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Vita e Opere di Giovanni Pascoli: Biografia e Poesia, Schemi e mappe concettuali di Italiano

Literature of the 19th centuryNaturalism in LiteratureSymbolism in LiteratureItalian Literature

Biografia di Giovanni Pascoli, nato a San Mauro di Romagna in una famiglia agiata, e suo percorso accademico e letterario. Discussione sulle sue opere, tra cui 'Myricae', 'Castelvecchio' e 'Poemetti', e tematiche come l'infanzia, la poesia come consolazione, la natura e la morte.

Cosa imparerai

  • Che anno è nato Giovanni Pascoli?
  • Come è descritta la figura di Pascoli nella sua poesia?
  • Che opere sono considerate le più importanti di Pascoli?
  • Che temi tratta la poesia di Pascoli?
  • Come ha iniziato la carriera accademica di Pascoli?

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 04/02/2022

symveleion
symveleion 🇮🇹

4.5

(34)

147 documenti

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Scarica Vita e Opere di Giovanni Pascoli: Biografia e Poesia e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! Pascoli Vita - Nasce nel 1855 a San Mauro di Romagna in una famiglia agiata - Riceve molto affetto e sta a contatto con la natura - Il padre lo manda a studiare dai padri Scolopi, ecclesiastici eruditi - Il padre muore, ma non si trova il colpevole - Catena di lutti (sorella, madre, fratello ) = orfano e povero - Risultati scolastici scarsi, ma vince concorso e borsa di studio - Facoltà lettere Bologna, conosce Carducci - Non frequenta corsi = borsa di studio revocata - Ambienti socialisti, manifestazioni in piazza, arrestato - Nuova borsa di studio grazie a Carducci - Professore di Lettere latine e greche - Trasferito a Massa dove riunisce la famiglia, il “nido” - Legame famigliare totalizzante - Quando la sorella si sposa si dispera: nido violato - Nel 1891 esce Myricae - Università di Bologna - Al lavoro affianca studio e poesia - Casa di Castelvecchio, rifugio, vita rurale - Nel 1912 muore a Bologna di cancro PROSA Due volumi : Pensieri di varia umanità (fanciullino, inizialmente nel Marzocco) Pensieri e discorsi FANCIULLINO E POESIA 1897, nel Marzocco. Poeta è: fanciullino, sensitivo, preveggente: capisce misteri con percezioni. Adulto = razionale vs Fanciullino = irrazionale Rimane in adulto ma soffocato dalla ragione (tranne nei poeti) Poesia è consolazione e pacificazione => funzione sociale di poeta come vate Interpretazioni: E. Sanguineti = piccolo borghese G. Agamben = continuità tra posizioni pascoliane linguaggio dell’arte Non è adulto che teme la morte ma fanciullino C’è duplicità e ambiguità: è bambino, ma adulto lo deve suscitare Alternativa al superuomo d’Annunziano Fanciullino: conosce senza sapere Adulto: più conoscenza, ma meno spontaneità (colpa anche di tecnologia) Momento necessario tra 1800 e 1900: ultimo dei classici e primo dei moderni Scopo poesia: allontanare dall’uomo l’infelicità, svelare verità Poesia e fanciullo mostra bellezza di piccole cose Simbolismo: legami attraverso analogia Scavare realtà: onomatopee, fonosimbolismi e termini tecnici. Diverso da altri poeti decadenti OPERE Myricae Prima raccolta, 1891 Diverse edizioni (da 22 testi, a 156 del 1900) Frammentismo e l’impressionismo: insieme di impressioni sog. e particolari ogg. Impressioni: carattere simbolico Linguaggio è innovativo I canti di Castelvecchio 1903 , dedicati alla madre Castelvecchio è un paese a Lucca dove Pascoli viveva con la sorella Maria Modello naturalistico: trascorrere delle stagioni, Modello familiare: ccisione impunita del padre Alternanza di vita e di morte Recupero dei canti leopardiani ( ricordanza e rapporto uomo-natura) Lingua strumento per raggiungere sublime dal basso e dall’alto Nella seconda strofa i lampi lontani preludono al temporale. La luce è diffusa perché il cielo è velato. Il “frù frù fra le fratte” è una onomatopea il rumore fra cespugli e arbusti del bosco di notte. Anche qui è presente il cullare. Nella terza e ultima strofa si vedono le vette e su di loro c’è un sospiro di vento. I sistri sono strumenti di lamine metalliche che si facevano suonare in alcuni riti religiosi orientali, in particolare nell’antico Egitto. È presente l’elemento della sovrannaturalità nelle corde che non servono più. Le cavallette sembrano con il loro suono scuotere i sistri d’argento. Sono presenti sensazioni: nella prima strofa sono presenti sensazioni visive presenti con le metafore come “soffi di lampi” , ma questa impressione visiva si materializza in qualcosa che non è possibile percepire solo dalla vista, ma anche dal corpo. Nella seconda strofa ci sono sensazioni uditive, ma nel terzo verso “sentivo” è un sentimento interiore e non uditivo. Nella terza strofa ci sono sensazioni uditive e sensazioni visive attraverso metafore come “sospiro di vento”. Questa poesia si trova verso la fine e viene composta mentre stava già componendo altri poemetti. È una poesia molto concentrata sui suoni e sul simbolo, per questo questa poesia è emblematica del simbolismo pascoliano. Pascoli in realtà non ha letto i simbolisti, non era interessato al confronto con gli autori, probabilmente lui risente proprio del clima artistico, letterario, poetico e pittorico di questo periodo, c’è un’atmosfera e ci sono elementi condivisi. Qui le emozioni e i sentimenti sono appena accennati. Pascoli fa una rivoluzione inconsapevole del linguaggio, come dice De benedetti. Infatti, Pascoli sceglie il novenario, come se davvero fosse una rivoluzione inconsapevole. Non sono presenti gli enjambement che sono una figura retorica molto comune. La sintassi è elementare, da idea di semplicità ma ha una costruzione interna data dal ritmo, suono, musica, rime. Il lampo e la morte del padre (Myricae) Nella prefazione dell’edizione del 1894, Pascoli inserì questi versi. È una ballata di endecasillabi. Il lampo è la rappresentazione istantanea, impressionistica, un’immagine unitaria, il lampo che attraversa la notte scomposta in dettagli più minuti. La campagna viene illuminata dal lampo. Il lampo può essere quello di un temporale ma è anche il lampo di quel momento in cui il padre di Pascoli fu colpito dal fucile. È una poesia breve, un frammento istantaneo di quel momento. Questa poesia inizia con “e”, e anche nel tuono inizia con “e”, come se la poesia ponesse di fronte un discorso interiore. Queste due poesie nell’insieme costituiscono una sorta di dittico sia per il tema sia per la forma (può essere però anche un trittico con il temporale, sono tre componimenti però in due sezioni diverse perché il lampo e il tuono sono nelle tristezze, mentre il temporale in campagna). Gioanola nota come la terra abbia l’aggettivazione che richiama l’aggettivazione del parto, quasi una donna che partorisce (ansante, livida, in sussulto). La casa appare come una sorta di unica realtà positiva in questo orizzonte e in questo paesaggio minaccioso. Tutta la poesia è una poesia visiva l’unico rumore che si potrebbe sentire è il tumulto che però è tacito e silenzioso. In questa poesia è presente una costruzione nominale i verbi sono pochissimi e brevi (si mostrò, apparì e sparì, si chiuse). Il resto è costruito con una tecnica impressionistica di particolari visivi alcuni contrastanti l’uno con l’altro in stile nominale. La punteggiatura ha una funzione ritmica. Si apre uno scenario tragico e inquietante. Alla luce del lampo si mostra l’aspetto della terra e del cielo scossi dalla tempesta e appare anche la visione della casa bianca paragonata ad un occhio che si apre nel buio. La casa appare e sparisce e diventa un occhio: sembra un occhio che si apre e si chiude, come lo sguardo, gli occhi del padre. È un quadro che ci dà la capacità di intrecciare la parola e usare la sintassi, l’aggettivazione e a restituire un’immagine e per questo si parla di stile impressionistico pascoliano. In questo teso è presente la paratassi che accosta brevi proposizioni fra loro indipendenti. Gli aggettivi del paesaggio hanno una forza espressionistica: rappresenta ciò che il padre vide nell’istante della morte, il lampo è quello della fucilata che l’uccise, l’occhio è quello del morente. Anche nella poesia X agosto “Restò negli aperti occhi un grida” evoca la morte del padre. Il tuono (Myricae) È una ballata di endecasillabi. Anche in questa poesia, come nel “il lampo e la morte del padre” è presente l’inizio “e”. Anche in questa poesia all’inizio è presente la notte nera. La conclusione però è diversa: dà un senso di consolazione. Il moto della culla, l’evocazione del nido, costituisce la consolazione, la barriera al nulla della notte. In questa poesia sono presenti prevalentemente sensazioni uditive con l’uso del fonosimbolismo: scelta e uso di suoni (ad esempio rimbombò, rotolò, rimbalzò). Questa poesia va letta insieme al lampo, infatti è possibile mettere insieme l’impressionismo visivo del lampo con l’impressionismo sonoro del tuono. Quindi, questa poesia è una sorta di completamento del lampo. Inoltre, nel lampo c’è un climax, nel tuono un anticlimax. Infine, nel lampo è presente una conclusione perturbante, invece nel tuono c’è una conclusione rassicurante con il canto della madre e il cigolio e il moto della culla che consola il bambino. C’è un uso dell’enjambement che non serve a creare pause di riflessione ma a restituire l’andamento del suono. Ci dà la capacità di restituire un’immagine, e per questo si parla di stile impressionistico pascoliano. Questa poesia è un susseguirsi di sensazioni uditive. Il gelsomino notturno (Canti del Castelvecchio) Fu pubblicata nel 1901 per le nozze di Gabriele Briganti (amico di Pascoli). È una poesia d’occasione: nata da una circostanza esterna e dall’intenzione di onorare il dedicatario. Pascoli spesso radica i suoi testi in episodi di realtà e li traduce in un linguaggio di simboli. 6 quartine di novenari. Pascoli narra di piccoli eventi naturali che accadono durante la notte dalla sera fino all’alba e questo allude alla vicenda d’amore degli sposi dal quale nascerà un figlio al quale verranno imposti i nomi: Dante Gabriele Giovanni (i primi due in omaggio al poeta Dante Gabriele Rossetti, l’ultimo in omaggio a Pascoli). Il tema erotico è oggetto del gelsomino notturno. In questa poesia si crea un parallelismo tra il gelsomino notturno che viene fecondato durante la notte, e la prima notte di nozze che lascia presagire la nascita di una nuova vita. Quindi il ciclo di fecondazione naturale è assimilato alla prima notte d’amore dei due sposi. Questa poesia mostra il simbolismo pascoliano costruito con una serie di immagini e sensazioni del mondo notturno e naturale. Questa trama è basata sull’alternanza: si alternano immagini visive (farfalle, stelle, fiori, casa), sensazioni uditive (pigolio, bisbigli, gridi, sussurri), sensazioni olfattive (odore dei fiori associato a quello delle fragole). Invece lo spazio alterna: luoghi esterni (vento, campagna notturna) e luoghi chiusi (casa, fosse, celle dell’alveare). In questa poesia è presente la donna bionda e la donna bruna che riproducono l’opposizione tra la donna angelo e della donna demone. L’amore è rischio di corruzione e di morte, infatti con il desiderio di esplorare la realtà e di confrontarsi con la vita Rachele ha odorato il fiore e provoca la malattia e la morte. Nebbia (Canti di Castelvecchio) La lirica compare per la prima volta su una rivista, “Flegrea”, nel 1899. Viene poi inserita nei “Canti di Castelvecchio” nel 1903. nel componimento Pascoli si rivolge alla nebbia personificata , chiedendo di nascondergli ciò che è lontano nel tempo (le cose passate ) e nello spazio (le cose lontane ) perché provocano dolore  la nebbia non è descritta oggettivamente (come ad esempio in San Martino di Carducci) ma assume un significato simbolico diventando una barriera difensiva che il poeta pone fra se è il mondo esterno per essere protetto dall'ignoto e dalla morte, e per far sì che lui riesca a vedere soltanto ciò che è vicino, le poche cose umili e rassicuranti che appartengono al nido (la casa , il giardino , le piante , il cane ) e quindi portandogli serenità. la vita viene vista in modo negativo. Per quanto riguarda le figure di morte , in un primo momento la morte, come ricordo doloroso è negativa; alla fine della poesia la morte risulta l'unico spiraglio che la nebbia permette di intravedere: è quel pezzo di strada che un giorno il poeta dovrà fare al rintocco della campana che allude all'ultimo viaggio del poeta verso il cimitero dove troverà la pace: “che un giorno ho da fare tra stanco don don di campane…”. Tutte le figure di morte sono associate ad altre immagini di solitudine e tristezza tra cui: la solitudine associata alla strada, che percorrerà quando morirà; il cipresso che è “là” solo e dentro all’orto come il poeta e l’immagine del cane che riposa, simbolo di fedeltà che in questo caso “sonnecchia” rappresenta la morte vista come figura di un sonno eterno. L’unico desiderio che emerge dal punto di vista del poeta è il rinchiudersi in un “nido” isolato dal violento mondo esterno e in questa solitudine lasciarsi morire. Tutte le 5 strofe iniziano con la frase: “Nascondi le cose lontane”; in questa espressione il poeta ci fa intendere che tutti gli elementi che devono stare lontani sono negativi. riguardo il lessico utilizza termini semplici e quotidiani ma anche vocaboli aulici e danteschi. Anche in questa poesia è presente simbolismo: la valeriana è il simbolo dell'oblio, la siepe e il muro Dell'Orto sono simboli di protezione dal mondo esterno , il cipresso è l'immagine della morte, il cane rappresenta la fedeltà e affetti domestici, la metafora “aeree frane” per indicare il tuono è molto forte e rimanda ad apocalissi cosmiche. la percezione del poeta va oltre alla realtà e arriva al simbolismo le continue ripetizioni danno il ritmo. Il ritmo è continuamente spezzato dalla punteggiatura, pause, enjambements. I versi utilizzati nella poesia si ripetono in tutte le cinque strofe: il primo, il secondo, il terzo e il quinto verso di ciascuna strofa sono quattro novenari, il quarto verso un ternario ed infine il sesto è un senario. Questi versi che si ripetono sia dal punto di vista della metrica sia dal punto di vista delle rime (ABCBCA), danno alla poesia un ritmo cantilenante. LINGUAGGIO Gianfranco Contini (filologo) introdusse una critica letteraria per quanto riguarda il linguaggio. Egli ritiene che Pascoli trascende il modulo di lingua che ci è noto alla tradizione letteraria, si tratta di una poesia translinguistica (trans, che va al di là) o cislinguistica (cis, che resta la di qua), è un fenomeno fuori dal normale. Sono presenti onomatopee, termini tecnici (tecnicismi) che a volte sono in funzione espressiva, altre hanno un aspetto nomenclatorio. Pascoli vuole riprodurre il color locale: in modo particolarissimo nelle poesie ispirato alla vita di Castelvecchio, ma anche nel poemetto Italy, l’emigrante che ritornando in Lucchesia dagli stati uniti parla un linguaggio che risulta l’insieme di americano e italiano con il dialetto toscano. Secondo Gianfranco Contini, è presente un’altra variante detta color locale d’occasione: Pascoli si può dire che faccia mente locale anche linguisticamente, ad esempio innanzi ad una situazione della guerra d’Abissinia (conflitto che si concluse con l’indipendenza di Etiopia), utilizza, termini specifici, etiopici, tra cui nomi propri, e quindi risultano estranei al linguaggio quotidiano. L’uso poetico dei nomi propri caratterizza il parnassianesimo (poetica della scuola del parnaso fiorita in Francia), e l’amore che Pascoli ha per questi stilemi, si può iscrivere sotto la definizione più generale, meno legata ad un’epoca, di alessandrinismo (gusto per una poesia raffinata ed erudita pratica nella tarda antichità greca: età ellenistica o “alessandrina”). Parnassianesimo e Alessandrinismo è l’abbondanza di un linguaggio antiquario tipica dei poemi conviviali. Quella di Pascoli dunque è una lingua speciale, rara, preziosa. TEMI EROTICI Giacomo de Benedetti dice che il paradosso in Pascoli è che battezza un certo numero di cose, come la natura minuta e vicina, spettacoli della natura in grande, osservati sulla scala cosmica negli spazi dei mondi e delle stelle, sentimenti che rimangono nella sfera del quotidiano, ma non trova mai parola per battezzare se stesso. Per dare una motivazione del perché di questa assenza dell’uomo, si è aspettato il Pascoli sul traguardo dell’amore: uno dei luoghi dove da un uomo a un uomo pare più facile riconoscersi, e si è concluso che nel silenzio della tematica amorosa era la chiave di quella inafferrabilità. Pascoli è un poeta limitato e evasivo perché sordo all’amore. Nei canti leopardiani, pascoli legge una fuga dell’amore adulto, un ritorno all’amore infantile. Pascoli ha condiviso che quelle regressioni possano diventare temi importanti. Ad esempio, una grande poesia è il Gelsomino notturno con la regressione psicologica. Nel Gelsomino notturno, Pascoli mostra la figura di uno spettatore che guarda dall’esterno la casa dove un amico ha portato la sposa nella notte nuziale. La scena inizia nell’ora in cui egli pensa ai suoi cari e quel rimpianto di orfano lo riporta a tenerezze infantili. L’orfano ha ritrovato in se il bambino, ha appropriato la regressione all’infanzia. Il Gelsomino notturno riguardo la metrica è scritto in quartine di novenari, dove i primi due versi cantano con inflessione, gli ultimi due versi, invece hanno una differente intenzione e un potere evocativo del melos (melodia, ritmo, musicalità). Nei primi due versi delle quartine ci sono immagini provocatrici, l’odore di fragole rosse che si esala dai calici aperti e il crescendo dell’orgasmo come un volo impazzito.
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