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Contesto Culturale e Filosofico dell'Età Vittoriana: Utilitarismo e Libertà - Prof. De San, Appunti di Storia Delle Dottrine Politiche

Il contesto culturale e filosofico dell'età vittoriana, caratterizzata da un forte ritorno alla religiosità protestante e alla moralità, ma anche dalla mentalità affaristica e commerciale e dall'emergere di individualità eccentriche. In questo contesto nascono le scienze sociali, l'utilitarismo e l'idea di un individuo nuovo, libero di farsi la propria morale e religione. La società industriale e la classe operaia nascono contemporaneamente, portando alla luce il problema della legittimazione della libertà. Mill, influenzato da bentham e dalla corrente utilitarista, cerca una sintesi tra autori e correnti antitetiche e si avvicina a autori come wordsworth, coleridge e carlyle.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 11/12/2021

anastasia-roggero
anastasia-roggero 🇮🇹

4.2

(11)

30 documenti

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Scarica Contesto Culturale e Filosofico dell'Età Vittoriana: Utilitarismo e Libertà - Prof. De San e più Appunti in PDF di Storia Delle Dottrine Politiche solo su Docsity! MILL 1806-1873 Si inserisce nel contesto dell'età vittoriana caratterizzata da un forte ritorno alla religiosità protestante (in particolare puritana) e alla moralità. Allo stesso tempo, con l'affermarsi di una mentalità affaristica e commerciale, prevale una mentalità tendente all'ateismo pratico. Emergono individualità eccentriche, i dandy, che rivelavano in modo provocatorio aspetti della propria vita privata, considerati immorali per l'epoca. Le donne continuano ad essere escluse dalla società ma si inizia a riflettere di più sulla loro condizione. Viene ripreso e rielaborato il positivismo francese. Nasce la sociologia, intesa come scienza che studia la società, le aggregazioni umane. Perciò se l'interpretazione del mondo inglese è ancora profondamente tradizionale le correnti di pensiero che si sviluppano in questo momento al contrario attaccano questo conservatorismo. (Oscar Wilde in questo è emblematico). Nasce l'idea di un individuo nuovo, libero di farsi la propria morale e la propria religione. Lo stato non deve sentirsi legittimato ad imporre né una religione néuna moralità. In questo contesto trova consensi e spazio un'impostazione come quella di Tocqueville, che ritiene che il problema della democrazia sia la massificazione. Contro questo pericolo di omologazione culturale l'individuo eccentrico è visto come un paladino delle libertà, perché interroga le coscienze degli altri. La sua esistenza viene vista come una necessità per garantire la libertà. La corrente filosofica che si afferma già nell'Illuminismo e che trova terreno particolarmente fertile nell'Inghilterra di quest'epoca è l'utilitarismo (già incontrato in Epicuro, Hobbes). Esso concepisce la psiche umana come un meccanismo che induce gli individui a fuggire il dolore e a perseguire il piacere. Bentham, padre dell’utilitarismo britannico, ci parla di un calcolo felicifico (somma dei piaceri e detrazione dei dolori). Gli individui agiscono perciò sempre a impulsi intemi, proprio come le altre specie animali. Si coglie la forte influenza delle teorie di Darwin: l'uomo rappresenta il culmine di uno sviluppo genetico, un'evoluzione che deriva dall'essere un animale. Gli animali che realizzano meglio l'equilibrio tra dolore e piacere sono quelli che si adattano meglio nel proprio ambiente. Contemporaneamente si sviluppa la società della rivoluzione industriale, nascono le grandi fabbriche, accompagnate dalla formazione della classe operaia e nascono i grandi romanzi positivisti (es. Elliott). In questo contesto nasce il problema della legittimazione della libertà. Se tutto ciò che affermano gli studiosi sul mondo animale, allora dovremmo ritenere che l'uomo è determinato, è frutto di un processo deterministico. E se tutto è predeterminato dal suo ambiente è davvero libero di scegliere e di formare una sua propria personalità. Chi gestisce il potere si dimostra contrario a questa tesi positivista e fa appello alla responsabilità individuale e alla colpa. In questo modo, esso non è tenuto a fare nulla perché gli stessi individui sono la causa della loro disgrazia. Bentham, amico del padre, è maestro di Mill e fautore della difesa del principio di individualità dal punto di vista politico. Egli ritiene che il suffragio e i diritti civili debbano essere universali e che in economia non vi debba essere alcun intervento dello stato. Potremmo definirlo perciò liberale dal punto di vista politico (si ricollega a Beccaria) ma liberista in economia (è per il laissez-faire, gli individui devono essere lasciati liberi di agire ed esprimere la propria individualità nell'ambito economico). L'utilitarismo viene giudicato da Hegel come l'ultimo risultato, concetto fondamentale dell'illuminismo. Questo suo giudizio viene ripreso e riformulato da Marx ne “L'ideologia tedesca" il quale considera l'utilitarismo ideologia della società borghese. La corrente produce dei risultati a livello politico: suo padre e Bentham formano un gruppo parlamentare detto dei “radicali utilitaristi”. Di questo gruppo fa parte John Bowring, da ricordare in quanto fu lui ad avviare l'interrogazione parlamentare in difesa della figura pubblica di Mazzini. 1832: prima proposta di legge sull'estensione del diritto di voto. | radicali si battono in prima linea per la sua approvazione perché ritengono che ad ogni testa debba corrispondere un voto. Il dibattito riguarda soprattutto la capacità o meno della classe operaia di essere responsabile e di agire razionalmente. Un'altra grande battaglia politica coronata dagli utilitaristi radicali è quella sull'abolizione della legge del grano. | dazi imposti sulle importazioni di grano avevano infatti avuto una conseguenza pesante sulla popolazione, che non riusciva più a comprare il pane. Da sostenitori del liberismo diventano perciò anche sostenitori del cosiddetto “free trade”, un liberismo internazionale. Sono anti protezionisti. Tra il 1825 e il 1826 Mill si ribella al padre e a Bentham. Sprofonda in una crisi esistenziale e prende le distanze dal loro utilitarismo. Ne parla nella sua autobiografia. Se il calcolo felicifico di Bentham era basato esclusivamente sulla quantità di piaceri e dolori, Mill associa alla quantità la qualità dei piaceri, influenzata dai sentimenti che si associano ad essi e che derivano dal costume, dall'ambiente in cui si vive e dalle tradizioni. Il pensatore cerca una sintesi tra autori e correnti antitetiche rispetto a Bentham e si avvicina ad autori come Wordsworth, Coleridge e Carlyle (scrive “Sul culto degli eroi"), attenti ai sentimenti. È inoltre amico di Mazzini. Se ne deduce che non ritiene che l'uomo sia solo un calcolatore. Riprende il tema della successione delle epoche da Saint simon secondo cui le età storiche si susseguono dividendosi in età organiche e critiche. Nelle epoche critiche (dette “di transizione” in Mill) nascono nuovi valori culturali. In esse occorre discernere gli aspetti che hanno a che fare con il riconoscimento dell'importanza del metodo della scienza da altri aspetti che invece richiedono una rielaborazione. Mill non si dimostra né del tutto contro l'utilitarismo e l'illuminismo ma neanche del tutto contrario alla preservazione di certi valori tradizionali. È stato per questo accusato di incoerenza, di essere contraddittorio. Fa una distinzione tra gli aspetti della scienza che non possono essere modificati da quelli che invece sarebbe bene adattare ai tempi. A differenza di Marx, sostiene che le leggi di produzione della ricchezza, come quella di domanda e offerta, siano immodificabili. Per questo motivo lo inseriamo all’interno del modello capitalistico. Lo stato però può incidere sulla distribuzione della ricchezza. L'uomo è libero nella misura in cui è meno condizionato. A differenza di Bentham, sostiene che lo stato abbia qualche responsabilità ma che ad agire sempre in ultima istanza debbano essere gli individui. La proprietà privata è legittimata se fondata su lavoro (come qualcun altro). Chiede l'abolizione della rendita fondiaria (guadagni che si ottengono semplicemente ereditando delle terre. In Gran Bretagna molto spesso gli aristocratici neanche si curavano delle terre che possedevano) e una tassazione che riguardi le successioni. Vuole inoltre abolire la primogenitura (donne e figlie femmine non potevano ereditare nulla).
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