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Giovanni Pascoli: vita, opere e poetica, Sbobinature di Italiano

La vita, le opere e la poetica di Giovanni Pascoli, uno dei più importanti esponenti del decadentismo italiano. Si parla della sua formazione, delle sue ideologie politiche e della sua visione del mondo. Inoltre, si analizza la sua produzione letteraria, il suo linguaggio e la sua poetica. Si fa riferimento anche al trattato Il fanciullino.

Tipologia: Sbobinature

2022/2023

In vendita dal 08/11/2023

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alessia-sss 🇮🇹

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(1)

15 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Giovanni Pascoli: vita, opere e poetica e più Sbobinature in PDF di Italiano solo su Docsity! Giovanni Pascoli Giovanni Pascoli è uno dei più importanti esponenti del decadentismo italiano. Nasce il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna in una famiglia della piccola borghesia, patriarcale e molto numerosa. Per volere, dei genitori lui e i suoi fratelli si scrivono nel collegio dei padri Scolopi a Urbino. Vive una vita relativamente serena fino a quando, il 10 agosto 1867, il padre viene assassinato. Non si scoprì mai il colpevole, ma probabilmente è stato qualcuno che ambiva alla sua posizione lavorativa. La morte del padre segna molto Pascoli, anche perché dopo la sua morte dovette lasciare il collegio. Ma non sarà l'unico lutto che vivrà, infatti successivamente muoiono anche la madre, la sorella maggiore e il fratello. Successivamente vince una borsa di studio grazie alla quale inizia a studiare lettere all'università di Bologna. Qui segue le lezioni di Giosuè Carducci. In questo periodo si avvicina a ideologie anarchiche e socialiste, e che erano molto diffuse tra gli intellettuali in questi anni, che rifiutavano la società borghese e capitalistica. Partecipa a diverse manifestazioni e proteste, a causa delle quali venne arrestato. Questa esperienza fu per lui un grande trauma, ma venne assolto grazie alla testimonianza di Carducci. Successivamente si laurea e con una tesi sul poeta greco Alceo, e inizia a insegnare. A un certo punto della sua vita va a vivere con le sorelle Ida e Maria nel tentativo di ricostruire il nido familiare, distrutto dalla morte del padre. Tuttavia si rivela un rapporto malato, in quanto vi è un reciproco controllo sulla vita sentimentale dell'altro; infatti quando Ida si sposa Pascoli è come se si sentisse tradito dalla sorella, che in questo modo stava distruggendo il nido familiare che lui era riuscito a ricostruire. Negli anni tra il 1885 e il 1897 Pascoli pubblica Myricae, e successivamente i Poemetti. Nel 1905 sostituisce Carducci come insegnante di letteratura a Bologna. Nelle ultime raccolte, Pascoli si avvicina al nazionalismo. Pubblica infatti La grande proletaria si è mossa, trattato politico nel quale sosteneva la guerra di Libia del 1911, perchè secondo lui l'Italia era come una proletaria e quindi aveva bisogno di avere più territori. Muore nel 1912. Visione del mondo: Pascoli ha una concezione pessimistica del mondo, della natura e della condizione umana. È convinto che il mondo sia fatto di sofferenza, e nonostante si sia formata in un clima positivista è scettico nei confronti del progresso e della scienza. Inoltre si riteneva agnostico. Perciò, non riuscendo a trovare conforto nella religione e nella scienza, trova conforto in alcune discipline che stavano nascendo in questo periodo e che indagano l'uomo: nell'antropologia, nella sociologia e nella psicologia. Inizia quindi a leggere autori come Schopenhauer, dal quale sarà molto influenzato dopo aver letto Il mondo come volontà e rappresentazione. Infatti, proprio come lui, Schopenhauer riteneva che il dolore è una condizione inevitabile nella vita dell'uomo. Inoltre, Pascoli crede che il cosmo sia pervaso da un'energia vitale in perenne mutamento. E questa convinzione provoca in lui due sentimenti contrapposti: da una parte si sente angosciato e impotente di fronte all'incertezza della vita, dall'altra questo gli permette di capire che tra gli esseri viventi esistono delle corrispondenze, e che quindi sono tutti accomunati dallo stesso destino. L'unica certezza per Pascoli è la morte, che è un tema ricorrente sia nella sua produzione che nella sua vita. Pascoli, così come Leopardi parlava di social-catena, è convinto che questo stato di angoscia e di sofferenza si possa superare se ci si aiuta l'un l'altro. Compito della poesia: secondo Pascoli, la poesia permette di cogliere il segreto delle cose. Così come il superuomo dannunziano coglie la realtà e la comunica agli altri, diventando una guida per il popolo, il poeta di Pascoli coglie il vero senso delle cose. Inoltre, sappiamo che Pascoli era anche un grande critico letterario. Infatti, ha scritto saggi su Dante, Leopardi, Manzoni, Petrarca. (critica Leopardi perché nel Sabato nel villaggio dice che la ragazza aveva un mazzo di rose e viole, ma in realtà sono fiori che fioriscono in due periodi diversi) Linguaggio: la sintassi è franta, ciò significa che quando scrive va spesso a capo. Inoltre, con Pascoli si parla di linguaggio pregrammaticale, poiché le frasi sono spezzate e la grammatica è inesistente e spesso non ci sono nessi tra le parole, ma anche postgrammaticale, poiché usa termini tecnici e specifici, in quanto pensa che per capire a fondo la realtà bisogna indicare le cose con il nome specifico. Usa figure retoriche come la sinestesia, la metafora e l'analogia (Ungaretti: metafora senza fili) e le onomatopee. Utilizza il Fonosimbolismo: i suoni assumono un valore simbolico di per sé stessi senza rimandare al significato della parola. Attraverso le lettere riesce ad esprimere un concetto. (un suono ha un valore simbolico, significa qualcosa di specifico, indipendentemente dalla parola di cui fa parte). esempio: Pascoli scrive poesie di buon augurio (ad esempio per i matrimoni). Nel gelsomino notturno per esempio, che è una poesia dedicata a due amici che si stavano sposando, Pascoli augura agli sposi un matrimonio propizio, cioè si augura che nasca un bambino. Nel corso della poesia si ripetono sempre le lettere L e A, che se vengono accostate formano la parola LÀ. Ciò significa che questo rito di fecondazione avviene lontano da lui, è qualcosa di estraneo per lui, poiché non si è mai sposato anche se avrebbe voluto avere un figlio. Inoltre, usa la Trasvalutazione dell'oggetto: cioè quando un oggetto simboleggia qualcos'altro. esempio: leggendo In Myricae ci sembra che descriva una campagna, ma in realtà lui non ha una visione idillica della campagna. Scrive di un aratro in mezzo al campo: simbolo di solitudine Il fanciullino Il fanciullino è un trattato che Pascoli pubblica a puntate per la prima nel 1897, sulla rivista "Il Marzocco". Viene completato nel 1903 e poi viene ripubblicato nel 1907. Si tratta di un trattato nel quale Pascoli espone la sua poetica, afferma infatti che dentro ognuno di noi vi è un fanciullino, che sentiamo e ascoltiamo quando siamo bambini. Grazie a questo fanciullino noi ridiamo e ci emozioniamo per le piccole cose. Tuttavia, man mano che cresciamo e diventiamo adulti rinneghiamo questo fanciullino, non lo ascoltiamo più perché diamo la priorità ad altre cose e siamo pieni di impegni. Nell'età della vecchiaia ci riavviciniamo al fanciullino. Quindi il fanciullino, con la sua spontaneità, è in grado di cogliere la realtà, e Pascoli crede che il poeta è l'unico che non rinnega mai il fanciullino. Il fanciullino è una metafora con la quale Pascoli spiega il suo modo di fare poesia Cos'è per lui la poesia: "Poesia è trovare nelle cose il loro sorriso e la loro lacrima e ciò si fa con due occhi infantili che guardano semplicemente e serenamente lì nell'oscuro tumulto della nostra anima" "Il sentimento poetico è di chi trova la poesia in ciò che lo circonda" Myricae Myricae è una delle raccolte più importanti di Pascoli. Il titolo Myricae deriva da un verso di Virgilio che diceva: "non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici" per sottolineare che invece a lui piacevano. Pascoli prese la parola myricae per indicare le cose umili, e per sottolineare che a lui piacevano. Venne pubblicata per la prima volta nel 1891 con 22 poesie dedicate alle nozze di amici. Ma ci furono varie edizioni e arrivò a raggiungere, nel 1900, 156 poesie. Si tratta di componimenti molto brevi, che all'apparenza si presentano come dei quadretti di vita campestre. Ma in realtà lui non ha una visione idillica della campagna, e spesso questi componimenti evocano l'idea della morte. Le poesie più importanti di Myricae sono: Lavandare e X Agosto (Myricae 1897).
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