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Pianto antico di Giosuè Carducci, Dispense di Italiano

Un'analisi del componimento poetico di Giosuè Carducci, Pianto antico, inserito nella raccolta Rime nuove. Si contestualizza storicamente l'opera e si analizzano la struttura metrica, le rime e le allitterazioni. Si sottolinea il forte carattere autobiografico della lirica e la sua capacità di rappresentare il sentimento universale del dolore per la perdita di una persona cara. Si evidenzia come il titolo sia parte integrante del testo e come l'aggettivo 'antico' indichi come tale condizione di sofferenza esistenziale sia vissuta da tutti gli uomini.

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 04/11/2023

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francesca-pia-franza 🇮🇹

25 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Pianto antico di Giosuè Carducci e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! Pianto antico Giosuè Carducci Nel panorama letterario italiano dell’Ottocento emerge la figura di Giosuè Carducci, primo poeta della penisola ad ottenere il premio Nobel per la Letteratura nel 1906. Non è possibile capire pienamente Carducci se non lo si contestualizza storicamente. Infatti, negli anni in cui l’io poetico è vissuto, l’italia è stata protagonista di diversi eventi storici: è il periodo del risorgimento (durante il quale la penisola raggiunge l’unità nazionale nel 1861), e della cosiddetta “questione meridionale”, al tempo della quale la pressione economica e l’analfabetismo sono sovrane nel sud italia, fino ad allora governato da potenze straniere e ormai lontano dalla cultura e dall’economia settentrionale in continua crescita. Difatti, è opportuno ricordare che i primi anni del Novecento sono indicati attraverso l’espressione “belle époque”, poiché in questo periodo l’Italia, e in generale l’Europa, nonostante le rivalità economiche e politiche, è ormai lanciata sulla strada del miglioramento tecnico-scientifico e dello sviluppo. In effetti con l’avvento della “belle epoque” si ha grande fiducia nel futuro dell’uomo e molte sono le scoperte scientifiche: tali invenzioni, frutto della seconda rivoluzione industriale, hanno trasformato la vita di tutte le persone del continente e conferito ad esso un momento di pace e prosperità. A seguire fortemente le vicende del Risorgimento (e in particolare l’impresa di Garibaldi e dei Mille) è il critico Giosuè Carducci, considerato il “poeta vate”, ovvero poeta ufficiale dell’Italia unita di cui ne interpreta tutta la tradizione letteraria. E’ opportuno sottolineare che l’io poetico non è inquadrabile in nessun movimento letterario preciso: all’inizio si professa come “antiromantico”, ispirandosi ai classici, tuttavia per taluni atteggiamenti, a seguito dell’ affievolirsi dello spirito polemico nei confronti della realtà moderna e successivamente all’ampliamento delle proprie conoscenze, egli si accosta a un tardo romanticismo. In sintesi, ad una poesia di forte impegno civile si andrà a sostituire il ripiegamento intimo e l’analisi di momenti di sconforto, di malinconia e di angoscia. A racchiudere tutta la varietà di temi recuperati dal Carducci è il componimento “Pianto antico” inserito nella raccolta “Rime nuove”. E’ una delle liriche più conosciute scritta in memoria del figlio Dante, morto prematuramente all’età di tre anni. Si tratta di un ode anacreontica composta da sedici versi settenari distribuiti in quattro quartine. La struttura delle rime è libera: in tutta la lirica il secondo e il terzo verso sono legati attraverso la rima baciata e per conferire armonia e musicalità i versi che chiudono ogni quartina sono in rima tra loro. All’analisi metrica non sfuggono una rima identica, con la forma “fior” ai versi 4- 12, e una inclusiva attraverso le espressioni “ora”- “ristora”. Inoltre, sono da sottolineare le frequenti allitterazioni del fonema “r” che con il suo suono aspro contribuisce a rendere stridente (sgradevole) l’atmosfera del componimento. Tale allitterazione è particolarmente calcata anche grazie all'uso di tessere rese tronche attraverso l’apocope che chiudono le quartine (“fior”, “or ora”, “ristora”, “calor”, “amor”). Ripetute sono anche l’allitterazione delle vocali “o” e “u”che, essendo chiuse e cupe, suggeriscono l’idea di dolore. E’ opportuno notare come il titolo sia parte integrante del testo. Andando più nello specifico, la scelta dell’aggettivo “antico” accanto alla tessera “pianto” indica come tale condizione di sofferenza esistenziale sia vissuta prima o poi da tutti gli uomini, indipendentemente dalle cause che la generano. Quindi, nonostante la lirica presenti un forte carattere autobiografico, si percepisce la compostezza virile del Carducci nell’esprimere con autocontrollo lo strazio di un padre, e più in generale il sentimento universale del dolore per la perdita di una persona cara che accompagna tutti gli uomini fin dall’antichità. L’ode si apre con il breve racconto dell’io poetico che si trova nel giardino di casa dove era solito giocare il figlio, durante la primavera, raccogliendo con la sua piccola mano i frutti dall’albero di melograno. Dal ricordo di un felice momento, l’io lirico ritorna alla realtà sottolineando come adesso, un anno dopo la scomparsa del bambino, il giardino sia silenzioso e deserto nonostante la stagione primaverile stia tornando. Il poeta, nonostante la bella stagione stia per arrivare, è stanco di vivere perché ormai non ha più nessuna motivazione nel farlo. L’ultima strofa è forse quella che meglio rappresenta la condizione di vuoto provata da un padre alla perdita di un figlio. Infatti, egli, attraverso l’uso dell’apostrofe si rivolge direttamente al bambino che si trova ormai sotto la terra fredda e scura dove il sole non può rallegrarlo e tutto l’amore dell’io poetico non può riportarlo in vita. Questo senso di rassegnazione è evidenziato dall’anafora della tessera “né” che rafforza la negazione e dal parallelismo presente ai versi 13-14 che indica la situazione del bambino.
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