molto originale. Le sue poesie si avvalgono di spazi bianchi i quali devono indurre il lettore ad associare ciò che ha letto con la propria esperienza fenomenica. L’influenza del simbolismo: Pascoli riprende dai simbolisti francesi il senso del mistero, della morte, dell’angoscia e delle corrispondenze tra le cose. Nella sua poesia c'è sempre la sensazione di un pericolo incombente ma essa è semplice, spontanea, intuitiva, irrazionale e fortemente musicale. Pascoli affida alla poesia uno scopo morale e afferma che essa non crea il poetico, ma lo scopre. Per Pascoli la poesia è il mezzo attraverso il quale l’uomo può ritrovare la semplicità delle piccole cose quotidiane. Infine, ogni suo componimento pare influenzato dalla poetica del “fanciullino”, esposta nell'omonimo saggio. Il “vate”: il poeta-fanciullino possiede le stesse caratteristiche del veggente simbolista, un avventuriero che riesce a scoprire i misteri dell’esistenza attraverso uno spirito di rivalsa che lo allontana dalla società in cui vive. Per Pascoli il poeta è inoltre un vate, ovvero una guida che deve rendere la poesia accessibile per tutti. In particolar modo Pascoli si distacca da D’Annunzio che crede nel “superuomo”, rigettato invece dal primo che, invece, si avvicina a Leopardi e alla sua concezione dell'immaginazione quale fondamento dell’attività poetica, capace di alleviare dolori e sofferenze. IL SAGGIO: “È DENTRO NOI UN FANCIULLINO” R. 1-13: In questa prima parte del saggio Pascoli apre il suo discorso con un paragone volto a Socrate. In uno dei suoi dialoghi, a noi trasmessi da Platone, 5 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta quest’ultimo racconta che, quando il suo maestro fu in punto di morte, ormai rassegnato e privo di speranza in una società al tempo corrotta, arrivò Cebete, sostenendo che non fosse lui in quanto tale ad aver paura della morte ma qualcos'altro, un fanciullino interiore, uno stato di infantilità che accompagnava lo spirito del filosofo. Pascoli prosegue e si distacca da Cebete, che vedeva nel fanciullino solo emozioni tristi mentre, per il poeta, egli sa essere soprattutto felice. Pascoli continua spiegando come nell'infanzia ciascuno di noi viva in simbiosi con il fanciullino, condividendone le emozioni, i sentimenti, le paure e le curiosità per poi, con il divenire adulti, allontanarsi da lui, approcciandosi a nuovi ideali, più corrotti, mentre lui resta un bambino, capace di guardare la realtà con gli stessi occhi di sempre, con la stessa meraviglia e lo stesso stupore di chi osserva le cose e tenta di dargli un nome. R. 14-24: A seguire Pascoli s’interroga sulla presenza del fanciullino, spiegando come egli sia presente in tutti gli uomini, sebbene molti non se ne accorgano in quanto preoccupati da altri ideali e valori. Alcuni non lo avvertono, altri lo ignorano perché si aspettano da lui delle azioni straordinarie quando per trovarlo occorre solo scendere nei meandri del nostro animo. R. 25-46: Il poeta ci spiega che i segnali dell’esistenza del fanciullino sono semplicissimi. Egli è colui che ha paura del buio, che alla luce sogna, che riesce a rendere la tristezza un piacevole ricordo; egli è comprensivo, dolce, solidale, un abile ascoltatore, è amico dell’amore, è spontaneo ed entra in sintonia con tutti gli essere viventi e con la natura. Breve analisi: Pascoli riteneva che in ogni essere umano risiedesse un fanciullino, una voce di un bambino la quale è in grado di guardare al mondo con meraviglia. Egli rappresenta la parte irrazionale dell’uomo che si commuove senza motivo, si esalta e si lascia andare ai sentimenti. Tuttavia l’uomo non lo coglie. Il poeta è colui che ne riconosce l’eco e lo ascolta. LA RACCOLTA: MYRICAE 6 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta Genesi: “Myricae” è la più celebre raccolta di poesie Pascoli. Il titolo fa riferimento ad un verso delle bucoliche di Virgilio (“ Non omnes iuvant humilesque Myricae”; “non a tutti piacciono le umili tamerici”). In questo modo il poeta ha voluto sottolineare la sua intenzione di realizzare una poesia semplice, che avesse tenuto conto delle piccole cose della vita quotidiana. La raccolta fu revisionata varie volte e consta di 156 componimenti. I temi più evidenti sono quelli relativi al “nido”, al mistero della vita, alla morte e all’evasione. Stile: il poeta si avvale di frasi semplici, di tipo paratattico ovvero privo di frasi subordinate. Il lessico è specifico, ma in generale è semplice ed umile Il nido: il tema del nido è centrale nelle poesie di Pascoli. Esso è inteso come unico ed estremo rifugio dal male che c’è nel mondo. Pascoli, per quasi tutta la sua vita, ha cercato di ricostruire e di proteggere quel nido familiare, all’interno del quale egli avrebbe voluto nascondersi. Per questo motivo, quando sua sorella Ida decise di sposarsi e di lasciare quel “nido”, Pascoli si sentì profondamente tradito dalla sorella e visse la vicenda come un lutto. Il nido (un grande tema decadente) è inteso come “fuga dal mondo”. 7 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta 1 E nella notte oscura come il nulla, 2 all’improvviso, con il rumore di un enorme masso 3 che frana, il tuono rintronò con forza 4 rimbombando, risuonando e rotolando minaccioso, 5 poi fece silenzio, e poi rumoreggiò come la risacca marina, 6 infine svanì. Allora il canto leggero 7 di una madre si sentì, e il dondolio di una culla. LA POESIA: “IL LAMPO” “Il lampo” è un componimento poetico di Pascoli inserito nella sezione “Tristezze” della raccolta “Myricae”. La lirica si apre con il verso “E cielo e terra si mostrò qual era”: la congiunzione simboleggia come in “Il tuono” una narrazione che prosegue mentre il verso in sé simboleggia un lampo che squarcia la notte e mette in risalto il male che campeggia sulla terra. Uno spazio bianco segue e funge da riflessione per lasciare poi spazio all’immagine della terra e del cielo che appaiono sconvolti dal male. C’è però la presenza di una casa “bianca bianca”, richiamante alla purezza, all’innocenza e al tema del nido. Sono varie le figure retoriche come la similitudine del v. 6 “come un occhio”, che allude metaforicamente allo sguardo del padre che, in punto di morte, comprende che il mondo è ingiustamente cattivo. Segnaliamo inoltre il “tacito tumulto” del v. 4, un ossimoro che sta ad indicare allo stesso tempo sia il silenzio della terra dinanzi alla cattiveria sia il fragore che il male comporta. 10 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta Parafrasi: 1. Il cielo e la terra si mostrarono quali erano: 2. La terra era ansimante, di un colore plumbeo e sconvolta; 3. il cielo denso di nuvole, cupo, disfatto: 4-5. una casa bianchissima apparve all’improvviso e scomparve nel silenzioso sconvolgimento 6. come un grande occhio che, atterrito, 7. si aprì e si chiuse, nel buio della notte. LA POESIA: “X AGOSTO” X Agosto è una celebre poesia di Giovanni Pascoli, pubblicata dapprima sul "Marzocco" e successivamente nella raccolta "Myricae". Il poeta fa riferimento alla notte di San Lorenzo (10 Agosto ndr.), giorno in cui cadono le stelle. Questo riferimento non è tuttavia casuale in quanto, il 10 Agosto del 1867, suo padre Ruggero venne assassinato, sulla via del ritorno a casa, da due malviventi.  Nella prima strofa Pascoli identifica la caduta delle stelle alle lacrime del Santo San Lorenzo.  Nelle seconda e terza strofa egli riporta l'immagine di una rondine che viene uccisa mentre porta con sè il cibo per i suoi piccoli che l'aspettano piagnucolanti al nido, dove ella non farà mai più ritorno. 11 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta  Nella quarta strofa sovviene l'immagine di un uomo, Ruggero (il padre di Pascoli ndr.), che viene assassinato mentre tornava a casa, portando con sé due bambole come regali per le sue figlie.  Nella quinta strofa invece è descritta la "casa romita" (solitaria) del povero uomo, dove i suoi affetti lo attendono mentre lui è defunto al suolo mentre le bambole porgono lo sguardo al cielo.  La sesta ed ultima strofa vede il poeta rivolgersi al Cielo, che illumina e rischiara un mondo offuscato dal male.  Il tema del componimento è senza alcun dubbio quello del nido, il ritrovo di affetti, in grado di tenere lontano il male del mondo da quella che si configura come una "bolla" di protezione. A tal proposito la rondine ed il padre muoiono nel momento in cui si allontanano dal loro idilliaco rifugio. Risulta da qui plausibile un collegamento con Giovanni Verga, autore verista che nel suo romanzo, intitolato "I Malavoglia", spiegò come all'allontanarsi dalla Casa del Nespolo ci si imbattesse nello sguardo critico della comunità e nella malvagità della vita.  La lirica presenta dei richiami alla simbologia cristiana: nel titolo la X romana rinvia alla croce di Cristo. Allo stesso modo la rondine “cadde tra i spini” (v. 6), così riferendosi alla corona di spine di Gesù. Infine il padre perdona i suoi assassini per il loro gesto atroce. L’immagine di Cristo e della sua morte simboleggiano l’innocenza del padre e della rondine, vittime di un mondo ingiusto e violento. È curiosa l’inversione metaforica adottata da Pascoli che inverte le due parole “tetto” (attribuito al luogo in cui la rondine sta tornando) e “nido” (vi si dirige l’uomo, Ruggero). Tante altre sono le metafore presenti nel testo (“gran pianto” v. 3; “concavo cielo” v. 4; “anche un uomo tornava al suo nido” v. 13; “quest’atomo opaco del male” v. 24). C’è poi una similitudine (“come in croce” v. 9; accostamento della rondine e dell’uomo al 12 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta Parafrasi “L’assiuolo”: Mi domandavo dove fosse la luna, dato che il cielo era immerso (nuotava) nella luce chiara e perlacea dell’alba e sembrava che il mandorlo e il melo rizzassero i loro rami per vedere dove fosse. Da un punto indeterminato del cielo venivano guizzi di lampi preannuncianti una bufera (nero di nubi) e si sentiva una voce dai campi: chiù (il verso triste e lamentoso dell’assiuolo). Le rare stelle brillavano in mezzo al chiarore lattiginoso diffuso dalla luna (nebbia di latte). Sentivo l’ondeggiare del mare, sentivo un fruscio tra i cespugli, sentivo il cuore sussultare, come se fosse l’eco di un antico grido di dolore. Si sentiva lontano il pianto convulso: chiù… Sulle cime degli alberi, ben visibili e lucenti per il riflesso della luna, tremava un leggero venticello; le cavallette emettevano un suono stridulo con il frullare delle ali, come i sistri d’argento (bussavano alle porte della morte che non si vedono e forse non si apriranno mai più). E continuava quel pianto funereo: chiù… 15 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta LA POESIA: “LAVANDARE” “Lavandare” è una lirica inserita nella sezione “l'ultima passeggiata” di “Myricae” in cui il poeta immagina di ascoltare il canto di un gruppo di lavandaie che vanno a lavare i panni in un fiumiciattolo vicino a loro. La poesia è composta da due terzine e una quartina di soli endecasillabi (madrigale). I versi sono a rime alternate (ABA, CBC, DED) e presentano una musicalità data da versi di eguale misura, rime e suoni che si ripetono.  1 strofa: un aratro senza buoi giace come se fosse abbandonato. Il campo è mezzo grigio e mezzo nero. L'aratro solca il terreno e scopre la terra più umida (la terra nera), mentre la terra arida è quella grigia. L'immagine visiva dell'aratro abbandonato ha valore simbolico e rimanda all’esperienza umana della solitudine e dell’abbandono, ma anche alla perdita del nido e del rapporto privilegiato con la famiglia d’origine. Il “vapor leggero” è una sottile nebbia che restituisce un’atmosfera di timore e mistero.  2 Strofa: dal canale si avvertono delle cantilene ed un rumore che fanno le lavandaie mentre colpiscono ritmicamente i panni che vengono sciacquati nell’acqua. Troviamo: l’allitterazione della r; Onomatopea v. 5.; Sinestesia “tonfi spessi”; Iperbato v. 4; Chiasmo v. 6.  3 strofa: il vento soffia e fa cadere come neve le foglie dagli alberi mentre la persona amata non può più tornare a casa. Quindi è sola in mezzo al campo. Metafora “nevica la frasca”. Similitudine v. 10. Analisi: nella prima strofa sovviene un’idea visiva dell’aratro abbandonato in mezzo al campo grigio e nero. Nei versi successivi predominano delle sensazioni uditive, date dal canto delle lavandaie e dal rumore dei panni lavati. Nella quartina finale 16 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta invece si osserva la una più completa partecipazione di tutti i sensi.  La poesia ha una struttura circolare: in apertura l’aratro simboleggia l’abbandono ma è un oggetto a sé stante mentre in chiusura viene accostato alla donna lasciata sola dall’uomo in mezzo al campo. Ciò richiama alla solitudine dell’esistenza umana. L’uomo è infatti destinato a restare solo, proprio come il poeta (“X Agosto”). Parafrasi “Lavandare”: 1. Nel campo mezzo arato (parte nera) e mezzo non arato (parte grigia) si trova un arato che non viene tirato dai buoi, che sembra dimenticato in una sottile nebbiolina. 2. E dal canale si avverte, ritmico, il rumore dei panni lavati delle lavandaie, con colpi frequenti e lunghe cantilene. 3. Il vento soffia e dai rami le foglie cadono come fiocchi di neve, e tu non fai più ritorno da me quando sei partito mi sono ritrovata abbandonata, come l’aratro nel campo lasciato a riposo. 17 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta un'atmosfera di quiete dove dei fiori si schiudono di notte, emanando un odore inebriante. L'intera poesia è attraversata da sottili allusioni al tema erotico. Il poeta infatti associa l'immagine della fecondazione di un fiore al rapporto coniugale da cui scaturirà una nuova vita. Il tutto è contornato da un'atmosfera ricca di mistero: l'io lirico assume infatti un punto di vista esterno e sembra guardare la scena dal di fuori. Nella seconda strofa si percepiscono dei suoni attutiti e successivamente anche delle sensazioni impercettibili come il nascere dell'erba sopra le fosse (v. 12) che simboleggia la vittoria della vita sulla morte. Ma da questo senso misterioso dell'amore il poeta si sente escluso come l'ape dall'alveare (v. 13-14). Da un punto di vista metrico la lirica è composta da 6 strofe di versi novenari e piani a rima alternata. I temi sono quelli dell'amore e della vita che s'intrecciano a morte e affetti familiari. Infine dominano sensazioni olfattive, acustiche e visive. 20 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta Parafrasi “Il Gelsomino notturno”:  I strofa: E si aprono i fiori notturni nell’ora in cui penso ai miei cari morti, cioè al crepuscolo. Anche le farfalle del crepuscolo, le falene, sono apparse tra i cespugli.  2 strofa: Già da tempo sono cessati i gridi degli uccelli, le voci e i rumori del giorno: solo in una casa ancora si parla piano (bisbiglia). Nel nido gli uccellini (i nidi) dormono sotto le ali della madre come gli occhi degli uomini sotto le palpebre.  3 strofa: Un profumo di fragole mature (rosse) si diffonde (si esala) dalle corolle (calici aperti) dei fiori di gelsomino. Una luce è accesa là nella sala della casa. L’erba cresce sulle tombe dei cari morti (fosse).  4 strofa: Un’ape, che si è attardata nel volo (tardiva), sussurra trovando le cellette del suo alveare tutte occupate. La costellazione delle Pleiadi attraversa il cielo azzurro con il suo scintillio di stelle.  5 strofa: Per tutta la notte si diffonde il profumo dei gelsomini che il vento porta via con sé. La lampada accesa nella casa viene portata su per la scala; brilla al primo piano; infine si spegne. 21 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta  6 strofa: È l’alba: si chiudono i petali un poco sciupati (gualciti) e dentro il calice chiuso, come in un’urna umida e nascosta, matura non so quale nuova felicità. L’AUTORE: GABRIELE D’ANNUNZIO La vita: D’Annunzio nacque a Pescara nel 1863. Ereditò il cognome da un ricco zio che adottò il padre. Seguì gli studi universitari di lettere a Roma, dove si trasferì, senza però conseguire la laurea. Nella capitale ebbe modo di affermarsi sia come romanziere, scrivendo “Il Piacere” , sia come giornalista. Qui conobbe una duchessa della quale si innamorò e da cui ebbe tre figli. Questa relazione durò ben poco a causa della sua infedeltà relazionale. Si trasferì successivamente a Napoli dove si innamorò di una principessa, da cui ebbe un’altra figlia. Collaborò al giornale “Il Mattino” e iniziò a curare notevolmente la sua immagine, conducendo una vita dispendiosa e vedendosi coinvolto in una serie di scandali come l’accusa di adulterio ricevuta dal marito della principessa Maria Gravina. La relazione con Eleonora Duse: si trasferì poi in Abruzzo dove conosce Eleonora Duse, un’attrice di grande talento e sensualità, di fama internazionale, con la quale decide di trasferirsi presso Firenze, in una villa nota come “La Capponcina” in quanto apparteneva ad una nobile famiglia detta “i Capponi”. Eleonora Duse fu celebre sin da bambina per l’interpretazione del ruolo di Cosette (per i Miserabili di Victor Hugo) e di Teresa Raquin (per l’omonimo romanzo di Zola). Gabriele D’Annunzio, il quale si trasferì con lei in una casa di campagna a Firenze, dove il suo estetismo toccò l’apice, creando un ambiente ricco di libri e oggetti preziosi, assumendo uno stile di vita volto all’edonismo 22 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta formale del poeta che è in grado di darle vita attraverso la sua predisposizione a interpretare tutte le espressioni che può avere la parola. L'indirizzamento: il romanzo fu scritto e rivolto alla classe aristocratica di quel tempo, tant'è che essa poteva quasi rispecchiarsi negli atteggiamenti snob del protagonista. Nell’opera prevalgono le preoccupazioni degli aristocratici verso l'ascesa economica della borghesia e il riscatto sociale che le masse stavano riscuotendo. La struttura: il romanzo è lungo 30 capitoli. Le vicende non seguono un andamento cronologico lineare ma sono presentate attraverso analessi e frammenti che richiamano costantemente al passato e al presente. Il romanzo presenza continue disgressioni e un'indagine interiore del protagonista; ogni luogo o situazione in cui si trova è ricca di simboli che richiamano alla sua condizione "malata" e “tormentata". I nomi dei personaggi infine sono anch'essi dei simboli: Elena richiama ad Elena di Troia, la cui bellezza è stata causa di guerre e sciagure; Maria invece è simbolo di purezza e rimanda alla Vergine. Questa ricca simbologia è un chiaro aspetto decadente. 25 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta La trama: La storia ha inizio in un pomeriggio di Dicembre quando il protagonista, Andrea Sperelli, rimembra la relazione avuta con la bella Elena Muti. Egli ricorda i bei momenti passati insieme e gli incontri segreti fino ad arrivare alla separazione, voluta da lei per interessi di tipo economico. Difatti Andrea si lascia andare a numerose storie d’amore restando, in un’occasione, anche ferito a duello. Durante il periodo di convalescenza non desiderava altro che trascrivere in versi ciò che provava e, passato il brutto periodo, ebbe modo di conoscere Maria Ferres, una donna in vacanza con la figlioletta, della quale il protagonista s'innamora perdutamente. Lei, sedotta dalla cultura e dal fascino di Sperelli, ricambia il sentimento. In seguito, ritornato a Roma, Andrea ottiene un appuntamento con Elena Muti, la quale decide di non ristabilire la relazione. Sperelli si rigetta nuovamente nelle braccia di Maria (che nel frattempo si era sposata con un altro uomo), costringendola a tradire il marito. Tuttavia, in un momento di passione, Andrea la chiama con il nome di Elena. Maria, comprendendo di essere stata solo un ripiego, lo abbandona in via definitiva. Al termine del romanzo 26 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta Andrea si ritrova solo ed è destinato a convivere con i suoi fallimenti, comprendendo le sue instabilità emotive. IL TESTO: IL RITRATTO DI ANDREA SPERELLI "Il ritratto di Andrea Sperelli" è un estratto del romanzo "Il piacere", scritto da D'Annunzio sul finire dell'Ottocento a Roma. Andrea Sperelli manifesta uno spirito di opposizione alla classe borghese, che mercifica l’arte mentre l’aristocrazia, cui egli appartiene (“l’antica nobiltà italica” r. 3), la esalta. Egli è un uomo eccentrico che riceve un'educazione estetizzante dal padre, volta al culto dell'arte, della bellezza e alla ricerca del piacere. Quest'ultimo conosceva approfonditamente la vita lussuosa e portava sempre con sè il figlio in viaggio; inoltre considerava la vita come un'opera d'arte. Difatti Andrea riceve un'educazione basata sull'esperienza e non sui testi (r. 32- 34). Tuttavia ciò lo conduce ad un indebolimento morale perché Sperelli sembra quasi essere incapace a vivere nella società moderna, non riuscendo a prendere delle decisioni e avendo come unico scopo esistenziale quello di raggiungere l'esteriorità, la bellezza e l'arte, divenendo così egocentrico e privo di valori morali. Sperelli ama inoltre la città di Roma ma non quella Repubblicana ("non la Roma dei Cesari" r. 61) quanto quella Barocca del 1600, caratterizzata dallo sfarzo e dal lusso, dall'eccentricità. • Il protagonista detesta la borghesia in quanto mercifica l'arte mentre l'aristocrazia la esalta nella sua unicità. Allo stesso modo disprezza i democratici che disgregano la sensibilità dell'artista. 27 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta romanzi successivi al “Piacere”. Un primo romanzo è “Il trionfo della morte”, che non costituisce un reale superamento dell’estetismo in quanto il protagonista è simile ad Andrea Sperelli, un’esteta colto e raffinato che cede forza per amore. Egli è debole, inizia a sentirsi inutile e vuoto e decide di suicidarsi insieme all’amante, gettandosi da una scogliera. Il titolo anticipa il tema predominante: la vittoria delle forze negative sulla volontà di vivere gioiosamente. I romanzi successivi segnano una svolta: in “Le vergini delle rocce”, “Il fuoco”, “Forse che sì forse che no” D’Annunzio riprende quei concetti di individualismo e volontà di autoaffermazione della filosofia di Nietzsche, sostenendo che un uomo possa considerarsi superiore non solo quando si allontana dalla vecchia morale e dalla religione ma soprattutto quando prende le distanze dalla borghesia, che ha mercificato l’arte e generato una crisi in tutti i settori. È superuomo colui che conduce l’umanità a nuove strade e orizzonti, rigettando le masse.  “Le vergini delle rocce”: il protagonista Claudio Cantelmo cerca la donna con cui potersi unire per dare vita al futuro re di Roma: il superuomo.  “Il fuoco”: un romanzo musicale dove si ha l’intenzione di generare un’opera d’arte totale.  “Forse che sì forse che no”: il protagonista ha una relazione con una donna nevrotica la quale lo induce al suicidio trasvolando dal continente alla Sardegna. Paolo Tarsis riesce nell’intento e si afferma oltre i suoi limiti.  I protagonisti di questi romanzi nutrono di grandi ambizioni ma nessuno di loro riesce a perseguire i loro obiettivi in quanto risultano culturalmente arretrati rispetto alle altre potenze Europee. Difatti il loro atteggiamento non è più una difesa della società industriale (come nel “Piacere” ) ma simboleggia il desiderio di prevaricare sulle masse ritenute inferiori. Di conseguenza i borghesi si riflettono in questi personaggi e si appassionano ai romanzi dannunziani. Pertanto l’autore, pur disprezzando la borghesia e le masse, 30 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta vi si rivolge, riscuotendone il plauso per semplici interessi personali. LE OPERE POETICHE: LE LAUDI Genesi: Mentre soggiornava insieme ad Eleonora Duse nei pressi di Firenze, alla Capponcina, D’Annunzio ebbe l’ispirazione e l’ambizione di comporre un’opera poetica, intitolata: “Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi”, da dividere in sette libri i cui nomi dovevano ispirarsi a ciascuna stella delle Pleiadi. Il poeta arrivò a comporre solo i primi cinque libri (“Maia”, “Elettra”, “Alcyone”, “Merope”, “Asterope”) 31 Pagine totali Italiano - 5°anno Andretta mentre “Taigete” e “Celeno” non furono mai composti. È rilevante la lirica “Incipiunt Laudes Creaturarum” (cominciano le lodi delle creature) che richiama sia al “Cantico delle creature” di San Francesco sia alla corrente artistica dei Preraffaelliti. In conclusione le Laudi di D’Annunzio celebrano la natura, l’eroismo umano e la sensualità. “Alcyone”: “Alcyone” è il terzo libro delle “Laudi” ed è considerato quello di maggior successo. Presenta 88 componimenti poetici in cui il poeta richiama ad una sua vacanza estiva che si protrae dalla Primavera all’autunno. I temi sono quelli della natura e del panismo (dal Dio Pan, dei boschi), ovvero una metamorfosi che congiunge l’uomo alla natura e viceversa. La mitologia assume un ruolo importante: essa è in grado di generare una situazione atemporale in cui l’uomo può identificarsi con la natura. Per D’Annunzio la parola è “imaginifica” cioè in grado di produrre immagini a partire dalla magia dei suoni. Nelle sue poesie sembra costantemente di assistere ad un’orchestra in cui si mescolano diverse sinfonie. Lo stile e il linguaggio sono raffinati, spesso presentano latinismi, termini arcaizzanti che testimoniano la sua eccentricità ed estrema attitudine all’eleganza e alla raffinatezza. Infine la sintassi presenta frasi brevi, coordinate e spesso nominali. Quanto alla metrica egli era solito avvalersi di strofe e versi liberi, recuperando forme metriche del mondo greco (strofe saffiche e alcaiche). LA POESIA: LA PIOGGIA NEL PINETO “La Pioggia nel Pineto” è la poesia più celebre di Gabriele D’Annunzio, composta e apparsa nel 1903 nella sezione “Alcyone” delle Laudi, dei componimenti poetici ispirati alla 32 Pagine totali
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