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L'evoluzione dal gibbone all'uomo: dall'orang-utan a Neanderthal, Schemi e mappe concettuali di Scienza

Biologia evolutivaStoria della scienzaAntropologia

L'evoluzione umana, dalla scoperta delle prime specie di scimmia a Carlo Linneo, fino alle somiglianze tra scimmie e l'uomo. Viene analizzata la storia dell'orang-utan, i suoi tratti distintivi e la sua relazione con l'uomo. Inoltre, vengono discusse le differenze e le somiglianze tra scimmie e l'uomo, e la scoperta del gorilla e la sua importanza nella comprensione dell'origine dell'uomo.

Cosa imparerai

  • Che specie di scimmia si riferisce il termine 'orang-utan'?
  • Come le scimmie sono simili all'uomo?
  • Come differiscono lo scimpanzé e l'orang-utan?
  • Come Linneo ha classificato le scimmie antropomorfe?
  • Come è stato scoperto l'esistenza del gorilla?

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2019/2020

Caricato il 27/07/2022

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elena-marongiu-basile 🇮🇹

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Scarica L'evoluzione dal gibbone all'uomo: dall'orang-utan a Neanderthal e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Scienza solo su Docsity! 1 Università degli Studi di Cagliari Facoltà di Studi Umanistici Corso di Laurea Magistrale in Filosofia e teorie della comunicazione Pianeta scimmia. L’evoluzione dal gibbone all’uomo di Neanderthal Elaborato di Storia della scienza Tesi di Prof. Alessandro Ottaviani Elena Marongiu Anno Accademico 2020/2021 2 Indice Introduzione ........................................................................................................................... 3 1. Le tappe evolutive umane ………………………………………………………………..4 1.1 Dalle prime specie di scimmia a Carlo Linneo …………………………..……………....4 1.2 L’orang-utan …………….. …………………………………………………………....…7 1.3 Differenze tra l’orang-utan e lo scimpanzé ……………………………………….……..11 1.4 Dalla scoperta del gorilla all’uomo ………………………………………………………15 2 La fisiognomica ……………………………………………………………………….....…18 2.1 La disciplina delle relazioni tra mente e corpo ...………………………………………..…18 3 La scimmia: l’animale più simile all’uomo …………………………………………….…19 3.1 Etimologia del termine e caratteristiche anatomiche della scimmia ……..………………...19 3.2 Differenze tra scimmia e uomo ............................................................................... …..…..25 3.3 Somiglianze della scimmia all’uomo dal punto di vista comportamentale e genetico ….....26 Conclusioni ………………………………………………………………………..…………..28 Bibliografia ……………………………………………………………………..……………..29 Sitografia ………………………………………………………………………………………30 5 Si cominciò a pensare che l’uomo non è solo contiguo al regno animale: vi appartiene nell’interezza delle sue caratteristiche. Con Carlo Linneo l’uomo viene per la prima volta classificato nel regno animale; la sua vicinanza allo scimpanzé non fu mai così tanto chiara. Era convinto che non ci fosse un solo carattere fisico che distinguesse l’uomo dalle scimmie. Nel 1758 pensò che fosse l’orang-utan la scimmia più prossima all’uomo e dopo una serie di testimonianze di altri studiosi si convinse di ciò. Il termine orang-utan (che viene assunto col nome malese dell’anonima scimmia) significava “uomo dei boschi”. “Homo sylvestris” (uomo delle selve) era la traduzione scientifica di “orang-utan” con cui si erano indicate popolazioni fantastiche di natura intermedia tra uomo e scimmia. L’uomo e l’orang-utan sono così tanto affini da collocarsi non solo nella stessa classe e nello stesso ordine ma anche nello stesso genere e quindi s’incontrano sulla linea di confine sfumata tra due specie: Homo diurnus e Homo nocturnus. Il primo è Homo Sapiens, il quale si divide in sei varietà (ferus-americanus-europaens-asiaticus- afer-monstrosus) e il secondo Homo troglodytes. Le quattro specie di scimmie antropormorfe individuate da Linneo Fonte: Linné 1760 L’Homo Sapiens può essere immaginato fuori campo a sinistra. Il Troglodyta rappresenta l’Homo nocturnus ed è l’orang-utan. Lucifer è per Linneo la prima delle scimmie. E’ il vecchio Cercopithecus formae rarae (asiatico, probabilmente indigeno delle Isole della Sonda). Satyrus è lo scimpanzé. 6 Pygmateus si avvicinerebbe alle scimmie inferiori ma in realtà si tratta di uno scimpanzé. Lo stesso Linneo venne criticato per non aver considerato anche le capacità intellettuali. Il suo tentativo di accostare l’uomo agli animali mediante il troglodita fu condannato dal naturalista francese Buffon. Troglodita Fonte: Linné, 1761 Per lui, collocare l’uomo nell’ordine dei Primati costituiva una degradazione del “capolavoro” del “re” della natura. Inoltre, Lucifer gli apparve così poco verosimile da non meritare di essere citato. 7 1.2 L’orang-utan Il nuovo orang-utan continuò ad essere chiamato pongo. Per sottolineare che si trattava di una piccola scimmia venne chiamato pongo pygmaeus, espressione che storicamente equivale a Gorilla scimpanzé. Altri studiosi, fra cui Buffon, preferirono trasferire pongo e attribuirlo allo scimpanzé passando l’altro appellativo di questo (jocko) all’orang-utan, perché jocko aveva finito per significare piccola scimmia (così come pongo era diventato sinonimo di grande scimmia). L’orang-utan Fonte: Buffon, 1789 Nel 1780 F. von Wurmb, naturalista che visse e operò a Batavia, pubblicò una memoria che riguardava un orang-utan ad altezza d’uomo catturato e ucciso poco tempo prima da un mercante olandese. Misurava 130 cm ed era la scimmia più alta rinvenuta al mondo. L’esemplare era stato imbarcato su un vascello diretto in Olanda, ma andò perduto nel suo naufragio. Tornato alla luce, venne collocato nel Museo di storia naturale di Parigi 10 Fonte: L’orang-utan de Peter Camper, 1782 L’ampiezza dell’angolo facciale del “pongo di Batavia” non valorizzava il grande orang-utan, anzi lo faceva precipitare in basso nella scala delle scimmie. La sua specie venne distinta da quella dello scimpanzé ma anche dalla specie del “piccolo” orang-utan che aveva un angolo facciale di 60°. Ad ogni modo, per gran parte della comunità scientifica l’orang-utan restò babbuino fino al 1817. Dopo le ricerche di alcuni studiosi il “pongo di Batavia” fu riconosciuto come la forma adulta dell’orang-utan. 11 1.3 Differenze tra l’orang-utan e lo scimpanzé Lo scimpanzé è il ritratto della prima scimmia assunta come antenato dell’uomo. Nelle seguenti fotografie si può notare come abbia assunto la stazione eretta e ha meno mobilità nelle dita dei piedi. Gli alluci più corti rispetto alle altre dita sono più adatti ad afferrare oggetti e non sono più opponibili. Fonte: Audebert, 1797-1800 12 Lo scimpanzé e l’orang-utan differiscono dall’uomo per 21 caratteri comuni e fra loro per 23 caratteri specifici; ma lo scimpanzé è più vicino all’uomo di quanto lo sia l’orang-utan per 16 caratteri, mentre l’orang-utan lo è di più di quanto lo sia lo scimpanzé per soli 3 caratteri. Ne deriva che lo scimpanzé dev’essere collocato in una scala discendente sopra l’orang-utan. Orang-utan - Fonte: Owen, 1835 Scimpanzé – Fonte: Owen, 1835 15 1.4 Dalla scoperta del gorilla all’uomo Nel 1847 viene scoperta l’esistenza di “una nuova specie di Orango” da Savage: il gorilla. Il gorilla è diverso dallo scimpanzé e dagli altri oranghi: è (smisuratamente) largo di spalle, ha il pelo nero e ruvido che, con l’età, diventa grigio. Inoltre esso cammina curvato in avanti senza tenere mai il corpo eretto come fa l’uomo, trascinandosi di lato. Ha le braccia più lunghe dello scimpanzè e vive in branchi meno numerosi rispetto a quelli in cui vive uno scimpanzé. E’ diverso dall’altro “orango” africano per 13 caratteri: basti pensare la cresta sagittale mediana e quelle nucali. Gorilla Gorilla Fonte: Savage, 1847 Fonte: Savage, 1847 16 Il Dictionnaire Universel d’histoire naturelle diretto da Charles d’Orbighy confermò come specie distinta il gorilla (Gorilla savagei): Fonte: Dictionnaire Universel d’histoire naturelle Dopo una serie di ricerche, Huxley, che collocò il gorilla davanti allo scimpanzé, giunse a sostenere che l’uomo non proviene da una delle scimmie antropomorfe attualmente viventi ma da un lontano progenitore comune ad entrambi. 17 Fonte: Huxley, 1863 Quindi proviene da un lontano progenitore forte come il gorilla o debole come lo scimpanzé? Questo secondo Darwin non si può dire con certezza. Sicuramente un animale che, come il gorilla, si può difendere da tutti i nemici, non sarebbe potuto diventare socievole e ciò avrebbe ostacolato l’acquisizione di poteri intellettivi superiori, come simpatia e amore per i compagni. Dunque potrebbe essere stato un immenso vantaggio per l’uomo derivare da una creatura più debole, da un antenato comune allo scimpanzé sconosciuto: Pitecanthropus (uomo-scimmia). Fonte: Darwin, 1872 Nessuna delle scimmie ora viventi può essere il progenitore del genere umano, in quanto i progenitori pitecoidi si sono estinti da lungo tempo. 20 I babbuini hanno la stessa forma delle scimmie, ma sono più grandi, più forti e hanno il muso piuttosto simile a quello del cane. Fonte: http://www.bing.com/images/search?view=detailV2&ccid=JfGxSV9A&id=6EA942FFA9576640C5E0 2AFBF70B28329AF5FDFC&thid=OIP.JfGxSV9AdygpIifomJfn_gHaE7&mediaurl=https%3a%2f%2f casertaweb.com%2fnotizie%2fwp- content%2fuploads%2f2018%2f01%2fbabbuino.jpg&exph=533&expw=800&q=babbuini&simid=608 001966312130850&ck=1EE9C01386C3747BF80253D12ABB6756&selectedIndex=2&FORM=IRPR ST&ajaxhist=0 21 Inoltre hanno i denti più simili a quelli dei cani e più robusti. Fonte: http://www.bing.com/images/search?view=detailV2&ccid=jXwyytzo&id=B1E6138B31C023F0D497 D0E39D349C09A2D6CCF5&thid=OIP.jXwyytzo5s9uEtfoKkwj2wHaE8&mediaurl=https%3a%2f%2 fth.bing.com%2fth%2fid%2fR8d7c32cadce8e6cf6e12d7e82a4c23db%3frik%3d9czWogmcNJ3j0A%2 6riu%3dhttp%253a%252f%252fwww.galatina.it%252fsites%252fdefault%252ffiles%252fstyles%252f full%252fpublic%252fpreview%252f1264_preview.jpg%26ehk%3d9iUAExUdpNZqOz0Qshz%252b RfVd%252fybfSgtqRfOysWPcqMw%253d%26risl%3d%26pid%3dImgRaw&exph=855&expw=1280 &q=babbuini&simid=608011754561342925&ck=8B7771F86271E499481201F53CACB860&selected Index=0&FORM=IRPRST&ajaxhist=0 22 Le scimmie, in quanto quadrupedi, sono irsute sul dorso. La loro faccia, tondeggiante, presenta molte somiglianze con quella umana: le narici, le orecchie, i denti anteriori e i molari. Anche le braccia, le mani, le dita e le unghie sono simili a quelle dell’uomo. Hanno ciglia sottilissime ed estremamente corte su entrambe le palpebre. Fonte: http://www.bing.com/images/search?view=detailV2&ccid=BLaHukT8&id=DE0A75A8C36092D1B35 FD360D730698911173140&thid=OIP.BLaHukT8FCFpfph1jtx68AHaE7&mediaurl=https%3a%2f%2 fth.bing.com%2fth%2fid%2fR04b687ba44fc1421697e98758edc7af0%3frik%3dQDEXEYlpMNdg0w %26riu%3dhttp%253a%252f%252fstatic.oilproject.org%252fcontent%252f8819%252fZooZ-Crich_- _Theropithecus_gelada_12.JPG%26ehk%3d2rVaBbJzsSksineAmRqbS9ZHy8hp107lJBo4rNKLFbk% 253d%26risl%3d%26pid%3dImgRaw&exph=532&expw=800&q=scimmie+dorso&simid=608021323 731110398&ck=C80262A628D4176DFB3817E13598B51F&selectedIndex=9&FORM=IRPRST&aja xhist=0 25 3.2 Differenze tra scimmia e uomo Le scimmie hanno piedi anteriori (dove ci sono le braccia e le mani per l’uomo) necessari per sostenere il peso corporeo che si curva verso terra. L’uomo,invece, oltre ad essere l’unico degli animali ad avere posizione eretta, ha braccia e mani. Le mani sono uno strumento “necessario a tutte le arti”.3 Galeno sostiene che “Con le sue mani, […] l’uomo […] scrisse leggi e costruì altari e statue agli dèi e costruì la nave, il flauto, la lira, il cesello, le tenaglie e tutti gli altri strumenti delle arti e lasciò in scritti e ricordi della teorizzazione su di essi.”4 E ancora: “Così l’uomo è il più intelligente degli animali, e così le mani sono gli strumenti che si addicono a un animale intelligente. […] Infatti non le mani insegnarono all’uomo le arti, ma la ragione. […] E’ possibile vedere chiaramente che non sono le parti del corpo a persuadere l’anima […] osservando gli animali neonati che tentano di compiere funzioni prima di essere perfetti nelle parti.”5 Le mani possono diventare anche un’arma: all’uomo sono concessi molti mezzi di difesa mutabili attraverso l’arma che vuole. Le articolazioni delle dita sono perfettamente adatte alla presa e alla pressione. Un dito, corto e grosso anziché lungo, è sito lateralmente. Se questo dito non fosse posto lateralmente, la presa non sarebbe possibile. Per quanto riguarda le unghie, esse nell’uomo servono solo da protezione. Le scimmie, che si servono delle braccia come dei piedi, flettono gli arti anteriori verso l’interno, in modo che servano loro per la locomozione. Invece nell’uomo le braccia si flettono in senso inverso, sia per avvicinare il cibo alla bocca, sia per gli altri usi. Le scimmie hanno una coda ma son privi di glutei perché tutto il peso corporeo grava sulla parte superiore del corpo, venendo sottratto dalla parte inferiore. L’uomo è privo di coda ma dotato di glutei. Inoltre i suoi arti inferiori son carnosi, sia nelle cosce sia nelle gambe, mentre nelle scimmie gli arti inferiori son sprovvisti di carne e formati di tendini, ossa, spine. Ciò è dato dal fatto che l’uomo è il solo fra gli animali ad avere posizione eretta. Per le scimmie non è faticoso restare in piedi e non soffrono restando in questa posizione (appoggiandosi su quattro sostegni è come se stessero sempre sdraiati) mentre per gli uomini non è facile restare in posizione eretta e i glutei sono utili al riposo. L’uomo ha il muscolo temporale più piccolo, perché questo muscolo fa azionare la mascella nelle sue attività. 3 Galeno, 1978, p.320 4 Galeno, 1978, p.321 5 Galeno, 1978, p.321-322 26 3.3 Somiglianze della scimmia all’uomo dal punto di vista comportamentale e genetico Le scimmie gioiscono quando c’è la luna nuova e si intristiscono quando la luna cala. Inoltre hanno un fortissimo affetto per la prole. Portano davanti a sé i figli che amano, mentre quelli che non amano si attaccano loro. La natura della scimmia è di avere sempre due piccoli ad ogni cucciolata. Nonostante li voglia allevare entrambi, ne ama di più uno rispetto all’altro, da potersi dire che l’altro lo odia. Tant’è vero che quando le danno la caccia per catturarla, si getta dietro le spalle quello che odia e porta davanti a sé fra le braccia quello che ama e fugge via. Ma quando, dopo aver corso tanto su due zampe, stanca e costretta a correre su quattro zampe, deve per forza perdere quello che ama e conservare quello che odia. E’ lui che si tiene a lei. A dimostrazione di quanto detto sopra, è utile citare la favola dei figli della scimmia: “A quanto si dice, le scimmie mettono al mondo due figli, ma vogliono bene a uno solo di loro, che allevano con ogni cura, mentre odiano l’altro e lo trascurano. Un destino fatale vuole però che quello accudito amorevolmente venga soffocato dagli stretti abbracci della madre e quello abbandonato a se stesso, invece, raggiunga l’età adulta. La favola dimostra che il destino è più potente di ogni sollecitudine.” 6 Quindi il concetto pieno di famiglia si perde. Sono riscontrabili anche altri tratti nelle scimmie, come l’imitazione. Ecco cosa narra Eliano in merito: “Una scimmia un giorno vide da lontano una nutrice intenta a fare il bagnetto a un bimbo dentro una tinozza; osservò che la donna, dopo avergli tolto le fasce e averlo di nuovo riavvolto dopo il bagno, lo aveva posto a dormire. Come la scimmia vide che il bimbo era rimasto solo, si intrufolò attraverso una piccola finestra rimasta aperta, dalla quale poteva osservare ogni cosa intorno; tolse il bimbo dal suo letto e dopo averlo denudato, così come aveva visto fare dalla nutrice, andò a prendere la tinozza e verso l’acqua bollente su quel povero bimbo […], facendolo morire nel modo più atroce”.7 Purtroppo, imitando l’uomo, la scimmia ha condannato a morte il povero bimbo, pur non essendone consapevole. La favola dei due uomini (uno bugiardo, l‘altro sincero) e delle scimmie mostra quale morale che il principio dell’onestà è svalutato sia nel rapporto uomo-uomo sia nel rapporto uomo-animale (scimmia): “Non c’è nulla di più utile all’uomo che dire la verità: questa massima dovrebbe essere certamente approvata da tutti, ma la sincerità di solito va dritta alla propria rovina. Due uomini, uno bugiardo, l’altro sincero, viaggiavano insieme. Camminando giunsero nel paese delle scimmie. Una scimmia del branco, non appena li vide – si trattava di uno scimmione che si era fatto loro capo – ordinò di arrestarli e di interrogarli per sapere che cosa quegli uomini avessero detto di lui; e ordinò che tutte le scimmie a lui simili gli si schierassero davanti, in lunga fila, a destra e a sinistra, e che di fronte gli fosse preparato un trono; fece stare tutti schierati davanti a lui proprio come una volta aveva visto fare all’imperatore. Poi ordinò che i due uomini fossero portati al centro. Il capo delle scimmie domandò: “Io, chi sono?”. Il bugiardo disse: “Tu sei l’imperatore”. E di nuovo interrogò: “E questi che vedete in piedi davanti a me, chi sono?”. Sempre il bugiardo rispose: “Questi sono i tuoi compagni, primicerii, comandanti di campo”, e via di seguito con le 6 F. Solinas, 2007, p.355 7 C. Eliano, 1998, p.447 27 funzioni militari. E per questa risposta menzognera il capo, che era stato così lodato con la sua banda, ordinò che quell’uomo fosse premiato, perchè aveva fatto ricorso all’adulazione e li aveva ingannati tutti. Frattanto l’uomo sincero diceva tra sé e sé: “Se costui, che è un bugiardo e mente su tutto, è stato trattato e premiato così, che cosa riceverò io, se dirò la verità?”. Stava riflettendo tra sé su queste cose, quando il capo scimmia, che voleva essere chiamato imperatore, gli domandò: “Dimmi, tu: chi sono io e costoro che vedi davanti a me?”. Ma l’uomo, che amava la verità e era abituato a dire sempre il vero, rispose: “Tu sei una scimmia, e tutti questi sono scimmie come te”. Immediatamente si ordina di farlo a pezzi con i denti e con le unghie, perché aveva detto la verità.”8 E’ proprio evidente come si preferisca ad essa una “bella” bugia, interpretata come adulazione, piuttosto che una “brutta” verità. Gli animali hanno una percezione, che non viene loro dall’insegnamento, ma nascono già predisposti geneticamente: “Come è dunque possibile dire che gli animali imparano dalle parti del corpo l’uso di esse, quando appare che lo conoscano prima di averle? Se vuoi, prendi tre uova, uno di aquila, uno di anatra, uno di serpente e riscaldatele convenientemente aprile: vedrai gli animali che ti nascono, gli uni sperimentare le ali prima di saper volare, l’altro attorcigliarsi e sforzarsi di strisciare anche se è ancora tenero e incapace. E se li fai diventare adulti nella stessa casa e li porti poi in un luogo aperto e li lasci andar via, l’aquila volerà su verso l’alto, l’anatra giù verso qualche palude, il serpente se ne andrà giù verso terra. Poi l’una, credo, caccerà, senza averlo imparato, l’altra noterà, e il serpente si celerà in una tana.”9 8 G. Solimano, 2005, p.255-257 9 Galeno, 1978, p.322
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