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La Vita di Giovanni Pascoli: Trauma Familiare e Poesia Decadente, Appunti di Italiano

Biografia e analisi poetica di Giovanni Pascoli, noto poeta italiano. Esploriamo la sua infanzia traumatica, la sua fragile psicologia e la sua poesia decadente, caratterizzata dalla sintassi frantumata e dalla ricca simbologia. inoltre una panoramica delle influenze culturali e sociali che hanno influenzato la sua opera.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 16/10/2022

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Scarica La Vita di Giovanni Pascoli: Trauma Familiare e Poesia Decadente e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! LA VITA La giovinezza travagliata Giovanni Pascoli nacque nel 1855 a San Mauro di Romagna, da una famiglia della piccola borghesia rurale, di condizione abbastanza agiata. Famiglia patriarcale, molto numerosa: quarto di dieci figli. La vita del nucleo familiare venne sconvolta da una tragedia, destinata a segnare profondamente l'esistenza del poeta: 1867, mentre tornava a casa dal mercato di Cesena, il padre fu ucciso a fucilate. Al primo lutto in un breve giro di anni ne seguirono altri, in una successione impressionante. Giovanni era entrato nel collegio degli Scolopi ad Urbino, dove ricevette una formazione classica. Nel 1871, per le ristrettezze della famiglia, dovette lasciare il collegio, ma, grazie alla generosità di uno dei suoi professori, poté proseguire gli studi a Firenze, sempre presso gli Scolopi, dove terminò il liceo. Nel 1873, ottenne una borsa di studio presso l'Università di Bologna, dove frequentò la Facoltà di Lettere.In questi anni subì il fascino dell'ideologia socialista. Partecipò a manifestazioni contro il governo, fu arrestato nel 1879 questa esperienza fu traumatica e determinò il suo distacco dalla politica. Restò fedele anche in seguito all'ideale socialista, ma socialismo umanitario, che sosteneva la bontà e la fraternità fra gli uomini. Si laureò nel 1882. Iniziò poi la carriera di insegnante liceale, prima a Matera, poi dal 1884 a Massa. Qui chiamò a vivere con sé le due sorelle ricostituendo così idealmente il «nido» familiare che i lutti avevano distrutto. Il «nido» familiare La chiusura gelosa nel «nido» familiare e l'attaccamento morboso alle sorelle rivelano la fragilità della struttura psicologica del poeta, che, avendo subito dei traumi da bambino, cerca nel «nido» la protezione da un mondo esterno che gli appare minaccioso. A questo si unisce il ricordo ossessivo dei lutti e dei dolori, inibendo al poeta ogni rapporto con la realtà esterna. Questo inibisce il rapporto con I’altro dove si misura la maturità e la pienezza della persona: non ha avuto relazioni amorose, conduce una vita casta. C'è in lui il desiderio di un «nido», in cui esercitare la funzione di padre, ma il legame ossessivo con il nido infantile glielo rende impossibile. La vita amorosa ai suoi occhi ha un fascino torbido, è qualcosa di proibito e di misterioso, da contemplare da lontano. Le esigenze affettive del poeta sono soddisfatte dal rapporto con le sorelle, che rivestono una funzione materna. Il matrimonio di Ida fu sentito da Pascoli come un tradimento e determinò in lui una depressione. L'insegnamento universitario e la poesia Dopo il matrimonio di Ida andò ad abitare a Castelvecchio di Barga con la sorella Mariù. Trascorreva lunghi periodi lontano dalla vita cittadina che detestava, a contatto con il mondo della campagna che costituiva un Eden di serenità e pace. Una vita esteriormente serena, ma in realtà turbata da oscure angosce e paure. Ottenne molte cattedre in molte università. All'inizio degli anni Novanta aveva pubblicato una prima raccolta di liriche, Myricae (1891). Nel 1897 uscirono i Poemetti, nel 19031 Canti di Castelvecchio, nel 1904 i Poemi conviviali. Per dodici anni vinse la medaglia d'oro al concorso di poesia latina di Amsterdam. Negli ultimi anni volle gareggiare con Carducci e con d'Annunzio nella funzione di poeta civile. Al poeta schivo si affiancò il letterato ufficiale, che voleva diffondere ideologie e miti. Malato si trasferì a Bologna per le cure, ma si spense poco dopo, il 6 aprile 1912. LA VISIONE DEL MONDO La crisi della matrice positivistica La formazione fu positivistica, dato il clima culturale che dominava in quegli anni. Questo è visibile attraverso la precisione con cui usa la nomenclatura ornitologica e botanica, le fonti da cui trae le osservazioni sulla vita degli uccelli. Ma in Pascoli si riflette la crisi della scienza che caratterizza la cultura di fine secolo. Anche in lui insorge una sfiducia nella scienza come strumento di conoscenza e di ordinamento del mondo, al di là dei confini raggiunti dall'indagine scientifica, si apre l'ignoto verso cui l'anima si protende. Questa tensione non si concreta in una fede religiosa, ma resta nei limiti del messaggio morale di fraternità.Il mondo nella visione pascoliana appare disgregato. Le immagini non si compongono di un disegno unitario → si allineano in una percezione casuale. Tutto ciò ha riflessi sulla costruzione dei testi, sulle strutture logico-sintattiche e ritmiche, sulle parole scelte. Simboli Gli oggetti materiali hanno forte rilievo nella poesia: i particolari sono filtrati attraverso la visione soggettiva del poeta e si caricano di valenze simboliche, rimandano sempre a qualcosa che è al di là di essi. Anche la precisione botanica e ornitologica, pur avendo le sue radici nel rigore classificatorio della scienza positivistica, assume poi diverse valenze: il termine preciso diviene come la formula magica che permette di andare al cuore della realtà, di attingere all'essenza segreta delle cose. Dare il nome alle cose è come scoprirle per la prima volta. Percezione visionaria, onirica: il mondo è visto attraverso il velo del sogno e perde ogni consistenza oggettiva, le cose sfumano le une nelle altre, in un gioco di metamorfosi tra apparenze illusorie. La conoscenza del mondo avviene attraverso strumenti interpretativi non razionali che trasportano nel cuore della realtà: tra io e il mondo esterno non c’è distinzione. La sfera dell'io si confonde con quella della realtà oggettiva, le cose si caricano di significati umani. La visione del mondo pascoliana si colloca nella cultura decadente. POETICA Il fanciullino Da questa visione del mondo scaturisce con perfetta coerenza la poetica pascoliana, che trova la sua formulazione nel saggio ‘’Il fanciullino’’, pubblicato sul «Marzocco" nel 1897. Idea centrale: poeta coincide col fanciullo che si trova al fondo di ogni uomo: un fanciullo che vede tutte le cose «come per la prima volta», con ingenuo stupore e meraviglia. Dietro questa metafora del «fanciullino» si scorge una concezione della poesia come conoscenza prerazionale e immaginosa → radici nel romantico, ma che Pascoli piega in direzione decadente. Grazie al suo modo alogico di vedere le cose, il poeta-fanciullo, «senza farci scendere ad uno ad uno i gradini del pensiero» (ragionamento logico e procedimento della ricerca scientifica) ci fa sprofondare nell' «abisso della verità». L'atteggiamento irrazionale e intuitivo consente una conoscenza profonda della realtà, permette di cogliere l'essenza segreta delle cose. Il fanciullo scopre la trama di corrispondenze misteriose tra le presenze del reale che le unisce come in una rete di simboli e che sfugge alla percezione abituale. Il poeta appare come un "veggente", colui che può spingere lo sguardo oltre le apparenze sensibili. (visione decadente). La poesia ‘'pura" La poesia non deve avere fini pratici; il poeta non si propone obiettivi civili o morali. Tuttavia, la poesia, in quanto poesia spontanea e disinteressata, può ottenere effetti di utilità morale e sociale. Il sentimento poetico che da voce al «fanciullino placa gli odi e gli impulsi violenti che sono propri degli uomini, induce all'amore e alla fratellanza; placa il desiderio di accrescere i propri possessi che spinge gli uomini a sopraffarsi a vicenda. Nella poesia "pura" c’è un messaggio sociale, che invita all'affratellamento di tutti gli uomini. Questo rifiuto della «lotta tra le classi» si trasferisce al livello dello stile: ripudia il principio del classicismo che vuole una separazione tra ciò che è alto e ciò che è basso. La poesia è anche nelle piccole cose. Proponendosi sia come cantore delle realtà umili e dimesse (in particolare il mondo contadino), scoprendo il loro valore segreto ed elevandole alla dignità che loro compete, sia come celebratore delle glorie nazionali ed evocatore dei miti e degli eroi classici.
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