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percorso multidisciplinare memoria e tempo, Dispense di Letteratura Italiana

percorso multidisciplinare memoria e tempo

Tipologia: Dispense

2019/2020

Caricato il 15/12/2020

mari-di-1
mari-di-1 🇮🇹

4.4

(23)

15 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica percorso multidisciplinare memoria e tempo e più Dispense in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! MEMORIA E TEMPO Italiano: (Pascoli- X Agosto): 10 AGOSTO pag.373 È uno dei componimenti di Pascoli improntato sull’assassinio del padre rimasto impunito:Ruggero Pascoli viene assassinato il 10 agosto del 1867 mentre rientrava a casa e quella vicenda rimase talmente impressa nella memoria del figlio che all’epoca aveva 12 anni che quasi trent’anni dopo nel 1896 pubblica un componimento intitolato ‘10 agosto’ sulla rivista fiorentina ‘Il Marzocco’ e l’anno successivo nella quarta edizione del ’97. Questo componimento è costituito da 6 strofe di versi endecasillabi e novenari alternati con rime alternate secondo lo schema ABAB. Questo componimento appare molto diverso da altri presenti in Myricae e dal testo Lavandare, poiché manca quell’impressionismo e la tendenza a descrivere dei paesaggi agresti medianti immagini accostate, ma vi è un discorso ideologicamente ben strutturato, in cui Pascoli affronta temi importanti , come quello della sofferenza, del dolore, della morte, della malvagità e del rapporto tra dimensione umana e terrena e quella trascendentale, divina. Questo testo è caratterizzato da simmetrie e corrispondenze studiate e ben architettate che si possono rilevare sia nell’ambito della macrostruttura che in quello della microstruttura. Infatti, una corrispondenza ampia, generica, si può rilevare dal punto di vista tematico tra la prima e la sesta strofa poiché si fa riferimento al cielo e al fenomeno delle stelle cadenti, ma anche tra la seconda e la terza strofa, e la quarta e la quinta,poiché l’autore istituisce un parallelismo tra una rondine che viene assassinata mentre tornava dai suoi piccoli e il padre ucciso nella stessa circostanza. Queste corrispondenze e simmetrie sono presenti in ambito microstrutturale. Infatti, al vocativo iniziale della prima strofa ‘San Lorenzo’ ,corrisponde all’ultima strofa il vocativo ‘cielo’. Corrispondenza, inoltre, si può individuare anche tra ‘l’aria tranquilla’ del v.2 e ‘i mondi sereni’ del v.21-22. Inoltre, la seconda strofa comincia con l’espressione ‘Ritornava una rondine al tetto’ alla quale corrisponde, nella quarta strofa, ‘’Anche un uomo tornava al suo nido’. Il parallelismo tra uomo e natura viene reso anche attraverso uno scambio metaforico, perciò si dice che la rondine tornava al tetto invece che al nido, mentre per l’uomo si afferma il contrario. Il secondo verso inizia con l’espressione “lo uccisero:” come il quarto, nel verso 7 si dice che la rondine avesse nel becco un insetto mentre al verso 16 si afferma che l’uomo aveva con sé due bambole come regalo per le figlie. Sia la terza che la 5 strofa cominciano con l’espressione “ora e là” e, come nella terza si fa riferimento all’attesa dei piccoli così, nella quinta strofa al v. 18 vi è lo stesso riferimento con le espressioni “lo aspettano, lo aspettano in vano’’. Come nei vv.9-10 la rondine mostra il verme al cielo lontano in segno di protesta, allo stesso modo ai vv. 19-20 si dice che l’uomo mostra le bambole al cielo anch’esso lontano,distante. PARAFRASI: ‘Oh San Lorenzo, io lo so perchè tante stelle (‘tanto di stelle’ riprende la costruzione latina, genitivo partitivo che segue a tantum e indica una quantità indeterminata ) si infiammano e cadono nell’aria serena, perchè un così grande pianto risplende nella volta celeste.’ Il poeta collega il fenomeno astronomico, consueto della caduta delle stelle, particolarmente intenso la notte del 10 agosto, in cui vi è la ricorrenza del martire San Lorenzo, alla vicenda della morte del padre. Segue nelle strofe successive un parallelismo tra l’assassinio di Ruggero Pascoli e quello d una rondine. Una rondine ritornava al tetto(metafora, sta ad indicare il nido), la uccisero, cadde tra le spine: ella aveva nel becco un insetto, la cena per i suoi piccoli. Ora è là con le ali aperte come in croce che mostra quel verme a quel cielo lontano; I suoi piccoli sono nell’ombra che aspettano il cibo, che pigolano sempre più piano. Anche un uomo ritornava alla sua casa, lo uccisero, disse: Perdono; e rimase con gli occhi aperti con l’intenzione di esprimere un grido: portava in dono due bambole (al v.15 vi è una sinestesia, poiché l’autore associa ad un’espressione del volto ‘gli occhi sgranati’ ,la volontà dell’uomo di gridare, dunque ad una sensazione visiva se ne associa una di tipo uditiva) Dalla 2 alla 4 strofa, viene utilizzata la simbologia cristiana, infatti al v.6 il poeta afferma che la rondine cade tra le spine, mentre al v.9 si fa riferimento alla posizione delle ali spalancate come in croce. Sia la vicenda della rondine, che quella dell’uomo fanno riferimento alla passione di Cristo. Infatti, come la rondine cade tra le spine e ha le ali aperte che alludono alla croce, così l’uomo morendo perdona i supi uccisori come Cristo aveva fatto sulla croce. Tuttavia in questo componimento la simbologia cristiana viene ripresa solo parzialmente, in quanto manca quel senso di riscatto che giustifica il sacrificio di Cristo, poiché in questo testo permane una distanza tra la terra e il cielo, e il cielo assiste a tanta malvagità limitandosi soltanto a un compianto mediante il fenomeno astronomico della caduta delle stelle. Ora là nella casa solitaria aspettano inutilmente: egli immobile, sbalordito mostra le bambole quasi in segno di protesta al cielo lontano. E tu Cielo, dall’alto dei mondi, sereni, infinito e immortale, inondi di un pianto di stelle questo frammento oscuro del male (sta ad indicare la terra). In quest’ultima strofa l’autore riprende i concetti espressi nella prima sottolineando la distanza irriducibile tra il cielo sereno, privo di male, infinito e la terra minuscola ma intrisa di male, malvagità. In questo componimento vi è anche il tema del nido, che è uno dei temi centrali della poetica pascoliana.Pascoli ha una concezione della famiglia come nido, ossia come luogo che protegge dalle insidie dell’esterno, che ingloba l’individuo, allontanandolo dalla società e vincolandolo ad una ossessiva devozione ai morti. (Leopardi- Il sabato del villaggio): IL SABATO DEL VILLAGGIO pagina 144 In the Joyce's works is very frequent the use of interior monologue, both direct and indirect. Through this technique, the writer almost disappears and the readers find themselves directly inside a character’s mind. According to James Joyce, the "epiphany" is a sudden revelation in which any subject of common life, or a person or an episode becomes "revealing" the true meaning of life to those who perceive their symbolic value. It is a special moment, in which a character suddenly experiences a spiritual awakening, during which negligible details, thoughts, gestures, objects, feelings emerge and join together to lead to a new inner awareness. These are often buried memories or details for a long time in memory that suddenly come to the surface to initiate a thought process is often long and painful. The epiphany is made by the technique of stream of consciousness. An example of epiphany can be found in "Eveline", this short story describes the life of a 19 year-old girl who has the opportunity to change her routine life but is unable to leave her familiar community in Dublin. Here the epiphany is present when she heard the music in the street and she remember the promiser of the mother. Indeed, her mother before dieng, let her promise that she would be present all the time for her family, so her promise to her mother is stronger than her love for Frank. So thanks to epiphany the main character changes his point of view and, consequently, changes his life. (Virginia Woolf) : Virginia Woolf is probably the greatest avant-guard writer of the 20th century. Virginia Woolf uses the technique of indirect interior monologue, in fact we can enter in characters’ inner world without the help of the narrator. The concepts of time and space are the same of the Joyce: they are compressed or dilated, in fact a single moment can cast for a long time. She is interested in everything happens inside, in particular in the impressions of the characters. She is interest in women’s sensibility which has made her a heroine to many feminist. In Virginia Woolf’s indirect monologue there is still occasional presence of the narrator, who however invisible, gives some order to character’s thoughts, and gives us some guideline. Moreover, Moment of being is very similar to Joyce’s epiphany. It is a moment of intensity, perception or vision that illuminate our lives so we be become aware of something that has peach our consciousness. Virginia explains this concept examining an ordinary mind on an ordinary day. We receive many impressions that come to us in every moment of our life. Life is not divided into bit but it is something completed, like a halo that surrounds us. When we receive them so we became aware of something, and this is a moment of being. In Mrs. Dalloway, Virginia uses all the modernist technique. The beginning of the novel is a brilliant example of interior time, that is in contrast with chronological time: Clarissa walks around London and everything capture her attention, in fact the physical impressions are interwoven with the mental ones, because she stats to remember her past. An important aspect is that Septimus and Clarissa became dependent even if they never really met. Like Clarissa, Septimus too moves around Dublin and the physical act of walking is interwoven with the chaos in his mind. But unlike Clarissa, Septimus is unable to put together all the impressions and sensations he receives, but he chooses to die while Clarissa decides to live and embraces life. Filosofia (Henri Bergson):La riflessione di Henry Bergson inizia a fine ottocento, la filosofia di questo periodo era orientata in reazione al positivismo. L’originalità di Bergson, nel panorama dello spiritualismo francese, consiste nell’affermare la libertà dello spirito legandola alla nozione di durata, che è centrale in tutte le sue opere. Infatti, il punto cardine del suo pensiero è il problema del tempo; da subito si oppone all'idea di tempo fisico-matematico, che si era affermata sia in campo scientifico, sia nella psicologia sperimentale. Scrive a questo proposito "Saggio sui dati immediati della coscienza" (1889) e "Durata e simultaneità" (1922); in quest'ultimo critica apertamente il concetto di tempo della teoria della relatività einsteniana. Bergson fa una distinzione fra tempo spazializzato e tempo come durata. Il tempo spazializzato è il tempo delle scienze naturali, che quantificano i dati, li rendono misurabili. La durata,invece, è propria degli stati di coscienza, nei quali le sensazioni successive si compenetrano dando luogo a un sentimento, a un’esperienza vissuta. Secondo la visione scientifica il tempo è privo di durata, cioè proprio di quella caratteristica che ne definisce l'essenza, dunque è un tempo spazializzato. Questo tempo ha una grande utilità pratica , perché permette l'organizzazione della vita sociale, pertanto il tempo della scienza è utile e necessario, MA NON è L’UNICO. Infatti, Bergson individua, oltre al tempo della scienza, il tempo della coscienza, il quale non è fatto di singoli istanti, ma è concepito come un flusso incessante in continuo movimento degli stati di coscienza in cui passato,presente e futuro si fondono. Il tempo della coscienza è dato dal confluire del passato nel presente, grazie alla memoria, e di questo nel futuro, attraverso l’anticipazione. In esso tutte le modalità di misurazione perdono di significato. Bergson volge una critica radicale alla trasposizione della scienza alla coscienza, il metodo scientifico non può essere trasposto nell’analisi delle scienze umane. Il tempo delle scienze è misurabile, ma il tempo spazializzato e deterministico delle scienze non può essere posto come fondamento delle scienze umane. Il tempo della coscienza è il tempo della libertà, non è spazializzato e omogeneo ma è un tempo in cui ogni momento è unico e irripetibile:gli stati d’animo essendo unici , non sono prevedibili in base a leggi e dunque la coscienza è libera. Quindi non è possibile una spazializzazione deterministica della coscienza,vista come successione di stati d’animo unici e irripetibili, dunque di conseguenza ogni nostra azione è libera. Fisica(la relatività): l’esperimento dei cani Ci sono due cagnolini, Dritto e Sbieco; c’è inoltre un plotone (ossia un quadrato con la caratteristica di viaggiare compatto come se fosse un solido). I cagnolini partono entrambi da uno stesso angolo del plotone: - Dritto va fino in cima al plotone e poi torna indietro; - Sbieco fa la stessa cosa ma da un altro lato del plotone non andando però perpendicolarmente. Dal punto di vista vettoriale la velocità di Sbieco è inclinata rispetto a quella del plotone. Per quanto riguarda il movimento di Dritto c’è una complicazione poiché quando dritto va in avanti ci mette più tempo nel raggiungere il plotone, che è come se gli sfuggisse. Al ritorno, invece, Dritto è facilitato quindi al ritorno impiega meno tempo. Nella prima equazione vi è la differenza tra la velocità del plotone e quella del cagnolino, nella seconda equazione vi è la somma tra queste velocità. Conclusione: Sbieco nei tratti, nonostante viaggiasse storto, va alla stessa velocità sia all’andata che al ritorno mettendoci sempre lo stesso tempo. Il cammino di Dritto è svantaggiato poiché all’andata ha il plotone che scappa, che viaggia in avanti mettendoci più tempo nel raggiungerlo, quando invece il plotone gli va incontro, gli permette di recuperare, mettendoci meno tempo. In ogni caso i cagnolini non arrivano insieme ma arriva prima Sbieco. Il problema del cani e del plotone è legato a un grosso problema che venne fuori nell’Ottocento e che venne risolto nei primi del Novecento dalla relatività di Einstein ossia il problema della luce e del movimento. La luce venne associata ad un’onda e la sostanza in cui essa si propagava era chiamata Etere (utilizzato come termine per definire questo termine impalpabile). Come effettiva realtà fisica si dava per scontato che la luce fosse un’onda che dovesse attraversare questo mezzo chiamato, ETERE.
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