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pedagogia della famiglia L.Formeni, Dispense di Pedagogia dell'infanzia e pratiche narrative

sistema famiglia, memoria familiare, l'educazione con la famiglia...

Tipologia: Dispense

2017/2018

Caricato il 19/02/2018

giada-antropoli
giada-antropoli 🇮🇹

4.8

(8)

11 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica pedagogia della famiglia L.Formeni e più Dispense in PDF di Pedagogia dell'infanzia e pratiche narrative solo su Docsity! PEDAGOGIA DELLA FAMIGLIA (LAURA FORMENTI) Introduzione per la lettura Scrivere un libro intorno alla pedagogia della famiglia è un rischio e una sfida, perché il tema trattato è importante eppure relativamente nuovo per la riflessione pedagogica, perché ha molte sfaccettature di cui bisogna tener conto, che richiederebbero conoscenze e competenze pressochè infinite. La famiglia è un oggetto molteplice e controverso affrontato da molti autori con un approccio interdisciplinare, e in effetti ogni disciplina consente di aprire una prospettiva peculiare su questo sistema umano; ognuna si rivela utile nel mettere in luce aspetti diversa della realtà familiare; ovviamente sono punti di vista irriducibili infatti non è possibile esaurire il discorso entro un orizzonte unico. La riflessione pedagogica sulla famiglia sconta in Italia una serie di problemi dovuti a motivi storici, sociali e ideologici: lo studio della famiglia si è spesso identificato troppo aprioristicamente con un’esaltazione di valori unici e con l’indicazione di forme specifiche di famiglia. Inoltre un altro motivo degno di nota è che la pedagogia in Italia si è occupata più volentieri dell’istruzione quindi della scuola che non dell’educazione come relazione costitutiva del vivere sociale. Inoltre, gran parte della Pedagogia ha dimenticato di prendere in considerazione la vita intesa come esperienza concreta ed apprendimento continuo. La famiglia non è un sistema finalizzato alla trasmissione di saperi; è un contesto nel quale prima di tutto si vive, contesto più emblematico nella nostra cultura, del vivere insieme. La famiglia rappresenta per la maggior parte di noi il primo modello biografico sul quale si costruiranno le future convivenze. La pedagogia è riflessione dunque l’autrice Laura Formenti ha posto attenzione sulle immagini del sistema familiare. Il sistema famiglia ( capitolo primo) Parlare di Pedagogia della famiglia vuol dire definire cosa significhi “famiglia”. Essa alla fine del 1200, rappresenta il nucleo fondamentale della società costituito sia da genitori che da figli, ma anche l’insieme delle persone che costituiscono il seguito o la di un personaggio. E’ a partire dall’epoca recente che si è affermata l’identificazione tra persone che convivono sotto lo stesso tetto e l’unità ristretta, la cosiddetta famiglia nucleare, ossia la famiglia composta da genitori e figli. Dal ‘700 in poi si diffonde anche un uso metaforico del termine famiglia, per definire un “insieme” anche di piante, animali o altro. L’immaginario collettivo assegna alla famiglia il compito di rappresentare un insieme di persone interconnesse legati da un legame di affinità. Il processo storico-sociale nel quale stiamo vivendo sta provocando una ridefinizione della famiglia tradizionale. La discussione investe le funzioni, le dinamiche normali e patologiche, funzionali e disfunzionali e la relazione tra famiglia e società. Per procedere nello studio sull’istituzione famiglia, bisogna distinguere lo sguardo scientifico, rigoroso e decentrato, dallo sguardo ingenuo culturalmente e ideologicamente orientato che porta con sé un carico di pre-giudizi. La distinzione si rivela però euristica e non sostanziale. Sicuramente l’approccio adatto da usare è quello fenomenologico che permette di indagare sui processi di costruzione personale, interpersonale, sociale e culturale che ad un certo punto portano un insieme di persone a definirsi come famiglia. L’operatore che intende lavorare con la famiglia, deve muoversi come un vero e proprio ricercatore andando oltre ciò che sa oppure pensa di sapere, per afferrare e cercare di comprendere il mondo di quella famiglia cosi come i suoi componenti lo costruiscono. Lo studio della famiglia richiede senza TESI&RIASSUNTI FOR U@riassuntietesi dubbio la scelta di una prospettiva ben definitiva: il punto di partenza è che non esiste una famiglia data, ma che esistano modi di intenderla non oggettivi. Negli anni 70 si parla di morte della famiglia e la definizione di famiglia come cellula della società entra in crisi; in quegli anni fece scalpore il libro di David Cooper nel quale decretava la ‘morte della famiglia. Alcuni dei criteri adottati per lo studio della famiglia sono: • Biologico: tende a sottolineare i legami di sangue la riproduzione generativa, la continuità del patrimonio genetico. • Giuridico-Anagrafico: si basa su aspetti contrattuali del matrimonio e della genitorialità. • Strutturale: identifica la composizione della famiglia e i suoi confini concreti e formali • Funzionale: parte dal presupposto che i fenomeni e le relazioni familiari rispondano a criteri di funzionalità, di adattamento e di efficacia. È difficile giungere ad una definizione unica e totalizzante della famiglia. La famiglia è un fenomeno organizzativo che può articolarsi in molte forme diverse secondo i luoghi e i tempi, i processi sociali, gli ambiti culturali e che può essere a sua volta interpretato e compreso altrettanto in diversi modi. Ogni teoria della famiglia è portatrice di metafore e molte idee sulla famiglia si presentano in forma metaforica, ne presentiamo alcune: la famiglia come sentimento, come essere vivente, come mente cibernetica, come cultura. -famiglia come sentimento: L’immagine più diffusa della famiglia è quella della famiglia come valore, come luogo di espressione affettiva e fonte di emozione. La famiglia, intesa come unità generativa e riproduttiva, c’è sempre stata, ma mentre nel Medioevo esisteva in forma tacita, inconsapevole, nei secoli successivi si sviluppo un nuovo modo di stare insieme. In testo dello storico francese Philippe Aries questa evoluzione fu analizzata a partire dallo studio dell’iconografia familiare nell’arte. Mentre nelle rappresentazioni del Medioevo manca ogni traccia di vita privata, nel Cinquecento compaiono le prime figure di bambini rappresentati come tali e non come piccoli adulti. Pian piano la famiglia si ripiega sul bambino; la sua vita si identifica con la relazioni più decisamente sentimentali fra genitori e figli. Ora analizziamo l’evoluzione delle relazioni familiari e dello spazio domestico: la gestione dei rapporti familiari cambia e con essa muta anche la gestione degli ambienti domestici. Fino al Seicento e al Settecento, l’organizzazione della casa era finalizzata al mantenimento dei rapporti sociali, con il Settecento viene meno il fine della socievolezza e si comincia a rispondere ad una nuova esigenza ridurre le visite per definire una distinzione tra privato e pubblico. Parallelamente cambiano i costumi nascono nella casa le stanze private, separate da spazi concepiti per stare insieme, come la sala da pranzo e il salotto. La pratica di allontanare precocemente i bambini dalla madre viene a poco a poco abbandonata, e la madre/moglie si assume le responsabilità dell’allevare e dell’educare, prima delegate ad altri. Il sentimento della famiglia contiene in sé molti sentimenti • Il sentimento dell’infanzia: nuova tenerezza, nuova protezione e attenzione verso il minore. La riflessione pedagogica sulla scolarizzazione si concentra sulle conoscenze disciplinari, ma anche sulle funzioni morali e spirituali. • Il sentimento della preoccupazione educativa: inteso come consapevolezza del ruolo educativo del sistema educativo sociale. • Il sentimento della casa: è uno spazio abitativo simbolico, la casa come nido, guscio, luogo “amoroso nutritivo e procreativo”, solo recentemente la casa diventa loft, open space o luogo abitato da singles. • Il sentimento della laicità: la famiglia garantisce identità, appartenenza e svolge funzioni sociali e politiche. Un contributo critico importante ci viene dagli studi storici sulla condizione femminile che indagano temi lasciati nell’ombra, come la condizione della maternità, il rapporto fra i sessi, la divisione dei ruoli nella funzione educativa e nel lavoro di cura. Si osserva che la trasformazione della famiglia in agenzia educativa sembra far leva soprattutto sulla madre. Nasce dunque all’interno della famiglia un ruolo per la donna; dalla fine dell’800 la madre casalinga e specializzata diventa la regola nelle famiglie della borghesia. A ciò contribuisce un’esaltazione simbolico- religiosa della madre che si reprime nella sofferenza, nel sacrificio e nella vittimizzazione. Le emozioni del rapporto genitore figlio sono per lo più coniugate al femminile. Con il Ventesimo secolo, la madre viene designata come unica responsabile del benessere infantile, ma durante il fascismo la donna è anche l’unica in grado di assicurare la “bontà della razza” e il destino della nazione. Inoltre viene bandito ogni passione, sia di carattere erotico ovvero l’amore coniugale è contrapposto alla lussuria, sia di carattere conflittuale ovvero nella famiglia regna l’ordine dunque il principio di autorità è sacro e la ribellione non è ammessa • La TESI&RIASSUNTI FOR U@riassuntietesi questo modo, che ogni sistema vive una certa temporalità nella quale si intrecciano inevitabilmente dimensioni del passato, presente e futuro. Dal punto di vista cognitivo, sappiamo che il tempo è generato attraverso il processo di costruzione delle conoscenze. Secondo il biologo HUMBERTO MATURANA, il tempo è un concetto che è determinato dal linguaggio, cioè viene costruito, appreso condiviso nel dominio dell’interazione linguistica. la relazione che si ha con il tempo e con le dimensioni del passato ma anche del presente e del futuro, è sempre influenzata dai significati che diamo all’esperienza. Quando la memoria interviene all’interno della vita familiare? Quando ci si racconta qualche avvenimento, dal momento che tempo, memoria e racconto fanno parte di un processo unico. Ciò che viene considerata come realtà, è un costrutto che emerge dalle singole descrizioni che gli attori fanno delle proprie esperienze, quindi se si vuole far cambiare ad un soggetto la propria esperienza, basta invitarlo a rivedere le proprie descrizioni e narrazioni. I ricordi che costituiscono la memoria non formati da frammenti non legati tra loro, che quando si trasformano in racconto subiscono un’elaborazione nella quale s’intrecciano anche elementi emotivi ed affettivi. La memoria familiare si caratterizza anche per essere soprattutto memoria di sistema, dato che, la famiglia è considerata come un sistema. La struttura dei ricordi che costituisce questa tipologia di memoria, consente ai ricordi di influenzare il presente ma anche il futuro e viceversa. Questo perché la memoria familiare si basa sui racconti e sui vissuti anche emotivi che gli adulti trasmettono alle nuove generazioni. Spesso mediante il pensiero narrativo ( ossia il processo di trasmissione di cui sopra), vengono trasferiti interi sistemi di conoscenza e rappresentazione del mondo oltre ovviamente ai valori. HARLEN ANDERSON si è proprio occupata dell’importanza di una visione narrativa all’interno del tessuto familiare; ella ritiene che iniziare a pensare secondo una logica di famiglia, possa comunque rappresentare un rischio dal momento che porta inevitabilmente a caricarsi di un notevole carico di responsabilità. Tale situazione perché la famiglia si caratterizza proprio per avere vari significati che sono sempre in continua trasformazione. La famiglia non deve considerarsi come una costruzione sociale, nonostante la maggior parte degli studi sociologici dicano ciò in quanto essa è formata dai racconti dei suoi componenti, che creano i confini del sistema familiare, la sua struttura e la sua identità. Quando si entra in contatto con un sistema familiare, diventiamo parte di essa. Per tale motivo l’operatore che prende in carico una famiglia, deve assumere necessariamente un approccio narrativo, in quanto deve occuparsi del carico di storia che i membri portano con sé e sentono la necessità condividere. Uno degli elementi che più vengono utilizzati all’interno del discorso familiare, è quello di “copione” che indica una vera e propria forma di conoscenza che tiene conto del tempo, dello spazio ed obiettivi di ogni azione umana. Naturalmente il copione familiare interessa particolarmente ai fini della riflessione che si sta portando avanti; esso viene elaborato negli anni ’80 da JOHN BYNG- HALL ed altro non che un modello operativo all’interno del quale sono custodite tutte le aspettative attese della famiglia riguardo le azioni che devono essere compiute. Secondo l’autore, poi, occorre distinguere il copione familiare dal rituale familiare ( momenti di transizione: matrimoni, lutti e anniversari) e dai riti quotidiani. Questi rappresentano delle sottocategorie in quanto rappresentazioni di come la famiglia reagisce dinanzi a determinate situazioni. Un altro concetto interessante che può legarsi alla famiglia, è quello di “mito” che secondo FERREIRA ha un’accezione negativa dal momento che è da intendersi come un modello distorto della realtà, una sorta di meccanismo di difesa che rimanda a una forma di pensiero primitivo. Oggi si TESI&RIASSUNTI FOR U@riassuntietesi è cercato di associare al mito una valenza costruttiva: le famiglie sono ritenute dei sistemi auto-mito-poietici. Con ciò si vuole dire che alla famiglia bisogna consegnare un’impronta di mitizzazione per conferirle un certo grado d’identità. BAGAROZZI e ANDERSON distinguono tra varie tipologie di mito parlando infatti di quelli individuali, coniugali e veri ( questi ultimi sono il risultato dell’integrazione dei precedenti con le aspettative dei genitori riguardo i propri figli). Ma che cos’è un mito familiare? FRUGGERI individua diverse tipologie di mito che caratterizzano la famiglia in modo diverso in base alle proprie caratteristiche: mito dell’armonia ( quando si afferma di andare sempre d’accordo), mito della famiglia vittima della sfortuna (quando si afferma che capitino continuamente eventi negativi),mito del capro espiatorio ( quando si tende ad incolpare una persona del problemi che ci sono in famiglia), mito del catastrofismo( quando si ha un atteggiamento negativo nei riguardi di ogni cosa), mito dell’unità ( quando la famiglia si chiude alle relazioni con gli altri, sostenendo che solo chi ne fa parte possano aiutarla), mito della trasparenza ( quando i membri della famiglia affermano di non nascondersi nulla e di essere sempre chiari gli uni con gli altri) e mito familiare che l’autore raccomanda di adoperare solo quando ci si trova dinanzi a storia disfunzionali. Quando si parla di narrativa familiare, occorre parlare anche delle leggende che sono delle storie familiare nate in seguito a situazioni che si sono verificate in passato e che, però, tendono a verificarsi ancora. Le leggende sono formate da istruzioni sul modo in cui bisogna agire e comportarsi in situazioni specifiche: è la trama dell’evento narrato e trasmesso nelle leggende a conferire significato all’interazione familiare. Un altro concetto da approfondire è quello di paradigma familiare; la nozione di paradigma risale a KUHN che con tale termine ha identificato un complesso di presupposti, immagini reali, concetti, rappresentazioni che coincide con la visione complessiva del mondo e di se. Ogni famiglia ha bisogno di condividere il proprio paradigma, in quanto esso va a spiegare come tutto ciò che è percettivo debba essere concepito e soprattutto vissuto. Ogni paradigma familiare può venire analizzato in base a degli elementi specifici che sono stati individuati da REISS, quali: -configurazione: visione del mondo come ordinato e controllabile oppure come un caos; -coordinazione: cioè la percezione della famiglia come altamente coesa o al contrario come un aggregato di individui separati; -atteggiamento rispetto all’informazione: cioè la propensione a sottolineare la novità oppure a rilevare solo ciò che è riconoscibile e noto. Nelle situazioni problematiche ogni famiglia reagisce in modo completamente diverso rispetto un’altra e questo, ovviamente, riguarda la differenza tra paradigmi. Alcuni paradigmi sono stati individuati da Reiss e questi sono: -famiglie orientate al consenso: in cui prevale la vicinanza reciproca, l’unione e l’accordo, non viene accettato quindi il dissenso; -famiglie orientate alla distanza: in cui ognuno fa da sé ed il consenso che si raggiunge quando viene raggiunto non è mai pienamente autentico,ma resta piuttosto superficiale; -famiglie orientate all’ambiente: caratterizzate da un intenso scambio comunicativo sia con l’esterno che con l’interno; -famiglie orientate al risultato: in cui c’è interesse per l’ambiente, indipendenza e creatività sono valorizzati. Le funzioni della memoria familiare: Le storie di famiglia parlano del passato remoto, si collocano entro lo sfondo del presente, e si proiettano nel futuro in relazione a un progetto di vita. La memoria familiare assolve pero anche funzioni formative in quanto si declina attraverso le memorie personali: i racconti condivisi sono rielaborati dal soggetto secondo modalità proprie. La memoria familiare è quindi una sorta di mosaico nel quale ognuno inserisce le proprie tessere e i propri colori, il sogg dunque elabora una propria versione dell’intreccio, svolge un ruolo attivo TESI&RIASSUNTI FOR U@riassuntietesi nel contribuire al mosaico della narrativa familiare. Analizziamo le diverse funzioni della memoria familiare: La memoria come continuità: la narrativa familiare è caratterizzata dalla ripetizione e dalla definizione continua di identità e appartenenza, fornisce il vocabolario e il repertorio di comportamenti, ruoli e significati. Dal punto di vista temporale la funzione trasmissiva assegna ai più anziani nella famiglia un ruolo di testimoni privilegiati, in quanto unici legami diretti e viventi con le generazioni precedenti. Questa funzione è assolta dalla memoria referenziale che è enunciativa per cui i sistemi di valori, principi di credenze e di comportamenti rappresentano i referenti della crescita individuale. Tale funzione è assolta anche dalla memoria relazionale, che comprende i modi di esprimersi, muoversi comunicare e organizzare tempi e spazi. Anche l’oblio ha un ruolo fondamentale in quanto è creare una distanza tra se e il testo tramandato, è pensarsi come attori; L’oblio rende la trasmissione di memorie qualcosa di vivente. Il racconto delle origini: risale ad eventi arcaici e non ricostruibili dal soggetto sulla base dei suoi ricordi. Non c’è dunque ricordo diretto degli eventi, ma un racconto a posteriori fornito dagli altri. Coltivare reviviscenza: i ricordi d’infanzia sono tracce vive, sensazioni e sentimenti che restano dentro di noi. Da un punto di vista temporale la reviviscenza appartiene al presente in quanto il sogg rivive un’emozione come se si riproducesse ora generando un sentimento di sorpresa: la reviviscenza crea il presente a partire da una dimensione di sospensione del tempo. Ricordare per riflettere: è la ricerca di una verità soggettiva oppure diventa una risorsa per riflettere suoi vuoti che la famiglia presenta rispetto ai bisogni e desideri più profondi; essa si genera da se nel ricordare e raccontare. La materialità della trasmissione: il materiale da costruzione intorno a cui si articolano le azioni e le narrazioni della vita familiare può essere definito attraverso alcuni punti fondamentali: i luoghi in cui abbiamo vissuto che sono matrici della co-esistenza, che uniscono e dividono, raccontano storie relazionali e cicli di vita; il desco stare a tavola comporta un ordine, un lavoro di cura e accudimento, la trasmissione di abitudini alimentari. Osservare una famiglia a tavola offre spunti interessanti per comprendere come è organizzata. Gli oggetti di famiglia e le eredità materiali: sono tracce del passato che possono mantenere una funzione oppure perderla. Attraverso la trasmissione di oggetti e attraverso la rielaborazione di senso che ciò comporta si giocano aspetti importanti dell’identità personale e della discontinuità dei modelli familiari. Infine la materialità dei corpi: il corpo è memoria sensoriale è anche movimento, gestualità che assume significati simbolici; (es. le mani rappresentano la cura, la carezza, lo schiaffo, la relazione) il corpo a corpo familiare lascia tracce profonde e racconta i segni lasciati in noi da migliaia di scambi familiari. Dall’educazione della famiglia all’educazione con la famiglia ( capitolo terzo) Si potrebbe affermare che la storia dell’educazione familiare coincide con la storia dell’educazione tout court. La famiglia è sempre chiamata in causa quando si tratta di procurare, favorire, accompagnare cambiamenti significativi nei suoi membri. L’educazione è dunque sempre almeno implicitamente educazione familiare. La famiglia non era pensata come istituzione educativa ma un sistema di relazioni di vincoli di classe e di casta di premesse culturali e pedagogiche. Gli studi di cui disponiamo riguardano la storia della famiglia più che la storia dell’educazione familiare: è urgente invece una riflessione storico pedagogica sull’evoluzione della famiglia nei suoi compiti istituzionali. La storia di questa educazione potrebbe oggi TESI&RIASSUNTI FOR U@riassuntietesi coinvolto attivamente nel progetto educativo. Educazione con la famiglia: Viene abbandonato l’approccio istruttivo e di controllo unilaterale, si passa dall’attenzione per la costruzione di una diagnosi, all’analisi del contesto dell’intervento ( setting, aspettative, ruoli, vincoli, eventi pregressi). • Fin dal primo incontro, si cerca di aprire una finestra di dialogo con la famiglia, si lavora per la costruzione di una conversazione generativa basata sul raccontarsi. La famiglia entrata in contatto con la propria storia deve utilizzarla per riconferire senso e significato al presente. L’educatore deve favorire l’autonomia e la competenza del soggetto, deve motivare la riflessività, la responsabilità e l’ascolto reciproco. Diventa importante per chi si occupa di famiglie impostare la propria operatività su una prospettiva ad ampio raggio; a) l’analisi del contesto, l’esperto di educazione viene a contatto con le famiglie nei modi e nei setting più diversi. Due sono ledimensioni che interessano maggiormente: Analisi dei bisogni e delle motivazioni (Perché bisogna intervenire su quella famiglia? Quali obiettivi educativi e formativi posso perseguire? Quali sono gli spazi di contrattazione?). Possibilità di personalizzare l’intervento (lavorare sulla soggettività degli interlocutori; agganciare esperienze di vita dei partecipanti per evitare interventi anonimi, generici e standardizzati). B) Circolarità delle relazioni essa Implica l’interdipendenza delle relazioni tra: educatore; servizio; famiglia. L’educatore è da un lato portatore di una logica istituzionale, ma interagisce anche attraverso: la sua presenza fisica; l’identità di genere; l’età; lo stile comunicativo; attraverso pregiudizi e risonanze emotive che deve saper riconoscere e contenere. C) I servizi alla persona come sistemi evolutivi complessi: Una delle competenze dell’educatore e la capacità di lettura critica e interpretativa della situazione complessa, al fine di creare un dialogo con le istituzioni. Quando questi equilibri si rompono? Sono stati individuati tre modelli di interazione messi in atto dalle istituzioni che interferiscono con gli equilibri e scatenano dinamiche collusive o di conflitto con la famiglia: • Attivazione di conflitti di lealtà: l’istituzione intende sostituire totalmente la famiglia perché non è in grado di sostenere un suo componente. • Amplificazione della disfunzionalità: affidarsi ad un servizio può comportare un etichettamento sociale. • Costruzione intersoggettiva della dipendenza: la persona estremamente passiva istituisce un rapporto cronico di dipendenza con il servizio. Lavorare con la famiglia ( capitolo quarto) Da quanto emerso nelle riflessioni precedenti, si possono definire educativi tutti quei contesti nei quali la famiglia si relazione con varie agenzie educative e soprattutto con gli operatori: l’obiettivo fondamentale è lavorare al cambiamento e per il cambiamento familiare. Quest’ultimo è sicuramente il punto d’arrivo di un lungo percorso di analisi, decisioni e riflessioni di ogni componente della famiglia partendo sempre dal presupposto che essa sia un sistema per il quale tutti devono collaborare. Va però detto che non è affatto facile lavorare con la famiglia e per la famiglia, visto che spesso essa non riesce a relazionarsi con le agenzie educative e con le istituzioni. I motivi possono essere diversi, sicuramente uno di questi è la mancanza di dialogo tra le parti e l’incapacità di saper rispondere alle domande della famiglia. Manca anche una collaborazione multidisciplinare tra i vari professionisti. Per individuare gli elementi che sono essenziali per l’intervento, si utilizzano degli indicatori riguardanti la domanda ( richiesta d’aiuto), l’invio ( cercare di capire il motivo che ha spinto a richiedere un intervento), le aspettative ( quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere), le identità ( chi è coinvolto nel processo d’intervento), le competenze ( dell’operatore) e le risorse ( relative all’individuazione del servizio più adatto per quella situazione). Questi step aiutano a predisporre il progetto educativo da parte dell’operatore, riuscendo ad intervenire su tutti i punti descritti. Gli interventi che si possono attuare in famiglia sono: di facilitazione: Si parla di contesto facilitatore quando le relazioni familiari sono viste come sane e ben funzionanti e la famiglia sta affrontando compiti specifici in una fase di transizione. È la transazione a nuovi compiti evolutivi che spinge gli attori a porsi domande sul TESI&RIASSUNTI FOR U@riassuntietesi loro ruolo, sulla necessità di acquisire nuove competenze. Di sostegno: Il contesto di sostegno parte dalla valutazione di una difficoltà momentanea nella famiglia: eventi critici inattesi e fortemente destabilizzanti mettono temporaneamente il sistema in una condizione di impossibilità evolutiva. Un concetto che aiuta a comprendere l’essenza degli interventi di sostegno è la crisi: la crisi esige il cambiamento. Gli interventi di sostegno sono educativi quando non si limitano a “riparare una toppa”, ma lavorando sulla situazione e sulle sue possibilità trasformative. Di mediazione: Il contesto di mediazione riguarda le difficoltà familiari esplicitamente legate al conflitto, per lo più nei casi di separazione o divorzio. La mediazione familiare si basa sulla comunicazione collaborativa, sulla negoziazione e sull’ascolto reciproco volto alla ridefinizione e rielaborazione dei significati. Terapeutico: Il contesto terapeutico è connotato in senso professionale come una competenza specifica dello psicologo o del medico. La terapia coinvolge tutti i conviventi o comunque tutte le persone implicate nel problema. La terapia utilizza lo strumento della narrazione: il terapeuta lavora con la comunicazione per rendere possibili nuovi assetti relazionali, ma è la famiglia a trovare soluzioni al problema. Si tratta quindi di riattivare le capacità di auto-guarigione del sistema familiare, le sue risorse. L’educazione informale della famiglia: L’evento educativo non sempre avviene soltanto in contesti istituzionali pubblici o privati, perché non sempre i membri di una famiglia incontrano l’educazione con la famiglia. Il tempo libero, l’utilizzo dei social network e la diffusione dei mass media hanno un grande potere nell’educazione genitoriale o di coppia. Educare in questo caso, può intendersi nel senso di Dis- educare: i linguaggi utilizzati da questi dispositivi possono essere pericolosi. Non vi è soltanto la televisione, nonostante oggi si legga poco rispetto ai tempi passati, ci sono molti libri sull’infanzia con autori che sono vicini al mondo del bambino e alla sua sensibilità. Letti e commentati insieme possono diventare forme indirette e piacevoli di educazione familiare. Uno scenario dell’educazione informale sul quale si riflette poco è quello del tempo libero; divertirsi insieme è un modo per educare, educarsi alle relazioni, all’accettazione dell’altro, ai limiti e alle possibilità di cambiamento. TESI&RIASSUNTI FOR U@riassuntietesi
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