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Pitture ed esperienze sociali nell'Italia del Quattrocento, Sintesi del corso di Storia Dell'arte

Sintesi manuale di storia dell'arte

Tipologia: Sintesi del corso

2023/2024

In vendita dal 15/01/2024

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Scarica Pitture ed esperienze sociali nell'Italia del Quattrocento e più Sintesi del corso in PDF di Storia Dell'arte solo su Docsity! Sintesi completa di Pittura ed esperienze sociali nell’Italia del Quattrocento Esame di STORIA DELL’ARTE (UNIVERSITÀ DI PISA) BAXANDALL Un dipinto per esempio del 15 secolo, è la testimonianza di un rapporto sociale tra l’artista e qualcuno che lo commissionava, in generale doveva prendere in considerazione anche le convenzioni sociale, religiose, commerciali e percettive dell’epoca. Infatti, queste ultime influivano sulle forme dell’opera d’arte. Le opere già pronte erano per lo più Madonne, cassoni nuziali dipinti dagli artisti meno richiesti in periodo di scarso lavoro. Le pale d’altare e gli affreschi venivano richiesti su commissione dai principali artisti dell’epoca. Le caratteristiche dell’opera erano però state decise dal cliente e non vi era libertà di esecuzione. I criteri adottati nel 400 per stabilire il prezzo dei manufatti, così come le diverse forme di pagamento in uso per maestri e prestatori d’opera, hanno una profonda incidenza sullo stile del dipinto, anche perché bisognava scegliere adeguatamente i colori, i quali costavano molto. Per RUCELLAI, si pagano opere su commissione per celebrare la grandezza di Dio, della Città (affreschi nelle chiese) o di se stessi (Ritratti, Autoritratti). Ma vi era anche necessità da parte dei nobili, di spendere (bene), e di mostrare la loro ricchezza, vi è anche una sensazione di piacere nel guardare bei dipinti. Si deve però fare una distinzione tra commesse controllate da grosse istituzioni corporative come le fabbriche delle cattedrali (imprese comunali o collettive); e quelle dei singoli individui o di piccoli gruppi di persone (iniziative private). Il cliente non sempre interveniva direttamente, si stipulavano dei contratti proprio per capire in che modo un cliente potesse intervenire. Ma non sempre si stipulavano contratti, a volte erano solo promemoria, ma che comunque avevano lo stesso peso. Ma si devono comunque rispettare 3 temi principali: 1 specifica ciò che il pittore deve dipingere, sulla base di un disegno accordato; 2 è esplicito per quanto riguarda i modi e i tempi di pagamento da parte del cliente e i termini entro i quali il pittore deve effettuare la consegna; 3 il pittore deve usare colori di buona qualità (oro e azzurro ultramarino). Le istruzioni circa il soggetto del dipinto non entrano nei particolari. Dipende da contratto a contratto. Si possono elencare le singole figure da rappresentare, ma la richiesta di un disegno era più frequente. La forma in cui veniva effettuate il pagamento era quasi sempre a rate, e si poteva rinegoziare la somma concordata in base anche alle disponibilità economiche del pittore stesso. Se non ci si riusciva a concordare sulla somma finale, intervenivano dei professionisti in qualità di arbitri. Altri artisti invece lavoravano per dei principi, e per questo avevano uno stipendio, come nel caso di Mantegna, anche se non sempre gli veniva dato con regolarità, anche se in certe occasioni gli venivano concessi privilegi e doni di terre, e gli capitò di ricevere onorari da altri committenti. IMPORTANTE è IL FATTO HE ALLA FINE DEL 400, I COLORI PERDONO IMPORTANZA, PER LASCIAR SPAZIO ALL’ABILITà PITTORICA. Anche per quanto riguarda l’abbandono dell’oro, lo si deve ad una moda che pervade tutta Europa. Il RINASCIMENTO diventa quindi il punto nodale, dove l’abilità tecnica prendeva il sopravvento sulla qualità del materiale, e questo faceva sì che cambiasse il prezzo di una determinata opera. Per esempio, si poteva anche sostituire lo sfondo oro, con uno paesaggistico, inoltre si poteva attribuire a qualunque tipo di prodotto e all’interno di ciascuna bottega, un valore diverso al tempo del maestro rispetto a quello degli assistenti. La qualità, del pittore, era a gusto del pubblico, anche perché ogni artista aveva un carattere diverso dall’atro. (Dei documenti ci vengono forniti per esempio a partire dal 1490, quando il Duca di Milano, decise di assumere alcuni pittori per decorare La Certosa di Pavia, quali Botticelli, Lippi, Perugino e Ghirlandaio.) un problema è che sia il Duca, che Botticelli, che il pubblico, appartenevano ad una cultura diversa rispetto alla nostra, quindi capire certi documenti era assai difficile. 1 bianco: purezza 2 rosso: carità 3 giallo-oro: dignità 4 nero: umiltà Oppure Alberti e altri fornirono un codice relativo ai 4 elementi: 1 rosso: fuoco 2 blu: aria 3 verde: acqua 4 grigio: terra In generale però si utilizzavano certi tipi di tinte per mettere in evidenza un particolare nel dipinto. A Firenze un ragazzo delle scuole laiche private o municipali, riceveva due gradi di istruzione. Per circa 4 anni a partire dall’età di 6 o 7, egli frequentava una scuola elementare o botteghuzza, dove imparava a leggere e a scrivere e alcune nozioni di base di corrispondenza commerciale e formule notarili. Poi, per circa 4 anni, a partire dall’età di 10-11, la maggior parte proseguiva gli studi in una scuola secondaria, l’abbaco. Studiavano alcuni libri più impegnativi, Dante o Esopo, e la matematica, che era di tipo mercantile. Importanti erano le misurazioni, perché anche i pittori le usavano per creare le loro figure, quindi usavano la geometria. Anche il pubblico colto era a conoscenza di queste nozioni, infatti potevano esprimere dei giudizi sulla base di queste conoscenze. Gli oggetti che venivano utilizzati dal pittore, erano di forma geometrica. Ci si rende quindi conto che gli oggetti hanno un proprio volume. Si basavano sulla regola del 3, o Regola Aurea o Chiave del Mercante (CERCARE). Comunque, l’abilità che il pittore aveva di inserire le proporzioni nel dipinto, era una pratica molto riconosciuta e il suo mecenate lo pagava anche per questa sua abilità. Da sottolineare era anche l’importanza dell’occhio morale e spirituale, atto ad interpretare diversi tipi di interesse visivo in termini morali e spirituali. Ci sono due generi di letteratura devota del 400 che forniscono degli accenni su come ciò possa arricchire la percezione dei dipinti. Uno è un tipo di libro/sermone sulla qualità sensibile del paradiso e il secondo è un testo in cu ile caratteristiche della normale percezione visiva vengono tradotte in termini morali. Secondo il 1 libro la vista è il più importante dei sensi e le delizie che lo attendono in cielo sono grandi. DE DELICIIS SENSIBILIBUS PARADISI di RIMBERTINO (1498), è un resoconto di questi argomenti, distingue 3 tipi di progressi rispetto alla nostra esperienza visiva di esseri umani: 1 maggior bellezza delle cose viste 2 maggiore acutezza del senso della vista 3 infinità varietà di oggetti da osservare; La maggiore bellezza sta in 3 particolari: 1 luce più intensa 2 colore più chiaro 3 miglior proporzione (soprattutto nel corpo di Cristo); la maggiore acutezza della visione comprende una maggiore capacità di fare distinzioni tra una forma o un colore e un altro, e la capacità di vedere sia a grandissima distanza che attraverso i corpi. Nel secondo testo vengono invece discussi alcuni aspetti della nostra normale percezione terrena, e riguarda il testo DE OCULO MORALI ET SPIRITUALI di PIETRO DE LIMOGES. Riguarda quindi la visione dell’occhio spirituale. Importante a questo punto è la prospettiva lineare, la visione segue le linee rette e parallele che vanno in tutte le direzioni e sembrano incontrarsi all’infinito in un unico punto di fuga. Idea della prospettiva: comporre su un prospetto un reticolo di angoli calcolabili e delle linee rette immaginarie. La prospettiva è una delle 13 meraviglie; la numero 11; che ci aiuta a trarre delle considerazioni morali, e serve quindi al dipinto religioso, per esempio la prospettiva è usata nell’ANNUNCIAZIONE, per conferire una cerca drammaticità al quadro. CAPITOLO 3 Bisogna apportare nell’arte: L’ARIA DOLCE: Aria→ si riferisce al carattere del movimento, della testa e della figura; Dolce→ contrasta sia con fiero che con virile. ARIA ANGELICA→ caratterizzata dal gesto religioso. BUONA ARIA→ artista con un carattere poco marcato. SCHEMI DI GIUDIZIO PER ANALIZZARE UN DIPINTO: VIRILE, PROPORTIONE, ANGELICA→ Descritti in un libro di Landino. Si rivolge agli uomini comuni con lo scopo di essere compreso. Prende in esame 4 pittori fiorentini, e userà 16 termini specifici. Traduce la NATURALIS HISTORIA di PLINIO (1473) (1 secolo d.c.), comprende la più completa storia critica dell’arte classica, che ci sia giunta dall’antichità riprendendo sia i fatti che il linguaggio critico, da una tradizione di critica d’arte sviluppatasi in libri greci oggi andati perduti. Il suo metodo si fondava su una tradizione dell’uso della metafora, egli descriveva lo stile degli artisti con parole che dovevano buona parte del loro significato al loro uso in contesti sociali o letterari, non pittorici. Il resoconto sugli artisti, si trova nell’introduzione al suo commento alla DIVINA COMMEDIA, in cui egli mirava a respingere l’accusa che Dante fosse antifiorentino, ne sostiene la lealtà e anche l’eccellenza di Firenze. La sezione su pittori e scultori, che viene dopo quella dei musicisti, si suddivide in 4 parti: 1 descrive l’arte antica in 10 fasi e si rifà a Plinio; 2 descrive Giotto e alcuni pittori del 300 e copia un critico del 14 secolo, Filippo Villani. 3 descrive i pittori fiorentini del 400 (suo contributo); 4 descrive alcuni scultori; MASACCIO: ottimo imitatore della natura, di rilievo universale, buono e puro compositore, perché si è solo limitato al vero, e al rilievo delle figure. Ha una grande facilità nell’esecuzione, essendo egli giovane anche se morì a 26 anni. IMITATORE DELLA NATURA→ significava essere autonomo verso i libri, che presentavano dei modelli e delle formule, quindi che facevano parte di una tradizione pittorica. Importante è anche il punto che Masaccio mostra in prospettiva e in rilievo, gli oggetti nelle sue opere. Coglieva quindi gli oggetti reali così come si presentano, egli si basa sullo studio e sulla rappresentazione del loro aspetto reso proprio attraverso la prospettiva e il rilievo. RILIEVO→ i soggetti acquisiscono maggiore importanza quando una certa luce del giorno si posa su di loro e le sottolinea. PURO→ senza ornamenti, ma non per forza aveva una concezione negativa, infatti può anche definirsi come candido, un elemento di connotazione morale. Non era quindi un semplice che andava sui termini del povero. FACILITA→ era spiegato come il prodotto di: 1 talento naturale; 2 capacità acquisibili sviluppate attraverso l’esercizio; 3 esercizio; potrebbe quindi significare abilità. Ma fa anche riferimento ai suoi affreschi, che sono stati realizzati nella maniera giusta, ovvero quando l’intonaco era ancora fresco (non fresco secco, quindi dipinti su intonaco a secco), quindi la sua abilità stava anche nel correggere gli errori che faceva direttamente sull’intonaco fresco. PROSPECTIVO→ uso della prospettiva, quindi dell’ottica. Le linee parallele che si allontanano dal piano della superficie del dipinto sembrano incontrarsi in un singolo punto all’orizzonte, il punto di fuga, le linee parallele al piano del dipinto invece non sono convergenti. Il pittore usava questi principi per creare uno spazio pittorico regolato geometricamente. FILIPPO LIPPI Grazioso e ornato, importanti erano le sue composizioni, i colori, il rilievo, gli ornamenti. GRATIOSO→ possedeva grazia o era piacevole da guardare? Secondo i critici letterari neoclassici era il prodotto di Varietà e Ornato. Non per forza era riferito alle forme delle figure che erano molto dolci e graziose, come i ritratti a mezzo busto di Madonne. ORNATO→ elemento decorativo? Era riferito nel 400 ad un atteggiamento o un movimento di una figura. Era flessa e bilanciata, in contrapposizione con quella decisa e eretta. VARIETA→ ci si riferisce quindi alla varietà dei soggetti, ma risiede anche in un contrasto e varietà di tinte, e in una diversità/contrasto egli atteggiamenti delle figure. COMPOSITIONE→ armonizzazione sistematica dei vari elementi del dipinto volta ad ottenere l’effetto complessivo desiderato (ALBERTI 1435). Alberti riprendeva a modello la critica letteraria classica degli umanisti, per i quali compositio era il modo in cui una proporzione veniva costruita su 4 livelli gerarchici: 1 dipinto 2 corpo
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