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Pascoli, vita e opere con testi, Appunti di Italiano

Pascoli, vita e opere con testi

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 11/06/2023

giada-tve
giada-tve 🇮🇹

4.8

(4)

43 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Pascoli, vita e opere con testi e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! PASCOLI LA VITA Giovanni Pascoli nasce il 31 Dicembre 1855 a San Mauro di Romagna, da una famiglia della piccola borghesia rurale. Egli ha un’infanzia molto provata causata dall’omicidio del padre (quando aveva solo 11 anni) e l’ingiustizia provata per non aver condannato l’artefice. Negli anni successivi morirono anche la sorella maggiore, la madre e uno dei fratelli. Nonostante ciò egli continuò gli studi all’università di Bologna dove prese lezioni da Giosuè Carducci. All’interno di questi ambienti erano molto diffusi pensieri anarchico-socialisti e lui decise di seguire il pensiero socialista partecipando anche a manifestazioni. Dopo la morte nel 1879 del fratello maggiore, diventato capofamiglia, egli è costretto alla miseria. Nel 1879 viene arrestato e passa in carcera 4 mesi, di cui ne esce anche grazie a Carducci. Uscito dal carcere però è estremamente provato e comincia a soffrire di depressione pensando anche al suicidio. Pascoli lascia la militanza socialista, ma la sua non è solo una crisi personale ma testimonianza di un fenomeno politico-culturale di quel momento ovvero quella della transizione del socialismo italiano dall’utopismo di Michail Bakunin alla lotta di classe teorizzata da Karl Marx. Pascoli intraprende il cammino dell'insegnamento, scegliendo un percorso di diametralmente opposto a quello del contemporaneo d'annunzio. Se d'Annunzio incarna il modello dell'intellettuale montano che esalta la sua immagine pubblica servendosi dei mezzi di comunicazione, pascoli rappresenta piuttosto quello più appartato dell'intellettuale che cerca di farsi apprezzare coltivando i rapporti personali. Tra i suoi trasferimenti il poeta porta a vivere con sé le sorelle Ida e Maria e così prova a ricostruire il nido familiare, drammaticamente distrutto con la morte del padre. ciò è da un lato fonte di consolazione e dall'altro instaurano una situazione nevrotica a causa del rapporto tra i fratelli di reciproco controllo sulla vita sentimentale altrui, come se la devozione ai familiari morti impedisse ai membri rimasti di costruirsi una prospettiva di vita futura. Tra il 1885 e il 1897 pascoli pubblica il libro del suo esordio poetico, Myricae e i Poemetti. essi rappresentano le due diverse modalità espressive della poesia pascoliana: rispettivamente il frammento di carattere idillico campestre e la narrazione distesa, una sorta di epopea del mondo contadino che offre anche i momenti di riflessione filosofica più generali. La prima stampa di Myricae fu nel 1891 ma ce ne furono altre 8 fino al 1911. Mentre i poemetti andranno per la prima volta stampa nel 1897 e successivamente ampliati e suddivisi in primi e nuovi poemetti. Entrambe le raccolte sono concepite come una risposta positiva al m che l'uomo sceglie volontariamente e che si manifesta nella distruzione di quegli affetti familiari che sono la prima forma embrionale di società. nel 1895 la sorella Ida si sposa e ciò viene vissuto come un tradimento della comunità familiare per pascoli, da questo momento la poesia diviene l'unica ragione di vita e di pascoli. Nelle ultime raccolte pascoli approda alla retorica nazionalistica che è un nuovo tentativo di dare senso alla vita associata, e il socialismo umanitario a costituirsi come base per il suo nazionalismo e ne è un chiaro esempio il discorso ‘’La grande proletaria si è mossa’’, entusiastica adesione alla guerra di Libia nel 1911 che viene giustificata non come atto di aggressione ma di tutela di un popolo povero e bisognoso come quello italiano. il 6 Aprile 1912 il poeta muore per le conseguenze di una cirrosi. LA VISIONE La concezione pascoliana del mondo, della natura e della condizione umana parte dalla constatazione di uno stato di precarietà di sofferenza dell'uomo sia come individuo sia sul piano collettivo: questa condizione spinge il più delle volte l'essere umano a procurare dolore ai propri simili, rendendo la terra un ‘’atomo opaco del Male’’. questa dolorosa percezione, che accompagnerà pascoli per tutta la sua esistenza, è alla base delle radicali perplessità che egli, pur formandosi in un clima positivista, nutre da subito nei confronti delle certezze offerte dalla scienza. Pascoli, rigorosamente agnostico, non riesci a trovare conforto nella religione e per cercare una chiave per interpretare il mistero dell'esistenza umana, il poeta si rivolge ad alcune discipline come l'antropologia, la sociologia e la psicologia. Molto importante sarà il pensiero di Schopenhauer in particolare nell'opera ‘’il mondo come volontà e rappresentazione’’ che costituisce una profonda riflessione sul tema del dolore come condizione connaturata alla vita dell'uomo. Pascoli crede che il cosmo sia pervaso di energia vitale in perenne mutamento e ciò genera nel poeta due sentimenti opposti: Da una parte la percezione di incertezza e di angoscia dell'uomo di fronte al tutto (da cui deriva la costante ricerca di un rifugio), dall'altra l'impulso annegare le gerarchie fra gli esseri viventi, che sono piuttosto accomunati dal medesimo destino. Per pascoli la riflessione sulla morte ha una funzione fondamentale, benché il mondo sia in perenne evoluzione la morte costituisce una certezza assoluta e ciò è causa di un dolore esistenziale che non può essere negato in alcun modo, ma suggerisce anche il senso del rapporto tra passato e presente e offre un movente essenziale per cogliere la dinamicità della vita da fondare su valori quali la solidarietà e la fratellanza universali. (questo aspetto del pensiero di pascoli si incontra con la ginestra di leopardi). Un altro filone della riflessione pascoliana e quello sociale e politico. i testi pascoliani abbondano di riferimenti all'etica cristiana non in una prospettiva oltremondana di salvezza ma quella fondata sull'auspicio di una solidarietà comune a tutto il genere umano, che coltiva un'utopia umanitaria, proponendo un appello alla bontà e alla fratellanza universale, di cui il mondo contadino dovrebbe essere modello esemplare. Egli avrà sempre una visione pessimistica della realtà dove la vita dell'uomo di ogni tempo si ravvisi la costante presenza del m del dolore che solo la fratellanza tra gli uomini può alleviare. egli, perciò, esorterà piuttosto a quell'ideale del contentarsi del poco, del vivere in armonia con la natura e con i propri simili, caratteristico della saggezza del mondo contadino. (su ciò prende spunto dal poeta latino Orazio). L'unico strumento che è davvero in grado di andare il mistero che si cela dietro le cose è la poesia e solo essa può andare oltre i limiti della conoscenza sensibile ma può far questo solo se riesci a recuperare un linguaggio originario che consenta di esprimere le cose come se esse si offrissero per la prima volta allo sguardo. Ne ‘’Il Fanciullino’’ l'autore sostiene che la poesia dipende da una voce interiore di bambino, che sta dentro ognuno di noi, ma che solo il poeta sa ascoltare: egli ha il privilegio di una visione autentica, grazie alla quale, attraverso la poesia, può mostrare al resto dell'umanità tutto ciò che è inesprimibile e svelare il mistero di realtà lontane o smisurate (poetica vicina al simbolismo europeo). pascoli assegna alla poesia un valore superiore a quello delle altre discipline per il suo carattere prestazionale che ne fa un linguaggio universale e perché essa rende visibile il bene del mondo e la bontà della natura. Inoltre, pascoli fu ispirato dal suo insegnante Giosuè Carducci ma anche da Hein, Victor Hugo, Edgar Allan Poe, Gautier... Pascoli e allo stesso tempo un poeta e uno studioso e divide il lavoro su tre tavoli (uno per la poesia italiana, uno per la poesia Latina e uno per la critica letteraria) per dedicarsi contemporaneamente a lavori e ambiti diversi che però inevitabilmente si influenzano tra loro. lo studio delle lingue classiche condiziona la sua attività di poeta, egli arriva così bene a conoscere il latino da poter essere definito bilingue. Inoltre, pascoli condurrà un'indagine sulla metrica italiana motivo per cui farà complesse e sperimentazioni metriche e dedicherà saggi a Leopardi, Manzoni e Petrarca che diventeranno anche fonte di ispirazione. pascoli studia anche Dante e si interrogherà soprattutto su sé stesso e le ragioni della propria poesia, Dante sarà fonte di ispirazione fondamentale per Myricae. inserzioni e strutturate secondo lo scorrere delle stagioni. A causa del matrimonio di Ida del 1895, vissuto da pascoli come una tragedia familiare, il tono di questa edizione diviene ancora più cupo, inoltre ‘’ ultimo sogno’’ verrà spostato in posizione conclusiva dove il poeta dichiara la sua definitiva rinuncia alla vita ed esprime il desiderio di ricongiungersi alla madre morta. Una delle fonti d’ispirazione di Pascoli è il Canzoniere di Petrarca, ma esso fu una fonte d’ispirazione limitata dato il tema amoroso principale. Per questo viene anche considerata come fonte di influenza importate Vita Nuova di Dante, oltre alle ricorrenze numeriche basate sul 9 come nelle varie opere di Dante, Myricae e Vita Nuova iniziano e terminano entrambe con una visione. anche i canti di Leopardi e i fiori del male di Baudelaire. nella prima appare importante la relativa autonomia delle varie sezioni che trova sviluppo analogo in Myricae, dalla seconda pascoli raccoglie due aspetti: l'invito alla riflessione sulla poesia e sulla figura del poeta, e il carattere dualistico e contraddittorio del messaggio poetico che Baudelaire aveva tratteggiato soprattutto nella prima sezione del suo libro, spleen e ideale. all'interno di Myricae proviamo invece ‘’ le pene del poeta’’ e ‘’ le gioie del poeta’’. I TEMI DELLA RACCOLTA Myricae è caratterizzato da uno sfondo campestre, in profondo rapporto con la natura e con un tempo ciclico, quello delle stagioni, che dovrebbe garantire all'uomo la felicità di un'esistenza in rapporto con il mondo circostante e il senso profondo del proprio operare. natura intrinsecamente buona, come dire a pascoli nella prefazione smentendo Leopardi. Myricae non racconta però di una serena età dell'oro come fa la quarta egloga di Virgilio ma al contrario presenta uno scenario costantemente minacciato dalla presenza incombente della morte. il motivo della morte, oltre ad assumere assoluta centralità per la vicenda familiare del poeta e a costituire l'approdo di tutta la parabola della raccolta con ‘’ ultimo sogno’’, ho una funzione essenziale lungo tutto il libro, perché è connesso a una delle principali modalità di rappresentazione di Myricae, quella del sogno e della dimensione onirica. Solo l'esistenza dei morti è infatti percepita come reale mentre la vita umana è ‘’ sogno d'ombra’’, proprio per questo la poesia lo strumento più potente e raffinato per sondare il mistero racchiuso in questo incerto indistinto cammino dell'esistenza: Pascoli si rivela erede della tradizione simbolista del poeta come veggente. Un altro tema importante presente in Myricae è la memoria, che comporta per pascoli un confronto con Leopardi. la memoria ha spesso una funzione consolatoria, ma evidenzia anche che la felicità non può mai essere colta nella dimensione del presente ma al limite in quella del passato. L'ombra dell'omicidio paterno è sempre in agguato a turbare la rievocazione del tempo trascorso, a confermare che l'intervento della malvagità umana può sempre infrangere la bontà insita nella legge naturale. Spetta dunque al poeta ricordare non solo il bene ma anche il male, non per vendetta ma per opporre esso la sua assoluta innocenza. uno sguardo innocente e profondo come quello di un bambino esattamente quello che pascoli attribuirà al vero poeta. arte della visione e arti dell'ascolto, questo e null'altro si richiede il poeta che compie una specie di sortilegio ovvero ‘’ presenta la visione di cosa posta sotto gli occhi di tutti e che nessuno vedeva’’. LAVANDARE Lavandare fa parte della sezione ‘L’ultima passeggiata’’, questa poesia è la descrizione di una scena campestre all’alba, si intravede un aratro in mezzo al campo e in lontananza si ode il canto di alcune lavandaie. Com'è tipico di pascoli dietro la descrizione si cela una complessa trama di rimandi interni ed immagini simboliche. la prima terzina presenta il paesaggio attraverso la vista, la seconda attraverso sono e la quartina è la definizione di tale suono. Ma il canto, che denota una presenza umana, contiene a propria volta l'immagine iniziale del paesaggio e il componimento si chiude in una sorta di struttura circolare. Le parole utilizzati per descrivere la scena evocano sentimenti negativi come l'abbandono, la separazione e la solitudine. lavandare è un esempio della tecnica impressionistica di pascoli, che parte da immagini della realtà per evocare sensazioni. fin da subito l'immagine dell'aratro in mezzo al campo e immersa nella nebbia, che da una parte lo sfuma rendendolo più vago, e dall'altra conferisce maggiore valore evocativo, quasi magico. l'atmosfera del componimento evoca dunque una smarrita solitudine e un senso di malinconia che aumenta con il passare dei versi. Il tema delle lavandare è, da un lato, umile e assolutamente legato al contesto popolare (similitudine tra la donna abbandonata e l’aratro lasciato nel campo) E dall'altro evoca in pascoli altre memorie letterarie. ad esempio, il sesto libro dell'odissea, in particolare la scena in cui appare nausicaa, principessa che accoglie odisseo dopo il naufragio. Tuttavia, il campo qui presentato è arato a metà e l'aratro sembra dimenticato. X AGOSTO Nel componimento il poeta rievoca la morte del padre (avvenuta il 10 agosto) inserendola in un ampio sistema di corrispondenze tra le vicende umane e la natura: la sua preghiera e la sua accusa sono proiettate dal piano personale e quello cosmico. La prima e l'ultima quartina, entrambe con un'invocazione al cielo, fungono da cornice. dalla seconda alla quarta quartina si svolge invece la narrazione, Dove viene alternata la narrazione della morte di una rondine e quella del padre dell'autore (presentato in modo più universale semplicemente come ‘’ un uomo’’); successivamente vengono narrate le conseguenze sui rispettivi nidi familiari che ne attendono invano il ritorno. nel componimento pascoli inserisce alcuni simboli che collegano le figure della rondine e al padre al sacrificio di Cristo. Nonostante questi rimandi cristologici la conclusione del componimento non prospetta alcuna redenzione a seguito del sacrificio della rondine e dell'uomo: sulla terra, atomo insignificante in un cielo infinito, domina infatti il m e davanti a questa realtà ineluttabile l'unica possibile reazione è un pianto cosmico, destinata a durare in eterno. IL LAMPO Il componimento fa parte di Myricae nella sezione ‘’ tristezze’’. Forma un dittico con la ballata ‘’ il tuono’’: adesso diventano la descrizione, scandita in due momenti, dello stesso fenomeno atmosferico. Il componimento descrive con pochi cenni l'istante in cui il lampo, illuminando la notte, mostra un paesaggio scosso dagli effetti di un violento temporale. Nel paesaggio spicca una Casa Bianca che, comparendo e scomparendo repentinamente, ricordo un occhio che si apre e si chiude nel buio. il primo verso introduci di elementi naturali, cielo e terra, coinvolti nel fenomeno, ma suggerisce anche il senso sotteso al testo: l'esplosione del lampo è simbolo di un'improvvisa rivelazione della verità delle cose. l'attimo rivelatore mostra, dunque, lo stato del cielo e della terra, compare poi la Casa Bianca che, paragonata a un occhio che improvvisamente si apre sulla realtà, riconduce circolarmente il componimento al tema iniziale della rivelazione. Mi scrive numerose poesie dedicate al temporale poiché il tema naturale si presta alla ricerca formale di suggestioni foniche e visive, ma anche alle espressioni di valori simbolici. il fenomeno naturale del lampo permette l'identificazione tra la casa e lo sguardo e pascoli racchiude l'allusione all'ultimo istante di vita del padre. L'immagine dell'occhio e ricorrente nel poeta; sul piano personale si assiste a uno dei massimi estremi di simbolismo in quel colloquio con i morti che l'autore cerca di costruire, ciò corrisponde all'attenzione verso l'ignoto, sempre presente e sempre temuta nella sua opera, che fa della morte la sola verità e dunque la rivelazione estrema. L’ASSIUOLO Questo componimento fa parte della sezione ‘’ in campagna’’ di Myricae. l'assiuolo presenta un paesaggio notturno in cui riecheggia il verso di un piccolo uccello rapace simile al gufo, l'assiolo. la prima strofa presente il chiarore diffuso dalla luna: adesso illumina gli alberi e lascia intravedere l'orizzonte, segnato da nubi nere di pioggia e bagliori di lampi, Quasi tutto il silenzio e riecheggia in lontananza solo il verso di un assiolo. nella seconda strofa subentrano i suoni (onde del mare e vento tra le foglie) che innescano nel poeta un sentimento di inquietudine. nella terza strofa l'angoscia del poeta raggiunge l'apice: il suono delle cavallette evoca gli strumenti dei riti legati alla dea Iside, Ai morti e alla resurrezione. nasce da qui la riflessione: potranno questi suoni varcare le soglie e mettere i vivi in contatto con i morti? ma la risposta desolata non tarda ad arrivare e il pianto di morte chiude la lirica. l'assiuolo è considerato uno dei vertici del simbolismo pascoliano. gli elementi naturali si mostrano in questo testo legati in una fitta rete di rimandi, echi e corrispondenze, non solo tra di loro, ma anche con lo stato d'animo e i ricordi del poeta. così il frusciare delle foglie diventa un grido angoscioso e richiama il ricordo drammatico della morte del padre. il poeta congiunge il tema dell’assiolo con quello della luna, per lui molto affascinante, perché legato a motivi presenti sia in Virgilio sia in Leopardi. in pascoli, la suggestione del paesaggio lunare diviene il quadro che accoglie il messaggio inquietante dell'uccello notturno. NOVEMBRE L’estate di san Martino è un fenomeno meteorologico per cui nel periodo dell'undici novembre, giorno di San Martino, il clima autunnale diventa temporaneamente mite, quasi primaverile. la ricorrenza ispira a pascoli una lirica percorsa dal contrasto tra la morte (a cui novembre è legato perché si apre con il giorno dei morti) e la vita (rappresentata dall'ultimo scampolo di primavera). L’incipit della poesia sembra gioioso, ma presto viene lasciato spazio a versi di tristezza. All’inizio c’è l’illusione di una bella giornata primaverile in atto, ma presto il poeta rende noti i particolari che la rendono evidentemente autunnale. l poeta fa riferimento alla cosiddetta estate di San Martino, il periodo che parte dal 2 novembre (giorno dei morti) e va avanti per una decina di giorni. Questo testo è particolarmente rappresentativo della poetica di Pascoli, poiché fonde la sua sensibilità nella descrizione del mondo naturale e la sua percezione del dolore insito nella natura umana. La felicità descritta in Novembre è precaria e poco duratura, messa in parallelo con il mondo naturale che, come essa, è completamente caduco e illusorio. Nella prima strofa Pascoli descrive un giorno che sembra quasi primaverile, caratterizzato da una serie di immagini felici e solari. In chiusura, tuttavia, si può già notare una prima nota cupa data da una brutta sensazione a livello olfattivo (l’odore del prunalbo è "amaro", v. 4). Nella seconda strofa i primi segnali positivi cedono definitivamente il passo alla negatività dell’autunno e del dolore umano. Nel mondo, che prima era aperto e pronto a nuova vita, si notano con lo sguardo solamente segnali di morte. Nella terza strofa, infine, tutti questi segnali vengono poi amaramente confermati in una desolata sentenza e i segnali visti lasciano lo spazio a quelli uditi, le ventate che spezzano il silenzio e il solo rumore di foglie morte che cadono. Ecco qui dipinta l’estate dei morti. in questa poesia, tratta dalla raccolta Myricae, sono presenti alcune tematiche ricorrenti nel lavoro di Pascoli, dall’ambiguo fascino che esercita il paesaggio naturale alla presenza costante della morte, che viola il nido. Si nota anche, tra le altre cose, il tentativo di ricostruire in modo esasperato una realtà familiare che lo protegga dalle mille asperità della vita. Ricorrente è anche il fonosimbolismo pascoliano: anche in Novembre si ricorre alle sensazioni visive, olfattive e uditive per veicolare un discorso simbolico più profondo. DIGITALE PURPUREA (solo prima strofa) Digitale purpurea viene pubblicata la prima volta sul ‘’ marzocco’’ del 1898, successivamente nei poemetti del 1900 e poi nei primi poemetti del 1904. il titolo del componimento si riferisce alla digitale purpurea, una pianta usata per alcune patologie cardiache, che però può risultare mortale. una realtà che attrae e respinge, per seduce e terrorizza. solo adesso che Alessandro ha conquistato l'ultima terra capisce che sarebbe stato meglio rinunciare a spingere oltre lo sguardo e limitarsi a sognare. La quarta strofa inizia con l'invocazione del padre, cui Alessandro indirizza il discorso, ricordando il canto intonato dal suonatore di flauto che lo spingeva ad andare avanti seguendo il suo destino ‘’ anche oltre la morte’’. Ora l'eroe sa quanto fosse illusorio quel canto e grida alla sua sconsolante scoperta che il suo viaggio non ha portato ad altro che alla consapevolezza del niente. Il componimento si chiude riproponendo il tema della casa perduta, ricordando le figure femminili (madre e sorelle) si attendono Alessandro. I DUE FANCIULLI Il componimento appartiene alla raccolta Primi poemetti del 1904. La narrazione è scandita in tre momenti. nella prima strofa, Il poeta presenta i due fratellini che giocano nel viale, al tramonto. all'improvviso, un litigio li trasforma in due contendenti aggressivi quasi feroci: la madre interviene e li castiga mandandoli a dormire. nella seconda strofa, la madre contempla i due bimbi che dormono abbracciati data la loro paura per il buio. la terza strofa corrisponde con la morale del testo, un appello alla Concordia tra esseri umani, affinché la morte possa coglierli nella serenità di un abbraccio tra fratelli - come la madre nelle strofe precedenti. La prima parte del poemetto rivela l'ora della giornata, il tramonto, e indica la pace che ancora regna tra i due fanciulli intenti al gioco con la stessa serietà che gli uomini impiegano nel lavoro. improvvisamente pace e silenzio sono rotti da parole la cui violenza e aggressività appartengono più al mondo feroce e rancoroso gli adulti che a quello dei bambini, se ne stupiscono anche i tigli del viale (si ha una umanizzazione della natura). L'ira e l'aggressività producono in una sorta di metamorfosi nella fisionomia innocente e infantile dei due fratelli: l'espressione usate da pascoli sottolineano il punto di vista di chi scorge nell'altro uno sguardo e un’attitudine prima sconosciuti, e come in ogni metamorfosi sente mutare il proprio corpo e il proprio cuore. Alla fine della prima sequenza di terzine si passa al punto di vista della madre che, adirata e rattristata, vede i segni della violenza sui volti amati dei suoi bambini e li punisce. La seconda strofa sì aprimi una stanza in cui il buio avvolge da ogni parte i due bambini. Il silenzio è rotto dai singhiozzi dei fanciulli mortificati dal castigo e dal rimprovero e terrorizzati dall'oscurità. È proprio la percezione di essere minacciati da una comune minaccia, da un invalicabile mistero, che spinge i due fanciulli e avvolgersi l'uno verso l'altro. successivamente la madre entra, in silenzio, e vede i due bambini abbracciati fra loro e l'immagine rimanda alla rappresentazione consueta del bambino come angioletto ma anche a quella del nido in cui riposano gli uccellini senza piume. La figura femminile che sopraggiunge inaspettata e inavvertita con il lume sarà ripresa pressoché identica alla fine della terza strofa indicando non la madre Ma la morte. Quindi gli uomini sono chiamati dal poeta a seguire l'esempio dei due fanciulli che, assediati dal buio terrorizzante, hanno deposto ogni odio, cercando un abbraccio solidale. inoltre, quando gli uomini sono sul ponte di subire la stessa metamorfosi dei due fanciulli (da uomini a Lupi) quindi facendosi travolgere da odio e violenza aggressiva, devono pensare all'ombra del destino ignoto che li circonda. il pensiero del buio e del destino ignoto che ci assedia e deve costituire una sorta di antidoto al veleno della violenza, un'esortazione a evitare guerre e lotte fraterne. questa visione di pascoli è molto vicina al socialismo umanitario e ha un'ideale di solidarismo laico che si origina però, da una sorta di vertigine cosmica. questo testo può essere collegato al messaggio de ‘la ginestra’ di Giacomo Leopardi che fa riferimento a una ‘’social catena’’ e quindi invita gli esseri umani a sostenersi a vicenda e a non sprezzarsi ma di resistere come la ginestra. LA MIA SERA Definita dal poeta "un innetto molto melanconico", la poesia è costituita da cinque strofe in novenari con un senario finale. La prima strofa si articola in una contrapposizione tra la sera, appena arrivata, e il giorno tormentato da temporali e fulmini (tema ricorrente). Segue, nelle due strofe successive, la descrizione del paesaggio che circonda l’io poetico: il cielo si sta aprendo, l'acqua precipitata diviene un ‘’rivo canoro " (antropomorfizzazione) e la più minacciosa nube si colora di rosso al tramonto. Ma l'arrivo di questa stessa sera, metafora della parte finale della vita, causa inquietudine nel poeta. Infatti, come i piccoli uccelli ("nidi", per metonimia) non hanno potuto ricevere cibo durante il giorno a causa del temporale, al poeta sono mancati sia gli effetti familiari sia una propria famiglia. La natura, rappresentata dalle rondini, è quindi lontana da Pascoli, ma prova a quietarlo attraverso il proprio canto. Quest'ultimo sortisce l'effetto contrario: ricorda al poeta il canto della madre, persa a 12 anni e cui è dedicata la raccolta. NEBBIA Nebbia è un testo appartenente ai Canti di Castelvecchio sin dalla prima edizione; infatti, è considerato uno degli esempi migliori del tema del nido e della familiarità nel simbolismo pascoliano. Pascoli nel testo, tramite una serie di parallelismi, chiede alla nebbia di coprire tutto ciò che è distante da lui e che rimanga visibile solo ciò che è più vicino e caro a lui. Il componimento presenta un impianto irregolare, le strofe procedono secondo uno schema sempre uguale. A eccezione della prima strofa che funge da invocazione e presentazione della nebbia, tutte le altre si aprono con la ripresa del verso 1. Il testo è fondato sull’alternarsi della prima e della seconda persona – la nebbia e l’io lirico – associate rispettivamente all’imperativo e al congiuntivo, modi della soggettività. Il componimento ha caratteri formali simili a quelli della preghiera e il poeta, a tale corrispondenza, fa coincidere un sistema di opposizioni sul piano del significato, basato sul contrasto vedere/nascondere. L’io lirico chiede che gli vengano nascosti gli elementi indeterminati – le ‘’cose lontane’’ - che si rivelano tali sia dal punto di vista spaziale che temporale (i cari perduti, le sofferenze, il dolore), e di contro desidera che si vedano gli oggetti determinati del paesaggio che si raffigura. La “siepe”, oggetto al centro dell’attenzione, è intesa come un confine protettivo, connota il valore affettivo dell’autore nei confronti della familiarità e il legame con la proprietà agricola. La “strada bianca” è l’allusione a una morte temuta e desiderata, tema ricorrente nei testi di pascoli, indica la strada verso il cimitero. Infine, “presso” è la parola chiave che si oppone a ‘’lontane’’: ciò che è vicino è sicuro e rassicurante, ciò che è distante è ignoto e inquietante. Il testo è una sorta di rovesciamento dell’Infinito di Leopardi; la siepe in entrambi i testi è un elemento essenziale in quanto cela l’orizzonte ma Leopardi vede oltre la siepe con l’immaginazione, proiettandosi verso l’infinito, l’ignoto e l’indeterminato in un felice naufragio; invece, Pascoli preferisce osservare solo ciò che è vicino e si aggrappa al noto e preciso. Leopardi presenta il suo itinerario verso l’infinito come frutto di una costruzione mentale fondata sul superamento delle percezioni sensibili; Pascoli invece chiede aiuto ad un elemento esterno (la nebbia) per coprire cosa c’è oltre la siepe, per arrestare i suoi pensieri e i suoi sentimenti alla pura visibilità. Entrambi però rappresentano attraverso la poesia la realizzazione del desiderio di modificare i limiti naturalmente imposti all’uomo. Leopardi compie questa impresa grazie all’utilizzo dello streben, alla tensione all’infinito, Pascoli lo fa invece con un annullamento della volontà secondo la filosofia di Schopenhauer. La dolcezza poetica può mantenere in vita anche in un mondo in cui ‘’le cose son ebbre di pianto’’.
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