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Pascoli: La Vita e l'Opera di un Poeta Moderno, Sintesi del corso di Italiano

Storia della letteratura italianaBiografia di Autori ItalianiPoetica Moderna

Biografia e analisi della vita e dell'opera di giovanni pascoli, dalla sua iscrizione all'università di bologna fino alla sua carriera di poeta e intellettuale. La relazione di pascoli con giosuè carducci, d'annunzio, e la sua poetica, in particolare il concetto del 'fanciullino' e il suo saggio 'il fanciullino'.

Cosa imparerai

  • Che relazione aveva Pascoli con Giosuè Carducci e come influenzò la sua carriera?
  • Come il concetto del 'Fanciullino' è presente nella poetica di Pascoli?
  • Come Pascoli si riconcilia con d'Annunzio e come si esprime nella poesia 'Commiatto'?

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 20/06/2022

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beatrice-martino-5 🇮🇹

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Scarica Pascoli: La Vita e l'Opera di un Poeta Moderno e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! PASCOLI: nasce in Emilia Romagna nel 1855, 4 di 10 figli, in una famiglia di condizioni economiche discrete (padre amministratore di una grande tenuta nobiliare). Un evento che gli segnò l'infanzia fu la morte del padre il 10-08-1867, che venne ucciso da 2 sicari in un agguato sulla via Emilia, mandati da un signorotto locale che voleva sottrargli la sovrintendenza del latifondo: il delitto rimane impunito a causa di reticenze dai compaesani. Affronta altri lutti: sorella maggiore, madre e fratello. Per condizioni economiche prende le redini della famiglia il fratello, mentre lui da Urbino va a Firenze e le due sorelle vanno in convento. Pascoli si iscrive alla facoltà di Lettere di Bologna grazie a una borsa di studio dove insegna Giosuè Carducci e unisce studi classici a letture moderne. Spinto da Andrea costa, padre del socialismo rivoluzionario italiano, partecipa ad assemblee di gruppi socialisti e internazionalisti. Gli verrà poi ritirata la borsa di studio per aver fischiato al ministro dell'istruzione in vista dell'ateneo bolognese. Perde poi il fratello, e le condizioni economiche si aggravano quindi continua a frequentare le lezioni come libero uditore e riceve un appoggio da Carducci, che lo raccomanda come supplente al ginnasio di Bologna. Per un altra manifestazione di dissenso venne recluso per 3 mesi e dopo ciò, abbandona la politica. Le condizioni economiche migliorano grazie a una borsa di studio e vende la casa di san mauro. Fa il professore di latino e greco a Matera distante dalla famiglia e con difficoltà economiche. Poi si trasferisce a Livorno e affitta una villa in cui risiede con le 2 sorelle Ida e Maria per ricostruire il nido familiare perso nell'infanzia, provando senso di colpa per averle trascurate. La scrittura di poesia si intensifica e prende la forma di collaborazioni con riviste cui si affiancano testi scritti per occasioni liete come nozze di amici ( MYRICAE, raccolta di 22 testi nel 1891 per matrimonio di un amico, l'anno dopo viene arricchito con una tiratura più ampia destinata alla vendita. con questo, nasce la contorta amicizia con D'Annunzio che lo recensisce sul quotidiano IL MATTINO). Il rapporto con d'Annunzio è ambivalente e contorto, infatti oscilla tra stima e avversione per la paura di subire plagi da lui ( subiti nel romanzo di d'Annunzio L'INNOCENTE in cui era presenti riprese lessicali della poesia di Pascoli NOVEMBRE ancora scarsamente conosciuta). Pascoli sulla rivista IL MARZOCCO scrive un articolo chiamato UN FATTO PERSOALE, in cui traccia una caricatura del rivale facendo riferimento a una fotografia in cui d'Annunzio compare a cavallo vestito di rosso. I contatti si sospendono e si moltiplicano le manifestazioni di acredine da parte di Pascoli. Sarà poi D'annunzio a fare il primo passo verso la riconciliazione nella poesia COMMIATO in cui rivendica il loro affiatamento e le loro diversità. Negli anni 90 decolla la carriera di Pascoli con l'elaborazioni di volumi di editoria scolastica, scrivendo per il MARZOCCO riflessioni di poetica edite poi sotto il titolo de IL FANCIULLINO, terrà conferenze su dante leopardi e Manzoni e pubblica saggi critici. Nel 1895 avviene una svolta nella vita privata: la sorella Ida si fidanza e poi si sposa, determinando la rottura del nido famigliare. Per Pascoli è un grande turbamento, ma d'altronde si chiede perchè l'amore fraterno con la sorella Maria impedisce ad entrambi di avere amori personali, ponendosi troppo presto come suo padre. Pascoli chiese infatti in segreto di sposare una cugina Maria li mette contro e il matrimonio non avviene. Affitteranno insieme una villa solitaria a contatto con la natura: la casa di CASTELVECCHIO DI BARGA, che diventa per Pascoli il rifiuto più caro in cui risedere fin quando non l'acquistò. Qui compone i poemetti dedicati a Maria e pubblicati nel 1897. Nel 1895 riesce a diventare professore di greco e latino a Bologna e po' di letteratura latina a Messina, trasferendosi in Sicilia con la sorella e poi insegnerà letteratura italiana a Bologna per ricoprire la cattedra di Carducci, inizialmente è esitante per il rapporto con il maestro, ma poi accetta. Verso la fine della sua vita è sollecitato a intervenire nella vita pubblica italiana nel ruolo di intellettuale che si pone a guida della società e che esalta figure da imitare (POETA-VATE), scriverà poesie di tipo risorgimentale e poi terrà un discorso pubblicato LA GRANDE PROLETARIA SI E' MOSSA in cui giustifica la guerra coloniale in Libia. Il socialismo libertario giovanile si trasforma in una sorta di socialismo patriottico che sconfina nel nazionalismo, perchè nel discorso la lotta di classe viene trasformata in lotta tra le nazioni e sostiene il diritto d stati proletari a trovare una terra in cui mandare con sicurezza i propri figli. Nel 1912 muore e la sorella ne custodisce i libri e le carte nella casa di Castelvecchio. Tutte le inquietudini e le tensioni, le ambivalenze e contraddizioni che percorrono la vita di Pascoli trovano modo di esprimersi in forme nuove sul piano simbolico e linguistico. IL FANCIULLINO: Il saggio esce a puntate sulla rivista IL MARZOCCO nel 1897 e viene poi ampliato e inserito nella raccolta Pensieri e Discorsi del 1907, esponendo la sua poetica, quindi le sue idee su cosa sia le poesia e su quali siano i compiti del poeta, procedendo con eloquenza appassionata e con immagini simboliche, delineando una concezione di poesia come ATTIVITA' NON RAZIONALE, SPONTANEA, CHE NASCE DALLA FANTASIA E DALL'IMMAGINAZIONE. Usa il simbolo del Fanciullino, colui che guarda al mondo in modo ingenuo, come se guardasse ogni cosa per la prima volta e, grazie all'intuizione spontanea, sa immaginare e cogliere aspetti inconsueti della realtà senza i condizionamenti della ragione. Questa creatura è presente in ogni persona ( infanzia-bambino, adulto-disparte per lo sguardo razionale sul mondo e modi di esprimersi in modo serio senza immaginazione). Il fanciullino nell'adulto può riemergere tramite reazioni spontanee e imprevedibili, e ha qualità come la capacità di vedere, assumendo punti di vista inediti e portando in primo piano particolari aspetti apparentemente insignificanti, e il dare il nome alle cose, contribuendo all'opera creatrice di dio e scoprendo affinità e legami tra le cose. Se non nominasse le cose, gli uomini non riconoscerebbero le peculiarità delle cose e nemmeno i loro significati. Questa è una fanciullezza non realistica ma IDEALE, che rappresenta l'infanzia stessa del mondo, l'età antica in cui c'era un rapporto spontaneo e immediato tra uomo e natura, e conosce le verità più antiche del mondo riferendole in una forma semplice che è quella propria della vera lingua poetica, senza tempo ed universale. Sebbene il fanciullino sia presente in tutti, solo il poeta è in grado di conservarne davvero lo spirito e di dargli voce attraverso la poesia, che è stato di illuminazione interiore e che dipende dalla capacità del soggetto di cogliere un particolare dettaglio. Il fatto che il poeta volga la sua attenzione agli oggetti + comuni non implica che egli sia un uomo ingenuo o incolto, Pascoli assume infatti una posizione polemica nei confronti della tradizione letteraria, appesantita dalla mania dell'accademismo, della retorica e della forma fine a se stessa. Nella poesia CONTRASTO, pascoli distingue l'artista dal poeta: il primo plasma in modo sublime la materia informe ma la sua virtù finisce nella capacità decorativa esteriore, mentre il secondo è colui che comprende come l'oggetto più umile possa rivelarsi qualcosa di molto prezioso, e per far avvenire ciò occorre uno sguardo attento e l'ARTE DEL TOGLIERE, per cui il poeta conosce il patrimonio retorico ma RINUNCIA AGLI ORNAMENTI INUTILI e si limita a comunicare ciò che il suo fanciullino interiore gli suggerisce. Pascoli prende quindi le distanze da coloro che abbelliscono i testi per esibire le proprie doti artistiche e da coloro che in poesia assumono pose infantili per il vezzo retorico. La poesia, inoltre, non deve perseguire nessuno scopo pratico o sociale, perchè è UTILE DI PER SE STESSA, per il solo fatto di esistere. Il poeta, quando non si atteggia a oratore o a demagogo e si limita a riferire ciò che gli suggerisce il fanciullino, contribuisce in modo eccellente alla formazione morale e sociale degli uomini perchè ispira loro costumi buoni e civili. L'immagine dello stupore infantile e l'attenzione per gli oggetti semplici non devono far pensare a una concezione democratica della poesia: pascoli crede che tutti possano comprendere la poesia, ma solo pochi ( i veri poeti), sono in grado di far rivivere dentro di sè il fanciullino e darli voce. COn d'Annunzio, entrambi rivendicano il ruolo del poeta come mediatore indispensabile per l'interpretazione del mondo e la formazione dell'uomo, ma in d'annunzio il superuomo esibisce in modo perentorio la propria eccellenza, mentre il fanciullino usa toni modesti e antiretorici. LE MYRICAE: Nello studio della casa di Castelvecchio ci sono 3 scrittoi dedicati alle poesie italiane, latine e alle pagine critiche sulla divina commedia, per cui poteva svolgere i parallelo lavori diversi, intrecciando temi e riflessioni. Le raccolte non sono tappe isolate di un percorso cronologicamente scandito ma sono parte di un processo ininterrotto in continua rielaborazione. Le MYRICAE sono una raccolta di poesie apparentemente semplici, dedicate a piante, animali, abitudini modeste della vita di campagna, tutto pervaso di ombre, oggetti ricorrenti, parole chiave e suoni che si caricano di significati segreti e rivelano allusioni al dolore e agli interrogativi profondi del poeta. Escono nel 1891 per le nozze di un amico, e sono 22, ma poi riescono nel 1903 di 156 poesie. Il titolo è ispirato a un verso di Virgilio, in cui il poeta latino dichiara di volersi allontanare dal tema agreste per trattare un argomento più alto. Il verso, collocato come epigrafe alla raccolta, viene privato da pascoli del NON iniziale e di OMNES, e assume il significato opposto: le myricae/tamerici, piante comuni, piacciono e sono apprezzate, così come la vita umile di campagna che rappresentano. Il fatto che Pascoli consideri oggetto di poesia realtà ordinarie e semplici e quindi la semplicità delle sue poesie è solo apparente, perchè proprio gli oggetti più comuni possono alludere a temi generali che riguardano l'esistenza umana, la presenza del male e il mistero della morte. Per questa raccolta non ci si può accontentare del significato letterale, ma è necessario usare uno sguardo allegorico, come e si parlasse di due discorsi paralleli, un po' generato dal dato letterale del testo e l'altro da ciò a cui esso allude. Questo è dovuto alla presenza di parole chiave, ripetizioni di suoni e situazioni ricorrenti che mandano simbolicamente ai temi del mondo pascoliano ( morte, solitudine, dolore senza spiegazione), quindi serve uno sforzo interpretativo da parte del lettore. Alcune immagini hanno una valenza precisa e sono simboli ricorrenti perchè il legame tra oggetto e idea si ripropone identico e resta sempre inalterato ( nido=luogo privilegiato degli affetti/siepe=barriera necessaria tra sè e la realtà esterna), mentre altre assumono significati diversi a seconda dei contesti ( sera0 quiete o morte). La natura è vista come fonte di serenità ma anche misteriosa e carica di inquietudini ( ricorrenza di fenomeni naturali minacciosi). Anche l'io lirico offre un immagine di sè non univoca, a volte come padre ( per il nido), e altre come un bambino segnato dal dolore. Ugualmente, i familiari morti sono figure desiderate e rimpiante ma da cui il poeta non riesce a liberarsi. In Pascoli affiora spesso il senso di colpa di essere sopravvissuto alla morte dei familiari, la regressione dell'io lirico verso l'infanzia è sia desiderio di recuperare gli affetti ma anche tentativo di fuga dal presente. La madre è un vero e proprio
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