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Pascoli: vita, pensiero e opere principali, Collegamenti Interdisciplinari di Italiano

La vita e le opere di Giovanni Pascoli, poeta del Decadentismo italiano. In particolare, viene analizzata la poesia X Agosto, dedicata alla morte del padre del poeta. Viene descritto il contesto storico e culturale in cui Pascoli visse e si formò, con particolare attenzione alla sua poetica e al suo stile. Viene inoltre fornita un'analisi dettagliata della poesia, con particolare attenzione ai simboli e alle metafore utilizzate dal poeta.

Tipologia: Collegamenti Interdisciplinari

2020/2021

In vendita dal 23/03/2022

GioiaSchieven
GioiaSchieven 🇮🇹

5

(1)

9 documenti

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Scarica Pascoli: vita, pensiero e opere principali e più Collegamenti Interdisciplinari in PDF di Italiano solo su Docsity! PASCOLI - (San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855 – Bologna, 6 aprile 1912) Vita Giovanni Pascoli nacque nel 1855 a San Mauro di Romagna. Fin da piccolo ebbe buoni insegnanti che gli trasmisero la passione per i classici. Purtroppo nel 1867 il padre fu assassinato tornando da un viaggio a Cesena. Questo, per il poeta, fu l'inizio di un periodo di sventure familiari: in pochi anni gli morirono una sorella, la madre e un fratello: una vera tragedia che lasciò tracce in tutte le sue opere. Per Pascoli si era rotto ciò che lui definiva “nido” familiare, questo gli segnò la fine dell’infanzia e l’ingresso al mondo degli adulti. Intanto le condizioni economiche stavano peggiorando però grazie ad una borsa di studio riuscì a continuare gli studi a Bologna nella facoltà di lettere. Durante questi anni visse un periodo di crisi, preoccupato per le difficoltà economiche e per la lontananza dalla famiglia. Pascoli fu arrestato per aver partecipato a una manifestazione a favore degli anarchici, ma fu presto liberato grazie all’aiuto di Carducci. Pascoli finì gli studi, si laureò e iniziò ad insegnare latino e greco. A 38 anni pubblicò il Myricae, una raccolta poetica. In seguito comprò una casetta a Castelvecchio dove visse con suo sorella Maria e cercò di ricostruire il nido famigliare. A 50 anni fu nominato insegnante di lettere all’università di Bologna come successore di Carducci. Nell’ultimo periodo della sua vita scrisse altre opere come i Canti di Castelvecchio e morì di malattia a 57 anni, a Bologna nel 1912. Le idee e la poetica Il Pascoli nelle sue poesie più originali, trae ispirazione dalle cose della vita quotidiana, una vita contemplata anche negli aspetti più umili, come un immenso mistero in cui prevalgono sofferenze e dolore. Tuttavia l'accento malinconico della poesia pascoliana non assume mai toni drammatici, diventa piuttosto sensibile ricerca dell'assenza delle cose nella loro vita segreta. Il poeta, dice il Pascoli, è come un fanciullino estatico che scopre le cose intorno a sé con meraviglia e, al di là della loro apparenza reale, ne intuisce i segreti e ne esprime le voci misteriose con immediata freschezza; poesia è quindi, trovare nelle cose il loro sorriso e la loro lacrima, ascoltare i loro palpiti. Anche il linguaggio, nel pascoli più originale, è rapido, espressivo, antiletterario, con ritmi e cadenze che gli danno musicalità e ne sottolineano la profonda vibrazione (ben diverso perciò da quello classicheggiante e accademico). Il paesaggio è protagonista di ogni lirica e le immagini che in esso vivono si prestano spesso a diventare simbolo di una realtà misteriosa (in Lavandare il paesaggio allude a solitudine e abbandono; in X Agosto le stelle cadenti sono il pianto del cielo per il male del mondo; in L'ora di Barga il suono delle ore è voce blanda che invita a pensare alla morte...). Il Pascoli si può senz'altro considerare poeta del Decadentismo, sia per il ripiegamento intimo di fronte al senso dell'arcano e del mistero, sia per le suggestioni musicali e simboliche della poesia. La poesia pascoliana è un importante presupposto per gli sviluppi della poesia italiana del Novecento che da essa trarrà il gusto delle piccole cose, delle impressioni rapide e intense di significati e di allusioni. Tuttavia, accanto alla produzione più lirica e originale del Pascoli, abbiamo anche una serie di opere retoriche, di tono vagamente predicatorio e solenne con cui il poeta cerca di dimostrare che la poesia deve avere una funzione sociale, come richiamo agli uomini ad essere più buoni e fraterni fra loro. La scienza dell'età del Positivismo, secondo il Pascoli, non porta sicurezza, ma accresce lo spavento dell'uomo di fronte al suo destino di dolore e di morte che nessuna conquista può vincere; perciò gli uomini sono sempre più sgomenti e insicuri e potranno trovare consolazione solo se deposte le loro ire, impareranno a vivere con sentimenti di fraternità e di amore per affrontare insieme il mistero doloroso della vita. X AGOSTO - Myricae -1897 Il X Agosto di Pascoli è una poesia dedicata al padre del poeta, morto nel 1867, il 10 agosto. Giorno questo in cui si festeggia San Lorenzo ed in cui si verifica il fenomeno delle stelle cadenti. In questa poesia Giovanni Pascoli descrive oltre al fenomeno delle stelle cadenti, anche l’uccisione di una rondine, che stava per portare il cibo al nido, e l’uccisione del padre, che stava portando due bambole a casa. Conclude prendendosela con il cielo che non dà alcun aiuto all’uomo, non una lue che illumini il suo doloroso cammino. Analisi Questa poesia fu pubblicata sulla rivista “Marzocco” nel 1896 e poi inclusa nella quarta edizione di Myricae. La lirica rievoca uno degli eventi più doloroso e drammatico della vita di Pascoli, la morte violenta del padre. Il giorno di San Lorenzo, ovvero il 10 agosto Pascoli, il padre di Pascoli venne assassinato a colpi di fucile, per mano di ignoti, mentre tornava a casa sul suo calesse. Attraverso la poesia il poeta vuole comunicare al lettore la sua tristezza per la mancanza del padre assassinato e la accentua mettendo a confronto una rondine abbattuta col cibo nel becco per i suoi rondinini e il padre che ritornava a casa portando due bambole alle figlie, in modo tale da sottolineare l’ingiustizia e il male che prevalgono sulla terra. La leggenda popolare identifica le stelle cadenti, che proprio nella notte del 10 agosto hanno la loro massima manifestazione nel corso dell’anno, con le lacrime di San Lorenzo. Pascoli varia questa simbologia, e il fenomeno astrale viene interpretato come il pianto che le stelle versano sulla malvagità degli uomini e sull’ingiustizia del mondo. Attraverso le analogie egli riesce a dilatare il dolore personale, facendolo diventare universale. Ritorna il tema caro a Pascoli del “nido” unico rifugio al male e al dolore del mondo esterno. Nel titolo, il “X” della data è utilizzato simbolicamente per trasmettere l’idea della croce. San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Ritornava una rondine al tetto: l’uccisero: cadde tra i spini; ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini. Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell’ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l’uccisero: disse: Perdono; e restò negli aperti occhi un grido: portava due bambole in dono. Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano. E tu, Cielo, dall’alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d’un pianto di stelle lo inondi quest’atomo opaco del Male! San Lorenzo, io lo so il perché di quel pianto di stelle sfavilla nel cielo. Questa è la trasposizione di un fenomeno naturale che ha un significato più profondo: la legge di sofferenza, d’ingiustizia e di morte. Ritornava una rondine al suo nido e l’uccisero: cadde tra gli spini: aveva nel becco la cena per le sue rondini. La morte della rondine prefigura quella dell’uomo. Una rondine: come spiegato nella parafrasi, questo uccello è usato simbolicamente nella poesia di Giovanni Pascoli. La rondine abbattuta ha le ali aperte come se fosse in croce; e sembra richiamare il sacrificio di Cristo. La rondine uccisa tende quel verme al cielo inaccessibile; e il suo nido è nell’ombra della sera e il pigolio dei rondinini diminuisce lentamente nel languore dell’agonia. Anche un uomo tornava a casa (il padre del poeta, ma Pascoli non lo nomina): l’uccisero; disse:Perdono; resta negli occhi sbarrati un grido: portava due bambole in regalo… Ora là nella casa solitaria, lo aspettano invano: egli è immobile, attonito, e anch’egli, come la rondine, ha quel gesto di disperata protesta verso il cielo lontano e impassibile. E tu, cielo infinito, immortale, inondi la terra, atomo sperduto e dominato dal male, di un pianto di stelle.
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