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Pedagogia della letteratura giovanile. A. Nobile, Sintesi del corso di Pedagogia

Riassunto completo del libro pedagogia della letteratura giovanile

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
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Scarica Pedagogia della letteratura giovanile. A. Nobile e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! CAPITOLO 1: LE RAGIONI DELL’APPROCCIO PSICO-PEDAGOGICO 1. LA LETTERATURA GIOVANILE, DISCIPLINA DI CONFINE La letteratura per l’infanzia è una disciplina che richiede molte competenze tra cui quelle pedagogico, psicologiche, sociologiche, antropologiche, criminologiche, biblioteconomiche, semiotiche e di media- education. = di qui la sua vocazione interdisciplinare e la conseguente necessità di un approccio integrato ai problemi che si avvalga dell’apporto solidale di più discipline. Le indicazioni Nazionali in riferimento alla scuola primaria rilevano che i problemi complessi richiedono per poter essere esplicati che i diversi punti di vista disciplinari dialoghino e che si presti attenzione alle zone di confine e di cerniera disciplinari. L’aspetto pedagogico della disciplina tocca genitori, insegnanti, educatori, bibliotecari e ne sollecita la riflessione, fornisce indicazioni e suggerimenti per una selezione consona della letteratura, a fine educativo e formativo 2.QUALE PEDAGOGIA Con approccio pedagogico non si deve pensare ad una disciplina, che detta un’unica riflessione educativa ma come orientamento generale, attenta alla riflessione sui fini o ideali educativi da perseguire e i bisogni formativi da privilegiare attraverso le giuste strategie. L’approccio pedagogico si addentra nel libro per ragazzi rivelando le potenzialità positive o negative; ne valuta i rischi come le possibili forme di conformazione e condizionamento ideologico verso un soggetto non ancora formato e sprovvisto di strumenti critici e quindi manipolabile e suggestionabile. Applicandosi al libro per ragazzi, una pedagogia così precisata accerta la congruenza delle letture con le finalità educativo/formative dalla stessa individuate e delineate. Tra le quali sono primariamente da collocare la formazione di una salda coscienza morale e civile, l’educazione alla legalità e il perseguimento del bene comune, all’accoglienza, alla solidarietà, la formazione di uno spirito critico e autonomia di giudizio; spirito critico anche per discernere le cosiddette “fake-news”. Parimente urgente sviluppare capacità riflessive, analitiche sintetche. 3. PEDAGOGIA E LETTERATURA GIOVANILE La stretta alleanza con la psicologia nelle sue varie articolazioni consente da un lato di verificare i requisiti di leggibilità del libro in riferimento all’età del lettore e alla sua maturità complessiva ed inoltre si focalizza sull’incidenza che la lettura può avere sulla sua personalità L’approccio pedagogico attiva col giovane interlocutore un dialogo paritario e fecondo aiutandolo a farsi convintamente protagonista della propria formazione. 4. L’OSTILITA’ AL PEDAGOGICO Vi è però un’ostilità nei confronti della pedagogia, meramente intesa come: 1. Moralismo = usando la storia come pretesto per indorare la pillola, nell’intento di modificare il lettore. Critica non fondata dal momento che la pedagogia correttamente intesa non persegue alcuna finalità di sleale manipolazione del bambino per condurlo nelle direzioni volute, ma gli fornisce un aiuto e gli assicura all’occorrenza adeguata tutela. 2. Insegnamento didascalico = L’educazione fai da te non ha bisogno della pedagogia che orienta a esperienze di lunga durata poiché si affida ad emozioni tanto forti nella loro immediatezza quanto per lo più passeggere; ma senza il processo educativo il piccolo dell’uomo si troverebbe costretto a ripercorrere interamente il cammino dell’umanità. Risolvere la critica del libro per ragazzi in una incessante polemica contro il “pedagogico” visto come conformismo, ha di fatto scisso il termine letteratura da “per l’infanzia” o “giovanile” orientando la scrittura del libro per ragazzi nella logica “crossover”: non si tiene conto dell’età del lettore, un libro per tutti. 5. UN MOSTRO SACRO: IL PIACERE DEL TESTO Per anni, a partire dal post ’68 fino gli inizi del nuovo millennio, mostro sacro e idolo intoccabile è stato il piacere del testo, l’approccio ludico all’opera narrativa; ogni attenzione o preoccupazione educativa o anche soltanto psicologica era considerata spuria rispetto a questo obiettivo. Oggi e da tempo si avverte l’esigenza di un riequilibrio, di una composizione/armonizzazione delle legittime esigenze del mero intrattenimento e divertimento con quelle educativo/formative, mentre si riconosce che la lettura di un testo richiede impegno, sforzo e fatica per appropriarsi dei suoi contenuti. Un momento si svolta è da collocare nel 2004 col convegno promosso dalla rivista “Liber”. In quell’occasione Lazzarato dichiarava con una onestà autocritica: “bisognerebbe far presente che la lettura è anche fatica, è anche solitudine e non solo intrattenimento spicciolo né un occasione per organizzare giochi in biblioteca e trascorrere un piacevole pomeriggio con gli animatori”. “Bisogna scegliere di proporre , non imporre, libri diversi da quelli continuamente reclamizzati. E’ una questione di scelta: non siamo obbligati ad assecondare sempre e comunque i gusti del lettore ma abbiamo un ruolo educativo e dobbiamo esercitarlo”. La pedagogia quindi deve rivestire il suo ruolo educativo, dopo anni di ostracismo: non si devono ignorare i gusti dei lettori, gli interessi e la libertà di scelta e neppure rimpiangere un rapporto educativo autoritario e repressivo. È necessario focalizzare l’attenzione sul destinatario della comunicazione letteraria e sulle possibili ricadute che le letture possono avere sulla personalità in formazione. 6. TRA LETTERARIO E PEDAGOGICO Le sole qualità letterarie, testuali di un libro, non sembrano sufficienti a garantire la proponibilità a un soggetto impegnato nel suo processo di crescita e di progressiva maturazione cognitiva, emotivo- affettiva… I requisiti estetici di un libro, quando sono presenti e anche quando liberatori di lucidità, creatività e pensiero divergente, non esauriscono ogni altra problematica educativo/formativa, né conferiscono all’albo, racconto, romanzo l’attestato di eccellenza in riferimento al suo particolare pubblico. Occorre ribadire che accanto ad una approfondita conoscenza del mondo dell’editoria, attrezzarsi di un bagaglio di conoscenze e competenze inter e multidisciplinari, nel quale la pedagogia e la psicologia rappresentano presenze irrinunciabili e imprescindibili, proprio in considerazione della particolarità e peculiarità del soggetto cui le letture si rivolgono. 7. PUNTUALIZZAZIONI, IMPEGNI E AUSPICI Bisogna incoraggiare la ricerca verso nuove soluzioni sia a livelli di contenuti, stile, linguaggio, sia a livello grafico e figurativo. CONCLUDENDO: E’ NECESSARIO ANDARE OLTRE I PREGI ESTETICI DELL’OPERA; SI RICHIEDE CHE QUESTA RISPONDA ALLE ESIGENZE DELLA NUOVA REALTA’ EDUCATIVA SENZA NEGARE AUTONOMIA, LIBERTA’ E LUDICITA’ MA RISULTANDO MOLTO ATTENTA AGLI EFFETTI CHE HA SULLO SVILUPPO E LA FORMAZIONE PSICOLOGICO DEL FANCIULLO. È INOLTRE NECESSARIO PRENDERE LE DISTANZE DALLA LETTERATURA DIDASCALICA E MORALEGGIANTE DEL PASSATO. = VIGILANZA E CONTROLLO QUANTO BASTA, MA ANCHE APERTURA VERSO LE NUOVE TEMATICHE, NUOVI STILI, NUOVE ICONOGRAFIE E NUOVE GRAFICHE + NECESSITA’ DI ASCOLTO DEI GUSTI DEL LETTORE E AVENDO SEMPRE PRESENTE IL BAMBINO LETTORE, I SUOI DIRITTI E LE SUE ESIGENZE. CAPITOLO 2. INCIDENZA DELLE LETTURE SULLA PERSONALITA’ 1. TRA CONSAPEVOLEZZA E NEGAZIONE Il ruolo della pedagogia si esalta anche alla luce della riconosciuta incidenza delle letture sulla personalità, non soltanto infantile, testimoniata da tutta una letteratura biografica ed autobiografica. Un certo Besenghi, chiedendosi quanto delle nostre radici viene dai libri che abbiamo letto risponde “molto” ribadendo il profondo significato delle letture nella nostra storia personale. Da qui l’esigenza di un’adeguata attenzione e di vaglio critico da parte dell’educatore. Una volta il libro era il mezzo per indottrinare, conformare e adeguare a modelli; ora è utilizzato per portare nuovi insegnamenti e far sì che il giovane lettore elabori proprie tesi personali. Tramite il libro, intenzionalmente o no, si forniscono insegnamenti e modelli che vengono interiorizzati attraverso i processi di immedesimazione e di identificazione, fino ad acquisire alcune caratteristiche e tratti di personalità. Un pò ciascuno di noi è anche frutto ed esito delle letture che abbiamo fatto, i personaggi che abbiamo amato e nei quali ci siamo immedesimati. Il libro, la parola quindi, ha un forte impatto sul ragazzo. Per quanto riguarda i contenuti, possiamo notare come il libro per ragazzi sia contaminato da tematiche riguardanti il mondo degli adulti, ciò è dovuto al fatto che nella società odierna i due ruoli di adulti e ragazzi si mescolano. Nei ragazzi c’è ansia di crescere, di sapere, di entrare a far parte del mondo “dei grandi”. Certo, il ragazzo non va circoscritto a contenuti puerili ma bisognerebbe almeno che i tempi dell’infanzia fossero rispettati poichè è questo il momento in cui il bambino conosce e apprende. I ragazzi in questa fase non sono ancora formati per affrontare determinate tematiche, sono ancora molto vulnerabili. Perchè correre e manipolare forzatamente questa condizione? Il discorso si fa ancora più delicato quando si pretende di introdurre argomenti forti come le violenze sessuali, gli abusi in famiglia, la droga, la prestituzione minorile in libri rivolti all’infanzia o addirittura ricolti alla prima età, sia pure con modi e linguaggi appropriati. Nobile ritiene che, l’introduzione di queste tematiche “forti” non sia ne utile, ne funzionale poichè queste potranno essere proposte e discusse in modo proficuo nei tempi dovuti e consoni, senza la possibilità di arrecare danni emotivi. Non sottraiamo, per quanto sia possibile con la presenza dei bombardamenti mediatici, l’infante dalla sua infanzia. 5. IL LINGUAGGIO Il linguaggio gioca un ruolo rilevante nella funzione formativa del libro per ragazzi. Da evitare sono i libri mal scritti, oppure trascurati e sciatti nell’espressione. Oltre a ciò che è contenuto all’interno delle pagine, dobbiamo far caso anche alla forma del titolo, il quale potrebbe essere grammaticamente scorretto. Anche il titolo che compare in copertina non deve essere ne ambiguo ne sviante o divorientante per il piccolo lettore e neppure riportare espressioni grammaticalmente scorrette. Al tempo stesso, occorre controllare che i libri non contengano espressioni troppo impegnative o inaccessibili per esempio le metafore o il linguaggio puramente astratto. Allo stesso modo, è da evitare il linguaggio ipersemplificato. Dobbiamo far si che il ragazzo fruisca di un linguaggio adeguato alla sua età così che possa arricchire il suo vocabolario. 6. APPARATO ICONOGRAFICO L’illustrazione presente nel testo ha due funzioni: da un lato dare luce, rendere chiaro e dall’altro lato ornare, decorare. Quindi da un lato può sottolineare un particolare, un’atmosfera surreale oppure chiarire un significato. Negli albi per i più piccoli, spesso questa svolge una funzione di GUIDA. Accertata l’armonica integrazione tra testo verbale e codice iconografico, vanno evitate: le Illustrazioni chiassose, di cattivo gusto, dalle tinte forti e aggressive; disegni fitti e disordinati; illustrazioni cupe (potrebbero portare con sé sensazioni di angoscia e paura). Ogni illustrazione, con colori e tratti porta con sé un determinato stato d’animo. Le illustrazioni non dovrebbero essere cariche di significati allegorici, simbolici o incomprensibili. Da prediligere invece: immagini nitide; immagini delicate con colori pastello; immagini non disturbanti; disegni a tutto tondo; disegni dai contorni netti e definiti. Quanto alla disposizione dell’immagine invece sarebbe preferibile che l’illustrazione, quando arricchisce un racconto, si trovasse nella medesima pagina che commenta o in quella a fianco. Le illustrazioni dovrebbero rimanere un po’ ambigue per non svelare tutto al fruitore così che quest’ultimo possa mettere in atto esercizi interpretativi. Raccomandabili poi per i più piccoli: libri-rebus = una parola è sostituita dall’illustrazione che ne facilita la comprensione e la lettura; libri-facce = il bambino può ritrovare e imparare a scoprire le espressioni emotive. Emozioni e illustrazioni —> Maria Nikolajeva afferma che le illustrazioni portano con se un grande coinvolgimento emotivo, fanno si che si sviluppino attitudini empatiche. L’illustrazione rende, interpreta, commenta, accentua l’intera gamma di emozioni, dalla gioia alla sorpresa, dalla rabbia alla delusione, alla paura. La studiosa inoltre puntualizza come attraverso un processo di neuroni specchio il nostro cervello risponda reatoamente allo stimolo visivo come se fosse reale e di fatti il cervello del bambino fa poca distinzione tra realtà e finzione. Pregiudizi: Talvolta l’illustrazione, purtroppo, può portare con se anche grandi pregiudizi e stereotipi. (ridicolizzazione della terza età, abbinamento bruttezza malvagità, rappresentazione malfatta di persone di colore). Falsi storici e scientifici: Gli illustratori dovrebbero avere cura di non diffondere attraverso il segno grafico-pittorico informazioni erronee sia di carattere storico che di carattere scientifico come nel caso in cui rappresentano un cammello con una sola gobba, un ragno con 4 zampe…Inoltre occorre verificare che le illustrazioni non si facciano veicolo di erronee informazioni storiche come ad es. abitazioni, oggetti, strumenti, abbigliamento non in uso nell’epoca in cui la narrazione è ambientata. Illustrazione e fedeltà al testo: Nei testi a carattere descrittivo, divulgativo, in particolare attinenti il mondo della natura, l’illustrazione ha una funzione dimostrativa e per questo ha necessità di rimanere fedelissima a ciò che è descritto. Anche nei testi narrativi comunque la congruità tra testo e immagine è importante poiché facilita la comprensione. Pitzorno afferma: “la fedeltà al testo è importantissima. I bambini sono pignoli e hanno necessità di coerenza” a meno che l’incoerenza non sia voluta e porti con se una carica ironica. 7. FORMATO E GRAFICA Anche il formato, le dimensioni, la copertina, la grafica di un libro, il materiale da cui è composto, il frontespizio, la sua impaginazione… hanno un’ importantissima valenza motivando il bambino. Se i fruitori sono bambini della prima infanzia il libro deve essere adeguato a loro; deve essere robusto e sicuro, con angoli smussati e arrotondati. I caratteri devono essere di forma e dimensione consone per la giusta comprensione e per favorire la lettura. La nuova moda dell’utilizzo dei diversi font, può destabilizzare il bambino poiché visivamente si ritrova di fronte tipologie grafiche sempre differenti mentre avrebbe necessità di un testo pulito che non lo disorienti. Anche un uso esasperato del lettering porta confusione nel lettore, rischiando di rendere problematico l’approccio al testo. 8. ESIGENZA DI INDIVIDUALIZZAZIONE E RUOLO DELL’EDUCATORE Il giovane lettore è soggetto in formazione per tutto l’arco dell’età evolutiva con i suoi gusti, interessi, curiosità, vissuto, fragilità, immaturità linguistica, cognitiva, i suoi bisogni psicologici e formativi. Tutti questi elementi cambiano da soggetto a soggetto e per questo le letture dovrebbero essere individualizzate, fatte su misura. Una persona con competenze e che conosce sia il soggetto, sia la lettura dovrebbe quindi assumersi la responsabilità di selezionare per ogni soggetto la sua lettura: in questo modo il lettore potrà usufruire del piacere della lettura assicurandosi le giuste finalità educative. Bisogna quindi distinguere il “lettore empirico” dal “lettore modello”. Spetta all’adulto, evitando che il bambino attinga in modo indiscriminato e disordinato, assicurargli letture ricche e variate, senza tralasciare i requisiti estetici e contenutistici ma proteggendolo da narrazioni con sfondi non idonei. CAPITOLO 4: ALCUNE QUESTIONI CRUCIALI 1. COMPRENSIONE La comprensione del testo chiama in causa la maturità linguistica, cognitiva ed esperienziale del ricevente. Ragione per cui lo scrittore deve necessariamente far riferimento a un reticolo di conoscenze, linguistiche e cognitive, del potenziale lettore. Non va poi dimenticata la frequente presenza nel nostro paese di bambini stranieri che hanno, almeno nei primi tempi del loro inserimento, una conoscenza incerta e approssimativa della lingua italiana, per cui il linguaggio, termini, costrutti, modi dire e quant’altro devono essere commisurati alla maturità complessiva del potenziale lettore. Il problema non si pone quando vi è l’incomprensione di qualche parola o di qualche espressione ma quando il testo è talmente ignoto da saltare dei passaggi o presupporre dei significati. 1.1.1 Difficoltà Possono rivelarsi ostici ai fini della comprensione, a seconda della maturità linguistica e cognitiva del lettore: L’uso del soggetto sottinteso; La forma passiva; Il ragionamento deduttivo; Le congiunzioni avversative e concessive; I nessi di causalità; Il linguaggio metaforico; Le parole astratte; Il flashback. 1.1.2Esemplificazioni Le difficoltà di comprensione interessano i fanciulli, soprattutto fino all’adolescenza quando si presentano parole o riferimenti culturali ignoti o con un linguaggio troppo forbito. Questi esempi a pg 81 denunciano quanto sia problematica la comunicazione e quanto troppo frequentemente diamo per scontato una comprensione che spesso non si è verificata. 1.1.3Accorgimenti Uno dei suggerimenti al fine di aiutare la comprensione del testo o di una parola è quello di accompagnare la parola ignota con un “sinonimo noto” (“caverna tetra..buia buia”) o anche porre glossari alla fine del libro. Lo scrittore dovrebbe tenere presente l’età del suo interlocutore ed evitare figure retoriche, allusioni, astrazioni, significati impliciti. Evitare quindi di creare confusione e disorientamento. 1.2Comprensione concettuale Il lettore per comprendere il testo, accanto a competenze linguistiche ha bisogno di anche di conoscenze culturali e di una maturità esponenziale, in relazione ai contenuti proposti. In effetti alcuni riferimenti culturali possono risultare estranei al bambino perché fuori dalla sua sfera di conoscenza e di esperienza (infatti con la nuova ripartizione storico-cronologica, l’insegnamento della storia al termine della scuola primaria è fermo alla caduta dell’impero romano; ecco quindi il dovere dello scrittore di conoscere e tenersi aggiornato sui cambiamenti normativi che interessano la scuola). 1.3Ruolo dell’illustrazione nei processi di comprensione L’illustrazione spesso può soccorrere la comprensione: l’immagine può spiegare o dare significato ad un testo, che inizialmente non si era compreso. Inoltre l’immagine può visualizzare un oggetto di cui il bambino non ha conoscenza (per es. è il caso del kriss di sandocan che era un arma, pugnale). Infine l’immagine può essere esplicativa e chiarificatrice (per es. nel caso del libro “papà aspetta un bimbo). 2. PAURE INFANTILI DI FONTE NARRATIVA La paura è una emozione umana che non va ne negata, ne evitata e neppure rimossa ma va affrontata e controllata; non va d’altro canto esasperata con provocazioni eccessive. Bisogna considerare che ogni soggetto risponde alla paura in modo differente in base al suo vissuto, alle sue dinamiche familiari e spesso, le illustrazioni sono uno dei primi terreni in cui il bambino si imbatte in questo sentimento questo soprattutto quando proposta in modo non corretto o in un momento delicato e particolarmente ricettivo del suo percorso di crescita. Le diverse reazioni dipendono quindi non solo dalla labilità del bambino, da quanto è impressionabile, dal suo vissuto e dalle dinamiche familiari ma anche dalle circostanze in cui si presenta l’incontro con un determinato testo o illustrazione, se in solitudine o in un contesto di socializzazione o con una figura adulta di riferimento. Sarebbe bene non limitarsi alla mera narrazione orrorifica, ma piuttosto inserire dei tratti umoristici, in cui il personaggio che incute paura è rappresentato nella sua fragilità, timidezza, solitudine, nel suo bisogno di considerazione condividendo quindi la condizione di minorità del bambino e favorendo processi di identificazione. È bene liberare il bambino da ansie e paure, considerando che personaggi, oggetti percepiti come pericoli possono rivelarsi normali. 2.2 Albi figurati e paure infantili: testimonianze Da tempo proliferano libri con l’intento di aiutare il bambino a superare le inevitabili paure nel suo processo di crescita ma in molti casi sono rinvenute illustrazioni che producono ansia o paura piuttosto che risate. Spesso quindi, questi albi sembrano non essere adatti a bambini piccolissimi, pur essendo consigliati dall’editoria per tale fascia; potrebbero essere piuttosto un mezzo di comprensione per genitori e adulti per rivedere e correggere erronei comportamenti o attuare interventi sulle paure infantili. Il compito dello scrittore per ragazzi è un compito alquanto complesso. I doveri per la stesura di un buon libro sono: Pulitezza di stile; Eleganza; Proprietà di linguaggio; Scrittura agile e sciolta; Fluidità di espressione; Periodare accattivante; Svolgimento lucido e coerente; Molti dialoghi; Coinvolgimento emotivo; Creazione di suspense e attesa. A seconda dell’età a cui si rivolge lo scrittore, dovrà rispondere a determinati bisogni di conoscenza, alle sue curiosità, ampliando il suo mondo di esperienza. Dovrà sempre prediligere vicende coinvolgenti, che evochino forti sentimenti, in cui i protagonisti siano figure positive e lottino per una giusta causa così che lui si possa rispecchiare ed immedesimare. Sarà cura dell’autore unire la sensibilità pedagogica e psicologica ad una corretta disciplina delle emozioni senza proporre temi come l’abbandono parentale o altri che possono indurre ansie o sentimenti di paura. Oltre ad avere talento per la scrittura, lo scrittore per ragazzi dovrebbe essere sempre ben informato, colto e aggiornato sulle materie di più stretto interesse, quelle psico-pedagogiche. Questo, in Italia, non accade, per la troppa fretta di pubblicazione senza mirare alla stesura di “ buone” storie. In conclusione: lo scrittore per ragazzo deve rispondere ad un codice deontologico poichè la sua produzione di rivolge a soggetti che stanno attraversando un processo di crescita e di formazione umana, psicologica, etica e sociale. Deve essere consapevole della forte suggestionabilità che i suoi scritti potrebbero avere sul soggetto fruitore e per questo adoperarsi per far si che rimangano impresse nel lettore solo elementi positivi. ONESTA’ MORALE ED INTELLETTUALE, OBIETTIVITA’, CORRETTEZZA, QUALITA’ NARRATIVE, SENSO DI RESPONSABILITA’ EDUCATIVA. 6.2La biblioteca, contenitore di tesori nascosti; Responsabilità del bibliotecario Non tutti i testi sono portatori di messaggi positivi, non tutti concorrono in modo positivo al suo processo di crescita umana, etica, sociale e civile. È bene fare una selezione delle pubblicazioni in commercio. Radice affermava “di una biblioteca scolastica è viva solo la parte che il maestro conosce: i libri che anche esso ha letto e valutato” : è bene dunque che un bibliotecario conosca i contenuti dei libri che propone, senza lasciare il ragazzo da solo in balia delle più svariate tematiche. Chi ritiene che il ragazzo debba fare questa azione di discernimento, senza alcun filtro, non ha pienamente ragione. IL BIBLIOTECARIO DOVREBBE CONSIGLIARE, SEGUIRE E ORIENTARE. CAPITOLO 5. INTRAMONTABILITA’ DELLA FIABA 1. UN GENERE TRASMIGRANTE La FIABA, derivante da pratiche antichissime, parla ancora oggi un linguaggio universale per bambini ed adulti. Questi antichissimi racconti continuano ad affascinare l’immaginario collettivo., implementandosi sia dell’apporto di fiabe di altre etnie e culture, sia di fiabe moderne, ambientate in un contesto urbano e tecnologico. Oggi la fiaba si presenta in una pluralità di formati, non solo cartaceo ma anche sotto forma di videogioco, cartoon, film ecc. La CROSSMEDIALITA’ e la TRANSMEDIALITA’ operano una miscela contestuale di differenti formati e linguaggi per raccontare, integrare, arricchire, interagire con una medesima storia ma sotto varie forme, adatte ad un pubblico infantile e non. 2. FIABA E INFANZIA Le fiabe sono presto divenute geloso patrimonio dell’infanzia, dove ritroviamo un equilibrio tra elementi e ingredienti che rispondono alle istanze di una personalità in formazione: La dimensione del meraviglioso; L’avventuroso eroico; L’eterno conflitto tra bene e male; Il trionfo della verità; Il lieto fine; La partecipazione attraverso meccanismi di identificazione; Linguaggio semplice ed adeguato allo stadio dell’età evolutiva (tra i 3 e i 7-8 anni): o Semplicità; o Linearità; o Noflashbackodigressioni; o Pochipersonaggi; o Nomi legati ad una caratteristica fisica (biancaneve) o una condizione o a un ruolo familiare o sociale o ad un mestriere. Il bambino in questo complesso che lo circonda, ha necessità di sognare, di guardare con ottimistica fiducia la vita, al futuro e di evadere dalla grigia e costringente quotidianeità e la fiaba, che apre dimensioni spazio- temporali, riesce a fare tutto questo senza particolari difficoltà di comprensione, capace anche oltre che emozionare, tramettere anche cultura e nuovi saperi. 3. INSEGNAMENTI IMPLICITI NELLA FIABA Come osserva Cristoforo, l’ascolto vissuto della fiaba garantisce soprattutto un apprendimento di norme, valori e regole sociali, permettendo l’attivazione di quel processo di apprendimento che Bandura chiama “ modellamento”, ovvero l’apprendimento per identificazione e imitazione differita di un modello significativo per la personalità infantile. Pur essendo la fiaba estranea a qualsiasi proposito moraleggiante, è tuttavia ricca di insegnamenti, scaturenti direttamente dalla vicenda e quindi tali da non nuocere ama freschezza e alla spontaneità della narrazione. Vengono proposte in modo negativo: la pigrizia, la malvagità, la menzogna, la cupidigia. Vengono esaltate: la generosità, il coraggio, l’intraprendenza, l’amore, il rispetto per gli anziani. Anche le fiabe più datate, trasmettono norme di comportamento e valori universali tutt’ora validi in una società che è nettamente cambiata. 4. LA CRITICA AL MERAVIGLIOSO FIABESCO: AVVERTENZE E RISERVE Nella fiaba di tutte le culture sono presenti motivi, temi, situazioni che suggeriscono l’opportunità di una mediazione adulta nella loro proposizione all’infanzia. In alcune storie come Pollicino, la lezione conclusiva è comunque inaccettabile e deve essere filtrata dall’adulto, che attraverso una opportuna conversazione al termine della narrazione potrà intrattenere il bambino sui concetti di giusto e ingiusto. Analoga attenzione va rivolta alle tematiche proposte; è necessario conoscere i vissuti dei bambini per evitare per esempio di proporre fiabe in cui c’è la presenza della matrigna a bambini, figli di genitori separati, in cui vi è questa nuova figura di “compagna del papà”. È bene non far focalizzare al bambino questa nuova figura in modo pregiudizievole e negativo. Non sempre la problematica socio-psicopedagogica coincide con l’estetica: Cappuccetto Rosso di Perrault e dei Grimm. La versione di Perrault si conclude con la nonna e nipotina divorate, senza lieto fine e ammonimento per chi si lascia sedurre dal lupo. La versione dei Grimm con l’intervento del cacciatore che estrae le due dalla pancia del lupo anche se esteticamente meno fine, ha un qualcosa in più sul piano pedagogico, poichè vincono i buoni. 5. LE ODIERN RISCRITTURE DELLE FIABE CLASSICHE La fiaba è oggetto di tagli, riscritture, riduzioni, tagli, censure. Queste operazioni rendono la fiaba irriconoscibile e non sono giustificabili ne da un punto di vista pedagogico-didattico ne estetico. Sono molti gli scrittori che si cimentano in queste operazioni, proponendo una riscrittura dell’ originale adottando tecniche come quello del capovolgimento dei ruoli o l’insalata di fiabe. 6. LE FIABE FEMMINISTE Il movimento femministe ha dato vita da tipo a una riscrittura delle fiabe tradizionali con figure femminili attive, dominanti, con figure maschili sbiadite e non meritevoli delle attenzioni. Questa riscrittura è un voler travalicare lo stereotipo sessista dell’uomo forte, donna debole in una nuova chiave progressista. Figure che si ribellano alle tradizioni, alle convenzioni, che non sottostanno all’autorità e alla volontà degli altri. Ma in realtà, così facendo la situazione si ribalta, poichè c’è il rischio di innescare nuovi pregiudizi ai danni della figura maschile. È sì da rimproverare il motivo misogino, quello per cui la donna è presentata come malvagia, invidiosa ed estremamente curiosa ma non esasperare il tutto. 7. LA RIVISTAZIONE ICONOGRAFICA Molti illustratori hanno provato a rivedere e rivisitare le illustrazioni delle fiabe classiche: Oggi l’opera degli illustratori, spesso, non considera l’età di chi ha di fronte, esprimono la loro forma artistica a prescindere dal fruitore. I bambini del mondo moderno, sono già bombardati di immagini drammatiche, perchè riportare all’ interno del mondo fiabesco, idilliaco e immaginifico, immagini cupe e ansiogene? Perché aumentare la loro percezione del mondo come minaccioso ed angosciante? Non sembra il caso di sommergerli di illustrazioni che riportano a pensieri negativi. CAPITOLO 6. RIVISTAZIONE PEDAGOGICA DI ALCUNI CLASSICI 1. LA LEZIONE DEI CLASSICI Il “classico” è un libro adatto a tutte le epoche, intramontabile e perenne che parla con un linguaggio universale e incarna sentimenti, emozioni, sogni, aspirazioni comuni a tutta la società. Sono libri da riscoprire ad ogni lettura e a differenti livelli di età. Quarzo e Vivarelli sono dubbiosi del fatto che questo tipo di libri possano ancora affascinare i ragazzi di oggi, proprio per il cambio di contesto e di linguaggio in cui sono abituati a vivere. Se però classico, significa immortale, perenne contemporaneo ecc, il problema della “non fruibilità” non dovrebbe porsi, o perlomeno l’unico problema che si pone potrebbe essere quello dell’esigenza di adeguarlo al mondo contemporaneo, a livello di linguaggio e all’occorrenza snellire la narrazione riducendo alcune pause descrittive meno gradite a un’età evolutiva abituata ad una lettura rapida, semplificata, incentrata sull’azione e non sempre in possesso di una sicura strumentalità. 2. CHARLES DICKENS E I LETTORI DEL NOSTRO TEMPO 2.1 Le ragioni in un successo Dickens non nasce come scrittore per ragazzi, con intendo educativo, lui si fa portavoce dei drammi della sua epoca. “Le avventure di Oliver Twist” nasce come romanzo sociale; l’autore ritiene necessario eliminare gli abusi, ma questo può avvenire solo se le decisioni vengono dall’alto. Fa si che i suoi personaggi attingano sempre alla ragione, e soprattutto dalla virtù. Presenta descrizioni psicologiche dei personaggi. 2.2Sul valore artistico e psicopedagogico dell’opera Tutta la sua produzione risente dell’autobiografia, dell’indole personale e non segue una corrente ideologica precisa. Bisogna quindi valutare le sue opere criticamente considerando sempre il contesto in cui sono state scritte (l’epoca vittoriana); d’altro canto, le situazioni e la realtà rappresentate, in tutte le sue opere, offrono spunti di riflessione anche ai nostri giorni. I contenuti delle sue opere spaziano dalla storia, all’umorismo, al thriller, al racconto, ai bozzetti di persone e paesaggio londinesi. La lettura della sua produzione per fanciulli, impone ovviamente un’oculata selezione, una intelligente mediazione da parte degli adulti eliminando i passaggi troppo angoscianti e pedanti o spiegando quelli che contengono i passaggi allegorici troppo complessi e lontani dal mondo dell’infanzia. Le sue letture presuppongono un certo grado di maturità, per le sue profonde riflessioni sulle condizioni umana e sulle tematiche sociali. Sempre eterno e presente è il valore dell’onestà, non solo come valore ma come condizione per garantire successo. L’autore pensa di costruire l’uomo, servendosi delle proprie doti, della propria sapienza, della propria competenza psicologica. 2.3 Influenza e attualità La sua opera ha un eterno valore sociale, dai messaggi semplici e i contenuti profondi. Lascia la possibilità al lettore di farsi una propria idea, di valutare, condividere o meno, di fare le sue considerazioni. Ciascun lettore, interiorizzando i messaggi, può così creare una propria coscienza e farsi una cultura. È un vero e La storia è un susseguirsi di scherzi, marachelle, trasgressioni. Il libro venne visto da due posizioni differenti: da un lato, fu visto come innovazione al mondo educativo del tempo, dall’altro suscitò posizioni critiche come se questo fosse un invito a trasgredire. L’esito linguistico di questo libro è un italiano elegante, familiare, brillante tutto presentato con toni umoristici e ironici. Grande capolavoro, degno di rientrare nella letteratura per i giovani, pieno di divertimento e di critica verso l’educazione repressiva dell’epoca. CAPITOLO 7. AUTORI DI “SVOLTA” AL VAGLIO DELLA CRITICA 1. ASTRID LINDGREN, SCRITTRICE DI CONFINE Astrid Lindgren è una scrittrice per l’infanzia; i suoi racconti sono ambientati in differenti contesti come per evidenziare le contraddizioni presenti nell’idea di modello educativo novecentesco . I protagonisti dei suoi racconti sono degli anticonformisti rispetto alla società svedese del tempo. “Pippi calzelunghe” ad esempio è un racconto ambientato in un paesino della Svezia dove tutti vivono secondo i dettami della cultura borghese, mentre Pippi è una piccola ribelle. Stravagante. Ciò che la Lindgren intende richiamare l’attenzione è il diverso atteggiamento, rispettivamente degli adulti e dei bambini, nei confronti della novità: se ai primi le abitudini di Pippi sembrano strane, ai secondi invece, le stesse appaiono come una foto di interesse. Il testo sembra rivolto a quel lettore-fanciullo che nella lettura ricerca non l’aspetto prettamente culturale, bensì la compartecipazione di quelle esperienze ed emozioni, narrate nel testo, a lui più vicine e compatibili con il vissuto infantile della fascia d’eta di appartenenza. Non è detto che giudichi i comportamenti insoliti di Pippi come modelli da seguire, ma ne comprende comunque la frattura con le consuetudini del mondo degli adulti che il lettore in qualche maniera conosce. 1.2 Narrativa lindgreiana L’autrice propone una narrativa di confine, introducendo temi nuovi e vecchi tra cui le problematiche sociali, familiari, ecologiche, individuali e psicologiche. Si supera la narrativa prettamente istruttiva ed educativa, ma si tengono in considerazione i gusti del lettore. C’è una riscoperta psico-pedagogica del bambino. Spicca tra l’altro il tema della violenza (fisica o psicologica), contro la quale l’autrice si è apertamente schierata (il bambino Emili si rifugia nel fienile per sfuggire all’ira del padre dimostrando la difficoltà che un genitore incontra nel relazionasti col figlio al punto di impartire una punizione corporea se occorre). In tutti i casi, la risposta alla violenza assume le vesti del fantastico,, guidato dall’amore. La violenza degli adulti è inspiegabile razionalmente e ingiustificabile, ma utopisticamente superabile mediante un’educazione ispirata all’amore, inteso come l’ideale educativo più appropriato per il miglioramento della società. Oltre all’amore emerge anche il tema del dialogo, della libertà di parola e di espressione del bambino, della tutela come bene prezioso e il rispetto. I suoi personaggi anticonvenzionali invitano anche ad un’accurata riflessione sull’impossibilità di ricondursi al confronto generazionale sulla base dei modelli comportamentali esistenti, soprattutto in merito ai contesti culturali, familiarissimi e più in generale ideologici che caratterizzano ogni periodo storico. La sua è un’opera ancora attuale, con uno stile sottile, allusivo e ricco di significati. 2. GIANNI RODARI: FANTASIA, GIOCO E CREATIVITà PER IL CAMBIAMENTO Rivoluzionario sin dal suo esordio con tematiche contraddistinte da un forte impegno sociale e politico che guarda alle differenze di classe, allo sfruttamento del lavoro, alla solidarietà per coloro che non sono i primi, per gli oppressi. I protagonisti sono tratti dalla quotidianità, anche dura, triste nella sua ingiustizia di fondo, tuttavia mai gravata da drammaticità grazie all’uso sapiente di uno stile che sa di rivolgersi ai bambini e non rinuncia alla leggerezza e godibilità, al sorriso infantile da cui trae nutrimento creativo. Usa uno stile quindi innovativo, leggero e godibile da parte dei bambini. Ricordiamo “Il romanzo di cipollino” il quale lotta contro i prepotenti e le ingiustizie. “Gelsomino nel paese dei bugiardi” contrapposizione tra buoni e potenti. Rodari non è esente dallo spirito didascalico e moraleggiante, dal fare educazione con la letteratura, conformarsi a determinati valori sociali condivisi. È un limite che si porta dietro in modo implicito dovuto al contesto storico-politico-sociale. Ciò non intacca comunque la grande innovazione artistica e letteraria di questo autore. 2.2 Una grande innovazione Nel 1960 esce la prima edizione di “Filastrocche in cielo e in terra” che diventa un classico. Rodari non si rivolge più ai bambini di una classe sociale particolare ma a tutti i bambini ed è questa totalità di destinatari che rende le filastrocche un classico. Cento e uno filastrocche raggruppate per tema e quindi suddivise in sette sezioni. Il principio guida è animare, come fanno i bambini, ciò che animato non è e così entrare nelle logiche di comprensione ed interpretazione del reale proprio dei più piccoli che fanno del gioco la loro modalità di lettura a tutto tondo. C’è l’insistenza di giungere ad un cambiamento sociale, con impegno sia individuale che collettivo assumendosi la responsabilità per un futuro migliore. Nelle “Le favole al rovescio” troviamo personaggi di fiabe tradizionali che aprono riflessioni inaspettate: basti ricordare la filastrocca ispirata alla classica favola della cicala e della formica giudicata avara bensì la generosa cicala che dona a tutti la leggerezza e soavità del più bel canto. “Favole al telefono”: grandi insegnamenti che alimentano la riflessione del lettore. Storie brevi quanto intense, legate al mondo dei bambini che animano e danno epressività ad ogni cosa, sia già per natura animata o meno e la cui fantasia concede come vera e possibile ogni soluzione. “Grammatica della fantasia”: gli insegnanti, gli educatori e i genitori possono costruire storie, condividere la sua idea di creatività. 2.3L’istanza pedagogica: una grande idea di infanzia La rivoluzione tematico e stilistica di Rodari, scaturisce e ruota attorno ad una idea precisa di bambino. Rodari considera il bambino un grande trasformatore sociale al quale affida la possibilità di un futuro più giusto ed umano ma per essere tale deve essere fornito di strumenti adeguati. Contro qualsiasi forma di addestramento, Rodari coglie la necessità di mettere il giovane lettore nelle condizioni di comprendere il mondo. una comprensione che avviene non lungo i binari di un’imposizione culturale ma partendo dalla realtà del bambino, dal suo quotidiano. Rodari per questo è cosciente del valore formativo del libro ma questa educazione deve essere libertaria e progressiva con un rapporto paritario e dialogante. E proprio perché ricerca il dialogo paritario con il lettore, si fa educatore attraverso la scrittura riconoscendo principalmente nel ritmo giocato tra assonanze e dissonanze delle parole la modalità ludica dell’infanzia e mantenere vivo e autentico il gioco dialogante avviato con i bambini. ESIGENZA DIDATTICA + CARICA POETICA + INTENTO PEDAGOGICO. Il libro per l’infanzia, contribuisce alla crescita del lettore, promuovendo percorsi di formazione personali, rispettosi del singolo. Rodari non omologa, non ha un idea pre-costituita di uomo. Il libro così visto non ha solo una valenza di consumo ma ha un impegno, una alta moralità e fonte di grande formazione umana. Questo grande autore ha operato una svolta, educativa: ha elevato il bambino a interprete della realtà, gli ha affidato la possibilità di miglioramento, lo ha valorizzato nella sua autonomia. 3. ROALD DAHL: STREGHE, ORCI E MAGICHE POZIONI PER AMARE LA LETTERATURA Dahl (autore della “fabbrica di cioccolato”) si rivolge ai bambini per insegnare loro qualcosa ma con la voglia di divertirli e impadronirsi del gusto della lettura. Presenta le storie con una buona dose di magia, situazioni sorprendenti e fantasia in cui c’è la rivincita dei più deboli. Propone una scrittura sarcastica e provocante partendo da scenari di quotidianità. Le opere di Dahl risiedono tra realtà e fantasia diventando le realistiche interpretazioni delle fantasie dei bambini, dando voce ai loro sguardi. Il bambino nel mondo di Dahl è un bambino reale che lotta fino alla vittoria contro l’ incomprensibile o non facile decifrabile realtà; riconosce i legami profondi dell’amicizia. E’ un bambino un pò diffidente ma pronto a riconoscere i legami più profondi e amorevoli, quelli che contraddistinguono l’adulto salvifico. Il modello è quello di un bambino buono, gentile ma che si spazientisce che non approva tutto ciò che gli viene chiesto e che talvolta finisce per progettare indicibili vendette che però, a differenza di ciò che accade nel mondo dei grandi, non sono dettate mai da una grande malvagità. La letteratura che propone Dahl è composta da fiabe contemporanee dove l’elemento magico e fanatico irrompe nel racconto, nella normalità. E’ un immaginario vivace, impetuoso, tale da permettere una critica che si spinge sino ai confini della vera accusa, il tutto però circoscritto i una dimensione che rimane contraddistinta comunque e sempre dalla lucidità. Il suo è un parlare schietto, un processo ludico che diventa liberatorio. Un racconto veloce con uno stile frizzante. La leggibilità è rapida poichè la sequenza narrativa è veloce e chiara così da non mettere in difficoltà il giovane lettore. Dahl porta il lettore alla scoperta del mondo, a comprendere anche ciò di cui non si ha comprensione, facilitando il processo di arricchimento della propria visione del mondo. I racconti permettono di confrontarsi con i propri pensieri, le proprie emozioni. 3.2 In merito al valore educativo Il valore educativo di queste opere sta prima di tutto nell’accrescere il piacere della narrazione e il piacere di leggere. Dahl fa si che il lettore dia voce ai suoi pensieri, mettendo in discussione la figura dell’adulto e il proprio ruolo. Scrittura incalzante che suscita curiosità; Godimento anche nel caso di situazioni tristi dovuta appunto allo stile; Stimola ad essere coraggiosi e non lasciare sopraffarsi dalle circostanze; Possibilità di non soccombere, di cambiare. Si presenta anche il contenuto morale ma evitando precettismi e imposizioni. I racconti di Dahl offrono insegnamenti profondi piu’ di qualsiasi altra opera istruttivo-educativa ma catturano il lettore, lo coinvolgono nella trama, lo appassionano e lo portano a leggere ancora. Gioco e divertimento diventano i canali privilegiati per sdrammatizzare, per privare di ogni tragicità. Ritagli di quotidiana normalità all’interno dei quali i protagonisti bambini vivono in condizioni di difficoltà. Privati dei legami affettivi positivi, o perché organi o perché privi di una guida genitoriale amorevole, non si lasciano mai imbrigliare in sentimenti di lacrimevole commiserazione. Questa situazione di critici li rende al contro protagonisti curiosi, reattivi, meditativi, capaci alla fine di ribaltare la situazione. Si tratta quindi del trionfo della giustizia, del bene sul male. A questa salvezza finale contribuisce l’elemento magico che fai dei racconti di Dahl delle fiabe contemporanee con il lieto fine opposto al quadro iniziale. 4. BIANCA PITZORNO : DALLA PARTE DELLE BAMBINE Lontana da qualsiasi forma letteraria che contenga una intenzionalità educativa, la Pitzorno dà voce non a modelli ideali ma alle esperienze, alle passioni, ai desideri dei bambini, con charme, incanto della storia e della parola. Le sue trattazioni saziano dal fantascientifico, non manchevole di un certo tono umoristico, all’ecologico (“Clorofilla dal cielo blu”), al romanzo storico. Porta avanti con delicatezza e senza mai calcare troppo la mano la polemica contro le convenzioni, le ipocrite dichiarazioni di uguaglianza, la difesa per l’originalità e l’unicità del singolo offrendo così al lettore una vera anticipazione della narrativa contro gli stereotipi di genere in un momento storico in cui tale problematica non era così evidente. 4.2 La rottura e il trasgressivo Alla Pitzorno viene riconosciuta l’importanza di essere la produttrice della cosiddetta seconda rottura, dopo la prima rodariana, degli anni settanta. Innesca un nuovo cambiamento nell’evoluzione della narrativa per l’infanzia. La scrittura deve risponde alle esigenze e ai bisogni dei giovani lettori dando corpo ad una letteratura capace di adattarsi alla loro psicologia, ai loro interessi, alle loro emozioni e curiosità. Eliminati gli echi moraleggianti, la letteratura è posta nelle mani dei lettori, affidata alla loro capacità di leggere ed interpretare il mondo, di qui il necessario venir meno di falsi pietismi, di edulcorazioni ingannevoli, sostituiti dall’apertura ad un dialogo liberatorio tra lettore e scrittore che riconosce ai bambini lettori il ruolo di interpreti del reale. 4.4 Linguisticamente Il linguaggio è incisivo, chiaro, sensibilmente legato all’apprezzamento estetico del testo. La Pitzorno non ha timore di parole non capite o di termini nuovi perché vuol prolungare il lettore ad andare oltre, alla ricerca, all’elaborazione personale. Uso di descrizioni veloci, incisive che semplificano la comprensione e l’appropriazione della dimensione estetica della lettura. Frasi semplice e lessico ricco. Il ritmo è avvincente. Questi romanzi, caratterizzati da logica Crossover hanno spesso un linguaggio e uno stile difficili, trame intrecciate e complicate, flashback, molti personaggi, nomi e sul piano dei contenuti spesso insistono su temi non adatti all’infanzia (Simpson, South Park, i Griffin). E’ pure vero che esistono varie opere e capolavori che possono essere fruite e gustate a differenti livelli di lettura, come i viaggi di Gulliver che nella caduta dal mondo adulto a quello infantile si spogliano degli originari significati ironici, sarcastici, polemici, critici della società inglese del tempo per configurarsi come racconto che si libra sulle ali della fantasia e dell’avventura. CAPITOLO 9. LIBRI ALLO SPECCHIO: BREVI SCHEDE CRITICHE 1. LIBRI SULLA DIVERSITA’ Con il termine diversità si vuole intendere tutto un mondo fatto di problematiche legate alla disabilità, interculturalità e alla famiglia. Una caratteristica fondamentale della letteratura per l’infanzia è quella di muoversi tra ciò che è conscio e ciò che non lo è, in una dimensione nella quale la simbologia presenti in questi testi, assume una funzione determinante. Si affrontano tematiche della vita quotidiana, offrendo opportunità di lettura pedagogico-didattiche anche per educatori e genitori che voglio formare i propri alunni, figli a queste realtà. 1.1La disabilità Analizzando alcune fiabe si può notare come alcune situazioni presentate se vengono considerate nella prospettiva simbolica possono essere messe in relazione con la disabilità. In molte fiabe un topos che ricorre frequentemente è quello del personaggio trasformato in animale per incantesimo o punizione. Ma l’amore, elemento salvifico, fa si che vi sia l’accettazione e così il reintegro del diverso nella società, restituendogli umanità (es. la bella e la bestia). Negli odierni libri per ragazzi, possiamo notare come la disabilità mentale compare frequentemente e in maniera palese, non simbolica. Questo genere di minorazione è generalmente visto con simpatia pur essendo spesso oggetto di derisione. Generalmente la loro ingenuità è solo apparente, è frutto di una incomprensione da parte degli altri, influenzata dal pregiudizio e non sopportata dall’osservazione diretta del comportamento. Si può esser parte di un contesto sociale seppur diversi. Si abbattono pregiudizi e stereotipi già a partire dall’infanzia per una crescita migliore. Ricordiamo “il pentolino di Antonino”, il pentolino simboleggia la disabilità, Antonino lo porta ovunque, sempre con se. Le persone si prendono cura di lui in modo intelligente, in una empatica relazione di aiuto, con congrue strategie educative e terapico-riabilitative. Il racconto può realmente aiutare i bambini, ed anche gli adulti, a comprendere e a saper adottare comportamenti idonei per confrontarsi con quanti presentano il disturbo. 2 . INTERCULTURALITA’ Con inter-cultura (diverso da multiculturalità ovvero insieme di soggetti con differenze somatiche, linguistiche e culturali) intendiamo la capacità di convivenza in modo appropriato all’interno del contesto sociale dove sono presenti persone di culture diverse. Ogni bambino dovrebbe sapersi relazionare con l’altro nel pieno rispetto delle regole, pur essendo questo diverso. Ecco allora la necessità di dare in mano loro libri che introducono il lettore- ascoltatore dentro gli aspetto culturali dei nuovi arrivati, descrivendo la loro lingua, la loro religione, il loro cibo, la narrazione di storie di migrazione di ieri e di oggi. Esempi di storie: “Bintou parte per il mondo dei bianchi”: aiuta a comprendere il significato dell’immigrazione, fa emergere i sentimenti che questi bambini provano, nell’angoscia di lasciare la propria terra per essere catapultati in una cultura totalmente differente. “Il sogno di Gianaziz”: autobiografico, in cui si ritrovano anche motivazioni della fuga dall’Africa che assumono significato di denuncia. “La storia di Malala raccontata ai bambini”: paragonabile al diario di Anna Frank; si parla di guerra e di pace, emergono contenuti cruenti che necessitano della mediazione dell’adulto. “Yusuf è mio fratello”: la vicenda raccontata in questo libro è attuale e affronta il tema dell’accoglienza dei nuovi profughi. 3. LA FAMIGLIA Nella società odierna si sono affermati vari nuclei familiari che si presentano come realtà dinamiche e mutevoli. La famiglia è diventata complessa ma ha che dimostrato un’energia flessibile e una grande capacità di adattamento. Il legame tra genitori e figli è unico e si mantiene vivo solo attraverso il dialogo, l’ascolto e sul risposero e collaborazione. La letteratura per ragazzi è diventato un valido strumento per avviare il dialogo inerente a queste tematiche e per instaurare un confronto tra genitori e figli. Esempi di lettura “La mia famiglia”: albo sulle nuove famiglie dove il bambino si trova a relazionarsi con più padri, più madri. Affronta anche il tema dell’adozione. “Io non mi separo”, di Masini: nato con l’intento di supporto psicologico per le famiglie e per i bambini che vivono il momento della separazione. È consigliato dai 5 anni, ma sembra non essere adeguato ai bambini in questa fascia di età perché pare faccia emergere solo le parti negative della separazione; non rassicura ne protegge i bambini, anzi il protagonista reagisce con sentimenti di paura e tristezza. Sembra più un libro per genitori, così che possano comprendere i sentimenti che prova il bambino durante questo periodo e possano imparare quali siano i giusti atteggiamenti, comportamenti e le attenzioni più congrue per superare questa esperienza traumatica. Nel libro emerge anche uno stereotipo di donna “debole” dato dalla mamma che piange, mentre il padre sembra emotivamente più controllato. Inopportuno anche il riferimento alla amica-compagna di classe che da prima della classe, a seguito della separazione dei genitori, perde ogni qualità. A seguito della lettura di questo testo, seppur con la mediazione dell’adulto, anche il bambino che vive in nucleo familiare saldo potrebbe temere questo nefasto evento e vivere ogni discussione dei genitori con angoscia e paura. L’abuso sessuale in famiglia “Il bacio della lumaca”, Poluzzi: la narrazione affronta con garbo misura il tema dell’abuso in famiglia, e opportunamente raccomandata ai genitori fin dalle prima pagine una lettura preventiva prima di proporre il testo al bambino attraverso una lettura congiunta. Lo scopo è quello di informare con ogni possibile tatto e delicatezza i bambini dell’esistenza di questi miserevoli comportamenti adulti affinché, all’occorrenza, sappiano riconoscerli e difendersene. Viene presentata la figura del pedofilo da un lato, ma anche quella dei genitori che rassicurano dall’altra i quali si pongono in ascolto della piccola vittima, la rassicurano e cercano di circuire il trauma. Tuttavia, un interrogativo si pone: è opportuno proporre queste tematiche a bambini così piccoli? Queste proposte potrebbero non essere ne di utilità, ne di interesse dei piccoli lettori, e alcuni inoltre potrebbero provare un certo disagio nella lettura di queste narrazioni. Per questo ci si domanda perchè determinate narrazioni non vengano proposte agli adulti piuttosto che ai bambini. Inoltre, le autrici di questi libri auspicano ad una lettura del medesimo con la presenza dell’adulto, ma qualora questo non fosse disponibile, il bambino di 6/7 che usufruisce di queste letture cosa riuscirebbe a comprendere? Potrebbe piuttosto rimanere turbato e impaurito. Rimane dubbia l’effettiva utilità di queste tematiche in una fascia di età non ancora matura al punto giusto. Un albo per controllare e gestire le emozioni “Che rabbia!”, D’Allancè Questo libro è stato pensato per aiutare il bambino ad affrontare l’emozione della rabbia, prendendo consapevolezza del fatto che è qualcosa che sta dentro di noi e che possiamo imparare a gestire. Le illustrazioni qui giocano un ruolo fondamentale tuttavia, a dimostrazione dell’imprevedibilità delle reazioni individuali, alcuni bambini le hanno considerate come spaventose (mostro scimmione rosso che rappresentava la rabbia con occhi malvagi). Un libro ansiogeno “i lupi nei muri”, Gaiman Non c’è lieto fine, le immagini sono cupe e angoscianti. La minaccia che si presenta per tutto il libro non cessa neppure alla fine del racconto. Compare nel racconto il “non ascolto” del bambino da parte della famiglia, non viene considerato e ciò destabilizza il bambino. La piccola del racconto è senza aiuto e senza sostegno. Questa lettura può far nascere paure e ansie al bambino, dovuto al clima di ignoto e di suspense. Il finale è aperto e non è consono per bambini che hanno necessità di rassicurazioni e certezze. La brutalità della violenza e del fanatismo religioso “Ragazze rubate”, Mazza Libro-denuncia rivolto ad un pubblico adolescenziale: racconto coinvolgente, pagina dopo pagina si spera nella lettura di un epilogo finale felice dopo le drammatiche vicende. Lo stile è limpido, fluido e scorrevole. Anche i passaggi più traumatici non sono pesanti ma presentati con una certa misura. La trama è impegnativa e complessa, utilizza flashback, linguaggio complesso e per questo è adatto ad un pubblico con una certa maturazione. Emergono anche informazioni storiche e geografiche; si cerca anche di annientare stereotipi e pregiudizi verso la razza di colore. Vengono condannati il fanatismo e il terrorismo e si induce solidarietà ed empatia per le vittime della violenza. Ribaltamento dei valori e dei modelli “Storia del bambino buono. Storia del bambino cattivo.”, Twain Twain va contro la letteratura moraleggiante del suo tempo, propone una storia che incarna l’anti- pedagogia. Il bambino buono, farà una brutta fine, morirà quello cattivo, disonesto, bugiardo trionferà e avrà la meglio. L’autore, volutamente crea un rovesciamento dei ruoli, per destare scalpore e andare contro quegli schemi determinati del tempo. Oggi lo scenario socio-culturale è mutato, si ha necessità di bambini onesti e non che incarnino qualità negative e soprattutto che non siano convinti del fatto che chi si comporta male, ha la meglio e arriva al successo; creare dei falsi miti per chi non si conforma e si adatta alla società con le sue regole è pedagogicamente scorretto e non condivisibile. L’ossessiva preoccupazione per il corpo e l’apparire “Solo per sempre tua”, O’Neill Viene denunciata in questo libro l’ossessiva preoccupazione per il proprio corpo, per il look, per l’ apparire. Il racconto è colmo di insegnamenti, motivi di riflessione, è un invito al cambiamento e un rifiuto a questo ossessivo volere apparire, a questa strumentalizzazione del corpo. CAPITOLO 10. ANALISI SOCIO-PSICO-PEDAGOGICA DI DUE CARTOON Nota Giancane: il termine “letteratura” è andato via via perdendo i suoi confini e si è arrivati alla proposta di inglobare nel fenomeno letterario ogni tipo di racconto, ad es. il cinema, la fiction televisiva e il cartone animato. Sottoponiamo quindi ad analisi critica, due cartoon molto in voga, Peppa pig e Masha e Orso che attraverso svariati canali, filmico-televisivo, cartaceo, gadget ecc. stanno monopolizzando l’immaginario infantile ed operando una prima alfabetizzazione emotiva, comportamentale e relazionale. 1. PEPPA PIG Cartone animato trasformato in opera letteraria, opera del fenomeno della crossmedialità. È un cartoon semplice, senza complessità, in cui tutto procede in modo normale. Non c’è nulla di ansiogeno o di negativo. È elementare, chiaro e semplice. I personaggi sono presentati in modo che il soggetto si possa immedesimare. La protagonista ha infatti una vita simile a quella dei bambini veri. E’ la realtà come la vede un bambino, senza complessità, con le colline che salgono e scendono e dove amici, negozi oggetti è sempre disponibile. Nessun colpo di scena, nessun evento traumatico. Le ragioni di un successo Sicuramente uno dei meriti è stato quello di saper promuovere il prodotto televisivo mediante una funzionale quanto martellante pubblicità Non secondariamente, è da attribuire alla scelta di imperniare le storie su animali antropomorfizzati e in particolare su una maialina nella quale i piccoli telespettatori possono riconoscersi. Altra chiave del successo è la semplicità, l’elementarità e la linearità della narrazione con l’immancabile lieto fine. La protagonista ha una storia simile a quella dei bambini veri, si reca a scuola, esce con la mamma, il papà il fratellino, va a dormire cosi via. Le storie iniziano sempre con lo stesso rituale ripetitivo rassicurante e gradito, con Peppe Pig che presenta la sua famiglia, con la stessa canzoncina, con un coro i risate contagioso. Il tutto rassicura il bambino. Anche l’oggettività della voce narrante fa si che il fruitore segua il racconto in modo definito e strutturato come anche la grafica e le tecniche di animazione (tratti netti, forme rotondeggianti, figure aggraziate). Inoltre nel cartone il tempo scorre velocemente ed è rispettoso della soglia di attenzione dei bambini.
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