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Percorso multidisciplinare sul tempo, Appunti di Italiano

percorso sul tempo che comprende ogni materia, dall'italiano all'inglese fino al latino e a scienze

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 04/12/2021

serena-russo-11
serena-russo-11 🇮🇹

4.5

(4)

5 documenti

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Scarica Percorso multidisciplinare sul tempo e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! PERCORSO SUL TEMPO Nella Coscienza di Zeno, di Svevo, la dimensione del tempo è alterata perché cambia a seconda della percezione che Zeno ha avuto di quegli eventi, quindi il tempo è filtrato dalla coscienza. | capitoli non succedono in ordine cronologico, bensì si prosegue per temi nel quale la memoria è una sorta di serbatoio da cui attingere. Il tempo narrativo del romanzo si articola in tre dimensioni: Tempo della storia: equivale alla successione naturale degli avvenimenti narrati, dalla nascita agli avvenimenti recenti. Tempo del racconto: la successione degli avvenimenti come viene presentata nel romanzo; passato e presente si intrecciano, con frequenti anticipazioni e flashback. Tempo della narrazione: il presente in cui Zeno scrive la sua autobiografia. Il testo L'origine del vizio può essere scandito in tre sequenze: * Laprimaè relativa all’infanzia di Zeno ed è caratterizzata dalla presenza protettiva della madre, alleata del figlio contro un padre distratto e ridicolizzato. e Nella seconda Zeno ha vent'anni e sua madre è morta. Il vizio ha assunto una connotazione patologica e si lega all’insofferenza nei confronti del padre. * Laterzaritrae Zeno anziano, nel tempo presente. Qui anticipa ciò che accade nell’ultimo capitolo del libro, il personaggio si mostra guarito non dal vizio del fumo, ma dall’ansia di liberarsene. Attraverso il ricordo degli episodi legati al fumo, Zeno racconta l'affetto per la madre (sovrapposta alla figura della moglie) e l'ostilità verso il padre, secondo lo schema del complesso di Edipo; e la tendenza a mentire e a giustificare sempre le proprie azioni. Le teorie di Freud vengono confermate da ciò che Zeno sta ricordando, ma indirettamente perché il protagonista continua a trattare con ironia la psicanalisi. Zeno può essere considerato uno pseudo-inetto perché egli non ha una grande capacità di adattamento. Alla fine del romanzo comprende che non è lui il vero malato, bensì persone come la sua stessa moglie perché seguendo le norme del mondo borghese si ritrova inglobata all’interno della società. (La capacità di adattamento di Zeno diventa evidente alla fine del romanzo. Dopo aver sofferto per molti anni di un disturbo che gli impediva di camminare bene e di smettere di fumare, e dopo essersi rivolto al dottor S., Zeno guarisce. Nel finale del romanzo, Zeno arriva a immaginare una catastrofe che ridurrà la Terra alla forma di nebulosa, privandola però di parassiti e di malattie e regalandole una salute universale.) Nel brano Psico-analisi Zeno ripercorre alcuni dei temi principali affrontati nei primi capitoli, presentandoli attraverso il giudizio del dottor S. con sarcasmo. Non crede nella psicoanalisi per guarire, ma per compiere un'indagine conoscitiva. Il dottor S., secondo Zeno, ha torto, eppure sembra che si sia avvicinato più di una volta a comprendere le ragioni reali del comportamento del suo paziente (gli chiederà anche il motivo per cui non ha mai nominato il deposito di legname appartenuto a Guido Speier. Zeno dirà che non l’ha fatto perché non conosce bene il toscano per nominare i vari tipi di legnami). Questo passaggio rivela la sfiducia tra Zeno e il dottor S., il quale non si è fidato del paziente e ha preferito fare indagini da sé. La narrazione avviene in prima persona e Zeno seleziona i fatti concentrando la sua attenzione su quelli secondari, di conseguenza il narratore è considerato inattendibile. Nel Paradiso, in particolare nel Canto 33 di Dante, il tema della memoria è centrale e si presenta sotto vari aspetti: -Il ricordo del passato, quindi la rievocazione dell’incontro Dio. -La consapevolezza dell’impossibilità di riportare alla memoria un passato lontano, perché la mente umana non è in grado di rievocare impressioni così intense, ma una parte limitata è rievocata attraverso un’emozione occasionale. -Quest’ultima è la memoria involontaria, che è la rievocazione del passato non richiesta, e si presenta occasionalmente, dopo una sensazione. Il tema della memoria è anche presente nella lirica di Eugenio Montale, ad esempio in “Cigola la carrucola del pozzo”, l’autore crea un’analogia tra il pozzo e la memoria, perché entrambi “recipienti” dai quali attingere. È come se l’immagine che la memoria cerca di recuperare venisse proiettata sulla superficie del secchio. La breve apparizione, però, cessa di colpo e il secchio ritorna sul fondo del pozzo: una metafora per dire che una distanza incolmabile separa il presente dal ricordo del passato, perciò è impossibile recuperare il ricordo. Il tempo divide l’uomo dal ricordo, quindi non gli appartiene più e non può dargli felicità. Nel canto 33 del Paradiso, San Bernardo (scelto come guida perché rappresenta la rivelazione divina) invita Dante a seguire la preghiera che egli rivolgerà alla Vergine perché gli conceda di vedere Dio (in cui sono esaltate le doti sovraumane, come la misericordia). Durante la preghiera, Dante prega di mantenersi puro fino alla morte, poiché egli, in quanto mortale, potrebbe di nuovo cadere in tentazione. Dante poi rivolge il suo sguardo verso la luce di Dio, ma con i mezzi espressivi che ha a disposizione è impossibile dare un'immagine della visione di Dio, poiché la mente umana non è in grado di rievocare emozioni così intense. La descrizione di Dio è articolata su tre livelli: * Dio è materia dell’universo, che con l’amore tiene insieme tutto ciò che è frantumato. * Il mistero della trinità, che viene vista da Dante come tre cerchi concentrici, che hanno la stessa dimensione, che si distinguono dalle tre diverse sfumature di colore. ® Dantesta osservando all’interno dei cerchi e nota l’immagine dell’uomo riflesso nel cuore di Dio. Dante allora si domanda il perché, affermando che l’amore e la conoscenza hanno bisogno l’uno dell’altro. Alla fine, questo dubbio viene risolto da un lampo che gli attraversa la mente: Dio aiuta Dante a sentirsi parte del movimento e dell’armonia, che caratterizzano il Paradiso, perché così come Dio si è fatto uomo, anche l’uomo può diventare divino. Inoltre, la grazia (il perché avviene tutto ciò) è unita al libero arbitrio, perché nonostante l’uomo possegga la facoltà di scegliere deve aspirare alla grazia divina. Legato al tema dell'importanza del tempo, troviamo uno tra i maggiori autori latini, Seneca, con la sua opera “De brevitate vitae”. Il De brevitate vitae, appartiene alla raccolta di dialoghi scritti da Seneca. In questo Seneca rimprovera l’uomo, il quale si lamenta della brevità del tempo assegnato dalla natura alla loro esistenza. Nel testo “E davvero breve il tempo della vita?” Seneca afferma che la vita è abbastanza lunga per chi, come il saggio, sa vivere intensamente ogni istante, vive nella giusta maniera, alla ricerca della verità e della saggezza, e non spreca il suo tempo. Colui che si lamenta della brevità di questa è lo stolto, poiché egli non domina le cose, ma ne è dominato ed è quindi schiavo delle passioni e spreca il proprio tempo in occupazioni frivole e vane. Quindi non è padrone né di sé né del suo tempo e per questo giunge alla fine della sua vita senza aver mai realmente vissuto. Esistono delle sostanze che alterano il tempo originario per compiere una reazione. | catalizzatori sono sostanze (macromolecole che legano i reagenti) che aumentano la velocità delle reazioni senza subire modificazioni. Sono costituiti da enzimi o anche da molecole di RNA, detti ribozimi. In una reazione catalizzata da enzimi, i reagenti sono chiamati substrati. Possono essere: * non biologici, aspecifici; * biologici, specifici. Perché un enzima riconosce un solo substrato e quindi catalizzano un’unica reazione. Le reazioni esoergoniche (avviene una diminuzione dell’energia libera, che può essere ad esempio calore) avvengono lentamente, perché tra le molecole dei reagenti e quelle dei prodotti esiste una barriera energetica che ostacola l'avvio. L'energia necessaria per raggiungere lo stato di transizione si chiama energia di attivazione. Gli intermedi sono elementi della transizione che possiedono una quantità di energia libera superiore sia ai reagenti sia ai prodotti, pertanto i legami sono più instabili ed è più probabile che si possano rompere (riorganizzare formando i prodotti). Grazie ai catalizzatori biologici è possibile abbassare la barriera energetica; quando accade vengono accelerate sia la reazione diretta che quella inversa, infatti una reazione catalizzata procede verso l'equilibrio più rapidamente di una non catalizzata e questo equilibrio finale rimane lo stesso con o senza il catalizzatore. Gli inibitori sono molecole capaci di legarsi agli enzimi e di ridurre la velocità delle reazioni che essi catalizzano; alcuni esistono in natura, i quali contribuiscono a regolare il metabolismo, altri invece sono artificiali, i quali sono sintetizzati in laboratorio per curare malattie. Si possono legare in maniera reversibile e in maniera irreversibile: L'inibizione irreversibile si verifica quando un inibitore stabilisce un legame covalente con il sito attivo, impedendo l'accesso al substrato; tale legame disattiva l'enzima modificando in modo permanente la sua struttura. L’inibizione reversibile è chiamata così perché incrementando la concentrazione di substrato o riducendo quella di inibitore, il substrato ha maggiori possibilità di legarsi e l'enzima torna a funzionare. Finché l'inibitore resta legato all'enzima, il substrato non riesce a legarsi al sito attivo e l'enzima è incapace di funzionare. Una molecola di questo tipo prende il nome di inibitore competitivo perché compete con il substrato per il sito attivo. Un inibitore non competitivo, invece, si lega all’enzima ma in un sito diverso dal sito attivo. Gli enzimi sono proteine catalitiche. Le proteine sono biopolimeri costituiti da amminoacidi uniti da legami peptidici. Esistono 20 tipi di amminoacidi. Le proteine, seconda della forma nello spazio, possono essere fibrose (insolubili in acqua e che hanno le catene polipeptidiche uno vicino l’altra) e globulari (solubili in acqua e le catene polipeptidiche sono ripiegate su sé stesse in forme più o meno compatte; un esempio sono gli enzimi). Con l’«eterno ritorno dell’identico» il filosofo Nietzsche prende in considerazione l’ipotesi che il tempo sia ciclico, ovvero la ripetizione eterna di tutte le vicende del mondo; secondo questa teoria, ogni uomo dovrà rivivere la sua vita ancora innumerevoli volte, in cui non ci sarà niente di nuovo; Mentre l’uomo normale sarà spaventato e angosciato da ciò, l’Oltre uomo, al contrario, prova gioia ed entusiasmo, perché egli ha vissuto una vita piena e desiderabile, che renderebbe sopportabile anche la noia della ripetitività. Questa visione ciclica del tempo è contrapposta a quella rettilinea che domina il mondo moderno cristiano. Nella concezione del tempo giudaico-cristiano (lineare) bisogna comportarsi bene in vita per trovare un significato dopo la morte (evitare l’inferno e raggiungere il paradiso); ciò significa che viviamo una vita insignificante, sacrificata, con un senso che non ci appartiene realmente, perché non è contenuto nella vita stessa. Nell’opera “Così parlò Zarathustra” (appartenente alla fase della maturità) tratta nuovamente del tema del tempo. Zarathustra racconta di una sua visione: salendo lungo un sentiero, che man mano diventa sempre più ripido e faticoso, si accorge che porta sulle spalle un essere che metà nano e metà talpa. Siccome la fatica aumenta continuamente, decide di costringere l'essere a scendere, il quale si siede davanti a lui. Avviene un cambio di scena: Si trovano vicino ad un arco sul quale c'è scritto attimo, ovvero la rappresentazione dell'elemento minimo del tempo. Ci sono anche due strade: una che arriva ad una porta e una che da essa parte. Zarathustra si chiede se le strade prima o poi si uniscano o procedano separatamente. L'essere al suo fianco risponde con la frase" tutto ciò che il rettilineo, mente. Anche la verità è un circolo". La scena cambia nuovamente e Zarathustra sente un cane gridare aiuto, come se fosse una persona. Avvicinandosi, vede un uomo steso a terra che si contorce dal dolore, siccome ha un serpente in gola. Dopo inutili sforzi di aiutarlo, Zarathustra dice l'uomo di mordere e di staccare la testa del serpente. L'uomo segue il consiglio. La domanda che persiste in questa visione è se il tempo sia lineare o meno. Non c'è una risposta, ma si pensa che l'immagine del serpente che si avvolge su sé stesso simboleggi della circolarità del tempo e il pastore staccandogli la testa ha rotto la sua circolarità. Nietzsche non pone una soluzione a queste domande: il tempo, infatti, non si può rappresentare con un circolo o come rettilineo, perché sennò lo renderemo uno spazio, ma così non è: il tempo non procede in un senso, ma semplicemente è la dimensione dell'accadere delle cose. Nietzsche ci invita a riflettere sulla relazione che abbiamo col tempo e per uscire da questa costrizione: dobbiamo riappropriarci della nostra vita e divenire l’oltreuomo, che sarebbe contento di ripetere la sua vita. Un uomo con le proprie idee, che non si pone nei confronti di un altro uomo per far prevalere le proprie, perché sa che non esistono dei valori assoluti, neanche quelli personali lo sono, ma ci si confronta con gli altri con l'idea che da essi si può sempre imparare qualcosa. La persistenza della memoria L’opera mostra il paesaggio di Port Lligat, desolato e privo di elementi vegetali o artificiali, dove la spiaggia e il mare calmo, sono solo un miraggio: la linea dell'orizzonte alzata all'eccesso, ci trattiene in una dimensione più interna. In questo spazio misterioso, l'artista inserisce un basamento squadrato posto sulla sinistra, sul quale si spicca un ulivo secco a cui è appeso un orologio azzurro, sul punto di sciogliersi al sole. Altri due orologi, dello stesso colore, ugualmente molli e informi, sono collocati l’uno sul medesimo basamento squadrato e l’altro su una strana forma biomorfica posta al centro del dipinto. Dalì esibisce questi orologi deformati, che alcuni critici interpretano con allusioni a impulsi di natura libidica e sessuale, ma soprattutto, i quadranti che si sciolgono sono un richiamo esplicito alla dilatazione del tempo. Gli orologi, in La persistenza della memoria, vengono deformati nel sogno creato dall’inconscio dell’artista, e questo pare suggerito dalla presenza di un occhio dalle lunghe ciglia (forma biomorfica), che giace addormentato e che richiama al fatto che, la durata di un evento può essere dilatata nella memoria. Possono anche essere interpretati come un simbolo in cui la vita distorce la forma geometrica, e l'esattezza matematica del tempo. Perciò, questi tre orologi deformati dalla memoria, rappresentano l’aspetto psicologico del tempo, il cui trascorrere assume una velocità e una connotazione diversa per ciascun individuo, interna a noi stessi e che segue solo la logica dello stato d'animo e del ricordo. Pertanto, ognuno di noi, ha una propria sensazione temporale rispetto alle medesime situazioni: ciò spiega il fatto che ogni orologio segna ore differenti. Inoltre, è presente un quarto orologio, rimasto intatto, pur ricoperto da tante formiche nere, esse sono, per l’artista, simbolo di morte e un richiamo al desiderio sessuale; la presenza di insetti, gli effetti di degradazione organica, la putrefazione, la liquefazione e la corrosione, sono elementi ricorrenti nei suoi dipinti. Lo stesso Dalì, con gli amici Bufiuel e Garcìa Lorca, utilizzava l’espressione “putrefactos”, cioè in disfacimento, per indicare i borghesi contro cui si scagliavano. Quindi tema centrale risulta la dimensione fluida del tempo che evidenzia la percezione soggettiva. Se quindi il tempo assoluto è quello scandito dall’orologio in ore, minuti, secondi, la percezione individuale del tempo è invece molto elastica, imprescindibile dalla memoria, dal sogno e dall’inconscio. La deformazione delle immagini è un mezzo per mettere in dubbio le facoltà razionali, che vedono gli oggetti sempre con una forma chiara e definita. In La persistenza della memoria, gli orologi si sciolgono e si adattano alle superfici su cui vengono posti, Dali invita così l'osservatore a riconsiderare la relazione tra la dimensione del tempo e della memoria, nella quale il prima e il dopo si contaminano mutuamente. Lo stile del dipinto risulta in fondo estremamente realistico pur trasmettendo un senso di smarrimento di fronte a quest’immagine surreale. Il giallo ocra è il colore dominante dell’opera, in contrasto con l'azzurro dell’acqua, del cielo e degli orologi. L'artista ha definito lo spazio utilizzando la prospettiva geometrica e la diminuzione progressiva delle figure. Secondo i piani militari pianificati a partire dal 1905 dalla Germania, in una eventuale guerra contro la Francia, avrebbe dovuto adottare una rapida “manovra a tenaglia” per aggirare le difese francesi al fine di occupare il nodo vitale di Parigi. Questa operazione doveva svolgersi con la massima velocità, per permettere all’esercito tedesco, dopo la sconfitta della Francia, di concentrarsi contro la Russia (alleato dei francesi - triplice intesa). L'esercito dello Zar, male equipaggiato e dispiegato su un territorio enorme, avrebbe infatti impiegato molto tempo prima di completare la mobilitazione e di essere pronto ad affrontare i tedeschi. Il primo motivo, per i cui i tedeschi hanno la necessità di adottare questa guerra veloce, era quindi dovuta alla necessità di evitare una guerra combattuta su due fronti (Francia e Russia), con il risultato di un forte indebolimento del suo esercito. Il secondo decisivo motivo, per cui la Germania non può che pianificare una guerra breve, è la scarsità delle risorse umane e materiali a propria disposizione. Nonostante la Germania disponesse di un apparato industriale imponente, l’impossibilità di attingere alle riserve di materie prime sparse per il mondo, ne limitavano la capacità produttiva, senza contare la necessità dell’approvvigionamento alimentare. La Seconda guerra mondiale scoppiò il 3 Settembre 1939 quando la Polonia fu invasa dalla Germania, la quale voleva conquistare il territorio della Danzica, attraverso una guerra-lampo. A rendere ancora più difficile la difesa dei polacchi fu anche l'improvviso attacco delle forze sovietiche, e in meno di un mese dall'inizio delle ostilità la Polonia fu divisa tra Germania e Unione Sovietica. Due mesi dopo l’esercito sovietico poneva sotto il suo potere la Lettonia, la Lituania, l'Estonia e attaccava la Finlandia occupandola.
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