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Pedagogia dell'infanzia e della famiglia - Domenico Simeone 2022/2023, Schemi e mappe concettuali di Pedagogia

Riassunti dei libri nel programma 2022/2023 di Domenico Simeone , integrati con appunti e completi di domande fatte durante l'esame. Voto 29/30

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

In vendita dal 28/05/2024

cecilia-vanetti
cecilia-vanetti 🇮🇹

4.5

(2)

6 documenti

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Scarica Pedagogia dell'infanzia e della famiglia - Domenico Simeone 2022/2023 e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Pedagogia solo su Docsity! ESAME PEDAGOGIA DELLA FAMIGLIA IL DONO DELL’EDUCAZIONE Le famiglie di inizio 900 erano famiglie patriarcali con gli anziani con una considerazione partico- lare , nella società odierna questo riconoscimento è ambiguo . Nel passato il sapere , l’educazio- ne e la cultura erano garantite dagli anziani oggi chi è più in là cong li anni ha un sapere minore sulla vita dato che siamo in una società che richiedere nuove competenze continue. Il pericolo è che aumenti l’incompatibilità intergenerazionale perdendo così il sapere sulla vita che veniva dato dagli anziani. Rispetto al passato i legami famigliari sono più deboli , c’è un maggiore investimento sulla realiz- zazione personale piuttosto che famigliare Famiglia del passato - NORMATIVA Famiglia di oggi - AFFETTIVA ( rapporti più caldi e intensi ma più fragili ) Viviamo in anni in cui i legami hanno una reversibilità e sono molto più provvisori. capitolo 1. 1. Difficili autonomie : la famiglia lunga del giovane adulto. Se in passato si era spinti maggiormente a lasciare la famiglia normativa per guadagnare mag- giore libertà e autonomia nonostante le difficoltà economiche , oggi è sempre più difficile il di- stacco. I giovani tendono a dilatare sempre di più il distacco dai legami primari , la famiglia si è ben presto trasformata da un trampolino da cui partire per muoversi ed affrontare il mondo ad un nido caldo difficile da lasciare. MOTIVI : maggiore scolarizzazione e più difficile ingresso nel mondo del lavoro. I giovani oggi possono sperimentare maggiore libertà anche all’interno delle mura famigliari. 2. Relazioni di coppia e transizioni verso la vita adulta La scelta del matrimonio sta diventando sempre più complessa , in una società in cui è difficile prendersi una responsabilità per tutta la vita in quanto prevale la cultura dello stare insieme . Il fidanzamento in passato era un rito di passaggio ora abbandonato e comunque reso un lasso di tempo molto più lungo. é diventato un fatto privato e non più della famiglia ( in quanto ci si spo- sava per interesse delle famiglie) Secondo i dati ISTAT sono in notevole calo i matrimoni. 3.La fragilità della vita di coppia Sono in notevole aumento separazioni e divorzi in quanto i rapporti sono sempre più fragili e c’è una notevole difficoltà nell’affrontare i conflitti. Quando a disgregarsi sono famiglie con figli oltre alle difficili difficoltà del momento si aggiungono le problematiche legate alla gestione , affida- mento ed educazione dei figli. 4. Diventare genitori In italia si diventa genitori sempre più tardi e c’è un progressivo aumento della denatalità. L’età media delle madri è aumentata a 33 anni ( considerate vecchie fino a poco tempo fa) . Il processo per diventare genitori è ricco di timori e nuove consapevolezze e richiede una notevole disponibi- lità ai cambiamento . Questa esperienza può diventare un momento critico per la vita di coppia. La gravidanza costituisce una profonda crisi maturata , diventando un punto di svolta irreversi- bile del ciclo vitale della coppia , chiedendo di trovare all’interno della coppia un nuovo equilibrio affettivo e relazionale. La lontananza , anche temporale , dalle famiglie d’origine rende i vissuti delle gravidanze e del parto difficilmente confrontabili lasciando un vuoto nel supporto al percorso verso la genitorialità . 5. Famiglia e lavoro : un’asimmetria relazionale tra uomo e donna Con l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro c’è un nuovo coinvolgimento di essere sul piano professionale e uno nelle attività domestiche , della cura ed educazione dei figli da parte degli uomini. Nonostante alla nascita di un figlio ci sia ancora disparita nel compiti famigliari , il lavoro famiglia è sostenuto prevalentemente dalle donne . Tuttora però convivono stili paterni differenti e non omogenei ; ci sono padri che sperimentano nuovi equilibri nella suddivisione dei compiti domestici e padri che ripropongono stili stereotipati con comportamenti rigidi. Le famiglie con maggiore difficoltà nel trovare un equilibrio tra vita professionale e vita familiare sono coloro con un livello di istruzione più basso , povere e/o non ben integrate con il contesto sociale . Tra cui famiglie monoparentali e famiglie di immigrati maggiormente . 6. La famiglia : luogo di relazioni generative. capitolo 2. NASCERE GENITORI:UNA RIVOLUZIONE SILENZIONA Il concepimento e la gravidanza sono una rivoluzione silenziosa che danno vita ad un processo di evoluzione e significato umano che realizza un progetto affettivo . 1. Dare la vita: un’impresa di coppia La nascita coinvolge il corpo femminile ma è un’esperienza duale . La modalità e i tempi di coin- volgimento dei genitori sono differenti ma è un periodo di profonda ristrutturazione psicologia , confronto con la propria storia personale e con il proprio ruolo che cambia . Avere un figlio è un esperienza totalizzante La cultura contemporanea tende a medicalizzare il periodo della gestazione , come appunti nei corsi pre parto si affrontano maggiormente le informazioni igienico-sanitario, sia per far dimi- nuire la mortalità infantile e materna ma ha portato anche a vivere diversamente la gravidanza. Introduzione della partecipazione del padre al momento del parto. Mettere al mondo un figlio non riguarda solo i genitori ma anche la rete relazionale che la sostie- ne e la società . ART 30 della costituzione - I genitori devono mantenere , istruire e educare i figli. CONCEPIRE - creare spazio per accogliere , spazio interno ed esterno (la casa) . Già dai primi mesi di gravidanza la madre si crea un figlio immaginario e la nascita è l’incontro con quello reale e la morte di quello immaginario portando talvolta ad una depressione post par- tum che è anche ormonale ed è un’inspiegabile tristezza. 2. L’ecografia ostetrica nel processo di transizione alla genitorialità L’intreccio tra aspettative e sostegno creano 4 stili genitoriali AUTORITARIO : alti livelli di aspettative e bassi di accettazio- ne e sostengo . Tendono a premiare l’obbedienza e il con- formismo , rispetto di regole rigide senza spiegazioni o giu- stifichi , c’è poco spazio all’autonomia e all’indipendenza , i figli debbono accettare le loro richieste incondizionatamente INDULGENTE : alti livelli di accettazione e sostengo e bassi livelli di aspettative , accettazione , fanno poche richieste e considerano il controllo come un ostacolo alla libertà INDIFFERENTE: bassi livelli in entrambi le dimensioni . scarso interesse per le attività del figlio e dedicano il minor tempo possibile alla sua cura, non sanno molto sui figli e parlano con loro raramente. SOno più centrati su se stessi. AUTOREVOLE: alti livelli in entrambe le dimensioni ,calorosi ma severi , aspettative adeguate ai bisogni e alle capacità dei figli , regole chiare ma flessibili , discusse e modificate con la matura- zione dei figli , i figli vengono consultati quando ci sono da prendere decisioni che coinvolgono tutta la famiglia. ( metodo efficace per sviluppo psicologico e sociale) capitolo 5. L’EDUCAZIONE SESSUALE TRA DIFFICOLTà EVOLUTIVE E IMPEGNO PROGETTUALE NEL PENSIERO DI NORBERTO GALLI Galli è stato uno tra gli iniziatori in Italia della pedagogia della famiglia. Il tema dell'educazione alla sessualità è un tema che viene spesso dibattuto, ma che difficilmente poi porta a degli interventi educativi formalizzati, strutturati nell'ambito, ad esempio, scolastico. Galli ha sempre in un modo o nell’altro affrontato il tempo mantenendo contatti con altri studiosi europei soprattuto con la cultura francese , uno dei suoi testi Per una autentica educazione ses- suale suscito non poche perplessità per la novità di linguaggio e lo svolgimento dei temi . Un tema che viene messo in luce da Galli è il rapporto tra l'informazione sessuale e l'educa- zione sessuale, due aspetti che non sono esattamente sovrapponibili. Ora l'informazione sessuale, a causa anche di una diffusione della pornografia, porta ragazzini già in tenera età ad avere accesso al mondo della pornografia. Il rischio è quello di farsi un'idea della sessualità diversa dalla realtà , quello che succede è che i ragazzi e le ragazze credono di sapere molto della sessualità, ma in realtà sanno molto poco. Il rischio è quello di sviluppare un'immagi- ne distorta della sessualità già dal punto di vista dell'informazione. La sessualità non è semplice. L'educazione sessuale non corrisponde semplicemente al capire come funziona il corpo uma- no, maschile e femminile , la sessualità è qualcosa di molto più complesso, articolato, delicato, prezioso. L'educazione alla sessualità ha a che fare con l'educazione della persona e non soltanto con il trasmettere delle informazioni è altrettanto vero che trasmettere delle informazioni non è mai un'operazione neutra come invece potrebbe sembrare il fatto che io le trasmetta in un certo modo o in un certo contesto, in qualche modo rimanda comunque a un orizzonte di significati. Uno dei problemi per cui nella scuola è difficile fare una seria educazione alla sessualità, perché poi si scontrano visioni diverse e diventa difficile trovare un elemento di sintesi. 1. L’educazione sessuale come esigenza evolutiva L’Educazione sessuale sta all’interno di un processo evolutivo ed integra l’educazione di una persona. L’es è considerata in stretto rapporto con l’armonico sviluppo della personalità individuale . è un elemento costitutivo della persona e intrinsecamente connesso con lo sviluppo del soggetto. L’es segue l’iter evolutivo dell’individuo , conformandosi al livello di maturazione , è integrante della formazione dell’identità del soggetto. Nell’educazione sessuale sono necessarie delle norme che sono in funzione della capacità di co- struire delle relazioni positive. é possibile educare alla sessualità se ci si mette tutti in maniera autentica alla ricerca della verità . aiutati dalla dimensione culturale razionale , è però difficile fare un educazione sessuale neutra , in ogni educazione c’è comunque una componente valoriale propria . Secondo Galli la famiglia è il luogo primario dell’educazione sessuale , primario cioè che è il più importante , i genitori però talvolta sono in difficoltà nell’affrontare questi temi. Nella famiglia è più semplice perchè è un’educazione meno artificiosa , è più diretta e nasce dall’esempio. ( come per i rapporti di coppia tra i genitori nella quotidianità ) I genitori devono saper potere sostenere i propri figli in questo processo , ovviamente ci devono essere delle parole appropriate a seconda dell’età del bambino , per capire come parlarne biso- gna in anzi tutto sapere che momento sta vivendo il proprio figlio. perché questo avvenga biso- gna che i genitori siano presenti siano attivi. Secondo Galli ci sono 3 momenti particolari in cui si può parlare di educazione sessuale all’inter- no della famiglia : infanzia , la fanciullezza e l’adolescenza Infanzia ha due canali per l’informazione verbale e non verbale , verbale attraverso domande cir- costanziate e non verbale invece cioè tutti quelli aspetti che il fanciullo può osservare circa il pro- prio e l’altrui sesso. La fanciullezza (primo ciclo delle scuole) è fondamenta aver instaurato un rapporto aperto al dialogo senza falsi pudori in modo tale che i figli possa sentire che ogni argo- mento può essere affrontato . Sono due i grandi temi in questa fase 1. un discorso più ampio cir- ca le realtà sessuali 2. affrontare il tema della procreazione e il ruolo del padre . Quando i bambi- ni sono piccoli si concentrano maggiormente sul ruolo gestazione della madre. Adolescenza sviluppo puberale e poi adolescenziale , profondo cambiamento nella gestione della relazione educativa , anche qui tutto è basato sul clima di fiducia e dialogo che si è instaura- to negli anni prima . I genitori devono sapere aiutare i figli nel conoscere e prendere consapevo- lezza dei cambiamenti della pubertà , devono mantenere un atteggiamento positivo accompa- gnandoli anche nella trasformazione affettive legate al tema dell’amore. L’attenzione si sposterà sulle relazioni con i coetanei e soprattutto con l’altro sesso. Devono inoltre mantenere un clima di fiducia e di sicurezza che aiuti i ragazzi ad affrontare le incertezza tipiche dell’età. 4. Criteri metodologici per l’educazione sessuale Galli ha individuato sei criteri guida che gli adulti dovranno tenere a mente per indirizzare e orien- tare nel modo giusto la loro azione educativa - Verità quando nella prima infanzia il bambino pone delle domande le risposte devono essere vere in relazione alla sua capacità ed esigenza quindi saranno “progressivamente vere”. Clima relazionale autentico , contraddistinto da serenità e fiducia , Nessuna domanda deve rimanere senza risposta , deve essere esaustiva ma rispettosa della persona che la pone. - adeguazione educatori , insegnanti e genitori devono avare un’adeguata conoscenza dello sviluppo psicofisico e dell’evoluzione dei loro bisogni. Gli interventi devono essere adeguati al- l’età senza anticipare temi e rispondendo ai bisogni di quel momento , al soggetto tenendo conto delle caratteristiche peculiari di ogni educando , alla sua storia , alle sue cono , al sesso cioè diverse modalità cogliendo i bisogni specifici legati all’identità di genere , all’ambiente cioè al contesto socio-culturale e spicoaffettivo . - progressività l’educazione sessuale deve essere fatta per gradi utilizzando il linguaggio più coretto e con interventi mirati a seconda della fase di crescita - tempestività l’educazione sessuale deve essere pronta a cogliere ogni tipo di segnale , silen- zioso o meno , cogliendo magari situazioni disagevoli. All’interno della famiglia se nonostante un clima sereno e aperto il soggetto non si confidi spontaneamente , spetta ai genitori con de- licatezza e rispetto cercare il dialogo con i figli per poter affrontare quanto prima situazioni che possono creare disagio ai figli. - integrazione è necessario per una buona educazione sessuale tenere conto di tutti gli aspetti che riguardano il tema della sessualità , senza scindere biologia dai valori . Tenendo conto sia delle psciche che del fisico . - individualizzazione ogni persona è un mondo a se , non si dovrebbe mai dimenticare l’origina- lità del singolo tenendo conto del suo ritmo , sue esperienze , sua storia e sue aspirazioni. 5.Informazione o educazione sessuale a scuola? Nelle scuole italiane è ancora un problema irrisolto la decisione se insegnare o meno l’educazione sessuale , alcuni pensano che la scuola abbiamo il solo compito di istruire mentre altri sostengo- no la necessità che essa assuma una funzione educativa più ampia . Ci sono ancora troppi dibat- titi in corso per poter arrivare a dei valori comuni da poter portare nelle classi. Altro luogo privilegiato dove l’educazione sessuale può e dovrebbe essere affrontata è la famiglia in quanto in un clima carico di lavori e di affettività . Altro luogo importante sono le associazioni giovanili , che rappresentano un contesto meno saturo di affettività e i giovani possono affrontare con maggiore libertà tutti gli argomenti dello sviluppo giovanile . 6. L’educazione sessuale come educazione alla progettualità esistenziale. Secondo Galli l?educaizone sessuale è vista come parte integrante del più ampio processo di educazione alla persona ., significa aiutarle a scoprire un quadro di valori esistenziali che irrobu- stisca la loro identità e di costruire un progetto di vita aperto alla relazione con l’altro. é educa- zione all’amore. Capitolo 6. LEGAMI SENZA CONSEGUENZE L'uomo nel campo affettivo tende sempre di più a diventare ciò che sente, con una separazione tra mente e corpo. L'affettività e vissuta con passività . Inoltre l’incertezza esistenziale della socie- tà odierna aumenta la difficoltà dei giovani a compiere scelte importanti e rilevanti. vare emozioni negative e ad avere minore fiducia nel partner, solo con il superamento di questa fase che si entra nella seconda. - La ricerca di significato è quando il soggetto offeso valuta con calma l’accaduto e cerca di farsene una ragione , mette la cosa in luce e cerca di valutare l’accaduto. Perchè è successo. - Il superamento prende distanza dall’accaduto e si libera dei pensieri negativi , incomincia ad interagire positivamente con il partner . Che è anche il momento del perdono. Nella dinamica del perdono tra genitori e figli c’è un asimmetria cioè una responsabilità mag- giore dei genitori nei confronti dei figli , è più facile per un genitore perdonare un figlio , è quasi naturale , che un figlio riesca a perdonare un genitore. Il perdono da parte di un figlio per un genitore è quando esso riconosce i limiti del genitore il che non è facile. 5. Educare al perdono famigliare Il perdono è un dono incondizionato. Negli anni è stato rivalutato il potenziale educativo del perdono con aspetti positivi nella stima di sé, capacità relazionale , speranza nel futuro , riduzione dell’angoscia. Alcuni studi hanno portato ad una correlazione tra giudizio morale e la capacità di perdono , che hanno permesso di descrivere un processo di sviluppo contrassegnato da fasi specifiche . Bambini e preadolescenti tendono a confondere il perdono con la giustizia punitiva , quindi tendono a perdonare quando possono vendicarsi del torto subito . Negli stadi intermedi quali adolescenti , giovani e adulti , credono di dovere il perdono quando ci sono pressioni significative da parte dell’ambiente sociale e culturale . Una minoranza si colloca negli stadi elevati dal punto di vista del giudizio morale , sono coloro che credono che non ci debbano essere delle condizioni pregresse per il perdono, va concesso sempre e senza condizioni. La capacità rigenerativa del perdono produce un cambiamento sia in chi lo riceve sia in chi lo offre. Capitolo 8. APPRENDERE DALLA SOFFERENZA : LIBERARE LA SPERANZA Sofferenza , malattia , morte di una persona casa sono eventi che si ripercuoto a livello cognitivo , emotivo e relazionale sulla persona e sull’interno sistema familiare. é più difficile riuscire ad inclu- dere la sofferenza e convivere con un disagio ci cui non si comprende l’origine nel proprio dise- gno di vita . La sofferenza chiede alla persona di ridare significato alla propria esistenza e di dare senso all’esperienza. La sofferenza, la malattia e la morte rappresentano eventi critici, tale criticità nasce da un evento che genera sofferenza irrompendo in modo imprevedibile nella vita delle persone, modificandone i progetti e minacciando la stabilità emotiva. La sofferenza ci fa riflette sulle cose che contano veramente. 1. La sofferenza : un’occasione di “apprendimento trasformativo” Nella prospettiva educativa la sofferenza e la malattia possono essere lette sotto una prospettiva di apprendimento sia per chi le vive che per i familiari che stanno accanto. Il processo di elabora- zione è un cammino di apprendimento e di elaborazione . Schuchardt ha individuato 8 fasi di questo processo : 1. L’incertezza inizialmente vi è lo shock , l’interruzione improvvisa del normale andamento del- la vita. Sopraffazione , incertezza emotiva . Si creano delle difese con lo scopo di allontanare e neutralizzare l’evento. Nell’esempio della malattia c’è la negazione trasformata nel dubbio di una corretta diagnosi , ciò è un meccanismo difensivo inconscio . 2. La certezza Dopo la prima fase di negazione c’è la possibilità di apertura ad accogliere la realtà . S comincia a parlare della malattia e ci si informa su di essa, si accetta in modo razio- nale ma si nega emotivamente ciò che questo comporta. 3. L’aggressione ha questo punto c’è un esplosione emotiva che sfocia con la rabbia ,creando un atteggiamento scontroso , tali stati d’animo investo le relazioni familiari che possono o distruggersi passivamente o creando ostilità verso il mondo circostante iso- landosi . 4. La trattativa le forze utilizzate nella fasi di aggressività spingono ad agire , i familiari utilizza- no tutte le loro energie alla ricerca di soluzioni per combattere la malattia , centri medici con una certa fama , rimedi altrernativi alla medicina tradizionale con la speranza di modificare l’edito della malattia. 5. La depressione è la fase della presa di coscienza dell’esito negativo che può avere una ma- lattia degenerativa o invalidante. La persona tende ad isolarsi non è solo depressione ma apatia. 6. L’accetazione è la fase della consapevolezza , accogliere la sofferenza e imparare a convi- verci 7. L’attività si ritorna alla vita attiva e ad agire in modo congruente alla situazione senza dispen- dio di energie inutile. c’è inoltre un cambiamento di atteggiamento da parte dei familiari 8. La solidarietà aumenta la consapevolezza di non essere da soli di fronte alla malattia , dopo aver combattuto per dar senso al dolore questo spinge al sostegno e supporto di chi sta per- correndo lo stesso percorso. 2. Comprendere il doloro dell’altro Per possibile paragonare la capacità di comprendere la persona che sta vivendo una situazione difficile all’attività mentale materna che le permette di intuire le necessità del figlio. La madre co- glie le emozioni troppo intense per essere decodificate dal bambino e le trasforma dandogli un senso restituendole al bambino in una forma più accettabile ed assimilabile. Con questo mecca- nismo il bambino stabilisce una relazione positiva nella quale può costruire i suoi pensieri , il suo linguaggio e la sua mente. Attraverso questa relazione si costruisce uno spazio dove le emozioni trovato un loro posto e dove vengono rielaborate prima di essere messe in una logica di senso . All’interno di questo col- loquio che va oltre la semplice trasmissione di informazioni è fondamentale la qualità del rappor- to più che delle parole , è importante la capacità di stare con e stare vicino. E’ la capacità edu- cativa di immaginare e vivere le immagini. 3. Riaprire il vaso di pandora. Per le persone che dopo aver affrontato il loro percorso nel dolore vogliono offrire il loro aiuto a chi attualmente sta vivendo le loro stesse esperienze è necessario che sappia stare difronte al dolore e alla sofferenza senza rimanerne sopraffatto , deve riaprire il vaso di Pandora se vuole liberare la sofferenza che ha dentro. Il compito dell’operatore è quello di saper riaffrontare il pro- prio dolore in modo tale da infondere speranza . 4. Liberare la speranza L'uomo diviene autenticamente sé stesso attraverso l'apertura all'altro, quindi l'elemento quali- ficante l'esistenza umana e il dialogo. L'uomo può essere compreso nella sua essenza come es- sere in relazione. 
 Il dialogo si basa sul riconoscimento dell'alterità, all'accettazione autentica dell'interlocutore, sul desiderio di farsi suo prossimo. Questo approssimarsi all'altro stabilendo connessioni vitali scon- figge la solitudine genera speranza. il compito dell'aiuto pedagogico e favorire lo sviluppo della speranza e della fiducia. è possibi- le essere di aiuto soltanto se si saprà dare speranza a chi sente impotenza per il futuro. 5. Dare senso alla sofferenza C’è un potere educativo implicito nel far fronte alla sofferenza perchè indica la strada per una ma- turazione personale purché sia vissuto questo dolore in modo autentico e responsabile , è un op- portunità per compiere un cammino interiore ridefinendo il progetto esistenziale del soggetto . Capitolo 9. LA FAMIGLIA DI FRONTE ALLA MALATTIA D’ALZHEIMER 1. L’invecchiamento oggi Gli studi della psicologia del ciclo della vita ci hanno portato a credere che iniziasse con una fase iniziale di sviluppo , una fase centrale di stabilizzazione e una fase finale di progressivo declino , ma questa è un’idea stereotipata del ciclo della vita. Gli studi degli ultimi decenni ci hanno convinto che l’accostare l’invecchiamento con la malattia , come ad un evento negativo e di perdita, l’invecchiamento è l’inizio di un percorso di deteriora- mento progressivo . La malattia di Alzhaimer non è necessariamente collegata solo all’età più avanzata , ci sono purtroppo anche casi di Alzheimer precoci. L’evento critico di questa malattia può essere affrontato in modo differente a seconda delle risorse familiari disponibili e i compiti di sviluppo della generazione successiva. La malattia di ALZHEIMER è una forma di demenza che coinvolge un deterioramento cognitivo , può colpire la memoria , il riconoscimento di persone , il capacità di ragionamento , il linguaggio e di orientarsi nello spazio. Ha una durata circa di una decina di anni durante i quali si assiste ad una progressione dei sintomi. Ciò porta a non poter più vivere una vita autonoma. I primi sintomi che si possono verificare già attorno ai 60 anni sono la perdita di memoria a bre- ve termine mentre quella a lungo termine sembra rimanere più chiara. Nella seconda fase c’è una confusione più generale , perdita di memoria modesta ed iniziano a manifestarsi anche disturbi del linguaggio e coordinamento motorio. C’è inoltre un cambiamento della personalità le quali diventano più scontrose e assenti , qui inizia la richiesta di cura da parte dei familiari. C’è anche un cambiamento sostanziale della personalità persone pacate diventano aggressive . Nello stadio finale c’è la sempre più grave perdita di memoria che impedisce loro di prendersi cura di loro stessi e dei bisogni primari. 2. La famiglia di fronte alla malattia di Alzheimer Spesso quando all’interno di un nucleo familiare si verifica la malattia di Alzheimer ogni individuo reagisce diversamente , alcuni rispondo negando o delegando alle strutture. Se ci sono delle problema regresse tra i soggetti c’è la tendenza ad acuire le problematiche o creare delle frattu- re. , in quanto questa malattia non coinvolge soltanto la persona che ne soffre ma coinvolge tutta la famiglia ed è anche un impegno sostanziosa per via della lunghezza e il progressivo peggiora- specifiche personali , generazionali e professionali per la realizzazione di progetti di crescita , creando un processo di responsabilizzazione , di tutti. Capitolo 11. LA FORMAZIONE DEI GENITORI. Affinchè la famiglia possa essere competente nell’ambito dell’educazione dei giovani è neces- sario un sostegno da parte della società verso i genitori in modo tale che essi riescano a far emergere le competenze già presenti nel nucleo famigliare , è un processo di trasformazione in cui gli adulti non sono pù fruitori passivi dei servizi ma co-autori delle rispose ai propri bisogni. GEnitori non si nasce ma si diventa con il tempo e l’esperienza ma spesso i gen vengono lasciati soli invece avrebbe bisogno di un sostengo , un accompagnamento durante l’esperienza genito- riale. L’obbiettivo è il miglioramento delle competenze educative e della loro capacità relazionale (dei genitori) . Non è vedere i limiti di una famiglia ma scoprirne il potenziale , sviluppando L’EM- POWERMENT , creando una forza interna alla famiglia tale da dare loro la possibilità di autode- terminazione. A volte i genitori si aspettano di avere delle indicazioni concrete su come agire piuttosto che ri- flettere sul proprio modo di essere genitori. 1. Transizioni familiari e opportunità educative Durante tutto il ciclo della vita familiare possono esserci situazioni di sofferenza e crisi , causate da transizioni da una fase all’altra del ciclo della vita. Possono essere crisi evolutive o di svi- luppo causate da eventi naturali causate da eventi cruciali delle varie fasi della vita , sono crisi facilemente prevedibili in quanto naturali( come può essere l’adolescenza) , mentre ci sono crisi accidentali le quali sono determinate da eventi imprevisti che modificano . I genitori durante il proprio percorso genitoriale si trovano di fronte ad alcune sfide che se affron- tate positivamente incrementano il processo di crescita, mettendo la coppia davanti a scelte e decisioni , ridefinendo il loro progetto, ed è proprio in questi momenti che c’è bisogno di confron- to con altri , di sostegno nel gestire queste nuove transizioni. Il sostengo all’educazione dei figli è necessario ma va trovato soprattutto all’interno del nucleo familiare utilizzando le forze già presenti in ogni singolo individuo per affrontare la difficoltà e la crisi. 2. La formazione dei genitori La formazione dei genitori si configura come uno strumento per rafforzare e sostenere le compe- tenze educative della famiglia, un sostegno può essere dato dalle iniziative di formazione per genitori purché si evitino spontaneismo educativo e professionalizzazione del ruolo genito- riale SPONTANEISMO EDUCATIVO , secondo cui i genitori solo per il fatto di averli messi al mondo sono in grado di educarli , è un dato naturale quindi non richiede alcun apprendimento . PROFESSIONALIZZAZIONE DEL RUOLO GENITORIALE cioè essere genitori responsabili è impa- rare in modo preciso tecniche che abilitino ad essere un buon genitore come se fosse un apro- fessione. Il metodo più diffuso tra le modalità di formazione dei genitori c’è il training o parent training centrato sulla modifica di comportamenti o sull’acquisizione di abilità cognitive che comunque ha dei limiti cioè che da una soluzione “tecnica” dei problemi come l’unica praticabile. Sono state individuate da due pedagogisti belga 4 forme di riduzionismo 1. Formalizzazione dell’educazione cioè dei percorsi che sono rigidamente strutturati quasi dei corsi di addestramento , che però non risponde ai bisogni specifici dei genitori. 2. L’isolamento dell’educazione è un corso un pò standardizzato , il corso è centrato sulla re- lazione genitore-figlio e non su tutto il sistema familiare. 3. Riduzione della genitorialità a competenza tecnica è ridurre le competenze genitoriali ad una insieme di tecniche o ad una solvato. 4. Dipendenza dagli esperti la formazione potrebbe innescare una forma di dipendenza dagli esperti , delegando quasi agli esperti il problema senza acquisire loro le competenze per po- terlo fare, cosa però non possibile. Creando così un ruolo passivo nella ricerca di soluzioni. L’obbiettivo di un esperienza di formazione è di migliorare le capacità di un genitori di trovare del- le risposte a questioni e problemi. 3. Il sostengo educativo alla famiglia La formazione dei genitori si propone di agire sulle risorse della coppia parentale per accre- scerne le capacità educative, con l’ob di rafforzare e sostenere l’autonomia e le competenze della famiglia . Il sostengo alla famiglia va diversificato in modo tale da andare incontro ai bisogni spe- cifici dei genitori. Le iniziative di formazione hanno l’ob di : - rendere i genitori capaci di gestire in modo autonomo le difficoltà - aumentare la consapevolezza della responsabilità educativa - favorire uno stile educativo che risponda ai bisogni di tutti i componenti della famiglia . - appoggiare le capacità e l’autonomia dei genitori diminuendo la dipendenza da personale spe- cifico. - favorire il dialogo interfamiliare aiuta al sostegno reciproco. Spesso la formazione dei genitori viene fatta in gruppi e seguendo alcune linee guida del prof Pati distinguiamo i gruppi d’informazione , gruppi di discussione e gruppi di formazione. Un gruppo formativo potrebbe avere tutte le caratteristiche ma sono modalità differenti. Nella formazione durante alcune fasi del ciclo della vita c’è più bisogno di informazioni ma tal- volta questo non è sufficiente quindi c’è bisogno di confronto con altri genitori che stanno affron- tando o hanno già affrontato la medesima situazione e c’è inoltre bisogno anche di formazione per richiedere proprio come fare per affrontare determinate cose, come comportarsi. 3.1. Educazione degli adulti e formazione die genitori. é possibile indicare dei criteri di massima che possano guidare l’intervento di formazione - Apprendimento come ricerca attiva coinvolgimento attivo in un processo di ricerca e di co- struzione del sapere in cui il genitore è sia destinatario che costruttore . - Apprendimento centrato sui bisogno dei genitori la formazione è mossa da bisogni concreti che emergono dalla vita quotidiana , i genitori vengono motivati ad investire energie e risorse dei processi di formazione - il ruolo dell’esperienza i genitori partecipano all’attività formativa con un’importante espe- rienza pregressa , la quale è una risorsa fondamentale per l’apprendimento degli adulti. L’a- nalisi di tale permette di riconoscere quanto accaduto e ridefinirò. - Il formatore come facilitatore dell’apprendimento il vero protagonista è il genitore , il com- pito dell’operatore è quello di facilitare il processo perchè il cambiamento avvenga e di rendere disponibili le risorse necessarie per l’apprendimento . - Motivazione all’apprendimento gli adulti devono trovare la motivazione all’apprendimento al loro interno , gli adulti tendono ad imparare solo ciò che gli serve siepare . Benché alcuni ri- spondono anche a motivazioni esterne le motivazioni principali nascono dall’interno. - Promuovere l’autonomia perchè un processo di formazione sia efficace bisogno centrare l’at- tenzione sull’autonomia dei genitori , riconoscendo le loro capacità e il loro potenziale svilup- pando l’empowerment , contrariamente centrare le attenzioni sull’operatore creerà dipendenza con la figura del formatore. 4. Imparare dalla propria esperienza. La narrazione è il nostro modo di organizzare , interpretare e dare significato all’esperienze. Raccontare le proprie esperienze attiva nel genitore un processo riflessivo prezioso che sostiene il cambiamento connesso alla formazione . LA narrazione è uno degli strumenti fondamentali per la promozione dei processi d’apprendimen- to . DOMANDE GIOVANI COPPIE Le coppie di oggi tendono sempre di più a creare legami in cui il rapporto ha poca prospettiva per il futuro. Il passaggio all’età adulta era delimitato da dei riti di “passaggio” quali anche il fidan- zamento il quale però ha perso il significato che aveva anni fa , il fidanzamento ora è un lasso di tempo molto più esteso e con una valenza di impegno nettamente inferiore. Ora prevale di più la cultura dello stare insieme , senza sbilanciarsi con decisioni definitive , quali appunto il matri- monio. Prima al fidanzamento erano connessi una serie di cambiamenti fini al matrimonio , ora con le convivenze prematrimoniali è quasi diventato un evento di poco conto , tante coppie con la convivenza perdono interesse nel matrimonio e nella famiglia i quali diventano impegni difficili da sostenere in quanto definitivi. / per tutta la vita. Le coppie che intraprendo il cammino matrimoniale sono in netto calo , sono più i matrimoni che vengono celebrati con rito civile rispetto al rito religioso , altro dato importante è la posticipazione delle prime nozze ad età più matura , la media dell’età degli sposi è in aumento negli ultimi 15 anni anche se di poco FRAGILITà NELLA VITA DI COPPIA Separazioni e divorzi sono in costante aumento , negli ultimi 20 anni è raddoppiato come nume- ro . Le cause alla base di questo aumento sono i rapporti di coppia sempre più fragili e l’inca- pacità di affrontare in modo costruttivo difficoltà e conflitti. Per molte coppie è più facile di fronte alle difficoltà relazionali certificare la fine del rapporto e si da per scontato che la soluzione unica sia la rottura del legame. Quando a sciogliersi sono coppie con figli , al già doloroso e complesso percorso di separazione si aggiunge la nuova ridefinizione e la problematica legata alla gestione , educazione e affidamen- to degli stessi. Per i figli che si trovano ad affrontare la separazione dei genitori si creano una se- rie di interrogativi e incertezze alla quali i genitori sono chiamati a rispondere FAMIGLIA LUOGO DI RELAZIONI GENERATIVE pendenza. Durante l’adolescenza hanno bisogno di sentirsi riconosciute le proprie competenze , di trovare sostegno emotivo e affettivo . é un percorso difficoltoso in quanto i giovani sono alla ricerca della propria autentica identità e con il costante desiderio di essere accettati . STILI EDUCATIVI GENITORIALI Sono state identificate alcune categorie che hanno permesso di delineare 3 diversi modelli rela- zionali Famiglia con strutturazione RIGIDA in cui - lo stile educativo è prevalentemente autoritario - con rapporti interpersonali conflittuali , - il tono domestico è molto formale , - ruoli rigidamente definiti - posizione dei soggetti all’interno della famiglia è spesso competitiva - difficoltà a modificare il modo di porsi - non sono in grado di accogliere il cambiamento PARCELLIZZATA - modalità di comunicazione occasionale o aprogettuale - non hanno un disegno preciso - il tono domestico è caotico - lo stile educativo è permissivo - rapporti interpersonali contrassegnati dall’indifferenza - Le relazioni sono contrassegnate da individualismo - la rete delle relazioni famigliari non crea legami stabili e affidabili DUTTILE - c’è una comunicazione aperta al dialogo e orientata ai valori - punti di riferimento chiari ma non imposti in maniera rigida - stile educativo democratico - i rapporti interpersonali sono relazioni autentiche - tono domestico conviviale - famiglia in trasformazione in grado di affrontare eventi imprevisti Questi modelli relazionali sono delle classificazioni generale le quali non tengono conto di quanto poi le cose siano molto più articolate. Sulla base di questa classificazione è poi possibile provare ad illustrare lo stile educativo Gli stili educativi sono stati descritti prendendo in esempio due dimensioni del comportamento genitoriale le aspettative ( la misura in cui il genitore si aspetta comportamenti maturi e respon- sabili dal figlio ) l’accettazione e il sostegno ( cioè l’atteggiamento e comportamento di sup- porto da parte dei genitori nei confronti dei figli ) COn l’intersecarsi di questi due aspetti sono stati delineati 4stili educativi - Autoritario in cui c’è alta aspettativa da perte dei genitori nei confronti dei figli e bassa accet- tazione. In cui i genitori premiano conformismo e obbedienza , sono poco disponibili alla discussione , i figli accettano in maniera incondizionata le loro richieste e gli spazi di autonomia dei figli sono limitati . - Indulgente alti livelli di sostegno e bassi di aspettative Buon livello di accettazione nei confronti dei figli , poche richieste e danno molta libertà ai figli , considerando il controllo come un ostacolo alla libertà e la disciplina come un elemento che può influire negativamente sul sano sviluppo , genitori a richiesta. - Autorevole con entrambe le dimensioni alte Calorosi ma severi , aspettative coerenti con i bisogni e le capacità dei figli , positività nei ri- guardi dell’autonomia. Si stabiliscono regole chiare ma flessibili , che possono essere modifi- cate e discusse con la maturazione del figlio. I figli vengono consultati quando è necessario prendere delle decisioni che coinvolgono tutta la famiglia - Indifferente con entrambe le dimensioni basse Scarso interesse per le attività dei figli e dedicano il minor tempo possibile alla loro cura , san- no poco delle attività dei figli , raramente parlano con loro . Sono più centrati su loro stessi e organizzano la vita familiare tenendo conto primariamente dei loro bisogni e interessi L’EDUCAZIONE SESSUALE DI NORBERTO GALLI Agli inizi degli anni sessanta il problema dell’educazione sessuale era piuttosto trascurato in italia , Norberto Galli è uno dei primi a cimentarsi con esso. All'epoca, parlare in maniera espli- cita dell'educazione sessuale in famiglia era già di per sé una novità. Galli si muove nella prospettiva che l’educazione sessuale sia affine all’educazione della perso- na . Secondo Galli l’educazione comprende due aspetti correlati : l’informazione sessuale e l’edu- cazione sessuale. Al giorno d’oggi grazie alla diffusione di internet e alla portabilità di tutti , anche in tenera età si è già in possesso di informazioni riguardanti la sessualità, ma c’è il rischio di farsi un idea di- storta riguardo alla sessualità . Non è semplicemente capire dal punto di vista del corpo umano come funziona ma è un qualco- sa di molto più complesso , articolato , delicato e prezioso. Nel trasmettere le informazioni non si è mai del tutto neutri , c’è sempre un influenza del come e del contesto che ne modificano la comprensione , per questo che all’interno delle scuole è an- cora difficile fare una seria educazione alla sessualità in quanto ci sono troppe visioni diverse e diventa difficile trovare una sintesi di esse. C’è una dimensione psicologica e valoriale ed è diffici- le riuscire a fare un intervento che trasmetta le giuste cose. L’educazione sessuale è in stresso rapporto con l’armonico sviluppo della personali individua- le, è un elemento costitutivo della persona e connesso con il suo sviluppo. Galli sviluppa l’idea che l’educazione sessuale vada impostata all’interno dell’educazione genera- le del soggetto , è un percorso da va fatto in maniera graduale e rispettando la maturità del sog- getto per tutta la durata del ciclo della vita . Gli interventi spot che vengono fatti all’interno della scuola non tengono conto del singolo soggetto , del suo sviluppo della sua sensibilità , delle sue relazioni , della sua storia ecc. Infanzia Il luogo primario dove dovrebbe avvenire la formazione sessuale è la famiglia , un contesto privi- legiato in cui apprendere. Quando un bambino viene inserito in un contesto educato è già stato a contatto con un azione educativa attraverso i genitori e dall’orso influsso . é importante per una adeguata e positiva informazione sessuale che all’interno della famiglia ci sia da perte dei genitori apertura al dialogo e soprattutto nella madre che ha un ruolo fondamentale nell’educazione . - Devono essere disponibili ad ascoltare i bisogni dei figli e a rispondere alle loro difficoltà e ai loro dubbi, cercando di cogliere i loro stati d9animo e suscitando un clima sereno e di reciproca fidu- cia per sviluppare un dialogo educativo efficace. Le domande principali riguardanti la sessualità nell’infanzia riguardano la differenza di sesso e la nascita. Fanciullezza in questo periodo incrementano le curiosità ed è fondamentale aver già instaurato un clima nell’età precedete . é compito dei genitori promuovere un discorso più ampio e appro- fondito ; si affronta il tema della procreazione e sul ruolo paterno nella generativi . adolescenza SI affronta il cambiamento introdotto dalla pubertà , c’è un cambiamento fisico che è accompagnato anche da una trasformazione affettiva legata al tema dell’amore . Inoltre i geni- tori hanno il compito di aiutare i figli a fare scelte responsabili Il dialogo tra genitori e figli ha una forte valore educativo anche quando Ë improntato sol- tanto a trasmettere informazioni. ( rivedere stesura) DONO E PERDONO NELLE RALEZIONI EDUCATIVE FAMILIARI. Nelle relazioni familiari assume un ruolo per eccellenza il dono come elemento che mantiene e costruisce i legami . Il dono lega , chi riceve e chi dona, si è al contempo creditori e debitori . Nelle relazioni positive ci si sente in dovere di dare agli altri ma è gratitudine e non coercizione . Nella vita familiare è fin troppo facile trovare occasioni in cui c’è il rischio di ferire l’altro, dalle interpretazioni errate , alle parole mal dette , a scelte non condivise , una relazione educativa tra genitori e figli che non comprende il perdono rischia di entrare in un vortice emotivo negativo in cui poi è più difficile risanare le ferite, creando per i figli un ambiente in cui non c’è un adeguato modo di crescita e si rischia di sviluppare una paura nel confronti dell’errore e del conflitto. ACCOMPAGNARE ALL’ADOZIONE La COSTITUZIONE ITALIANA Art. 30. E' dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli. Art. 31. La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Pro- tegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo. 
 Art. 30. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti. Il diritto di ogni bambino è quello di vivere in un ambiente familiare accogliente, dove riceve protezione e assistenza e dove può sviluppare al meglio le sue potenzialità. Dove può crescere e giungere al perfezionamento di vita personale. Ogni fanciullo il quale è temporaneamente o definitivamente privato del suo ambiente familiare o che non può essere lasciato in quell’ambiente , ha diritto a una protezione e ad aiuti speciali dallo Stato. CAPITOLO 1 : ADOZIONE E PEDAGOGIA DELLA FAMIGLIA 1. ORIENTAMENTI LEGISLATIVI E ASPETTI SOCIOCULTURALI SULL’ADOZIONE 3. Situazione dei minori in stato di adattabilità c’è un aumento di casi con una storia pregressa complessa e non sempre tutte le coppie sentono di avere la capacità di accogliere certi vissu- ti , inoltre ci sono anche minori special needs ( disturbi del comportamento o gravi espe- rienze traumatiche ) , disabilità mentale o fisica , età superiore ai 7 anni quindi è differente ri- spetto all’adottare un bambino piccolo , altra componente che può definire “bisogni speciali “ è la presenza di fratelli quindi non adotti uno solo ma due o più fratelli , anche qui la questione cambia rispetto adottare un solo bambino ; bisogni speciali ( neurologici , patologie insanabili ) o bisogni particolari ( recupero nel corso del tempo ) . Tutte queste complessità portano le coppie a riflettere molto sul cammino da intraprendere , non tutti pensando di ave- re le competenze e le capacità per stare in queste complessità . STUDI INTERDISCIPLINARI SULL’ADOZIONE I primi studi sono riconducibili alla fine del xix secolo con la diffusione del fenomeno dei minori senza famiglia in alcune aree Europee e in Nord America. CI sono studi in ogni ambito , in ogni area disciplinare riguardanti l’adozione , si possono mag- giormente raggruppare nell’ambito pscicologico , psicopatologico e social work e welfare , quindi nell’ambito più sociale . E’ stato fatto uno studio comparativo all’interno di questi studi sull’adozione ed è emerso che a lungo ci si soffermava sulle criticità , sui problemi ed è come se gli studi sull’adozione si limi- tassero a quello ( ad esser fatti soltanto quando emergevano delle problematiche ) , mentre gli studi possono anche andare a riflettere su come favorire l’integrazione e l’inclusione dei bambi- ni nei vari contesti di vita , sia in famiglia ma anche a scuola o ai servizi educativi . Social work and child welfare vengono presi in esame i dati del fenomeno a seconda dei singoli Paesi e la legislazione diffusa . Sono stati fatti studi sulla tutela più idonea a garantire il diritto del minore ; Tra le tematiche af- frontate ci sono le misure di protezione tra affido e adozione , come l’adozione mite e l’adozione aperta o l’affido sine die. In questi studi va sempre tenuto conto del contesto storico culturale di riferimento in quanto la legislazione e le pratiche cambiano a secondo del Paese. Perspective of developmental psychology and psychopathology il secondo filone di studi è invece più incentrato sui temi della salute mentale , dei modelli di sviluppo e dell’impatto delle esperienze sfavorevoli. Da questi studi sono emersi alcuni filoni su cui riflettere : - Il focus è stato fatto sulla possibilità per i minori di essere maggiormente vulnerabili a pro- blematiche di tipo psicologico rispetto a coetanei non adottati. é gli studi hanno mostrato un’alto accesso dei minori adottati a servici psicologici e sociosanitari. (internazionale maggio- re rispetto al nazionale ) - Si è approfondito il tema riguardante gli effetti dell’esposizione prenatale a fattori di rischio , sostanze stupefacenti e alcool assunti dalla madre in gravidanza , c’è ovviamente uno stato di deprivazione dovuto alle carenti cure durante le prime fasi dell’infanzia che si ripercuotono poi in ambito socio affettivo e emozionale , sono stati fatti anche studi comparativi sui minori adot- tati e quelli rimasti negli istituti , si osserva un ampio progresso nei bambini adotta. - Vengono infine presi in esame i fattori neurobiologici , relazionale di sviluppo implicati con l’esperienza dell’adozione ; vengono fatti studi sui genitori adottivi che sviluppano maggiore empatia e capaci di aprirsi al dialogo con i figli. STUDI Più RECENTI Studi più recente invece si sono concentrati sulle differenze tre le adozione all’interno di famiglie eterosessuali e omogenitoriali , permessa solo in alcuni paesi ma sempre più in crescita. Open adoptions , ci sono studi anche sull’impatto che appunto un adozione aperta può avere sul minore , come la comunicazione e gli scambi con i genitori di nascita possono influenzare. Inoltre sono stati presi in esame anche le interazioni nella triade genitori adottivi , minore e genito- ri di nascita e sul quadrilatero che comprende anche l’accostamento della figura degli operatori. Ultimamente sono state prese in esame anche le questioni inerenti alle micro aggressioni , tra cui la microfictions , che comprende le situazioni in cui la storia della persona adottata viene alterata , di proposito o accidentalmente , con la conseguenze rispetto alla veridicità di quanto è trasmesso all’adottato. E’ stato preso in esame anche il tema del fallimento adottivo, tema molto ampio ma che a mon- te è distinto in fallimento nel periodo preadottivo o fallimento dopo il perfezionamento dell’ado- zione , resta comunque circoscritto nelle mura domestiche e le cause dei vari fallimenti adottivi possono essere innumerevoli. CONTRIBUTO DELLA PEDAGOGIA ITALIANA AGLI STUDI SULL’ADOZIONE Le tematiche adottive in ambito pedagogico hanno poco spazio nonostante l’importanza educata che essa può avere . a) Questioni epistemologiche nel processo adottivo la famiglia ha bisogno di percorsi di ac- compagnamento per far fronte ai cambiamenti che l’adozione implica e la costruzione anche di una comune storia familiare. b) Le questioni di carattere pedagogico : a livello legislativo , è necessario l’accertamento dell’i- doneità della coppia adottante , ciò significa indagare il piano emotivo ed affettivo degli stessi e la loro capacità educativa ; La valutazione delle relazioni educative è necessario per il be- nessere della famiglia adottiva , implica quindi indagare sia sulle relazioni interfamiliari , in particolare i genitori e i figli adottivi e le interazioni con la famigli allargata ma anche le relazio- ni con la comunità locale , nello specifico con la scuola o il sistema educativo di riferimento. 1. la genitorialità adottiva è in continua formazione e richiede la continua crescita dei partner e la creazione di uno spazio interno per accogliere il figlio. Nel processo di adozione la coppia è chiamata a intraprendere un percorso decisionale condiviso , assumendo nuovi ruoli e nuovi compiti con l’assunzione reciproca di responsabilità . Già dal periodo dell’attesa i geni- tori devono ripensare al proprio progetto di vita alla luce dei valori precedentemente assunti. E’ indispensabili comprendere il vissuto del figlio per comprendere i nessi tra le situazioni cri- tiche e la storia personale , e adattare il proprio stile educativo e comunicativo. 2. la filiazione adottiva ogni creatura ha bisogno di essere voluta e amata ,Si comprende l’im- portanza che i minori incontrino nel loro cammino persone capaci di amore assoluto, deve essere un amore rivolto all’altro per come è , disinteressato poiché senza un proprio torna- conto. Tale amore è un elemento fondamentale nello sviluppo di ogni persona . Fondamen- tali in questo passaggio sono le figure di cura del minore nel periodo tra la separazione dalla famiglia biologia e l’inserimento nella famiglia adottiva. 3. la famiglia adottiva il ciclo di vita della famiglia adottiva è segnato da diverse fasi : la scelta , l’attesa , la formazione di coppia , la preparazione del minore , l’incontro , l’avvio i convivenza , l’inserimento scolastico , l’elaborazione della differenza , il tema delle origini , i compiti educativi e di sviluppo proprio delle età attraversate. I genitori adottivi si assumono la responsabilità di garantire stabilità e continuità al nucleo domestico; orientare nel tempo e nello spazio il divenire familiare; incoraggiare conseguimento di traguardi di crescita. 4. la famiglia allargata La scelta di adottare spetta alla coppia ma si da spazio anche alle figure familiari più estese come possono essere nonni , anch’essi costruiscono un punto di riferi- mento nell’accudimento del minore , è opportuno pensare a occasioni formative che favori- scano una corretta comprensione dell’adozione, con linguaggi e strumenti consoni all’età dei soggetti coinvolti. 5. il contesto sociale l’adozione non è un accordo stipulato tra privati ma è un “questione “ che coinvolge la comunità d’accoglienza, che se dovutamente preparata e coinvolta può contribuire alla buona riuscita dell’adozione . Si crea una rete attorno alla famiglia adottante la quale è il centro e si coinvolgono le singole istituzioni. c) l’adozione interroga la pedagogia L’attenzione è incentrata sul periodo del post adozione e sugli interventi da mettere in campo nei confronti del minore adottato. Altresì, alcuni contributi si soffermano sulla formazione per gli aspi- ranti genitori adottivi e sull’ascolto del vissuto delle persone adottate. In ottica educativa, un ele- mento essenziale è la qualità dei legami che si instaurano tra i membri della famiglia adottiva e nei contesti di vita. All’interno di questo orizzonte, si colloca l’importante ruolo svolto dalla scuola nell’inserimento dei minori adottati e nella comprensione dei loro bisogni. Spetta all’adulto affinare la comprensione empatica e la capacità di ascolto, in vista della defi- nizione di una positiva relazione educativa. Un’attenzione speciale è posta anche alla fase dell’adolescenza e dell’età adulta. Altri contributi sull’adozione concernono l’ambito della storia dell’educazione e della letteratura per l’infanzia. Oggetto di studio è il fenomeno dei minori abbandonati o orfani di genitori, in quan- to i primi istituti educativi nascono con finalità di assistenza e istruzione DOMANDA : IL VALORE DELLA NARRAZIONE CAPITOLO 2 : IL VALORE PEDAGOGICO DELLA PAROLA NELL’ESPERIENZA DI COPPIA ADOTTIVA 1) La narrazione come strumento di riflessività e formazione A. NARRAZIONI E VITA UMANA ll linguaggio resta la realtà primaria che differenzia l’uomo da ogni altra creatura, favoriscono l’entrare in relazione con il contesto sociale e l’espressione di se nel mondo. Quando proviamo a dare nome all'esperienza, stiamo facendo e stiamo av- viando un processo, un po di ricomposizione della propria storia, della propria esperienza e nel ricomporre il vissuto, è come se mettessimo insieme i pezzi e facessimo ordine , e questo spesso ci aiuta a capire meglio la nostra realtà nel nostro vissuto. Quindi c'è una profonda valenza educativa della narrazione. Nell’esperienza adottiva la narrazione è fondamentale , il racconto aiuta il bambino a rimettere insieme i pezzi a creare una sua costruzione della sua storia , rimettendo insieme pezzi confusi e magari inediti. La narrazione diviene un metodo privilegiato per lo studio delle relazioni interumane. Il ricordo risveglia parti nascoste di e porta stupore, piacere, soddisfazione, ma anche angoscia, paura, dolore e smarrimento. È importante assicurare rispetto, comprensione empatica e ascolto non giudicante. È ne- ITER ADOZIONE NAZIONALE E INTERNAZIONALE Possono adottare coppie che sono sposate da almeno 3 anni , in alcuni Paesi stanno aumentan- do anche le adozioni da parte di single o coppie omosessuali . Le differenze di età tra i genitori adottati e il minore devono essere minimo 18 anni e massimo 40 anni. Ci sono una serie di passaggi burocratici parecchio lunghi che accompagnano i genitori che si avvicinano al percorso adottivo . - Il tribunale dei minori , invia la documentazione ai servizi territoriali , qui un equipe dovrà fare (entro 15 gg dalla ricezione della disponibilità all’adozione) delle indagini sui coniugi volte ad accertare la capacità educativa , la situazione personale ed economica , la salute , l’am- biente familiare e le motivazioni alla base della domanda di adozione. - La valutazione psico-sociale viene fatta dai servizi socio assistenziali ( cioè degli enti predispo- sti) queste indagini devono essere fatte e concluse entro 120 giorni (prorogabili per una volta ) , la relazione fatta in seguito all’indagine viene inviata al Tribunale dei Minori , a questo punto un giudice decreta l’idoneità o meno della coppia. ADOZIONI NAZIONALI - Nelle adozioni nazionali inizia il periodo d’attesa in cui i genitori aspettano di essere abbinati ad un minore , è un tempo lungo ed incerto . I documenti sono validi 3 anni quindi il tempo di attesa può essere anche questo. - In seguito all’abbinamento (nelle adozioni nazionali ) è rilasciato il collocamento provvisorio del minore presso la famiglia , questo periodo si chiama affidamento preadottivo , questo periodo è oggetto di controlli da parte del tribunale , e dei servizi sociali locali . Al termine di tale periodo è disposta o meno l’adozione permanente . *Che cosa succede invece a quei candidati che non vengono reputati idonei? Una coppia che non può avere figli e vive il fallimento di una possibilità generativa, in aggiunta non viene re- putata idonea per l’adozione: questo tipo di coppia non può essere lasciata da sola, ha il diritto di poter essere accompagnata a rielaborare questa ulteriore ferita. Oggi, in Italia non sono previsti degli aiuti per le coppie ritenute non idonee. ADOZIONI INTERNAZIONALI fa riferimento alla legge del 31 maggio 1998 - Bisogna predisporre dei percorsi formativi sull’adozione - entro 60 giorni il tribunale convoca i coniugi per un colloquio con il giudice e qui viene accerta- ta l’idoneità all’adozione internazionale . - Dopo l’idoneità la coppia ha 1 anno per dare incarico ad un ente per le adozioni internazionali Cosa fa l’ente : - L’ente è chiamato a mediare tra autorità estere e nazionali e tra i genitori e le autorità - controllare che i requisiti previsti per l’adozione sussistano nel tempo - offrire assistenza ai genitori durante il temp di permanenza all’estero e nel trasferimento in italia - certificare la “data di inserimento del minore “ presso la famiglia dichiarandolo così cittadino italiano. Spetta alla CAI (Commissione per le adozioni internazionali), ricevuti gli atti e la documentazione, valutare il processo e dichiarare se l’adozione risponde al superiore interesse del minore. VALORE DELLA NARRAZIONE Il contesto in cui la persona impara l’ascolto e la narrazione è la famiglia ll linguaggio resta la realtà primaria che differenzia l’uomo da ogni altra creatura, favoriscono l’entrare in relazione con il contesto sociale e l’espressione di se nel mondo. La valenza educativa della narrazione all’interno di un percorso adottivo è fondamentale , il racconto aiuta il bambino a rimettere insieme i pezzi a creare una sua costruzione della sua sto- ria , riordinando parti confuse e pezzi mancanti. Il vuoto sulle origini si rivela un’esperienza di criticità e rischio per chi ne è coinvolto ,è ul limite al racconto della propria storia , è lasciare degli interrogativi in sospeso. I genitori adottivi sono chiamati ad affinare la comprensione empatica e l’ascolto, disponibili, «at- traverso le tracce lasciate, a rinarrare ogni volta una storia possibile, senza temere ciò che non è noto, ciò che non è scritto o narrato». Nella narrazione c’è un duplice livello , l’io narrante che prende consapevolezza del sé e del mondo e quello dell’ascoltatore che da avviso ad un processo di co-costruzione di senso. CATEGORIE DI TEMPORALITà la storia di vita familiare si dipana nell’incidere del tempo , scaglionato da esordi , punti di svolta ed epiloghi . Lo scorrere dei giorni si accompagna a eventi lieti e dolorosi . Il tempo è intriso di emotività e memoria. Il tempo per quanto riguarda l’adozione aiuta i soggetti nella loro crescita , alla rielaborazione del dolore , alla preparazione alla formazione , il minore porta con se una sua storia pregresso , vi è quindi un tempo prima che i genitori non condividono con il figlio, ricordi che sono solo del minore e che i genitori non possono condividere nella loro pienezza. CATEGORIE DI SPAZIALITà Con la corporeità , l’essere umano vive il mondo che lo circonda . L’ambiente contribuisce alla crescita della persona e lei stessa porta il suo contributo al mondo . Nell’adozione oltre allo spa- zio fisico all’interno di una famiglia si crea uno spazio simboli ricco di significato. I genitori sono chiamata a creare una spazio dentro di se durante l’attesa e anche i membri della famiglia allar- gata sono interrogati a compiere lo stesso nell’accogliere il nuovo arrivato , creando un legame affettivo e reazionale che va al di là del legame di sangue. Il contesto sociale è coinvolto nel pro- cesso di integrazione del minore adottato e della sua famiglia , cercando di promuovere percorsi di inclusione nel luoghi di vita frequentati. ACCOMPAGNAMENTO PED. PER CHI INCORRE IN PROBLEMI DI INFERTILITà Il pensiero di intraprendere un percorso adottivo è un pensiero che si forma e prende vita durante tutto cammino incerto che fanno le coppie alla ricerca di un figlio biologico. Le coppie che fanno ricorso alla PMA riflettono sul senso del percorso che stanno percorrendo nel mentre del cammino , quando esperienze negative danno forma alla realtà dei fatti. Chi si trova in quel per- corso ha come unico pensiero la gravidanza e le prassi sanitarie. Per le coppie che si trovano a vivere la sofferenza legata all’assenza del figlio si ritrova l’importan- za del ruolo del consultorio familiare. Il ruolo dell’accompagnemento pedagogico è quello di creare un contesto in cui la coppia possa rielaborare le vicende sfavorevoli , superando una perdita di senso ed imparare a sosta- re nella sofferenza e attraversarla. Nella coppia va incoraggiato un lento e graduale processo di riconoscimento, accettazione e superamento del limite. CI sono delle fasi che la coppia attraversa e il bisogno di accompagnamento al tempo della scel- ta adottiva. 1) fase iniziale i bisogni della coppia , il pensiero di intraprendere un percorso adottivo si inne- sca a partire da un evento traumatico , che scombussola i progetti comuni e impone una ri- flessione sulla propria identità . Inizialmente la coppia è ancora concentrata sul dolore e sulla ricerca di un figlio . 2) fase intermedia i bisogni del minore in questa fase la coppia è invitata a riflettere sulle moti- vazione che la spingono verso l’adozione deve esserci il passaggio da un ‘appagamento di un desiderio personale al diritto di un bambino alla famigli (Il diritto di ogni bambino è quello di vivere in un ambiente familiare accogliente, dove rice- ve protezione e assistenza e dove può sviluppare al meglio le sue potenzialità. Dove può crescere e giungere al perfezionamento di vita personale.) 3) fase sociale qui c’è il passaggio dalla decisione coniugale di adozione come coronamento di un proprio progetto al significo sociale dell’adozione. IL RUOLO DELLA SOCIETà La famiglia adottiva è inserita in un contesto sociale che adeguatamente coinvolto e preparato può contribuire alla buona riuscita del progetto adottivo . Si crea una rete attorno alla famiglia la quale è lo snodo vitale attorno alla quale si diramano le singole istituzioni . E’ necessaria un’apertura verso la comunità locale , come la scuola i servizi educativi e territo- riali , con ciò si creai un costante interazione tra membri della famiglia e mondo circostante , le quali creano reciprocità , uno scambio proficuo tra io e il tu. L’ELABORAZIONE DELLA SOFFERENZA Le coppie che decidono di intraprendere un percorso di adozione per la maggior parte hanno vissuto il tema della mancanza , si sento esclusi da un processo che è proprio della natura umana cioè la procreazione . Le persone scappano da ciò che fa soffrire , desiderano un lieto fine . Attraversare la sofferenza significa accettare le implicazioni di questa mancanza . Le coppie che sperimentano l’infertilità sono spesso accumunate da alcuni eventi che com- portano sofferenza: l’assenza del figlio; il fallimento delle tecniche di PMA; la perdita di un figlio in gravidanza. 1. l’assenza di un figlio le coppie faticano a pensare che il loro sogno di diventare genitori possa non avverarsi , la conferma di una mancata gestazione porta con sé un insieme di sentimenti quali rabbia , delusione , frustrazione , dolore , ci si sente derubati di un esperienza molto preziosa . Il mancato concepimento e la ricerca delle cause di infertilità portano alla coppia l’elaborazione una sofferenza , entrambi i partner rielaboreranno la propria visione di se e an- che la relazione coniugale viene messa alla prova . Ci sono implicazioni anche sul piano so- ciale , essere circondati da persone che vivono l’attesa di un figlio o hanno già figli porta la coppia a provare disagio per la loro condizione . Il supporto emotivo che la famiglia e gli amici possono dare può essere tale solo se carico di capacità empatia o di vissuto simile . 2. la sofferenza derivata dal fallimento delle tecniche di PMA ( procreazione medicalmente assi- stita) , si ricorre a trattamenti di procreazione assistita in caso di difficoltà nella procreazione. I trattamenti coinvolgono la sfera emotiva e corporea , ci sono ripercussioni sulla salute di chi si sottopone ai trattamenti ormonali . Cè anche lo stress correlato alla dilazione del tempo e al- l’esito dei trattamenti , è una procedura che richiede molti sacrifici ed energie da parte della coppia . 3. fare i conti con la perdita di un figlio in gravidanza in questo caso c’è un enorme coinvolgi- mento di tipo emotivo verso il figlio a lungo atteso . La sofferenza che questa perdita porta è accompagnato da un senso di smarrimento e fallimento . Tale dolore è indicibile e sconvol- gente . Occorre che la coppia elabori il lutto della perdita e tutto ciò che ne implica prima di essere pronta ad accogliere un eventuale altro figlio. Nel racconto di chi ha vissuto la sofferenza di una mancanza di un figlio vengono raccontate modalità differenti di reazione agli eventi critica che segnano profondamente la coppia . 1. modalità del superamento Inizialmente la coppia non ancora pienamente conscia della con- dizione di sofferenza , ha un primo atteggiamento di negazione. è difficile riconoscere il falli- mento , la negazione è una forma di protezione dalla sofferenza . 2. modalità della falsa partenza è quando la persona si sente ferita nel profondo e prova un alternarsi di emozioni tra rabbia , tristezza, delusione e smarrimento . Si deve imparare a so- 1. relazionale l’accompagnamento ha al suo interno un processo dialogico , ci deve essere fi- ducia interpersonale , ascolto , accoglienza e competenza nell’accompagnatore. 2. operazionale il processo di accomapnamento ha l’obbiettivo di delineare un cammino finaliz- zato a produrre e stimolare un cambiamento. 3. temporale è delineato da fasi temporali molto dilatate durante le quali la coppia riflette , esplora e valuta ma anche da fasi più rapide in cui prendere decisioni , il tempo nell’adozione non è mai lineare ,si fanno passi aventi ma ci sono anche momenti di stallo. 4. situazionale nella relazione di accompagnamento lo scopo non è dare soluzioni. CI sono dei fondamentali nell’accompagnamento - socializzazione - costruzione identitaria - riflessività - problematizzazione della situazione - promozione dell’empowerment - accompagnamento come dispositivo Ci sono diverse forme di accompagnamento alla famiglia in prospettiva pedagogica - la consulenza educativa strumento per accrescere le proprie competenze educative , esal- tando le capacità di autodeterminazione Gruppi - gruppi di auto mutuo aiuto gruppi all’interno dei quali c’è una modalità differente di supporto quali la mutualità e la reciprocità , aiutare l’altro aiuta a rafforzare noi stessi . - gruppi formativi parent training e scuole per genitori intervento strutturato attraverso il quale si vuole aiutare i genitori a svolgere nel migliore dei modi i loro compiti educativi , facendo leva sulle loro potenzialità - gruppi di parola sono gruppi in cui il confronto con l’altro è alla base , ci si confronta sulle proprie esperienze con il supporto di un facilitatore che media le comunicazioni e le interazioni. ACCOMPAGNAMENTO ALLA FUNZIONE GENITORIALE PG 38 Gli obiettivi generale del percorso di apprendimento della funzione genitoriale. PArtendo sempre dal presupposto che “genitori non si nasce ma lo si diventa “ soprattuto nel caso della genitorialità adottiva il percorso di apprendimento è un percorso continuo. Il percorso di costruzione della genitorialità adottiva segue tempi e ritmi differenti tra madre e pa- dre, per i padri si verifica una maggiore immediatezza e linearità nell’assunzione alla funzione pa- terna mentre per le madri ci sono fasi di avvicinamento e di allontanamento , i padri si interrogano maggiormente sulla loro capacità genitoriale . CI sono differenze nel diventare genitori di un neonato in quanto hanno la possibilità di crescere come padre e madre insieme al figlio , mentre per la genitorialità di un bambino più grande biso- gna accostare il compito normativo accanto a quello affettivo . La formazione ha avvio nel predizione si prolunga per tutto il ciclo di vita familiare , è fondamenta- le per delineare un ruolo genitoriale responso. Si dovrebbe progettare interventi mirati per aiu- tare la coppia nell’affrontare in modo efficace i compiti educativi . Nella costruzione della funzione genitoriale è importante anche il social support , il benessere fa- miliare è dato da un costante ascolto e dialogo si all’interno dei membri dei sistema domestico ma anche con il mondo circostante dal quale prendere spunti per un arricchimento . IL CONCETTO DI SOSTEGNO Con il termine sostegno si vuole indicare la funzione di reggere il perso di qualcosa o qualcuno , Sostenere la famiglia significa progettare percorsi individualizzati, che stimolino la ricerca del- le risorse per rispondere alle criticità incontrate. ci sono due teorie alla base del concetto di sostegno - il concetto di holding la presenza di una figura sufficientemente buona , capace di accoglier.e , sorreggere, contenere , - social support supporto emotivo , informativo e materiale che è possibile ricevere dalla rete sociale. Il sostegno educativo alla famiglia coinvolge tutte le famiglie , sollecita la responsabilità , l’assunzione di consapevolezza e la messa in campo di azioni efficaci. Infine è orientata alla dimensione preventiva al fine di cogliere precocemente i bisogni della famiglia e offrire risposte adeguate. EMPOWERMENT FAMILIARE Incrementare l’empowerment significa incrementare la capacità di analisi delle situazioni facen- do leva sulle proprie risorse attivando la responsabilità e l’autonomia nella gestione dei processi di trasformazione e cambiamento. Con questo c’ò una connessione con alcune dimensioni come enabling la quale è la capacità di assumersi la responsabilità decisionale , precisare i propri bi- sogni e seguire i propri ob. la strategia di coping che la una strategia di adattamento del sog- getto per far fronte a situazioni critiche o stressanti e infinite l’appraisal che è la capacità di valu- tare un evento negativo in relazione con le emozioni , al benessere personale . RESILIENZA è la capacità di far fronte ad eventi avversi o traumatici dell’esistenza , la resilienza si struttura al- l’interno del ciclo di vita mediante strategie di coping e adattamento . La resilienza familiare è il modo con cui una famiglia affronta e gestisce un esperienza destabilizzante. Esame Pedagogia LA CONSULENZA EDUCATIVA : modo per gestire la relazione di aiuto con le parole Copertina del libro a partire da un quadro di Paul Klee intitolato Garbato gioco di prestigio, quindi c'è un piccolo essere umano che però è in grado di produrre, di realizzare delle cose straordinarie, grandi, colorate ecc. metafora di cosa è la consulenza educativa. La consulenza educata sta prendendo piede in ambito scolastico sia nel campo dei servizi territoriali. Per la scuola è da tempo che si discute dell’utilità di inserire in essa particolari figure professionali (psicologi , pedagogisti , psicopedagogici) con la funzione di consulenza . - counseling diretto : ricolto agli studenti - counseling indiretto : rivolto a docenti e genitori. Si reputa necessario che centri educativi , communito alloggio , consultori familiari favoriscano la crescita delle persone attraverso relazioni di aiuto. Bisogno di aiuto , ogni persona nel corso della vita si trova ad avere bisogno d’aiuto , non necessariamente collegato a delle patologie ma piuttosto causato da eventi critici. Bisogna normalizzare l’idea di relazione d’aiuto , non ci si deve vergognare di aver bisogno di aiuto. L’aiuto è un processo relativamente complesso nel quale non c’è semplicemente chi è in difficoltà e chi può aiutarlo ma due soggetti profondamente coinvolti in una relazione di scambio , dove entrambi impareranno qualcosa. Si tratta di un rapporto asimmetrico in cui l’operatore e il cliente portano certamente risorse , competenze , emozioni differenti . Quando la relazione presenta elementi di scambio , siamo in presenza di un rapporto reciproco , in caso contrario possono prevalere gli elementi atti a confondere la dipendenza dell’aiutato dall’aiutante. CONSULENZA : un’attività in cui l’operatore non si sostituisce alla persona ma prova ad aiutare la persona ad aiutarsi . Durante la crisi diminuisce la nostra capacità di compiere scelte , articolare rapporti , interagire con il contesto. La consulenza dà gli strumenti per affrontare queste difficoltà , per fare scelte di valore . Aiutano ad individuare i criteri su come indirizzare la sua vita. Strumento per rafforzare le proprie competenze , aiutarlo a superare i problemi che gli si presentano , aumentare la consapevolezza del proprio compito educativo. Una delle forme di aiuto di cui oggi si avverte maggiormente bisogno è quella di tipo educativo , è il sostegno offerto alla persona per la sua piena realizzazione , come percorso formativo volto ad aumentare l’autonomia del soggetto attraverso lo sviluppo delle sue potenzialità e capacità. Il fine dell’educazione è lo sviluppo di una persona autonoma , libera e consapevole. L’EMPOWERMENT L’empowerment indica il processo di ampliamento delle potenzialità del soggetto , in modo da aumentare le abilità personali e la possibilità di controllare attivamente la propria vita. Aumentare la propria autonomia per affrontare le situazioni della vita. L’empowerment viene utilizzato in consulenza quando un soggetto si trova in un momento di crisi di sviluppo o un momento di bisogno in cui c’è una rottura dei precedenti equilibri , qui la crisi viene vista come opportunità in quanto ci può aiutare a svelare ciò che è nascosto , ponendo il soggetto di fronte alla necessità di compiere delle scelte , orientandola verso nuovi potenziali traguardi. Le radici della consulenza educativa arrivano prevalentemente dai paesi anglosassoni mentre in italia il termine consulenza fa ancora fatica ad affermarsi , come anche la figura del consulente. Solo in due settori troviamo radicato il ruolo della consulenza : l’orientamento scolastico/professionale e la consulenza familiare. all’analisi delle esperienze pregresse, delle proprie competenze e delle proprie abilità , che cosa è importante per me , attraverso questo è possibile programmare un’attività che permette alla persona di recuperare quelle competenze che non ha e di dare valore a quello che ha. Carrer counseling è un intervento volto ad aiutare l’individuo che vive situazioni problematiche rispetto al proprio lavoro o allo sviluppo della propria carrira, ha lo scopo di aumentare la capacità del soggetto di farsi carico delle decisioni che riguardano la propria vita professionale e di progettare il proprio futuro. CONSULENZA FAMILIARE è qualcosa che si accomuna con la consulenza educativa che anche essa può essere rivolta alle famiglie . é un tipo di consulenza cresciuta nel nostro paese a partire dal dopoguerra , come abbiamo visto per l’orientamento la rivoluzione industriale e l’urbanizzazione hanno portato dei cambiamenti anche all’interno della famiglia . Si è passati da una famiglia allargata con stampo patriarcale ad una sola convivenza della famiglia nucleare , si sono trovate a non avere magari punti di riferimento , sostegno vicino . Con questi spazi vuoti le istituzioni professionalizzanti prendono il posto , tra questi esperti anche il consulente familiare figura ancora presente in italia ma poco conosciuta e riconosciuta. All’interno del consultorio famigliare oltre a questioni inerenti alla famiglia si affrontano i problemi relazionali della vita di coppia , gli eventuali conflitti , le difficoltà a gestire la relazione educativa con i figli , inoltre si potevano trovare esperti dal punto di vista clinico come ginecologi , pediatri , ostetriche psicologi . Il primo consultorio in Italia arriva a ruota di altri paesi , è un consultorio privato di iniziativa cattolica da parte di Don Paolo Leggeri che nasce a Milano presso l’Istituto la casa nel 1948 . Leggeri nel consultorio offriva sostegno alle famiglie con il contributo di un’equipe di esperti di varie discipline . L’interdisciplinarità e l’approccio globale alle problematiche presentate dalle persone sono i principi che qualificano la consulenza in questo periodo. Il consultorio si propone con un vasto programma di consulenza e di assistenza ai fidanzati e agli sposi. Le principali tematiche che vengono affrontate sono: -le disarmonie coniugali , tra cui le difficoltà relazionali ad esempio con le famiglie di origine, - scarsa preparazione psicologica al matrimonio anche dal punto di vista relazionale , - difficoltà psicopatologiche , difficoltà di tipo economico. Tra le varie iniziative del consultorio “La casa” troviamo conferenza e incontri di orientamento familiare per giovani in preparazione alla vita sponsale , per giovani coniugi e per genitori , corsi e consultazioni per corrispondenza sul tema del matrimonio , pubblicazioni sulla preparazione alla vita coniugale e familiare , l’educazione dei figli. LA CONSULENZA è intesa come un mezzo per acquisire esperienza , un’opportunità offesa all’individuo per facilitare la sua evoluzione verso la maturità e per rendere attive le sue capacità potenziali. é un’attività educativa che può essere svolta da tutti . Il cliente è aiutato a vivere la sua vita con successo : - il consulente aiuta il cliente a comprendere ciò che dovrebbe fare e quindi farlo - il consulente deve conquistare la stima dell’utente. - il consulente sia contraddistinto da una personalità ben strutturata. L’attività di consulenza è centrata sulla comunicazione e sulla relazione interpersonale che si stabiliscono tra consulente e utente. Gli obiettivi principali di tale intervento possono essere così riassunti: - Aumentare la conoscenza di sé e l’autoconsapevolezza da parte dell’utente - Sviluppare le risorse personali dell’utente - Promuovere la crescita personale e saper rilevare adeguatamente i compiti evolutivi che il soggetto, la coppia o la famiglia si trovano ad affrontare in quel preciso stadio del proprio ciclo di vita - Aiutare l’utente ad affrontare i momenti di crisi e di difficoltà, quindi sostenerlo nel superamento di antichi equilibri e nella riorganizzazione funzionale di nuovi assetti relazionali - Favorire l’autonomia e l’autodeterminazione delle persone che chiedono aiuto, sviluppando il senso di autoefficacia che nasce dall’esperienza del poter mettere in gioco risorse proprie per risolvere determinate difficoltà - Incrementare le competenze progettuali e decisionali, che consentono agli individui di essere artefici e protagonisti del proprio futuro. Selezione e formazione dei consulenti La figura del consulente deve avere caratteristiche specifiche sia riguardanti Fattori impersonali ( quali l’età, la formazione, l’esperienza), sia Doti personali (come la capacità di gestire relazioni difficili, aiutare le persone in difficoltà che possono manifestare sentimenti di ostilità e di timore), sia Sufficiente libertà dai propri conflitti interiori. I consulenti devono essere in grado di : Comprendere la persona umana e i suoi rapporti, Conoscere i metodi di base usati nella consulenza, Avere l’opportunità di mettere in atto questi principi in situazioni controllate, Possedere una buona conoscenza delle istituzioni e dei servizi della comunità locale, Comprendere e accettare se stesso. Il consulente è visto come un esperto nelle relazioni , capace di costruire un rapporto significativo con le persone in situazioni di bisogno , mettere in atto le strategie relazionali più donne per aiutare le medesime a cambiare e a conoscersi meglio. Il suo compito non si riduce a dare informazioni ma nell’aiutare il soggetto a rilevare e rielaborare i propri sentimenti. La nascita dell’UCIPEM Unioni consultori italiani prematrimoniali e matrimoniali Il 24 marzo 1968 un gruppo di 29 consultori familiari privati da vita a questa associazione , Viene messo l’accento sulla metodologia della consulenza cioè si cerca di capire cosa bisogna fare per fare consulenza , qual è l’attività della consulenza familiare. Si rifanno agli studi di Rogers su un nuovo tipo di terapia psicologica alternativa , che era sostanzialmente una forma di relazione di aiuto. C’è un secondo periodo dell’UCIPEM che coincide circa con la nascita dei consultori pubblici nel 1975 , era un periodo di grandi dibattiti ideologici. Con l’approccio prevalentemente psico-sociale alle questioni familiari da avvio alla nascita di una serie di professioni quali psicologi , sociologi , pedagogisti . C’è in fine un terzo periodo dall’81 al 87 in cui c’è uno sviluppo di nuove professionalità , in quanto nasce l’esigenza di interventi sempre più mirati rispetto anche a nuovi problemi che cominciano ad arrivare in consultorio , come ad esempio con la legge sul divorzio inizia ad arrivare coppie che si trovano proprio ad affrontare quanta problematica e hann bisogno di aiuto. In questa fase di afferma la figura del consulente familiare . Cambiano proprio le esigenze dei clienti e quindi anche le figure professionali di supporto. Il consulente familiare. Nasce proprio all’interno dei consultori appartenenti all’UCIPEM ,nasce come professione che deve avere delle conox specifiche nell’ambito familiare , un titolo di studi di libello universitario che gli assicuri una base scntifico culturale , questo era quello detto nei convegni organizzati dall’UCIPEM . Il consulente doveva avere una solida esperienza nel trattare quelli che venivano chiamati problemi umani , insieme a una preparazione adeguata al servizio nei consultori , la capacità di collaborare con altri enti del territorio e della caratteristiche di personalità come buon equilibrio interiore , una personalità armonica , una serenità personale nel campo affettivo e sessuale. C’erano anche dei colloqui di selezione che servivano proprio per valutare questi aspetti della personalità . Comprendevamo colloqui individuali , prove psicoattitudinali e discussioni in gruppo valutate da un’apposita commissione. Compito del consulente , rimanere neutrale , favorendo lo scambio comunicativo tra i due perchè possano capirsi. Legge 405/1975 
 Anno fondamentale per i consultori e per la consulenza , perchè questa legge sancisce e istituzionalizza la funzione dei consultori familiare pubblici , quindi ogni regione d’Italia in ogni azienda sanitaria territoriale ci sono dei consultori familiari pubblici. Questa legge viene promulgata con l’idea di offrire un aiuto concreto alle famiglie perchè possano essere delle comunità educative in grado di seguire lo sviluppo e la crescita dei propri membri. E quindi al consultorio viene assegnata la funzione di aiutare la famiglia ad affrontare nel modo migliore i propri stadi di sviluppo e i compiti evolutivi che contraddistinguono ciascuno di questi stadi. Oggi in Lombardia. I consultori, sia pubblici che privati, partecipano anche a delle attività formative che vengono svolte nelle scuole. CFC 16 aprile 1978 nasce la Confederazione Nazionale dei Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana con lo scopo di promuovere e coordinare le singole Federazioni Regionali . L’obiettivo primario è quello di favorire la nascita di consultori di ispirazione cristiana in ogni diocesi. Vengono istituiti questi consultori in quanto i vescovi temono non ci sia una presenza significativa di realtà che possano anche testimoniare l’importanza di alcuni valori. Prospettive per l’attività consultoria - Il consultorio ha da svolgere la propria attività in stretto collegamento con la realtà territoriale . Dove la popolazione può rivolgersi per trovare possibilità di confronto di approfondimento in ordine ai problemi familiari , con particolare attenzione a quelli collegati l’educazione. - Percorsi di collaborazione tra il consultorio e le scuola , parrocchie , associazioni familiari e con tutti quelli soggetti sociali che possono concorrere alla realizzazione di un sistema formativo integrato. - Il consultorio si deve proporre come luogo di educazione a di promozione della persona , della coppia e della famiglia - Il consultorio deve offrire interventi più tradizionali di tipo sanitario o psicologico , anche interventi di tipo educativo. Ricerca di nuove professionalità , portatrici di competenze specifiche nell’ambito della pedagogia familiare. Counselling non è date consigli , non è dare informazioni , non è fare qualcosa a vantaggio di altri o con l’insegnare a qualcuno nuove abilità . E’ una strategia di aiuto rivolta ad una persona che si trova in un momento di confusione/ conflitto , con l’obiettivo di aiutarla a focalizzare e a comprendere il problema che le procura disagio. E’ necessario che la relazione di aiuto e il processo comunicativo sottostante siano fondanti su una chiara concezione antropologica qualificata dall’istanza dell’intersoggetività. CAPITOLO 2 LA CONSULENZA EDUCATIVA mira al superamento delle difficoltà che la persona incontra nel proprio cammino di crescita e sviluppo . Si pone di aumentare la capacità del soggetto in stato di CONSIDERAZIONE POSITIVA INCONDIZIONATA si ha un atteggiamento di considerazione positiva quando si sente di accettare con calore ogni aspetto dell’esperienza dell’altro , in quanto parte essenziale di esso. indipendentemente dalle sue caratteristiche, dalle sue problematiche e dalle sue condizioni . Si manifesta un atteggiamento di interesse aperto privo di giudizi che incoraggia l’espressione spontanea dell’altro L’AUTENTICITà DELL’OPERATORE l’operatore deve essere disposto all’ascolto , deve essere capace di trasmette un messaggio coerente tra quello che dice e quello che fa. Ci deve essere congruenza tra ciò che dico all’utente e il mio modo di pormi , il mio atteggiamento ecc. La congruenza In alcuni casi i singoli elementi della comunicazione verbale e analogica sono tra loro congruenti ed esprimono il medesimo messaggio; in altre circostanze essi sono incongruenti, mettendo in luce aspetti, emozioni, sentimenti diversi e, a volte, contraddittori. La coerenza comunicativa aumenta l’efficacia della relazione. MODELLO DI COMUNICAZIONE LINEARE L’emittente che fa un rumore ( perchè non sempre in forma esplicita) che trasmette un messaggio , avviene una codifica , messaggio che io recepisco , decodifica e questo arriva al ricevente . La codifica viene fatta dall’emittente che decide la forma e il canale attraverso cui farla passare , avviene poi una decodifica dal ricevente. Il messaggio che viene poi ricevuto non è detto che venga “capito” esattamente come era stato inviato . Il feedback può avere una forma diversa da quella che ci aspettavamo . DIMENSIONI DELLA COMUNICAZIONE LA comun può avere alcune caratteristiche , può essere informativa , relazionale , partecipativa (microgruppi)esplorativa (non hanno una relazione ma lo si vorrebbe) . Ogni dimensione ha poi un area che si esplicita con un verbo. LA COMUNICAZIONE ANALOGICA (L’educazione tra gesti e sguardi nella comunicazione) Non si comunica soltanto impiegando il codice linguistico ma anche attraverso un sistema di gesti , atteggiamenti , immagini , simboli che accompagnano l’interazione educativa . I gesti , le immagini , i suoni affiancano la comunicazione verbale , in ogni evento educativo la parola è chiarita commentata o contraddetta dal “corpo persona “ che la pronuncia. Per l’educatore è fondamentale saper “ascoltare” il linguaggio silenzioso dei gesti , riconoscere , decifrare e interpretare correttamente i segnali non verbali , in quanto in essi risiedono i sentimenti e le emozioni più profonde. COMUNICAZIONE NON VERBALE Comportamento spaziale , il contatto corporeo (per i più piccoli è molto importante ) , la distanza interpersonale , l’orientazione , la postura , il comportamento morotio-gestuale , il comportamento mimico del volto , il comportamento visivo. Soprattutto con i bambini più piccoli questo ha un significato importante , tutto il tema della cura fisica , della prossimità assumerono una comunicazione molto forte Le funzioni della comunicazione non verbale possono essere : informativa (trasmissione di un sapere ) , comunicativa (il mio non detto voglio esplicitamente dire qualcosa), interattivo (attraverso il corpo) . La comunicazione non verbale favorisce anche l’espressione delle emozioni , pare che l’espressione del volto trasmetta più informazioni sul tipo di emozione mentre la postura , i gesti informano sull’intensità dell’emozione espressa. Comportamento spaziale la comunicazione trasmette un messaggio anche nella capacità in cui io sto dentro uno spazio . Come la disposizione degli studenti all’interno di una classe , tendono a stare in fondo se invece vengono coinvolti nella scelta del tempo li porta a mettersi in una posizione più prossima al relazionate. Questo passa il messaggio che più una cosa la sentono vicina più è di loro interesse. Il contatto corporeo La comunicazione non verbale è una comunicazione molto fisica , il contatto corporeo è fondamentale , (esempio dei bambini molto piccoli) il contatto fisico nei piccoli è di conforto , ma anche negli adulti nei momenti di tristezza tendiamo ad abbracciare e stare vicino alle persone. La postura a volte trasmette molti significati , ci sono un sacco di studi , le bracci chiuse , il braccio dietro la schiena ,gesticolare molto sono tutti dei messaggi che anche come consulente dobbiamo percepire stando attenti di non etichettare un certo atteggiamento di comunicazione non verbale perchè si rischia di cadere nel pregiudizio e si rischia di non dare spazio alla persona che parla . Dobbiamo stare attenti come educatori a riconoscere il fatto che tutte queste dimensioni sono proprio delle comunicazioni , ma non ci devono servire come oggetto di etichetta per la persona. Uguale la mimica facciale è un fortissimo trasmettitore di messaggi . LA COMUNICAZIONE NON VERBALE COSTITUISCE UN SUPPORTO ALLA COMUNICAZIONE VERBALE. Lo spazio interpersonale Nell’ambito della comunicazione non verbale rivestono un ruolo importante i concetti di territorio e di spazio personale. Lo spazio personale corrisponde alla zona che circonda l’individuo e non può essere penetrata dagli altri senza il consenso del soggetto interessato. è un territorio personale che non può essere violato. Un’intrusione in questo spazio può provocare disagio e aggressività , dello stress e riducono il desiderio di interazione sociale. - intima (0-45 cm) tipica dei rapporti intimi e confidenziali - personale (45-1,20 cm ) delimita lo spazio personale che ciascun individuo difende dalle intrusioni estranee - sociale ( 1,20 - 3,65) distanza che si stabilisce più frequentemente nei contesti di relazione formale o di lavoro - pubblica ( da 3.50 ) occasioni pubbliche d’incontro , come conferenze , lezioni , spettacoli. Non va dimenticato che lo spazio interpersonale è regolato anche da fattori legati al contesto, all’ambiente e alla cultura di appartenenza. 
 Il contatto corporeo Il contatto corporeo rappresenta la forma primaria d’interazione sociale . Il contatto annulla la distanza interpersonale ed esprime il coinvolgimento fisico nella relazione con l’altro . Il toccare può significare vicinanza emotiva , solidarietà , comprensione ,ma può essere vissuta come indebita intrusione nel proprio spazio personale . La postura è un aspetto rilevante della comunicazione non verbale ,si colloca a metà strada tra la comunicazione gestuale e il comportamento spaziale . Possiamo cogliere in essa indizi significativi sulle caratteristiche emozionali del soggetto . Può essere condizionata dalle circostanze o da specifiche situazioni . può riflettere un determinato stato d’animo o un’emozione. In ogni cultura ci sono regole precise che determinano le posture adeguate. Ci sono posture adeguante . Una stessa postura può avere significato diverso in funzione del contesto relazionale in cui is manifesta. Occorre quindi prudenza nell’attribuire un’interpretazione stereotipata e rigida a determinate posizioni. L’osservazione della postura può fornire indicazioni importanti sullo stato emotivo del soggetto Ci sono alcune posture tipiche che rimandano a significati facilmente riconoscibili dagli interlocutori. Sono stati fatti diversi studi sulla postura e la relativa connessione con la relazione con l’interlocutore o lo stato d’animo del soggetto. Come ad esempio , -una postura rilassata è usata in presenza di persone di ceto sociale inferiore , soprattutto donne o comunque del sesso opposto . -La prossimità fisica , un intenso contatto visivo , un’inclinazione in avanti sono tutti segnali intesi a comunicare un atteggiamento positivo verso il destinatario della comunicazione. Altri studi hanno rilevato che l’instaurarsi di una relazione interpersonale significativa si accompagni spesso a un’inconsapevole imitazione della postura dell’interlocutore. La somiglianza di postura sembra costituire un elemento importante della comunicazione , per un’efficace relazione di aiuto è necessaria una “sincronizzazione “ degli interlocutori durante l’interazione. i gesti i movimenti corporei rappresentazione una parte fondamentale della comunicazione in quanto hanno una funzione espressiva e regolatrice dell’interazione. Esprimono stati d’animo , accompagnano e specificano la comunicazione verbale . Quelli più espressivi sono i cenni del capo e i gesti compiuti dalle mani. Un cenno del capo fatto da chi ascolta è indice di attenzione , di assenso è dà un rinforzo positivo a chi parla . é un incoraggiamento a continuare l’interazione. In ogni caso rappresenta un importante feedback che giova alla relazione. Il movimento delle mani risulta essere ricco di informazioni , vengono classificati in diverse categorie come illustratori ( accompagnano le parole e appunto illustrano il contenuto della comunicazione , facilitano la comprensione da parte dell’interlocutore ) o simbolici (vengono fatti in maniera intenzionale e rimandano ad uno specifico significato e possono essere tradotti in parole ) SEGNALI DI FEEDBACK Dobbiamo sempre aspettarci che il soggetto in una comunicazione lineare ci dia un feedback , che può avere appunto varie forme . Può avere la forma dell’ascolto quando siamo davanti ad una persona che ci sta ascoltando un primo feedback è la nostra attenzione , l’essere presenti , capaci di ascoltare con attenzione e comprensione. é dare un messaggio “io ci sono e ti ascolto . sono qui per te , puoi parlare “. Altra forma di feedback sono quelli che portano a un giudizio rispetto a quello che mi è stato detto , fondamentale un grado di accorso disaccordo . Questa può essere esplicita (dicendo appunto di essere d’accordo ) oppure potrebbe dire in modo chiaro di non esserlo . Questo può avvenire anche attraverso la comunicazione non verbale , fisicamente cioè con ul volto trasmetto il messaggio che non sono d’accordo. Ed in fine la forma dell’imitazione per cui tesa a ripetere gli schemi comportamentali e comunicativi di chi ha di fronte , il film imitativo è proprio dei bambini molto piccoli , noi gli trasmettiamo un messaggio con un certo tipo di atteggiamento e loro tendono a imitare il nostro atteggiamento rispetto a questo. ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE scuola di PaloAlto atmosfera in cui i problemi dell’interlocutore possano essere discussi , chiariti , compresi , sollecitando in lui l’assunzione di consapevolezza e la capacità di iniziativa . L’utente si sente a proprio agio , si possa esprimente liberamente senza il timore di essere giudicato, sentire che la situazione gli appartiene. L’incontro risulta veramente utile quando il consulente mostra sia capacità di ascolto , di empatia , di comprensione delle difficoltò portate dall’utente , si atteggiamento di rispetto e di attesa. La persona che richiede aiuto si trova in una situazione di debolezza e indifesa, ha bisogno di essere avvalorata come persona capace di fare con responsabilità le proprie scelte. LA RICHIESTA DI AIUTO quando chiedono aiuto al consulente le persone sperso sono confuse e disorientate ,vivono una situazione di disagio e di sofferenza e non sempre ne conoscono le cause. Non sanno come affrontare i problemi , si rivolgono al consulente dopo vari tentativi di soluzioni fallite. FASI PRELIMINARI ALLA RICHIESTA DI AIUTO 1- RICONOSCIMENTO DELLA DIFFICOLTà tempo di latenza necessario per valutare la situazione 2- RICONOSCIMENTO DEL BISOGNO DI AIUTO ESTERNO tempo di latenza necessario per valutare il bisogno di aiuto 3- RICERCA DI AIUTO tempo di latenza necessario per valutare costi e benefici di un aiuto esterno. In alcuni casi la scelta di rivolgersi al consulente nasce d pressioni esterne che l’utente può far proprie o alle quali può aderire con poca convinzione oppure l’utente fa proprio le indicazioni provenienti dall’esterno e le riconosce come congruenti con la situazione in cui versa. L’appuntamento il primo contatto è quando si fissa l’appuntamento , va gestito con attenzione da parte del consulente . Bisogna capire se è la persona interessata che sta prendendo l’appuntamento o sono terzi , bisogna capire se l’utente non possa non coglia prendere l’appuntamento , quando possibile è opportuno esigere che si ala persona interessata a fissare l’appuntamento. è necessario non prolungare troppo la telefonata per evitare che diventi una “consulenza telefonica “ che può placare le ansie dell’utente ma non aiuta certamente nel processo di autoconsapevolezza. Bisogna mostrarsi cordiali ma professionali senza indagare troppo sulla natura del problema del cliente. Il colloquio é un momento rilevante e impegnativo , il consulente si deve preparare ad esso con scrupolo . attutendo nell’ambiente in cui opera le possibili cause di distrazione , assumendo un atteggiamento di accoglienza e di ascolto , disponendo a incontrare l’utente. Deve prepara con attenzione L’ambiente attraverso l’arredamtno si può inviare o meno un messaggio di accoglienza e di disponibilità , ci vuole un arredamento sobrio e familiare , non di tipo ospedaliero. Dell’ambiente fa parte anche il consulente con la sua fisicità , il suo corpo , il suo modo di vestire , gli atteggiamenti posturali , la mimica e tutti gli altri indizi non verbali. Quindi il consulente deve costruire un ambiente e un atmosfera in cui i problemi possano essere discussi , chiariti , compresi dal soggetto interessato. Costruire una relazione di aiuto con il colloquio è possibile costruire una relazione di aiuto , identificando il contenuto di ciò che l’utente sta trasmettendo , riconoscendo i sentimenti che egli vive in quale momento. Sta nel consulente padroneggiare la situazione problematica che l’utente sta affrontando , cosa che egli non riesce a fare. Altri aspetti oltre a quelli non verbali sono fondmantali gli elementi verbali della comunicazione dell’utente relativi al proprio vissuto. L’ob del consulente sarà quello di identificare con precisione l’intensità e la categoria dei sentimenti espressi. Non è sufficiente ascoltare con attenzione le parole ma è necessario comprendere cosa provi nei confronti dell’esperienza che sta descrivendo. Fonamentale come al solito è la sospensione del giudizio. Le domande Ci sono diversi tipi di domande che si possono fare all’interno del colloqui prestando sempre molta attenzione a non creare un modello comunicativo troppo rigido di domanda- risposta il quale definisce i ruoli troppo rigidi di operatore e utente ciò renderebbe direttiva la relazione favorendo una atteggiamento formale ma non sempre autentico. Domande aperte sulle quelle domande che lasciando all’utente la possibilità di una risposa aperta , in cui esso possa argomentare e articolarla a suo piacimento come , che , che cosa , quale . - Le domande che iniziano con perchè richiedono una spiegazione il che porta a delle risposte difensive. - Dove quando chi inducono risposte troppo precise e non facilitano l’esplorazione da parte dell’utente. Domande chiuse limitano la verbalizzazione dell’utente , sono domande in cui la risposta può essere con un si o con un no. Servono per ottenere informazioni precise. é bene però limitarle in quanto non facilitano lo sviluppo della relazione di aiuto. Domande interlocutorie Iniziano con verbi al presente o al condizionale può , potrebbe , vuole , vorrebbe normalmente favoriscono una certa apertura dell’utente che può manifestare i propri pensieri e i propri sentimenti ( vuole dirmi cosa è accaduto tra lei e sua moglie ?) Domande indirette mi domando , deve essere , deve sentirsi si possono ricavare dati rilevanti circa il pensiero e i sentimenti dell’intervistato , senza che questi si senta costretto a risponde , Vanno utilizzate raramente perchè talvolta vengono interpretate come manipolatorie. Domande proiettive iniziano con un se , e favoriscono l’espressione e l’analisi di conflitti , sensazioni , pensieri di cui l’utente non ha piena consapevolezza. sollecitano immagini mentali che aiutano l’utente a identificare quali pensieri , sensazioni o comportamenti avrebbe se si trovasse in una situazione ipotetica. Risposta é fondamentale durante il colloquio che il consulente comunichi il proprio atteggiamento di ascolto e di accettazione questo avviene attraverso le cosiddette risposte riflesso o riformulazione , consiste nel riformulare con altri termini e in modo più conciso e chiaro ciò che l’utente ha appena detto , ciò permette di esprimete il proprio angolo di visuale sapendo che verrà accolto e compreso. - fa capire all’utente di essere ascoltato - fa cogliere all’utente aspetti nuovi della propria esperienza - permette al consulente di far sentire la propria vicinanza emotiva - rende espliciti gli elementi vaghi e impliciti . - rappresenta un vero e proprio feedback LAVORO DI EQUIPE Non è sufficiente avere a disposizione una buona relazione consulente - utente ma è altresì importante che l’operatore trovi un valido supporto nel gruppo di lavoro di cui fa parte. L’equipe è il gruppo all’interno del quale si può riflettere sulla propria attività , sulle relazioni instaurate con gli utenti . Non tutti i gruppi sono gruppi di lavoro/equipe.. Il confronto tra competenze ed esperienze differenti e l’integrazione interdisciplinare tra ambito clinico e ambito pedagogico possono aiutare l’operatore a rivedere da altri punti di vista il proprio lavoro. Imparare a lavorare in equipe è il compito educativo degli operatori , è un continuo processo di formazione. Nell’equipe ognuno è chiamato ad interagire e si presuppone ci sia collaborazione . Quando parliamo di interdisciplinarità ci riferiamo a una relazione tra diversi campi del sapere e tra diverse professionalità. Il punto di forza dell’equipe è la diversità dei sapere e delle esperienze dei suoi componenti . Nel lavoro di equipe ci sono una serie di figure professionali che siedono ad un tavolo per il benessere della persona. Il lavoro di equipe ha un obiettivo, metodo, ruoli, leadership, comunicazione, clima, sviluppo e gruppo di lavoro. Non tutti i gruppi sono equipe. Bisogna tenere conto dei bisogni del singolo e i bisogni del gruppo , il singolo all’interno del gruppo ha dei bisogni quali essere riconosciuto per il proprio ruolo , il singolo ha bisogno di autostima cioè riconoscersi all’interno di quel gruppo in cui sta collaborando, ha bisogno di sicurezza in quanto l’educatore all’interno dell’equipe può trovare un porto sicuro in cui confrontarsi , inoltre è fondamentale che il singolo si senta portatore di un contributo all’interno del gruppo. All’interno del lavoro di equipe c’è tutta una parte di lavoro di negoziazione e di mediazione , in quanto ci sono opinioni e punti di vista differenti. Come gruppo di educatori di un’equipe c’è bisogno di andare nella stessa direzione , avere un ob comune mantenendo però una propria specificità . La differenza tra gruppo e gruppo di lavoro sta nel concetto di interazione tipico del primo e integrazione del secondo. Bisogna sapere mantenere un equilibrio tra i bisogni del singolo e dell’equipe , questo equilibrio si chiama leadership . Ci sono alcuni atteggiamenti che facilitano e altri che ostacolano il lavoro di equipe. comportamenti sono ancora soggetti a negazione , cioè non li si vuole vedere come dei problemi . Il compito degli educatori è quello di dare alle nuove generazioni modelli positivi , educandoli a non legittimare la violenza , la vita famigliare è fatta di piccoli gesti che generano comportamenti anche più delle parole . Come educatori abbiamo il compito di lavorare anche sul bagaglio emotivo . é bene intervenire precocemente nella formazione dei genitori e nel sostegno alla genitorialità ,con comportamenti di supporto. Aiutare a non ripetere meccanicamente ciò che hanno subito quando erano bambini , facendo capire che c’è un altro modo per essere genitori. Facendo capire che le loro aspettative verso i figli non sempre combaciano con la realtà , senza significare che abbiano fallito. Il messaggio finale è che questa catena si può spezzare, che non vincola per sempre le persone di questa catena. AFFIDO FAMILIARE (paola milani ) L’affido è regolato dalla Legge 184 del 1983 . L’affido è un intervento che consiste nell’aiutare una famiglia ad attraversare un periodo difficile prendendosi cura dei suoi figli attraverso un insieme di accordi collaborativi tra famiglie affidatarie e i diversi soggetti che nel territorio di occupano di cura e della protezione dei bambini e del sostegno alle famiglie. Alla base dell affido c’è la fiducia , che rimanda ad un’adesione incondizionata . Alla base di questa fiducia c’è la resposonsabilità di qualcuno che si assume tale impegno , cioè adulti che per un certo tempo prenderanno la responsabilità della risposta ai bisogni di sviluppo di un bambino . L’affido si basa sul fatto che un contesto familiare e sociale positivo sia terapeutico cioè che possa essere risanante , favorendo il cambiamento e la crescita dei bambini. L’affido è pensando con una durata non superiore ai 24 mesi quindi con caratteristica transitoria nella sua temporalità , c’è la cooperazione tra 4 pilastri : il bambino , i genitori naturali , gli affidatari e i servizi . CICLO DI VITA (Monica amadini ) Con il ciclo di vita ci è possibile capire come funziona la famiglia. Ci sono tanti tipi di famiglia , non un singolo tipo e una stessa famiglia può vivere il suo essere famiglia in trasformazione. Dobbiamo sempre tenere conto della complessità e unicità al tempo stesso delle famiglie. Ogni famiglia + unica perchè possiede un proprio modo di reagire alle sfide della vita , di affrontare problemi . Ci sono due tipi di avvenimenti che possono capitare nella vita : ordinari e critici. Ordinari sono cose che accadono a tutti ( lavoro , prendere la patente , fare la spesa ) ci sono alcuni eventi ordinari che impattano sulla famiglia ( andare a convivere , avere un figlio , avere un genitore anziano da assistere) , questi eventi impattati , hanno un effetto differente per ogni famiglia , in quanto reagiscono in modo diverso . Le famiglie sono uniche anche nel rispondere agli eventi critici ( separazione , malattia di un figlio , lutto ) questi destabilizzano maggiormente la famiglia. E’ nel modo in cui reagiscono che vediamo la loro unicità. Ogni famiglia ha un suo ciclo evolutivo , come anche ogni suo membro in cui vengono aperte diverse possibilità , è ciò che ci permette di apprendere in tutte le età della vita passando attraverso crisi , discontinuità , rotture e cambiamento. Ogni famiglia ha i proprio step , che significa che non tutte hanno gli stessi (come lo step di avere o meno un figlio) , ogni step del ciclo della vita ha degli eventi critici i quali mettono alla prova la persona a mettere in campo delle risposte nuove per far fronte all’evento . La famiglia è un sistema in continuo divenire e questa è la sua forza, perché rende la famiglia un soggetto che continua a crescere. Non è la sua debolezza ma la sua forza. Il ciclo di vita della famiglia traccia una sorta di tempo familiare scandito da ristrutturazioni e da ricerca di nuovi equilibri, i quali coinvolgono più generazioni contemporaneamente. La storia familiare è frutto delle esperienze e delle transizioni che ogni famiglia si trova a vivere nel presente, ma dato il suo essere storia è collegata anche alla storia familiare passata. Il divenire famigliare ha anche una matrice famigliare, ognuno ha una propria cultura che lo porta a reagire in un determinato modo, le famiglie sono uniche perché hanno anche una loro cultura. La vita famigliare è anche legata a una vita passata, anche se non ci sono vivono i valori e la loro cultura trasmessa. Quindi il modo con cui le famiglie cambiano dipende dai valori che hanno, come se fosse un bagaglio. CONCILIAZIONE (paola Zini) In questo capitolo viene affrontato il tema dei genitori che si trovano davanti al lavoro , figli e i genitori anziani. La cosiddetta generazione sandwich. Relazione famiglia- lavoro. La prima cosa da dire riguardante il lavoro è la precarietà di esso , viene richiesta una disponibilità totale (senza orario di fine , e-mail , contatti continui) . Con la pandemia, lo smartworking è stato un aiuto ma portando il lavoro all’interno della casa non si ha più un confine. Anche le famiglie stanno cambiando , c’è una ridefinizione dei ruoli , le coppie giovani sono quelle che provano maggiormente ha condividere gli impegni e sperimentare una nuova modalità di relazione tra uomo e donna. Prospettiva relazionale I vari datori di lavoro dovrebbero entrare nell’ottica che i loro lavoratori sono esseri relazionali , gli aspetti della vita delle persone non sono solo lavoro e famiglia ognuno di noi fa anche altro , ha una vita extra-famigliare ed extra-lavorativa . La fatica di conciliare la famiglia e il lavoro riguarda tutto il ciclo di vita di una persona , da quando ci sono i bambini piccoli fino a quando si va in pensione con un coniuge malato o anziano o con i nipoti. Le persone si muovono all’interno di un sistema composto da famiglia , lavoro , scuola , servizi , reti sociali e relazionali e questi si influenzano vicendevolmente portando ad un buon equilibrio psicofisico. Tra tutti questi contesti non ci possono essere confini rigidi ma sono interconnessi e fluidi. Work-life integration è il bilanciamento in cui la persona stia bene in famiglia ma anche al lavoro , lavorare bene è vivere bene. Sono due cose che si influenzano a vicenda quindi portano positività una all’altra famiglia e lavoro. La parola chiave per questo è : equilibrio . CONIUGALITà (Giuseppina D’addelfio) Affronta il tema del rapporto di coppia , il ciclo di vita famigliare ai suo inizi quando c’è innamoramento e la costruzione del legame di coppia. L’autrice affronta il tema con uno sguardo critico , parla della questione del maschile e del femminile chiamando questa l’epoca degli asterischi. (declinazione neutra) . Ritiene l’utilizzo dell’asterisco come , non uno strumento per l’inclusione di tutti senza distinzioni ma come un mezzo per annullare ogni tipo di differenza omologandoci tutti a degli asterischi. Affronta il tema nominando alcuni filosofi poco conosciuti i quali affrontano le relazioni di coppia. Relazione di coppia vista come incontro di due diversità . Fink dice che padre e madre educano il bambino congiuntamente e con le proprie specificità. CORRESPONSABILITà EDUCATIVA (paola dusi) Per corresponsabilità educativa si intende il rapporto scuola-famiglia , in genere il rapporto con le famiglie da educatore. Per arrivare alla corresponsabilità si deve partire sicuramente dalla responsabilità cioè l’abilità di rispondere ed di garantire la propria affidabilità nell’ambito dei rapporti interpersonali . La corresponsabilità in educazione è la capacità di essere responsabili di come vanno tutte le cose e cercare di gestirle. Spesso capita che si scarichi la responsabilità su altri ( non è l mia classe , non è il mio alunno , non tocca a me , non è mio ecc) è un prendersi cura a tutto tondo non solo del proprio pezzettino. Boutte e Johnson hanno individuato 3 approcci nel guardare il rapporto scuola- famiglia : positivistico : gli educatori guardano i genitori come se esseri non abbiano le competenze e conoscenze per assumersi le proprie responsabilità . Guardare le famiglie in questo modo è un approccio squalificante. ecologico: insegnanti che vedono anche risorse e competenze dei genitori e non solo i limiti critico (molto usato negli ultimi anni ) nel denunciare il fatto che all’interno del rapporto genitori insegnanti , questi ultimi abusino del loro potere. Discriminando le famiglie di un basso status sociale , definendo (anche in maniera amichevole) inferiore chi si ha davanti. La responsabilità condivisa si basa su 3 aspetti : - Il primato dell’educazione spetta alla famiglia (sancito inoltre all’articolo 30 della Costituzione ) - non ci si può prendere cura esclusivamente dei minori ma si prende il pacchetto completo della famiglia quindi anche dei genitori , non ci si può limitare a ciò che succede a scuola ma bisogna tenere in considerazione tutta la storia del bambino. - Non è facile educare , è un lavoro complesso , proprio per questo si cercano alleati e non nemici . Per facilitare questo duro compito è bene che tutti gli attori vadano d’accordo altrimenti gli unici a rimetterci sono proprio i minori. Prospettive future (mamme molto sole , che agli incontri con gli insegnanti/educatori parlano dei loro problemi , talvolta è l’unico momento che hanno per parlare con qualcuno , non lasciamole sole. ) Partecipazione dei genitori non sempre lineare , per infiniti motivi , genitori che prima erano più disponibili in seguito a diversi fattori possono esserlo meno. Educatori non devono mai smettere di offrire occasioni di condivisione per timori , desideri , paure che spesso sono condivide da genitori ed educatori cioè di non essere all’altezza . DIALOGO INTERGENERAZIONALE (amelia Broccoli) Amelia Broccoli è una filosofa dell’educazione che ci propone la lettura del tema partendo dal rapporto tra madre e figlia , partendo da un momento critico cioè la perdita della madre. Avendo a che fare con le famiglie non sempre si riesce a rimanere esterni o neutri ciò dipende anche dalla propria situazione che potrebbe renderti più vulnerabile. Il legame tra madre e figlia è davvero speciale ed unico , è caratterizzato dalla parola dialogo cioè qualcosa che lega che tiene insieme ma anche che separa. Il legame tra madre e figlia è caratterizzato da due elementi legame e separazione , è prendere strade diverse senza lasciarsi andare , perchè se una figlia percorre la stessa strada della madre si troverà con un percorso già scritto. La Filosofa racconta il mito di Demetra e Persefone considerato proprio il modello originario l’archetipo del rapporto tra madre e figlia. Demetra è la sorella di Zeus, importante come figura, importante come dea dell’Olimpo, dea della fertilità, simbolo della vita della crescita e della nascita. Figura molto usata in campo educativo proprio per ciò che rappresenta. Demetra=madre Terra. Demetra ha una figlia Persefone che viene rapita da Ade (fratello di Demetra e Zeus) con il consenso di Zeus , figlia che rappresentata una grandissima fonte d’amore. Ade decide di impossessarsi di Persefone La riesce a portar nel regno dei morti. Quindi Persefone e Demetra subiscono la separazione una della madre e l’altra della figlia; non si potranno abbracciare per sempre e stare per sempre insieme . Demetra disperata passa 9 giorni e 9 notti in solitudine a cercare la figlia in quanto non sapeva dove potesse essere, Elio il dio del sole le rivela poi al 10 giorno cosa fosse successo. Demetra minaccia di lasciare l’olimpo cosa che avrebbe avuto conseguenze su tutta la terra. Zeus per placare Demetra manda Ermes a recuperare Persefone la quale avendo mangiato un chicco di melograno era condannata a riamanere negli inferi. Demetra pur di riavere la figlia accetta un compromesso con Ade, Persefone per due terzi dell’anno resta con la madre e un terzo dell’anno con Ade. 8 mesi con la madre e 4 con Ade. Questo richiama alle stagioni cioè 8 di vita (marzo ottobre ) e 4 di stop ( novembre febbraio) , è una lettura molto bella del rapporto tra madre e figlia , sul dolore della madre di aver perso la figlia , di non darsi pervinta e di rinunciare in parte alla figlia. Madre soffocante, protettiva, e quindi deve elaborare il suo incubo: la separazione. Una paura talmente forte che lo ‘’mangia’’. Poi capisce ciò che ha fatto e di essere stata troppo e quindi cerca l’equilibrio. Il rapporto Demetra e Persefone viene salvato, la madre la salva. Alla fine, è proprio questo suo amore sconfinato forte che salva Persefone, se non ci fosse stata la madre lei sarebbe stata nel regno dei morti per sempre. Lo sguardo della madre che segue e accompagna la figlia appare come un importante indicatore del legame profondo tra loro due. Un legame che salva. limite e mediazione 1) madre che con il suo potere mantiene il controllo sulla sintonia con al miglia 2) la dea è costretta a mitigare la collera e scendere a compromessi mondo del lavoro che nel mondo sociale. Nascono le prime cooperative ed i primi centri socioeducativi colti a proporre a soggetti con disabilità iniziative lavorative , operative e sociali. Inclusione nella società Tutte le persone appartenenti ad uno Stato democratico devono poter vivere esperienze di vita sociale e culturale . MEDIAZIONE (Chiara sirignano) La mediazione è un intervento mirato e specifico verso le famiglie in crisi. NONNI (michele corsi ) pedagogista e nonno. Il valore intergenerazionale della memoria L’importanza dei nonni all’interno delle famiglie soprattutto per i più giovani è quello di costruire un progetto esistenziale integrato. - i ricordi all’interno della casa dei nonni , parlano del passato importante per la costruzione della nostra identità ci danno la possibilità di di pensare che facciamo parte di una storia . - Progetto di vita non spezzetto ma integrato, siamo parte integrante di una storia famigliare. - senso di appartenenza ( hai gli occhi dello zio , il nome del nonno ecc) fondamentale nella strada dell’identificazione. Le narrazioni aspetto molto importante del rapporto nonni /nipoti , hanno tempi diversi e un ruolo diverso tale da avere delle dinamiche differenti rispetto ai genitori, La narrazione è un aspetto che va assolutamente coltivato. Infatti, anche nei progetti dei nidi stanno ricominciando i progetti in cui gli anziani vanno al nido, perché fa molto bene l’incontro, garantendo la narrazione. Il ruolo dei nonni oggi è particolarmente importante , il rapporto nonni nipoti ha un importante enorme soprattutto ora in cui le strutture famigliari sono spesso in crisi ( malattie , divorzi , difficoltà finanziarie ) Le famiglie si rompono ma a garantire la tenuta rimangono i nonni. I nonni sono una cerniera cioè tengono unite le generazioni , i nonni danno unità alle famiglie , si dice che quando un nonno muore le famiglie di sgretolino , si allontanano. A volte i nonni anche se arricchente è comunque una figura a sé che ha una sua idea di educazione che mette in atto un proprio stile relazione che ha propri valori, tutto questo messo in rapporto con lo stile educativo dei genitori a volte crea conflitto. Infatti, la presenza dei nonni non è sempre una presenza tranquilla a volte innesca conflitti. PATERNITà (andrea bobbio) Padagogista dell’infanzia che si occupa di relazioni familiari. Bobbio affronta il capitolo con un impronta del mondo della psicoanalisi , in quanto lui stesso ha una formazione psicologica . Bobbio inizia la sua riflessione partendo dalla parola crisi , riconoscendo la situazione di crisi della figura paterna. Si mette meno in discussione la figura materna rispetto a quella parterna ed oggi siamo di fronte a i nuovi padri , non accade sulla madre che porta su di se ancora particolarità che appartengono agli anni precedenti. Oggi nel nostro contesto non è così naturale vedere il padre che sta a casa e vada a lavorare la madre. I padri di oggi hanno subito un’evoluzione nel loro ruolo , pensiamo anche solo alle dinamiche del rapporto di coppia dei nostri nonni in confronto con quello dei nostri genitori. Si sta evolvendo il ruolo paterno , ora molti più padri dividono in modo equo i compiti relativi ai figli , la funzione paterna è maggiormente flessibile non si è più legati all’idea della figura del padre che va solo a lavorare e la madre stia a casa. Questo ha portato ha livello culturale una messa in discussione del modello patriarcale cioè il tema dell’autorità. Spesso noi ci sentiamo dire dai nostri genitori “ io non avrei mai potuto parlare così a mio padre “ oggi all’interno dei conflitti c’è una maggiore libertà nell’utilizzo di parole mettendo anche in discussione l’autorità , arrivando però oggi quasi ad un estremo della situazione , i padri lasciano fare ai figli trovandoci così in una situazione di eccesso opposto. Da una parte padri autorità dall’altra padri che non dicono neanche no ai propri figli. Bobbio apre il suo capitolo parlando della diffusione dell’atteggiamento prevenuto nei confronti della paternità , intesa come autorità. Il padre è una figura educativa rilevante , sia sul pano dei rapporti diretti con il figlio che su quelli più di mediazione attraverso la madre , agisce come elemento riequilibratore rispetto a relazioni familiari per tutti gli attori coinvolti. é una figura importante per lo sviluppo dell’identità femminile , sullo sviluppo dell’autostima è quindi impronte “Sono capace ce la faccio “ sono frasi che si interiorizzano quando figlie hanno padri che le valorizzano. Oggi tanti comportamenti devianti dalla socialità fino al bullismo sono dovuti proprio alla crisi paterna. Perché molti fenomeni come il bullismo sono legati ad una scarsa interiorizzazione delle regole e di limiti. La crisi della figura paterna priva di una riferimento i figli , i quali si trovano senza una guida. SOFFERENZA (vanna lori) sono diversi gli eventi di dolore che riguardano le famigli : dai lutti alle separazioni , dalle violenze domestiche alle condizioni di povertà e marginalità , dalla presenza di familiari con disabilità cronica , alle diverse forme di disagio relazionale. Essono la famiglia il contesto primario di vita delle persone è anche il luogo di vivere maggiormente il tema della sofferenza. Il capitolo evidenza 3 aspetti rilevanti tra le esperienze più dolorose della vita familiare.: - lutti - separazioni - violenza domestica I lutti L’autrice collega il tema del lutto al tema della nascita , quando arriva un bambino all’interno di una coppia , essa si ritrova in una situazione di crisi , nelle coppie in cui gli equilibri sono delicati l’arrivo di un bambino è uno stravolgimento totalizzate che rischi di far esplodere crisi latenti. Ci sono molti aspetti legati alla nascita che possono portare sofferenza , come una malattia , una disabilità : quando un momento di luce può improvvisamente diventare ombra. L’elevata medicalizzazione dei parti cerca di prevenire la maggior parte di queste situazioni ma non è una garanzia. Queste situazioni che si vanno a creare mettono in crisi i genitori . Stanno nascendo sempre più realtà per accompagnare le coppie che vivono un disagio legato alla nascita per accompagnare nel pre e post parto . Esistono diverse forme di lutto e perdite premature e tragiche che attraversano l’esperienza della vita familiare , Vanna Ieri si concentra su due parole casualità ciò che è collegato al caso quando accade la morte prematura di un figlio o di un familiare , si ricollega al caso in quanto sono morti che non si possono spiegare. E l’altra parola e causalità cioè quando scatta nella persona la ricerca di una causa , è un bisogno psicologico di ricercare la causa di un lutto , si cerca il “colpevole” . I bambini ad esempio non hanno bisogno di ricercare una causa , si accontentano del sapere che è una persona è viva nel paradiso. Le separazioni anche essere sono un’esperienza di sofferenza. Nonostante i genitori dicano che non fanno soffrire i figli e che vanno d’accordissimo cioè non toglie la sofferenza. Prima e durante una separazione nella coppia c’è una situazione di grande conflittualità (solitamente prima) , quando i genitori attraversano questa conflittualità i bambini vivono una situazione di profonda instabilità. Tono della voce alto , insulti , mancanza di rispetto inoltre vengono meno gli equilibri precedenti , è un cambiamento sia nelle abitudini ma anche nel fatto che i genitori impegnati a litigare danno meno attenzione ai bisogni dei figli . Clima molto pesante. I genitori sono troppo presi dal loro rapporto che va a pezzi, che vedono solo quello; quindi chiusi nel loro sentimento di dolore e di fallimento e quindi non hanno le energie emotive necessarie per occuparsi dei figli Come educatori non possiamo evitare le separazione ma possibmo aiutare i genitori a capire che anche se come coppia si separano come genitori il loro ruolo deve perdurare , questo legalmente non deve venire a meno . Bisogna trovare un orientamento per la cogenitorialità . Violenza domestica I maltrattamenti e abusi si minori sono un dramma silenzioso, che si diffonde senza distinzione di cultura , classi o età. Non si parla solo di violenza fisica ma esistono altri tipi di violenza come quella psicologica con ricatti umiliazioni mortificazioni insulti plagio ecc . e inoltre la violenza verbale in cui i bambini vengono insultati denigrati ecc. Dato che queste violenze succedono nel privato , nelle mura domestiche spesso rimangono sconosciute . é una doppia violenza , sia quella subita ma anche il fatto che viene taciuta. C’è anche un altro tipo di violenza , la violenza assistita cioè quando un bambino assiste a violenza tra i genitori , anche se indiretta è un tipo di violenza anche questa, portando poi anche lorostessi a replicare i comportamenti dei genitori. . Cosa possiamo fare? Spesso noi educatori ci ritroviamo impotenti di fronte a queste situazioni , Sono importanti le azioni ripartire ma prima di questo ci dovrebbe essere una formazione alla vita emotiva . Lavorare con gli adulti che hanno un ruolo educativo ad amarsi e amare gli altri . SOSTEGNO (Chiara sito) In questo capitolo viene metta a fuoco l’azione di sostegno alle famiglie . Non è sempre stato capito come concetto è rimasto centrato sull’idea di fornire un puntello a qualcuno che non si regge da solo. Il concetto di sostegno sociale fa riferimento all’insieme di risorse che attraversano le relazione : l’ascolto e il supporto , il riconoscimento e il senso di appartenenza , il sostegno informativo come aiuto nella comprensione degli eventi e l’aiuto materiale e pratico . L’autrice dice che le persone hanno bisogno di vivere in un contesto sociale di relazioni che le sostengono. Il sostegno alla genitorialità non è solo un insieme di interventi mirati a specifici target ma è parte di una politica complessiva che riconosce la specificità della famiglia. ci sono ancora troppo pochi servizi di sostegno alla famiglia. 
 STORIE DI FAMIGLIA (simonetta Poleghi) Il capitolo tratta il cambiamento che c’è stato tra settecento e ottocento nelle famiglie , in precedenza il matrimonio era inteso come contratto economico , l’intimità e la privatezza di determinate azioni non era sentita come un’esigenza. Fino al 1800 non esisteva il matrimonio d’amore , non esisteva il concetto di legarsi per amore, fino a fine 800 c’era talmente poca intimità che tra marito e moglie si davano del lei. Durante questo secondo il ruolo della donna passa da solo moglie a quello di madre , in quanto si comincia a diffondere l’idea dell’infanzia da proteggere e curare. I tratti educativi familiari, anche in ambito borghese, erano connotati dalla severità, in particolare per gli adolescenti. Non a caso se c’erano adolescenti ribelli venivano mandati in collegio per una perfetta educazione rigorosa. Gli inizi del 900 sono stati pesantissimi da molti punti di vista , segnati da due guerre , compreso in termini di vite umane. Così che gli anni 60 sono stai anni di rivoluzione e di lotte proprio per riprendersi in mano i propri diritti. Oggi il cambiamento delle famiglie e rapito e di ogni tipo . I nuovi tipi di istanze educative sono il frutto si una serie di riavvicinati fenomeni culturali e sociali , che per la loro rapidità non sono ancora pienamente assimilati.
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