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periodo dell'età napoleonica, Appunti di Storia

ascesa di napoleone I vita e politica sotto napoleone I sconfitta e fine dell'impero francese

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 24/06/2023

PietroPD
PietroPD 🇮🇹

3.9

(14)

100 documenti

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Scarica periodo dell'età napoleonica e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! 6. L’età napoleonica 6.1 La Campagna d’Italia e le Repubbliche giacobine Le difficoltà interne che il Direttorio (governo che stringe il potere nelle mani di 5 persone perchè il popolo aveva dimostrato che sapeva combattere ed era forte) si trovava ad affrontare lo spinsero a concentrare le forze su un’unica forte campagna espansionistica con l’ideale di esportare la rivoluzione. Il Direttorio si fece quindi promotore di una grande offensiva contro gli Asburgo, vennero inviati tre eserciti, uno dei quali, comandato da Napoleone, aveva il compito di tenere impegnate in Italia le forze austriache. L’esercito napoleonico era molto forte, infatti vi era la presenza di molti volontari, una forte arma era la sua improvvisazione che prende alla sprovvista i nemici. Inoltre Napoleone stesso scendeva in campo a fianco dei suoi soldati dando una forte motivazione a questi. Questa campagna si trasformò in un modo per ottenere potere e prestigio e così facendo in poco tempo Napoleone arrivò a battere l’esercito sabaudo annettendo Nizza, la Savoia e Mantova. Successivamente in questi territori si vennero a creare la Repubblica transpadana e cispadana. La conquista di Venezia, dove ottenne un’accoglienza positiva in quanto portatore di ideali illuministici e libertà dai poteri dell’ancien regime, portò alla scomparsa della repubblica veneta. Il 17 ottobre 1797 venne firmata la pace di Campoformio che definì le nuove sfere di influenza francese in Italia e con la quale venne ceduta Venezia all’Austria con grande indignazione dei veneziani che capirono che le speranze riunificatrici dell’Italia non stavano a cuore a Napoleone. Nell’Italia settentrionale si venne quindi a formare la Repubblica cisalpina (unione della transpadana e cispadana), affiancata dalla Repubblica ligure, romana e quella partenopea con le quali Napoleone si assicurò il controllo sulla penisola. La formazione di queste repubbliche giacobine era fortemente promossa da Bonaparte che voleva instaurare istituzioni simili a quelle presenti in Francia concedendo carte costituzionali simili a quella francese del 1795. Il direttorio impose però pesanti tassazioni e continui saccheggi di opere d’arte che alimentò, anche grazie alla formazione di nuovi club politici, il sentimento patriottico italiano e la riflessione sulla “questione nazionale”. I francesi, non vedendo di buon occhio queste nuove idee, provvidero alla chiusura dei clubs e a censurare la stampa. Anche la breve esperienza della Repubblica partenopea è interessante. Questa sorse con l’arrivo delle truppe francesi e fu sostenuta dai più importanti intellettuali meridionali. Alla fine però i Borbone riuscirono a mobilitare contro i giacobini migliaia di contadini, sudditi e briganti in bande chiamate “bande sanfediste” che sgretolarono la Repubblica partenopea, facendola fallire a causa del poco coinvolgimento delle classi contadine. 6.2 La spedizione in Egitto, il colpo di Stato e il consolato Una volta sistemata la questione con l’Austria rimaneva solo la Gran Bretagna. Per evitare uno scontro diretto, nel quale l’Inghilterra avrebbe sicuramente vinto, decise di attentare alla sicurezza dei traffici marittimi inglesi costruendo basi in Egitto. La spedizione (partita con anche scienziati, studiosi e archeologi) partì e arrivò ad Alessandria dove riportò già una vittoria con la Battaglia delle Piramidi. L’ammiraglio Nelson, però, distrusse la flotta francese nella baia di Abukir. A questo punto la creazione di una lega anti francese contribuì all’apertura di diversi fronti di guerra che richiesero il ritorno dell’esercito in patria e portando alla caduta delle repubbliche giacobine. Le disfatte militari in Egitto rivelarono la debolezza del Direttorio e il sentimento di una borghesia francese che pur di non perdere i vantaggi politici acquisiti era pronta a mettere il proprio destino nelle mani dell’esercito. Così il 18 brumaio i membri del Consiglio degli Anziani che appoggiavano Seyes decisero di nominare Bonaparte capo delle truppe di Parigi e, con un colpo di stato, iniziò il dominio di Napoleone ponendo ufficialmente fine alla rivoluzione francese. Fu quindi elaborata una nuova costituzione repubblicana dove il potere esecutivo venne dato a tre consoli (di cui uno Napoleone), il potere legislativo fu accentrato nelle mani del primo console, vennero limitate le autonomie locali, tornando al sistema accentrato dell’antico regime, seppur mantenendo le conquiste civili della rivoluzione, e introducendo a livello territoriale rappresentanze del potere centrale, ossia i prefetti. Un plebiscito, pratica di voto non democratica, in quanto è assente il dialogo tra governo e popolo, nella quale il popolo sceglie cosa vuole; sancì l’inizio di un governo di tipo dittatoriale. 6.3 Dal consolato all’impero: le riforme e la società francese Napoleone decise di intervenire allora in numerosi ambiti. In ambito bellico decise di intraprendere una nuova campagna militare in Italia e arrivò nel 1800 a battere gli austriaci a Marengo e a ricostituire la Repubblica cisalpina, col nome di Repubblica italiana, al cui comando si pose lui stesso. Con la pace di Amiens nel marzo 1802 si pose fine alla guerra in Egitto che venne ridata all’Impero ottomano e che portò all’apertura di un periodo di pace. In ambito religioso, sulla scia degli ideali illuministi, decise di stipulare un Concordato con la Santa Sede nel quale in cambio del riconoscimento del cattolicesimo come religione della maggioranza dei francesi e dell’abrogazione della costituzione civile del clero, il Papa rinunciò a rivendicare i beni incamerati. La politica di accentramento fu favorita dalla riforma amministrativa che prevedeva la figura del prefetto come rappresentante territoriale del potere centrale. Napoleone ebbe il merito di capire che fondamentale era l’organizzazione dell’istruzione pubblica per poter trasmettere già ai giovani i suoi ideali e dalla quale sarebbe nata la futura classe dirigente, pertanto si occupò della riforma del liceo e delle università (nacquero gli istituti politecnici). Importante fu anche l’intervento dello stato nell’ambito dell’assistenza sociale e sanitaria e nel controllo dei mendicanti (anche gli ultimi devono essere riconoscenti nei confronti del regime). Venne creato anche un nuovo catasto col quale venne distribuita la tassazione, sempre con un occhio di riguardo nei confronti della borghesia. L’aumento delle tasse non fu osteggiato poiché era giustificato da cambiamenti positivi che sono sostenuti anche dalle classi più basse. L’ultima grande opera riformatrice fu l’emanazione nel 1804 di un Codice civile, documento di legge esportato ovunque, dove si contengono i due capisaldi del diritto civile moderno: libertà personale (costituzione liberale in quanto tutela le libertà naturali) e centralità dello Stato (che deve rendere possibile la piena realizzazione dell’individuo). Uno degli obiettivi primari fu quello di rassicurare la borghesia, fu introdotta la proprietà privata come diritto naturale, il diritto di divorzio e l’abolizione del diritto di primogenitura. Con un altro plebiscito si fece proclamare Primo console a vita arrivando nel 1804 a farsi proclamare imperatore dei francesi. La borghesia a questo potere centrale forte non si ribella per due motivi: - ottenne da Napoleone tutto quello che le serve, mantiene i propri privilegi e i diritti acquisiti dopo la rivoluzione, ha tutti i poteri e ora ha una condizione migliore; - la borghesia teme una nuova rivoluzione che può modificare gli assetti soprattutto alla luce della dimostrata forza del popolo francese.
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