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PESCATORI DI UOMINI - MUZZARELLI (Riassunto), Sintesi del corso di Storia Medievale

Riassunto breve del libro Pescatori di Uomini di Maria Giuseppina Muzzarelli

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 11/01/2021

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Scarica PESCATORI DI UOMINI - MUZZARELLI (Riassunto) e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! PESCATORI DI UOMINI PREDICATORI E PIAZZE ALLA FINE DEL MEDIOEVO Lo scopo del libro è mostrare che l’importanza della comunicazione non è una scoperta recente: i predicatori medievali erano infatti ottimi comunicatori, che già sapevano far leva sulle paure per condizionare i comportamenti collettivi. Quello della comunicazione era definito il “quinto potere”, e i predicatori medievali erano così abili che i signori e le attività cittadine li temevano se essi intervenivano a favore di politiche che confliggevano con le loro: nel 1493 Piero de Medici impedì a Bernardino da Feltre di parlare a Firenze, date le importanti divergenze nei confronti degli ebrei, protetti dalla famiglia Medici. Attraverso un uso sapiente della parola i predicatori attuavano una “pesca all’amo”, che porta diletto nell’udirla e effetto nel restarne catturati, come dice Bernardino da Siena. CAPITOLO PRIMO, COME SI FA UNA PREDICA SCOPO DELLA PREDICA E’ INSEGNARE: Come si legge sia in Agostino sia in Alano di Lilla la predicazione è un insegnamento pubblico e collettivo dei costumi e della fede che porta degli effettivi e durevoli cambiamenti sia nei modi del singolo sia anche a livello collettivo (amministrazione, leggi ecc..). ARTES PREDICANDI: TRATTATI NEI QUALI VENIVANO INDICATI I REQUISITI PER COMPORRE UNA PREDICA, nuovo genere di retorica sviluppatosi nei sec XII-XIII sulla base di una crescente esigenza di azioni pastorali efficaci. Il benedettino Guiberto di Norget e il cistercense Alano Lilla sono gli autori dei testi più importanti di questo nuovo genere. LA PIAZZA: il mare più adatto per la pesca degli uomini è la piazza nella quale è necessario anche un solo uomo per convincerne centinaia. RIMPROVERI DURANTE LE PREDICHE: durante le prediche era comune che qualcuno si assopisse = il predicatore parlava all’alba e per potere assistere molti si posizionavano molte ore prima, inoltre le prediche duravano molte ore mettendo alla prova sia chi le pronunciava che chi le udiva. Lo stesso Bernardino attaccò due donne assopitesi mentre egli parlava dello splendore illuminante. A proposito, Bernardino dichiara di disperarsi quando “altri viene alla predica quando è mezza detta” e, per evitare che questo accada, promette per l’indomani o comunque per la predica successiva, il verificarsi di un evento attraente (altra esca per amo). DISTRAZIONI DURANTE LA PREDICA: oltre a chi andava alla predica per udire la parola di dio, per molti altri, soprattutto per le donne, era un occasione per farsi vedere, sfoggiando eleganti parure al fine di allacciare relazioni amorose (es. Boccaccio racconta lo sguardo di Fiammetta che in chiesa guarda con interesse l’unico uomo che non l’aveva notata). Al fine di evitare questi sguardi, oltre a richiamare gli uditori a “guardare dritto in faccia il predicatore” (Bernardino da Siena), veniva posto un tendone che separava gli uomini dalle donne, come testimoniato dall’iconografia. IMPERDIBILITA’ DELLE PREDICHE: dato che grazie alla predica si può capire cosa sia lecito e cosa no, essa è imperdibile e per Bernardino da Siena è persino più importante assistere alla predica che alla messa. La preminenza della predicazione sugli altri esercizi di fede era già stata affermata da Umberto di Romans, che disse che nella sua vita Cristo aveva celebrato una sola messa, ma aveva sempre predicato, da Giordano da Pisa e da Bernardino da Feltre, per il quale senza l’ammaestramento della predica non si saprebbe cos’è peccato. Tanto imperdibili che Bernardino suggerì alle autorità cittadine di chiudere tutte le botteghe nel momento della predica, e a chi risponde lamentando del danno economico risponde dicendo che è nel venire a udire la parola di Dio che si situa il vero guadagno, come afferma anche Roberto Caracciolo da Lecce. Alternativa era che il predicante tardasse la sua predica all’ora di chiusura dei negozi, come fece Bernardino da Feltre a Venezia nel 1481 tutti i giorni per circa un mese. METAFORE DAL MONDO ECONOMICO: nelle prediche spesso si ricorre a termini come “guadagno”, “la vita eterna è un bene da acquistare”, definizione di Cristo come “bonus negotiator” proposta da Innocenzo III = termini ripresi dal mondo degli affari = adottare il lessico dei mercanti comporta il riconoscimento e la legittimazione di quel mondo. MONTI DI PIETA’: Nel 1462 poi a Perugia fu fondato il primo vero e proprio Monte di Pietà promosso da Michele Carcano da Milano = il logo di questo monte era la rappresentazione di Cristo in Pietà. Anche i continui richiami economici nelle prediche furono importanti concretamente nei Monti di Pietà, al favore dei quali fece una predica Bernardino da Feltre a Pavia nel 1493. Bernardino dice che se si fa del bene a un singolo si compie un’azione meritoria, e tanto maggiore sarà il merito se si fa del bene a due, tre e più persone = di conseguenza donare o depositare un ducato al monte era un investimento fruttuoso che faceva guadagnare meriti per il paradiso = per questo fine cominciarono ad avere luogo processioni alla fine delle quali molti, quasi in una gara di generosità, offrivano gioielli, vestiti o denari = l’esca aveva funzionato. PREDICHE A PUNTATE: per affrontare e sedurre il pubblico spesso i predicatori dovevano ricorrere ad abili stratagemmi e promesse fin troppo generose; per es. Franco Sacchetti (contemporaneo di Bernardino da Siena), racconta in una novella di un frate che, vedendo che nessuno andava a udire le sue prediche, disse che avrebbe in esse dimostrato che l’usura non è peccato. Dopo tale dichiarazione in molti andarono ad ascoltare le sue prediche, e di volta in volta egli rimandava l’argomento con qualche scusa = così facendo tenne il suo pubblico in sospeso per tutta la quarantena ma quando finalmente la domenica d’olivo affrontò il tema non poté far altro che dire che “l’usura sta nel riscuotere più che la vera sorte”, esattamente quello che sapevano tutti = era quindi di primaria importanza che il predicatore sapesse creare l’aspettativa, e poi stava a lui non deluderla. Un altro contemporaneo di Bernardino da Siena, Poggio Bracciolini, racconta di un cantastorie pagato da un appassionato uomo del pubblico affinché posticipasse il più possibile la Morte di Ettore = Ettore poté morire solo quando l’uomo finì le proprie risorse economiche = origine della suspence e della narrazione a rate. Un altro modo diverso dalla predica a puntate e utile per attrarre il pubblico era quello usato da Bernardino da Feltre di rinunciare ai grandi esordi, rendendo partecipe il pubblico dei propri dubbi riguardo alla predica, coinvolgendolo e invitandolo a prendere attivamente parte alla predica. IL REPORTATOR: uomo che registrava le prediche, autore di “reportationes” più o meno fedeli al discorso, che il predicatore non scriveva quasi mai e se lo faceva lo faceva in latino o ne faceva uno schema misto volgare e latino. In genere il reportator stava in mezzo al pubblico (come anche il pittore del predicatore che lo ritraeva mentre parlava) e prendeva appunti che venivano trascritti e ordinati successivamente, in questo modo lavorava anche il reportator di Bernardino da Siena, Benedetto di Bartolomeo, per il quale si dice che non tralasciò di riportare “la minima paroluzza” (molto difficile dato che molti predicatori, come per es. Savonarola, parlavano molto velocemente) Ci è noto anche un caso di reportator di sesso femminile per quanto riguarda una predica di Bernardino da Feltre rivolta alle monache e pronunciata a Vicenza nel 1492. Per suscitare emozioni venivano usati anche altri espedienti: veniva mostrato un teschio, si nascondeva un uomo sotto al pulpito affinché simulasse le urla dei dannati, si predicava al cimitero o si faceva assistere un morto alla predica. Un affresco della chiesa di San Francesco di Deruta rappresenta Sant'Antonio che predicando indica il pubblico una Cassa di denari rivelando che il cuore dell'uomo morto sistemato ai piedi del pulpito stava nella cassa anziché nel corpo ormai senza vita = a significare che molti avevano più a cuore le ricchezze che la loro anima tanto da rischiare di perderla. METAFORA DELLA PESCA: Vangelo secondo Luca: Cristo, dopo una notte di pesca poco fruttuosa, il giorno dopo invitò di nuovo a gettare le reti, questa volta ben distese = pesca generosa. La notte prima la rete era stata gettata aggrovigliata. PAROLE EFFICACI, SUGGESTIVE, MINACCIOSE: per raccogliere anime in modo efficace spesso era necessario parlare in modo sconvolgente. Per questo il pubblico riceveva minacce terribili: frequente la previsione di autentiche sciagure dovute all’inosservanza delle raccomandazioni del predicatore, la peste fu minacciata in più occasioni. B. da Feltre criticò i balli dei giorni festivi e raccomandò di astenervisi se non volevano attirarsi la tempesta, ma dopo la sua partenza si ballò nel giorno di S. Pietro e venne una tempesta che guastò i raccolti e le vigne. LA GESTUALITA’: per secoli il mondo cristiano si è improntato sulla modestia e sulla misura. Al contrario di questa premessa San Francesco per primo fu un predicatore istrionico che, con lo scopo di accorciare le distanze tra lui e il pubblico, fece largo ricorso a gesti come quando ad Assisi si spogliò delle sue vesti ricche per intraprendere una vita di povertà. CONTATTO FISICO CON IL PREDICATORE: gli uomini medievali pensavano di poter ottenere vantaggi spirituali toccando la veste o le reliquie del predicatore. Esempi: − SAN FRANCESCO: quando si recò a Bologna nel 1222, sulla piazza del Comune tutta la città accorse ad udirlo, il cronista racconta che il concorso di genti era così ingente che “le strade da ogne parte erano impedite”, uomini e donne facevano a gara per riuscire a toccare la sua tunica. − B. DA FELTRE: a Perugia quando smontava dal pulpito il popolo correva a toccarlo e tutti gli si stringevano attorno, tanto che quattro frati, due davanti e due dietro, faticavano a tenerlo “a riparo” dalla foga della folla, come delle vere e proprie guardie del corpo. Bernardino non amava farsi accompagnare dalla folla quando ripartiva da una città, tendeva dunque a partire segretamente di notte o all’alba, spesso annunciando un orario di partenza fasullo; − CARACCIOLO DA LECCE: quando si congedò da Perugia, un cronista racconta che vollero seguirlo talmente tante persone che “non se poteva andare inanze”. Ci fu chi lo seguì a Deruta e chi fino a Todi per continuare a seguire le sue prediche; IL POTERE DELLA COMUNICAZIONE: spesso i predicatori più influenti sapevano di esercitare una enorme influenza su chi li ascoltava = B. da Feltre fu intimato di non predicare quando arrivò a Firenze nel 1493 perché i signori temevano eventuali tumulti. I predicatori miravano infatti al “bonum commune”: a volte questi obbiettivi coincidevano con quelli delle autorità politiche, altre invece ci furono delle divergenze e l’opera dei predicatori scompaginò gli assetti cittadini stabiliti e ritenuti soddisfacenti. Es. ebrei prestatori di denaro = condotte volute e difese dal comune cittadino, soprattutto signorile come personale risorsa, osteggiate dai predicatori nella fase di fondazione dei Monti di pietà, nessun Monte o quasi sarebbe sorto senza l’intervento dei predicatori. IL RISO: mentre nei primi secoli del cristianesimo doveva essere seguito un contegno apatico, privo di passioni (si diceva che Gesù non avesse riso una sola volta durante la sua vita terrena), durante il medioevo il riso venne cautamente accettato e anzi usato a proprio favore dai predicatori. San Francesco fu uno dei primi a proporre ai suoi seguaci un atteggiamento anche ludico. Per smuovere il riso venivano usati spesso degli EXEMPLA = storie proposte dai predicatori con lo scopo di spezzare l’esposizione dottrinale, mantenere viva attenzione e interesse e quindi rendere più efficace il discorso. RISO = ESCA APPETITOSA. Gli argomenti → l’oggetto di comicità doveva essere costituito da stereotipi condivisi o da categorie intorno alle quali vale un’opinione comune. Le storie potevano riguardare vescovi, curati e monaci, re e regine, signori e cavalieri, borghesi e popolani nonché donne di diversa condizione. La donna: spesso protagonista e oggetto di comicità, collegate a un’immagine negativa del sesso femminile, legata alla cedevolezza al peccato. Poteva fare ridere il racconto di una donna che veniva “battuta” dal marito, questo perché si riteneva andasse battuta frequentemente o quanto meno che non fosse inopportuno picchiarla se questo serviva a prevenire il peccato o ad ammaestrarla. Raccolte di exempla → vengono ben presto compilati libri che raccoglievano tutti i più efficaci aneddoti per poter dotare i predicatori di questo indispensabile strumento. Le storie furono poi sistemate alfabeticamente seguendo la successione di parole-chiave, così che il predicatore potesse scegliere con facilità la storia che meglio si adattava al tema. Mentre alcune storie dovevano far ridere, altre avevano lo scopo di commuovere = sono i “SERMONI SEMIDRAMMATICI”, spettacoli incentrati sulla messa in scena della sofferenza. Per esempio Caracciolo da Lecce a Padova nel 1455 inscenò la Passione di Cristo. DOVE, QUANDO E QUANTI DOVE? In chiesa, in piazza, in duomo, nelle chiese cittadine, nei conventi, in castello o nel bosco. Il pulpito veniva eretto sul momento o con poco anticipo (sera per l’indomani). Si trattava di una struttura in legno decorata con un arazzo o un drappo rosso. Predicazione all’interno: edilizia francescana e domenicana: condizionata dall’attività omiletica, si cominciarono a costruire le ossia chiese “a sala”, suddivise in navate coperte da volte della stessa altezza, per assicurare visibilità e luminosità diffuse e soprattutto un’acustica perfetta. Predicazione all’aperto: spesso avveniva per l’incapacità di contenere la folla in una chiesa, allora si predicava in piazza, tuttavia si rischiava di essere esposti alle intemperie. B. da Siena decise di lasciare una predica perché cominciò a piovere e continuò il giorno successivo, ma sono anche attestati casi in cui le prediche furono tenute sotto la pioggia e non pochi furono i casi in cui il predicatore fu pregato di continuare. Luogo → il luogo da assegnare ai vari predicatori dipendeva dall’Ordine di appartenenza ma anche dal suo successo, quando in città vi erano più predicatori la rinuncia da parte di uno a favore di un altro era un onorevole riconoscimento delle superiori doti del secondo (nelle grandi città quando c’erano due oratori famosi c’era spazio e pubblico per entrambi). QUANDO? Non c’era un orario consueto per iniziare una predica, spesso venivano fatte la mattina, o la sera, ma in alcuni giorni potevano tenersene due, una la mattina una il pomeriggio. A QUANTI? Quantificare gli ascoltatori è difficile, soprattutto perché non si può ricorrere all’iconografia come si può invece fare per il pulpito, la disposizione ecc.., in qualche caso è la cronistica a riportare i numeri, anche se spesso possono essere esagerazioni fatte sull’enorme impressione che doveva suscitare la vista di piazze stracolme di persone. Per verificarne l’attendibilità bisogna informarsi circa la superficie del luogo dove la predica si è tenuta e tenere conto della densità media di persone al metro quadrato (da 1 a 4). La prevalenza di persone era di sesso femminile, ma non costituivano la parte più attenta, forse questo perché le donne potevano tendere a percepire le prediche con curiosità o come occasione per mostrarsi e uscire di casa. PER QUANTO TEMPO E A CHI. PER QUANTO? La predicazione non aveva una durata standard, poteva durare qualche decina di minuti, come allungarsi fino a un paio d’ore, come anche andare avanti fino a raggiungere le sei o sette ore (in questo caso il pubblico si sedeva, come attesta l’iconografia) La durata si allungava anche di molto in vista della necessaria traduzione. L’invito era infatti quello a predicare in volgare, ma il volgare non era ovunque la stessa lingua. ➔ Giovanni da Capestrano: tenne mote prediche anche fuori dall’Italia, come in Polonia, in Slovacchia e in Germania, era quindi necessaria una traduzione delle sue parole. Predicava infatti in latino e un confratello del luogo assicurava una traduzione quasi istantanea. TUTTAVIA: il pubblico ascoltava più volentieri Giovanni da Capestrano pur non comprendendone la lingua. In molti casi quanti accorrevano a udire la predica apprezzavano ed erano attirati dall’evento in sé. A molti bastava assistere, vedere il predicatore, assistere alla sua mimica. A CHI? Le prediche di norma erano rivolte alla cittadinanza ma capitava che fossero rivolte a un pubblico scelto: es. B. da Feltre predicò a Genova su invito del governatore e dei priori, ai “migliori uomini della città”, predicò sull’onore che dovevano portare alla patria ma li esortò a deporre gli odi per il bene di essa. Predicazione interna → predicazione indirizzata a prelati, chierici, religiosi e soprattutto ai predicatori stessi. Quindi la predica non era solo incolti suggestionabili ma anche illustri intellettuali e uomini di potere. Il Quaresimale in Volgare → Roberto Caracciolo da Lecce, da questa raccolta di prediche si ricavano informazioni circa due diversi tipi di pubblico: ➢ I fedeli → uomini e donne ai quali Caracciolo indirizzava minacce e promesse, predicava sul modus vivendi e istruiva sulla natura dell’Inferno e l’ubicazione del Purgatorio; ➢ Predicatori → colleghi, lettori privilegiati, li si immagina interessati alla versione scritta, il predicatore appare come il vero destinatario del Quaresimale, viene ammonito a fare ricorso a modi appropriati e confacenti alla bellezza dei passi evangelici e gli vengono dati molti altri consigli (trattare brevemente il passo del Vangelo del giorno e utilizzare degli exempla, scagliarsi contro i peccati del clero ecc…); LA PAGA DEL PREDICATORE Il compenso poteva variare da un anno all’altro in rapporto alle disponibilità economiche delle comunità e alla fama del predicatore e del suo ordine. Benché il salario venne fissato alle 16 lire, ci sono casi in cui vennero pagati di più, il successo poteva determinare un introito più elevato e invece chi predicava male rischiava di non essere pagato. La città si prendeva cura del predicatore e dei suoi accompagnatori, tutta la spesa gravava sulle spalle della comunità. volte viene udita la parola di Dio e più volte questa resterà nella memoria, così come più volte si passerà l’acqua sulla padella unta e più questa diverrà pulita. (della memoria parla anche Giovanni di Jacopo da San Giminiano, per il quale essa accoglieva il cibo spirituale così come il ventre riceveva il nutrimento del corpo, svolgendo quindi una funzione vitale). BERNARDINO DA FELTRE PESCATORE NASCE UNA STELLA Biografia di B. scritta da Bernardino di Guslino, dott. In legge che si servì di un manoscritto di Padre Francesco Canali da Feltre, che riporta varie notizie sul beato in quanto suo contemporaneo e seguace, era una sorta di diario dei viaggio di Bernardino andato perduto, ma Giuslino ci dice di averlo seguito con fedeltà anche se c’è chi sostiene manca di oggettività, dato che B appare agli occhi di un confratello a lui devoto come un personaggio rilucente di virtù. ➔ B. da Feltre: nato nel 1439, figlio del notaio Donato Tomitano e di Corona Rambaldoni, a 5 anni fu “messo allo studio delle lettere”. Studiò grammatica e latino, componeva fin da ragazzo versi con molta facilità, mentre i suoi compagni giocavano lui “si ritirava in se stesso, et molte volte fu veduto salire o sopra sassi, o sopra legni, predicar alli alti con molto fervore” = La vocazione a predicare si manifestò precocemente. I capelli: per non perder tempo nel “pettinar i capelli si tagliò la zazara, et biasimava quelli che, tralasciando i suoi studi, attendessero a nodrirla”. Topos: rinuncia alle vanità e alla cura di sé. G. da Capestrano si convertì all’età di circa trent’anni ma prima della conversione cominciò inspiegabilmente a perdere i lunghi capelli biondi, segno che venne interpretato come la volontà divina di cambiare la sua condizione. Vita religiosa → molti cercarono di far desistere Bernardino dall’intraprendere la professione di predicatore, data la sua salute cagionevole (era magrissimo). Tuttavia a imporgli l’abito fu Giacomo dalla Marca (discepolo di Bernardino da Siena) e prese il nome di Bernardino in onore di Bernardino da Siena. Prima va a Padova nel convento di Sant’Orsola, dopo un anno di noviziato si trasferì però a Mantova, dove si ammalò gravemente ➔ malattia: ricorrente nella vita del santo ma nonostante questo si ostinò fino alla sua morte a continuare a predicare e a spostarsi di città in città a piedi, senza mai salire su mezzi (cavalli, asini, carri ecc..). La prima predica: nel 1469 fu promosso all’ufficio del predicatore, trent’anni. Il 20 maggio dello stesso anno sale per la prima volta sul pulpito e il biografo racconta che per un momento non vide nulla, divenne cieco, accaduto attribuito all’operato del demonio. Si riprese in breve tempo e cominciò la predica, “sì grande e sì dotta” che “stupì Mantova tutta”. I libri: ogni predicatore portava con sé i testi di cui aveva bisogno per “comporre” le prediche, Giovanni da Capestrano e Giacomo dalla Marca possedevano biblioteche da circa 200 volumi, Bernardino da Siena possedeva circa 40 pezzi. In più di un passo della biografia si fa riferimento ai pochi libri che Bernardino portava con sé, addirittura si dice a volte che non ne portasse nessuno, ma è certo che col tempo la sua dotazione libraria crebbe, soprattutto al tempo della diffusione e difesa dei Monti Pii, molti testi a supporto e difesa della sua tesi. ORDINI E CONTRORDINI Predicatore: viaggiava senza sosta, spostandosi secondo un programma stabilito dal Vicario generale dell’Ordine, questo programma poteva cambiare di giorno in giorno. Le lettere a volte giungevano in tempo o in grande anticipo, ma in qualche occasione tardavano ad essere recapitate. Non sappiamo chi si occupasse del recapito, ma sappiamo che la corrispondenza ufficiale funzionava tramite corrieri in proprio assunti di volta in volta da aziende o autorità. ➔ spostamenti: avvenivano sulla base delle indicazioni contenute nelle lettere spedite dal Vicario, che cercava di soddisfare tutte le richieste. Molte richieste =continui trasferimenti. Nelle città in cui predicava era forte il desiderio di trattenerlo, che confliggeva spesso con i programmi prefissati, non di rado ciò costrinse il frate a raggiungere una località dove si era stabilito da molto tempo che andasse per poi lasciarla appena arrivava la notizia che qualcuno era riuscito a far cambiare il programma. I MONTI DI PIETÀ. Bernardino da Feltre dedicò alla fondazione di monti gli ultimi dieci anni della sua vita. L’istituzione di un monte era proposta alle città attraverso prediche che seguivano una sorta di copione che prevedeva prima l’attacco alle usure, poi il suggerimento della creazione di un Monte. Il primo è sorto a Perugia nel 1462 su opera di Marco Carcano da Milano, nel giro di pochi anni poi si moltiplicarono nell’Italia centrosettentrionale. GLI EBREI: Idea di creare un monte nasceva dal modo di funzionare dei banchi ebraici e si fondava sulla necessità di differenziare i servizi cittadini in questo settore, introducendo un credito solidaristico che indebolisse le posizioni degli ebrei. Gli ebrei operavano da secoli nelle città con soddisfazione e per scalzarli bisognava dimostrare la mancata convenienza sia sul piano economico sia su quello spirituale. MONTI FONDATI DA B. DA FELTRE: − A Mantova: 1484 fondato il primo Monte di Bernardino da Feltre dopo tre mesi di predica, primo di una lunga serie. Gli costò molta fatica per la radicata presenza ebraica in città ( numero banchi ebraici cresciutO nel corso del XV secolo, passando da 5 banchi a 9). Inizialmente il marchese non volle appoggiare Bernardino nella creazione del monte, ma quando Bernardino tornò in settembre e sostenne nuovamente la proposta, il marchese approvò l’istituzione e il 19 dicembre venne inaugurato, il giorno successivo già operava. − A Parma: secondo monte, 1485: Bernardino predicò inizialmente a meno di cento persone, andò così per due settimane poi la cattedrale cominciò a riempirsi e se all’inizio era stato accolto freddamente in seguito non lo si voleva più lasciare andare via. Dopo essersi allontanato e dopo alcune vicissitudini tornò a Parma a predicare nel 1487, anno in cui poi prese vita il Monte di Pietà, il primo nel ducato Milanese. − A Firenze: nel Gennaio del 1488 si recò a Firenze, dove già da tempo si era proposto di fondare il Monte. Bernardino non riuscì a fondarlo, principalmente per la difficoltà di affrontare l’argomento con Lorenzo de’ Medici, con il quale parlò personalmente, portò anche la proposta in Consiglio ma la reazione dei banchieri ebrei impedì la fondazione. A questo seguì un bando a protezione degli ebrei, Bernardino ingaggiò dunque una “crociata di preghiere anche ai fanciulli ed i giovinetti che frequentavano numerosi le prediche”, Bernardino esortò i fanciulli ad andare a pregare in cattedrale per la fondazione del Monte, ma questi, forse 1000 o 2000, corsero a dare l’assalto a un banco di ebrei, creando un tumulto, questo episodio costò a Bernardino l’intimazione a non predicare più e a lasciare la città, cosa che fece immediatamente. Il Monte si creò solo al tempo di Savonarola, nel 1496. − A Padova: fu lo stesso vescovo a presentare l’idea del Monte e successivamente fu Michele Carcano a promuovere la fondazione, che ebbe luogo solo con l’intervento di Bernardino, nel giugno del 1491. TENSIONI, RESISTENZE ESPULSIONI: IL NODO DEGLI EBREI. La predicazione di Bernardino in molti casi divise o suscitò perplessità o addirittura tumulti, in particolare per la creazione dei Monti Pii, nell’ambito della quale non si trattiene dall’attaccare gli ebrei e le usure ➔ stretta connessione tra aggressività antiebraica e campagna a favore dei Monti Pii, non erano infrequenti accuse di stregoneria, assassinio rituale o maleficio. Ebrei → ruolo pubblico nel campo del piccolo credito, forte punto di resistenza al progetto francescano, di qui l’attacco alle usure. La condanna non riguardava solo il campo economico ma anche quello dei rapporti tra cristiani ed ebrei, in particolare il ricorso dei cristiani malati a cure di medici ebrei ➔ credito e salute: era intollerabile infatti la concessione a chi non era cristiano di un ruolo di rilievo. Bernardino da Feltre a Faenza “disse che non si conveniva haver la cura de medici hebrei ch’infermava sempre più l’anime nostre, et anco i corpi mettevan in grande periglio”. ➔ accuse verso gli ebrei e intenzioni dei predicatori spesso cozzavano con le intenzioni dei signori, che miravano spesso a tenere inalterate le cose, in quanto i banchi ebrei erano considerati una grande forza economica e al di fuori dell’ambito spirituale, quindi prevalentemente in quello economico, erano ben accetti e desiderati. MUORE UNA STELLA. La vita di Bernardino si stava spegnendo fra tensioni ma anche grandi favori accordatigli dalle piazze. Era ormai debole per la malattia, tuttavia non cessò subito e con facilità di predicare, predicò ancora a Brescia, Orzinuovi, Soncino e Pavia, in quest’ultima arrivò dopo un viaggio che lo aveva indebolito ulteriormente. Il suo seguito cercò più volte di dissuaderlo a utilizzare un cavallo o un mulo ma egli non volle mai. Pavia 27 agosto 1494: due giorni dopo cominciò a predicare, ma ormai dopo ogni predica doveva mettersi a letto e fu costretto ad acconsentire a quanti gli raccomandavano di smettere di predicare → febbre: causa della sua morte, avvenuta nella notte di San Michele all’età di 55 anni. In seguito tutto il popolo accorse al convento di San Giacomo per vederlo, toccarlo, impossessarsi anche solo di un frammento del suo abito, molti ammalati furono portati da lui perché ne toccassero il corpo, vennero anche a rendergli omaggio le autorità cittadine e tutto il clero.
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