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Pasolini: documentario e società - Comizi d'amore e Appunti per un film sull'India, Guide, Progetti e Ricerche di Letteratura Italiana

Storia del cinemaSocietà italianaCultura italiana

La definizione di documentario tratta dall'enciclopedia treccani e come ha avvicinato pier paolo pasolini a utilizzare questo linguaggio filmico per condurre indagini sulla società del suo tempo. Il documento include la sua ricerca in comizi d'amore (1965) e appunti per un film sull'india (1968), dove intervista diverse persone sulla sessualità e la morale in italia, e la sua ammirazione per il mondo agricolo e l'india. Pasolini interroga la società italiana e la sua reazione alla sessualità, e la sua visione di un mondo transnazionale e preindustriale. Il documento include anche la sua visita in india e la sua ammirazione per la cultura indiana.

Cosa imparerai

  • Che argomenti Pasolini indagava nelle sue ricerche in Comizi d'amore?
  • Come Pasolini descrive la sua visione del mondo agricolo e dell'India?
  • Come Pasolini descrive la società italiana in relazione alla sessualità?

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2021/2022

Caricato il 08/02/2022

lucrezia-felici-1
lucrezia-felici-1 🇮🇹

4.8

(10)

5 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Pasolini: documentario e società - Comizi d'amore e Appunti per un film sull'India e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Pasolini e lo sguardo documentaristico “Alla base del documentario c'è un rapporto ontologico con la realtà filmata, che si pretende restituita sullo schermo come si è manifestata davanti alla macchina da presa. Il film è il documento di tale realtà, la prova che le cose si sono svolte come risultano proiettate. Nel documentario la macchina da presa è al servizio della realtà che le sta di fronte.” Questa definizione di documentario tratta dall’Enciclopedia Treccani descrive bene l’idea che mi sono fatta delle motivazioni che hanno avvicinato Pier Paolo Pasolini ad utilizzare questo linguaggio filmico per condurre delle indagini nella società del suo tempo. Dalla sua passione civile, e dal suo amore per gli esseri umani nascono documenti sociologici densi di significato, che raccontano di un mondo in corsa verso un cambiamento radicale che appare disperatamente ineluttabile. Pasolini rimpiange l’universo contadino e sottoproletario, che vive nell’età “del pane”, un tempo dove gli uomini sono consumatori di beni estremamente necessari, motivo che rende estremamente necessaria la loro precaria vita, mentre a lui appare evidente che i beni superflui rendono superflua la vita. Nel documentario del 1965 Comizi d’amore, un’inchiesta sul rapporto degli italiani con la sessualità, Pasolini intervista uomini e donne, genitori e figli, borghesi e intellettuali, contadini e operai, regalandoci un viaggio nella morale dell’Italia degli anni ‘60, trasversale all’età, all’estrazione sociale, e alla provenienza, viaggiando tra spiagge, paesi agricoli del Sud, università e città industriali del Nord. Nel suo indagare Pasolini pone ogni domanda con eleganza e perspicacia, senza cadere in facili giudizi, ma lasciando che sia la soggettività di ciascuna delle persone che incontra a comunicare qualcosa che va oltre le parole pronunciate, e che si rivela attraverso il personale modo di esprimersi e di agire. Preferireste un film sul sesso o un film erotico? Meglio essere un dongiovanni o un buon papà? Meglio com’era una volta, o com’è adesso? Le prime risposte collezionate dall’autore ci restituiscono un’immagine di un paese fratturato: “il Nord è moderno, ma le idee sul sesso sono sonfuse, sono i rottami di un’ideologia vecchia che non è più in grado di capire la realtà”, commenta Pasolini, mentre “il Sud è vecchio ma intatto, non c’è nessuno che non abbia le idee chiare sul sesso; guai alle svergognate, guai ai cornuti, guai a chi non sa ammazzare per onore, sono leggi di gente povera, ma reale”. Tu ti senti normale? Sai cos’è un invertito? Cosa provi? Altre domande incalzano, domande che si fanno sempre più “precise, brutali, brucianti, come l’omossessualità”. Un anziano Ungaretti viene invitato a dare il suo contributo: “ogni uomo è fatto in modo diverso nella sua struttura fisica e combinazione spirituale, e ciascuno è in un certo senso anormale. L’atto della civiltà è di prepotenza sulla natura, ed io trasgredisco alle leggi con la poesia”. Parole garbate, che si elevano leggere su parole grevi: “Provo schifo, ribrezzo, compatimento, repressione nel modo più assoluto”. Di fronte ad un capotreno convinto che alla sua età nulla possa scandalizzarlo, dimostrando poi nei fatti il contrario, Pasolini interloquisce direttamente con lo spettatore con una punta d’ironia: “Per fortuna che non si scandalizzava!”, in un’escamotage narrativo che utilizzerà anche in letteratura nel metaromanzo Petrolio. C’è ancora ironia con gli amici Moravia e Musatti in uno dei confronti che scandiscono i tempi del documentario: “Sono reduce da un mondo di scandalizzati!”. Interessante la digressione fra i tre intellettuali su cosa significhi scandalizzarsi, e su come lo trovino un tratto distintivo della loro società, figlia del conformismo e dell’omologazione: “Forse è la stupidità a scandalizzare, anche se c’è sempre la possibilità concreta di capire le cose che non si capiscono, e le cose che si capiscono non scandalizzano. Una credenza conquistata con la ragione non ci scandalizza, se ricevuta e accettata per pigrizia, per tradizione, per educazione è conformismo”, dice Moravia. “Quando si vede qualcosa di diverso da sè stessi ci si sente minacciati, si ha paura di perdere la propria identità. Abbiamo paura della nostra istintività, ed il conformismo ci protegge da essa ” gli fa eco Musatti. “Conformismo come testarda certezza degli incerti?”, conclude Pasolini. Il matrimonio risolve i problemi sessuali? Sei favorevole ad una legge sul divorzio? La libertà sessuale è uguale per l’uomo e per la donna? Cosa pensi della chiusura delle case di tolleranza con la legge Merlin? La pellicola si avvicina alla sua conclusione, resta il tempo per le ultime domande, le più intime e pratiche che infiammano gli animi. Ma qual’è l’Italia vera, si chiedono Pasolini e Moravia? Quella che appare in questo atto di cinema verità, o quella che non si è fatta coinvolgere, che non si è fatta intervistare? L’Italia borghese, per la quale rispondere avrebbe significato guardarsi dentro, andando oltre la maschera del decoro sociale? Pasolini trova la sua risposta: “Nel generale conformismo, voi ragazzine siete le uniche ad avere idee limpide e coraggiose”. Comizi d’amore è un’indagine che travalica i confini della sessualità, superando il compito per cui era nata. Pasolini riesce a scattare una foto dell’onda di “falsa tolleranza del nuovo potere totalitario dei consumi” che scende lungo l’italia da nord a sud, e guardando Comizi d’amore con sguardo contemporaneo, appare evidente come l’autore avesse avuto un’intuizione sugli effetti che le spinte omologanti del sistema consumistico ed edonistico avrebbero potuto avere su una cultura tradizionale e prevalentemente contadina. Pasolini ritiene che il mondo agricolo sia transnazionale e che anzi non riconosca le nazioni imposte dall'alto, come i confini delle nazioni del terzo mondo da poco indipendenti e sulla via della modernità (Africa, India ecc.). Il mondo agricolo è l’avanzo di un una civiltà precedente, prenazionale e preindustriale, sopravvissuta in Italia solo fino a pochi anni prima, ed è per questo che ama i paesi del terzo mondo, benché egli noti come anch'essi stiano entrando nell’orbita del cosiddetto sviluppo. Ed ecco che nasce il Pasolini viaggiatore, che non si limita ad esplorare l’Italia, e apre il respiro del suo indagare ad orizzonti più ampi, fino a trascendere i confini europei: negli anni ‘60 lo troviamo in Palestina, Uganda, Tanzania ed India. E’ nel 1961 che Pier Paolo Pasolini si reca per la prima volta in India in compagnia dell’amico Alberto Moravia. Entrambi lasciano traccia di quest’esperienza in un diario, come un doppio sguardo in dialogo rivolto ad uno straordinario e contraddittorio paese. “Sono le prime ore della mia presenza in India ed io non so dominare la bestia assetata chiusa dentro di me, come in una gabbia. Persuado Moravia a fare almeno due passi fuori dall’albergo e respirare un po’ d’aria della prima notte Indiana.” Pasolini è “assetato” di vivere l’India, di passeggiare fuori dall’hotel lussuoso che lo ospita, per confondersi tra le genti che abitano la città di Mumbay. Con candore ammette la propria inesperienza, comparata alla conoscenza del mondo di Moravia, che aveva già visitato l’India vent'anni prima. Questa “sete” di realtà lo fa tornare nuovamente in India nel 1967 per le riprese del documentario Appunti per un film sull’India, che viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia assieme al lungometraggio Teorema, con il quale condivide l’impianto strutturale, ovvero il modello proprio del teorema logico-matematico, composto da una o più ipotesi, una tesi ed una dimostrazione della tesi. Il suo progetto parte da una leggenda che narra di un maharaja, che vedendo dei cuccioli di tigre sul punto di morire di fame, si dà in pasto a loro per salvargli la vita. Nella sua visione, il maharaja rappresenterebbe l’india pre-indipendenza e pre-industrializzazione, e la sua morte corrisponderebbe all’indipendenza e all’adozione del modello capitalista dei consumi.
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