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Pedagogia della famiglia , Schemi e mappe concettuali di Pedagogia dell'infanzia e pratiche narrative

Riassunto sintetico sul tema dell'educazione familiare nella storia italiana. sostegno alla genitorialità nel rapporto genitori figli.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2016/2017

Caricato il 29/05/2017

valentina_fibbi
valentina_fibbi 🇮🇹

4.6

(18)

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Pedagogia della famiglia e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Pedagogia dell'infanzia e pratiche narrative solo su Docsity! Pedagogia della famiglia 1 Trasformazioni sociali e sostegno alla genitorialità Nel corso del 900, in Italia è mancata una politica a sostegno della famiglia e della genitorialità, nel nostro paese vi è sempre stato un timore reverenziale nei confronti dei temi procreativi e non ci siamo mai preoccupati della bassa natalità; questo ne ha risentito negativamente il mondo dei bambini e delle bambine. La realtà italiana è stata investita da una profonda trasformazione demografica a partire dalla seconda metà degli anni 70, quando assistiamo a un progressivo calo delle nascite. I nuclei familiari che si sono formati negli anni 80/90 hanno un solo figlio, anche se sono in aumento le coppie che non hanno figli. E' aumentato anche l'intervallo tra il matrimonio e la nascita del primo figlio, questo al fine di verificare l'unione e la “capacità di tenuta”. Il fenomeno del figlio unico è frutto di diverse motivazioni, a cominciare dalla consapevolezza delle difficoltà finanziarie connesse all'allevamento. Gustavo de Santis ( 1997) i figli delle famiglie meno abbienti costano assai meno di quelli delle famiglie più facoltose. I figli nascono in maggior numero negli ambienti più poveri perchè costano meno, ma il minor costo deriva da un minor investimento sociale in termini di istruzione; questa situazione quindi finisce per aumentare le differenze sociali. E' evidente infatti che il numero dei figli condiziona pesantemente i tempi di vita all'interno del nucleo familiare laddove emergono le differenze esistenti fra donne e uomini. La nascita dei figli determina una sorta di cristallizzazione dei ruoli, l'uomo teso a portare il denaro a casa e la donna che si prende cura dell'ambiente domestico. Un segnale di novità viene dalla utilizzazione dell'Indicatore della situazione economica (ISE), inteso come intervento di ridistribuzione del reddito verso le famiglie con i figli. Nello specifico si tratta di promuovere un più massiccio ingresso delle donne nel mondo del lavoro. In virtù di questo nuovo traguardo la nascita di un bambino pone anche problemi riguardanti la modificazione di comportamenti. I genitori di oggi vivono la nascita del primo figlio con grande “ansia”, frutto delle aumentate consapevolezze riguardo la responsabilità connesse con il divenire genitore. In questo contesto è quindi centrale l'attenzione riservata alle famiglie a cui si debbono riservare specifici interventi di sostegno. Nello specifico è auspicabile l'organizzazione di interventi sistematici di educazione familiare, che debbono inserirsi in una prospettiva di “lavoro di rete” che coinvolga associazioni di volontariato e istituzioni. Il bisogno di educazione da parte dei genitori è reso evidente da una serie di motivi, a cominciare dal desiderio che i genitori esprimono di informarsi sullo sviluppo dei figli. Quest'attività di educazione familiare concorrono a promuovere il benessere psicologico delle persone. 2 L'educazione familiare nella storia italiana Nella seconda metà dell'800 si sono caratterizzati dei significativi interventi dei medici igienisti a favore della diffusione di conoscenze riguardo l'allattamento e altri aspetti igienici connessi all'allevamento infantile. L'attenzione prioritaria è destinata alla questione dell'allattamento, considerato non solo come primo nutrimento del bambino ma anche come missione e dovere della madre e come primo momento dell'educazione infantile. Ci sono tre tipi di allattamento: 1) materno giudicato in assoluto come il più utile; 2) mercenario 3) artificiale che desta nei medici maggiori perplessità, sono del resto condannati perchè distolgono la donna dal suo dovere di madre. Il problema dell'allattamento è quello considerato di maggiore importanza dagli igienisti, essi sviluppano una polemica assai dura nei confronti di una pratica : quella delle fasce strettamente avvolte intorno al corpo del bambino, ritenute essenziali per fortificarlo; polemica portata avanti anche dalle innumerevoli riviste di puericultura. Alle questioni igieniche si interessano anche i socialisti che hanno il merito di incominciare a interessarsi con attenzione alla condizione delle masse femminili e di quelle dei bambini. La situazione cambia con la legge del luglio del 1910, che istituisce le Casse di maternità e prevede la concessione-durante l'assenza per puerperio- di un contributo economico di 40 lire-30 lire pagate alla Cassa e 10 allo Stato. Questa conquiste e il miglioramento della condizione femminile non costituiscono l'unico oggetto dei socialisti, in quanto cominciano a occuparsi con attenzione della situazione dell'infanzia. Giulio Casalini, direttore del Dispensario torinese nel 1911, propone di aprire all'interno dell'istituto una scuola di puericultura, in modo che le notizie utili e essenziali per un corretto allevamento della prima infanzia possano divenire patrimonio comune. Casalini insiste molto sul bisogno di salvaguardare la maternità. Il fascismo si impegna in un opera di modernizzazione della professione. Nel 1925 viene istituita L'Opera nazionale per la maternità e l'infanzia. Le sue attività vengono rivolte alle donne e ai bambini che non possono avvalersi di una normale struttura familiare. L'Onmi, gestisce 59 cattedre ambulanti di puericultura. Le madri per poter usufruire degli interventi statali devono impegnarsi ad allattare al seno i propri bambini. Scompare così la figura della balia, che nei secoli precedenti aveva caratterizzato un carattere distintivo per molte famiglie borghesi. L'Onmi si distingue anche per l'istituzione di ambulatori ostetrici e pediatrici, che sono già 92 nel 1931. nel corso degli anni 50 nascono in Italia diverse esperienze di scuola per genitori che vengono istituite da enti e associazioni diversi. Significativa è la scuola dei genitori di Roma fondata da Giovanni Bollea, il quale sostiene di essere mosso da una molteplicità di motivazioni. In primo luogo dall'evidenza dell'ignoranza dei temi psicologici e pedagogici da parte dei genitori, poi dall'opportunità di impartire un insegnamento in forma collettiva. La scuola intende fornire un sostegno di tipo psicologico e preparare i genitori alle difficoltà delle relazioni familiari, esaltando il dialogo e la discussione. Altre iniziative vengono organizzate successivamente come1) l'Opera Montessori, 2)l'Unione femminile milanese, 3)l'Ente nazionale per la protezione morale del fanciullo. 1) prende in esame la prima infanzia con una metodologia attiva che si fonda sulla lezione dialogata; 2) ha istituito nel 1953 un circolo dei genitori che tre anni dopo è diventato una scuola dei genitori dove gli argomenti affrontati sono di tipo psicologico educativo. 3) Attività molto attive che riguardano lo sviluppo psicologico del bambino e dell'adolescente, i rapporti con l'ambiente circostante e i problemi scolastici connessi. L'unico impegno istituzionale è quello che nel 1953 porta alla creazione del Centro nazionale per i rapporti scuola-famiglia, al fine di promuovere migliori rapporti tra le due istituzioni e di sottolineare l'importanza della famiglia e delle responsabilità educative dei genitori. A metà degli anni 60 ha inizio l'attività di ricerca e di riflessione di Norberto Galli ,pedagogista cattolico che più di altri a contribuito a promuovere la pedagogia della famiglia in Italia. Affascinante appare il lavoro con le famiglia e non sulle famiglie, laddove vengono valorizzate le competenze di base dei genitori e gli stessi argomenti che vengono trattati sono individuati sulla base delle esigenze dei partecipanti. In questo contesto l'emanazione della legge 28 agosto 1997 ha costituito una tappa significativa nella ridefinizione di un sistema di welfare attento ai bisogni dei bambini e delle loro famiglie. La legge promuove gli interventi di formazione e socializzazione e strumenti di prevenzione del disagio e di rafforzamento delle identità delle persone, lasciando spazio, all'organizzazione di diversi progetti di educazione familiare. Elemento peculiare della legge è quello di promuovere la progettazione partecipata fra tutti i soggetti. 3 Educazione familiare e pedagogia della famiglia le attività di educazione familiare stentano ad avere un riconoscimento ufficiale, nel nostro paese essa soffre di un ritardo culturale visto che a livello accademico ha avuto pochi cultori. Le trasformazioni sociali degli ultimi decenni, alla base anche di una vera e propria rivoluzione demografica, hanno reso sempre più evidente l'urgenza di un impegno complessivo a favore della genitorialità. Fortunatamente negli ultimi anni la situazione sta cambiando, è stata posta una rinnovata attenzione al ruolo dei genitori e al significato dell'educazione familiare. Nel 1995 Paul Durning ha dato una sua definizione di educazione familiare rilevando che con essa si configura l'azione di educare uno o più bambini realizzata, nei gruppi, da degli adulti che sono i genitori dei bambini in questione. A questo proposito pare giusto distinguere educazione familiare da pedagogia della famiglia. Con la prima si intende quella serie di interventi formativi testi al sostegno della investimento psicologico, la nascita ha evidenti implicazioni di tipo medico, la donna incinta e la partoriente vengono rese sempre più dipendenti dalla cultura medica. Le donne infatti si affidano totalmente ai medici e alle strutture sanitarie, la medicalizzazione della nascita comincia già all'inizio della gravidanza con i primi test. Essa ha consentito di ridurre al minimo i pericoli sul piano della salute e della vita. Significativi sono i risultati di una ricerca svolta una decina di anni fa dove viene posto in primo piano l'aiuto del ginecologo ritenuto importante dal 67,9% delle madri e dal 57,4% dei padri. I risultati della ricerca mostrano come i genitori distinguono tra operatori tecnici( ginecologo o medico di famiglia) e operatori con maggiori competenze (infermiere,psicologo,pediatra). Oggi appare sempre più incomprensibile l'approccio al parto visto solo nella sua caratterizzazione medica, la questione della nascita dovrà essere acquisita come tema politico di primo piano per il significato che ha per le persone ma anche per il valore sociale che assume. Questo pone anche il problema della ridefinizione del ruolo del consultorio familiare che è andato progressivamente perdendo il suo originario carattere formativo previsto dalla legge del 29 luglio 1975. gli interventi sociali realizzati da consultori familiari sono stati caratterizzati da un'ottica curativa e riparativa. Le persone sono state prese in carico. Nel consultorio si tratta di rivitalizzare la prospettiva del lavoro di equipe , è necessario valorizzare il lavoro di gruppo che consentirà più facilmente di realizzare i compiti che sono propri del consultorio familiare. Una delle attività del consultorio potrebbe essere costituita dall'elaborazione del progetto nascita con cui operare in direzione della giovane mamma e della coppia prima e dopo il parto. Queste occasioni potrebbero configurarsi non solo come momenti in cui dare informazioni sull'attaccamento al seno, sul primo bagnetto ma anche come singolari contesti educativi. Uno degli obiettivi è anche quello di aiutare i genitori a diventare tali ancora prima di esserlo. Le madri esprimono piena soddisfazione a proposito del supporto ricevuto durante la gravidanza mentre, è diverso il giudizio sul periodo immediatamente successivo alla nascita. In questo caso la coppia si sente abbandonata, la richiesta di essere seguite dopo il parto emerge con forza anche da diverse interviste realizzate con donne che hanno partecipato ai corsi di preparazione al parto. Occorre quindi prendersi cura della coppia genitoriale prima del parto e subito dopo. La scelta più corretta, in questo senso, pare essere quella del gruppo di formazione . Questi principi vanno a costituire il progetto nascita che avrebbe senza dubbio la possibilità di dare risposta alle domande delle giovani madri. I gruppi dei genitori possono aiutare a gestire questa novità, il gruppo fornisce il genere di sostegno di cui la coppia ha bisogno. Il conduttore del gruppo svolge il ruolo di incoraggiare i partner a esplorare la complessità degli aspetti del loro percorso verso la genitorialità. La sua frequentazione costituisce un occasione di prevenzione rispetto a stati depressivi. Un'altra delle iniziative di sostegno è quella di home visiting, fondata sulla visita domiciliare di una professionista prima e dopo il parto. Questo intervento è teso a sostenere la madre nella costruzione di una relazione qualificata con il figlio. 2006 ricerca di Massimo Ammaniti: prevedeva visite domiciliari a partire dagli ultimi mesi della gravidanza fino ai 12 mesi di vita del bambino. 7 Educazione familiare e servizi per l'infanzia In Italia, nell'ultimo trentennio, abbiamo assistito alla diffusione di una originale cultura dell'infanzia. Un significativo ruolo di traino deve essere riconosciuto all'asilo nido, nato con condizionamenti di una storica impronta assistenzialistica, al quale oggi viene riconosciuto un valore educativo. Nasce la consapevolezza dell'importanza dei genitori all'interno dell'asilo, sulla base di importanti riflessioni iniziali relative alla teoria dell'attaccamento, all'acquisizione della prospettiva ecologica. Bruno Ciari e Loris Malaguzzi sono due studiosi, la cui proposta pedagogica, fin dagli anni sessanta, è caratterizzata da una profonda innervatura sociale e dalla volontà di contestualizzare il processo educativo. Prospettiva del “genitore sociale” che inquadra la partecipazione dei genitori nella scuola dell'infanzia. La scuola dell'infanzia si valorizza come una scuola aperta, quindi valorizza ogni rapporto con la società. Il coinvolgimento dei genitori da una parte viene concepito come contributo alla vita democratica delle istituzioni e dall'altra come occasione di emancipazione umana e risposta a un bisogno di conoscenza ecologica dei bambini. La riflessione di Malaguzzi deve molto all'amicizia di Bruno Ciari. Malaguzzi è convinto che la scuola qualifichi il proprio stesso esistere con un giusto e corretto rapporto con la società. In questo contesto, bruno Ciari, chiarisce che la presenza dei genitori è prevista non solo per discutere dell'organizzazione strutturale della scuola ma per la conoscenza della storia di ogni singolo bambino; i genitori stessi vengono previsti all'interno della scuola quali “educatori professionisti”. Negli ultimi anni ci siamo resi conto che le diverse relazioni che caratterizzano i rapporto tra educatrici e genitori costituiscono un elemento di grande qualità. Tutta l'esperienza che il bambino vive al nido e nei servizi per l'infanzia si configura come attività di sostegno alla genitorialità, e si esplicita in particolare nei momenti dell'accoglienza e del primo ambientamento. I servizi per l'infanzia, in questo senso, sono agenti di educazione familiare in quanto propongono ai genitori diversi modelli di stile educativo. In Italia i centri per le famiglie e per i bambini si sono sviluppati in una prospettiva educativa, a differenza della realtà anglosassone che ha privilegiato un'ottica sociale. La prospettiva dell'educazione familiare deve prevedere, nei servizi per l'infanzia, un reale coinvolgimento dei genitori. Si potrebbe definire il “progetto dei genitori” che si propone come un'occasione di aggregazione, il quale dovrebbe prevedere al suo interno esperienze di carattere “ludico-pratiche” che i genitori partecipanti potrebbero esprimere a gruppi. Il partenariato costituisce un modello di cooperazione tra educatori e genitori, si fonda su due concetti cardine, quello di empowerment e di enabling: il primo sta a indicare le potenzialità dell'individuo e l'opportunità di valorizzarle, mentre il secondo richiama la necessità di riconoscere ad ognuno la possibilità di autodeterminare il proprio ruolo. Il nido e i nuovi servizi possono dare un contributo fondamentale alla qualificazione della genitorialità. In questo contesto, compito primario dell'educatrice è quello di rassicurare i genitori sulla loro capacità di educare il proprio bambino. Nell'ambito dell'educazione quindi il conduttore del gruppo sviluppa con il genitore una relazione tale da metterlo in condizione di partecipare e essere coinvolto. Gli interventi nel settore dell'educazione familiare devono tener conto dei modelli educativi cui si ispirano i genitori. Nelle attività proposte si mira a promuovere la circolarità della comunicazione, è ovvio che il ruolo dell'educatrice in questo senso sia quello di facilitatore della comunicazione. Madri, padri e nonni Oggi, i giovani genitori vedono ridefinendo i loro ruoli, in particolare quellidi madre e di padre che hanno subito una forte trasformazione. La maternità connota ancora l'identità di genere femminile ; le giovani madri sono più avvantaggiate rispetto ai loro compagni in quanto possono avvalersi di una identità costruita nel tempo e che ancora oggi orienta i comportamenti materni. I padri invece vivono la contraddizione tra i modelli del passato e il desiderio di vivere il ruolo in maniera emotivamente più calda. I padri devono allontanarsi dall'identità storica e sono impegnati nella ricerca di un nuovo modello in cui assieme alla razionalità trovi spazio anche l'attenzione per i sentimenti. Quetsa ricerca merita attenzione e sostegno, per questo è utile la prospettiva dell'educazione familiare fondata sul piccolo gruppo che confronta i propri stili genitoriali. La prospettiva è quella della condivisione educativa, frutto di un confronto che valorizza le differenze dei modelli tradizionali e l'assunzione di maggiori responsabilità, di presenza e di “guida” nei confronti dei figli. La condivisione si rileva utile per la coppia a proposito di un altro nodo che deve essere affrontata con la nascita del primo figlio che è quello del rapporto con i nonni. Quest'ultimi vivono un evento significativo, avvertendo la piena emancipazione dei figli e l'inizio della loro fase matura che si avvia verso la vecchiaia. La novità rispetto al passato, sta nel fatto che i nuovi nonni rischino di vivere una genitorialità se non hanno la consapevolezza di dover donare in silenzio. La presenza dei nonni è di vitale importanza per consentire il lavoro extradomestico delle giovani donne con i figli piccoli, il nonno deve superare l'illusione della seconda paternità accettando il suo ruolo subalterno rispetto a quello dei genitori. Ovviamente ciò non significa che il ruolo del nonno non abbia importanza nella vita del bambino. 8 Scuola e famiglie La scuola italiana, in passato, è stata gestita come un corpo separato dalla società e ciò ha determinato anche la sua chiusura nei confronti dell'esterno e in special modo delle famiglie. La legge del 15 marzo 1997, detta legge Bassanini, prevede il conferimento della personalità giuridica alle scuole di ogni ordine e grado con la conseguente autonomia finanziaria, organizzativa, di ricerca e sviluppo. In questo contesto quanto previsto da questa legge, legittimazione del ruolo degli enti locali, realizzazione del processo di continuità educativa fra i vari gradi scolastici e fra scuola e extrascuola, è di fondamentale importanza per realizzare una reale autonomia didattica e organizzativa . Elemento importante della scuola dell'autonomia è il Piano dell'offerta formativa; l'autonomia conferisce infatti alle singole unità scolastiche una specifica identità e una relativa capacità decisionale. Il Piano è elaborato dal Collegio dei docenti; la scuola quindi non può negarsi al rapporto con le famiglie e la comunità locale. Nella scuola dell'autonomia il rapporto tra scuola e famiglia è ancora più importante di prima, perchè si tratta di far crescere un senso di appartenenza fino ad oggi non molto presente all'interno dell'istituzione scolastica. Una ricerca del 1996 mostra che il 40% del campione dei docenti intervistati ritiene che il rapporto con i genitori non è positivo, mentre quest'ultimo è definito ottimo solo dal 30% degli insegnanti. Gli stessi genitori dimostrano di avere una concezione molto ristretta del ruolo della scuola, cui viene attribuita una finalità istruttiva, questa è considerata importante in special modo dai genitori appartenenti a quello che viene definito ceto basso. Nel caso dei ceti meno abbienti ci si limita a prendere atto della validità degli insegnamenti,negli altri casi insieme alla dimensione istruttiva si rileva come anche la capacità di interagire con gli allievi costituisce un elemento importante della professionalità del docente. La condizione italiana non pare essere diversa da quella di altri paesi europei. Esiste anche n Francia la medesima situazione dove la relazione tra genitori e insegnanti appare diversificata trai diversi ceti sociali. I genitori appartenenti ai ceti più agiati( elitari) si reputano superiori, riguardo l'aspetto educativo, agli insegnanti. Al contempo i genitori provenienti da ambienti culturalmente svantaggiati (fatalisti) si vivono in una condizione di subalternità nei confronti dei docenti. Le famiglie richiedono alla scuola una maggiore sensibilità sociale e proprio questa situazione rischia di generare sempre maggiori conflitti, ed è una delle ragioni del crescente malessere della categoria docente. Gli insegnanti sono restii a immaginare un rapporto con le famiglie diverso da quello che hanno vissuto. Investendo meno sul rapporto insegnante allievo ma di più nella relazione tra scuola e famiglia si possono ottenere risultati migliori per la crescita del ragazzo. Una più recente ricerca di Huguette Desmet e Jean-Pierre Pourtois (1993) ha rilevato come la famiglia influenzi in misura significativa lo sviluppo complessivo del bambino e il suo processo di integrazione scolastica. I fattori psicosociali influiscono a lungo termine sul percorso scolastico dell'individuo. Una modalità di rapporto tra insegnanti e genitori è quella degli incontri di gruppo. Le nuove modalità di relazione sono indicate negli orientamenti del 1991 per la scuola dell'infanzia dove si danno indicazioni operative per favorire il rapporto tra insegnanti e genitori. Le indicazioni appaiono molto importanti per superare un atteggiamenti di isolamento e di chiusura presente talvolta negli insegnanti. Il rapporto genitore insegnante non è uguale nei differenti gradi scolastici; nel nido e nella scuola dell'infanzia sono quasi sempre attive relazioni molto proficue e di carattere individualizzato mentre negli altri gradi scolastici il rapporto ha caratteristiche più tradizionali. Così come il rapporto varia a seconda dei differenti ceti sociali di provenienza dei genitori. E' evidente che il bambino è facilitato nella sua crescita se la famiglia cresce e si trasforma con lui, ma è altrettanto evidente che i genitori possono dare un contributo importante se hanno un rapporto ravvicinato on la scuola. Il genitore è invitato a partecipare all'elaborazione del processo educativo generale della scuola ed è coinvolto nelle decisioni che riguardano suo figlio. Appare opportuno organizzare degli interventi che coniughino teoria e pratica . In primo luogo si tratta di far acquisire agli insegnanti una reale capacità di ascolto , e una serie di tecniche che aiutano a gestire i piccoli gruppi di discussione. I problemi trattati saranno legati alla quotidianità in modo da far avvicinare di più i genitori. Quindici anni fa il ministero della Pubblica Istruzione ha promosso con la C.M ,20 febbraio 1992, il progetto genitori che prevede corsi per genitori per il raggiungimento di obbiettivi:
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