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La poetica di Giovanni Pascoli, Appunti di Italiano

Una panoramica sulla vita e l'opera di Giovanni Pascoli, poeta italiano del Decadentismo. Si analizzano i temi ricorrenti della sua poesia, come la campagna, il nido, la morte e l'infanzia, e si evidenzia la sua visione del mistero come elemento fondamentale della realtà. Si approfondisce inoltre la figura del poeta fanciullino, capace di cogliere l'essenza ultima delle cose attraverso procedimenti irrazionali.

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 01/02/2024

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alice-bruni-5 🇮🇹

11 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La poetica di Giovanni Pascoli e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Pascoli nasce a S. Mauro di Romagna nel 1855, †Muore a Bologna nel 1912. Evento capitale che segnerà la vita e l’opera del poeta è la morte del padre, ucciso da mano ignota nel 1867. Esponente di spicco del Decadentismo italiano, Al centro della visione che il Pascoli ha della realtà vi è la presenza:  dell’ignoto  del mistero che, come del resto nel caso dei decadenti francesi, egli ritiene che sia al fondo stesso di ogni cosa.  N.B. Pascoli, ricollegandosi in certo qual modo a Rimbaud, ritiene che solo il poeta, per sua stessa natura, è in grado di cogliere, di intuire il senso ultimo delle cose, la presenza del mistero presente nel reale. L’esistenza stessa dell’uomo, il cosmo tutto è attraversato, secondo il Pascoli, da un insondabile e inspiegabile senso di mistero, di smarrimento. I. Campagna: Il tema più ricorrente della poesia pascoliana. Le liriche del Pascoli di primo acchito possono sembrare semplici bozzetti, descrizioni oggettive di scene o paesaggi rurali, in realtà, a una lettura più attenta e avvertita, quella realtà apparentemente oggettiva descritta dal poeta si rivela essere in tutto e per tutto trasfigurata dallo sguardo indagatore del Pascoli. La campagna è vissuta dal poeta in maniera del tutto soggettiva e irrazionale, spesso simbolista (per simbolismo vedi nota fotocopie su Decadentismo). Pag. 1 - Pascoli II. Nido: Altro tema ricorrente nella poesia del Pascoli, inteso come la famiglia, come l’ambiente famigliare, depositario di quei valori positivi andato irrimediabilmente distrutto dalla morte del padre, dall’irrompere, quindi, del male, della violenza del mondo nel nido degli affetti domestici. Il nido in Pascoli diviene il rifugio dove cercare protezione, scampo al male e al dolore del mondo esterno. III. Morti: Tema spesso ricorrente. Nelle liriche pascoliane, infatti, vi è una presenza quasi ossessiva della morte e dei morti, che chiaramente si ricollega a quella degli affetti famigliari andati smarriti e perduti per sempre a seguito della tragedia famigliare che colpì il poeta in tenera età. IV. Infanzia: Ultimo tema fondamentale, intesa come età della meraviglia, dello stupore, come dimensione esistenziale in cui realtà e fantasia si confondono. L’infanzia è per il Pascoli l’età in cui il confine tra realtà e fantasia, tra razionalità e irrazionalità non è ancora così netto e definito. In sintesi, si può dire che Pascoli è a tutti gli effetti un decadente in quanto inesorabilmente attratto dall’ignoto senso delle cose, dal misterioso fascino dell’irrazionalità. Con il Pascoli si comincia ad avere la percezione degli abissi della psiche umana; la sua poesia sfiora le profondità dell’animo umano cogliendone la parte più nascosta e inconscia. Pascoli ci dà una definizione precisa della sua poetica nella prosa nel 1897 intitolata Secondo il poeta, in ogni uomo c’è un fanciullino capace di meravigliarsi e di stupirsi di fronte alle cose del mondo, proprio come accadeva nel periodo dell’infanzia (età delle fantasia per eccellenza). Questa sensibilità tende a venir meno con l’età adulta, tranne che nel poeta che, quindi, viene identificato dal Pascoli con il fanciullino, cioè con colui che, a differenza degli altri suoi simili, ha mantenuto ben desto il fanciullino che è in tutti in noi. Il poeta fanciullino è colui che è capace di meraviglia, di stupore, ma soprattutto è colui che sa giungere all’essenza ultima delle cose, al mistero che è al fondo della realtà; è colui che sa cogliere le analogie e le arcane relazioni, corrispondenze fra le cose e i diversi piani di realtà. Nel fare ciò il poeta fanciullino segue procedimenti alogici (non logici) e irrazionali. La poesia pascoliana è irrazionale, alogica, è poesia pura senza alcun fine pratico Pag. 2 - Pascoli
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