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pedagogia della famiglia e dell'infanzia, Appunti di Pedagogia dell'infanzia e pratiche narrative

riassunto del testo cura dell'infanzia

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 14/11/2019

gaiaforlani
gaiaforlani 🇮🇹

4

(2)

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica pedagogia della famiglia e dell'infanzia e più Appunti in PDF di Pedagogia dell'infanzia e pratiche narrative solo su Docsity! Nel testo cura dell’infanzia->tema dell’infanzia diviso in 2 capitoli: uno concentrato sugli oggetti e l’altro sull’esperienza della lettura. Molteplicità di materiali in un volume(no scritto da Benjamin)sul tema dell’infanzia. Dal punto di vista esperienziale riconosce la centralità delle esperienze dell’infanzia, la lettura per B. è un’esperienza di abbandono e di immersione profonda in un altro luogo e un altro tempo. Descrizione della cura materna e dei racconti che la madre le leggeva. I libri diventano oggetto anche della sua riflessione,la diffusione della letteratura dell’infanzia a metà 800 è simbolo di aumento alfabetizzazione e la letteratura dell’infanzia emerge dalle famiglie borghesi,ed è il prodotto della cultura moderna. La cultura moderna nasce dalla tensione tra conformazione(idea che la pedagogia sia strumento di conformazione sociale)e liberazione(liberare la creatività del fanciullo,e anche questo polo è fondamentale). I libri per l’infanzia nascono dentro la cultura borghese e hanno una grande impronta di controllo e di conformazione sociale;perciò lega i libri per bambini a intenti educativi che hanno come scopo di evitare devianze e di conformare ai valori dell’obbedienza,sacrificio,rispetto. Nel 1924 lui recensisce una storia per bambini di Karl Obrecker e riflette sul fatto che questo testo manifesta una forte autonomia rispetto alla prospettiva pedagogica illuminista;ma ricostruisce i libri per l’infanzia dalle fiabe. B. si accorge di come ciò che fa dei libri per l’infanzia un oggetto unico è l’illustrazione,le figure illustrative. Questi libri sono arricchiti da immagini,costrusciono una testualità complessa di cui immagini,forme,materiali del volume son parte. La letteratura è anche luogo del fantastico in cui immaginario e realtà si intrecciano e B. riconosce la potenza immaginifica delle illustrazioni. La lettura,soprattutto dei testi che hanno un ricco repertorio di immagini è un’esperienza di immersione. B. invita a fare interagire i bambini con questi materiali,a manipolarli e riflette sulla natura delle illustrazioni e ci ricorda come le più belle siano quelle di Grimm che appaiono sbiadite perchè si adattano alle atmosfere nordiche in cui sono ambientate. L’uso del colore invoca l’immersione,quelli in bianco e nero richiedono l’intervento. Lui apprezza quelli che rappresentano figure,libri magici,libri con bambole di carta..tutti libri che chiamano il bambino a intervenire,ad essere attivo e producono un’esperienza di lettura molto significativa. L’interesse di B. ritrova più autentica l’esperienza di lettura per bambini, e dice che i bambini sono incuriositi negli ambienti di lavoro(officine,sartorie) in cui si operano direttamente le cose,con gli scarti di cose(stoffe,legnetti…) usando questi scarti ricostruiscono un proprio mondo di oggetti che utilizzano a loro piacimento. Questo riutilizzo di materiali di scarto è precisamente quanto avviene nella fiaba,è scarto della leggenda,del mito. “il dimenticato ci appare carico di tutta la vita vissuta(passato) ma che ci promette(nel futuro)”->nei confronti della cultura del suo tempo interpreta l’esperienza della lettura più come un’esperienza di liberazione,dove risiede nelle figure che non semplicemente accompagna il testo ma lo costituisce. Riflette sul libro come oggetto del desiderio che però non vede garantito il libero accesso,gli adulti erano concentrati sul contenuto dei libri e quindi a volte li vietavano. Armadio come luogo che custodisce l’oggetto proibito,ovvero il libro che fa paura. Il tesoro nascosto del libro d’infanzia è il suo intrecciarsi con l’apparato iconografico (le illustrazioni),le immagini dialettiche permettono la conoscenza e la totale immersione nel testo,non solo lo stimolo visivo dell’immagine ma anche lo stimolo tattile dell’uso della mano. Lui invita a manipolare queste immagini e addirittura ritagliarle. L’oggetto libro non è oggetto di contemplazione. La conoscenza per i bambini,passa anche dall’atto del guardare,non solo dalla lettura e dalla pronuncia delle parole,qui va oltre. Per lui libri dell’infanzia non funzionano quando diventano appannaggio delle mire dei pedagoghi->l’esercizio di creatività per lui è nella parte dell’illustrazione,perché nella parte scritta si appropriano questi pedagoghi illuministi e il loro insegnamento didascalico.Il bambino attraverso il disegno,l’illustrazione coglie il significato,senza bisogno di didascalie. La letteratura per l’infanzia nasce come una letteratura marginale,come materiale di scarto,oggi non è considerata così perché vi è una grande perizia nella scrittura delle storie,nelle illustrazioni. La fiaba grazie agli studi dei formalisti russi,della semiotica intorno al 900 diventa uno degli oggetti di studio più raffinati e il bambino interviene nel materiale della fiaba,lo manipola, come farebbe con i materiali,con le costruzioni.La letteratura per l’infanzia di Benjamin ha una doppia marginalità: quella letteraria e quella iconografica, perché anche gli illustratori (o figurinai) stanno ai margini degli ambienti pittorici marginali; anche queste figure ricercavano spazi più adeguati per iconografia più particolare. La tradizione delle stampe popolari e della letteratura ad essa collegata era diffusa molto in Europa e aveva molti nomi diversi, ed era una letteratura infantile ma anche popolare si diffonde accompagnata dalle figure. (letterature de comportage in Francia, chapabooks in Inghilterra...) e sono libretti portati nelle città dai venditori ambulati e attraverso questi libri e il passare dei venditori si componeva una cultura popolare fatta di prodotti artigianali molto diversi da quelli offerti dall’editoria moderna. I fascicoli contenevano consigli, aneddoti, descrizioni di miracoli, resoconti di episodi storici ecc ed erano accompagnati da immagini che servivano per esporre, spiegare; è da qui che nasce la letteratura per l’infanzia ed è considerata scarto, perché ha una diffusione popolare. La letteratura per l’infanzia nasce offrendo storie ereditate dalla tradizione della stampa popolare, proponendo storie simili ai foglietton francesi. Dal genere popolare a quello infantile echeggia(risuona) il percorso già seguito dalla fiaba.La fiaba è espressione della cultura orale popolare; è la favola che poi viene tramandata ma la tradizione della fiaba era tramandata oralmente. Molti disegnatori illustravano sia i foglietton (fascicoli romanzati di racconto popolare con immagini) sia i libri per l’infanzia, e spesso si confondevano i due tipi di illustrazione. Nei libri per bambini le figure contraddicono volutamente l’atmosfera censurata della letteratura per l’infanzia dell’800-inizio 900. L’illustrazione è lo sazio di liberta e se nel testo vi è ancora la morale nel disegno spesso c’è lo stato di contraddizione di questa pedanteria. Nella letteratura italiana abbiamo Pinocchio di Collodi che è intriso di questa pedagogia= burattino immagine del bambino disobbediente che viene trasformato in legno o si allunga il naso ogni volta che commette qualcosa che non va. È chiaramente intriso di intenti moralistici. Nello spazio di illustrazione ci sono margini di libertà per fuggire....In una conferenza radiofonica, Benjamin riflette sulla metafora molto diffusa che accosta la lettura al cibo, il leggere e il mangiare= non è solo un modo di dire, ma esprime la concezione della lettura: essa rientra tra i bisogni primari; non si legge per ampliare il proprio patrimonio di conoscenze ma per accrescere noi stessi.Benjamin dice:“I bambini non leggono per empatia ma per assimilazione”: i bambini non leggono solo perché la lettura e la storia producano una immedesimazione in essa(vi è un filone di ricerca che approfondisce rapporto tra letteratura e sviluppo dell’empatia che è la capacità di sentire ciò che sentono gli altri a partire dalla propria posizione. Questo esercizio è anche messo alla prova attraverso la lettura e narrazione. Una filosofa di nome Martha Nussbaum che si occupa di letteratura e empatia studia la lettura dei romanzi e letteratura sviluppa le capacità empatiche delle persone.); Benjamin dice che i bambini leggono per assimilazione e non per empatia,hanno bisogno dei libri come del cibo.La lettura e la narrazione non riguardano la conoscenza e la formazione ma riguardano la crescita stessa, il potere dei bambini e di ciò che possono fare. Lettura di infanzia berlinese: conquista dello scrittoio Introduce al tema del giocattolo,lui va nella casa della zia,viene accolto da domestiche che lo introducono attraverso 2 soglie diverse e la zia gli da una specie di cubo di vetro che contiene una miniatura della miniera. Questo aspetto dei macchinari,luoghi di lavoro,è ciò che attira l’attenzione di B. La miniera era la più memorabile perché lasciava intravedere l’argento ed è un giocattolo borghese. Lui è collezionista di libri e giocattoli. C’è una perturbante è la bambola.Bambola di Hofmann(bambola olimpia) La bambola ha un aspetto erotico sensuale,ma anche di innocenza e un aspetto vitale(si può animare) ma che in realtà resta inanimato.La bambola suscita anche negli adulti odierni amore o odio, le marionette e i burattini condividono con la bambola questo abitate la soglia tra animato- inanimato,ma a differenza della bambola che ha questa innocenza,i burattini invece abitano il mondo del comico,beffa,la presa in giro che coniugano identificazione e presa di distanza. Il perturbante spaventa i bambini piccoli spesso ovvero che da inanimata l marionetta può prendere vita.Burattini e marionette sono il residuo di una cultura teatrale alta. Questione del racconto orale->Benjamin parla di lettura e nutrimento e lo stesso paragone si può utilizzare anche per le storie che costituiscono un autentico nutrimento.(quando lui ha la febbre racconta delle cure della madre e che gli leggeva le storie). Raccontare è la più nobile arte e vuol dire mettere in forma le esperienze .B dedica un saggio all’arte della narrazione in cui condensa pensieri e riflessioni sull’arte del narrare e dice che il narratoore prende ciò che narra dall’esperienza che ha vissuto e da quella degli altri e la trasforma in esperienza per coloro che ascoltano la storia. La narrazione(fa rriferimento a racconto orale) è l’arte iscritta dal punto di vista storico nelle società premoderene secondo B.,è la cultura popolare,delle fiabe,le narazioni di chi ha vissuto a lungo e evoca forme di esperienza dell’artigianato->a ha che fare con la cultura orale e quindi con forme di artigianato perché è un tipo di cultura che mette insieme elementi eterogenei. C’è un altro testo di b che si intitola “esperienze e povertà”->riferisce il fatto che dalla prima guerra mondiale tornavano giovani che non riuscivano a raccontare l’esperienza che avevano vissuto,lui iscirve da un lato al trauma bellico e dall’altro costituisce un grande impatto con la modernità. La modernità favorisce una perdita dell’esperienza che corrisponde al declino dell’arte di narrare. Nell’epoca moderna la narrazione ha lasciato il posto all’informazione,una forma di comunicazione fondata sull’attualità anzichè sui significati. Il grande informatore ha le sue radici nel popolo,per questo la fiaba dice B è la prima consigliera dei bambini,dopo essere stata per lungo tempo consigliera dell’umanità. Il primo vero narratore è il narratore delle fiabe. Fiaba considerata residuo,ma in realtà è una delle matrici profonde della cultura ed è transtorica e transculturale. Benjamin attira la nostra attenzione su un aspetto della cultura popolare considerato marginale,invece è al cuore delle culture…La fiaba è una crocevia essenziale delle culture,è oggetto di interesse delle discipline più Sofisticate come la semiotica; diventa leggibile attraverso gli strumenti più sofisticati. La fiaba è una delle matrici della cultura perché ricorre in tutte le culture i modo trasversale,da forma all’interiorità e al carattere di ogni individuo. La fiaba è formativa per i temi che tratta ovvero le esperienze di formazione. La fiaba è il mezzo della comunicazione orale,nella forma comunicativa non solo nel contenuto che esprime ,rende partecipe e evidenzia le tensioni che racconta.Fiaba potente mezzo di firnazione,agisce su di essa,è stata la psicoanalisi a sottolineare la sua formatività. L’interesse che la fiaba suscita agli occhi di Benjamin ci permette di superare l’idea di fiaba come semplice testo per bambini,diventa elemento cruciale della cultura .L’aspetto decisivo della fiaba è la complessità intesa come pluralità di livelli che consentono di attraversare epoche storiche. L’eroe si afferma sempre tendenzialmente come vincitore e tendenzialmente fa finire il racconto a un lieto fine,questa è la sua struttura. La storia è sempre di crescita costellata di prove. Se continua ad aver successo è perché svolge una serie di funzioni formative,narrattive,psicologiche….e riesce a comunicare con ciascuno a seconda del tempo e luogo in cui vive. Le fiabe sono quelle storie cui poi noi diamo un’identificazioni e sollevano tensioni molto reali dei bambini(esempio tema dell’abbandono). Le fiabe hanno l’effetto riassicurare anche quei contenuti terrificanti,la figura femminile va dalla madre alla strega per fare capire al bambino che la madre può essere entrambe le cose mamma e strega. TRADUZIONI INTERSIEMOTICHE->prendere una storia e fare una favola. Le fiabe presentano situazioni e personaggi archetipici e che incarnano aspetti contraddittori del bambino e dell’uomo. Le fiabe trattano problemi universali e modi in cui risolverli e lo fanno placando l’inquietudine. Calvino nella sua raccolta le “fiabe italiane” dice che le fiabe sono verela verità della fiaba è l’immaginazione che attraverso la fiaba risponde agli interrogativi eterni. Per tutte queste ragioni anche a Benjamin sembra insensato edulcorare i messaggi delle fiabe,censusrare situazioni che creano paura. I bambini infatti non sono passivi mentre ascoltano le storie,sono partecipi,comprendono e trasformano i contenuti che apprendono.Nella fiaba il soprannaturale ovvero l’elemento magico non spaventa più di quanto nella vita lo facciano personaggi in carne e ossa. La capacità della fiaba di suscitare paura ma nel contempo di consolare fa parre della sua forma,del suo stile. Per la sua origine popolare la fiaba suscita l’interesse di b,ma anche la capacità della fiaba di tenere insieme l’elemento della visone e l’elemento dell’ascolto- >parole che rendono visiblie ciò che visibile non è. Tutto ciò rende possibile l’incantamento e stimola apprendimento,b trova in un mezzo ovvero la radio,strumento di riproducibilità tecnica. Queste trasformazioni che inizio 900 portano cambiamenti producono stravolgimenti nella letteratura,scienze,antropologia… LA RADIO-> un mezzo che, all’inizio del Novecento, prorompe nella quotidianità delle case borghesi e soprattutto nell’immaginario moderno: la radio, diventa per Benjamin il dispositivo volto a rinnovare anche le forme di narratività: i suoi racconti radiofonici costituiscono l’ennesimo genere apparentemente residuale, in cui l’autore si sperimenta in modo raffinato e originale. La radio costituisce un mezzo di diffusione culturale a domicilio, un mezzo di divulgazione quotidiana, consente la partecipazione a un evento e l’aggregazione di comunità di partecipanti, in sé isolati, ma legati dalla simultaneità dell’atto comunicativo. La radio è un mezzo fruibile nell’individualità, ma capace di costruire collettività, che sono radunate nella sincronia dell’unità di tempo, ma anche dislocate nello spazio: il mezzo radiofonico è per Benjamin custode di una complessità estremamente interessante e dialettica. Si tratta, infatti, di un oggetto dotato di materialità, ma in grado di trasfigurarsi come medium di ciò che va al di là della materia: la voce che promana dalla «piccola scatola», come la chiama Bertolt Brecht, rinvia a un altrove, ma allo stesso tempo attesta l’esistenza di presenze, che si “fanno vive” entro un’inquietante spettralità. Convinto della necessità di rovesciare l’estetizzazione della politica, cui attendono i fascismi in Europa, in una rinnovata politicizzazione dell’arte, egli vede nella radio uno dei mezzi più interessanti per riflettere sul ruolo e sullo statuto di autore e su quello di pubblico, sulla relazione fra produttore e consumatore, nel caso della radio, fra emittente e destinatario, per volgere la passività indotta dall’ipnosi propagandistica in attività, partecipazione, attraverso un’opera di educazione del pubblico. Per queste ragioni, consapevole delle potenzialità educative del mezzo, saggiando la propria poliedrica versatilità, Walter Benjamin scrive fra il 1929 e il 1932, negli ultimi anni della Repubblica di Weimar, testi di critica letteraria, teatrale, di costume, tre radiodrammi e molte conferenze radiofoniche dedicate ai bambini e ai ragazzi, intervenendo alla radio di Berlino e di Francoforte. È questa «l’Ora per ragazzi» venti/trenta minuti di trasmissione radiofonica, dedicata esplicitamente ai più piccoli. Come suggerisce Giulio Schiavoni, si tratta di «micro-narrazioni», termine che ha un duplice senso, ossia narrazioni che avvengono tramite il microfono,quindi orali e narrazioni brevi, piccole storie. Complice lo stesso Benjamin che, in una lettera a Scholem parlò di questi testi come di lavori a margine della propria produzione, quasi si trattasse di lavori per guadagnarsi da vivere, queste narrazioni radiofoniche continuano a essere considerate in un certo senso “minori”. È l’autore stesso a spiegare come questi testi non siano scritti di sua mano, bensì dettati. La cornice entro la quale possono essere riuniti è espressa nel titolo che Rolf Tiedemann diede alla prima raccolta di questi testi, “illuminismo per ragazzi”, a indicare quel risveglio, quello sguardo critico sul presente di cui il medium e i contenuti dei racconti dovevano farsi promotori. Questo intento pedagogico di manipolare le coscienze e le menti dei piccoli uditori, si manifesta in particolare nel tentativo di destare uno sguardo attento, uno spirito di osservazione, capace di smascherare le mistificazioni ideologiche, le semplificazioni acritiche impartite come veritiere. Schiavoni riconosce in questa pedagogia la forma maieutica dell’Haskalà propria dell’illuminismo ebraico, che procede per interrogazioni, stimoli, discussioni tese ad accompagnare l’allievo lungo il proprio cammino verso il vero. I testi radiofonici dedicati ai ragazzi narrano di differenti temi. Un gruppo di narrazioni riguarda la città di Berlino: la vita quotidiana per le strade della città (Un ragazzo di strada berlinese; Venditori ambulanti e mercati della vecchia e della nuova Berlino; Dialetto berlinese); la passione per il teatro dei burattini, per i giocattoli (carillon di tutte le fogge, eserciti interi di soldatini, “libri veloci”, timbri, animali di legno, un intero mondo delle bambole, giochi dell’oca, giochi di carta, lepri marzoline…) passati in rassegna nelle stanze di quel “paese delle meraviglie” che è un grande magazzino di Berlino, raccontato in Passeggiata berlinese tra i giocattoli. La metropoli è precisamente lo spazio in cui esercitare lo sguardo e osservare. attraverso l’uso di molteplici espedienti narrativi, Benjamin dà prova di come guardare, interrogare, mettersi in ascolto della città, passeggiando per le sue strade, di come scrutare nelle sue pieghe, come ritrovare nei suoi scarti l’altra città, nascosta e in ombra, come riscoprire in essa tracce del tempo passato, presente e futuro. Ci sono poi testi dal carattere pedagogico dedicati ai libri e alla letteratura per l’infanzia, e un folto gruppo di testi eterogenei quanto ad argomenti trattati, ma che appaiono omogenei quanto ad atmosfere, tono, colori: il racconto delle avventure e delle ciarlatanerie di Cagliostro o delle sventure di Caspar Hauser, le persecuzioni di streghe, zingari e briganti; i racconti notturni di Hoffmann (che, come l’autore confessa agli ascoltatori, da piccolo poteva leggere solo di nascosto); storie di catastrofi naturali come il terremoto di Lisbona, l’inondazione del Missisipi, la sciagura di un disastro ferroviario… Siamo al tramonto della Repubblica di Weimar, si stanno affacciando i tempi più bui della storia, che precipiteranno l’Europa nell’orrore, e Benjamin presagisce la rovina. Ciò può motivare la scelta dei soggetti e del tono che accomuna queste narrazioni. Tuttavia, pare impossibile non pensare che anche il mezzo attraverso cui questi racconti vengono diffusi non sia complice delle atmosfere oscure e sinistre sottese alle storie. Tutte le invenzioni della modernità, infatti, hanno profondamente influenzato la narrativa, con riferimento non solo ai meccanismi di produzione, riproduzione e diffusione, ma anche al repertorio di temi e motivi: l’illuminazione elettrica, il treno a vapore e la ferrovia, la fotografia e il cinema hanno prodotto straordinarie trasformazioni dell’immaginario moderno. In particolare, la letteratura fantastica76 non solo ha assorbito e interpretato tali profonde innovazioni, ma è stata anche capace di mostrarne il carattere costitutivamente ambiguo: il progresso inarrestabile dell’umanità nasconde, infatti, coni d’ombra, contraddizioni e si accompagna a inquietudini e paure. Proprio tale finissima sensibilità per le contraddizioni dell’epoca moderna, per i suoi apogei e le sue rovine, è un motivo centrale nel pensiero e nella poetica di Walter Benjamin. Così ritroviamo nei racconti radiofonici alcuni temi propri della letteratura fantastica, come la magia e il soprannaturale, la catastrofe, il doppio e il sosia, la metamorfosi, il sogno: ma è soprattutto l’uso del medium a evidenziare questo «legame privilegiato fra motivo radiofonico e modo fantastico della narrazione». La voce incorporea che cattura l’ascolto degli uditori, anche dei più piccoli, quelli che Benjamin chiama «Egregi invisibili!», è una presenza viva, reale, che accade in un tempo e attraverso un corpo che parla. Il contrasto fra invisibilità corporea e sonorità viva della voce, che l’apparecchio radiofonico restituisce, dischiude il senso di una perturbante inquietudine. Alla potenza e alla pervasività delle immagini e alla corrispondente esperienza dell’occhio, perno della teoria della conoscenza di Benjamin, si affianca la magia e l’espressività della voce, capace di penetrare l’interiorità e catturare l’uditore, dotata di potere evocativo e in grado di generare forti effetti di realtà. La radio, enfatizzando la qualità dell’evocazione sonora, sviluppa un potenziale educativo, artistico e culturale del tutto inediti. Annunciatore: mente,l’agire,le dinamiche relazionali… e poi da li promuovere la difesa dei bambini attraverso carte dei diritti,leggi. Questo programma oggi è stato svolto in gran parte attraverso il lavoro sviluppato dalle scienze.il secolo del bambino ha messo in moto una ricerca articolata che ci ha permesso di fissare una conoscenza del bambino più profonda.in primo piano ci sono state psicologia e psicoanalisi ->hanno svelato l’’iter di crescita delle menti infantili,i caratteri diversi e il suo sviluppo scandito per tappe. Qui l’opera di Piaget e Vygotskij è stata decisiva. Il lavoro delle scienze umane permette di capire l’infanzia sottrarla all’ideologie e comprenderla nella sua totalità>900 secolo di una grande rivoluzione pedagogica. XX secolo la pedagogia ha rinnovato la visione del bambino e l’ha diffusa nelle culture agli addetti ai lavori(insegnanti,genitori e educatori) attraverso vari atti: (Analisi importante degli apporti che riguardano alcune tappe di questo sapere. La focalizzazione di cambi riguarda 3 esperienze) -attivismo->crescita libera del bambino”secondo natura”,che ha obbiettivo di migliorare condizioni di vita del singolo e della collettività.l’attivismo risponde alle esigenze di ricostruzione della società. 2 autori fondamentali:maria montessori e Dewei -cognitivismo->attenzione riservata alla mente infantile attraverso lo studio sugli sviluppi e sulle strutture e il riconoscimento di una radice ludico- creativa- immaginativa che caratterizza la mente infantile. Lui riflette sul fatto che il cognitivismo ha avuto un’ interpretazione stretta ovvero che si è data una lettura logico scientifico tecnica ,ma in realtà il cognitivismo ha aperto studi nuovi della mente infantile come le ricerche sulla creatività,sulle intelligneze multiple..sulla radice ludica della mente infantile. - prospettiva critico-radicale-> che a partire dal 68 e per gli anni 70 ha lo scopo di decostruire e inquietare gli assunti della pedagogia e quella del cognitivismo in particolare. Questa scuola nasce dalla sintesi di marxismo ,sociologia critica e psicanalisi e Da corpo a una pedagogia che rilegge alcuni luoghi fondanti dell’ educazione come scuola,famiglia.. questo è un passaggio molto significativo. L’infanzia appare in questa prospettiva come un’età da liberare perché possa diffondersi nella rete sociale e possa cambiare il segno( lettura utopica dell’infanzia-> promozione di un soggetto piu libero autentico e proprio). Alla fine del XX sec il dibattito pedagogico sull’infanzia,sulla sua identità,sui suoi bisogni e diritti,su come trattarla.ha fissato un’immagine complessa. UN’infaznia chhe ha una propria mente ma anche una propria etica e che proprio per questo suo valere come simbolo di riscatto e di rinnovamento va potenziata e messa al centro della vita. FIGURA DI BENJAMIN L’immagine della soglia costituisce una chiave profonda per interpretare il lavoro di benjamin,l’immagine della soglia consente di sviluppar re individuare non solo le esperienze dell’autore ma una qualità specifica del suo pensiero,la soglia è utilie per interpretare alcuni aspetti della sua esistenza->Benjamin creatura particolare,uomo capace di stare al centro e ai margini della società allo stesso tempo. Benjamin è stato sicuramente un personaggio molto singolare,molto conosciuto tra gli intellettuali del suo tempo,ma anche molto isolato nei contesti ufficiali. Probabilmente era poco abile nel destreggiarsi all’interno delle istituzioni e dei sistemi di potere; sempre al limite tra la precarietà materiale e in questa situazione non è mai riuscito a trovare un posto proprio nell’accademia,nell’editoria nemmeno nella politica malgrado avesse molte relazioni significative in tutti questi ambiti. La marginalità in cui spesso è stato destinato,assume una curvatura particolare legata alla sua condizione di ebreo. Anna Harent dice che lui è non classificabile(sui generis) ovvero che è uno scrittore insolito,infatti la sua identità non può essere inserite in quelle categorie che la società borghese riserva agli artisti. La sua non facile classificabilità non è sufficiente a motivare questa sua difficoltà e anche però la sua fama postuma. Perché lo sguardo di anna si concentra su un tratto buio sempre molto presente nell’esistenza di Benjamin,è la sfortuna che è incarnata dall’ omino della gobba(gli porta sempre sfortuna è una personificazione anche )-> da un lato vuole apostrofare una certa inattitudine incapacità pratica che segna moti bambini da dall’altro l’incapacità che va di pari passo con una sorprendente sfortuna ,omino che fa lo sgambetto ogni volta che passa con un oggetto prezioso in mano. La vita di benjamin appare come un insieme di cocci ovvero un susseguirsi di eventi concomitanti con cui viene a trovarsi nel posto e momento sbagliato malgrado le attenzioni e precauzioni.Lui è vissuto sulla soglia di molte esperienze tra il viaggio e l’esilio,tra filosofia e poesia,tra la critica letteraria e la saggistica,tra teologia e rivoluzione tra marxismo e ebraismo. Hanna Harent usa parole nette e dice che benjamin fu indeciso nei confronti del siolismo e del marxismo.la sua scelta non fu mai netta tra queste,questo atteggiamento di indecisione è un fermo rifiuto di ideologie positive soprattutto quando esercitate dal grigiore delle istituzioni. Risepetto al marxismo egli era interessato al negativo del marxismo nei confronti del presente,della realtà.Per queste ragioni malgrado fosse torentrato da ansie rivoluzionarie,la sua indecisione non è all’origine di prospettive utopiche,non ha l’idea di un’utopia ne ha l’idea di un ritorno al nostalgico passato. Questa adesione al presente,al concreto e alla miseria in cui si trovava l’europa, è la qualità poetica del suo pensiero. Senza essere un poeta lui pensava poeticamente dice anna->Nella metafora si rende visibile l’invisibile,al cuore del suo pensiero è la lingua. Non ha modelli filologici o telogici,ma il suo modello è Goethe.il suo pensare poetico manifesta passione per il presente concreto,colto nella più impenetrabile presenza di significato. Pensare poeticamente è per lui un modo di abitare il suo presente senza forti appartenenze ideologiche, senza essere allineati,ma anzi sperimentando nella vita uno scarto una specie di disadattamento e quindi stando sulla soglia di tante esperienze diverse. Nella molteplicità dei suoi interessi lui mantiene viva questa passione per il presente che va risvegliato,questo presente è qualcosa che lo riguarda. Questa adesione al presente significa sperimentare nella vita della persona questo disadattamento rispetto al presente. La figura di benjamin è una figura che abita mondi molteplici,la sua adesione al presente è libera e critica e ciò spesso non consente di entrare e nelle accademie,nella politica,nei luoghi che contano. La sua fama editoriale è postuma, lato triste di questa esistenza. La soglia segna la fine della sua vita, trova la morte nel confine franco-spagnolo.
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