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Ped sociale sergio tramma (1), Sintesi del corso di Pedagogia

riassunto del libro "Pedagogia Sociale" di Sergio Tramma

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016
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Scarica Ped sociale sergio tramma (1) e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! La Pedagogia Sociale Sergio Tamma Introduzione Nell'intervallo temporale che separa questa edizione (2010) dalla precedente, la pedagogia è stata interessata da molte riflessioni volte a sistematizzare i retroterra teorici dei campi e degli oggetti di interesse tanto da poter affermare che ha conquistato una posizione stabile e di tutto rilievo nella riflessione pedagogica. In questi anni si è assistito a un salto di complessità nel panorama educativo: le tradizionali istituzioni ed esperienze educative hanno subito letture e prassi tese a ridimensionarle, la formazione dei soggetti avviene in luoghi e situazioni nuove, si aprono prospettive incerte e piste di ricerca originali. In tutto ciò la Pedagogia Sociale è chiamata a farsi carico delle molteplici contraddizioni del presente poiché non ha alcuna via di fuga in mondi altri che non siano quello esistente. Cap 1: La Pedagogia Sociale 1.1 La necessità di una definizione Definire il suo oggetto di attenzione è indispensabile. Dichiarare cosa possa intendersi con Pedagogia Sociale è un'operazione preliminare, necessaria ma anche difficoltosa (dubbi e conclusione provvisorie). Ciò è dovuto dalla somma di una concetto costantemente sottoposto a disamina “pedagogia” ( il sapere sull'educazione) e uno polisemico “sociale”. Inoltre la PEDAGOGIA SOCIALE è quel sapere inerente il rapporto tra educazione e società, e proprio per questo è un'area incerta per disposizione poiché i contenuti di tale sapere sono costantemente sottoposti a rielaborazioni e revisioni dovute al mutare delle variabili economiche, politiche e culturali presenti nella società ( ciò vale soprattutto per i mutamenti intercorsi negli ultimi decenni). La dipendenza della Pedagogia Sociale dalle trasformazioni sociali obbliga a evidenziare alcuni elementi dello scenario in cui si colloca:  L'emergere di nuovi bisogni e nuove domande educative da parte dei soggetti  L'affacciarsi di nuovi soggetti “sociali” come gli anziani e i migranti  L'ampliarsi/ridursi il livello di benessere e la quantità-qualità di beni e servizi anche educativi essenziali per il benessere  Variazione (introduzione o eliminazione) dei compiti affidati alle tradizionali istituzioni educative come la scuola  Riformularsi di finalità-spazi-azioni educative non riconducibili alle agenzie educative tradizionali È possibile sinteticamente affermare che la pedagogia riflette e risente del movimento presente in cui deve esplicitare la propria azione per cui la sua dinamicità è una sua proprietà costitutiva e permanente. In secondo luogo la difficoltà di definire la pedagogia sociale non deriva solo dall'intensità di trasformazioni ma anche da un limite interno alla riflessione pedagogica ovvero la sottovalutazione pedagogica dovuta alla difficoltà di emanciparsi dall'idea che l'educazione sia circoscritta agli ambiti scolastici e familiari. Nonostante ciò la Pedagogia Sociale si pensa e si legittima come area distinta dalla più generale riflessione pedagogica ovvero come area fatta da campi d'azione-finalità-metodologie proprie e originali anche se la sua identità epistemologica è ancora in via di definizione. Per tentare di definire i caratteri connotanti della Pedagogia Sociale è necessario partire dalla difficoltà incontrata nell'associare i termini Pedagogia ed Educazione con un termine poliedrico come Sociale. Proponiamo qui i significati essenziali e condivisi dei termini in questione: • Educazione → Tutte le pratiche che influiscono sul modo di essere dell'individuo, intenzionali o meno, colte nella loro traduzione e attuazione. Piano dell'azione Pratica • Pedagogia → Riflessioni, Progetti,Saperi, Teorie che si delineano in termini di testimonianza, di critica, di consiglio, di proposta riguardo un aspetto particolare dell'educare. La Pedagogia è la teorizzazione di quei processi sociali, culturali e individuali che producono formazione in tutte le culture. Piano dell'azione Teorica delle prassi educative. È necessario NON ridurre l'educazione solo a quelle esperienze che si dichiarano come tali ovvero non bisogna pensarla limitata all'interno di istituzioni educative. E la pedagogia è sì una sapere sull'educazione ma non solo: è un sapere che si pone in un ottica trasformativa, è proiettata verso il futuro. L'educazione porta al cambiamento sia nella vita quotidiana sia nell'esistenza (percezione di sé, sviluppo delle potenzialità, coscienza critica ecc...) Bisogna essere consapevoli del fatto che le esperienze e le prassi educative non sempre sono generate da una consapevole intenzione pedagogica e che i contenuti generabili siano sempre auspicabili. In altre parole è necessario lasciarsi alle spalle un'idea di educazione ristretta ( esperienza intenzionalmente impostata tendente a tot obbiettivi) per approdare ad un'idea di EDUCAZIONE ALLARGATA che assorbe tutta la problematicità del contesto sociale in cui si struttura e agisce. Maura Striano: “L'educazione è un campo di Azione Umana che ha caratteristiche peculiari e specifiche ovvero ha implicazione sociali e culturali e si colloca in istituzioni formali o informali che siano a cui sono riconosciute un ruolo e una funzione educativa. Le azioni educative sono particolari forme di azione sociale”. È un' educazione che riesce a stabilire un'alleanza tra strategici bisogni individuali (crescita, espressione di sé, autonomia ecc..) e altrettanto strategici bisogni sociali (sviluppo, funzionamento, ordine, condivisione ecc..) non ritenuti conflittuali ma complementari e sinergici. 1.2Dall'educazione diffusa all'educazione extra-scolastica, dall'educazione extra-scolastica all'educazione diffusa In generale ogni gruppo umano necessita di una vita sociale, di una cultura, di valori e regole che mutevolmente e non senza opposizioni sono trasmesse alle generazioni successive. L'educazione delle giovani generazioni diviene lo strumento centrale per garantire la sopravvivenza della propria cultura e lo sviluppo del gruppo. Ogni società attiva processi educativi per consolidare o far sopravvivere parte di sé attivando processi educativi finalizzati alla costruzione e al mantenimento del consenso verso valori e regole. Quella che è stata definita “ Rivoluzione neolitica” ( org. umane stanziali)→ “Rivoluzione educativa” : la divisione del lavoro ha infatti ha sviluppato una divisione educativa tra maschi e femmine e tra addetti alla difesa, alla produzione e alle pratiche sacrali..ecc.. In tale contesto la famiglia assume un ruolo chiave nella riproduzione di certi valori culturali ( ruoli sessuali, ruoli sociali, competenze elementari). L'educazione avveniva tramite la partecipazione diretta alle manifestazioni della vita collettiva come le celebrazioni e le feste che erano funzionali a rinsaldare i valori umani condivisi e gli ideali comuni. In queste società la formazione era così DIFFUSA-ESTESA da non richiedere un sistema di interventi educativi specifici. Lo sviluppo economico,l'accentuazione della divisione del lavoro, la stratificazione sociale e l'aumento del sapere danno inizio a profondi mutamenti della pratica educativa. Questa pratica si lega sempre più al linguaggio ( trasmissione di sapere discorsivi) e reclama una istituzionalizzazione di questo apprendimento in un luogo deputato a trasmetterlo: LA SCUOLA, istituzione in cui l'esperienza educativa è intenzionalmente progettata per raggiungere obbiettivi desiderati. Tuttavia l'istituzione scolastica pur essendo stata ed essendo un fondamentale agente educativo non ha mai racchiuso in sé tutta l'esperienza socializzane e mai potrà farlo. Famiglia, Chiese, Mass Media, Organizzazioni Politiche, Associazioni Sportive ( extra-scolastiche) sono portatori di modelli spesso diversificati se non contraddittori rispetto quelli scolastici e insieme formano una trama educativa che coinvolge tutti i soggetti per tutta la durata della loro vita (educazione In tempi più recenti si sono prodotte ulteriori e rilevanti riflessioni come quella di Vincenzo Sarracino che sostiene che la pedagogia sociale si occupa anche di definire quali sono i temi prioritari da affrontare e quali ricerche condurre per garantire una migliore qualità della vita nelle città o altre comunità → La pedagogia sociale diventa anche un ambito di produzione valoriale rispetto all'essere umano da formare. Per Antonio Mangano la pedagogia sociale si occupa del rapporto educazione-società in 2 direzioni: l'influenza della società sulla crescita umana e l'azione dell'educazione fomale-non formale-informale sulla società. Franco Blezza intende per Pedagogia sociale una branca della ped. Generale che si occupa dell'educazione non istituzionalizzata. La pedagogia sociale per sua natura si presta a differenti definizioni e ad essere collocata su diversi piani che siano metodologici-valoriali-contenutistici ecc.. e non può essere diversamente poiché non è una pedagogia oggettuale ma una pedagogia che nasce dall'incontro tra due universali : pedagogia e sociale. Sarebbe opportuno collocare la la definizione di pedagogia su un piano intermedio tra quello dell'universale e quello del contingente cioè su un piano intermedio tra discussione e scelta valori e la minuta e concreta dimensione operativa → la pedagogia sociale ha come oggetto di interesse e di intervento il sistema delle macro relazioni sociali che condizionano gruppi/comunità/nulcei familiari ecc... Si tratta di riconoscere l'esistenza di un sistema formativo integrato in cui non vi sono solo le istituzione educative forti ( scuola-famiglia) ma anche azioni educative non formalizzate. Esse sono esperienze che si combinano in un itinerario formativo e la pedagogia sociale scopre e inventa alcune dimensioni educative sei soggetti. È un tentativo di: • Rintracciare l'educazione dove essa non si mostra esplicitamente e non è riconosciuta tale dai soggetti coinvolti • Organizzare educazione nelle molteplici dimensioni della vita • Dilatare nel tempo e spazio occasioni educative • Preservare /Ampliare le pari opportunità formative per tutti i soggetti. La pedagogia sociale non è contemplativa ma TRASFORMATIVA poiché è studio finalizzato al cambiamento e il suo campo privilegiato d'indagine sono le educazioni informali e non dichiaratamente intenzionali e per trasformazione si intende il processo di di-svelamento della formatività di certe esperienze. In sintesi la pedagogia sociale si pone come risultato di mediazioni e negoziazioni tra: • parti del generale sapere pedagogico prodotto in una data società, cioè di un sapere che esprime culture e visioni del mondo rielaborandole nel proprio campo • le dinamiche tra problemi-bisogni-domande dei soggetti individuali o collettivi e le politiche- servizi-interventi sociali/educativi a loro rivolti • uno specifico sapere sociale che si nutre sia del sapere pedagogico ma anche di riflessioni derivanti dalla sociologia, antropologia, politiche sociali di governi e territorio. 1.5 Il territorio educante La dimensione sociale e l'educazione a essa riferita non possono rimanere astrazioni ma devono essere collocate su un piano di riferimento ovvero l'ambiente di vita → territorio ( inteso come luogo materiale e immateriale densamente abitato da esperienze educative. Per Paolo Orefice si passa dal macro rapporto educazione-società al micro rapporto educazione- territorio/ società locale. È proprio nel territorio che si passa da un discorso generale a uno particolare – osservabile - costruibile in cui si contestualizzano tutte le problematiche e contraddizioni della ped. Sociale. Il territorio è disseminato di luoghi, tempi, azioni, esperienze che nella vita dei soggetti individuali o collettivi sono EDUCATIVE a prescindere che si riconoscano o meno come tali : il territorio si presenta come luogo formativo generale, come insieme di spazi in cui avvengono incontri educativi che non consistono solo in quelli in cui la relazione educativa è riconoscibile e dichiarata ( scuola/famiglia). Tutti gli spazi del territorio ( strada giardino, centro commerciale, giardinetto..ecc) possono considerarsi potenzialmente educativi. Amalia Signorelli ci ricorda che, pur potendo esistere la convinzione che lo spazio sia sempre e comunque organizzato coerentemente con i propri desideri e bisogno, ciò sia percepito costruito in funzione delle esigenze di chi lo abita nella realtà NON è così : gli esseri umani sono condizionati a organizzare la propria vita e la loro visione del mondo dalla forma e dalla modalità di fruizione dello spazio che trovano disponibili e queste forme e modalità di fruizione sono un fondamentale strumento educativo: “ Un gruppo sociale ottiene che le giovani generazioni si socializzino ovvero si adeguino al sistema vigente di rapporti e ruoli interiorizzando a livelli profondi la visione della realtà propria del gruppo stesso”. Il territorio è cioè un prodotto della sedimentazione degli interventi di breve-medio-lungo periodo di chi l'ha abitato e lo abita ma assume autonoma vita propria e configurazione educativa poiché esso educa attraverso il variare delle sue configurazioni economiche,urbanistiche, culturali. 1.6 I diritti e l'autonomia Il territorio costituisce il campo d'azione della ped. Sociale. Gli obbiettivi e le modalità del lavoro educativo territoriale emergono nel “qui e ora” a seguito dell'intreccio tra alcuni fattori: 1. le idee generali e particolari di società ed educazione proprie dei soggetti coinvolti cioè quello che è auspicabile e opportuno per la generalità degli individui in termini di caratteristiche, comportamenti e valori. 2. le negoziazioni tra i vari attori presenti in un determinato contesto 3. la verifica dell'efficacia delle agenzie formative tradizionali e del rivendicare a sé o delegare ad altri certi compiti educativi In questo senso la pedagogia non può che essere una “ critica dell'educazione” interessata all'edu per chi e da chi o perchè e per cosa ( questo x ogni livello di formalizzazione o intenzionalità). Il lavoro educativo si definisce in situazione tenendo conto di tutte le specificità e particolarità presenti in un dato contesto territoriale. L'importanza di un approccio locale NON comporta un contingentismo minimalista che dichiara l'assenza di idee generali che possano fungere da protocollo per la progettazione educativa territoriale anzi in questi anni si sono sedimentate idee generali e punti fermi da cui deriva la necessità che “ ogni proposta pedagogico-sociale sia sempre contrassegnata da caratteri di partecipazione, animazione,cooperazione finalizzata a un'azione di potenziamento delle condizioni di vita personale e sociale”. Le finalità della ped sociale sono riconoscibili nel rafforzamento e diffusione della vita democratica intesa come difesa-tutela-promozione dei DIRITTI UMANI. I compiti attuali della ped. Sociale sono ricavabili dal riconoscimento di di alcuni diritti di cittadinanza così come si sono progressivamente definiti il tipo e la quantità di diritti riconosciuti-posseduti-rivendicati e praticati in un dato contesto sociale. Un minimo denominatore comune generale è il concetto di AUTONOMIA che sintetizza e rinchiude in sé una parte importante del dibattito sulla natura e sui fini dell'educazione sviluppatosi negli ultimi anni. L'autonomia è una dotazione genetica dell'essere umano che deve essere svelata ed educata ed è il lineare e meccanico frutto del condizionamento ambientale che produce nel soggetto o accettazione o superamento o trasgredimento di certi valori. L'autonomia è la finalità del lavoro educativo territoriale, il lavoro educativo tende a far sì che il soggetto raggiunga una certa autonomia. Essa necessita di informazioni, strumenti,capacità soggettive e il compito educativo è abilitare il soggetto a diventare pienamente titolare di sé stesso e padrone del proprio destino. Oggi questo concetto “assoluto” deve essere sottoposto a disamina poiché nelle società post-moderne è un concetto molto meno lineare. (?) Cap 2: Alla ricerca di origini e prospettive della pedagogia sociale 2.1 Alcune decisioni per la ricerca Molti tra le autrici e gli autori che si sono occupati di pedagogia sociale hanno cercato di ricostruire la genesi e lo sviluppo del suo formarsi come distinta area di riflessione pedagogica fino a definirne le diverse sfumature della sua identità. Tutti cercavano di partire dall'individuazione della prima volta che il termine pedagogia sociale appare in letteratura o dagli albori della sistematizzazione concettuale attorno ciò che sarebbe poi diventata la ped. Sociale. É frequente fare risalire a Natrop l'origine della riflessione,egli intendeva la società come ambito unitario in cui si deve realizzare il continuo superamento di vita verso qualcosa di universale. Ma l'origine della pedagogia sociale è individuabile in tutte quelle ricerche in cui si è posto il problema di affrontare i nessi tra le pratiche educative e l'assetto della società esistente e/o auspicata. I modi di porsi alla ricerca delle origini sono molti e ognuno muove da intenzioni e punti di vista diversi in grado di contribuire alla sua definizione. L'oggetto di studio, mancando di univocità, dà via alla discrezionalità: le origini e la storia della pedagogia sociale potrebbero arrivare a coincidere da una parte con le origini e la storia dell'educazione tutta e dall'altra con l'origine e la storia della società tutta non potendovi essere l'educazione senza società e viceversa. Dunque la storia delle origini della ped sociale rischia di debordare arrivando a coincidere con la storia dell'umanità intera. Edward H. Carr sostiene che la ricerca non può essere paragonata alla “scelta di pesci allineati sul banco del pescivendolo, ma all'attenzione di un pescatore che ha deciso in quale zona dell'oceano pescare e dal genere di pesce che si vuole acchiappare” → il mare dove si pescano le origini della ped sociale dipendono dal genere di ped sociale che si vuole tracciare e della quale si vuole costruire il passato. La ricostruzione storica è dunque influenzata dalle intenzioni attuali di chi la compie, ovvero dipende da una decisione a priori dello storico. Si rivela dunque opportuno esplicitare le motivazioni che hanno determinato la scelta di alcune aree di origine e di sviluppo. Il primo orientamento nasce dall'escludere la ped sociale come l'ambito teorico di riferimento delle azioni tendenti a educare i soggetti agli assetti economici,sociali e culturali esistenti; in altre parole la pedagogia sociale Non può ridursi/ampliarsi al luogo neutro e teorico della ricerca relativa all'azione educativa tendente a formare gli individui alla socialità. Se il campo di indagine della pedagogia sociale è costituito dal passaggio all'intenzionale e al consapevole allora la ricerca si configura come tentativo “minimalista” di individuare lo sviluppo di alcuni discorsi base della ped sociale. Le origini moderne della ped sociale come tende a delinearsi oggi possono essere rintracciate all'interno di quei movimenti, attenzioni politiche,culturali e pedagogiche che negli anni '60 e '70 hanno intrecciato temi come: 1. La critica all'istituzione scolastica considerata insufficiente e nociva 2. L'attenzione a condizioni di vita individuale-collettiva nel tentativo di superare la riduzione dei servizi alla persona 3. L' educazione come pratica di emancipazione e liberazione (movimento oppositivo e conflittuale con l'ordine sociale esistente) 4. La valorizzazione del territorio come ambito privilegiato di partecipazione, autogoverno e formazione. L'individuazione di tali nuclei è un'operazione attuale, per cui l'ambito di origine è una ricerca delle radici in vista di impegni futuri. L'attenzione pedagogica sociale potrebbe essere chiamata a processi quali: 2.3.2Il territorio gentilmente formativo Non vi sono solo le posizioni estremiste come quella di Illich, ma ve ne sono altre che sottolineano l'importanza del territorio nella formazione complessiva dei soggetti. Malcom Knowles descrive il sistema formativo più adeguato al XXI secolo: in quest'epoca gli individui non dovranno essere più solo persone istruite ma direi competenti ( = essere in grado di apprendimento continuo, autodiretto )pertando l'edu non dovrebbe avvenire a scuola o nei college ma attraverso l'attivazione di un “consorzio” di tutte le risorse di apprendimento presenti nella comunità. Ecco le principali componenti di tale sistema: • Istituzioni ( scuola, musei, biblioteche ecc..) • Org. Private ( sindacati,cooperative, ass. sociali-culturali..ecc..) • Imprese Economiche • Media • Eventi episodici ( viaggi, fiere, gite ecc..) • Risorse ambientali ( parchi, riserve ecc...) • Persone ( educatori, specialisti, vicinato, famiglia ecc...) = > Il sistema di risorse funziona con politiche e procedure stabilite da una direzione di esperti: in ogni comunità ci dovrebbe essere un CENTRO con tutte le info disponibili e con sedi decentrate raggiungibili da tutti a piedi. Secondo Knowles la scuola, in termini di obbiettivi di socialiazzazione, non è il luogo proncipale allla formazione del cittadino ed è per questo che la sua posizione si trova nel contenitore della descolarizzazione pur muovendo da presupposti diversi da quelli di Illich. 2.3.3 E la scuola? In questa prospettiva di descolarizzazione/ deformalizzazione...che ruolo interpreta la scuola?! Secondo Gianni Balduzzi e Vittorio Telmon l'istruzione è in crisi evidente circondata da sentimenti sfiduciosi. Esemplare è la frattura fra i messaggi di profondo significato etico ( pace, ambiente, legalità) che la scuola propone e che la quotidianità contraddice: “I maestri di classe insegnavano una vita contrapposta a quella che gli altri 'maestri' fuori da scuola facevano vagheggiare con prepotenza e i modelli sa seguire erano solo quest'ultimi”. La contraddizione tra i valori rimanda al rapporto scuola-territorio, la scuola è sempre più autoreferenziale e meno aperta al territorio → sistema chiuso, isola felice. Per questo sono maturati inviti all'apertura nei confronti del territorio e di ciò che la circonda: la scuola dovrebbe accogliere e rielaborare bisogni, aspirazioni, stimolazioni predisponendo strategie idonee per offrire risposte adeguate. Ecco che riemerge l'obbiettivo del SISTEMA FORMATIVO INTEGRATO ove ogni agenzia-istituzione-associazione ecc.. concorra a disegnare intenzionalmente un quadro formativo che la scuola da sola non è in grado di affrontare. Si giunge così a una duplice conclusione: da una parte si ridimensiona la scuola come istituzione principe della formazione dell'individuo a fronte di sempre maggiori occasioni educative in spazi esterni alla scuola ; dall'altra si assiste all' aumento di responsabilità educativa della scuola con operazioni compensativi, riequilibrartici degli apprendimenti prodotti da altre agenzie: si tratta di fornire forti elementi culturali,capacità e competenze capaci di sostenere un processo di continua interazione e integrazione con le situazioni che si evolvono senza lasciarsi trasportare passivamente da esse. La scuola costruisce negli individui anche l'attenzione critica al territorio circostante per far si che gli individui si orientino nella loro quotidianità. Alla descolarizzazione va dato il merito di aver riproposto con forza lo spessore dell'extra – scolastico e di definire il territorio come un aula formativa decentrata. 2.4 L'educazione permanente La riflessione sulla descolarizzazione si connette a quella sull'educazione permanente: entrambe hanno in comune una carica riformatrice e l'obbiettivo dell' edu permanente è valorizzare e ampliare il tempo della scuola. È una concezione diversa dell'educazione che si colloca nella prospettiva della continuità dell'educazione e della dilatazione dei luoghi formativi prospettando il supermanto di un sistema chiuso di insegnamento verso un sistema aperto che prosegue tutta la vita e dove la scuola è solo uno dei possibili canali. I principi identitari dell'edu permanente: • euguaglianza • globalità • partecipazione EUGUAGLIANZA = educazione estesa a tutti e prolungarsi per tutto l'arco della vita, non ci si deve limitare a dichiarare il diritto ad essa ma devono essere create le condizioni affinchè tale diritto sia praticato anche attuando discriminazione positive ( risorse umane, finanziare, strumentali verso chi ha svantaggi sociali-culturali). GLOBALITA' = rispecchiamento della globalità dell'esperienza di vita degli individui in un gioco di condizionamento reciproco. Da ciò la necessità di creare un sistema educativo integrato di strtture associative, ricreative,educative ecc.. che facciano dell'ambiente un'occasione di crescita individuale e collettiva per giovani e adulti. Le azioni educative devono consentire lo sviluppo globale della personalità dei soggetti e non fermarsi ad un solo ruolo sociale. Giovanni Bertin: “L'educazione permanente deve consentire al singolo di svolgere pienamente le proprie possibilità creative” non fermandosi alla dimensioni professionali , politiche, artistiche. PARTECIPAZIONE = l'edu permanente è educazione alla partecipazione e al cambiamento della collettività. Non è una semplice educazione contemplativa ma è trasformativa e prevede l'apertura al mondo, la partecipazione critica alla vita comunitaria ecc... è esercizio di responsabilità ed autogoverno ed è anche intesa come la presenza del soggetto nelle dinamiche sociali e culturali. Si passa da una cultura come trasmissione a una cultura come processo di compartecipazione con il fine di produrre nuovi valori sociali. Oggi l'educazione permanente rischia di trasformarsi in un mero e innocuo concetto descrittivo e ordinatore e vede sfumare la sua carica innovativa e progressista in un'ottica di emancipazione e crescita globale di sé. Che ne rimane oggi dei principi di educazione permanente? È un elemento costitutivo della riflessione pedagogica e inoltre oggi non è più un principio rivoluzionario poiché non vi sono tensioni politiche e sociali innovative che ne potrebbero valorizzare la sua natura di prassi emancipativa. Oggi l'edu permanente è stata ridotta a incontri formativi disseminati lungo l'arco di una vita soprattutto di carattere professionale. Ciò è ben diverso dall'eguaglianza, globalità e partecipazione. 2.5 L'animazione L'animazione continua a vestirsi di una pluralità di significati contraddittori o addirittura antagonisti, ma nonostante questa pluralità l'animazione costituisce una parte importante di quel mare dove si tenta di pescare le origini della pedagogia sociale. La definizione minima e condivisa di animazione è un'insieme di tecniche operative tendenti a stimolare i soggetti con metodi attivi e partecipativi, fino ad estendere il significato a un modo di rapportarsi con l'esistenza. L'indeterminatezza riguarda anche la pratica sociale cui ha dato luogo: dai laboratori artistici, ad articolati progetti di animazione territoriale. L'etimologia della parola animazione significa dare anima, passare dall'inanimato all'animato. L'animazione inoltre si può collegare all'educazione permanente poiché, secondo Bertin, per animazione si deve intendere il complesso di attività socio-culturali per attuare l'educazione permanente. Per altri invece l'animazione diventa una pratica sociale finalizzata alla presa di coscienza del potenziale represso. Dunque anche l'origine della animazione non è ne univoca ne lineare. L'animazione è nata dal fecondo incontro tra diverse correnti culturali: • La ricerca teatrale degli anni 60 • La valorizzazione della cultura popolare • Diffusione di metodi didattici ispirati alla pedagogia attiva Il contesto dell'origine dell'animazione si identifica invece in modo univoco ed è il periodo degli anni 60: sono gli anni della scolarizzazione di massa, dei processi migratori interni, dalla prestante domanda di formazione da chi ne era stato escluso, estensione dell'obbligo scolastico fino a 14 anni. Questi sono stati gli eventi fondamentali nella storia dell'istruzione italiana. La riforma ha incentivato la scolarizzazione ma non ha non è riuscita a porre rimedio alle molteplici forme di discriminazione che interessavano la scuola. L'animazione come attività e metodo di lavoro legato alla scuola comincia a definirsi e a dare i primi risultati con la messa in crisi delle didattiche tradizionali (anni 60 – scuola in crisi per via del flusso migratorio, scuola non più depositaria assoluta della trasmissione di cultura). I padri dell'animazione possono essere considerati quegli insegnanti che hanno importato e promosso nella scuola dell'obbligo le prime esperienze di animazione per cercare di superare la discriminazione e aprirsi alle influenze dell'ambiente sociale. Queste attività innovatrici vanno dal cinema, al teatro ad attività grafico-pittoriche sollecitando alla partecipazione attiva e creatività sociale. L'animazione si è interessata da subito allo sviluppo della creatività in opposizione ad un organizzazione didattica che invece la negava. Più avanti l'animazione si è qualificata anche per l'intenzione di produrre effetti positivi nella formazione della personalità, potenziando capacità espressive, relazionali e creative. Più avanti l'animazione estende il suo campo d'azione, affrontando altre utenza e diventando universalistica: • Strumento terapeutico • Riabilitazione • Risocializzazione (marginalità e devianza) 2.6 La comunità problematica Per la pedagogia sociale tutto ciò che si riconduce all'idea/concetto di 'comunità' è un campo pieno di prospettive di lavoro educativo-territoriale. Nel concetto comunità si fa rientrare tutto ciò che è riconducibile a movimento locale, alla partecipazione dal basso, all'aggregazione e alla ricerca di bene comune → questi sono termini che costituiscono il vocabolario base della ped sociale e del lavoro educativo territoriale. Individuare nel tema della comunità dei tratti d'origini della pedagogia sociale attuale diventa una scelta obbligata poiché la stessa pedagogia sociale ha come obbiettivo l'educazione alla comunità e della comunità. Il riferimento va quindi a figure simbolo come Don Milani e Danilo Dolci con i loro movimenti molto radicati nei territori fino agli attuali episodi di tutela ambientale o educazione alla legalità nelle zone controllate dalla mafia. Oggi i richiami alla comunità sono aumentati in tutte le dimesioni della vita sociale: • Comunità come Organizzazione produttiva di persone su un territorio limitato • Fantomatica dimensione comunitaria legata ad un territorio e a certi confini x accentuare politiche localiste e separatiste • L'accentuarsi del richiamo a identità comunitarie territoriali per andare in controtendenza all'omologazione planetaria delle genti • Comunità di autoctoni/immigrati apparse in certi territori che si scoprono parte di una comunità nazionale. Oggi vi è anche la crisi del welfare state= le cause sono ricondotte al divario tra bisogni sanitari- assistenziali-previdenziali-educativi e le poche risorse disponibili per soddisfarli. Per arginare tale crisi sarebbe opportuno riscoprire il benessere sociale nella dimensione comunitaria e non più a livello nazionale-totale. Ecco la sollecitazione del Welfare-Mix, una particolare attenzione alla solidarietà sociale per la Mappe 1. POPOLAZIONE 2. AMBIENTE GEOGRAFICO - NATURALE 3. AMBIENTE URBANISTICO 4. SITUAZIONE SOCIO-ECONOMICA 5. MOBILITA' 6. SITUAZIONE AGGREGATIVA 7. SERVIZI 8. STORIA Alla costruzione di ogni mappa parziale segue la loro sovrapposizione che fornisce il quadro generale e complessivo del territorio consentendo di cogliere le molte relazioni tra i vari elementi di ogni singola mappa. I fattori presenti nelle mappe definiscono la situazione educativa nel territorio e le sue modificazioni proprio perché le esperienze educative di per sé modificano parti importanti delle mappe (si vedono crescere le domande e le risposte riguardanti la situazione educativa del territorio). LA POPOLAZIONE La mappa della popolazione ci dice chi concretamente vive in un certo territorio e chi quindi concretamente rappresenta l'ovvia ragion d'essere degli interventi educativi. Elabora i processi generali / nazionali come l'invecchiamento e l'immigrazione all'interno di spazi di vita limitati e circoscritti come quartieri o i comuni. La popolazione presenta: 1. Una struttura : sesso, età, stato civile ecc.. 2. Una composizione : religione, etnia, lingua ecc... Tradizionalmente la popolazione è poi divisa in 3 gruppi con lo scopo di cogliere il loro posto rispetto all' attività formativa e produttiva: • GIOVANI → in formazione, non ancora in produzione • ADULTI → non più in formazione ma in produzione • ANZIANI → post- formazione e post-produzione Sequenza di vita della società : formazione → lavoro → inattività In questi ultimi decenni in Italia si è verificata la diminuzione della natalità e lo spostamento della mortalità più avanti → fenomeno di invecchiamento della popolazione che ha modificato radicalmente la struttura della popolazione portando all'attenzione pedagogica nuovi soggetti ( gli anziani ) e nuove prospettive per il lavoro educativo ( formazione svincolata dal lavoro ). I cambiamenti strutturali della popolazione non si traducono solo nella variazione dei soggetti interessati ala lavoro educativo ma anche nelle implicazioni educative delle cause che li hanno determinati. Un ulteriore e importante elemento trasformativo della mappa della popolazione nella società contemporanea è costituito dai cambiamenti dovuti al processo migratorio e anche in questo caso le implicazioni educative sono innumerevoli e la loro trasposizione in ambito locale diventa analisi fondamentale per un prospetto d'intervento. L'AMBIENTE GEOGRAFICO – NATURALE La mappa dell'ambiente geografico e naturale deriva da elementi fisici ed ambientali che condizionano lo stabilirsi degli insediamenti umani. L'ambiente geografico – naturale riguarda l' influenza che ha avuto sullo sviluppo socio-economico e sull'organizzazione comunitaria di un certo territorio. Non riguarda solo il passato ovvero l'influenza che ha avuto sulla storia di un certo territorio ma anche il presente per quanto riguarda i confini percepiti da chi il territorio lo abita ora. Di particolare importanza si rivelano oggi le caratteristiche paesaggistiche che di un territorio sia ai fini dello sviluppo produttivo ( es. professioni connesse al turismo) sia per questioni connesse al tema del degrado-salvaguardia ambiente in relazione ad azioni locali partecipate dai cittadini aprendo una prospettiva importante di educazione territoriale del proprio e vissuto ambiente. L'AMBIENTE URBANISTICO La mappa urbanistica riguarda le caratteristiche del territorio prodotte dall'opera diretta e consapevole dell'uomo per rispondere a esigenze produttive, abitative, relazionali della collettività. In questa mappa si comprendono: . le caratteristiche urbane del territorio → tipologia abitazioni, condizioni socio economiche degli abitanti ecc... . ii fattori che semplificano/ ostacolano il collegamento tra insediamenti . zone di interesse artistico – culturale . spazi di aggregazione formali ed informali . comunicazione stradale → strade, ferrovie, aeroporti ecc... che facilitano i rapporti con altri luoghi e territori . popolazione residente e gravitante N.B:Può capitare che i confini amministrativi separino luoghi percepiti e praticati come collegati e integrati o viceversa ed è importante perché molti interventi educativi sono limitati da certi confini amministrativi diversi da quelli percepiti e praticati dalle persone. LA SITUAZIONE SOCIO -ECONOMICA La mappa socio- economica del territorio è la risultante di più elementi collegati tra loro: • I settori e rami dell'attività produttiva presente • La collocazione della popolazione in suddetti rami • Il tenore di vita dei cittadini ( capacità di accedere a differenti livelli di beni e servizi) La mappa socio economica richiede un'analisi della condizione occupazionale delle persone e questa info determina la qualità della vita c/o territorio poiché evidenzia certe aree problematiche dovute a mancanza di lavoro con conseguenze come devianza o criminalità ( mafia , lavoro in nero, sfruttamento) → invito a progettare interventi educativi in progetti tesi a ridurre la distanza tra disoccupazione e occupazione auspicata. Il precariato inoltre può portare a rimodellare l'idea di lavoro come flessibilità lavorativa e modellando anche le aspettative nei suoi confronti. LA MOBILITA' Ogni territorio è interessato da fenomeni di mobilità ovvero individui in entrata e in uscita. I tipi di mobilità si distinguono in: • Temporanei--> quando i soggetti rientrano nel loro luogo di residenza dopo allontanamento di breve durata non modificando strutturalmente i luoghi interessati • Permanenti--> cambio di residenza per perido relativamente lungo e hanno effetti sulle aree di partenza e arrivo (es. processi migratori legati all'industrializzazione) Gli spostamenti sono causati da diversi fattori sia di tipo attrattivo nei luoghi d'arrivo, sia di tipo repulsivo nei luoghi di provenienza. Le mappe della mobilità deve comprendere anche la circolazione delle persone ovvero quelle forme di abilità abituali e giornaliere dovuto agli spostamenti per raggiungere il luogo di lavoro diverso dal luogo di residenza. Tali forme di mobilità evidenziano come gli individui possono essere policentrici rispetto alla collocazione territoriale poiché è difficile avere la possibilità di concepire il territorio di residenza come un territorio totalizzante rispetto ad interessi, attività, attese e bisogni dei soggetti. Per l'attenzione pedagogica è un aspetto di fondamentale importanza perchè si rivela difficile governare progetti ed interventi formativi a fronte delle pluriappartenenze territoriali delle persone. LA SITUAZIONE AGGREGATIVA E RELAZIONALE La mappa aggregativa e relazionale è fondamentale per la conoscenza del territorio anche se non è facile tracciarla a causa dei molteplici modi di relazionarsi delle persone, dalla natura e senso delle loro relazioni e dai diversi gradi di coesione. La mappa delle aggregazioni deve essere dettagliata, aggiornata e modificata. • Per tracciarla è necessario usare una bassa soglia analitica = considerare soggetto collettivo qualsiasi aggregato che ha relazioni minimamente continuative. • La mappa presenta una individuazione e catalogazione delle aggregazioni in rapporto all'intreccio di alcune loro caratteristiche ( es : l'essere formali o informali ). • Le aggregazioni devono essere individuate in rapporto alla prospettiva temporale (permanenti, temporanee, occasionali) • Si rivela funzionale anche una mappatura riguardante la percezione che i componenti delle aggregazioni hanno di loro stessi in relazione alla produzione di legami, cultura e norme sociali I SERVIZI La mappa dei servizi alla persona è quella in cui sono collocabili gli interlocutori e partener del lavoro educativo territoriale. Un servizio consiste in una unità organizzativa attivata per l'esercizio di una o più funzioni avente carattere di continuità a articolato da più unità operative: • sede fisica • bacino di utenza • attività e prestazioni • personale – operatori dedicati • possono riguardare : salute, formazione, sport, lavoro ecc... Tracciare la mappa dei servizi può apparire come operazione linearmente descrittiva e catalogativa ma in realtà la mappa comprende anche la conoscenza delle modalità di erogazione delle prestazioni e la percezioni che i cittadini hanno e di come la utilizzano, i rapporti che allacciano con gli altri servizi,le culture degli operatori...ecc... L'assetto dei servizi è in costante evoluzione dipendono dalle risorse, dai diritti riconosciuti, dai bisogni effettivi ecc.. Ecco una suddivisione dei servizi in relazione all'interesse che rivestono per progetti e azioni educative territoriali: 1. Servizi dell'area della formazione: qui si collocano le attività formative formali (dalla scuola alle università) insieme ad attività periodiche,esempio corsi a utenze mirate ( giovani in cerca di lavoro, migranti ecc...). Le attività formative non formali non sono considerate servizi in senso stretto ma dovrebbero essere considerate tali per via del loro potenziale di aggregazione, e per gli strumenti che offrono per la conoscenza di sé. 2. Servizi d'area sanitaria → non sono completamente distinguibili dai servizi di area assistenziale / socio educativa. È importante capire le responsabilità dei servizi sanitari, i luoghi di contatto con i cittadini ( ospedali, ambulatori ecc..), censire associazioni che si sono costituite attorno alle pratiche sociali delle malattie ce forniscono aiuti-consulenze -formazione- gruppi di auto-aiuto ecc... precisione. L' APPROCCIO EURISTICO prevede che il coinvolgimento dei destinatari sia costante ed esplicito tramite l'elaborazione di linee progettuali o per mezzo di azioni conoscitive ( ricerche, esplorazioni, consultazioni ). in questo modo si rende costante la valorizzazione del punto di vista dei soggetti a proposito dei progetti di cambiamento che li riguardano poiché essi partecipano alla stesura del programma. In questo approccio nessuno sa dove l'azione intrapresa lo condurrà di preciso ma questo sapere è sufficiente per un disegno operativo senza per questo pre-individuare obbiettivi. L'operatore agisce tramite un intento trasformativo basato su criterio esplorativo. L'esplorazione costituisce già di per sé un intervento trasformativo e l'osservatore mentre osserva, indaga, esplora attribuendo certi significati al mondo che trasmetterà poi all'oggetto della sua attività. L'osservatore influenza la realtà osservata ed è anche educatore perché lo modifica introducendo delle novità. La cultura del luogo ove si sviluppa l'intervento educativo territoriale insieme alla cultura dell'operatore e alla possibilità di negoziazione con i soggetti decideranno insieme che tipo di approccio pedagogico potrà rivelarsi più produttivo. Le caratteristiche distintive di ciascun dei 3 approcci a livello operativo: • tensione verso un obbiettivo → disegno verso il suo perseguimento • coinvolgimento dei destinatari • nesso tra conoscenza e cambiamento Vi sono certe questioni generali da tenere in considerazione quando si parla di progettazione: l'essere in grado o meno di prevedere l'andamento di un progetto, rimanere fedeli al progetto o discostarsene ecc... Queste questioni danno luogo a 2 non funzionali atteggiamenti estremisti: 1. Logica progettuale di tipo Tayloristico = la logica scompone il processo nelle sue operazioni più elementari individuando procedure più appropriate senza lasciare spazio all'autonomia degli attori impegnati nel processo 2. Logica progettuale di tipo Spontaneistico = la progettazione diventa un'intenzione, uno stato d'animo che non ha procedure prestabilite e non fissa obbiettivi ma solo finalità generali. Secondo Lavinia Bifulco la progettazione può essere praticata con diverse anime: . razionalista, basata su presupposti aprioristici non in grado di affrontare problemi imprevisti .estemporanea, marcata propensione alla sperimentazione e al fare per tentativi e/o errori .possibilista, rinuncia a un modello rigido di progettazione ed è consapevole dei limiti propri e altrui ma non si consegna all'imprevedibilità degli eventi influenzando il corso dei processi. Progettare significa posizionarsi in un equilibrio instabile che necessita continuamente riflessioni e aggiustamenti e significa collocarsi in un gioco dove agiscono diverse coppie concettuali respingenti (teorico-pratico, concreto-astratto, generale-particolare...ecc), significa non cadere nel riduzionismo semplificando la realtà ma nemmeno contemplarla inattivamente oltre che dare doverosa attenzione ai soggetti destinatari degli interventi non cadendo contemplare la vita come immateriale e intangibile processo continuo. 4.2 Le fasi ( le aree ) del progetto d'intervento La modalità di progettazione educativa territoriale trova nell'articolazione in fasi/aree di intervento la configurazione teorica di orientamento operativo. Queste aree-fasi non devono però essere intese come un itinerario lineare in cui una fase segue meccanicamente la precedente , gli stadi non sono rigidi e irreversibili ma si tratta di un processo circolare caratterizzato dall'essere un insieme di “stati” intercorrelati più che separati in cui si verificano interruzioni, ritorni a fasi precedenti, analisi e operazioni trasversali. Non si tratta quindi né di un itinerario di lavoro spontaneo e senza governo né di un progetto troppo rigido e consequenziale. Le fasi-aree del progetto sono sintetizzabili e denominabili in: ◦ Individuazione dei bisogni : analisi del rapporto tra problema, bisogno e domanda riguardante i diversi soggetti coinvolti ◦ Analisi della situazione : si acquisiscono i dati dell'ambiente interno ed esterno e si cerca di prevedere le modificazioni future e i loro effetti ◦ Elaborazione del progetto : si individuano obbiettivi, metodi e strumenti di controllo ◦ Attuazione del progetto : unita alle valutazioni in itinere ◦ Conclusione e valutazione : si valutano i risultati Questa divisione in sequenze, pur trattandosi di un artificio espositivo, è utile a rilevare che nella progettazione esistono momenti in cui si accentuano alcune attenzioni teoriche e operative rivolte a oggetti specifici e che la progettazione ha comunque un vincolo temporale. L'individuazione dei bisogni Ogni intervento educativo intenzionale è motivato da una preventiva teoria dei bisogni e degli obbiettivi per i quali è promosso, il lavoro educativo si pensa laddove si ritiene esistano dei bisogni ai quali, attraverso una serie di passaggi, debbano essere collegati gli obbiettivi tesi a modificare la situazione esistente. La prima fase del progetto è particolarmente complessa perchè determina tutte le altre e il fuoco della riflessione è costituito dalla distinzione tra il problema, il bisogno, la domanda e dal loro rapporto. Il Problema : è una “mancanza” oggettiva rispetto alle norme sociali, nel problema si condensa la distanza tra una situazione esistente e una auspicata ( es. distanza esistente tra livello di istruzione raggiunto dal soggetto con quello ritenuto auspicabile per le persone nella sua stessa condizione). La particolarità del problema sta nel fatto che può essere considerato tale da un osservatore esterno ad esempio certi comportamenti giovanili ritenuti devianti sono indicati tali anche se il soggetto deviante non si percepisce come tale. Il Bisogno : è la percezione della differenza e della distanza tra ciò che si è e che si vorrebbe essere tra la realtà e le proprie aspettative. Nel bisogno c'è il soggetto con le sue aspettative, i suoi valori, le sue insoddisfazioni e la sua tensione al cambiamento. Rivolgere l'attenzione ai bisogni nella progettazione educativa territoriale invita ad affrontare la possibilità di stabilire una gerarchia dei bisogni ( primari, essenziali, secondari ecc..) che riceverebbero così adeguata attenzione verso la tensione al benessere. Cosa si intende per benessere??? in generale è possibile affermare che benessere e malessere sono due concetti inversamente proporzionali, se aumenta il benessere diminuisce il malessere. Per valutare correttamente un intervento di promozione del benessere occorre che siano esplicitate le concezioni e gli indicatori di benessere adottati, chiarire le modalità tramite cui si possono raggiungere queste concezioni di benessere e che siano disponibili strumenti di valutazione degli effetti di questi interventi. La domanda : è la richiesta di azione rivolta a un servizio-operatore-volontario ritenuto in grado di intervenire sua una situazione problematica rimuovendo o riducendo le cause che l'hanno generata. La domanda è un atto esplicito e le forme / contenuti con cui si esplicita possono configurarsi diversamente: ▪ delega del proprio caso al servizio dell'operatore ▪ richiesta di strumenti conoscitivi per comprendere la situazione problematica ▪ rimozione blocchi psichici che non consentono al soggetto di intervenire di fronte al problema Il rapporto che lega problema – bisogno- domanda non si trasforma in un percorso lineare problema → bisogno → domanda cui segue una risposta ( atti intenzionali e organizzati tendenti ad attenuare il bisogno tramite la soluzione totale o parziale del problema). Inoltre è necessario tenere presente che al servizio e/o l'operatore non giunge una domanda nitida e secca ma un gioco plurale di nessi tra problemi, bisogni e domande che non si esprime linearmente quando: • Il problema viene percepito da altri e non dal soggetto, quando ad esempio persone con problemi psichici o cognitivi non considerano la loro situazione problematica e non capiscono la loro patologia e in questo caso la domanda viene da altri e non è possibile stabilire un contratto esplicito con il soggetto • Il bisogno non riesce a tradursi in domanda, per esempio quando il soggetto pur consapevole della situazione problematica in cui si trova non intravede soluzione e non si sente legittimato a porre la domanda. Da ciò può derivare l'accentuazione del problema o il suo stabilirsi cronico. In questi casi il servizio cerca di favorire il passaggio alla domanda • La domanda posta non corrisponde al problema / bisogno reale o esprime più problemi/ bisogni, si pone in questo caso un'accurata analisi della domanda mettendola in discussione. L'analisi della situazione “ Anche se troppo tardi compresi allora quanta pazzia c'è nell'intraprendere un'opera prima di averne calcolato i  costi e prima di sapere se le nostre forze possono portarla a buon fine”        Robinson Crusoe Dopo aver individuato il bisogno occorre analizzare con accortezza la situazione ovvero raccogliere tutti gli elementi informativi funzionali all'ulteriore definizione e avanzamento della sua progettazione. Dopo l'individuazione dei bisogni si procede con l'analisi della situazione per poi riuscire a procedere con la progettazione. Le informazioni vanno cercate, raccolte, sistematizzate e collegate tra loro. Ecco alcune categorie di informazioni da individuare: ▪ condizionamenti : i vincoli formali ( obblighi, divieti) o le influenze non normative e informali cui il progetto è sottoposto. L'analisi di tali condizionamenti consente di individuare i limiti degli interventi ma anche gli effettivi spazi di azione all'interno del quadro delle compatibilità esistenti. ▪ risorse : sono esse ancora suddivisibili in sotto-categorie: . umane → capacità e azioni professionali e non .finanziarie e strumentali → dai materiali ai finanziamenti . formali → istituzioni già presenti sul territorio che si riconoscono nella cultura e nelle intenzioni progettuali . informali → luoghi non destinati a scopi educativi ma magari solo aggregativi che hanno stesse intenzioni progettuali . interne / esterne al servizio .dirette /indirette → o direttamente coinvolgibili nel progetto o che servono ad attivarne altre. ▪ previsioni di cambiamento : riguardano i vari soggetti coinvolti nella progettazione, è uno sguardo rivolto al futuro verso la situazione che potrebbe prospettarsi e verso la quale si tende intenzionalmente capendo anche quali potrebbero essere i cambiamenti non auspicati come controindicazioni del progetto. La fase dell'analisi è la fase della raccolta degli elementi funzionali all'ulteriore avanzamento del progetto per andare dall'ideale al reale / dall'impossibile al possibile. Tuttavia va tenuto presente che, in questa fase, non è fattibile controllare TUTTE le variabili presenti nel contesto operativo, né prevedere tutti i possibili eventi futuri poiché le informazioni non sono tutte disponibili e perchè non si sa ancora di quali info è opportuno tenere conto a priori L'elaborazione del progetto La fase di analisi della situazione è seguita da quella della vera e propria elaborazione del progetto: è il momento delle decisioni e dell'assunzione di responsabilità. In questa fase all'educatore o equipè cu 4.5 L'atteggiamento animativo/ partecipativo L'animazione è riuscita ad esprimere il meglio di sé quando ha considerato l'insieme di soggetti presenti sul territorio come destinatari ma anche come protagonisti attivi del processo ti trasformazione. L'animazione viene riconosciuta come importante riferimento per una “didattica extrascolastica” che si condensa in un atteggiamento animativo proprio dell'agire progettuale. Il contributo di un atteggiamento di animazione emerge attraverso quei punti qualificanti che caratterizzano l'animazione: ◦ approccio attivo e maieutico nei confronti della persona o gruppo ◦ gruppo come strumento e ambito d'intervento ◦ attenzione all'esperienza concreta ◦ attenzione alle dimensioni creative- espressive- comunicative ◦ attenzione alla partecipazione dei soggetti coinvolti ◦ valorizzazione del processo rispetto al prodotto I punti qualificanti l'animazione appartengono anche alla riflessione pedagogica e sono riformulabili in alcune idee guida tendenti a stimolare consapevolezza e partecipazione dei soggetti nei pogetti che li coinvolgono: • stimolare la scoperta di risorse interne ed esterne • rispettare i tempi di maturazione dell'autonomia dei soggetti favorendo la riduzione della delega all'operatore • stimolare il passaggio dall'individuale al collettivo e il passaggio dal collettivo all'individuale • valorizzare sia prodotto che processo In questo senso l'animazione recupera parte delle sue istanza originarie e nel lavoro educativo territoriale, ispirato da presupposti pedagogici-sociali, si condensano ed interagiscono con diversi dosaggi le molteplicità di metodi sintetizzati da Bertolini in 3 tipologie: 1. descrittivi → rivolti a cogliere le caratteristiche più immediate dell'oggetto di analisi con attenzione alle continue modificazioni 2. interpretativi → rivolti a cogliere il senso che certi fenomeni sociali hanno sia per chi li vive direttamente sia per chi li studia 3. costruttivi → rivolti ad individuare e sperimentare linee di intervento concreto o operativo avente come scopo quello di migliorare le condizioni sociali in cui gli eventi educativi si concretizzano. 4.6 L'educazione e la strada E' nell'educazione di strada che il lavoro educativo territoriale trova la sua massima esplicitazione e valorizzazione immergendosi nella complessità concreta della vita quotidiana. È un'educazione di strada in senso letterale: gli educatori/ operatori agiscono esclusivamente o prevalentemente nelle vie, nelle piazze per incontrare i destinatari degli interventi ( giovani, dipendenti, senza fissa dimora ecc..). è un atteggiamento fatto di azioni e intenzioni che vanno incontro al problema e al bisogno non richiudendosi in una logica “da sportello”. LA STRADA = lineare segmento urbanistico e spazio di incontro- aggregazione. La strada è ricca di contraddizioni e di problemi non sempre evidenti: devianza, criminalità, cattive compagnie e non a casa i luoghi educativi sono sorti per levare i ragazzi dalla strada. La strada ha visto ridursi la sua funzione di incontro positivo e di socializzazione ed ad essa si è andata sostituendo la formalità delle scuole, palestre e corsi ecc.. I soggetti “di strada” sono persone che subiscono sradicamento ed esclusione per l'impossibilità di aderire a luoghi , regole e valori altri. Lavorare sulla strada agendo interventi educativi significa ribaltare parzialmente se non completamente la concezione che vede l'attivarsi della risposta solo a domanda fatta. L'intervento di strada si colloca su un piano completamente diverso : muove dalla risposta, cerca il problema, stimola l'espressione del bisogno ( percezione della differenza tra ciò che si è e tra ciò che si vorrebbe essere) e tenta di trasformare ciò in un progetto educativo esplicito. Intervenire sulla strada spinge l'operatore / educatore a uscire da spazi chiusi per indirizzarsi là dove il disagio è manifesto e là dove si voglio ottenere obbiettivi. Lavorare sulla strada implica entrare, metaforicamente e non, nel territorio educativo dell'altro ovvero nella piazza, nel parco, nel bar ecc...e le persone devono essere libere di aderire alla relazione con l'educatore e le sue intenzioni, di ignorarla o rifiutarla senza sanzione. Il ruolo dell'educatore inoltre NON può manifestarsi a priori ma esso deve presentarsi come fanno tutti i soggetti destinatari con la sua storia, le sue aspettative e le sue motivazioni ma senza confondersi in lui, semplicemente nella prima fase deve considerarsi un probabile destinatario degli interventi educativi. L'educazione di strada non inserisce i soggetti nel ruolo di utente ma si attiva una relazione tra l'operatore e i soggetti che fa conoscere all'operatore la loro vita, coglierne il senso e comprenderne la cultura e indagare al contempo la percezione che il soggetto ha del servizio/operatore ( percepire come si è percepiti). Cap 5 ) Dispositivi e aree d'intervento Nel cap precedente sono stati delineati gli orientamenti per il lavoro educativo territoriale : • progettazione partecipata, come impianto metodologico principe che trova nelle... • storie di vita, una delle modalità per coinvolgere i destinatari nel progetto • educazione di strada, è la prassi per far incontrate la molteplicità esistenziale e le reali condizioni di vita dei sogg. con le intenzioni educative. In quest'ultimo capitolo si tratta di tracciare orientamenti operativi inerenti alcune tra le principali aree di intervento considerando priorità, destinatari, problemi. È inevitabile pensare in situazione anche perchè il lavoro educativo territoriale è sempre attuale poiché prende forma nell'ambiente sociale di vita delle persone ovvero in quel territorio in cui le rapide e incisive modificazioni degli assetti economici – sociali- culturali incidono direttamente sulla vita delle persone. 5.1 Compiti importanti e assetti leggeri Franco Cambi nella sua Storia della pedagogia indica alcune sfide che il lavoro educativo dovrà sostenere in futuro: il femminismo, l'ecologia, i processi migratori e l'invecchiamento della popolazione (processi che si intrecciano con altri caratterizzando la contemporaneità). Si registrano trasformazioni e criticità dovute all' esaurimento delle appartenenze politiche e all'influenza dei mezzi di comunicazione. Tutto ciò determina un'irrimediabile dispersione sociale e culturale dell'esperienza educativa che può mettere in scacco il pedagogista ormai incapace di controllare un universo di determinazioni simboliche e materiali sempre più vasto, sfuggente, intricato. L'educazione si spalma in più ambiti d'esperienza diventando diffusa e informale determinando una espansione dei luoghi educativi esterni alla famiglia, scuola, istituzioni. L'individuazione delle PRIORITA' EDUCATIVE delle linee di azione e della progettazione edu non discendono dalla pura riflessione pedagogica ma sono la risultante di una selezione e sistematizzazione in cui l'evidenza dei fatti e la frequenza con cui un tema si pone. Tutto ciò con le adeguate risorse economiche- scientifiche e la disponibilità dei sogg. destinatari a essere considerati priorità educative attiva gli interventi. Il fatto che il lavoro educativo territoriale nasca in situazione non preclude la ricerca attorno ad assetti teorici-metodologici-operativi configurabili come: ◦ dispositivi aspecifici → modalità di organizzarsi e porsi rivolti alla generalità dei soggetti, è il campo della dimensione istituzionale della pedagogia sociale rimandando al sistema formativo integrato e alle sue alterne fortune teoriche. Alla costruzione di un sistema formativo integrato si oppongono il peso crescente della cultura liberistica ( privatizzazione e meritocrazia), la scarse risorse disponibili, la difficoltà a governare territorialmente alcuni climi educativi sociali ( paura, insicurezza, consumismo). Tuttavia questo sistema integrato è rintracciabile nel corso della vita delle persone poiché è composto dall'intreccio di molte di molte esperienze educative ( intenzionali e non) ed è in questo sistema che il lavoro educativo territoriale trova la sua ispirazione. ◦ progetti specifici → indirizzati a delimitate aree-problema, rivolti a particolari soggetti e/o gruppi sociali, è il campo della dimensione movimentista della pedagogia sociale che rimanda alla capacità di individuare bisogni educativi nascenti, di anticipare domande e di attivare campagne mirate. I dispositivi aspecifici e i progetti specifici ovvero la dimensione istituzionale e quella movimentista non devono essere visti come alternative ma integrati avendo ognuno delle componenti riconducibili all'altra. Mentre i progetti specifici possono solo essere teorizzati, per i dispositivi aspecifici sono solo abbozzabili certe caratteristiche e certi comportamenti strategici in particolare: • il ruolo di governo da parte dell'ente locale, inteso come istituzione che meglio rispecchia la complessità del territorio • integrazione, tra intervento pubblico-privato, tra servizi e associazioni, tra differenti aree di competenze • valorizzazione della componente educativa informale dei servizi sanitari, assistenziali, culturali ecc ( l'educatore come maieuta educativo in azioni non percepite come educative) • costruzione progressiva del dispositivo intenzionale, individuazione e messa in rete delle risorse esistenti • flessibilità, capacità di adeguarsi al mutare delle condizioni del territorio e dei compiti operativi. I dispositivi aspecifici, come i progetti specifici, acquistano senso incrociandosi sull'intenzionalità tesa a intervenire su ogni aspetto del rapporto tra soggetti ed educazione: 1. promozione educativa → fornisce strategie di apprendimento 2. prevenzione educativa → riguarda i soggetti individuati come potenziali portatori di disagi e bisogni 3. riabilitazione educativa → rivolta a soggetti portatori di disagio conclamato che richiedono interventi di tipo ri /educativo ( detenuti) In realtà il lavoro educativo territoriale non ha servizi con una strutturazione così rigida e proprio per la complessità dei soggetti e del territorio un servizio può essere preventivo per un aspetto ma anche riabilitativo allo stesso tempo (es:creazione luogo di aggregazione= sia prevenzione sia ri/educazione). La promozione educativa Operare in una prospettiva di promozione significa rendere forte l'individuo e fare in modo che possa sentirsi adeguato alle diverse situazioni che si trova ad affrontare. Le attività di promozione sono proposte accrescitive e immunizzanti verso alcuni malesseri individuali e sociali tendendo ad aumentare il benessere e fornendo competenze/strumenti per affrontare i compiti e le svolte dei corsi di vita normali. Nel territorio il lavoro educativo tenderà a creare occasioni aggregative, culturali e formative anche in assenza di problemi visibili come ad esempio : per gli adolescenti si creeranno spazi di aggregazione, discussione e attività ( spazio 4) fornendo un “buon uso” del tempo libero. Mai come oggi il tempo libero è denso di implicazioni educative. Il tempo libero si può governare e prevedere? A questo proposito Daniel Mothè distingue tra lavoratori con contratto indeterminato (che possono prevedere il loro tempo libero e organizzarlo), e lavoratori precari con contratto a chiamata o determinato che non hanno grandi possibilità previsionali e si vede come ora come ora prevale la seconda condizione. Inoltre la possibilità di gestione del tempo libero tossicodipendenze. La finalità dell'intervento nei confronti delle tossicodipendenze è l'autonomia dalla sostanza ma chi non ne raggiunge l'indipendenza non deve essere abbandonato. Ogni persona tossicodipendente ha la sua storia, i suoi bisogni, le sue sofferenze e risorse e deve poter incontrare terapie e servizi diversificati connessi alla sua situazione concreta. Da questo punto di vista la “ riduzione del danno” non è alternativa alla comunità ma ne è complementare: l'obbiettivo generale è l'eliminazione dei danni legati alla dipendenza; quello parziale è rappresentato dalla RIDUZIONE dei danni procurati dai comportamenti a rischio ( criminalità, abbandono siringhe infette ecc..) attraverso la loro modificazione. La riduzione del danno è una logica di approccio ad alcuni problemi nella quale l'attenzione per l'obbiettivo ideale si coniuga razionalmente con la pratica degli obbiettivi possibili. Lavoro educativo e sviluppo di comunità Lo sviluppo di comunità è uno dei più interessanti campi di ricerca e dia azione per l'insieme delle politiche rivolte al territorio (cap.2) ora si vuole riflettere sulle possibili azioni di sviluppo delle dimensioni comunitarie territoriali e del loro rapporto con il lavoro educativo nei territori in cui si colloca. L'espressione sviluppo di comunità copre diversi tipi di intervento tutti tendenti al miglioramento delle condizioni sociali ed economiche attraverso l'enfasi sulla cooperazione sociale e sugli sforzi di auto aiuto dei cittadini → sviluppo di un sentimento di comunità + crescita della comunità come soggetto. Secondo Martini vi sono 3 strategie tese al miglioramento della qualità della vita : 1. strategia focalizzata sulle condizioni ambientali e di vita dei soggetti, ovvero si modificano le condizioni in cui i soggetti vivono attraverso interventi ideati, progettati e realizzati da soggetti altri. In questa strategia i sogg. sono variabili dipendenti ed è il contesto che impone loro di cambiare 2. strategia focalizzata sui soggetti, ovvero si indirizzano interventi di sostegno sulle persone che consentano loro di acquisire le nuove abilità che le condizioni richiedono. Sono interventi di tipo formativo – educativo attraverso cui si cerca di fornire alle persone gli strumenti necessari a colmare la distanza esistente tra le loro abilità e le condizioni ambientali. 3. Strategia focalizzata sullo sviluppo di comunità il cui obbiettivo consiste nel permettere ai soggetti che vivono in certe condizioni di cambiarle in relazione ai loro bisogni ed interessi. È un processo attraverso cui i sogg. interessati acquisiscono competenze x poter cambiare la condizioni in cui vivono in base al loro progetto vita. Ci si pone l'obbiettivo di far crescere responsabilità, competenze, senso di comunità per risolvere i problemi aiutandosi reciprocamente. Le ipotesi di sviluppo di comunità si costruiscono su intenzioni trasformative che dovrebbero portare a migliorare le condizioni di vita attraverso la crescita di capacità per affrontare problemi e bisogni → processo che porta al progresso economico e sociale attraverso la partecipazione attiva della comunità stessa al fine di creare una rete sociale integrata fondata sulla partecipazione dei cittadini. Martini e Sequi individuano i fattori che concorrono a un effettivo sviluppo di comunità: • coinvolgimento, sogg coinvolti emotivamente da un evento e vogliono fare qualcosa • partecipazione, esercitano il potere fare qualcosa con azioni • creazione di connessione, bisogno di relazioni sociali come premessa per la partecipazione e coinvolgimento • responsabilità sociale, consapevolezza che le condizioni di vita di una collettività e i problemi che in essa si verificano chiamino in causa tutti coloro che ne fanno parte. La azioni di sviluppo di comunità acquistano senso nel concetto di EMPOWERMENT = acquisizione di potere e/o incremento capacità di controllare attivamente la propria vita influenzando eventi e istituzioni che incidono su essa. Il lavoro educativo territoriale e lo sviluppo di comunità sono intrecciati e per certi aspetti sovrapponibili sino a poter considerare lo sviluppo di comunità una forma particolare del lavoro educativo territoriale infatti essa è linearmente finalizzata alla crescita e all'autonomia dei soggetti. Al lavoro educativo territoriale è richiesta l'invenzione e l'organizzazione di esperienze educative territoriali per promuovere dimensioni collettive ( volontariato, associazione ecc..) ma anche di agire contro alcune forme particolari di dimensioni collettive (org criminali , gruppi razzisti ecc...). Ecco che torna il tema dei VALORI di riferimento, l'idea di società che i pedagogisti e gli educatori prospettano è la scelta del mondo che si vuole ma questa è assunzione personale di responsabilità. Fine
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