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pedagogia dell'infanzia e della famiglia, Dispense di Pedagogia dell'infanzia e pratiche narrative

pedagogia dell'infanzia e della famiglia

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 16/06/2024

linda-maria-zizza
linda-maria-zizza 🇮🇹

3.7

(3)

4 documenti

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Scarica pedagogia dell'infanzia e della famiglia e più Dispense in PDF di Pedagogia dell'infanzia e pratiche narrative solo su Docsity! DISPENSA 1 “INTRODUZIONE ALLA PEDAGOGIA DELL’INFANZIA E DELLA FAMIGLIA” STORIA DELL’INFANZIA Il 700 è stato definito il secolo della pedagogia. 1800 è il secolo della scuola, in quei 100 anni è nato l’obbligo scolastico, la formazione dei maestri, tolta alle chiese l'educazione dei più piccoli per educarli già a scuola ad essere cittadini onesti, laboriosi e patrioti. 1900 si registrano le prime campagne per la tutela delle madri e della salute dei bambini, riduzione del lavoro e aumento del tempo libero, mense nelle scuole. Si sviluppò un welfare per l’infanzia quando gli stati dedicarono ai bambini più attenzione sia mediche che scolastiche. CULTURA DELL’INFANZIA NEI SERVIZI Nel ‘900 il bambino viene studiato come soggetto libero, capace di interpretare il mondo. Riflessione sui diritti dell’infanzia che ha portato molti paesi a concentrarsi sul bambino come soggetto dei diritti da tutelare. PEDAGOGIA DELL'INFANZIA E SFIDE CONTEMPORANEE Bisogna fare una riflessione sui fenomeni migratori, interrogandosi sulle modalità di accoglienza e inclusione dei migranti. Per l’italia è importante il tema dei MSNA che necessitano di strategie adeguate e specifiche. EDUCAZIONE PERMANENTE NELLE PRIME ETA’ DELLA VITA - Liliana Dozza L’educazione permanente è un processo naturale e sociale che si costruisce a partire dai primi giorni e settimane di vita e prima ancora e si estende per l’intero corso della vita, fino all’età senile (li-felong learning); si costruisce nei differenti ambienti di formazione e di esperienza. Dovrebbe essere un processo capace di assicurare ancoraggi cognitivo-emotivi su cui innescare percorsi di narrazione, riflessione, valorizzazione di storie e identità che acquistino il valore di un apprendimento profondo (life deep learning) e siano una base sicura su cui co- struire nel corso della vita. La realtà deve essere ricostruita in modo interattivo con l'ambiente attraverso un rapporto sociale e in un periodo storico. I processi d'apprendimento cambiano nei vari contesti, periodi storici. 3 sfide dell’educazione permanente: -migliorare la qualità dell’educazione nei contesti formali, in quanto non solo bisogna apprendere contenuti, ma deve avvenire un processo di socializzazione, dove si fanno esperienze extra famigliari e con i pari -migliorare qualità dell’educazione e delle esperienze in contesti educativi non formali ma intenzionalmente formativi, quindi maggiore sarà lo spazio di libero movimento personale migliore sarà la possibilità di arricchimento cognitivo-affettivo e di autonomia -occorre fare esperienze significative per il singolo e per il gruppo, così ci sarà maggiore possibiltà di apprendere. Secondo Dewey l’educazione è basata sull’esperienza, seguendo 3 principi. Principio di continuità e principio di crescita, ossia ogni esperienza è condizionata da quella precedente e da quella successiva. Principio di interazione, ossia le condizioni dell’esperienza sono sempre le condizioni esterne dell’ambiente e le condizioni interne del soggetto LA QUALITA’ EDUCATIVA DEI CONTESTI RELAZIONALI Ogni individuo è parte di una rete sociale, l’identità si struttura in relazioni potenzialmente aperte a infinite connessioni con diverse soggettività, gruppi e contesti. Le relazioni sono verticali e orizzontali. Gli esseri umani per sopravvivere devono essere legati a sistemi aperti in relazioni con un contesto di riferimento, soggetti a cambiamenti in funzione del variare delle condizioni ambientali e delle loro stesse attività. Lo sviluppo del cervello è in gran parte un processo che dipende, oltre che da un programma genetico, dall’esperienza, sia in termini positivi sia negativi. L’IO COME CORPO E RACCONTO Il cervello ha bisogno di esperienza nel suo processo evolutivo. Esperienze tattili e motorie perché si sviluppino quelle aree senso-motorie che rappresentano il punto di partenza per la maturazione delle aree superiori, quelle del linguaggio e del pensiero complesso. Quando si parla di io e coscienza di sé sono il prodotto di un io come corpo in azione che agisce e fa all'interno di un contesto fisico, culturale sociale, la parte mentale agisce in termini cognitivi con la costruzione di una propria storia di vita, sia in termini affettivi con la risonanza degli affetti all'interno del racconto. La parola diventa una dinamica sociale, può causare confronto e conflitti. L'esperienza è storica, sociale e duplicata, duplicata perché progettata è rappresentata in duplice modo. Se si vuole ottenere apprendimento significativo e in profondità fin dalle esperienze precoci bisogna tenere in conto di tre aspetti: orizzontalità cioè il rapporto sociale con i pari e gli adulti, verticalità cioè esperienza storica dei soggetti che ci hanno preceduti, e trasversalità. L’AUTOCONSAPEVOLEZZA EMOZIONALE E COGNITIVA L'autoconsapevolezza cognitivo emotiva dovrebbero essere sperimentate, esercitate, leggiate nei contesti formali e non formali, in primis Nelle famiglie nelle prime scuole. L'auto consapevolezza emozionale è la capacità di riconoscere le sensazioni provate in relazione ad una particolare emozione, di sapere esplicitare verbalmente che cosa si è provato e descrivere l'evento che ha scatenato l'emozione, di sapere riconoscere del lavorare pensieri, emozioni sentimenti, imparando monitorare e gestire le proprie emozioni. Si può puntare ha un ampliamento del repertorio linguistico e della capacità dei bambini di parlare di sé stessi, con se stessi e con gli altri, trovando così l'alfabetizzazione emotiva. CONTESTI E ATTIVITA’ PER I BAMBINI Le prime scuole rappresentano una grande esperienza di continuità nella discontinuità, I bambini sono impegnati in contesti formali informali e non formali. Si creano matrici in cui verranno incisi i veri e propri copioni che orienteranno e condizioneranno l'azione e l'apprendimento. Dewey elenca cinque differenti forme di apprendimento detto lifedeep learning: - avere a disposizione più informazioni possibile che possono essere acquisite -la memorizzazione -lo sviluppo di abilità e tecniche cioè l’organizzazione di ciò che viene acquisito -la comprensione, nel senso di capacità di cogliere le relazioni e di avere consapevolezza dei processi coinvolti, cioè essere consapevoli dei passaggi del processo -capacità di creare nuove realtà, di valutazione critica e ristrutturazione della conoscenza Deep learning l'insegnante è facilitatore , mentore, co-costruttore di conoscenza e chi apprende mette in gioco un ordine superiore di abilità cognitive (analisi, integrazione di quanto appreso con altri temi e soggetti) Profound learning l'insegnante è guida e coach, chi apprende è capace di transfer di competenze in situazioni nuove e nella rielaborazione personale del sapere e dei problemi, si tratta delle relazioni del tutto e delle relazioni fra le parti. Alcune strategie possono supportare lo sviluppo di un apprendimento in senso profondo: comprensione dei propri stili di apprendimento, attitudini, problem solving, mentoring, percorsi specializzati; considerando l’allievo nella sua interezza riconoscendo il ruolo della famiglia e della comunità; sono strategie di experiential learning e cooperative learning. Per garantire un lifedeep learning si punta ad avere un sistema formativo integrato cioè basato su una progettualità pedagogica, di cui entra a far parte una rete sistemica di rapporti più o meno strutturati e formalizzati con altre agenzie. Promuove il collegamento delle differenti risorse formative tra scuola e famiglia e enti locali/associazioni/istituzioni . PEDAGOGIA E DIRITTI DEI BAMBINI-Emiliano Macinai ECEC, EDUCAZIONE PERMANENTE, DIRITTI DELL’INFANZIA ECEC=Early childhood education and care in europe cioè un piano di valorizzazione dell'educazione nei primi anni di vita. Si sottolinea l'importanza che l’educazione durante la prima infanzia assume una chiave di sviluppo e crescita del bambino, ma anche dei benefici che gli investimento sui servizi della prima infanzia 0-6 apportano al sociale, per il contrasto ai processi di marginalizzazione cui sono esposte le famiglie e le comunità svantaggiate. L’INFANZIA NELLA CULTURA DEI DIRITTI Il primo dispositivo normativo sui diritti dei bambini è la dichiarazione di Ginevra sui diritti del fanciullo del 1924, si è in una fase caraterizzata da una visione ottocentesca dell’infanzia incentrata nell’ottica del soccorso e della salvezza, quindi l’infanzia è vista come soggettiva che ha bisogno di protezione e tutela, per cui l’infanzia è vista come passiva. Negli anni ‘20 si parla solo della tutela sul piano fisico e biologico del Bambino. Nell’59 la dichiarazione di New York sui diritti dei Bambini incrementa la dichiarazione di Ginevra, fondandosi sulla dichiarazione universale dei diritti umani. Si fonda sulla non discriminazione in quanto minore, al bambino viene riconosciuta la piena dignità umana e si pongono le basi dello status di cittadino, attraverso il Per il Servizio asili nido e servizi complementari alla prima infanzia del Comune di Firenze parlare di sostegno alla genitorialità significa favorire la conciliazione dei tempi di vita e di cura individuali con i tempi di lavoro, rispondere ai bisogni delle famiglie attraverso la molteplicità dell’offerta e coinvolgerle nella realizzazione del progetto educativo del servizio di appartenenza. COME SI REALIZZA IL SOSTEGNO ALLA GENITORIALITA’ nei nidi. I servizi alla prima infanzia rappresentano un luogo privilegiato per rispondere ai bisogni delle famiglie attraverso strategie e modalità che favoriscano: • La partecipazione delle famiglie. In quanto sono parte integrante della vita del nido e della progettualità, anche attraverso la partecipazione alle attività • Lo scambio e il confronto tra genitori. Che deve avvenire in modo costruttivo e sano, infatti ci sono tempi e spazi di confronto curato. • La valorizzazione dei saperi e delle competenze della famiglia intesa come risorsa. Presupposti indispensabili per realizzare nei servizi un effettivo sostegno alla funzione genitoriale: • Fondare il proprio agire educativo sull’idea di bambino competente, ma anche di genitore competente. La figura educativa si accosta/accoglie la famiglia e il bambino e ascolta i loro bisogni. • Aiutare le famiglie ad avere un ruolo attivo nel processo di crescita dei figli. Il lavoro del nido deve poter agire nella vita quotidiana del bambino per cui vanno riproposte anche a casa. • Non far sentire il genitore o la coppia genitoriale solo/a di fronte a un problema da risolvere. • Trovare soluzioni in collaborazione con le famiglie nell’ottica della coeducazione. Si lavora in parallelo, attraverso setting paritari di confronto, dove i genitori possano aprirsi e raccontare le proprie storie di vita. • Creare contesti che favoriscano lo scambio e il confronto con e tra le famiglie. • Offrire risposte personalizzate alle richieste delle famiglie. • Adeguare la propria professionalità al contesto sociale in costante mutamento. • Attivare una rete con gli altri servizi socio-educativi del territorio. • Predisporre adeguati strumenti di comunicazione e informazione. Le strategie messe in atto nei servizi alla prima infanzia: • Nel rapporto con le famiglie niente viene lasciato al caso e vengono elaborati modalità di comunicazione e strumenti condivisi da tutto il gruppo di lavoro con il supporto del Coordinatore pedagogico del servizio. • Non esiste un’unica modalità di organizzare gli incontri con le famiglie: i momenti di incontro con i genitori sia individuali sia collettivi, vengono contestualizzati e adeguati alle caratteristiche e ai bisogni dell’utenza. • In ogni servizio vengono proposti ai genitori laboratori in vari momenti dell’anno, in alcuni casi i genitori, a turno, sono invitati a trascorrere una giornata al nido/centro gioco… in altri è prevista la loro partecipazione durante il momento del pranzo. • Vengono inoltre predisposte occasioni di incontro con/tra genitori: feste, incontri a tema, cene… • Il personale educativo cura la documentazione e diffusione dei progetti e delle esperienze di ciascun servizio attraverso appositi strumenti: foto, diari, pubblicazioni, la rivista «Firenze per le bambine e per i bambini» e il Sito web. • Il Coordinamento pedagogico predispone adeguati strumenti per la rilevazione della qualità percepita, dando alle famiglie l’opportunità di esprimersi coinvolgendole nella fase di restituzione dei risultati e al personale educativo la possibilità di conoscere i risultati così da migliorare il proprio agire educativo e approfondire la conoscenza dei bisogni espressi. • Il Coordinamento pedagogico predispone progetti di formazione professionale degli operatori che lavorano all’interno dei servizi per aggiornare continuamente le loro competenze in merito al sostegno alla genitorialità. • Sono stati progettati e realizzati specifici percorsi di sostegno alla genitorialità nei servizi e/o nelle singole sezioni. PROGETTO GENITORI INSIEME Questo progetto è stato realizzato nell’ambito del programma regionale di educazione familiare e nasce dalle riflessioni, maturate in questi anni all’interno del Servizio asili nido del Comune di Firenze, sul ruolo genitoriale. Genitori insieme è un progetto complesso di sostegno alla genitorialità che nasce dalla necessità di ribaltare il modello tradizionale di conferenze a tema, condotte da esperti del settore a favore di incontri, rivolti a gruppi non troppo numerosi di genitori, nei quali un educatore o un coordinatore pedagogico riveste il ruolo di facilitatore della comunicazione e delle relazioni. Proponendo un approccio co-partecipato, con la consapevolezza che per intervenire nella relazione genitori-figli essi sono i primi a doversi mettere in gioco e diventino attori della trasformazione. Il progetto intende attivare un processo di autoeducazione dei genitori coinvolti per: • Far scoprire a ciascun genitore le proprie qualità, risorse e competenze rafforzando la fiducia in se stessi. • Favorire il confronto e la condivisione di esperienze per affrontare in gruppo le difficoltà insite nel ruolo genitoriale. • Diffondere nuove pratiche educative attraverso lo scambio di esperienze e i suggerimenti fra i membri del gruppo. • Individuare strategie per sdrammatizzare le situazioni e facilitare la comunicazione all’interno della famiglia. • Aiutare le famiglie a sviluppare una propria creatività educativa. • Permettere la creazione di nuove relazioni sociali tra famiglie del territorio cittadino. • Rafforzare nei genitori la consapevolezza che ognuno ha il potere di operare su se stesso un cambiamento costruttivo. • Favorire il cambiamento in un contesto più ampio: ogni persona può diventare promotrice di trasformazione per il coniuge, i figli, gli altri genitori, la comunità sociale di appartenenza. Il progetto si è andato progressivamente evolvendo nell’ottica della circolarità, articolandosi in tre fasi ciascuna delle quali è suddivisa in: • Formazione del personale. • Progettazione e attuazione di specifici percorsi di sostegno alla ge- nitorialità. • Verifica dei percorsi realizzati finalizzata alla riprogettazione FASE 1 Un primo percorso di sostegno alla genitorialità, a carattere sperimentale, ha preso avvio a Firenze nell’aprile 2000 con la realizzazione di sei incontri, di due ore ciascuno, a cadenza settimanale, rivolti a genitori di bambini frequentanti quattro servizi educativi alla prima infanzia gestiti dal Comune. Due educatrici hanno attivato due gruppi in diverse zone della città. Durante gli incontri, come momenti propedeutici alla discussione, sono stati proposti giochi di vario tipo che hanno favorito la comunicazione, allentando le tensioni. Ritrovare la dimensione ludica anche da adulti e tra adulti, infatti, è presupposto essenziale per la relazione con i figli piccoli. I temi che i genitori hanno indicato come quelli più importanti da affrontare sono quelli emersi durante gli incontri: le regole, l’aggressività, l’uso della televisione, il gioco, le paure, i comportamenti problematici, il ruolo del padre, l’educazione sessuale. I genitori hanno appreso da questi incontri che non ci sono ricette preconfezionate per l’educazione dei figli e hanno sperimentato che è possibile trovare soluzioni ai problemi utilizzando risorse e creatività che non credevano di avere. FASE 2 Nell’anno educativo 2001/02, il Servizio asili nido e Servizi complementari alla prima infanzia del Comune di Firenze ha avviato un nuovo percorso rivolto allo sviluppo della genitorialità consapevole. Due gli ambiti di intervento, uno finalizzato alla formazione di personale per la conduzione di gruppi genitori, l’altro rivolto all’erogazione di interventi di sostegno alla genitorialità sul territorio cittadino, monitorati dalla stessa docente che aveva condotto il corso di formazione. L’idea è stata quella di formare personale specializzato nella conduzione di gruppi attraverso tecniche di metodologia attiva. Il corso ha fornito alle diciotto partecipanti gli strumenti necessari per la progettazione, l’erogazione e la verifica degli interventi di sostegno alla genitorialità. Durante il corso le educatrici/coordinatrici hanno acquisito competenze per: • Riflettere sui bisogni delle famiglie con figli. • Metabolizzare la problematica della genitorialità e trasferire le competenze di base per facilitare la comunicazione in gruppi di adulti. • Progettare percorsi di sostegno alla genitorialità. • Svolgere il ruolo di conduttori/facilitatori della comunicazione, sviluppare e potenziare le capacità empatiche di ascolto, l’organizzazione e la restituzione dei contenuti. Tra novembre 2002 e febbraio 2003 è stata promossa dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione un’iniziativa rivolta a padri e madri di bambini di età compresa tra zero e sei anni. Tre gli interventi di sostegno alla genitorialità realizzati in diversi quartieri della città presso alcuni servizi alla prima infanzia. I gruppi di auto aiuto sono stati condotti dalle partecipanti al corso di formazione e, per renderli operativi, sono stati formati tre sottogruppi. Ogni intervento ha previsto un percorso a piccoli gruppi (dieci, dodici persone), articolato in sei incontri nei quali sono state affrontate le seguenti tematiche: • Io sono genitore di… • Il bambino che sono stato. • Il tuo spazio il mio spazio. • Il mio tempo il tuo tempo. • Vicini e lontani. • Prendersi cura di sé per prendersi cura dei propri figli. Per ciascun incontro sono stati progettati gli spazi, predisposti i materiali e ideate situazioni dinamiche al fine di creare un’atmosfera accogliente per favorire l’ascolto e il confronto. L’ambiente è stato curato nei minimi particolari con l’obiettivo di rendere tutti protegonisti. Ad ogni incontro ha partecipato anche un osservatore conil compito di monitorare l’intervento. L’intero percorso ha rappresentato un’occasione di confronto e scambio in cui ciascun genitore ha avuto l’opportunità di offrire agli altri la propria esperienza e di cogliere dall’esperienza altrui spunti e nuove idee da adottare all’interno del proprio contesto familiare. Il clima venutosi a creare tra i genitori è stato, come alcuni di loro lo hanno definito, magico… di grande rispetto e ascolto, di crescita comune e di riflessione su alcune tematiche forti e coinvolgenti. Questa iniziativa ha consentito: • di creare una rete di relazioni tra un buon numero di genitori e di far loro sperimentare l’incontro, il rafforzamento, la ricerca di uno spazio di benessere che consente di essere più liberi nella relazione con i propri figli. • ai conduttori di vivere un’intensa esperienza di gruppo e di acquisire competenze utili anche nella normale attività lavorativa per rapportarsi ai genitori in una nuova prospettiva. • al personale educativo di acquisire la consapevolezza di poter realizzare con il proprio gruppo di lavoro specifici percorsi di sostegno alla genitorialità. FASE 3 Ha previsto la formazione del personale e l’erogazione di interventi di sostegno alla genitorialità all’interno dei servizi alla prima infanzia. Realizzando uno specifico progetto di formazione fondato sullo cambio di competenze tra operatori. Ciò ha portato all’elaborazione di specifici progetti di sostegno alla genitorialità. ESSERE GENITORI AI TEMPI DEL COVID-19: DISAGI, BISOGNI, RISORSE-Alessandra Gigli Per i nuclei famigliari di questa epoca, svolgere adeguatamente il loro ruolo, i genitori di oggi devono investire molte più competenze rispetto ai loro predecessori. In quanto tali elementi sono richiesti sempre di più al lavoro, nella gestione dell’andamento familiare, della cultura globalizzata e della società liquida che richiede sempre più presenza. Il potenziale educativo delle famiglie è la loro capacità di accompagnare fin dalla prima infanzia, in percorsi di crescita umana che insegnino a comunicare adeguatamente, ascoltare, riconoscere e tollerare le differenze, esprimersi in modo efficace, agire in base a un sistema valoriale di riferimento che abbia significato etico. Fondamentale è la capacità di garantire solidità e continuità delle relazioni interpersonali, facendo efficacemente fronte ai cambiamenti e alle crisi, per raggiungere un nuovo equilibrio. Oltre alle strategie di resilienza e coping, in primo piano c’è la capacità di utilizzare al meglio le proprie risorse disponibili nel loro sistema. Deve poter attingere alle risorse personali dei singoli membri , del gruppo e sociali, dall’interazione di questi 3 elementi si avrà l’esito della crisi. L’epidemia di Covid-19, tutt’ora in atto, è certamente uno degli eventi più impattanti che segna i percorsi
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