Scarica Poesia "trasfigurazione" e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! TRASFIGURAZIONE (p. 107) Versa, 16 febbraio 1917. Il titolo ci riporta all’intenso rapporto del poeta con la Natura. Prevalentemente nei testi analizzati fino a questo momento abbiamo visto paesaggi invernali. Trasfigurazione è datata 16 febbraio, data prossima all’arrivo della primavera. Inoltre, la parola “trasfigurazione” ci permette di mettere in discussione il luogo comune che associa il panismo dannunziano al sentimento di natura di Ungaretti. Ne La pioggia nel pineto, il poeta ed Ermione si trovano in una pineta sotto una pioggerellina che li accompagna verso la metamorfosi arborea. Essi regrediscono dalla condizione umana per tramutarsi in natura. In Ungaretti non c’è metamorfosi, bensì trasfigurazione. Nella metamorfosi c’è un cambiamento di forma all’interno della natura e tutto avviene sullo stesso piano. Nella trasfigurazione, invece, si assume un’altra forma, ma non operando sullo stesso piano, non ci sono trasformazioni, ci sono innalzamenti. La poesia dannunziana è una poesia della realtà sensibile, che si espande attraverso i sensi. Nella poesia di Ungaretti vi è una tensione all’assoluto. 1→ consiste in un endecasillabo spezzato che inizia con il verbo isolato “Sto” a indicare che il poeta si trova immobile nella natura. “addossato ad un tumulo di fieno” significa che l’autore è appoggiato ad un tumulo, termine che evoca l’idea della sepoltura, forza evocativa della parola. “bronzato” significa “scuro”, perché è stato lì tutto l’inverno, morto. 2→ “un acre spasimo scoppia e brulica dai solchi grassi” un dolore pungente scoppia e si muove caoticamente dalla terra. Indica un segno vitale della terra, la primavera è un momento di rinascita, nel quale la natura si risveglia, mettendo atto uno sforzo immane verso la vita stessa, brulica e scoppia sono due verbi che evidenziano questa forza esplosiva. I solchi sono grassi perché sono appena stati arati. 3→ si compie la prima trasfigurazione: il poeta soldato, guardando la natura, torna ad essere contadino, perché sente il richiamo della sua terra e dei suoi antenati contadini. In questa poesia c'è una predominanza di senari e parole sdrucciole, che danno un ritmo cadenzato. 4→ il poeta si identifica con il suo sguardo, quindi la trasfigurazione passa attraverso gli occhi. C'è un'identificazione tra l'uomo e le piante che coltiva: "dell'uomo rugato come la scorza dei gelsi che pota". Come diceva Tasso, c'è una precisa correlazione tra la vita delle piante e la vita dell'uomo,infatti quando è vecchio l'uomo diventa rugoso (uomo rugato) come il tronco di un albero. In questi versi ritroviamo anche un'immagine ripresa dalla "sera fiesolana" di D'Annunzio, in particolare l'uomo che coltiva i gelsi (nel novecento si coltivavano per i bachi da seta) ed è attento alle fasi della natura. 5→ Il poeta si identifica con i visi dei bambini, "come un frutto rosato" in contrapposizione con il viso rugato. Il viso è rovente, accaldato, perché indica la vitalità dei bambini nel paesaggio invernale ("fra gli alberi spogli") 6→ usa il verbo filtrare in modo riflessivo ("mi filtro"), dando l'idea di qualcosa che si alleggerisce. Infatti il poeta si paragona a una nuvola leggera, che quindi viene attraversata dalla luce del sole. A questo punto la nuvola di rarefà e si disfa grazie a questa luce. Il dissolversi delle nuvole ha un preciso significato per il poeta: è un'immagine di morte, che si può ricollegare al tumulo della prima strofa. Tuttavia si tratta di un'immagine
