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PASCOLI, GIOVANNI: VITA, POETICA, ANALISI DI OPERE, Appunti di Italiano

Biografia La centralità del nido Ideologia politica e critica alla modernità Poetica del fanciullino Raccolte poetiche: Myricae e Canti di Castelvecchio (genere, temi, simbolismo) I poemetti I poemi conviviali e i carmina "Lavandare" "Temporale" "Il lampo" "X Agosto" "L'assiuolo" "I puffini dell'adriatico" "Il gelsomino notturno"

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 04/01/2021

Irenecarabelli
Irenecarabelli 🇮🇹

4.6

(39)

48 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica PASCOLI, GIOVANNI: VITA, POETICA, ANALISI DI OPERE e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! GIOVANNI PASCOLI 1. LA VITA 2. LA VISIONE DEL MONDO: LA CENTRALITÀ DEL “NIDO” E LA CRITICA DELLA MODERNITÀ; L’IDEOLOGIA POLITICA. 3. LA POETICA DEL “FANCIULLINO” 4. LE RACCOLTE POETICHE: LA SINCRONICITÀ DELLA POESIA PASCOLIANA 5. MYRICAE: IL TITOLO E IL GENERE BUCOLICO, I TEMI DELLA RACCOLTA, IL SIMBOLISMO IMPRESSIONISTICO 6. CANTI DI CASTELVECCHIO: LE “MYRICAE AUTUNNALI”; ELEMENTI DI DISCONTINUITÀ RISPETTO A MYRICAE 7. UNA POESIA DI MAGGIOR IMPEGNO IDEOLOGICO: I “POEMETTI” 8. I POEMI CONVIVIALI E I CARMINA 9. LE SCELTE STILISTICHE E FORMALI 1. LA VITA Nasce il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna, da una famiglia di piccola borghesia rurale, di condizione abbastanza agiata: il padre Ruggero era fattore della tenuta la Torre, di proprietà dei principi Torlonia, una famosa famiglia aristocratica romana. Giovanni era il quarto di dieci figli. La sua vita scorre serena fino al 10 agosto 1867, quando, mentre il padre tornava a casa dal mercato di Cesena, fu ucciso a fucilate, probabilmente da un rivale che aspirava a sostituirlo nella carica di amministratore. Non furono mai individuati con precisione sicari e mandanti, anche se Pascoli ha affermato di conoscere il nome di chi aveva commissionato l’uccisione del padre. Brusco cambiamento: la famiglia entra in un periodo di gravi difficoltà economiche e si deve trasferire a Rimini, dove il figlio maggiore Giacomo aveva trovato lavoro. Nel 68 muore la madre e la sorella maggiore, nel ‘71 il fratello Luigi e nel ‘76 il fratello Giacomo. Giovanni, dal ’62 studiava nel collegio degli Scolopi di Urbino, ma nel ’61 dovette abbandonarlo per le ristrettezze economiche della famiglia, ma grazie alla generosità di alcuni professori poté continuare gli studi a Firenze. Nel ’73, grazie al brillante esito di un esame (della commissione faceva parte Carducci) ottenne una borsa di studio presso l’Università di Bologna, dove frequentò la facoltà di lettere. Si colloca in questo periodo l’impegno politico di Pascoli, che milita all’interno delle forze socialiste. Nel ’79 viene arrestato durante una delle manifestazioni anarco- socialiste che avvengono soprattutto nella Romagna, culla del movimento socialista italiano (non si poteva manifestare liberamente contro il governo) → rimane qualche mese in carcere, e per lui questa è un’esperienza traumatica. Quando esce dal carcere, abbandona la militanza socialista, ma rimane fedele all’ideale socialista (seppur di un socialismo umanitario, diverso da quello marxista che in quegli anni si stava diffondendo e affermando anche in Italia). Riprese gli studi, si laureò nell’’82 e iniziò la sua carriera di insegnante, prima liceale e poi, negli ultimi anni, dopo la morte del Carducci, anche universitaria: sostituisce il maestro nella cattedra di Lettere dell’Università di Bologna. Vita passata all’interno della propria abitazione con le sorelle Ida e Maria, e dopo il matrimonio della prima solo con la sua “Mariù”, studiando e insegnando. Nel 1895 Pascoli acquista insieme alla sorella una casa nella regione di Lucca (aveva insegnato anche a Massa e dintorni), a Castelvecchio di Barga (una delle sue raccolte poetiche si intitolerà “I canti di Castelvecchio). Qui, con la sorella, trascorreva lunghi periodi lontano dalla vita cittadina che detestava e a cui guardava con orrore. Questa regressione lo porta a ricostruire in altra forma il nido familiare: si lega alle sorelle in modo un po’ morboso: quando Ida si sposa lo sente come un tradimento, e si attacca molto a Mariù → cerca di ricostituire il nido della sua infanzia andato distrutto. La preminenza della tematica nido all’interno della produzione pascoliana è dovuta anche alla visione negativa che il poeta ha della società contemporanea, della modernità, segnata dall’incipiente industrializzazione, dalla diffusione della mentalità capitalistica e della filosofia positivistica. → orrore della modernità. p.524: LA CRISI DELLA MATRICE POSITIVISTICA: Egli prende le distanze dalla filosofia positivistica, che ha costituito la base culturale su cui si è formato, dato il clima culturale che dominava negli anni in cui egli compi i suoi studi: gli anni ‘70 dell’Ottocento. Ossessiva precisione con cui nei suoi versi egli usa la nomenclatura ornitologica e botanica → ricerca della precisione terminologica, attenzione che deriva dal contesto positivistico in cui si trova a operare e nel quale ha subito la propria formazione. Dalle letture di testi di astronomia invece scaturiscono i temi astrali che occupano un posto rilevante nella sua poesia. In Pascoli si riflette la crisi nella scienza che si sviluppa alla fine del secolo: nel periodo del decadentismo si diffonde una concezione della realtà definibile come irrazionalismo misticheggiante o misticismo, di cui Pascoli è esemplare → sfiducia nella scienza e nello scientismo, cioè la pretesa della scienza di arrivare a una conoscenza oggettiva della realtà: al di là della realtà fenomenica si distende l’ignoto, verso cui l’anima si protende, che non è traducibile in nessun sistema logicamente codificato. Questa tensione non si concreta in una fede religiosa positiva: non c’è fede in un dio trascendente (trascendenza vuota: avvertire la presenza di qualcosa di misterioso che però non si sa identificare). Del messaggio cristiano non interessa a Pascoli l’aspetto teologico, ma il messaggio di fraternità e mansuetudine evangelica (in particolare è affascinato dal fenomeno del francescanesimo). Critica della società moderna nei suoi aspetti più vistosi: p.542 brano “LA SAGRA” Il poeta afferma che si stanno creano grandi metropoli, col fenomeno dell’urbanesimo. Le nazioni moderne si getteranno le une contro le altre come meteore e si incendieranno → conflitti tra nazioni già in atto, che porteranno alla prima guerra mondiale. Pascoli si accorge di vivere in un periodo di tensione internazionale crescente, con le grandi potenze che si contendono il controllo del mondo con politiche coloniali. In Italia, nelle zone delle campagne, si formano delle grandi proprietà terriere gestite da capitalisti che stavano portando alla fine della piccola proprietà terriera → cambiamenti epocali che secondo lui porteranno a un crollo della società. Pascoli profetizza vicende future: parla di un tiranno al cui servizio sia l’intero genere umano. Il nido diviene di nuovo il baluardo che difende dal cambiamento negativo che sta intorno. ALTRE IMMAGINI AFFINI: siepe che circonda la proprietà, muro, nebbia: il poeta desidera che la nebbia lo tenga lontano dal mondo che lo circonda, velo di separazione. Nido collocato in ambiente agreste: non solo contrapposizione al mondo giudicato negativamente, ma celebrazione del mondo agreste, visto come caratterizzato da tante piccole proprietà terriere, mondo contadino dominato da valori che stanno andando perduti: laboriosità, attaccamento alla famiglia, laboriosità, solidarietà. ➔ Altro processo regressivo di tipo sociale: idealizza il mondo agreste, della campagna. L’IDEOLOGIA POLITICA Mentre frequentava l’università di Bologna (anni ’70 dell’Ottocento), è affascinato dall’ideologia socialista che si sta diffondendo in Italia. Socialismo con un forte carattere utopistico: esalta i concetti della solidarietà, l’ideale della giustizia, e risente del pensiero anarchico. Questa adesione si spiega col fatto che Pascoli rappresenta quegli intellettuali piccoli borghesi che mostrano una crescente inquietudine nei confronti dei cambiamenti epocali in Italia. Insofferenza nei confronti delle convenzioni e protesta contro le ingiustizie → tradizione romantica. Privilegiati nuovi saperi scientifici e tecnologici, declassamento del ceto medio. Inoltre egli soffre per lo smembramento della famiglia dopo la morte del padre → profonda ingiustizia. Il socialismo rappresenta dunque lo strumento per cambiare la società caratterizzata dall’ingiustizia, che lui ha provato. Manifestazioni socialiste in Romagna, per protestare contro il governo, in cui il poeta viene coinvolto. Viene messo in carcere, e in seguito abbandona la militanza attiva. Questo distacco è dovuto al fatto che il socialismo italiano stava cambiando in quegli anni. 1879, anno del processo di Pascoli, avviene anche un fatto importante: alcuni socialisti romagnoli come Costa si accostano a Marx, abbandonando il socialismo anarchico per approdare a un socialismo scientifico, che proclamava la necessità della lotta di classe (violenza che Pascoli non può accettare). Influenzato dal francescanesimo e dall’evangelismo pacifista di Tolstoj, Pascoli rifiuta il ricorso alla violenza. Inoltre, egli ha una visione pessimistica della vita: gli uomini devono soccorrersi a vicenda dinanzi alle dure prove dell’esistenza, e non combattersi. Pascoli auspica il mantenimento della piccola proprietà terriera: idealizza il mondo contadino → nella sua poesia ma anche nei suoi 2 PARTI DEL TESTO: 1. IDENTIKIT DEL FANCIULLINO, PRESENTAZIONE DELLE SUE CARATTERISTICHE: - Spesso si ritrova in Pascoli una visione un po’ morbosa della sessualità: per il fanciullino che è in noi l’amore può solo essere casto, come tra fratello e sorella (è il rapporto che lega il poeta alla sorella Mariù). - Emerge la capacità di stupirsi: guarda tutto quello che lo circonda con meraviglia. Sottolineata dal paragone con Adamo, che dà un nome alle creature che non aveva mai visto. Come Adamo ha visto per la prima volta tutte le creature e dà ad esse un nome, così il bambino guarda con stupore tutto ciò che lo circonda. - Fantasia: ha una grande immaginazione. Ha paura al buio; parla con sassi, alberi, stelle (richiamo al mito del cantore Orfeo); popola il cielo di dei come gli uomini primitivi (identificazione di origine romantica bambino-primitivo). Secondo una prospettiva ancora romantica, Pascoli stabilisce un’equazione tra la visione infantile, fantastica e immaginosa, e quella dei primitivi: come i fanciulli creano fantasmi con la loro fantasia, così i popoli primitivi immaginano il cielo popolato di dei. - Conoscenza intuitiva e immediata che coglie la realtà delle cose: rinunciando al ragionamento logico, giunge alla verità nascosta (atteggiamento decadente: il fanciullino sa cogliere ciò che il metodo scientifico non permette di cogliere). - Sapienza originaria: identificazione coi primitivi → “fanciullo antichissimo” (ossimoro) paragonato all’uomo degli albori, che conosceva ben poche cose. Questa permette di cogliere delle somiglianze e relazioni geniali che sfuggono all’adulto. - Usa un linguaggio nuovo per dare significato al mondo che per lui è nuovo, appena creato → ha una visione della realtà fresca e ingenua non corrotta dalla modernità. Il fanciullino coincide col poeta. Non è solo una sperimentazione sporadica, che si risveglia in certi momenti → il fanciullino in lui rimane costantemente attivo e ciò gli permette di creare poesie. 2. RIFLESSIONE SULL’UTILITÀ MORALE ED ETICA DELLA POESIA: - Sottolineato il messaggio morale e sociale della poesia, importante perché ci rende più buoni e ci fa sentire più fratelli: ci fa sentire bambini e superare le differenze di ceto e classe, ci rende tutti uguali e aperti agli altri, ci fa recuperare un sentimento di solidarietà (→socialismo umanitario: la vera poesia ti fa riconciliare con gli altri e non desiderare il conflitto). - Perché la poesia possa svolgere questa funzione sociale non deve prefiggersi altro che se stessa, arte per l’arte. Prende l’immagine di Virgilio, per lui il vero poeta, che cantò solo per cantare, senza atteggiarsi a maestro o ammonitore degli altri. Emerge il concetto decadente di arte per l’arte: la poesia ha in se stessa il proprio fine, non deve prefiggersi altri scopi. - La poesia capace di ottenere questi effetti deve superare a livello stilistico la teoria degli stili che portava a contrapporre argomenti alti da trattare in stile sublime ed argomenti umili da trattare in stile basso → rivendica la poeticità delle piccole cose. Né argomenti troppo elevati né linguaggio aulico, basta descrivere la realtà semplice che ci circonda. La poesia deve essere fatta di umili cose: lavori dei contadini, animali, uccelli, fenomeni atmosferici… POETICA PASCOLIANA 1. Celebrazione della fanciullezza: definita una dimensione permanente dell’uomo, non solo un dato anagrafico ma il suo modo di essere, che sopravvive anche nell’adulto (anche se nella gran parte delle persone è una presenza un po’ atrofizzata), e ogni tanto si risveglia e si affaccia alla finestra dell’anima (ad esempio, quando sente una bella musica o vede uno spettacolo teatrale che ama). Il fanciullino rappresenta e personifica la sfera irrazionale dell’uomo, che non obbedisce al controllo della ragione: gioie, dolori, sogni, curiosità, speranze, meraviglia… 2. Concezione della poesia come un mezzo di conoscenza irrazionale e intuitivo. Pascoli rievoca la figura di Omero, un poeta cieco immaginato accompagnato da un fanciullino che parla e lo guida, riferendogli le cose importanti. ➔ La natura della poesia è alogica e pre-razionale, ma proprio per questo ci permette di cogliere il senso profondo della realtà che sfugge agli altri: il senso profondo delle cose è al di là delle apparenze. LO STILE: L’IMPRESSIONISMO SIMBOLICO Quando il poeta-fanciullino cerca di comunicare il senso misterioso della realtà attraverso le sue poesie usa un linguaggio particolare, “la parola novella” → il linguaggio simbolico. Pascoli si colloca nella poesia decadente, connotata dal ricorso ai simboli. Leggendo una poesia di Pascoli, si ha l’impressione di trovarsi davanti a un bozzetto, una descrizione di un luogo o un paesaggio. Ciò è favorito dal fatto che Pascoli si formò in un periodo in cui in Italia dominava la filosofia positivistica, che ha lasciato traccia nella precisione terminologica nel campo della botanica, in campo ornitologico e zoologico, negli attrezzi dei contadini. In realtà, nelle sue poesie, il poeta non intende darci una descrizione completa e realistica di ciò che vede: non sono ricche di dettagli, e i dettagli non sono ordinati in modo gerarchico di importanza → egli comunica impressioni soggettive=il criterio è impressionistico. *Impressionismo: procedimento che tende a cogliere impressioni e stati d’animo soggettivi nella loro immediatezza, mediante rapide annotazioni, perlopiù visive. Tipici del linguaggio impressionistico sono il nome associato all’aggettivo e le note di colore* Impressionismo simbolico=le singole impressioni collocate nel testo si caricano di valenza simbolica, alludono a qualcos’altro, assumono valore evocativo ed allusivo → un fenomeno naturale viene spesso messo in relazione con un evento biografico del poeta. Questo è poi supportato da una serie di SOLUZIONI FORMALI INNOVATIVE: 1) Frantumazione sintattica: mai periodi complessi ma frasi molto brevi e spezzate, con l’uso incessante dei segni di interpunzione 2) Linguaggio analogico: ricorso all’analogia 3) Fonosimbolismo: procedimento per cui, attraverso una successione di suoni, una parola assume un significato aggiuntivo rispetto a ciò che già gli è proprio. I suoni usati assumono una valenza simbolica. Il fonosimbolismo si esprime soprattutto attraverso le onomatopee, cioè la riproduzione dei suoni, oppure parole onomatopeiche, che riproducono il loro significato attraverso il suono che si emette pronunciandole. “LAVANDARE” Fa parte di una sezione di Myricae: “L’ultima passeggiata”→ serie di poesie caratterizzate dal fatto che illustrano i vari momenti dell’ultima passeggiata di Pascoli, cioè quella fatta in autunno, prima del rigore dell’inverno. Componimenti attraverso i quali il poeta descrive quello che si trova davanti, e ricorre soprattutto a impressioni di carattere visivo e uditivo. TITOLO: in molte poesie di Myricae diventa parte integrante della poesia, la spiega, dà indicazioni sulla loro interpretazione (innovazione). STRUTTURA TRIPARTITA: 1) Prima terzina: basata su impressioni visive. Egli è colpito dal fatto di vedere un aratro senza buoi in un campo “mezzo grigio e mezzo nero” (cioè per metà non ancora arato e per metà già arato), che pare dimenticato, in mezzo alla nebbia. 2) Seconda terzina: immagini acustiche → il poeta sente rumori provocati dalle lavandaie (donne che lavavano i panni in un canale di irrigazione o al fiume), che agitavano i panni nell’acqua per sciacquarli, talvolta lasciandoli cadere nell’acqua o sul lavatoio, provocando un rumore più sordo (“con tonfi spessi”). Ma mentre fanno questo accompagnano i loro gesti con un canto monotono, lento, ripetitivo. 3) Quartina finale: il poeta riporta il contenuto del canto, che è un misto di due canti popolari marchigiani (due “stornelli”) → una donna si lamenta del fatto che l’innamorato era partito tempo prima promettendo di tornare al più presto, ma non è più tornato al paese, e lei ne sente la mancanza. Uso popolare del verbo “nevicare”: in italiano è intransitivo, ma qui si dice che “nevicano le foglie”. La donna dice di sentirsi come un aratro abbandonato in mezzo al maggese (altro termine tecnico: campo lasciato a riposo). CONTENUTO Il testo potrebbe sembrare realistico o veristico. In realtà, ci troviamo di fronte all’impressionismo simbolico → impressionismo: ciò che ci propone il poeta non è una descrizione completa, e le immagini non sono organizzate secondo un criterio unitario, ma soggettivo: egli riporta solo le sue impressioni. ➔ Simbolismo: immagine dell’aratro= compare all’inizio e anche alla fine. Il testo assume così una struttura circolare: ritroviamo alla fine la situazione di partenza. Ciò è evidenziato anche da altre parole, come “mezzo”, “resta”, che ritornano all’inizio e alla fine. La donna mette in relazione la sua condizione a quella dell’aratro lasciato in mezzo al campo: capiamo che quel “dimenticato” in realtà assume il valore di “abbandonato” → l’immagine dell’aratro allude a una condizione esistenziale segnata da separatezza, Nella strofa abbiamo la descrizione di immagini visive: cielo rosso fuoco in direzione del mare, nero della pece in direzione della montagna, si intravedono nubi bianche sfilacciate e un casolare, che viene messo in relazione con un’analogia a un’ala di gabbiano. Potrebbe sembrare un testo realistico per la descrizione degli elementi del paesaggio, ma in realtà ci troviamo di fronte a un procedimento di tipo impressionistico → le immagini utilizzate sono rappresentate tenendo presente il punto di vista del poeta stesso. I vari elementi della descrizione sono messi in relazione con elementi che non fanno parte dell’oggettività dell’osservazione: cielo, nubi messi in relazione con elementi che non fanno parte dell’oggettività della rappresentazione, ma sono proiezione dello stato d’animo dell’autore, che è colui che fa il collegamento tra cielo-fuoco, cielo-pece, nubi-stracci. Tutte queste impressioni si caricano di una valenza simbolica: immagini che danno un’idea di inquietudine, minaccia. Quello che viene rappresentato è emblema di un mondo dominato dal male, che minaccia il casolare, avvolto dal nero. Accorgimenti stilistici: livello connotativo 1) Fonosimbolismo: uso di suoni per un fine di carattere simbolico. • Parola onomatopeica: “bubbolio” → allitterazione della b, vocali chiuse i, u, o → minaccia imminente • Indeterminatezza spaziale: “lontano…” → non si sa da dove venga il rumore. • Omissione di ogni dato informativo: che si tratti di un tuono lo intuiamo dal titolo. Ciò comunica l’idea di qualcosa di minaccioso e inquietante 2) Linguaggio analogico: nero casolare-ala di gabbiano → associazione di due immagini lontane tra loro dal punto di vista semantico, bruciando i passaggi logici che hanno portato a questo accostamento, che non è intuitivo. Valore particolarmente suggestivo e coinvolgente. Il fatto che il casolare spicchi nel nero del cielo e l’accostamento all’ala di gabbiano ci fa presumere che sia bianco → idea di una possibile speranza in un contesto caratterizzato dai colori scuri, angosciosi. Al di là della descrizione del temporale, il testo ha dunque un valore simbolico → messaggio = la realtà circostante è segnata dal male e dalla violenza, e costituisce una minaccia per il casolare, che rappresenta il nido, avvolto da un mondo negativo che potrebbe distruggerlo. Il casolare comunque sembra resistere alla minaccia esterna: l’unica possibilità di salvezza sono i rapporti affettivi familiari, ai quali l’uomo deve ancorarsi il più possibile. 3) Frantumazione della sintassi: periodi brevi e semplici, paratattici → ricorso alla coordinazione prevalentemente per asindeto. Il testo è infatti costituito da un totale di 6 frasi, giustapposte (messe una accanto all’altra) attraverso un segno di interpunzione. Il poeta ricorre allo stile nominale= costruire frasi senza verbo (l’unico verbo è “rosseggiare”, che non è nemmeno un verbo d’azione ma indica una qualità, cioè il rosso del cielo). I segni di interpunzione non sono solo alla fine del verso, ma anche al suo interno → ritmo franto, spezzettato, pause continue. ➔ Questo fatto ha un significato più profondo: la sintassi solitamente è lo strumento per organizzare un testo in modo razionale, serve a ordinare logicamente il periodo. Il fatto che il poeta tenda a frantumare la sintassi significa che la sua poesia non ha un messaggio razionale da comunicare, ma è un’esperienza arazionale (o prerazionale) → ha valenza intuitiva, non deve spiegare, ma introdurre al mistero profondo delle cose, evocarlo. “IL LAMPO” Attenzione al baluginio del lampo, rapido, che mostra alcuni elementi del paesaggio: la terra, il cielo, una casa, che poi è messa in relazione all’immagine di un occhio che si spalanca spaventato e poi si chiude. Ripresa: “e cielo e terra si mostrò qual era” → incipit con una congiunzione, il poeta si riallaccia a quello che si immagina che il lettore abbia provato prima, cioè il contesto di un temporale. Versione in prosa Quando compare il lampo cielo e terra mostrano veramente quello che sono: la terra appare ansimante, livida (plumbea, di un colore scuro), in sussulto (scossa, sobbalzante per la paura). Il cielo appare ingombro (carico di nuvole), tragico (colto da un dolore profondo), disfatto (squarciato dal lampo) e nel tacito tumulto (=ossimoro: nella tempesta silenziosa, stato di sospensione che precede lo scatenarsi della tempesta) una casa apparve bianchissima e scomparve d’un tratto, simile ad un occhio spalancato per il terrore, esterrefatto, che si aprì e si chiuse nella notte nera. Analisi Stessa struttura di “Lampo”= ballata minima (anche se questa è composta di endecasillabi). Titolo= parte integrante del testo. 2 PARTI 1) vv. 1-3: descrizione di ciò che appare col baluginio del lampo 2) casa bianca messa in relazione con un occhio che si apre stupito e si chiude improvvisamente. Simbolismo esplicito: ci troviamo di fronte a immagini espressionistiche= rappresentazione non naturalistica, Struttura circolare: ripreso l’inizio, con le stelle cadenti viste come lacrime del cielo, che piange per il male del mondo che si è concretizzato nella morte del padre di Pascoli. Temi 1. Dolore: il poeta non nomina esplicitamente il padre, perché assume una valenza simbolica= rappresenta l’uomo che soffre ingiustamente → riferimenti cristologici (il giusto sofferente): - riferimento alla corona di spine: la rondine cade dalle spine - quando il padre muore non desidera la vendetta ma offre il perdono - titolo: numero dieci riportato col segno della numerazione romana: X → rievoca l’immagine della croce. 2. Il problema del male: determinato dagli uomini stessi, che si accaniscono sui propri simili (soprattutto sugli innocenti). Il Male per il poeta è una presenza forte, dilaga, connota l’esistenza dell’uomo: il mondo è un atomo opaco del male. Emerge la distanza tra Pascoli e il mondo cristiano: in Pascoli la sofferenza e il dolore non hanno conforto né redenzione, perché il cielo è lontano, il trascendente non interviene nelle vicende umane. 3. Tema del nido: sviluppato in modo esplicito (non con immagini impressionistiche o espressionistiche). Termine “nido” presentato una volta come metonimia e una volta come metafora. Il nido appare estremamente fragile: nelle poesie del “Lampo” e del “Temporale” il nido è un rifugio che protegge dagli attacchi del mondo, ma qui rischia di essere spezzato e distrutto → per questo motivo si pone per Pascoli l’obiettivo di ricostruirlo con la sorella Mariù, regredendo all’infanzia (emerge la vicenda autobiografica di Pascoli). “L’ASSIUOLO” L’assiuolo è un piccolo rapace notturno, chiamato il chiù dalla tradizione popolare, perché quello era il suono del suo verso: associato dalla tradizione popolare a un presagio di morte. 3 strofe costruite con due parti distinte: 1. primi 4 versi: immagini connotate da quiete, pace e serenità 2. gli ultimi 2 versi presentano immagini inquietanti e il verso dell’assiuolo Versione in prosa La luna è da poco sorta in cielo, e il poeta ricorda il momento precedente, in cui la luna non era ancora visibile ma si notava che sporgeva nel cielo grazie al chiarore all’orizzonte. Il cielo era immerso alla luce perlacea emanata dalla luna, simile a quella dell’alba (“alba di perla”= metonimia cromatica)→ il chiarore propagato dalla luna genera l’illusione che stia già albeggiando, che la notte non sia profonda. Nomenclatura precisa del Pascoli: il mandorlo e il melo, umanizzati, sembrano ergersi, sembra che allunghino il collo per poter meglio vedere la luna che sorge → idea dell’attesa della manifestazione di qualcosa di importante. → descrizione di un notturno lunare: immagini serene Venivano soffi di lampi, venti silenziosi di calori, da un nero di nubi (metonimia) e contemporaneamente dai campi veniva una voce: il chiù dell’assiuolo Le stelle brillavano qua e là, in mezzo al chiarore lattiginoso della luna che imbianca la nebbia (la nebbia di latte = metonimia cromatica). Nel frattempo sentivo il rumore del mare e un rumore tra le fronde (“fru fru tra le fratte” =onomatopea + allitterazione f). Emerge poi il ricordo di “un grido che fu”, cioè un dolore lontano (esperienza paterna). Un sospiro di vento faceva tremare le foglie sulle cime delle montagne. Lo zillare delle cavallette (il rumore provocato dalle loro ali) è associato al rumore dei sistri → si sta parlando dei misteri di Iside e Osiride, un culto misterico che si diffuse in tutto il Mediterraneo dall’Egitto= Osiride viene ucciso dal malvagio Seth e fatto a pezzi. Iside, sorella e moglie, va a cercare Osiride, lo rimette insieme e lo riporta in vita → questa vicenda dava agli adepti la certezza della resurrezione. Il sistro è un oggetto dalle placche metalliche che battevano una contro l’altra, provocando un suono metallico che simbolicamente serviva ad aprire le porte dell’aldilà: gli adepti agitavano i sistri per far riaprire le porte dell’aldilà e far risorgere il morto. Domanda: il poeta non è sicuro che le porte dell’aldilà si aprano e che sia possibile la resurrezione. Se nei misteri di Iside e Osiride l’adepto aveva la certezza del ritorno in vita, Pascoli non lo è → dalla sua domanda emerge che egli ha forti dubbi. Ritorna infine il pianto dell’assiuolo, un canto di morte. Analisi La poesia è esemplare dell’impressionismo simbolico del poeta: le immagini visive sono filtrate attraverso le sensazioni del poeta, sono sue impressioni, non immagini realistiche. Un sospiro di vento, l’alba di perla, il cullare del mare, la nebbia di latte, il nero delle nubi, un soffio di vento → metonimie significative: è usato un sostantivo al posto degli aggettivi = sottolinea la percezione sensoriale di queste realtà, più che l’oggetto in questione. Si nota quindi come le immagini siano costantemente filtrate attraverso il suo punto di vista. Impressionismo: notazioni visive e acustiche anche molto precise: linea rossa che separa l’azzurro del cielo dall’azzurro del mare, con la superficie increspata. Barche collocate una accanto all’altra, mare liscio... Immagini acustiche: verso dei puffini, vociare dei marinai… → Tutte impressioni che si caricano di valenza simbolica: il poeta vuole creare un clima di attesa, e sembra che da un momento all’altro ci sarà un’epifania, una rivelazione del mistero. Clima costruito dal fatto che la scena è avvolta dal silenzio, in mezzo al quale all’improvviso compaiono le voci dei puffini, che assumono un valore oracolare, messaggi misteriosi che vengono dall’altrove. TEMA DEL MISTERO che avvolge le cose, concezione misticheggiante del mondo (tipica del decadentismo). Frammentazione sintattica: molte pause, incidentale all’inizio. Attenzione agli elementi fonici: per sottolineare il clima di attesa della rivelazione del mistero il poeta insiste sulla vocale aperta “A”; poi, per rendere il verso dei puffini, simile alla voce umana, usa la vocale “I”; suono “L”: “liscio di lacca”= superficie del mare molto liscia, senza nessuna increspatura. 6) I CANTI DI CASTELVECCHIO (1903): LE MYRICAE AUTUNNALI Seconda raccolta pubblicata da Pascoli, anche se in realtà sono stati scritti tutti contemporaneamente. Pascoli usa la stessa epigrafe che aveva collocato all’inizio di Myricae (verso Virgiliano) → anche queste poesie presentano la caratteristica bucolica. “Myricae autunnali” → le tamerici hanno una doppia fioritura: una primaverile ed una autunnale. Probabilmente Pascoli lega queste poesie alla decisione di ricreare con la sorella Maria il nido familiare in Toscana, dove si trasferiscono definitivamente. Nei Canti di Castelvecchio troviamo soprattutto il paesaggio della Garfagnana, della lucchesia → si cambia titolo, è un’altra fase: questa poesia nasce soprattutto dalla ricreazione del nido La continuità con la prima raccolta è dovuta dal ritorno del tema funebre: questa è dedicata alla madre. Inoltre, il taglio delle poesie è di tipo impressionistico NOVITA’ Myricae è caratterizzata dal frammentismo, con forte impronta impressionistico-simbolica. Canti di Castelvecchio: poesia più ampia e più meditata, prevale di più l’aspetto riflessivo. Inoltre, compaiono altri temi: - Tema dell’eros e della sessualità negata - Riflessione religiosa - Il Pascoli astrale: poesie in cui troviamo il poeta intento a contemplare gli spazi cosmici: da qui nasce la riflessione sulla fragilità dell’esistenza umana “IL GELSOMINO NOTTURNO” Titolo: parte integrante del testo → leggendo solo il testo non capiremmo che si tratta proprio di un gelsomino. Taglio impressionistico-simbolico. Pascoli dichiara, nella prima edizione di questa raccolta: amico di Pascoli appena sposato, Gabriele Briganti, al cui figlio viene dato il nome di Dante Gabriele Giovanni: uniti il nome di un dio, di un angelo e di un uomo. La poesia rappresenta una vicenda parallela nell’arco temporale che va dalla sera all’alba: da un lato c’è l’impollinazione dei fiori da parte degli insetti notturni, nel giardino della casa del poeta, dall’altra l’intimità dei due coniugi mentre concepiscono il figlio. Deittico: indica la posizione di qualcuno o di qualcosa (“là”) TESTO Pascoli osserva i fiori notturni e pensa ai suoi cari defunti: sono apparse tra i vigurni le falene (precisione onomastica, terminologica). Da un pezzo hanno taciuto gli uccelli, soprattutto il verso delle rondini (silenzio). Soltanto là (indica la casa dove vanno a vivere i nuovi sposi) si sentono ancora i bisbigli (dei due sposi). → costruzione parallela: si continua a passare dalla casa del poeta a quella degli sposi: i nidi =metonimia: rappresenta i piccoli degli uccelli che dormono sotto le ali dei genitori, come gli occhi dormono sotto le ciglia. Dalla corolla dei gelsomini è esalato un profumo. Là in quella casa risplende una luce nella casa. Contemporaneamente spunta l’erba sopra le tombe (continuo accostamento tra vivi e morti). Casa Pascoli: un’ape che si è attardata nella raccolta del polline ronza, trovando già tutte le celle occupate. La Chioccetta (nome popolare della costellazione delle Pleiadi) va per l’aia azzurra (il cielo). Le stelle che compongono la costellazione sono paragonate ai pulcini che seguono la chioccia. Il 7. UNA POESIA DI MAGGIOR IMPEGNO IDEOLOGICO: I “POEMETTI” Testi pubblicati nel 1897, poi ripubblicati. Il poeta divide poi la raccolta in “Primi Poemetti” e “Nuovi Poemetti” Epigrafe all’inizio della raccolta: Paulo Maiora Canamus = cantiamo cose un po’ più grandi Questa espressione precedeva l’epigrafe delle altre due raccolte. → se da una parte cerca di riallacciarsi alla tematica bucolica delle altre due raccolte, dall’altra intende elevare il suo canto, trattare temi un po’ più importanti. Intento di una poesia più ambiziosa: testi più lunghi e articolati, riflessione ideologica più marcata. L’opera intende essere una celebrazione del mondo contadino, in particolare della piccola proprietà terriera, baluardo dei valori che la società moderna e industrializzata rischiano di far scomparire. Barberi-Squarotti definisce i poemetti un “romanzo georgico” (“Georgiche” di Virgilio: celebravano il lavoro dei campi e dei contadini) → gran parte delle poesie sono la descrizione di una famiglia rurale di Barga, colta in tutti i momenti caratteristici della vita contadina. La narrazione è articolata in veri e propri cicli, che traggono il titolo dalle varie operazioni del lavoro dei campi: La sementa, L’Accestire nei “Primi Poemetti”, La fiorita e La mietitura nei “Nuovi poemetti”. Questa raffigurazione della vita contadina si carica di scoperti intenti ideologici: il poeta, in nome dei principi che si sono esaminati, vuole celebrare la piccola proprietà rurale, presentandola come depositaria di tutta una serie di valori tradizionali e autentici, solidarietà familiare e affetti, laboriosità, bontà, purezza morale, semplicità, in contrapposizione alla negatività della realtà contemporanea. La vita del contadino, chiusa nelle dimensioni ristrette del podere e del “nido” domestico, scandita dal ritorno ciclico delle stagioni e dall’avvicendarsi sempre uguale del lavoro nei campi, appare al poeta come un rifugio rassicurante, un baluardo contro l’incombere di una realtà storica minacciosa. La rappresentazione della vita contadina assume quindi la fisionomia di un’utopia regressiva, nel senso che Pascoli proietta il suo ideale nel passato, in forme di vita che stanno scomparendo, travolte dallo sviluppo della realtà sociale ed economica moderna, in un processo ormai irreversibile. Regressione non solo anagrafica ma sociale: Pascoli idealizza il mondo agreste, dove in realtà c’era spazio anche per la miseria, lo sfruttamento, la ricerca dell’utile. Correlato al romanzo georgico è il TEMA DELL’EMIGRAZIONE: Pascoli esprime preoccupazione per tutti gli italiani che non riescono a restare in Italia, e questo lo spinge ad auspicare che quelli che non riescono a sopravvivere in Italia cerchino di ricreare la loro proprietà contadina nelle colonie. Pascoli si sofferma sugli aspetti più quotidiani, umili e dimessi di quel mondo, designando con minuziosa precisione gli oggetti e le operazioni del lavoro dei campi, ma anche questa precisione non ha nulla di naturalistico, di documentario: al contrario risponde all’intento, enunciato nel contemporaneo “Fanciullino”, di ridare la sua vergine freschezza originaria alla parola, per esprimere una stupita meraviglia dinanzi alle cose. Il poeta vuole mettere in rilievo quanto di poetico è insito anche nelle realtà umili, la loro dignità “sublime”, per cui le più consuete attività quotidiane della vita di campagna sono da lui trasfigurate in una luce di epos, mediante il ricorrere di formule tratte dagli antichi poeti, Omero, Esiodo, Virgilio: per esempio, la fanciulla Rosa è sempre accompagnata dall’epiteto “dalle bianche braccia”, che nell’Iliade viene attribuito alla dea Hera. 8) IL CLASSICISMO DI PASCOLI: I POEMI CONVIVIALI E I CARMINA I POEMI CONVIVIALI Testi in italiano. Escono nel 1904: data che simbolicamente conclude il decadentismo. Questi testi furono pubblicati singolarmente su una rivista che si chiamava Il Convito, curata da Alfredo De Posis, rivista che si fa portavoce degli ideali dell’estetismo → all’inizio si pensava che il titolo derivasse proprio dal “convito”. In realtà, il termine conviviale va messo in relazione con il desiderio da parte di Pascoli di recuperare un’antica tradizione della poesia classica, cioè quella di abbinare la poesia al banchetto. Nei poemi omerici ad esempio, spesso compare un aedo durante un banchetto, e questo inizia a cantare le gesta degli eroi (es: Odissea, Ulisse alla corte dei Feaci). Attraverso questi poemi, egli vuole riproporre nel mondo moderno quella cultura classica sorta alle origini della società occidentale, che egli tema vada perduta → ritorna il rifiuto e la critica della società moderna. Da qui partono i procedimenti di regressione anagrafica (Pascoli vuole ricostruire con la sorella il nido dell’infanzia) e sociale (il poeta celebra la piccola proprietà contadina). Altra regressione: storica-culturale → il poeta contrappone alla contemporaneità i miti e le storie antiche. Lo stile si innalza ulteriormente rispetto ai poemetti. Come epigrafe, è riproposto tutto il testo della 4° Georgica di Virgilio: Paula maiora canamus, non omnes arbusta iuvant umilesque myricae: lo stile e il tono di questa poesia si eleva, allontanandosi dalle piccole cose oggetto di interesse in Myricae.
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