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Per il secondo parziale di Spillare, Appunti di Sociologia Dei Processi Culturali

Riassunti della parte inerente la sociologia dei media

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 05/12/2023

giada-q5s
giada-q5s 🇮🇹

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Scarica Per il secondo parziale di Spillare e più Appunti in PDF di Sociologia Dei Processi Culturali solo su Docsity! PROCESSI 2 PARZIALE LEZIONE 13/11- 2^ PARZIALE- SCUOLA DI FRANCOFORTE E INDUSTRIA CULTURALE Questo tema è legato alla comunicazione umana, che è iniziata con l’invenzione della scrittura, poi con la stampa fino ai media moderni. Ciò viene trattato dalla scuola di Francoforte, istituto che ha come rappresentanti Horkheimer, Adorno e Marcuse e che si è diffuso tra gli anni ‘50/’60 prima negli USA e poi in Europa. Si interrogano sull’ascesa dei regimi totalitari, la società di massa, la mercificazione della cultura e la totalità della società industriale avanzata. Viene chiamata scuola critica, perché si concentra sui giudizi di valore, ovvero il modo in cui la società funziona viene confrontata con altri metodi possibili. Quindi contrariamente a Weber che propone l’avalutatività, questi invece sostengono che i giudizi di valore sono importanti perché bisogna pensare che la vita umana deve essere degna di essere vissuta, ovvero deve essere migliorata con dei nuovi mezzi attraverso basi empiriche. Anche loro però criticano l’Illuminismo come mera razionalizzazione della realtà come sosteneva Weber. Perché, secondo loro, le moderne società industriali sono talmente totalitarie che neanche le classi sociali più alte sono in grando di essere pienamente libere, portano al conformismo dei ruoli e del pensiero, quindi a una società di massa e il conseguente isolamento, che poi sono facilmente manipolabili. Inoltre, essi introducono il tema dell’industria culturale, ovvero i modi di comportamento vengono inculcati come se fossero i soli e ragionevoli. Marcuse Uno degli autori di questa scuola è che scrive “l’uomo a una dimensione” che è stato modo per avviare lotte studentesche negli anni ’60. Il suo pensiero viene influenzato da Marx con il concetto del feticismo della merce, ovvero il capitalismo porta alla mercificazione di tutto e le merci materiali dei negozi crea questa condizione che porta le persone a vederle come qualcosa di magico, da cui rimangono affascinate. Inoltre, le merci compiano dal nulla nascondendo il processo di produzione, nel senso che non vengono viste come il risultato del lavoro umano, nascondendo i processi reali che ci stanno dietro, ovvero sfruttamento ecc. Marcuse riprende ciò e critica il capitalismo. Per lui esistono bisogni veri, ovvero reali e falsi, quindi quelli che vengono imposti all’individuo da parte della società stessa. Inoltre, il consumo è visto come una nuova forma di controllo sociale con i regimi totalitari e divertire significa essere d’accordo. Ovvero l’intrattenimento funzionale al sistema è il prolungamento del lavoro nell’epoca del consumismo, perché è una fuga dal lavoro e dalla cattiva realtà (ovviamente si parla della società degli anni ‘60-’70). Industria culturale La società stessa ingloba i processi di creazione della cultura stessa. Il sistema cultura è funzionale quindi alla produzione del modello capitalistico, che porta all’omogenizzazione culturale perché la civiltà attuale conferisce a tutti i suoi prodotti un’aria di somiglianza che creano il sistema della cultura. Inoltre, secondo la scuola di Francoforte l’obiettivo dell’industria culturale è il consumo distratto, ovvero senza alcun impegno attraverso la stereotipizzazione, ovvero modelli ricorrenti e facilmente riconoscibili creando dei generi, ovvero modelli di aspettative del consumatore, con la nascita del marketing che categorizza le persone e i loro bisogni. Così anche l’innovazione viene incentivata per la creazione di nuovi prodotti, però nell’ottica capitalista. I mass media nella teoria critica I media sono controllati da chi il potere economico e politico, che si serve delle capacità seduttive della comunicazione per diffondere i propri interessi. I mezzi di comunicazione producono alienazione falsa conoscenza, esaltando il disimpegno e l’evasione. In assenza di punti di riferimento il pubblico dei media è facilmente vittima delle strategie di propaganda e processi di manipolazione del consenso. I media sono pericolosi sistemi di … (guarda la slide) Teoria dell’ago ipodermico Non è proprio una teoria perché non l’ha ideata nessuno in particolare, ma è un’idea secondo cui i messaggi veicolati dai media arrivano alle persone e sono estremamente potenti perché le possono manipolare. Essa viene sostenuta empiricamente con un esempio che è “la guerra dei mondi” di Wells, ovvero una trasmissione telefonica che ricostruiva una radiocronaca di una presenza aliena, creando il panico perché la gente aveva creduto che fosse vera. un altro argomento è lo sviluppo della pubblicità commerciale che caratterizza quegli anni, con l’uso dei media di massa con la denuncia con Packard “i persuasori occulti”, ovvero un testo che parlava delle tecniche anche psicologiche applicate alla pubblicità. Critiche alla scuola di Francoforte -Daniel Bell la critica e la addita di essere espressione di tradizioni culturali aristocratiche di giudizi di valore e elitario. Secondo lui in realtà la società di massa ha riconosciuto a tutti diritti, benessere e cultura e i media sono strumenti di acculturazione e emancipazione per le masse stesse. -Edward Shills la critica perché la considera ricca di pregiudizi, nel senso che prima dell’epoca industriale la massa viveva nella periferia, mentre ora no perché, secondo lui, l’autorità ha perso influenza e le masse si sono liberate dalla schiavitù, rendendo gli individui più liberi di fare le proprie scelte. Quindi per lui la società di massa è inclusiva e rende gli individui più partecipativi. Altro approccio: modello di Hirsch Altro approccio verso l’industria culturale è quella di Peterson che vede la produzione e la fruizione della cultura e poi suula base di ciò Hirsch crea un modello. Per lui l’industria culturale è l’insieme di organizzazioni che producono oggetti culturali di massa come CD, dischi, videogame… quindi non è critico. Questo sistema è caratterizzato da un’eccedenza (offerta) che supera la domanda, poi una produzione che crea la domanda. Esistono diversi sottosistemi: -tecnico (artisti, creativi che danno input per l’oggetto culturale) -manageriale (organizzazioni che producono l’oggetto culturale) -istituzionale (i media che servono per fare conoscere i prodotti) -consumatore (sono in realtà l’ambiente nel quale il sistema agisce e la loro funzione è quella di inviare recensioni e feedback sui prodotti). C’è quindi una normalizzazione dell’industria culturale, ovvero essa si crea quando beni e servizi culturali sono prodotti immagazzinati e distribuiti con criteri industriale, ovvero su larga scala e in conformità a strategie economiche piuttosto che nello sviluppo culturale. Da industria culturale alle industrie creative Il termine cambia perché non c’è più l’accezione negativa. Con industrie creative, infatti, si intende quel vasto insieme di imprese e di attività caratterizzate da una commissione di cultura economica e creatività. Ovvero è l’adozione di modelli di business incentrati sulla produzione e la vendita di idee sotto forma di beni prodotti e servizi, anche grazie all’abbinamento al loro valore funzionale di un valore espressivo culturale. LEZIONE 14/11- DALLA MANIPOLAZIONE ALLA PERSUASIONE: GLI EFFETTI DEI MEDIA Negli anni’40 Lazarsfeld e altri analizzano la campagna presidenziale americana, studiando l’azione della radio e della stampa. Influenza poco, perché il 53% dei casi si rafforza la propria opinione, nel 26% si passa dall’indecisione a una scelta decisa senza però cambiare opinione e 16% valutazione imprecisa. Quindi solo nel 5% gli elettori mostravano di aver cambiato opinione, in conseguenza, dell’esposizione ai messaggi mentre per di più della metà i messaggi stessi costituivano un rinforzo delle opinioni già possedute. Ciò si spiega con: -media segnalano ciò che è importante e il loro ordine -i temi così vengono selezionati e si riflettono sul pubblico. LEZIONE 20/11- COMUNICAZIONE E MEDIA DIGITALI Rivoluzione informatica I media si evolvono, grazie al processo di digitalizzazione, che vede il passaggio da media analogici ai digitali partendo da abachi, macchina per la crittografia, fino a radio tv e computer. I primi software sono stati progettati da Bill Gates e Paul Allen, partendo dall’apparecchio dell’Altair. Tutto ciò è stato res possibile da aspetti socioculturale che hanno portato a pensare di portare la tecnologia anche nell’ambito domestico. Ciò avviene tra gli anni ’60-’70 negli USA, in particolare nella baia di San Francisco, in cui il progresso tecnologico si unisce con le lotte che rivendicano i maggiori diritti contro le grandi corporazioni. Viene creata la blue box, da parte di Steve Jobs e Steve Wozniak, ovvero apparecchiature elettroniche che permettevano di frodare la rete telefonica realizzando (guarda slide per completare la frase). Da qui nasce il concetto della subcultura hacker (non intesa solo come hacker in modo negativo), ovvero quella cultura che rivendica la tecnologia come di proprietà di chi la usa e non delle grandi aziende tecnologiche. Essa è costituita da ingeneri elettronici e informatici e programmatori che hanno sviluppato l’innovazione gratuita e con accesso libero. Jobs e Wozniak creano la Apple e si dedicano alla produzione di computer per uso domestico che fu prodotto in massa e attirò sempre più investitori. In contemporanea, si sviluppano le console per il gaming negli anni ’50, ma che funzionavano solo cu macchine costose e ingombranti. Con la miniaturizzazione nasce la possibilità di sviluppare console domestiche dedicate al gioco, come la brown box, il pong. Nascita di internet Lo sviluppo dei PC, porta poi alla creazione di internet (’69) che nasce come progetto militare con il nome di ARPANET, che aveva il compito di diffondere le informazioni tra le basi. Si tratta di una rete distribuita, ovvero caratterizzata da interconnessioni decentralizzate con un Client-Server, ovvero che collega un client ad un server principale attraverso la commutazione di pacchetto (le info viaggiano in pacchetti distinti e raggiungono la destinazione tramite strade diversificate, per poi essere ricomposte alla fine). Il progetto militare vinee abbandonato, ma continua in ambiti scientifici e di ricerca, quindi Arpanet si sviluppa nelle università. Nel CERN di Ginevra nasce poi il WEB, che è l’ambiente di internet che permette di organizzare e condividere le informazioni del centro di ricerca con gli altri. Poi la prima pagina web viene creata il 6 agosto del 1991, creando effettivamente Internet, rendendolo poi disponibile gratuitamente a tutti, con la creazione dei browser come Chrome. -Si crea la cultura tecno-scentifica di Internet, ovvero si sosteneva che deve esserci un ideale di cumulazione del sapere e di confronto tra pari. Si sviluppa inizialmente grazie all’utilizzo del sapere da parte di università e comunità scientifica, creando un’idea di confronto delle conoscenze. -Si creano poi le prime comunità virtuali al di fuori dell’ambito scientifico e accademico, che sostengono la democraticità e alla partecipazione e possibilità di creare autonomamente i propri browser. -Nasce poi la cultura commerciale creata da Amazon nel 1994, iniziando a vendere libri online, seguita poi da eBay. Negli anni 2000 nasce poi la bolla delle dot com, che scoppia a causa degli inadeguati modelli di business, all’arretratezza delle infrastrutture tecnologiche. Contemporaneamente nascono alcuni problemi come la diffusione del gioco d’azzardo, della pornografia e l’intrusività della pubblicità commerciale. La network society Trilogia di libri in cui Castells, percorre i processi degli anni ’60-70 che hanno contribuito alla creazione di un nuovo paradigma sociale che vede la rivoluzione informatica, la crisi economica del capitalismo e il fiorire di nuovi movimenti sociale come il femminismo e l’ambientalismo. Secondo lui la rivoluzione informatica ha portato al crollo dell’URSS e del ringiovanente di un capitalismo più moderno e giovanile che vede le reti informative i nuovi mezzi di produzione, con la globalizzazione e nuove organizzazioni sociali e familiari. Dalla comunicazione uno a molti a quella molti a molti Con la diffusione di Internet è emersa una nuova forma di comunicazione interattiva che è caratterizzata da possibilità di inviare messaggi uno a molti o molti a molti, comunicare in tempo reale o in un momento stabilito. Ciò è definita auto-comunicazione di massa, perché il messaggio è auto generata dal soggetto e ha come il compito il raggiungimento di un pubblico globale. Le forme della comunicazione interpersonale, di massa e autocomunicazione di massa coesistono e interagiscono tra loro. Quindi il processo di individuazione è la costruzione dell’autonomia da parte degli attori sociali che diventano soggetti del processo. Individualismo networked In questo testo riprendono le idee di Castelles, proponendo al centro delle riflessioni sociologiche il paradigma dell’individualismo, ovvero i soggetti agiscono sempre di più come soggetti connessi ad una rete di relazioni nelle quali sono al centro, piuttosto che come membri integrati di un gruppo, creando un nuovo sistema operativo. Esso è di tipo: -personale: individuo è al centro del sistema e opera in modo autonomo -multiutente: individuo fa parte di un sistema di migliaia di persone -multitasking: individuo ha molte capacità -multitraccia: lo fa spesso simultaneamente. Per loro alla base di ciò ci sono 3 rivoluzioni dei network che si sono creati prima di Internet, che si completa con esso e con la telefonia mobile. Esse sono: -quella delle reti sociali: precede internet. Si intente quindi l’emersione dell’individuo al centro che caratterizza la tarda modernità e la differenziazione di Simmel. Lui parla delle cerchie sociali, ponendo al centro l’individuo e le sue cerchie di relazioni differenti, portando l’individuo a d avere maggiore libertà di movimento. Ci sono alcuni fattori che amplificano le reti sociali e sono: connettività difesa (sistemi di trasporti, rapida crescita di strumenti di telecomunicazione, pace diffusa e scambi commerciali liberi), confini di gruppo più deboli (famiglia cambia, cultura di massa su più piattaforme) e crescita autonomia personale (lavoro è flessibile). -quella di internet: è l’infrastruttura comunicativa che permette di entrare nella società in rete. È nato l’approccio internet first, ovvero oggi le persone lo usano per cercare informazioni e avere relazioni con altri, in modo semplice e veloce. -quella dei devices mobili: Oggi i dispositivi per collegarsi in rete si sono moltiplicati grazie all’evoluzione delle tecnologie che ha reso possibile la connessione in modalità ovunque e in qualunque momento. LEZIONE 22/11-Comunicazione e media digitale: Per industria creativa → si intende quel vasto insieme di imprese e di attività caratterizzate da una commissione tra cultura, economica e creatività e orientate all’adozione di modelli di business incentrati sulla produzione e la vendita di idee sotto forma di beni, prodotti e servizi anche grazie all’abbinamento al loro valore funzionale di un valore espressivo culturale. Teoria delle pratiche e «pratiche mediali» -Antony Giddens (a differenza di Bourdieu) pone maggiore enfasi sulla capacità di agency dell'individuo, ovvero sulla capacità «riflessiva» di ridefinire le proprie pratiche, stabilendo diversi significati alle stesse e contribuendo cosi al mutamento sociale -Theodor Schatzy pone enfasi sul nesso (nexus) tra l'acquisizione di conoscenze (fare pratica) e realizzazione delle pratiche stesse, distinguendo tra: comprensione (acquisizione competenze), dimensione normativa strutturale (il come è possibile fare) e telecaffettività (ha a che fare con le motivazioni, obiettivi, ecc. del fare). -Andrea Reckwitz, invece, enfatizza la dimensione culturale delle pratiche, intendendole come «forme routinizzate di significato» -Nick Couldry si sofferma, in particolare, sulle pratiche mediali,cioè cosa fanno con i medi. Attraverso la definizione delle pratiche sociali poste in essere dagli utenti dei media, Couldry delinea quella che egli definisce una «teoría del media socialmente orientata». Egli parte da un concetto ampio di «media», intendendo: sia le infrastrutture e le istituzioni capaci di produrre e veicolare contenuti mediali, sia gli stessi contenuti veicolati. E soprattutto rispetto a questi contenuti (e attraverso i significati veicolati), che gli individul costruiscono le loro specifiche pratiche mediali (es. la pratica del ricercare, del mettere in mostra e dell'essere messi in mostra dell'archiviare, del commentare, ecc). Stuart Hall e l’approccio dei cultural studies All'interno della svolta culturalista dei «cultural studiesa, particolare enfasi è da porre al cosiddetto modello «encoding-decoding» sviluppato da Stuart Hall (1973). Harry Jeankins e la cultura convergente Sottolineando proprio il ruolo attivo degli utenti dei media digitali Henry Jenkins, parla di «convergenza culturale»: «Benvenuti nella cultura convergente, dove i vecchi e i nuovi media collidono, dove si incrociano i media grassroots e quelli delle Corporation, dove il potere dei produttori e quello del consumatori interagiscono in modi imprevedibili». Tale concetto si applica quindi in primis proprio al nuovo contesto delle imprese creative (media franchise) e dei gruppi di fan dei loro prodotti. Il concetto di «convergenza» viene sviluppato inizialmente in termini tecnologici, ovvero è inteso come «convergenza tecnologica», guidata fondamentalmente dal processo di digitalizzazione. Questa può essere vista da due prospettive: Digitalizzazione = convergenza tecnologica ⁃ Dinamica centripeta risperto al mezzo: convergenza dei contenuti verso un unico device (concetto di multimedia) ⁃ Dinamica centrifusa rispetto al contenuti, capacità del contenuti di spalmarsi su media diversi (una serie può essere vista in streaming su tv, tablet, smartphone…) Jenkins contesta questa dimensione meramente tecnologica, ponendo l'enfasi sui processi culturali, di resinificazione, introdotti dai pubblici connessi! ⁃ «In questa sede voglio contestare l'idea secondo la quale la convergenza sarebbe essenzialmente un processo tecnologico che unisce varie funzioni all'interno degli stessi dispositivi. Piuttosto, essa rappresenta un cambiamento culturale dal momento che i consumatori sono stimolati a ricercare nuove informazioni e ad attivare connessioni tra contenuti mediatici differenti. Questo libro tratta del lavoro - e del gioco - che gli spettatori mettono in opera nel nuovo sistema dei media»,
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