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Piero Portaluppi - Palazzo Buonarroti Carpaccio Giotto, Tesine universitarie di Storia Dell'architettura Contemporanea

In questa tesina viene descritto ed analizzato con occhio critico l'edificio di Piero Portaluppi situato a Milano in Corso Venezia / Via Salvini.

Tipologia: Tesine universitarie

2017/2018

Caricato il 08/05/2018

Davide270
Davide270 🇮🇹

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Scarica Piero Portaluppi - Palazzo Buonarroti Carpaccio Giotto e più Tesine universitarie in PDF di Storia Dell'architettura Contemporanea solo su Docsity! 1 Indice Visita - Primo sopralluogo Destinazione - Commessa e funzione Materiali del progetto - Raccolta di disegni e altri materiali iconografici Analisi della forma - Contesto fisico - Geometria ed impianto spaziale - Decorazione - Archetipo - Luce naturale e artificiale - Texture e colore - Materiali e aspetti costruttivi Storia e critica - Contesto sociale e culturale del progetto - Formazione e opere precedenti - Poetica del progettista - Interpretazione del significato dell’opera e giudizi critici Sintesi personale della forma e del significato 2 Visita Primo sopralluogo Il primo sopralluogo al Palazzo Buonarroti Carpaccio Giotto di Milano, è av- venuto nella calda mattinata del 31 Luglio 2017, il piacevole viaggio in treno verso la città di Milano mette in mostra le grandi differenze tra provincia e città. Partito dalla piccola e tranquilla stazione di Varedo, comune della pro- vincia di Monza e Brianza, in poco più di mezz’ora ho raggiunto l’imponente e caotica stazione di Milano Cadorna, uno dei principali accessi alla città. Alti edifici si affacciano sul piazzale della stazione e numerose sono le folle di persone che corrono in tutte le direzioni, sembra quasi che la velocità del tempo sia raddoppiata. In pochi minuti, con la metropolitana, raggiungo Porta Venezia; da quì, per- correndo a piedi il breve tratto di strada che mi separa da Palazzo Buonarroti, mi trovo a costeggiare i Giardini Pubblici Indro Montanelli da una parte e numerosi edifici storici dall’altra. L’edificio è immediatamente riconoscibile anche da lontano, avvicinandosi si può notare l’imponente arco che caratterizza il fronte principale dell’opera. La struttura è ben inserita nel contesto, in continuità con altri edifici storici, nonostante questo però Palazzo Buonarroti, progettato da Piero Portaluppi, domina la scena, sembra una magnifica porta di accesso ad un quartiere di- stinto dal resto della città. Il fronte principale, su Corso Venezia, è ben distinto dagli altri edifici; le fac- ciate di Via Salvini invece si confondono quasi con quelle degli edifici confi- nanti. Corso Venezia a differenza di Via Salvini è molto trafficato, sia perchè conduce direttamente in Piazza San Babila e quindi in pieno centro città, sia perchè sono presenti edifici di grande valenza storico-architettonica ed altri che of- frono servizi culturali importanti alla comunità. Di fronte a Palazzo Buonarroti si può infatti trovare il Museo Civico di Sto- ria Naturale di Milano, che si pone come ingresso ai Giardini Pubblici Indro Montanelli. Poco distante è presente la Villa Reale di Milano con la Galleria d’Arte Moder- na e il Padiglione d’Arte Contemporanea. Palazzo Buonarroti si innesta così in un contesto molto esigente dal punto di vista architettonico e culturale. La struttura è destinata a commercio e servizi a piano terra, uffici nel piano ammezzato e residenze di lusso ai piani superiori. 5 Palazzo Buonarroti Carpaccio Giotto - Piero Portaluppi - Arco Salvini Palazzo Buonarroti Carpaccio Giotto - Piero Portaluppi - C.so Venezia 6 Destinazione Commessa e funzione Il Palazzo della Società Buonarroti-Carpaccio-Giotto progettato da Piero Por- taluppi è stato realizzato fra il 1926 ed il 1930. L’imponente edificio, che prende il nome dalla società proprietaria dell’area, è il risultato di una grande operazione edilizia che nei primi anni Venti avvia l’edificazione del nuovo quartiere di lusso Excelsior, attorno a Piazza Duse, sull’area dell’antico giardino del soppresso convento dei Cappuccini. Promotori dell’iniziativa immobiliare sono i tre imprenditori Enzo Bonzi, Carlo Civita e Leone Sonnino, che nel 1923 siglano, con il Comune di Mila- no, una convenzione basata su un piano che prevede la parziale edificazione dell’area. Il terreno, in base agli accordi, venne diviso in diciotto lotti, spartiti poi tra i tre imprenditori. A Sonnino, titolare della Società Buonarroti-Carpaccio-Giotto, sono affidati sei lotti adiacenti a corso Venezia. La richiesta formulata nella convenzione prevede una soluzione adeguata per il problema dello sbocco su Corso Venezia e per l’importante accesso al nuovo quartiere di Piazza Duse; nel piano sottoscritto viene specificato che questo accesso deve essere garantito attraverso un passaggio ricavato nell’edificio. Committente dell’opera è la società di Sonnino, che nel 1925 affida inizial- mente l’incarico di progetto all’architetto Giovanni Battista Milani, autore del piano particolareggiato del nuovo quartiere; il progetto presentato non viene però approvato dalla Soprintendenza che contesta l’eccessiva altezza del fronte su Corso Venezia e lo stile non appropriato della composizione architettonica. Il progetto venne quindi affidato all’architetto Piero Portaluppi, la cui prima ipotesi progettuale prevedeva un collegamento con corso Venezia attraverso un triplice passaggio a serliana, composto da un arco a tutto sesto centrale, destinato a passo carrabile, affiancato simmetricamente da due aperture sor- montate da un architrave, riservate al passaggio pedonale (tra l’arco e le due aperture sono collocate due colonne). Questa soluzione venne però criticata soprattutto dalle proprietà confinanti, per le visuali che si sarebbero venute a creare tra corso Venezia e via Salvini. Un’ulteriore proposta presa in considerazione è quella relativa ad un arco mol- to ribassato, con l’intento di poter sfruttare in modo migliore il piano sopra- stante il passaggio. Portaluppi giunge così all’ultima e definitiva proposta: un imponente arco a tutto sesto, che caratterizza il fronte dell’edificio su corso Venezia. 7 L’imponente arco, chiamato arco Salvini, sostenuto da possenti colonne serve anche a creare una nuova prospettiva sulla via Salvini, strada che connette corso Venezia con il resto della città tardo ottocentesca; quest’opera di Porta- luppi rappresenta quindi l’entrata nel “Quadrilatero del Silenzio“, quartiere a prevalente funzione residenziale. La struttura è messa in risalto dal forte carattere architettonico classico e si pone come simbolo della qualità urbana. L’edificio è destinato a servizi e commercio a piano terra, ad uffici nel piano ammezzato ed a residenze di lusso ai piani superiori. Palazzo Buonarroti Carpaccio Giotto - Piero Portaluppi 10 11 12 Analisi della forma Contesto fisico L’edificio, rispetto a gran parte dei palazzi di Corso Venezia, costituisce senza dubbio un elemento di discontinuità, ma al tempo stesso rivela con essi una sostanziale coerenza, se non volumetrica, almeno stilistica. Palazzo Buonarroti-Carpaccio-Giotto, è sorto nel quartiere Excelsior, sull’area dell’antico giardino del convento dei Cappuccini, un’area a prevalente destina- zione residenziale caratterizzata dalla presenza di edifici in stile Liberty. Il contesto presenta molti edifici dal forte carattere architettonico e culturale, nelle immediate vicinanze si possono trovare tra gli altri: il Museo Civico di Storia Naturale, all’interno dei Giardini Pubblici Indro Montanelli, la Villa Reale di Milano con la Galleria d’Arte Moderna e il Padiglione d’Arte Con- temporanea, Palazzo e Torre Rasini, progettati da Emilio Lancia e Gio Ponti, Palazzo Serbelloni, Palazzo Castiglioni realizzato da Giuseppe Sommaruga, che venne soprannominato Ca’ de Ciapp a causa delle due statue femminili nude che decorano la facciata, ed infine Palazzo Rocca Saporiti, progettato da Giovanni Perego nel 1812 e caratterizzato dalla grande loggia a tribuna da cui la famiglia e i suoi ospiti assistevano ai cortei ed alle feste, Porta Venezia era la porta principale da cui si accoglievano gli ospiti d’onore in visita in città. Nell’immediato intorno si possono trovare anche altre opere dell’architetto milanese come Casa Crespi e Villa Necchi Campiglio. Il Palazzo realizzato da Portaluppi è facilmente accessibile, situato in pieno centro città, a pochi minuti a piedi dal Duomo di Milano, è raggiungibile an- che con la metropolitana, la fermata Palestro si trova proprio di fronte all’im- ponente arco; arco che conduce in via Tommaso Salvini, su cui si affacciano le altre due ali contrapposte dell’edificio. Le due facciate su via Salvini sono di sei piani, un piano più basse del resto della struttura per garantire una migliore continuità architettonica con il con- testo. Percorrendo via Salvini si arriva nella magnifica Piazza Duse, elegante antica- mera dell’incantato “Quadrilatero del Silenzio” e del vasto quartiere residen- ziale retrostante; piazza dedicata ad una grande artista della drammaturgia italiana: Eleonora Duse, conosciuta anche per essere stata la musa di D’An- nunzio, e per aver recitato nei più importanti teatri italiani, tra cui il Teatro Valle di Roma. In questo quartiere residenziale è anche presente la sede di una delle più gran- di aziende di alta moda italiana: Trussardi. 15 Palazzo Serbelloni - Simone Cantoni Palazzo Castiglioni - Giuseppe Sommaruga 16 Palazzo Rocca Saporiti - Giovanni Perego Via Salvini - Vista Piazza Duse 17 Palazzo Crespi - Piero Portaluppi Villa Necchi Campiglio - Piero Portaluppi 20 Decorazione La decorazione può essere vista come particolare trattamento materico for- male dell’aspetto significante dell’opera, quindi relativo alla realtà fisica. In generale, in architettura, si può considerare “decorazione” una sottolinea- tura espressiva della forma. Il tema decorativo, che con il Movimento Moderno aveva perso il suo valore, è stato riproposto dalle avanguardie neomoderne, considerato però come va- lore autonomo. Nel Palazzo Buonarroti-Carpaccio-Giotto, essendo questo destinato soprat- tutto a residenze di lusso, la decorazione ha grande rilevanza. Sono molteplici gli elementi decorativi di derivazione eterogenea che caratte- rizzano le facciate: cornici e lesene a tutta altezza della facciata principale ne enfatizzano la composizione classica. I motivi di gusto secessionista e déco, come i quadrati iscritti in quadrati più grandi del basamento, i motivi a linee spezzate nelle facciate di via Salvini, i rilievi a losanghe della volta a botte, lo studiato corrimano delle rampe di sca- la, sono individuabili in tutto l’edificio e rimandano anche ad altre architetture di Portaluppi. Il sistema residenziale, ha rappresentato negli anni Venti e Trenta, a Milano, un segno molto riconoscibile ed unico per modernità ed eleganza. L’intradosso dell’arco rimane uno dei dettagli più affascinante con questo tema a losanga di lampi che ricordano la secessione viennese (che consistette nella creazione di un’associazione di diciannove artisti, tra cui pittori ed architetti, che formarono un gruppo autonomo per esprimere le proprie idee con la pro- pensione ad un recupero della tradizione ma con l’utilizzo di nuove tecniche e di nuovi materiali) di cui Piero Portaluppi era fortemente appassionato. Prendendo in considerazione le finestrature invece, esse sono estremamente semplici e quadrangolari, ma alcune riportano dei timpani che si trasformano in sagome di “M“, come se fossero dei progetti grafici. Anche i piccoli terrazzini barocchi essenziali e stellati diventano una nota di riconoscimento di questo sistema residenziale di grande fascino. Portaluppi è anche un abile disegnatore di interni, ne sono dimostrazione i magnifici atrii che caratterizzano i diversi edifici che compongono questo complesso di corso Venezia. Elemento che è presente anche in altri suoi edifici è la policromia della pavi- mentazione, che è in parte a disegno geometrico, e quella delle lesene stesse che scandiscono gli spazi interni degli ingressi. 21 Ogni accesso ha la propria personalità, con elementi come la volta decorata a stucco, con gli stessi temi geometrici secessionisti che si ritrovano nell’intra- dosso del grande arco esterno, o come le cancellate degli ingressi, in metallo scuro con delle sottili e raffinate sfere dorate. Colonne arco Intradosso arco 22 Dettaglio facciata - Via Salvini Facciata - Via Salvini 25 Ingresso - vano scala Dettaglio facciata - C.so Venezia 26 Archetipo L’analisi del “significante” dell’opera rende possibile l’identificazione dell’ar- chetipo materico formale, si devono quindi individuare i modi fondamentali con cui può essere costruita una unità di architettura, intesa come unità di spazio fruibile dal gesto umano. In architettura è possibile individuare tre tipologie di archetipo materico for- male: • archetipo lineare: ad esempio un reticolo di travi e pilastri, con almeno una linea giocata tridimensionalmente • archetipo a lastra: elemento lamellare (come una parete in muratura) pia- no o curvo, piegato nelle altre due direzioni o combinato con altri elemen- ti a lastra per definire una spazialità interna • archetipo a guscio (o a nicchia): elemento che ha già una sua spazialità interna per costituzione Considerando gli archetipi della forma materiale, e non dei sistemi costruttivi, ciò che si deve tener presente è il modo con cui l’esterno dell’opera si percepi- sce e non come è materialmente costruita. L’esterno dell’edificio preso in analisi ha principalmente una configurazione a lastra, caratterizzato dalla combinazione di elementi piani e curvi (intradosso arco). Le decorazioni con lesene a tutta altezza, in alcuni punti delle facciate, potreb- bero rimandare all’archetipo lineare, manca però la linea sviluppata nella terza direzione per rendere lo spazio tridimensionale e fruibile. La base della struttura è trattata in modo diverso dai piani più alti. L’imponente arco è sorretto da dieci colonne, ma anch’esse come le lesene ap- pena citate, non possono essere considerate archetipo dell’architettura per la mancanza dello spazio interno fruibile. L’esterno dell’edificio si percepisce, quindi, prevalentemente con una configu- razione a lastra. 27 Luce naturale e artificiale L’interno dell’edificio è realizzato con materiali dal colore chiaro come lo stuc- co bianco del soffitto o il marmo bianco e rosa. L’illuminazione naturale zenitale proveniente dai vani scala è debole e confe- risce un valore poetico all’interno. Gli accessi presenti all’inizio di via Salvini sono piccoli e debolmente illumi- nati mentre quelli presenti all’estremità dell’edificio, verso piazza Duse, sono più ampi ed illuminati. In questi atri di ingresso, i pregiati materiali di rivestimento, la cura dei detta- gli ed il “silenzio” percepibile, rendono questi spazi pieni di significato, sembra che il tempo venga sospeso. Si realizza quindi quello che per Fornari è uno dei due scopi fondamentali dell’architettura: la presentificazione di un bene perduto (funzione nostalgi- ca). Presentificazione che avviene per “corrispondenza analogica“ ovvero il pas- saggio da un oggetto interno (significato) ad una forma esterna (significante), quindi parliamo di metafora analogica che genera poesia. Considerando l’esterno dell’edificio invece, il fronte pricipale su corso Venezia è orientato ad ovest; quando è colpito direttamente dalla luce del sole assume un carattere ancor più monumentale, mettendo in ombra le facciate retrostan- ti più basse. Confronto ingressi Atrio di ingresso - civico 3 e ME 30 31 Confronto ingressi Atrio di ingresso - civico 4 32 Texture e colore Analizzando la parte esterna dell’opera di Portaluppi, si nota una eterogeneità di texture e colore. Molte sono infatti le decorazioni che articolano le facciate del complesso. L’intero piano terra è rivestito in pietra grigio scuro; il fronte sul corso pre- senta dei quadrati iscritti in quadrati più grandi, mentre su via Salvini le lastre scure di pietra sono posate con orientamenti diversi, il basamento non è quin- di caratterizzato da un unico particolare tema. I piani sopraelevati presentano invece un rivestimento bianco crema sul cor- po centrale e sulla prima parte delle ali, il resto invece è lasciato con cemento grezzo a vista. Le decorazioni presenti ai piani alti, sono realizzate con pietra grigio chiaro con venature orizzontali. Internamente i colori principali sono il bianco ed il rosa per pareti, soffitti, pavimenti e scale, mentre i dettagli, gli zoccolini ed i basamenti delle colonne sono rivestiti in marmo nero. Questo contrasto di colore mette in risalto i particolari e quindi lo studio di Portaluppi anche degli ambienti interni. L’utilizzo del marmo in particolare, ma anche di altri materiali, con superficie liscia e riflettente conferisce un maggior aspetto lussuoso allo spazio. Facciata - Via Salvini 35 Storia e critica Contesto sociale e culturale del progetto Negli anni Venti e Trenta, a Milano, il sistema residenziale milanese ha rap- presentato un segno molto riconoscibile ed unico per modernità ed eleganza. Dalla fine dell’Ottocento ai primi decenni del Novecento, in Italia, nel campo architettonico, prese sempre più piede, prima lo stile Liberty (Art Nouveau), poi il Movimento Moderno con il Razionalismo italiano (International style). Linee pulite, forme, colori e geometrie sono elementi che hanno caratterizzato l’inconfondibile mano di Piero Portaluppi, che ha voluto e saputo coniugare la voglia di modernità di quell’epoca con i suoi progetti dal fascino classico senza tempo. Palazzo Buonarroti-Carpaccio-Giotto, sorto nel quartiere di lusso Excelsior, sull’area dell’antico giardino del convento dei Cappuccini, è un edificio dal carattere architettonico classico ed è simbolo della qualità urbana. Si pone come ingresso a quello che viene chiamato “Quadrilatero del silenzio“, quartiere, che con il suo stile liberty, ha caratterizzato l’alta borghesia milanese nei primi decenni del Novecento. Corso Venezia era la culla dei movimenti culturali dell’epoca. Personaggi come Giuseppe Parini, Alessandro Manzoni, Cesare Beccaria e Stendhal rimasero per lungo tempo affascinati da queste zone ricche di frenesia e sfarzo. 36 Formazione e opere precedenti Piero Portaluppi (Milano, 19 marzo 1888 - Milano, 6 luglio 1967) Architetto italiano, nato a Milano il 19 marzo 1888, si laurea al Politecnico di Milano nel 1910, iniziando contemporaneamente la carriera accademica e l’attività professionale. Nel periodo universitario svolge i dei lavori come caricaturista, collaborando con alcuni giornali satirici milanesi come “Il Babau”, “A quel paese” e il “Gue- rin Meschino”. I primi lavori post laurea riguardano decorazioni di facciate e alcune tombe, nel 1912 inizia una lunga collaborazione con Ettore Conti, figura di primo piano dell’imprenditoria elettrica italiana. Fino al 1930 Piero Portaluppi collabora con le “Imprese elettriche Conti”, o con società ad essa collegate, per cui progetta numerose centrali idroelettriche tra queste le più importanti a Verampio (1912-1917), Valdo (1920-1923), Cre- voladossola (1923-1924) e Cadarese (1925-1929); inoltre progetta la centrale di Grosio (1918-1920) per la “Azienda Elettrica Municipale” di Milano. Dal 1919, a Piero Portaluppi, vengono commissionati lavori tra cui la sede del Linificio e Canapificio Nazionale, la riforma della Pinacoteca di Brera e villa Fossati a Merate (Lecco). Contemporaneamente alla docenza in architettura ed alla progettazione delle numerose centrali elettriche, Portaluppi, negli anni Venti, ottiene importanti committenze dall’alta borghesia milanese, grazie alla conoscenza della fami- glia Conti, per cui progetterà Casa degli Atellani in Corso Magenta, residenza di Ettore Conti. Viene quindi affidata all’architetto milanese la realizzazione di importanti edi- fici come: il Palazzo della Banca Commerciale Italiana (1928-1932), il Planeta- rio Hoepli (1929-1930), Il Palazzo per la Società Buonarroti-Carpaccio-Giot- to (1926-1930), Casa Crespi (1927-1930) in Corso Venezia e Palazzo Crespi (1928-1932) in piazza Crispi. Nel 1920 Portaluppi elabora due progetti simbolo della sua attività, che ma- nifestano la sua ironia architettonica e insieme una visione scettica sulla mo- dernità: il grattacielo che si imposta sui grattacieli di New York per la società S.K.N.E. (il nome “scappane” è però un avvertimento) ed i blocchi residenziali del quartiere di “Allabanuel” (letto al contrario rivela lo spirito della proposta). A questi, nel 1926, farà seguito il progetto per la città utopica ed infernale “Hellytown“. 37 Attivo anche nell’edilizia industriale, progetta gli stabilimenti per la Società Ceramiche Italiane di Laveno e, tra il 1925 ed il 1928, progetta i padiglioni Alfa Romeo, Agip e Pirelli alla Fiera di Milano. A conferma del grande lavoro svolto, nel 1926 Portaluppi vince, con Marco Semenza, il concorso per il Piano Regolatore di Milano, con il progetto chia- mato “Ciò per amor“, dall’anagramma dei loro nomi e nel 1929 progetta il Padiglione italiano per l’Esposizione universale di Barcellona. Negli anni Trenta si consolida la sua attività professionale, mentre il suo linguaggio architettonico si sposta verso suggestioni razionaliste, come per esempio la Casa del Sabato degli Sposi realizzata con i BBPR e altri per la V Triennale di Milano (1933). Nel 1939 Portaluppi diventa preside della facoltà di Architettura del Politecni- co di Milano, restando in carica fino al 1963. Negli stessi anni diventa presidente dell’Ordine degli architetti e membro del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), la sua attività professionale ral- lenta, anche se i suoi progetti del periodo riguardano importanti edifici sto- rici come il teatro Piccola Scala o il sagrato e la pavimentazione di Piazza del Duomo. Casa degli Atellani - Piero Portaluppi 40 Poetica del progettista Piero Portaluppi unisce una sicura capacità di costruire ad un inguaribile gu- sto del paradosso, conosce i caratteri di metamorfosi della modernità e ne riprende i discordanti rapporti con la tradizione. L’architetto milanese, che pone le sue basi soggettive nella “simpatia”, riesce con immensa maestria a coniugare l’utile con il bello, aspetti manifestati con una certa finitezza e grazia nelle sue opere. Portaluppi si dedica al pensiero di esprimere cose nuove dalle antiche, attra- verso casualità, azzardo ed una mescolanza che, esso dice nel 1914, “è ben lontana dall’essere disordine”; questi sono i principali mezzi che valgono ad “aggiungere vaghezza all’opera e mistero alla vaghezza”. L’utilizzo di linee pulite, forme, colori e geometrie sono elementi che hanno caratterizzato l’architettura di Portaluppi, che ha saputo coniugare la voglia di modernità di quell’epoca con i suoi progetti dal fascino classico senza tempo. L’aspetto poetico delle sue opere si può notare anche nel concorso per il Piano Regolatore di Milano, vinto insieme a Marco Semenza nel 1926, nel quale si prospettava una città moderna, nitida ed elettrificata, composta e sobriamen- te spoglia, diradata da rettifili e congruente con i nuovi trasporti, nonostante questo risalta la valenza poetica ed il carattere gentile della proposta, perchè aveva come priorità “l’eterno pulsare di creature umane”. L’avvento rigeneratore di Portaluppi, artefice di studiate strutture edilizie, prende piede in un mondo difficile intriso di un misto di ideologie. Il suo gesto più stupefacente e titanico è l’edificazione del Wagristoratore, un punto di ristoro, inaugurato nel 1930 al Passo di San Giacomo, al confine con la Svizzera, a 2318 metri di altezza (del progetto vennero solo portati nel sito i due vagoni, fatti innalzare su pilastri di cemento, ma l’edificio, posto al centro, non venne mai realizzato). Anche in questa sua passione, si distingue la sua propensione per ciò che non può essere indagato dalla mente umana: “si può fare ciò che si vuole”; dove Portauppi “scherza” si cela sempre un problema, forse non risolvibile dai razio- nalisti e dai novecentisti che hanno scritto la storia dell’architettura moderna. L’architetto, con le sue idee, supera i rigori del Razionalismo e le pochezze dell’Eclettismo; un pensiero brillante ed un tratto di rara eleganza gli hanno permesso di combinare la precisione con il proprio capriccio, e di mettere Milano in stato di riflessione su se stessa. Le poderose centrali elettriche, case lussuose moderne, restauri, divertenti di- segni satirici ed entusiastici piani urbani sono la prova di un lavoro che si è sempre fondato sul sorriso. 41 L’uso di scanalature classiche, serliane accurate, timpani spezzati ed estreme massività hanno fatto di Portaluppi un genio della decorazione, un autentico liberatore della forma. Wagristoratore - Piero Portaluppi Wagristoratore - Piero Portaluppi - Schizzo edificio centrale 42 Interpretazione del significato dell’opera e giudizi critici Considerato il capolavoro di Portaluppi, l’edificio con il grande arco su Corso Venezia è per eleganza e brillantezza un autentico “masterpiece” di squisita malizia architettonica. Palazzo Buonarroti riflette un forte intento rappresentativo, quello di porsi come simbolo della qualità urbana della città di Milano ed in particolare del quartiere di lusso Excelsior. L’incanto di un’opera ben eseguita, con i suoi sontuosi dettagli e le maestose dimensioni sono alcune delle qualità della quinta urbana, che ha un sipario aperto dal grande arco. Un edificio in “simpatia con la città”. L’edificio contraddice da un lato, per la spregiudicatezza delle dimensioni e della sua composizione, mentre, dall’altro, si adegua graziosamente alla conti- nuità morfologica cittadina. Gianfranco Neri ha scritto: “carattere di questo edificio è un insieme di ele- menti contradittori, ricondotti a singolare unità da una abilità compositiva tanto sorprendente da potersi confondere con spregiudicati espedienti di me- stiere”. Cornicioni, lesene, nicchie, edicole, archetti, basamenti bugnati, frontoni e partizioni geometriche caratterizzano lo studiatissimo “impaginato” di faccia- ta e diventano lo spartito di una bella composizione. Il frontone sopra le finestre si trasforma da un triangolo isoscele dell’ordine classico ad una “M”, la griffe dell’archiettto; si può supporre che si tratti della chiarosplendente “M” che annuncia Milano. Un altro giudizio positivo arriva da Renzo Gerla, architetto e critico, che oltre a parlare delle costrizioni che hanno portato Portaluppi ad aprire l’arco più di quanto avrebbe voluto, a perdere un piano e ad ingigantire le proporzioni, riguardo all’opera afferma: “Sono modulazioni classiche e umanistiche briose. Di pura zecca portaluppiana appare la complessione frontale delle pareti in- terne “stilate” con ritmo vario e con sobrietà aristocratica. La lieve e sapiente decorazione dell’intradosso dell’arcone, i quattro archetti di scarico nell’im- posta dell’arco, la svelta eleganza delle colonne il bell’architrave, la varietà dei marmi e delle pietre adoperate con dovizia, conferiscono a questa parte del palazzo una nota di buon gusto e di grandiosità che vieppiù ci confermano come un artista di talento possa fare del bello, ancorchè abbia avuto, come si suol dire, le mani legate”. L’opera di Portaluppi, con le sue briosità surreali e razionali e per la profonda concezione culturale, crea la gioia ed il piacere degli occhi e dello spirito.
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