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PEDAGOGIA DELLA FAMIGLIA E DELL'INFANZIA, Appunti di Pedagogia

Appunti completi delle lezioni di Pedagogia della Famiglia e dell'Infanzia con la prof Lazzarini.

Tipologia: Appunti

2018/2019

In vendita dal 02/12/2019

AlessiaAngelaColangelo
AlessiaAngelaColangelo 🇮🇹

4.6

(47)

39 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica PEDAGOGIA DELLA FAMIGLIA E DELL'INFANZIA e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! 1 PEDAGOGIA DELLA FAMIGLIA E DELL’INFANZIA – Prof.ssa Anna Lazzarini 16/04/2019 Il corso è dedicato all’immagine dell’infanzia e della famiglia che prende forma nelle pagine delle opere di Benjamin (1892 -1940). La vita di W. Benjamin è una vita molto sfortunata, proviene da una agiata famiglia ebraica. Nasce a Berlino nel 1892, la sua infanzia è a cavallo tra l’800 e il 900, e a partire dalla presa di potere di Hitler (1933), B. conduce la vita in esilio, in particolare a Parigi. In un certo senso è figlio dell’impero tedesco ma anche figlio di una travolgente modernità capitalistica perché proprio in questi anni a Berlino, la modernità capitalistica si rende visibile e precipita nella metropoli che diventa la forma della modernità. L’origine ebraica ha un’importanza fondamentale nei testi di B. ed emerge per due aspetti: 1. Alcuni aspetti del folklore: ci sono dei personaggi che sono delle immagini, delle personificazioni folkloriche (es. l’omino con la gobba); 2. La grande importanza data alla narrazione, al racconto orale, alle filastrocche o fiabe raccontate. W. Benjamin è stato un filosofo, un critico letterario, uno scrittore, saggista, un teorico rivoluzionario per i suoi tempi. Sicuramente uno dei principali testimoni della modernità europea. Infanzia berlinese intorno al millenovecento, è uno dei capolavori della letteratura tedesca del 900, è sostanzialmente la sua autobiografia, un bambino che vive i cambiamenti della Berlino in cui abita all’inizio del 900, non è un’autobiografia intesa in senso cronologico, è quasi una collezione di immagini, fotogrammi, di emozioni suscitate da piccoli accadimenti quotidiani. Vedremo che le immagini sono un elemento decisivo nella filosofia e nella teoria della conoscenza di Benjamin, il quale non ci consegna, neanche per quanto riguarda l’infanzia, un’opera sistematica, non ci consegna una pedagogia o una filosofia dell’educazione. Ci consegna dei frammenti e soprattutto delle immagini da cui ricostruire, a posteriori, il mondo dell’infanzia e della famiglia borghese del 900. Una ricostruzione a posteriori, infatti partiamo dai dettagli, dalle suppellettili, dai mobili della camera, dalle fotografie, dai giochi, dai libri per l’infanzia, dagli oggetti scartati dall’uso comune per poi ricostruire un’idea dell’infanzia e della famiglia. Perché questo? Perché l’idea di famiglia e di infanzia con cui noi oggi ci rapportiamo sono profondamente figlie di quel periodo. Nel 1900 Berlino è la città più moderna dell’Europa, da giovane B. si oppone all’ingresso della Germania nella 1 Guerra Mondiale, passando di conseguenza molti anni in Svizzera. Negli anni 20 del 900 prende forma la repubblica di Weimar che dura 14 anni, dapprima B. sperimenta il conflitto tra la destra e la sinistra radicale che scoppia alla fine della guerra, poi la crisi dei primi anni della giovane repubblica e infine la frammentazione politica degli anni 20 che porta alla conquista del potere da parte di Hitler e del nazionalsocialismo. Come quasi tutti i maggiori intellettuali tedeschi dell’epoca, B. lascia il paese nel 1933 per non farvi più ritorno, passa gli ultimi anni della sua vita in esilio a Parigi, oppresso dalla solitudine, dalla povertà e dalle scarse opportunità editoriali. È una figura intellettuale grandiosa ma con un cono d’ombra, è una figura triste, muore molto giovane nel 1940 quando fugge da Parigi cercando di arrivare in Spagna per poi imbarcarsi per Lisbona, e da lì raggiungere molti intellettuali tedeschi che si erano rifugiati negli Stati Uniti. Durante il tragitto, sul confine franco spagnolo, gli viene requisito il visto di transito. La traversata che da Parigi lo aveva condotto al confine era stata, per il suo corpo in particolare, molto faticosa, aveva problemi cardiaci e giunto alla meta seppe che quel giorno era stata chiusa la frontiera in uscita. Insieme ad un gruppo di profughi avrebbe dovuto riprendere la via di ritorno per Parigi, quella stessa notte si tolse la vita, stremato nel corpo e nello spirito. Solo il giorno dopo a Marsiglia si sarebbe saputo che in quel momento non si poteva passare in Spagna, se fosse partito un giorno dopo lo avrebbe saputo, se fosse arrivato un giorno prima sarebbe passato. La malasorte, la sfortuna, è una delle componenti della vita di B. ma è anche una personificazione particolare che ricorrere nei suoi racconti: c’è un racconto della sua mamma la quale dice che esiste un omino con la gobba, che è appunto una personificazione un po' sinistra della malasorte presente nella tradizione ebraica, che interviene ogni qualvolta per fare dispetti, per far andare storte le cose. L’altro testo, Figure dell’infanzia. Educazione, anche qui si parla di immagini, sono i famosi materiali da cui andremo a recuperare i frammenti, le immagini come ad esempio i giocattoli, da dove vengono, perché sono fatti così, come si approcciano i bambini con essi e al gioco. Giocattoli non sono un oggetto di produzione specifico ma ciò che risulta dallo scarto di altri oggetti di produzione. 30/04/2019 Uno dei nodi centrali del suo pensiero e della sua produzione è la città, per questioni biografiche vive in un periodo dove è costretto a confrontarsi con il passaggio alla modernità tra la fine dell’800 e l’inizio del 900. Ci sono una serie di invenzioni tecno logiche, di vere e proprie rivoluzioni culturali che prendono forma. La metropoli costituisce la figura della modernità: i processi che caratterizzano l’epoca di B. come l’industrializzazione, il capitalismo urbano, le nuove forme che l’architettura e l’urbanistica assumono nelle grandi città europee, posso essere lette attraverso le trasformazioni delle metropoli. Il testo Infanzia berlinese intorno al millenovecento non è un solo un’autobiografia, non è solo un libro di ricordi, è la Berlino dei ricordi d’infanzia del 900 che diventa la soglia della modernità, è il momento di passaggio ad un’era nuova, quella del capitalismo urbano, dell’industrializzazione, della meccanizzazione, della metropolizzazione della vita sociale ma è anche ciò che sopravvive di un mondo che sta tramontando. La malinconia che si respira nelle pagine di Infanzia berlinese, è data da questo senso della perdita di un tempo che è stato. C’è un episodio di I.B. in cui il bambino Benjamin racconta dell’ingresso nella casa borghese del telefono, 2 che trasforma il modo di comunicare dell’epoca. In questi anni vi è un grande cambiamento delle percezioni dello spazio e del tempo dovuto ad alcune invenzioni, come ad esempio il piroscafo, l’elettricità, il telefono, la radio, il treno a vapore. Per noi sembrano banalità ma l’irruzione di queste nuove tecnologie trasforma in modo significativo la vita delle persone. Nella sua produzione dà ampio spazio alla cultura popolare, che prende la forma della letteratura per l’infanzia e degli stud i sul gioco e sui giocattoli, sul gioco d’azzardo, sui viaggi, sull’arte popolare, sul cibo, sui mezzi di comunicazione di massa (fotografia, cinema, la radio, la stampa illustrata etc.) che irrompono nella società e la trasformano. La grande novità che questi mezzi introducono è la riproducibilità dell’opera d’arte, quindi anche le masse, il popolo ha accesso all’arte. Durante gli ultimi 10 anni della sua vita, molti dei suoi scritti nascono come derivazione dai “passage di Parigi”, un’opera di B. che racconta la storia dell’emergere del capitalismo urbano nella Francia di metà 800. IMMAGINI B. era molto interessato alle figure dei testi per l’infanzia, infatti è proprio grazie alle figure che i bambini molto piccoli apprendono in modo immediato. Molti pedagoghi dell’epoca consideravano un orpello inessenziale rispetto ai testi che i bambini dovevano leggere e studiare. La teoria delle immagini è legata al tema della soglia. L’immagine, la figura della soglia evoca un orizzonte entro cui iscrivere questa figura chiaro-scurale di B. è la metafora con cui leggere il suo percorso intellettuale, la sua opera ma anche la sua vicenda privata. Inoltre l’esperienza della soglia, lo stare sulla soglia, ci consente di comprendere l’approccio di B., la sua teoria della conoscenza che sa coniugare in modo suggestivo la filosofia, letteratura, arte, cultura popolare etc. L’esperienza della soglia in quale modo sottende un ampio repertorio di immagini che ricorrono in tutta l’opera di B., che danno appunto quest’idea chiaro- scurale. Sono figure, ad esempio, del crepuscolo, dell’attesa, dell’ombra, ma anche l’infanzia. La soglia cos’è? È uno spazio reale ma anche metaforico, un’espressone figurata dello spazio: quindi spazio concreto ma anche spazio immaginato. Un riferimento è ad esempio la soglia della porta, un luogo di passaggio e di attesa, un varco, una zona in cui sostare. La soglia disegna una delimitazione dello spazio che però è molto diversa da quella del confine. Perché? In un brano dei Passage di Parigi, B. ci spiega perché la soglia non è un confine. Tratta dei riti di passaggio: “ossia le cerimonie connesse alla morte, alla nascita, al matrimonio, al diventare adulti. Nella vita moderna questi passaggi sono diventati sempre più irriconoscibili e impercettibili. Siamo diventati molto poveri di esperienze della soglia. L’addormentarsi è forse l’unica che ci è rimasta, e con essa anche il risveglio. La soglia deve essere distinta nettamente dal confine: la soglia è una zona, un’area di passaggio, racchiude i significati del mutamento, de l passaggio”. Vuol dire che il confine delimitazione geometrica, una linea di demarcazione netta, la soglia è un’area di passaggio. In quest’area di passaggio si sperimenta un mutamento, quindi la soglia è uno spazio e un tempo di passaggio, di sosta, di attesa ma anche di avanzamento. La soglia non è una demarcazione netta capace di definire un dentro e un fuori, come è invece il confine. La soglia designa, allora, un luogo misterioso, complesso molto più del confine, B. lo chiama infatti l’incantesimo della soglia. Uno spazio in cui dentro e fuori non si escludono reciprocamente ma restano in qualche modo indistinti. La soglia quindi è un passage. I passage sono gallerie coperte, prima forma di galleria commerciale coperta. I passage sono un’architettura nuova, sono indeterminati fra il dentro e il fuori, costituiscono infatti una zona di passaggio tra alcuni interni, come case o negozi, e un esterno che non si può definire esterno perché è coperto. I passage sono l’archetipo della soglia. I Passage sono gli antenati dei nostri centri commerciali, sono la prima manifestazione in cui la merce viene esposta e trasfigurata, la merce inizia a superare la sua natura di oggetto di bisogno per diventare oggetto del desiderio. Passaggio di sogno in cui anche le merci vengono trasfigurate. Una via di mezzo tra i passage e i nostri centri commerciali sono i grandi magazzini, che si sviluppano circa negli anni 30 del 900, che diventa lo spazio della produzione di massa, ora non solo i ceti più alti dispongono di soldi, ma anche le masse si possono avvicinare, vi è una democratizzazione del consumo. Molte sono le figure della soglia: ad esempio la figura del collezionista, B. è un grande collezionista, è ossessionato da alcune cose, in particolare dai libri per i bambini, soprattutto quelli istoriati con illustrazioni preziosissime. La casa borghese, infatti, pullula di cose, di oggetti spesso preziosi chiusi nelle vetrinette, l’angelo, il passeggiatore dei passage, le prostitute che appunto esitano sulla soglia, i raccoglitori di stracci, i pupazzi e i burattini che sono inanimati ma sembrano animarsi, il risveglio dal sogno, l’esperienza straniante delle droghe, e infine, l’età dell’infanzia, che è appunto un’età, un passaggio. Essendo un collezionista vuol dire che da un’importanza particolare agli oggetti, ma non nel senso della merce. Il collezionista diventerà una delle figure più anarchiche e rivoluzionarie che lui riconosce. Il collezionista raduna gli oggetti di tempi diversi e li ricostruisce in un tempo nuovo e dà alle cose un altro valore. RICAPITOLANDO → La soglia è uno spazio reale e metaforico: uno spazio concreto materialmente ma è anche un’espressione figurata della spazialità, segnata dall’incertezza che accompagna ogni varco. Se il confine si configura come una linea di demarcazione volta a delimitare nettamente un dentro e un fuori, la soglia appare come un’area di passaggio e di sosta, un luogo di transito o arresto, in cui si fa esperienza del mutamento. Non a caso, Walter Benjamin riconosce proprio nei riti di passaggio, nei riti di iniziazione, alcune esperienze di soglia. La spazialità che la soglia rappresenta appare misteriosa: esprime un’ambiguità fra interno ed esterno. Per Benjamin la soglia è un’immagine dialettica, in cui il movimento è colto nell’istante del suo arresto: il passaggio preannuncia un momento di attesa, una sospensione. A partire dalla metà degli anni ’30 Benjamin elabora il concetto di «immagine dialettica» che finirà per costituire il nucleo della sua teoria della conoscenza storica. La realtà non si presenta come totalità, ma in forma di frammenti percepiti in momenti discontinui, che colpiscono l’immaginazione e che si cristallizzano in immagini. Con la teoria dell’immagine dialettica, Benjamin 5 dispersione delle cose e contro l’abbandono in cui versano le cose del mondo. Lo scopo è di ricomporre i frammenti dell’ordine delle cose, dare odine ai frammenti sparsi. In qualche modo il collezionista chiama a raccolta gli scarti, i resti contro la logica commerciale dell’utile. L’interesse del collezionista è per la collezione a prescindere dal reale valore di scambio delle cose. In genere raccoglie cose desuete o declassate, libera le cose dalle loro relazione funzionale, a prescindere dalla loro reale funzionalità andando contro alla regola commerciale e capitalistica dell’utile e del funzionale. Il collezionista libera le cose dalla sch iavitù di essere utili attraverso un doppio movimento: 1. Movimento nel tempo: perché riporta in un tempo presente oggetti ormai desueti; 2. Nello spazio perché raduna oggetti che spesso non sono insieme fra loro secondo un rapporto di funzionalità. Dona un nuovo contesto sottraendoli dalla linearità cronologica del tempo e li salva dall’oblio. Genera un nuovo contesto, in cui le cose ritrovano una nuova vita. Il collezionista in questo senso è il vero anarchico in quanto rifiuta di sottostare alle leggi dell’utile, che sono le leggi del nuovo mercato della circolazione delle merci. Pag. 80 – L’OMINO CON LA GOBBA Questa figura del folklore è una figura molto losca, paurosa perché è appunto “quello” che ti fa i dispetti, ti porta sfortuna nello svolgimento delle faccende. Questo omino è sempre presente nella sua vita, lo porta sempre nel posto e nel momento sbagliato. 09/05/2019 Seminario con il prof. Gianluca Bocchi esperto della città di Berlino Età storica della vicenda umana a Berlino di B.: vi sono sono due periodi ben distinti: vi è il periodo antecedente alla prima guerra mondiale che segna una frattura e poi c’è il periodo successivo fino al 1933. Tutte le città hanno delle caratteristiche uniche e singolari, tuttavia in un certo senso Berlino ha un’unicità più forte rispetto alla storia dell’Europa e del mondo perché si può dire che le 3 guerre mondiali (anche la guerra fredda) che hanno devastato l’Europa e il mondo nel 20 secolo, tutte e tre sono scoppiate a Berlino e si sono concluse a Berlino. Una seconda unicità e che tutte le storie delle città hanno delle discontinuità per varie cause però le discontinuità che ha avuto Berlino, nel 20 secolo, hanno modificato il tessuto umanistico e culturale in una maniera diversa dalle altre città. Berlino nel 20 secolo ha subito 3 eventi assolutamente distruttivi:  Nel ’33: presa di potere del Nazismo, non ci sono distruzioni materiali ma culturali (i tedeschi chiamano questa cosa “distruzione interna”). La città era un grande centro di cultura ma improvvisamente la gran parte degli scienziati, dei cineasti, scrittori, pittori prendono la via dell’esilio in gran parte volontariamente, alcune volte forzati. Molti di loro erano ebrei.  Nel ’45: quando la nemesi colpisce Berlino, tutta la Germania viene bombardata ma Berlino oltre a essere stata bombardata è protagonista dell’assedio e dell’invasione russa. La città viene prati distrutta, il 52 % degli edifici fu distrutto.  Nel ’61: vi era una situazione molto precaria dove le 4 potenze convivevano in modo instabile e portò alla suddivisione della città con il muro di Berlino. Successivamente ha vissuto un momento liberatorio nel 1989 quando cade il muro e due stati tedeschi si riunificano, una discontinuità ma questa volta in positivo. Nonostante le tante situazioni varie il periodo dal ‘33 all’89 è stato considerato dai berlinesi, dopo l’89, un periodo nero: la distruzione intellettuale e bellica della città e la distruzione del tessuto urbano dovuto al muro sono stati momenti catastrofici, vi è una nostalgia fortissima degli anni 20, quando Berlino era una delle più importanti capitali dell’arte, del cinema e della tecnologia del mondo. Vi era una nostalgia anche del periodo guglielmino in cui la Germania aveva l’ambizione di essere una grande potenza, periodo in cui Berlino è diventata un caso straordinario di industrializzazione rapida. B. vive tutte le fasi di questa storia da quando nasce fino al 33, è sensibile a questi accadimenti in quanto apparteneva ad una famiglia ebrea. Gli ebrei a Berlino c’erano da sempre, addirittura ci sono delle tombe di ebrei di quando ancora Berlino non esisteva, città di grande tolleranza religiosa fino al ‘33. Gli ebrei hanno vissuto in un ambiente dominato dai nobili e poi dai proletar i dell’industria: buona parte della classe media era ebrea. Si è posto il problema di rifare il tessuto urbano e nel rifarlo si è creata una nostalgia degli anni 20, quindi il tessuto degli anni 20 è stato da guida per la ricostruzione. Cosa succede verso il 1935? La rivoluzione industriale inizia a prendere piede nella città di Berlino. Il primo impulso viene dato dalle ferrovie, iniziano ad essere prodotte numerose locomotive, prima erano tutte inglesi. Berlino inizia ad essere una città all’avanguardia e cambia anche il panorama del centro astorico in quanto le industrie iniziano ad essere il fulcro della nuova città. La prima trasmissione televisiva è stata fatta a Berlino nel 1936. Il primo computer è stato fatto nel 1942. Da queste discontinuità temporali, la città di Berlino ha saputo rielaborare un proprio rapporto con le proprie memorie. 6 14/05/2019 Lettura e letteratura: a patire dal 1918 B. inizia a collezionare libri antichi e preziosi per bambini, questa collezione è stata messa in salvo dalla rovina, conservata con cura dalla moglie che la porta dalla Francia a Londra e ora è conservata a Londra. La pratica del collezionismo non è per B. la raccolta maniacale di oggetti preziosi che corrisponde, in qualche modo, alla circolazione delle merci voluta dal capitalismo ma anzi è un gesto rivoluzionario, anarchico rispetto al capitalismo, perché il collezionista per B. è colui che raccoglie, mette insieme, custodisce ciò che altri hanno scartato, abilita oggetti scartati dall’uso comune e li libera dal loro uso funzionale, dal rispondere ad una esigenza pratica. Li raduna in un altro luogo e li colloca in un altro tempo. Riabilita una letteratura marginale, perché anche la letteratura per l’infanzia è un genere già in sé marginale, era considerata uno “scarto” della letteratura ufficiale. Il senso del collezionare per B: non è esibizionismo ma è la volontà rivoluzionaria, anarchica, distruttiva di scardinare la continuità del tempo, la continuità omogenea e vuota dell’esistente, attraverso il recupero di frammenti di un mondo perduto. Si tratta di materiali inediti, scartati dall’uso comune, strappati dal loro contesto e riordinati in uno nuovo che illumina questi oggetti reciprocamente. Alcuni oggetti sono assolutamente preziosi altri, invece, insignificanti. Nel testo F.I in sostanza la lettura è trattata in due capitoli: in uno si concentra sugli oggetti, nell’altro invece si concentra sull’esperienza stessa di leggere. (A pag. 307 ci sono le fonti, per ogni capitolo troviamo il titolo del brano e da dove viene il brano.) Dal punto di vista esperienziale, siamo all’inizio del 1900 il tema dell’esperienza inizia a diventare un tema molto significativo di questi anni, ma è un tema anche filosofico e B. riconosce la centralità dell’esperienza dell’infanzia e di apprendere attraverso l’esperienza. La lettura per B. è una esperienza di totale abbandono, di immersione profonda in un altro tempo e in un altro luogo. Brano: I.B - LA FEBBRE Vi è tutta la descrizione del letto, del cuscino, della cura materna ma anche dei racconti che la madre, durante la convalescenza, gli elargiva. Leggere è un’esperienza di solitudine, di rapimento di spaesamento. Brano: pag. 23 I.B - LIBRI PER RAGAZZI I libri di bambini di cui B. è grande collezionista diventano ben presto anche oggetto della sua riflessone di studioso. La diffusione della letteratura per l’infanzia della prima metà dell’800 è sicuramente il risultato dell’innalzamento degli indici di alfabetizzazione dovuti alla diffusione della scolarizzazione dei più piccoli, ma la diffusione della letteratura per l’infanzia non è tanto l’effetto di un programma pedagogico intenzionale ma secondo B. emerge dalla vita borghese, dalle sue atmosfere raccolte e protettive. Il libro per l’infanzia nasce dentro il contesto culturale di cui porta con sé dei segni, si calca di tensioni, di ambivalenze perché è il prodotto della cultura moderna e della sua volontà di controllo sociale. La pedagogia moderna nasce dalla tensione tra due anime contrapposte, tensione che non si risolve mai:  La conformazione, ossia l’idea che la pedagogia sia uno strumento di controllo sociale, di conformazione sociale. I pedagoghi studiano l’educazione come strumento che la classe borghese può utilizzare per costruire la società borghese, a questo scopo la modernità dello Stato nazionale inventa delle istituzioni come la scuola ma anche l’ospedale psichiatrico, la prigione, la fabbrica tutte istituzioni dentro le quali la funzione è sempre quella di controllo sociale per evitare la devianza.  La liberazione che emerge in primis con Rousseau, dove lo scopo dell’educazione è quello di liberare il fanciullo, liberare la sua creatività. Questa tensione abita in profondità tutta la storia della riflessione pedagogica. I libri per l’infanzia, ci dice B., nascono dentro la cultura borghese e hanno una forte impronta di controllo e di conformazione sociale. In qualche modo la diffusione di questi testi è anche uno strumento di controllo. Questo lega anche la letteratura per l’infanzia a una forte intenzionalità educativa, sono legati a intenti didascalici, educativi, che hanno come scopo quello di evitare devianze e di conformare ai valori de ll’obbedienza, del sacrificio e del rispetto: valori propriamente borghesi. Nel 1924 B. recensisce una storia della letteratura per bambini il libro di Karl Becker (pag. 84 F.I). Qui B. riflette sul fatto che questo testo manifesta una forte autonomia rispetto alla prospettiva pedagogica di stampo illuminista intrisa di intenti moralistici, istruttivi, edificanti. Quest’opera ricostruisce le origini della storia mondo del libro per l’infanzia a partire dalla fiaba, dall’abecedario, dal racconto popolare che sono le radici della letteratura per l’infanzia. All’inizio della storia del libro per bambini c’è quel dizionario illustrato di Comenio Orbis Pictus, (F.I. pag. 123) il primo libro illustrato per l'infanzia. Sulla cui immagine, nel periodo illuminista, si diffonde anche il libro elementare di Basedow e poi successivamente si aggiungono tutta una serie di libri per bambini, quelle opere che sono alle radici della letteratura per bambini. Analizzando questi testi che hanno un’origine molto antica B. si rende conto di come ciò che fa del libro dell’infanzia un oggetto unico e capace di sfuggire da quelle mire edificanti, moralistiche da “pedagogo” e quindi dagli “appetiti” delle teorie pedagogiche, sono le illustrazioni, le figure. (l’importanza dell’immagine nella teoria della conoscenza di B.). Questi libri infatti sono arricchiti da un folto apparato di immagini, B. dice che nel 19 secolo questo apparato di immagi si presentava come meno prezioso rispetto al 16 e 17 secolo, (es. incisioni in rame, bellezza dei disegni, utilizzo dei colori) le figure dei libri per bambini in qualche modo costruiscono una testualità complessa di cui LA LETTURA E IL LEGGERE B. chiama questa pedagogia "pedagogia di colonizzazione" perché è un’imposizione di uno stile didascalico, pedante, edulcorante. 7 non solo le parole ma anche le immagini, la struttura del volume, le forme e i materiali sono parte. Questo vale anche oggi per i libri per bambini. Le librerie specializzate per bambini hanno nei loro scaffali opere meravigliose, anche oggi, c’è una grande cura e ricercatezza che riguarda l’illustrazione ma anche questa testualità complessa fatta di immagini, parole, strutture del libro e materiali di cui è fatto. Oggi noi diamo per scontata questa peculiarità del libro per l’infanzia, in realtà già B., grande percussore, analizza il libro per l’infanzia a partire non solo di parole, di fiabe, di contenuti da trasmesse ai bambini ma è anche fatta da materiali, di fogge, di colori e di disegni. Tutto questo contribuisce a quell’immersione, di cui B. parlava come lettore, in cui il bambino precipita davanti al libro. La letteratura per bambini è anche luogo del fantastico, il luogo in cui il reale e l’immaginario si intrecciano, in cui la realtà si dilata nella possibilità e B. riconosce la potenza “immaginifica” delle illustrazioni. Nel testo Uno sguardo sulla letteratura per l’infanzia dice: “non sono tanto le cose che saltando fuori dalle pagine del libro vanno incontro al bambino alle prese con le immagini fantastiche, ma è il bambino stesso che guardandole penetra in esse come in una nube e si sazia dello splendore dei colori del mondo delle immagini.” La lettura soprattutto dei testi che hanno un ricco apparato di immagini è un’esperienza di immersione, tuttavia la raffinatezza e la bellezza delle immagini non devono inibire il rapporto sensoriale, un rapporto che oltre visivo diventa anche tattile con il libro, il quale è anche un materiale da toccare, da sfogliare. Anzi B. invita in diversi testi a fare interagire i bambini con questi oggetti, a istaurare un rapporto coni materiali, addirittura invita i bambini a ritagliare le figure e ovviamente questo invito riceve il disdegno di molti adulti. B. riflette anche sulla natura delle illustrazioni e ci ricorda di come le più belle siano quelle di Johann Peter Lyser create per le fiabe dei fratelli Grimm perché le sue immagini appaiono sbiadite rispetto al colore sgargiante della tradizione precedente, ed essendo sbiadite si adattano alle atmosfere nordiche in cui sono ambientate, ai paesaggi pallidi, grigini del nord. Anche qui, secondo B. il colore, l’utilizzo della xilografia fa sprofondare la fantasia dei bambini che si abbandono in questi disegni e illustrazioni. Quelle in bianco e nero invece lo spinge fuori, lo allontana in quanto la superfice colorata appare intangibile quella in bianco e nero invoca l’intervento stesso del bambino: quando i bambini iniziano a colorare cosa fanno? Prendono giornali, libri, materiali di scarto e cominciano a colorare dove devono il bianco e nero quindi i libri a colori invocano l‘immersione mentre quelli in bianco e nero richiedono l’intervento, l’utilizzo della mano, e quindi B. invita a colorare le figure, a scarabocchiarle. Tutto ciò che in un libro attiva la mente, l’immaginazione e anche le mani suscita l’interesse di B., quali sono i libri che apprezza di più? Libri che presentano figure estraibili, i libri che hanno porte, tende che si aprono e fanno apparire i personaggi, oppure i libri di bambole di carta che bisogna vestire, che si tagliano e poi dopo si vestono, infine i cosiddetti libri magici che mostrano figure differenti in sequenza e a seconda di come si muovono le immagini fanno vedere il movimento (libri pop-art). Tutti i libri che non solo presentano illustrazioni ma in qualche modo chiamano il bambino a intervenire su di essi, ad essere attivo, producono un’esperienza di lettura molta significativa e di conseguenza, di apprendimento. L’interesse di B. non è tanto nel contenuto che la letteratura dell’infanzia di impronta moderna borghese riserva ai libri per bambini, quindi enfatizzando gli intenti didascalici, moralistici ma è appunto nella presenza di questo apparato di immagini e di sollecitazioni tattili ed esperienziali. Secondo B., una di quelle vane imprese di quelli che lui chiama “pedagoghi” consiste nell’immaginare, predisporre degli oggetti e dei materiali esplicitamente destinati ai bambini. B, ci dice invece che i bambini sono incuriositi e divertiti negli ambienti di lavoro in cui si opera direttamente sulle cose, sono incuriositi e attratti dai materiali di scarto prodotti nelle officine, nelle sartorie con gli scarti di stoffe, in falegnameria. Mettendo insieme, combinando, riutilizzando questi scarti i bambini non riproducono il mondo degli adulti ma ricostruiscono un proprio mondo di oggetti che utilizzano poi a loro piacimento. Questo utilizzo di materiali di scarto, di questa ricombinazione di materiali è precisamente quanto avviene nella fiaba. In un certo senso la fiaba è materiale di scarto del mito, della leggenda, residuo dell’universo letterario dentro la storia dell’immaginario umano. Brano: pag. 98 – L’ALFABETARIO Anche il rispetto ai libri B. ha un atteggiamento di critica nei confronti della cultura didascalica e moraleggiante del suo tempo e interpreta l’oggetto libro e la lettura più come un’esperienza di liberazione. Dove risiede all’interno dell’oggetto libro questa esperienza? Nelle illustrazioni, in questo apparato di figure che non semplicemente accompagna il testo ma costituisce il testo stesso insieme alle parole, insieme ai materiali con cui il libro è costruito, insieme con tutte le sue possibilità di manipolarlo. Su questi temi abbiamo testi che sono quelli in parte di I.B, in parte di articoli di occasioni in cui B. riflette su questi aspetti. Il testo F.I ripropone alcuni brani di I.B e affianca ad alcuni di questi articoli/conferenze che riflettono sulla letteratura per l’infanzia e sulla funzione della lettura stessa. Brano: pag. 89- ARMADI La custodia della casa borghese in cui gli oggetti sono utili, funzionali e vengono utilizzati, altri invece sono solo esibit i dentro vetrine o armadi. Questo è uno dei brani più significati di I.B perché mette insieme una novizia di motivi che abbiamo già analizzato, come l’importanza di collezionare, l’organizzazione della casa borghese, e in più la novità è l’armadio come luogo che custod isce l’oggetto proibito (quello di Hoffman). LA LETTURA E IL LEGGERE Secondo B. l’esperienza della lettura è un’esperienza di immersione, la lettura è descritta anche come una conquista. Un’esperienza di immersione e di abbandono che il libro per l’infanzia regala. Secondo B. anche sono figli della cultura del proprio tempo e quindi essi promanano dalla cultura borghese, intrisa da intenti di controllo. L’infanzia è uno dei bersagli prediletti di una risiede 10 Fra la fine dell’800 e l’inizio del 900 comincia a diffondersi fra gli studiosi l’interpretazione del gioco come di una dimensione originaria dell’esperienza umana. Il gioco diventa un motivo centrale di riflessione. Freud, Piaget, Vygotskij ecc. Durante il gioco il bambino mette alla prova non alla capacità del gioco di riprodurre la realtà, il bambino vuole trainare qualcosa, e allora qualsiasi cosa essa sia diventa un cavallo, vuole giocare con la sabbia e si trasforma in fornaio. Il giocattolo che imita la realtà aiuta questo processo, ma comunque questo processo è autonomo dal giocattolo perché sta proprio nella capacità del bambino di giocare. La capacità di imitazione dei bambini sta nel gioco, nella qualità del giocare non all’interno del giocattolo di cui si servono. Non l’imitazione, anche se aspetto importante, ma la ripetizione è la legge non scritta, l’anima del gioco infantile → evidente l’eco di Freud anche se non lo nomina. SAGGIO: “Al di là del principio di piacere” di F. ritiene che la coazione a ripetere spinge il bambino a giocare, la ripetizione sarebbe tesa a dominare un evento che ha suscitato una forte impressione emotiva. Quindi il bambino attraverso la ripetizione ludica usa il dominio sugli oggetti per realizzare una specie di drammatizzazione in cui trasforma in attiva una situazione da lui vissuta in modo passivo = acquista il controllo della situazione. 21/05/2019 Freud ci consegna un nuovo sguardo sull’infanzia e sul bambino: il bambino non è del tutto innocente e spontaneo ma soggetto a pulsioni. Nella psicoanalisi è importante il ricordo: dissotterrare, far emergere ciò che non si vede, il cono d’ombra. Nel 1920 analizzando la coazione a ripetere F. illustra il meccanismo universale della ripetizione attraverso il gioco infantile, gioco che diventa un’esperienza importante dell’azione ripetitiva nella vita psichica. Analizza il famoso gioco del rocchetto: nel saggio Al di là del principio del piacere, osservando il suo nipotino di 18 mesi, F. si accorge che tenendo in mano un rocchetto fissato ad una cordicella il bimbo continua a lanciare e poi ad avvicinare a sé l’oggetto attraverso la trazione. Attraverso le sponde del lettino continua a lanciare e retrarre a sé. Fa scomparire l’oggetto e poi lo fa riapparire. Quando l’oggetto ricompare il bambino emette grida e suoni di soddisfazione e di gioia. Il gioco agli occhi di F. sembra ripetere una specie di drammatizzazione motoria di esperienze emotive intense: in qualche modo questa continua ripetizione dell’evento della scomparsa dell’oggetto e della sua riapparizione, evento controllato dal bambino, in qualche modo rievoca l’esperienza della separazione dalla madre. Il gioco in certe occasioni, osserva F., presenta uno sviluppo: il bambino attraverso uno specchio gioca a far scomparire e poi ricomparire sé stesso. Perché ripetere? Perché riproporre una esperienza dolorosa? Secondo F., la coazione a ripetere spinge il bambino a giocare. La spinta a ripetere è volta ad elaborare psichicamente un evento che ha suscitato una forte emozione. La ripetizione di questo evento, che può essere anche un trauma, un trauma della separazione, è rivolta ad eliminarlo. Ripetere non riguarda soltanto il gioco ma riguarda tutte quelle tendenze inconsce che spingendo l’individuo a ripetere in modo coattivo comportamenti schematici o a parlare sempre di certe cose costringe, in qualche modo, a ripetere ciò che è stato rimosso. Il bambino, studiato da F. attraverso la funzione ludica, utilizza il dominio che ha sugli oggetti per realizzare una drammatizzazione in cui lui riesce a dominare una situazione cruciale della sua esistenza. Se è vero che l’oggetto che si allontana e che poi torna vicino può riprodurre l‘esperienza di separazione dalla madre attraverso il lancio e poi la trazione il bambino tende a dominare quell’evento. Un evento che nella vita reale non può dominare, se la mamma va via non è lui che determina il ritorno della madre, nella finzione ludica, invece, questo stesso evento può essere dominato, e questo lo tranquillizza. La ripetizione consente di dominare una situa potenzialmente dolorosa, attraverso il gioco e attraverso la sua ripetizione il bambino trasforma in attiva una situazione per lui passiva. Attraverso il gioco può controllare questa situazione, che prende forma attraverso la ripetizione coattiva, monotona. La ripetizione produce piacere perché produce un controllo. F. associa il piacere di controllare i giocattoli al piacere di controllare i traumi proiettati su quei giocattoli, e al senso di controllo che questo conferisce al bambino. B. parafrasando Freud, dice: “ogni esperienza più profonda vuole insaziabilmente, fino alla fine di tutto, la ripetizione, il ritorno, la reiterazione di quella situazione originaria da cui ha preso le mosse. È questa la legge del ‘ancora una volta’ che i bambini non smettono di ripetere”. L’utilizzo ludico di determinati oggetti, giochi può essere un fattore di facilitazione in importanti fasi di transizione per la costruzione di rapporti affettivi positivi nella vita dei bambini. Ad esempio Winnicott parla dei famosi oggetti transizionali, oggetti di uso quotidiano. Oggetto che viene caricato di significati simbolici dal quale molti bambini, spesso, non vogliono separarsi in quanto questo oggetto dona al bambino un senso di sicurezza analogo a quello generato dalla presenza di alcune figure affettive. Brano: ELOGIO DELLA BAMBOLA→ riflette a partire da alcune suggestioni psicoanalitiche. MARIONETTE DEI FRATELLI COLLA (MILANO) 1. Grazie a determinate tecniche abbiamo l’impressione che le marionette siano alte quanto noi; 2. Le marionette così come le bambole e i burattini, essendo una finzione che riproducono l’umano hanno un ch’è di inquietante. C’è un saggio di F. che si intitola il Perturbante, dove F. analizza questo sentimento; B. dice che la bambola è diventata un giocattolo infantile dopo essere stato un oggetto importante nelle ritualità magiche o religiose. Questi oggetti sono capaci di suscitare nello stesso tempo attrazione e repulsione, attrazione perché la bambola riproduce le fattezze infantili (guance rose, bocca carnose etc.) ma nello stesso tempo repulsione per la sua natura inanimata. Bambole, burattini e marionette sono manifestazioni di quella esperienza ambigua della soglia (in questo caso umano/non umano, Secondo F. analizza il famoso gioco del rocchetto 11 animato/ inanimato, vivo/morto) di cui abbiamo parlato all’inizio del corso, espressione di quel sentimento perturbante di cui parla Freud. Perché ambigua? Perché essendo un’esperienza che attrae ma che poi allontana, insinua il dubbio che qualcosa che è inanimato possa in qualche modo animarsi. Sentimento perturbante → F. smentisce alcune teorie molto diffuse su questo sentimento come l’idea che il perturbante sia legato a qualcosa di ignoto. Secondo F., invece, descrive questo sentimento come qualcosa di spaventoso che in realtà è legato a ciò che ci è noto e che ci è familiare. Ciò che per noi in passato era familiare incombe nel presente percepito ormai come estraneo, come distante. Il perturbante ha a che fare con qualcosa di familiare che abbiamo rimosso nel passato e che ritorna nel presente generando un effetto di inquietudine. Questo sentimento non necessariamente paura, ma sicuramente disagio. Uno di questi oggetti che può generare questo sentimento è la bambola. Le marionette e i burattini condividono con la bambola questo abitare la soglia tra animato e inanimato, ma a differenza della bambola che ha un aspetto di innocenza perché ha le fattezze di un bambino, la marionetta e il burattino vivono nel regno del comico, della beffa e della burla. 22/05/2019 NARRAZIONE Per i bambini, ascoltare i racconti di un narratore significa stimolare l’immaginazione, sviluppare le conoscenze, comprendere le proprie emozioni, le ansie e le aspirazioni, ma anche le paure. Raccontare, la più antica e la più nobile delle arti, è mettere in forma le esperienze. B. fa il paragone tra la lettura e il nutrimento, lo stesso paragone lo possiamo utilizzare per quanto riguarda le storie, non solo l’oggetto di libro, che costituisce per i bambini un autentico nutrimento. Per i bambini ascoltare i racconti di un narratore significa stimolare l’immaginazione, sviluppare conoscenze e significa anche comprendere le proprie paure, le proprie emozioni e aspirazioni. Raccontare è la più grande e antica e nobile delle arti. C’è un libro che B. dedica specificamente all’arte della narrazione “Il narratore. Considerazioni sull'opera di Nikolai Leskov.” In cui B. condensa pensieri e riflessioni sull’arte del narrare. B. scrive che il narratore prende ciò che racconta dall’esperienza propria ma anche dell’esperienza che gli è stata riferita e la trasforma in esperienza per coloro ascoltano la storia. La narrazione è propria delle società pre-moderne, è la cultura popolare, la cultura delle fiabe, il frutto di quella sapienza di chi ha vissuto a lungo che evoca forme di esperienza che costruisce la base dell’artigianato, perché è un tipo di cultura residuale. Ancora una volta ritorna il tema del popolare come artigianale. C’è un altro testo di B. “Esperienze e povertà”, qui parla ancora della narrazione e B. riferisce un fatto molto particolare: il fatto che dalla prima guerra mondiale tornavano reduci, persone che non riuscivano a raccontare l’esperienza che avevano vissuto. B. iscrive questa difficolta da un lato al trauma bellico, dall’altro al fatto che il primo conflitto mondiale costituisce un grande impatto con la modernità. La modernità favorisce una perdita, un’atrofia dell’esperienza che corrisponde al declino dell’arte di narrare. Nell’epoca moderna secondo B. la narrazione ha lasciato il posto all’informazione: una forma di comunicazione fondata sull’attualità, sull’immediatezza. Il grande narratore ha le sue radici nel popolo, nella sapienza popolare, per questo la fiaba è anche oggi la prima consigliera dei bambini. Il primo vero narratore è il narratore delle fiabe. Si tratta di un potente mezzo educativo che agisce sulla formazione, è un elemento cruciale della crescita. È stata ancora una volta la psicoanalisi a sottolineare la formatività della fiaba. L’interesse che la fiaba suscita agli occhi di B. ci costringe a superare l‘immagine riduttiva della fiaba come semplice testo per bambini, ci costringe ad andare oltre la marginalità culturale con cui si connotano le fiabe infantili. 23/05/2019 Le fiabe hanno legami profondi con l’inconscio individuale e collettivo e hanno la forza di evocare problemi legati alla crescita dell’individuo esorcizzando la negatività e operando per coloro che le ascoltano sulla rassicurazione. Le fiabe sono perfettamente adeguate alla mente infantile e al suo contenuto di angosce, di frustrazioni e paure. Le fiabe sono fuori dal tempo e insieme sanno esprimere immagini, significati, visioni di tanti tempi diversi fra loro. Le fiabe presentano delle situazioni o dei personaggi che sono archetipi e che incarnano aspetti contraddittori del bambino, dell’uomo e del mondo intero. Le fiabe parlano lo stello linguaggio realistico del bambino rispettano la sua visione magica trattano problemi universali e modi in cui risolvere questi problemi per questo hanno una funzione di rassicurazione e consolazione. Lo fanno esorcizzando incubi e angosce inconsce, insegnando a vincere l’insicurezza e ad affrontare la vita. Italo Calvino nella sua raccolta di fiabe italiane dice una cosa apparentemente banale, cioè che le fiabe sono vere. Cosa vuol dire? La loro verità non è quella lineare del rapporto causa-effetto, la verità della fiaba è l’immaginazione. A B. sembra del tutto insensato edulcorare i messaggi delle fiabe censurando le situazioni difficili o quelle che creano paura o angoscia. I bambini non sono passivi mentre ascoltano le storie, la narrazione orale avvince, rassicura, rende partecipi i bambini che manipolano i materiali, comprendono e trasformano i contenuti che apprendono. Nella fiaba, per i bambini il soprannaturale o l’elemento magico non è più problematico di ciò che per loro è familiare. La capacità della fiaba di suscitare spavento ma nel contempo di consolare deriva proprio dalle sue caratteristiche formali. La fiaba non nasconde la crudeltà dei personaggi, non addolcisce la logica punitiva che colpisce i malvagi, ma stempera queste cose dentro la sua particolare forma narrativa e stilistica. Per il suo carattere di residuo della cultura, per la sua origine popolare, la fiaba suscita l’interesse di B., ma 12 anche per la capacità della fiaba di tenere insieme l’elemento della visione e la dimensione dell’ascolto. Una voce narrante che è capace di evocare un mondo di immagini, parole, che in qualche modo rendono visibile ciò che in realtà non lo è. B. trova questa qualità dell’ascolto in un mezzo che all’inizio del 900 compare nelle case borghesi e soprattutto prorompe nell’immaginario moderno: la radio. La radio suscita l’interesse di B. come strumento di riproducibilità tecnica, la radio diventa il dispositivo volto a rinnovare anche le forme della narrazione. B. scrive anche dei racconti radiofonici, i quali costituiscono l’ennesimo genere apparentemente residuale in cui l’autore si sperimenta in modo originale. Le trasmissioni alla radio sono dedicate ai bambini e ai ragazzi. La radio è uno strumento di diffusione della cultura a domicilio, è un mezzo di divulgazione quotidiana che consente la partecipazione ad un evento rimanendo ne privato della propria abitazione. → la radio che è un mezzo fruibile nel privato, nell’individualità, diventa un mezzo capace di costruire collettività. Il mezzo radiofonico diventa, per B., un dispositivo volto a rinnovare anche le forme di narratività: i suoi racconti radiofonici costituiscono l’ennesimo genere apparentemente residuale, in cui l’autore si sperimenta in modo raffinato e originale. La radio costituisce un mezzo di diffusione culturale a domicilio, un mezzo di divulgazione quotidiana, consente la partecipazione a un evento e l’aggregazione di comunità di partecipanti, in sé isolati, ma legati dalla simultaneità dell’atto comunicativo. La radio è un mezzo fruibile nell’individualità, ma capace di costruire collettività, che sono radunate nella sincronia dell’unità di tempo, ma anche dislocate nello spazio: il mezzo radiofonico è per Benjamin custode di una complessità estremamente interessante e dialettica. Ovviamente sotto regime la radio viene utilizzata come strumento per promuovere la propaganda. B. concentra l’attenzione sulla politicizzazione dell’arte: la radio diventa uno dei mezzi più interessanti per riflettere sul ruolo, sullo statuto dell’autore e del pubblico. I mezzi di comunicazione di massa sono lo strumento principe della propaganda nazista ma possono diventare anche uno strumento di emancipazione delle masse nella misura in cui esse, attraverso i mezzi, possono partecipare alla vita pubblica. In questo modo si può produrre una educazione politica. IL MALE NON STA NEL MEZZO MA NELL’USO: Consapevole delle potenzialità educative della radio, B. tra il 1929 e il 1932 scrive testi di critica letteraria, teatrale, radiogrammi e molte conferenze radiofoniche dedicate ai bambini e ai ragazzi. Si tratta di 20-30 minuti di trasmissione radiofonica. Questi drammi radiofonici sono delle micro-narrazioni. Micro per due motivi: 1. si tratta di brevi racconti, 2. perché sono fatti al microfono, sono racconti orali. Di cosa parla in questi racconti? La raccolta di questi testi potrebbe essere chiamata illuminismo per ragazzi, in quanto questi racconti dovevano risvegliare lo sguardo critico gettato sul presente. Lo scopo di B. è di promuovere un atteggiamento critico, riflessivo, anche nei piccoli ascoltatori. Questo intento pedagogico è molto distante da quella pedagogia che B. chiama pedagogia coloniale delle coscienze tesa alla loro manipolazioni. Nei racconti B. si rivolge direttamente agli ascoltatori, li chiama egregi invisibili. Quali sono i temi? Città di Berlino, la vita quotidiana nelle strade, la passione per i burattini e le marionette, giocattoli, la metropoli diventa lo spazio in cui l’attenzione di B. si concentra, perché lo scopo è di rischiarare le coscienze e di svegliare lo spirito di osservazione, attraverso l’uso di molti espedienti narrativi nei racconti B. dà prova di come guardare, interrogare, di come mettersi in ascolto della città. Ci sono molte descrizioni delle passeggiate per le città. B. rifiuta ogni forma di mitizzazione, ogni forma edulcorata dell’infanzia. Mette in discussione l’immagine dell’infanzia. L’infanzia per gli adulti è il passato che balena nel presente e lo rende riconoscibile, per questo è necessario scavare, ricordare, portare alla luce. capace di costruire collettività, che sono radunate nella sincronia dell’unità di tempo, ma anche dislocate nello spazio.
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