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poeti e poesie letteratura spagnola I, Appunti di Letteratura Spagnola

Analisi delle poesie letteratura spagnola I

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 05/04/2020

checcazalone
checcazalone 🇮🇹

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Anteprima parziale del testo

Scarica poeti e poesie letteratura spagnola I e più Appunti in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! Giorgia Gallo, LCLT. Letteratura Spagnola- Il 900 Il Modernismo Il Modernismo è un movimento regeneracionista che nasce intorno agli anni 90 del 1800. In questa fase della storia spagnola cominciano a nascere delle riflessioni su quello che era chiamato el problema de España: l’identità del popolo spagnolo e la sua collocazione all’interno dello scacchiere geo-politico europeo (molti paesi come la Germania e l’Inghilterra erano molto più avanti della Spagna). L’evento che scatena in qualche modo questo stato di sofferenza e di crisi in Spagna è il disastro del’98, ovvero la perdita delle colonie, proprio per questo parliamo di generazione del 98, un gruppo di pensatori, intellettuali, letterati che a fino del 19° secolo cominciarono a scrivere su questo problema. Fu Azorin, romanziere e critico letterario spagnolo a coniare il termine GENERACION DEL 98 e ad ipotizzare l’idea di questo gruppo generazionale, nonostante al suo interno sono presenti moltissimi personaggi che hanno stile e propositi diversi gli uni dagli altri. Naturalmente sono accumunati dal fatto che vivono in un medesimo ambiente e che risentono di influenze reciproche. Il Modernismo propende da un lato verso l’idea dell’arte classica quindi fa riferimento al PARNASIANESIMO, movimento che nasce in Francia nel 19° secolo che vede nella bellezza l’unico scopo dell’arte e dall’altra verso il SIMBOLISMO, che prevede la non descrizione della realtà da parte dei poeti, ma essi devono cogliere e trasmettere le impressioni più vaghe suggerendo emozioni e stati d’animo. In Spagna e in America il Modernismo prende percorsi diversi: in America prende un orientamento esteticista mentre in Spagna intraprende due percorsi, uno esteticista e uno più semplice e sobrio. Nel 900 il Modernismo era completamente sviluppato. Ruben Darìo Ruben Darìo è considerato il fondatore e il maggior esponente del modernismo ispanico. Lui scrive opere poetiche ed il poeta che meglio riesce a prendere le influenze esterne (in particolar modo quelle francesi e spagnole) e rielaborarle in maniera del tutto originale, per questo è definito uno dei maggiori autori del Sincretismo letterario. Subendo una forte influenza dovuta ai suoi continui viaggi scrive opere cosmopolite, nonostante il suo modo di esprimersi è fortemente ispanico. Darìo è aperto verso il mondo esterno nonostante rimanga fedele alla propria terra. Azul è la sua prima raccolta pubblicata, piena di esaltazione della vita e della positività, distante perciò da quello che è il simbolismo. In questa raccolta esprime la sua visione della poesia che divide in: -poesia pura: fine a se stessa, libera dagli aspetti morali; -poesia impura: significativa per quanto riguarda i sentimenti. In questo caso l’autore abbraccia un’estetica più vicina al parnassianesimo piuttosto che al Giorgia Gallo, LCLT. simbolismo. Prosas profanas è un’altra raccolta nella quale Darìo affronta tematiche antiche e tematiche moderne utilizzando un linguaggio che fosse un trionfo dei sensi quindi pieno di allegorie. In qualche modo, in questa raccolta, ci si allontana da quell’estetica inziale di Azul che era molto più parnassiana per lasciar spazio ad alcuni significati simbolistici. Il testo diventa più complesso per significato in quanto parla della vita e della morte e più complesso dal punto di vista metrico. In questa raccolta Ruben Darìo fa anche un autoritratto di sé stesso. Canto de vida y esperanza è una raccolta estetica, politica e religiosa scritta nel periodo della piena maturità dell’autore. Le due poesie principali sono Ode a Roosevelt testo prettamente politico dove difende l’America latina contro l’espansionismo nord-americano e Canto a la Argentina dove racconta il suo americanismo. Canto errante è un’opera in cui Darìo afferma che la parola nasce insieme all’idea, coesistente con l’idea e non esiste parola che non sia supportato dal contenuto. Il poeta ha la libertà di scegliere parole e idee in totale autonomia ma deve essere in grado di organizzarle in un sistema armonico che sia valido esteticamente. Per Darìo l’arte non è un insieme di regole rigide ma un’armonia di capricci. Sonatina (Prosas profanas) Il titolo richiama un genere musicale che indicava un tipo di musica più elementare della sonata. Il tema principale è la descrizione del tormento di una principessa che vive in un palazzo lussuoso nel quale per si sente prigioniera soffrendo per la mancanza di libertà e di amore. La voce del poeta non coincide con lo stato d’animo di chi scrive perché è un testo descrittivo. La poesia è composta da 8 strofe, 6 versi ognuno (sextecto agudos). Sono versi alessandrini formati da 14 sillabe ognuno. Il ritmo consonantico è AAB-CCB. STROFA 1 -Verso 1: La priesa…. la piesa? EPANADIPLOSI (Ripetizione di una o più parole all’inizio e alla fine di una frase o di un verso). - Verso 2: Boca de fresa METAFORA (Sostituzione di un termine proprio con uno figurato, in seguito a una trasposizione simbolica di immagini). - Verso 3: Que ha pedido… ue ha perdito PARALLELISMO SINTATTICO. -Silla de oro: Elemento materiale che sottolinea il contesto di ricchezza nella quale vive la principessa. - Està mudo el teclado: Frase che sottolinea la sofferenza della principessa. La principessa è triste, ha perso il suo colore ed è come un fiore appassito. STROFA 2 - Pavos reales: pavoni reali, danno il senso di ricchezza. - Parlanchina: la dama di compagnia della principessa parla intrattenendo la principessa, la quale però non prova emozioni e sensazioni di nessun tipo. - Oriente: luogo lontano - Libelula: METAFORA, la principessa vorrebbe essere come la libellula per poter andare via. Giorgia Gallo, LCLT. Antonio Machado Antonio Machado è un poeta e autore spagnolo tra i maggiori della generazione del’98. Nella prima fase delle sue opere si concentra principalmente sulla convenzione del tempo, che lui intende come qualcosa di vivo. Il tempo è la durata della storia individuale, Machado aveva una sensibilità acuta per il divenire delle cose, era quasi ossessionato da questo tema del divenire, del trascorrere del tempo, del trasformarsi della propria identità. Per Machado era impossibile fermare il tempo e l’unico modo per fermare il tempo è la poesia, poesia che rende eterni quegli istanti fissati nella storia e nella memoria di ognuno di noi. Tarde tranquila (Soledades) Questo è un testo costruito sull’alterazione di endecasillabi e settenari. Ricorda la struttura metrica della lira, con un’assonanza nei versi pari. Questo è lo schema di assonanza tipico del ROMANCE, un testo con un impianto lirico- narrativo caratterizzato proprio da una struttura dai versi assonanzati che nasce nel Medioevo. Tarde tranquila è ambientata in un pomeriggio tranquillo. Machado introduce la sua giovinezza. Parole come alegrias si ricollegano al campo semantico della quiete e della pace perché l’allegria è un sentimento positivo. Il testo è costituito su elementi positivi e vi è una distinzione tra passato e presente per sottolineare le dinamiche nelle quali l’io lirico sta parlando. Ad esempio lejos richiama la dimensione del passato. Il messaggio del testo riguarda il tema del tempo, Machado rievoca in modo nostalgico il passato e la sua giovinezza, cosa che però non sente più di essere. Y podrias conocerte (Soledades) Anche questo testo è costituito da un’alternanza di endecasillabi e un settenario al verso 4. Si divide in due strofe, una di 4 versi e una di 2 versi soltanto in cui è contenuto il messaggio del testo. Anche in questo caso troviamo un’assonanza nelle sedi pari. In questo testo Machado crea una metafora e ipotizza una tela come superficie del ricordo. Gli attribuisce l’aggettivo Turbio (contrario di limpido) quasi ad indicare che la vita, dipinta nella tela, è fatta anche di ricordi dolorosi attraverso il quale l’individuo può conoscere se stesso. -Verso 2: IPERBATO (Consiste nel separare due parole strettamente connesse dal punto di vista sintattico per determinare un ordine irregolare che suggerisce effetti di suggestione poetica). Tema molto caro a Machado è la contrapposizione che ci suggeriscono il verbo sognar (verso 2) e Giorgia Gallo, LCLT. con los ojos abierto (verso 4). Secondo Machado l’uomo può cogliere la realtà delle cose solamente quando si trova in equilibrio tra il sonno e la veglia. In questo momento infatti una parte di ragione rimane vigile. Negli ultimi versi si intuisce che Machado intende la memoria come strumento che serve a rievocare e a riprodurre i sogni che fanno parte del passato. La calle en sombra (Soledades, galeras y otras poemas) La poesia è formata da 5 distici monorimici in versi alessandrini in rima baciata. Diversamente dai versi alessandrini di Darìo questi non hanno una bipartizione così netta dal punto di vista sintattico infatti in alcuni casi la cesura che li divide si nota appena o addirittura non è rispettata. Machado introduce un paesaggio urbano (calle, balcones) in un momento preciso della giornata, il tramonto. Si percepisce la presenza di una figura umana che si muove all’interno di questo spazio ed è il poeta stesso. Questo testo è una sorta di autodialogo perché ci sono domande che il poeta fa ad un interlocutore immaginario. - La calle en sombra Ci offre una determinazione temporale, il tramonto. -El sol que muore Appartiene al campo semantico dello spegnimento. -Ecos de luz SINESTESIA (Due campi semantici, eco: suono, luz: vista) -Rostro conocido Chiaro indizio di una figura femminile di cui però non conosciamo l’identità ma il poeta spera di vederla. -Equivoco reflejo Equivoco perché è appunto un riflesso tipico del vetro, sfocato e l’immagine non è nitida. -Daguerrotipo viejo CHIASMO (Aggettivo e sostantivo che sottolineano che l’immagine non è identificabile). Nel penultimo distico c’è un rumore prodotto del passo del viandante e quindi del poeta. Quando poi si è chiesto se veramente fosse lei, si è risposto da solo e ha detto che non poteva essere e si allontana. L’espressione En azul, la estrella è molto importante, prima di tutto perché il termine estrella è simbolo di luce all’arrivo dell’oscurità (la notte) e poi è anche il simbolo di orientamento per i vaganti. Proprio per questo capiamo che c’è un’allusione diretta alla donna amata e desiderata. Il cielo azzurro è invece una speranza, cielo nel quale brilla la stella. E’ importante ricordare che questa parola estrella è ripresa da un testo di Ruben Darìo che l’aveva usata alla fine di uno suo componimento. Retratto (Campo de Castilla) E’ una sorta di autoritratto che il poeta fa di se stesso riprendendo un analogo poema scritto da suo fratello Manuel intitolato uguale. E’ scritto in quartine di alessandrini con rima AB BA. Nella prima quartina Machado racconta la sua infanzia e la sua giovinezza. L’infanzia è legata al ricordo di un patio di Siviglia (cortile lussuoso) che ci fa capire la condizione benestante della sua famiglia. Poi parla della sua giovinezza e dei suoi 20 anni in Castilla. Nel verso 4 troviamo un IPERBATO (Inversione dell’ordine consueto della frase o del periodo). Non vuole ricordare alcuni eventi della sua vita come la morte del padre o la sua dipendenza dell’alcool. Nella seconda quartina fa riferimenti alla propria personalità e dice di non essere mai stato un Giorgia Gallo, LCLT. seduttore (Manara è un personaggio storico famoso per essere un seduttore) né come Bradomin, alterego un po' egocentrico di Valle- Inclan. Machado per dire che era stato innamorato nonostante non sia un seduttore utilizza una metafora (as eiì…upido). Machado cercava figure femminili che lo facessero sentire accolto e protetto, non desiderava dominare. Nella terza strofa Machado ci parla della sua formazione. I giacobini erano coloro che apparteneva alla monarchia e proprio il termine giacobino indica un vero e proprio atteggiamento politico, progressista e rivoluzionario. Nonostante questa sua formazione politica però, lui cerca di vivere in modo sereno e pacifico. Per comunicarci questo utilizza un’altra metafora. Nella quarta strofa parla della propria poesia e fa riferimento al Modernismo. Utilizza una metafora su Ronsard, poeta francese che utilizzò la stessa espressione (inizio strofa ecc.) per indicare il superamento della giovinezza quindi quando le rose perdono le spine si diventa maturi. Mas….osetia Qui si riferisce ad una parte del Modernismo, esteticamente vuoto, eccessivamente legato alla forma e poco al contenuto. Per Machado il modernismo non era solo quello di Ruben Darìo o quello di Valle- Inclan ma esisteva anche chi era semplicemente un cultore della forma. Tutto ciò non è amato da Machado. Nella quinta strofa Machado si riferisce a se stesso come ad un uccello perché ha creato la metafora del cantare-poetare quindi il poeta scrive come l’uccello canta. Machado utilizza poi un’altra metafora musicale per parlare ancora una volta della sua concezione della scrittura poetica e per esprimere il fatto che non gli piace chi canta di se stesso. El oo…a la luna METAFORA (Con cui esprime l’idea di una poesia vuota, priva di contenuto.) Il coro dei grilli indica il gruppo di poeti che cantano alla luna senza motivo. A distigui…ua Distingue le voci degli echi, cioè cerca di individuare chi distingue la realtà della finzione e poi fa riferimento alla sua voce interiore, la quale non ascolta ciò che viene dall’esterno. Nella sesta strofa dice che lui non si considera un modernista né un classico, né tantomeno un romantico, non vuole essere inserito in una scuola. Fa una metafora sul capitano e ipotizza che sia come il poeta. Il poeta vuole lasciare la sua poesia in eredità come il capitano lascia la sua spada. La spada è famosa per l’azione che ha compiuto colui che l’ha usata e non per il lavoro del forgiatore. Machado vuole che le sue poesie siano famose per ciò che esse invocano, per il contenuto e non per gli aspetti formali che le caratterizzano. Nella settima strofa Machado fa vari riferimenti alla sua voce interiore e con un soliloquio (caratterizzato delle sue poesie) conversa con la propria interiorità. Nonostante Machado sia laico, fa alcuni riferimenti a Sant’Agostino e al cristianesimo. Il messaggio di questa strofa è che Machado ci dice che conoscendo meglio se stessi, conoscendo la propria interiorità ci è permesso di avere aiuto dal prossimo. Nella penultima quartina si rivolge al pubblico e ai suoi lettori con un tono rivendicativo. Dice di non dipendere da nessuno e di essere indipendente grazia al suo lavoro. Nell’ultima strofa fa riferimento alla morte e alla fine della sua vita con una metafora sul viaggio che porta appunto alla morte. Dichiara di essere un viaggiatore con un bagaglio leggero, vuol dire che non avrà nulla, sarà quasi nudo come i figli del mare. Il mare è l’elemento naturale più Giorgia Gallo, LCLT. Gli ultimi versi sono una sorta di chiusura descrittiva del testo. Accostando la civiltà e l’ambiente rurale, fa una sintesi tra ciò che è costruito dagli esseri umani e ciò che invece è puro: la sua percezione della Castilla è una sintesi dei due elementi. Juan Ramon Jimenez Juan Ramon Jimenez è un poeta coetaneo di Machado, anche se è un po' più giovane. Visse in pieno la guerra civile e dopo l’istaurazione della dittatura di Francisco Franco dovette emigrare negli Stati Uniti e a Porto Rico. Mori nel 1957. Ha sicuramente una personalità diversa da quella di Machado anche se i due hanno avuto un percorso simile: per entrambi si parte da una fase di grande attrazione verso l’estetica modernista dunque quella del Modernismo e non quelle estetizzante. Hay un oro dulce y fresco… In questo testo l’attenzione per la precisione pittorica della scrittura è molto forte. Il formalismo apparente che si percepisce è in realtà una ricerca molto forte di simbolismo, di espressione quasi traspira dell’interiorità dell’autore (parliamo dunque di un Modernismo che non è alla ricerca di una perfezione estetica ma contiene una ricerca interiore e la volontà di esprimere la propria intimità attraverso i versi). Il testo è formato da 8 sillabi, versi otto sillabici, schema tipico del Romance, assonanzati nelle sedi pari. Abbiamo una sintassi spezzata, infatti troviamo molti enjambement e i paradigmi semantici che troviamo sono quelli della luce, del colore e del canto. Un paradigma importante è anche quello del sogno perché si riferisce a ciò che non può essere descritto con le parole perché solo percepito, è qualcosa di confuso e quindi non può essere ben descritto. Giorgia Gallo, LCLT. Jimenez inizia descrivendo il colore del cielo in modo metaforico facendo riferimento al colore di alcuni elementi. Parla di parques, lemma tipico della poesia modernista (utilizzato anche da Darìo) perché rappresenta il luogo estetico per eccellenza. Sotto questo cielo ci sono degli alberi verdi rosati e verdi di gemme primaverili. Vedes…vedes è un EPANADIPLOSI (Inizio e fine del verso con la stessa parola). Quando un uomo guarda il cielo è come se stesse cercando una liberazione infatti il suo cuore è solo ed imprigionato e aspetta che arrivi la notte. Jimenez poi parla di carne come un elemento materiale, percepibile nello spazio che può sparire o trasformarsi in qualcosa di impercettibile. Tutto ciò che è materiale può diventare una percezione olfattiva (incenso) e penombra, assenza di luce e quindi si perde la materia perché tutto è uniformato nell’oscurità. Un canto femminile spezza il silenzio di quel parco e rende felici tutti gli elementi presenti. Questa voce fa però piangere Jimenez senza motivo. La poesia si chiude con l’immagina di questo parco. Soledad È una raccolta scritta durante il suo ritorno da New York dove si era sposato. Jimenez da una visione attenta della propria esperienza personale, ad esempio sul proprio sentimento amoroso nel rapporto con la moglie o ci parla della sua riflessione filosofica ed esistenziale. Il testo è etero metrico (formato da diversi versi) e non c’è uno schema rimico preciso, tuttavia possiamo però notare alcune assonanze e anche una rimica consonantica ben precisa (Ad esempio conocerse- disconoserse, in questo caso parliamo anche di una rima derivativa perché le due parole condividono la medesima radice). Quindi si tratta di un testo che apparentemente non ha una struttura metrica rigida ma che in realtà nasconde un’elaborata ricerca di corrispondenza di tipo fonica. Nella prima terzina Jimenez esprime un concetto ben preciso: quello della compresenza all’interno del mare di UNITARIETA’ e FRAMMENTAZIONE. Qui il mare è visto come un corpo unitario che però può essere diviso quando si è soli. Le onde vengono descritte come una lacerazione dell’unità costante del mare, quindi il movimento di esse è doloroso come i pensieri della sua fronte (SINEDDOCHE per indicare la facoltà intellettiva). Questi pensieri sono dinamici come le onde che si avvicinano e si allontanano in un eterno conoscersi e disconoscersi. Jimenez intende l’essere umano come un essere governato non da una razionalità assoluta ma da qualcosa di incontrollabile che sfugge a qualsiasi contatto razionale. Jimenez esprime ai massimi livelli la sua incapacità di trovare la propria identità. Il mare è pieno della sua solitudine e vive le stesse pene dell’uomo che vive il dilemma continuo tra il conoscersi e il disconoscersi. Intelijencia È un testo etero metrico, i versi sono liberi e non c’è uno schema metrico ben preciso però ci sono alcune rime identiche (come ad esempio dame al primo verso che ritroviamo nel dodicesimo verso). Il tema è evidente sin dal primo verso: l’intelligenza. Jimenez le chiede di dargli il nome esatto delle cose, cioè di fornire a lui la facoltà di arrivare all’essenza delle cose e di non perdersi nella forma, di creare una parola che esprima la realtà delle cose e dell’esistenza. Il poeta Giorgia Gallo, LCLT. attraverso le sue parole deve aiutare gli altri che non conoscono appunto l’essenza delle cose e ad arrivare ad esse. Inoltre la parola poetica ha la funzione di far ricordare e di avvicinare le cose a colore che le amano. La parola poetica ha dunque anche una funzione etica. Nell’ultima terzina Jimenez chiude il ragionamento invocando di nuovo l’intelligenza e, oltre a chiedere il nome esatto delle cose, chiede il nome esatto di se stesso e dell’intelligenza stessa, quindi come una specie di facoltà razionale. La razionalità è la capacità di arrivare alle cose dal punto di vista intellettuale e non da punto di vista sensoriale. Jimenez subisce un cambiamento radicale in quanto questo è un testo metapoetico, cioè un testo che parla del modo di fare poesia dell’autore stesso. Vino primero, puro È un testo etero metrico quindi composto da versi liberi e sciolti. In questo testo Jimenez offre una sorta di riflessione del suo percorso di poeta. La poesia è paragonata ad una figura femminile e le caratteristiche di questa poesia vengono spiegate facendo riferimento agli indumenti che la figura femminile indossa o non indossa. Nella prima terzina viene offerta un’immagine di una donna pura e candita, vestita di innocenza quindi anche la poesia è pura e vestita di innocenza. Nella seconda terzina la figura femminile si veste di drappi e l’autore comincia a prendere le distanze. Le sensazioni di amore e arricchimento provate all’inizio si trasformano in odio. Nella terza terzina si fa riferimento al momento in cui l’espressione poetica diventa vuota, accompagnata solamente da un’eleganza formale priva di contenuto. Quando però la donna (e quindi la poesia) comincia di nuovo a spogliarsi, l’autore riesprime il proprio sentimento, sentimento che questa figura gli suggerisce: quell’innocenza antica che scompare dopo i primi versi. Tutto il testo è una grande metafora e sono negli ultimi due versi riusciamo a capirlo perché solo alla fine Jimenez rivela la vera figura celebrata, la poesia e non la donna. Anche questo è un testo metapoetico e la frase mia para siempre indica tutta la soddisfazione del poeta di essere padrone della poesia e di aver acquistato le capacità per scrivere versi sicuri, affidabili e forti. È una sorta di autocelebrazione per le sue competenze. Octubre Anche questo è un testo metapoetico, parla quindi del fare poesia. È composto da due quartine in rima ABBA, ABBA e due terzine in rima CDE, CDE. La prima quartina introduce il tempo, ovvero il momento nel quale è ambientato il sonetto, ovvero l’autunno. L’autunno è caratterizzato dal colore giallo fortemente presente in questa quartina (amarilla dulzura: enjambement). In questa quartina è presente l’io lirico (yo) che descrive il primo verso in due per sottolineare la sua volontà nel descrivere ciò che vive. Campo de Castilla sicuramente fa riferimento a Machado, amico di Jimenez quindi è un richiamo inter-testuale al modo di scrivere e descrivere l’ambiente castigliano e più in generale la natura e lo spazio. Nella seconda quartina ci descrive ciò che sta osservando sdraiato a terra: osserva l’aratro che apre un solco in maniera lenta ma precisa. L’aratro passa sulla terra, la muove e crea dei solchi e Giorgia Gallo, LCLT. donna, Marina Del Valle che si rivelerà ben presto inadeguata a questo ruolo. I due coniugi avevano due personalità opposte e questo lo si percepisce dalla definizione attribuitagli da Unamuno: forma e materia. Nonostante Carrascal tentò di stimolare la genialità del figlio, quest’ultimo si mostra molto più sensibile alle influenze materne e cresce con un netto predominio della sfera sentimentale e creativa a svantaggio di quella razionale. Una volta raggiunta la maturità, Apolodoro invece di dedicarsi alla creazione di un complesso sistema filosofico che avrebbe dovuto consacrarlo come genio dell’umanità, si innamora di Clarita e si dedica alla scrittura letteraria. Anche i suggerimenti di Don Fulgencio, parroco a cui Carrascal aveva affidato la formazione pedagogica e filosofica del figlio, non sortiscono l’effetto sperato. Clarita lascerà Apolodoro per Federico (altro suo contendente) e insieme, il romanzo che aveva pubblicato era stato un fallimento assoluto. Tutto ciò porterà il protagonista a suicidarsi (il suicidio è visto come l’unico modo di imporre la sua volontà al mondo). La morte di Apolodoro segnerà il pentimento del padre nonché il ricongiungimento dei due genitori, uniti dall’entusiasmo per la nascita del loro nipote, frutto di un incontro fugace tra Apolodoro e la cameriera Petra. Le parole finali del narratore rappresentano proprio il fulcro del romanzo: facciamo festa in pace e anneghiamo nell’amore, nella carità, la pedagogia. La lingua del romanzo è variegata e ad ogni figura si associa un preciso sistema espressivo: la vocazione religiosa di Marina si espliciterà per esempio con la ripetizione di formule quali Dios mio o Por Dios così come le manifestazioni d’affetto nei confronti del figlio si rivelano Luis mio, mi cielo o vida mia. Inizialmente Amor y pedagogia non ottenne un grande successo ma decenni più tardi fu rilevato e inteso come romanzo di transizione verso un nuovo modello ideologico ed estetico. Oltre alla satira sociale, Amor y pedagogia presenta alcuni tratti di autoironia che suggeriscono una volontà da parte di Unamuno di distanziarsi dalle sue produzioni precedenti: nel fallimento dell’impresa letteraria di Apolodoro (la pubblicazione di un romanzo fortemente biografico) Unamuno allude alla sua precedente produzione a Nuevo Mundo. Il prologo con cui Unamuno sceglie di aprire il testo si configura come una chiave di lettera. Nel prologo- epilogo nell’edizione del 1934, Unamuno rinuncia all’espediente dell’anonimato e sceglie di entrare nel testo attraverso allusioni alla propria esperienza di vita insieme alla sua produzione letteraria. Unamuno fa anche considerazioni, sempre ironiche, sulla storia politica e culturale spagnola e le affida al personaggio di Don Fulgencio, insegnante di Apolodoro. Il romanzo si chiude con alcune parole dell’autore con le quali esprime uno sconcerto dolente e profonda, senza umorismo. Niebla Come in Amor y pedagogia, anche in Niebla oltre alla narrazione, figurano tre frammenti complementari: il prologo e il post prologo corrispondono alla data di pubblicazione mentre il terzo è una storia dell’opera scritta nel 1935 per la nuova edizione. Il prologo è affidato a Victor Goti, personaggio della storia, amico di Augusto Perez, il protagonista che appone considerazioni sui personaggi e su Unamuno stesso. Nel prologo ci introduce subito Giorgia Gallo, LCLT. nella questione centrale del romanzo, ovvero la contrapposizione tra volontà, destino e libero arbitrio, oltre che al contrasto tra vita reale e vita rappresentata. Il primo contrasto che risulta evidente è che di norma un autore poco famoso mentre il prologo è affidato ad un autore più famoso per farsi propaganda, in questo caso invece avviene il contrario, l’autore è famoso mentre il prologo è affidato ad un perfetto sconosciuto. Victor Gori è anche l’inventore del neologismo Nivola; nella storia Victor racconta ad Augusto di star scrivendo un romanzo senza argomento, senza regole, con dei personaggi che si mostrano ai lettori attraverso dialoghi e monologhi, tralasciando dunque le descrizioni del narratore. Augusto obietta allora che questo romanzo non sarà una novella e Victor risponde che sarà una nivola e che non risponderà dunque alle leggi del romanzo realista. Entrambi i personaggi, Victor e Augusto, si scontrano contro Unamuno e questo simboleggia la libertà reclamata per vivere e forgiare un destino indipendente e personale. Nel post-prologo Unamuno risponde a Victor Goti minacciandolo di uccidere il suo personaggio come fanno i medici: o lo uccidono per paura di farlo morire o lo uccidono per evitare che muoia davanti a loro. In ogni caso non sono in grado di aiutarlo. Niebla è il romanzo dell’assurdo esistenziale, dell’uomo perso nell’angoscia di una vita senza scopo. La nebbia è il simbolo del nulla ma anche della vita stessa. Questa rappresentazione della realtà è già una rappresentazione indiretta di quella che è l’opinione di Unamuno sul senso della vita. Si vive quando si ama e quando si soffre, ma amore e sofferenza forse sono invenzioni fatte per alimentare la nostra necessità di esistere. Augusto Perez, il protagonista, è un ragazzo facoltoso, giovane ed introverso. Dopo la morte di sua madre, unica donna della sua vita fino ad allora, si sentiva inutile. Un giorno però, mentre passeggia, si innamora di Eugenia, una ragazza che le passa davanti attraversando la strada. Decide di corteggiare la ragazza, aiutato dai membri della famiglia di lei, in particolar modo dalla zia che si augura che tra i due nasca una relazione: i soldi di Augusto possono risollevare i problemi finanziari della nipote. Nonostante questo, Eugenia rifiuta la corte del ragazzo perché dice di essere impegnata con Mauricio. Augusto provvede lo stesso al pagamento dell’ipoteca di Eugenia senza che ella lo sappia, ma invece di ottenere l’effetto desiderato la ragazza si sente offesa dal suo gesto. Successivamente Augusto si invaghisce di un’altra ragazza, Rosario, ed inizia a chiedersi se fosse mai stato innamorato veramente di Eugenia. Dopo aver parlato con amici e conoscenti, Augusto decide di fare comunque la proposta di matrimonio ad Eugenia che, con suo grande stupore, accetta. La ragazza chiede però ad Augusto di trovare lavoro a Mauricio e Augusto decide di mandarlo in un posto lontano pensando che così non possa essere più di intralcio. Pochi giorni prima dal matrimonio, Augusto riceve una lettera dalla sua promessa sposa che rivela di essere scappata e di aver raggiunto Mauricio. Augusto, devastato dalla notizia, decide di uccidersi ma poiché ogni suo atto è preceduto da un lungo processo meditativo e riflessivo, decide di contattare Unamuno (autore del libro presente come personaggio), autore di un articolo sul suicidio che era finito nelle mani di Augusto. Al momento del confronto tra i due la verità è rilevata: Augusto è un personaggio creato da Unamuno e per questo non può suicidarsi in quanto non è reale. Augusto afferma di esistere nonostante dentro di Giorgia Gallo, LCLT. se sappia il contrario e si rivolge duramente a Unamuno dicendogli che lui non può essere autore supremo, in quanto lo stesso scrittore potrebbe essere semplicemente un sogno di Dio. Augusto fa dunque ritorno a casa e muore ucciso dall’autore come si addormenta (Unamuno lo aveva avvertito). Il libro termina con un monologo del cane di Augusto, Orfeo che si commuove di fronte alla morte del padrone ed alla situazione degli esseri umani in generale. Unamuno, diventando un personaggio, crea un’altra narrazione per spiegare la narrazione inziale infatti è autore fino a quando non interviene personalmente nella vicenda, rendendola reale. In Niebla, ma come in tutti i romanzi di Unamuno, l’azione non è localizzata in un’epoca o in un luogo preciso e la descrizione dei personaggi è pressoché eliminata per evidenziare lo scontro di passioni e volontà. Il desiderio di essere fedele alla realtà portò Unamuno a costruisce un personaggio radicalmente contraddittorio, come è di solito l’essere umano. Niebla presenta storie intercalate che si riferiscono a fatti o personaggi che fanno parte dell’azione, non sono indispensabili ma sono pertinenti, ciascuna a modo suo. Tutte queste storie ci illuminano sulla psicologia del personaggio: 1) Introduce il protagonista di un altro romanzo, Avito Carrascal, il quale ci dice che l’unica maestra della vita è la vita stessa. Carrascal gli consiglia di agire, di liberarsi dal controllo della madre. 2) La storia di Victor che è guida e confidente del protagonista. Unamuno utilizza Victor per esporre le sue idee sul matrimonio. 3) La storia di Don Antonio, la cui vita è fatta da altri. Storia sul tradimento e sull’abbandono che preannuncia l’abbandono di Eugenia. 4) Storia di Don Fulgencio, tratta del cieco che vede con gli occhi dell’anima, molto più penetranti di quelli veri. 5) Storia sempre sul tradimento. In quella di Don Antonio il tradimento nega l’amore mentre in questo caso è l’origine di un nuovo amore. Le grandi metafore utilizzate sono la vita, il sogno e il gran teatro del mondo. Generazione del 27 Il 21° secolo è caratterizzato dall’affermazione di avanguardie artistiche che interessano tutte le discipline dell’arte. Essi vogliono costruire una rottura rispetto alle tradizioni. In Spagna le due avanguardie che hanno avuto più adesioni sono il SURREALISMO e il CUBISMO. In particolar modo Giorgia Gallo, LCLT. personale del mondo andaluso, in particolare il mondo dei gitani. Quest’opera ottiene un successo grandissimo anche in un pubblico superficiale che però crede in un’opera che tratta l’esaltazione del popolo andaluso e quindi non il vero intento di Lorca, che in realtà era quello di creare una mitologia, si andalusa, ma del tutto nuova e originale. Con questo fraintendimento Lorca si rende conto di non essere stato compreso e per lui è un fallimento. Ciò, unito alla profonda crisi legata alla sua omosessualità che all’epoca fu costretto a mantenere segreta, fece sì che lui decise di trasferirsi a New York. Questi sentimenti di frustrazione e di incapacità sarà da adesso in poi sempre al centro della sua espressione poetica. A New York frequenta i corsi della Columbia University ma si trova di fronte ad un mondo completamente diverso dalla Spagna e dall’Andalusia, terra rurale. New York è una città sviluppata, piena di palazzi, grattacieli che rappresenta il centro finanziario del mondo. L’impatto con questa città fu molto difficile infatti Lorca vedeva nell’ambiente circostante una sofferenza che era simile a quella che lui stava provando. In questo periodo scrive POETA A NUEVA YORK, opera che verrà pubblicata in seguito alla sua morte da un suo amico Rafael Martinez Nadal. Gli editori però si trovarono davanti ad un’opera piena di cancellature e correzioni quindi non sappiamo con certezza se molte scelte siano state dell’autore stesso oppure no. In quest’opera parla della città di New York in modo realistico, descrivendone i suoi personaggi, i suoi oggetti materiali e industriali che le caratterizzano. In queste poesie lui sperimenta un’estetica di tipo surrealista, una forma di scrivere distaccata dalla precedente capace di suggerire immagini inedite e complesse da comprendere. Quest’opera produce il risultato da lui sperato, cioè quello di strapparsi dalla sua etichetta di poeta del popolo, folclorico. Tornato in Spagna pubblica POEMA DEL CANTE JONDO dove riprende le forme metriche del canto Andaluso con i stessi temi delle raccolte precedenti. In seguito scrive due opere teatrali e fonda una compagnia teatrale, la BARRACA, che andava in giro per la Spagna a presentare opere del teatro classico spagnolo ottenendo un grande successo. Scrive una trilogia di tre drammi rurali nell’arco di due anni: BODAS DE SANGRE la prima e YERMA la seconda. Prima di terminare la trilogia pubblica una raccolta di poesie DIVAN DE TAMARIT, divan è un termine andaluso che deriva dall’arabo e significa libro di poesie. Non a casa Lorca ricreerà al suo interno alcune forme poetiche arabe. Per la morte di un suo amico torero, pubblica un componimento in cui celebra l’eroismo, il valore e le qualità umane di questo personaggio, affrontando però il tema della morte con immagini forti. Il componimento è intitolato CANTO POR IGNACIO SANCHEZ MEJIAS. La sua ultima opera, LA CASA DE BERBA DA ALBA termina la trilogia e muore. Lorca fu accusato di essere un estremista di sinistra ma in realtà non si occupò mai di politica e non fu mai agitatore di folle. L’accanimento verso di lui fu dettato dal suo modo di vedere la vita: l’ingiustizia della vita, la povertà, la sua omosessualità. Cancion de jinete/ Lucia Martinez Sono due opere che richiamano due stereotipi del folclore andaluso: il cavaliere e una donna sensuale. Cancion de jinete Giorgia Gallo, LCLT. Già dal titolo possiamo capire il protagonista del componimento: il cavaliere. Cordoba è il luogo verso il quale questo cavaliere sta cavalcando ed è un luogo enigmatico misterioso, il poeta non spiega perché il cavaliere sta andando il verso questa città. Ci spiega attraverso le parole che Cordoba è il luogo del desiderio. I STROFA: Spezza il primo verso per creare un’assonanza 0/A che poi si ripete nei versi pari. Il cavaliere si muove con il cavallo sotto una luna grande che è un elemento astrale molto utilizzato da Lorca che ci dà la determinazione temporale: è notte. Le olive sono un elemento tipico andaluso. Parla il cavaliere e dice che nonostante lui conosca le strade, sente di non riuscire ad arrivare a Cordoba. II STROFA: La luna cambia colore perché c’è un cambiamento temporale, è diventata rossa perché si avvicina l’alba. Il cavaliere sa che a Cordoba troverà la morte. III STROFA: Ah que camino tan largo! è un’espressione tipica del canto flamenco. Il cavaliere ribadisce questa consapevolezza che a Cordoba la morte la sta aspettando. Solo però dagli ultimi versi capiamo che a Cordoba il cavaliere non ci arriverà mai perché la morte lo aspetta prima. Il testo si chiude con lo stesso ritornello iniziale, inteso come una sorte di epilogo del poeta e non del protagonista. L’intenzione del poeta non è quella di dare spiegazioni certe quindi possiamo fare ipotesi: il cavaliere poteva essere ferito, o moribondo, poteva correre veloce verso la propria città ma che non l’ha raggiunto perché morto prima o forse qualcuno lo stava aspettando per ucciderlo prima di arrivare a Cordoba. In questo testo troviamo i temi fondamentali dell’immaginario lorchiano: la morte, la violenza, il fato inteso come regolatore della vita degli esseri umani, un fato contro il quale gli uomini non possono lottare perché è al di sopra. Lucia Martinez Anche qui, come nel testo precedente troviamo due distici e due strofe formate da versi ottosillabi con assonanza O/A nei versi pari. I distico: Lucia Martinez è la protagonista e già da qui capiamo che questa figura è sensuale (seda roja: seta rossa). I STROFA: Esplicita tutti gli elementi fisici, tratti corporei di questa figura. Le cosce (musios) è un elemento erotico. Gli azabaches: sono una pietra di colore scuro, quindi indica un luogo nascosto o profondo all’interno delle cosce. Le magnolie sono fiori bianchi quindi il colore chiaro delle cosce si contrappone a quello scuro della seta. II STROFA: L’io lirico si presenta dicendo Eccomi, vengo a consumare la tua bocca è una perifrasi per indicare il bacio. Possiamo intendere che passano la notte insieme fino all’alba oppure di nuovo la consumazione per indicare il bacio. Possiamo intendere che passeranno la notte insieme fino all’alba oppure di nuovo la consumazione dell’atto sessuale. II distico: L’io lirico è incapace di resistere a questa tentazione. Si ripete il verso del prima distico: Ombrosa di seta rossa, l’emblema di questa figura femminile, cupa ma piena di passione. Questi Giorgia Gallo, LCLT. due componimenti sono simili tra di loro non solo per quanto riguarda la metrica ma proprio per queste due figure centrali, tipiche del folclore andaluso. Romance Il romance è per eccellenza un testo di carattere lirico-narrativo. Sin dalle sue origini medievali, il romance, una successone di sillabi assonanzate nelle sedi pari, è un testo che un nucleo narrativo quindi presenta una storia più o meno chiara e dettagliata. Sempre presente è la parte lirica. In ROMANCERO GITANO vuole costruire una raccolta che sia uniforme da un punto di vista metrico- compositivo e vuole esprimere una sua visione del mondo gitano in modo da creare una mitologia del tutto personale. Lorca intende i gitani come un popolo puro, non corrotto dall’industrializzazione e privo di tutti quei difetti della società moderna che invece erano presenti nella società borghese. Noi abbiamo letto Romance de la luna e Romance sonambulo. Romance de la luna Narra un mito inventato da Lorca dove la luna rapisce un bambino e lo porta in cielo con sé. Lorca non ci spiega per quale motivo questo avviene però capiamo che questo bambino appartiene al mondo gitano grazie ad un dialogo tra la luna e il bambino stesso. Essendo inventato, notiamo anche la capacità creativa di Lorca e la sua volontà di creare una nuova mitologia gitana che fosse originale, diversa da quella già conosciuta. In questo testo Lorca racconta una storia ricca di simbolismo senza mai cadere in una descrizione sterile o fine a sé stesso. Una voce esterna alla storia ci presenta la situazione: la protagonista è la luna, personificata come figura femminile che si avvicina alla forgia (la forgia è un’immagine tipica gitana, i quali erano specialisti nell’arte di forgiare i metalli). Lorca per personificare la luna ci dice che è vestita con un abito di fiori bianchi che ricordano il colore della luna stessa. Il bambino guarda questa luna. Il continuo ripetere mira,mira ricorda il linguaggio della ninna nanna infantile, ciò serve per dare un certo tono al linguaggio poetico. Questa luna comincia a ballare, vene descritta come una ballerina che muove le braccia. Lorca parla poi di segni di stagno. Lo stagno è un metallo e in tutti i testi di Lorca il metallo viene visto come qualcosa di negativo (primo punto del testo in cui la luna viene vista in modo negativo). Inizia il dialogo tra la luna e il bambino: questo bambino la esorta a fuggire perché se dovessero arrivare i gitani, esperti nel forgiare e modellare i metalli, farebbero con il suo cuore collane e anelli bianchi ma la luna risponde di lasciarla in pace, di lasciarla ballare. La luna anticipa poi l’epilogo del romance infatti dice al bambino che quando i gitani arriveranno, lui sarà sdraiato a terra come addormentato. Lorca ci vuole far scattare un senso di inquietudine senza esplicitare se il bambino muore o dorme. Il bambino continua ad invitare la luna a fuggire. I gitani (popolo di cavalieri) stanno per arrivare ma la luna continua a ballare. Finisce il dialogo tra i due e interviene di nuovo la voce esterna. Il bambino giace a terra e i gitani arrivano tra gli ulivi (elemento tipico dei gitani). Bronzo e sogno, il bronzo ci indica ancora una volta la capacità di lavorare i metalli e il sogno probabilmente è legato a ciò che ci dice dopo. I gitani arrivano con le teste sollevate e con gli occhi socchiusi come se stessero per essere vinti dal sonno. La luna porta per mano un bambino nel cielo, proprio quel Giorgia Gallo, LCLT. Soledad Il sottotitolo ci indica che è un omaggio a Fray Luis de León, un francescano e poeta del 500 che scrisse testi lirici di grandissimo valore poetico. Da questo autore Lorca riprende lo schema metrico tanto utilizzato, la Lira: strofa di 5 versi caratterizzato da un’alternanza di versi settenari o endecasillabi con uno schema rimico AB ABB. Lorca riprende un suo testo in cui esalta una vita lontana da tutte le inquietudini del mondo, beato era colui che riesce ad allontanarsi e a rinunciare a tutti quei sentimenti, a tutte quelle attività mondane che generano ansia, tormenti e dolori. Lorca, essendo dotato di grande originalità, reinterpreta questo testo alla propria poetica e lo rielabora per parlare della propria solitudine e della propria sofferenza della sua condizione di un uomo emarginato. I LIRA: La solitudine è personificata ed ha quasi i tratti di una figura umana perché genera riflessioni. La solitudine è rappresentata con elementi antitetici fra loro: la pietra è un elemento duro mentre la rosa è un elemento leggero, la morte è la fine di tutto mentre la veglia significa essere ancora svegli e vivi. Questo solitudine è libera e prigioniera allo stesso tempo ed è vista come un elemento dotato di ali come un uccello bianco, bianco che può simboleggiare la purezza o l’assenza di colore. La solitudine esprime la luce ferita del gelo, gelo che nella poesia di Lorca è sinonimo di sofferenza e morte. Quindi questa luce è attraversata da qualcosa di negativo. II LIRA: Questa solitudine non permette a Lorca né a coloro che la vivono di esprimersi perché sono privi di contenuto. L’architettura per Lorca è qualcosa di negativo perché formata da spazi, angoli e linee che sono artificiali e in contrasto con la natura. Dunque la solitudine porta ad uno stile sterile e artificioso. Questa solitudine non può essere penetrata nemmeno della voce di un uccello. La voce dell’uccello indica la voce del poeta che quindi non riesce ad arrivare al senso delle cose per via della solitudine. Questa è una lira metapoetica. III LIRA: Lorca si rivolge direttamente alla sua solitudine come se fosse un interlocutore. La pioggia sta ad indicare tutte quelle che sono le sue pene, ciò che lo tormentano e che lo fa soffrire. Anche la cintura cuajada è qualcosa di negativo. Rompendo le catene, anche la rosa (dunque l’amore e tutte le cose positive) vanno a finire nella sabbia che è un elemento asciutto e secco. IV LIRA: In questa lira viene presentata un’immagine della morte abbastanza intesa attraverso le lenzuola con le quali si avvolgono i morti. Desnudo sottolinea la solitudine di Lorca e il proprio isolamento. Solo quando l’anima si libera dal corpo c’è la liberazione da tutti i tormenti. Lorca vagheggia in qualche modo su una sorta di congiungimento di sé la solitudine. V LIRA: Questa lira esprime qualcosa di positivo: parla di due cigni, in realtà è uno solo e l’altro è un riflesso nell’acqua. Questo cigno canta ed ha una voce calda (dunque non fredda) che trasmette sensazioni positive. VI LIRA: Il bambino nudo è in realtà Lorca (solitario) è sulle rive di questo fiume mentre il bosco con tutti i suoi elementi orchestra una musica. Il poeta cerca di esprimere questa duplicità del canto che è anche dei poeti e di sé stesso. Vuelta de paseo È un testo formato da versi liberi, suddiviso in una quartina e 4 distici. Con questo testo Lorca Giorgia Gallo, LCLT. esprime la propria inquietudine, ma anche più in generale quella dell’uomo sulla ricerca della propria identità. Lorca paragona sé stesso ad una serie di animali e di oggetti. Il tema principale è quello di una menomazione, di una mancanza, è classico di un uomo represso nella sua omosessualità che non poteva essere esplicitata all’epoca ma anche di uno scrittore che ha perso la propria identità. Infatti la sua inquietudine è sempre su fronti, quello esistenziale e quello creativo. I QUARTINA: L’immagine che il poeta ci dà è di un assassino che è venuto dal cielo (elemento innocuo), immagine dunque di disperazione nella quale Lorca vuole intendere il suo essere sopraffatto dalla vita. Lui si dibatte tra le forme che vanno verso la serpe (elemento creativo) e quelle che cercano il cristallo (elemento statico) dunque cerca una via di mezzo tra una poesia che sia elaborata e ricercata ma che allo stesso tempo deve rispettare l’interiorità del poeta. Lorca dice di lasciar crescere i propri capelli significa che lascerà passare il tempo senza agire. Nei successivi distici introduce una serie di elementi naturali con i quali si sente identificato: -l’albero potato che non canta: indica se stesso che è mutilato, cioè incapace di trovare la forma giusta per scrivere, -il bambino con il viso bianco uovo. L’uovo ha una superficie liscia, paragonando il volto di un bambino ad un uovo significa che quell’uovo è mutilato, senza occhi, naso, bocca, -anche gli animaletti hanno la testa mutilata, -l’immagine dell’acqua e dei piedi freddi è un immagine di privazione, se i piedi sono asciutti vuol dire che l’acqua si è asciugata, -la stanchezza non può esprimersi e la farfalla che affoga nell’inchiostro sono due immagini altrettanto negative, ULTIMO DISTICO: Fa una comparazione fra se stesso e gli altri elementi sopracitati per esprimere la sua inquietudine più profonda che è proprio questa della mutevolezza del suo essere. Quindi inciampa ogni giorno su un volto diverso. Asesinato Versi sciolti e liberi, con alcune assonanze e qualche ripetizione. Testo che narra in modo mimetico una conversazione tra due personaggi che Lorca aveva ascoltato in una conferenza. Verso 2: graffio sulla guancia Verso 4: unghia che spinge sullo stelo Bulcar: immergere, si riferisce a uno spillo che si immerge nella carne radici: profondità, metafora per la penetrazione Verso 12: il cuore è uscito da solo, tale gesto di violenza è stato talmente forte che il cuore è uscito dal petto Verso 13: esclamazione di dolore Testo tra i più oggettivi e realistici, nel quale il poeta si trova fuori dalla storia. non parla di sé ma espone fatti. Il contenuto e la struttura sono atipici e il tema principale è quello della violenza esplicitato dallo stesso titolo. Giorgia Gallo, LCLT. Nacimiento de Cristo Descrizione di un presepe: percezione apocalittica che ha a New York, perché è una città che suscita nel poeta un'aspettativa di morte, un presagio della fine del mondo. È uno dei pochi testi di Poeta en Nueva York che ha una struttura precisa per quanto riguarda la metrica: sono quartine di alessandrini assonanzati nei versi pari, o schema è sempre lo stesso (assonanza OA nella prima quartina, UO nella seconda, AA nella terza, OE nella quarta, IA nella quinta). I STROFA Descrive il presepe che sta osservando: un pastore chiede latte (teta è metonimia per latte): la neve rimanda, oltre che al presepe, anche a New York. blancos perros: cani pastori endidos entre linternas sordas: distesi tra lanterne sorde, è una sinestesia per intendere la mancanza di vita delle lanterne (perchè sono artificiali). se ha partido los dedos en los tilos eternos de la madera rota: si è rotto le dita nelle lame eterne del legno rotto; con metafore astratte descrive la scheggia di legno che rompe una statuina. Fin qui descrive quello che osserva. II STROFA Ya vienen las hormigas y los pies ateridos!: inizia ad evocare una situazione interpretative che va oltre ciò che vede, è il potere evocatore della parola di Lorca. Hormigas: continua la ricerca di cibo, recuperano tutto ciò che possono e si nutrono di cose morte, sono pertanto un suggerimento di morte. Pies ateridos: piedi intirizziti, richiamano un ambiente invernale. Dos hilillos de sangre quiebran el cielo duro: due filini di sangue spezzano il cielo duro: è un'immagine di morte e distruzione. Los vientres del demonio resuenan por los valles: ventre come parte profonda, interiore: è un’iperbole del male che risuona per le valli, che si è diffuso in tutta la natura. Golpes y resonancias de carne de molusco: nell'aria risuonano colpi e risonanze di carne di mollusco: è una metafora complessa, che indica una carne molle, che non può risuonare in modo forte, allude quindi ad un suono sordo; il mollusco è un'immagine negativa. III STROFA Verde: termine che indica sempre cose negative Verde e hoguera: accostamento cromatico insolito coronadas por vivos hormigueros del alba: coronati da vivi (anche loro capaci di resistere al fuoco) formicai dell'alba (forse tentativo di ubicare questa situazione in un momento della giornata. L'alba indica un inizio o la vita). La luna tiene un sueño de grandes abanicos: luna sognante di grandi ventagli; oggetto mobile che può essere aperto oppure chiuso; è la luna che s’immagina nel suo ciclo di movimento intorno alla terra, indica la mutevolezza della luna (mezza o piena?). Toro: altro elemento animale (natura fortemente presente). Il torno sogna sé stesso pieno di buchi Giorgia Gallo, LCLT. della porta cui il poeta vuole entrare. Immagine surreale, sembra voler dipingere una fuga euforica dalla realtà opprimente che sta vivendo, per entrare in un paradiso perduto, che però non è privo di tratti inquietanti (vedi metafora Eva e Adamo). V STROFA Rimanda al martirio di Santa Lucia, alla quale strapparono occhi. Rievoca plasticamente questa iconografia per riferirsi al tema perdita. Dice di sapere cosa significa essere privati di qualcosa di importante. VI STROFA Rievoca la sua voce, dicendo di voler solo la sua libertà, il suo cuore umano, che non ha confini o convenzioni (è omossessuale). Sottolinea lo stato di solitudine, il desiderio di occupare serenamente una posizione che nessuno vuole. VII STROFA Evoca uno scontro di voci, una lotta tra passato e presente (metaforicamente rappresentata con l’immagine dei pescecani che si inseguono). Il vento è rappresentato come in agguato, come se stesse per lanciarsi su dei tronchi inermi. Questa nuova voce è fatta di metallo (sterile) e di talco (che è secco, quindi anche questo materiale è sterile). Stanno a significare l'impossibilità di esprimersi e l'insoddisfazione che ne deriva. La desolazione è anche creativa. VIII STROFA Vuole piangere, manifestare i suoi sentimenti. Del ultimo banco: ancora isolamento Pulso: vi confluiscono i vasi sanguigni, quindi è un luogo pieno di vita De otro lido: tutto ciò che è nascosto e lontano, non percepibile IX STROFA Anafora iniziale. Abeto: elemento naturale, simbolo di contatto con il mondo naturale. È come se volesse parlare con il lago: vuole difendere un'espressione poetica autentica contro un uso artificioso della parola, che non gli permette di dire la sua sofferta verità. X STROFA Primato della libertà, non chiede ma desidera. Dai piedi, la libertà è passata alle mani, che si trovano più vicine al cuore Luna: connotazione negativa Reloj encenizado: orologio simbolo di morte, esprime vulnerabilità totale XI STROFA Torna da usare il verbo al passato. Saturno: simboleggia il tempo Trenes: rappresentano il progresso. Il tempo fermò il progresso. Sueño/muerte: sono personificati Giorgia Gallo, LCLT. Verso 48: mucche con zampette da ballerina (ossimoro- Animali goffi, tutt'altro che leggiadri) Verso 49: esprime una doppia condizione, da un lato quella esistenziale di uomo lacerato, combattuto tra passioni divergenti, dall'altro è espressione di un dissidio poetico, un problema espressivo: è combattuto tra due forme avverse di espressione poetica (poesia pura e impura). Niña ahogada en el pozo Rievoca la morte di due bambine, una di Granada e una di Newburg, indicate nel sottotitolo. È diviso in terzine ed è chiuso da un ultimo verso che è un ritornello riproposto sempre in terza sede di ogni strofa. L'insistenza su questo sintagma rappresenta la chiave di lettura. Vuole esternare il suo sentimento e la sofferenza e trasmetterla al mondo. L'acqua stantia è il simbolo di una natura che non può manifestarsi nella sua essenza più profonda: simbolo di sofferenza e frustrazione. Versi liberi, assonanza EA ricorrente. I STROFA Le statue fanno riferimento a strutture artificiali, contrapposte a ciò che è naturale; queste statue pero soffrono (paradosso) per l'oscurità delle bare: immagine di morte e tormento. Ma ancora peggio della morte è essere intrappolati nell'acqua stantia. Quella frustrazione dell'autore è anche peggio di morire. II STROFA Flashback narrativo, rimanda alla sua infanzia e usa il passato (imperfetto). Almenas: mura antiche, sta rievocando Granada. Pescadores: Granada è una città senza mare, si pesca nei fiumi: indica una situazione di panico e preoccupazione all'interno del popolo. Rappresenta ciò che dicono queste persone: le stelle vengono personificate trasformate in esseri vivi, e vengono paragonate a delle rane (croar: verso rane), spettatrice di tragedie umane. III STROFA Solo grazie al titolo possiamo intuire quale sia la tragedia. Ha un ricordo sereno della bambina. Astro: qualcosa di immobile, simbolo di morte Circulo: riprende la forma dell'astro Meta: metafora incerta, indica qualcosa che si è definitivamente conclusa con la morte della bambina. Orillas de un ojo de caballo: pareti del pozzo Caballo: allude alla forza inesorabile di questo elemento naturale (l’acqua stagnante): la natura non ha alcun pietà dell'uomo. IV STROFA Per la bambina non c'è più futuro, non ha più un limite temporale. Futuro di diamante: è un futuro di morte, perché è un metallo privo di vita. V STROFA Mentre la gente cerca il silenzio per riposare, nel suo ricordo la bambina palpiterò per sempre in quel pozzo (anillo). VI STROFA Giorgia Gallo, LCLT. Eterna: si riferisce alla bambina, immersa nell'acqua del pozzo. Combate de raices: combattimento di radici; le radici sono qualcosa che porta la vita: suggerisce l’immagine di lotta di una creatura viva che si trova in pericolo imminente. Soledad prevista: la morte è una condizione prevista perchè l'incidente poteva concludersi solo con la morte della bambina, che non sapeva nuotare. VII STROFA Troviamo di nuovo le voci del popolo; sta ricordando il momento in cui tutti cercarono di tirare fuori la bambina dal pozzo. Punto de luz: lanterna, è avvenuto di notte. Sta parlando alla bambina morta, quasi cercando di rassicurarla, chiedendole di alzarsi dall'acqua. Ogni lanterna (persona) le manderà una corda. VIII STROFA Il pozzo viene personificato: allunga le mani di muschio e cerca di trattenere la bambina. Insospechada ondina: la bambina si è trasformata in una specie di ninfa ed è ignara di quello che le è successo. IX STROFA Introduce una seconda negazione nel ritornello, con il quale apre la strofa. Violines sin cuerdas: privazione, non possono fare musica, che sarebbe un simbolo positivo. Cambia prospettiva, torna a parlare di un ambiente urbano, con scale (di dolore) ed edifici abbandonati (privi di vita). Yerma Yerma è una tragedia senza argomento ma con un solo tema, quello della donna sterile. Fa parte della trilogia lorchiana insieme a La Casa di Bernardo e Bodas de sangre. Il dramma si svolge in un’imprecisa località della Spagna ed è diviso in tre atti. I ATTO Yerma e Juan sono sposati da due anni ma non hanno ancora avuto figli. I due sembrano molto affiatati: mentre lui si prepara per andare a lavorare nei campi, lei usa molte premure e insiste perché beva del latte prima di uscire; tuttavia appare presto chiaro che nella coppia c’è una notevole tensione poiché Yerma, consumata dal desiderio di avere figli, vuole che Juan si fortifichi esclusivamente cosi da darle un bambino. Juan è insofferente alle attenzioni della moglie e appare subito restio all’idea di diventare papà, desiderando esclusivamente il suo lavoro (nel corso della storia sarà spesso suggerito che sia lui, e non sua moglie, ad essere sterile). Rimasta sola in casa, Yerma si mette a cucinare una copertina neonatale per Maria, una sua amica sposata solo da 5 mesi e già incinta, cantando e parlando con il bambino che sogna di avere. Riceve la visita di Maria alla quale confida il suo timore di essere sterile, cosa che trasformerebbe il suo sangue in veleno. Successivamente arriva anche Victor, un caro amico della coppia che vedendo la coperta che Yerma stava cucendo pensa che sia lei ad aspettare un bambino. Le consiglia scherzosamente, di continuare a provare e a riprovare finché non ne avrà uno anche lei. Più tardi Yerma va a portare il pranzo a Juan nei campi; sulla strada di ritorno fa diversi incontri: prima tra tutte una vecchia
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