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Petrarca- vita, opere e confronto con Dante, Appunti di Italiano

Appunto schematico sulla vita di Francesco Petrarca con approfondimento sulle opere e un confronto con Dante Alighieri.

Tipologia: Appunti

2014/2015

In vendita dal 19/06/2015

AriannaTimpano
AriannaTimpano 🇮🇹

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Scarica Petrarca- vita, opere e confronto con Dante e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Francesco Petrarca Vita Nacque ad Arezzo nel 1304. Da bambino conobbe Dante perché suo padre era un esule fiorentino (esiliato da Firenze perché guelfo bianco). L' infanzia di Petrarca trascorse in Toscana fino a quando il padre si trasferì in Francia trovando impiego nella nuova sede papale di Avignone. Fece studi di diritto presso l'università di Montpellier, insieme al fratello Gherardo, e poi presso l'università di Bologna. Dopo la morte del padre, tornò ad Avignone, frequentò la corte papale e prese gli ordini minori (senza obblighi ecclesiastici). Qui, nel 1327, conobbe nella Chiesa di Santa Chiara la donna, cantata dal Canzoniere con il nome di Laura, di cui si innamorò. Carriera ecclesiastica e i viaggi in Europa Abbandonati gli studi giuridici, incominciò a dedicarsi a quelli letterari, in particolare alla lettura degli autori classici. Per garantirsi una rendita, nel 1330, abbracciò la carriera ecclesiastica ed entrò come cappellano di famiglia al servizio del cardinale Giovanni Colonna. Inizia una serie di viaggi (Parigi, Liegi, Gand, Colonia, Roma.. ) che gli consentono la ricerca di manoscritti antichi. Determinante per la sua evoluzione spirituale, nel 1333, avvenne l'incontro con il frate Dionigi di Borgo San Sepolcro che lo avvicina al pensiero di Agostino, a cui il poeta rimane legato per sempre. Agostino sarà il suo interlocutore nei dialoghi del Secretum. Maturando la sua avversione nei confronti della curia avignonese, nel 1335, indirizza un'epistola in latino a papa Benedetto XII, esortandolo a riportare la sede papale a Roma. E vi si recò per la prima volta nel 1336, restandone deluso. Prime opere politiche e l'incoronazione Nel 1337 nasce il suo primo figlio, Giovanni, da una donna rimasta sconosciuta. In quell'anno lascia Avignone e compra una casa in Valchiusa. Qui inizia a scrivere due opere in latino: il “De viris illustribus” (gli uomini illustri) e il poema epico di ispirazione virgiliana “Africa”, sulla seconda guerra punica, entrambe lasciate incompiute. Petrarca, con il poema Africa, aspirava a riprendere su di sé la responsabilità della tradizione epica inaugurata da Virgilio con l'Eneide. L'8 aprile 1341 ci fu l'incoronazione poetica in Campidoglio, da parte del senatore Orso dell' Anguillara, dopo essere stato esaminato dal re di Napoli Roberto d'Angiò. Da ritorno da Roma, Petrarca si fermò a Parma e poi a Selvapiana, ospite del signore Azzo da Correggio. Tornato ad Avignone conobbe Cola di Rienzo. Il 1343 fu l'anno della sua crisi spirituale a cui contribuirono: – il senso di colpa per la nascita di una seconda figlia naturale, Francesca – il dolore per la morte del suo protettore Roberto d'Angiò – la decisione del fratello Gherardo di farsi monaco. Attività politico-diplomatica Aumentano per Petrarca gli incarichi politici da parte del papa e devi vari signori con cui era in contatto. Come ambasciatore pontificio, nel 1343, si reca in Italia, a Napoli, Bologna, Parma e Verona. Sollecita il papa per il ritorno a Roma anche per porre fine alla condotta scandalosa della curia di Avignone e si appella all'imperatore Carlo IV di Boemia per ristabilire il potere imperiale in Italia. Nel 1347 accolse l'impresa tentata da Cola di Rienzo di instaurare a Roma un governo antinobiliare e popolare ispirato all'antica repubblica romana. Partì da Avignone, forse diretto a Roma, ma durante il viaggio scopre che la notizia della caduta di Cola di Rienzo e si ferma a Genova. A maggio del 1348, mentre si trovava a Parma, seppe della morte di Laura, vittima dell'epidemia. A causa di quell'epidemia muoiono anche il cardinale Giovanni Colonna e i carissimi amici Franceschino degli Albizzi e Sennuccio del Bene. Nel 1350 compì missioni diplomatiche in varie città italiane tra cui Roma, in occasione del Giubileo e Firenze, dove incontrò Boccaccio. Nel 1351-1353 in Valchiusa cominciò a comporre le epistole “Sine Nomine” contro la curia avignonese. Per la perdita di tanti amici, nel maggio del 1353 decise di abbandonare per sempre la Provenza e di accogliere l'invito dell'arcivescovo Giovanni Visconti di trasferirsi a Milano. La decisione fu giudicata severamente da Boccaccio e da altri amici che ritenevano i Visconti tiranni e nemici di Firenze. Intanto preparava una prima edizione del Canzoniere e catalogava per argomento, sul modello delle epistole ciceroniane, le innumerevoli lettere da lui scritte in prosa latina tra il 1325 e il 1361: le Familiares. Nel 1361 si stabilì a Padova dove seppe la notizia della morte del figlio Giovanni. Tra il 1362 e il 1370 visse a Venezia dove, nel 1366, lo raggiunse la figlia Francesca con il genero. La vecchiaia ad Arquà Nel 1370 si trasferì ad Arquà dove si fece costruire una casa. Qui, con la figlia e visite di pochi amici, tra cui Boccaccio, si dedicò alla revisione delle sue opere in latino completando “i Trionfi”, riprendendo il Canzoniere e le lettere scritte dopo il 1361. Morì nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1374 e fu sepolto ad Arquà. Ritratto spirituale e intellettuale di Petrarca Amore e desiderio di fama Petrarca aveva un desiderio costante di amare ed essere amato, un desiderio che non trovò espressione solo nel suo amore per Laura ma anche in quello per i membri della sua famiglia e in quello per gli amici. Questo desiderio raggiunse massima intensità nell'amore per Laura, un amore non ricambiato e che continuò fino alla morte di lei, dopo di che esso rimase come un tenero ricordo. Petrarca e sua madre furono legati da un affetto profondo, nella lettera di ricordi a Guido Sette, il poeta la definisce come la madre migliore di quante abbia conosciuto. L'affetto per il fratello supera in intensità il comune affetto fraterno. L'elemento che permette di cogliere l'intimo sentire di Petrarca è l'amore per il nipotino e il dolore che provò alla sua morte. Nessuno come Petrarca godette di una così profonda devozione da parte degli amici, sempre volle che i suoi amici fossero anche amici tra loro e due volte intervenne per far mantenere i loro rapporti di amicizia. Petrarca aveva un altro desiderio, cioè quello di conquistarsi la fama. Tale desiderio si fece meno intenso negli anni più avanzati della sua vita. Una volta ottenuta la fama che cercava si accorse che gli procurava più invidia che soddisfazione. Prima di morire, si sentì ormai pronto a descrivere il trionfo del tempo sulla fama. L'amore per Laura e il desiderio di fama non furono mai in conflitto fra di loro, anzi, si rafforzavano a vicenda e la loro alleanza veniva ribadita e trovava una conferma nella somiglianza fra il nome di Laura e quello dell'alloro ma, negli anni in cui scrisse il Secretum, ebbe la sensazione che il suo amore per Laura e il desiderio di fama fossero in conflitto con la speranza di ottenere la salvezza eterna perché gli impedivano di condurre un tipo di vita che gli avrebbe assicurato la salvezza. La consapevolezza di questo conflitto procurò a Petrarca uno stato di tormento e dolore, dal quale poté ottenere qualche sollievo tentando un'analisi completa del suo tormento nel Secretum.
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