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Politica Economica e Strategia Aziendali, Appunti di Economia Politica

POLITICA ECONOMICA E STRATEGIE AZIENDALI – N. Acocella Riassunto

Tipologia: Appunti

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Caricato il 16/02/2018

Moghi96
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Scarica Politica Economica e Strategia Aziendali e più Appunti in PDF di Economia Politica solo su Docsity! POLITICA ECONOMICA E STRATEGIE AZIENDALI – N. Acocella Riassunto 1.INTRODUZIONE 1.1 La politica economica Per comprendere la politica economica bisogna fare riferimento anche all’economia politica: nell’economia politica vengono considerate le decisioni individuali o aggregate degli operatori in materia di produzione, scambio e consumo; essa non analizza il comportamento degli altri operatori, quelli pubblici, ai quali sono attribuite finalità di natura collettiva. È necessario formulare un quadro secondo tre livelli di analisi: 1. STADIO DELLE SCELTE “CORRENTI”: comprendere il processo sulla base del quale l’ente pubblico perviene alle proprie scelte. 2. STADIO DELLE SCELTE ISTITUZIONALI (COSTITUZIONALI): concerne l’esistenza stessa dell’ente pubblico e delle rispettive articolazioni; la questione che ci si pone a questo livello riguarda la scelta del tipo di istituzioni economiche di grado superiore necessarie od opportune per il governo di una collettività. 3. STADIO DELLE SCELTE SOCIALI: concerne l’individuazione degli obiettivi socialmente desiderabili; l’economia politica affronta un problema simile, concependo l’impresa come un insieme di interessi diversi e di persone operanti (imprenditore, manager, lavoratori): analogamente a livello sociale si tratta di comprendere se e come si possa derivare un sistema di preferenze per la società nel suo complesso, possibilmente tenendo conto delle preferenze dei vari elementi della collettività. Da questa suddivisione possiamo definire la politica economica come la disciplina che studia l’azione economica pubblica, in quanto indaga su tutti e tre i livelli indicati e si pone come un completamento dell’analisi del comportamento degli operatori e del funzionamento dei sistemi economici condotta dall’economia politica. Due precisazioni: a) la possibilità di essere di guida all’azione pubblica deriva alla politica economica dalla considerazione di una pluralità di discipline; b) ha la possibilità di ampliare il campo della politica economica comprendendo ogni trattazione che sfrutti le conoscenze dell’analisi economica come guida all’azione per qualsiasi operatore economico (Stato e altri enti pubblici, lobbies, big labour etc.). 1.2 Realtà economica e preferenze sociali Perché, in un sistema economico composto di individui che agiscono ognuno per perseguire i propri interessi, sorge la necessità che intervenga un altro operatore con finalità di natura sociale o collettiva? Evidentemente perché il funzionamento di quel sistema economico è giudicato non soddisfacente, implicando un confronto fra realtà e desideri: se per esempio in un sistema basato su scelte ispirate a criteri privatistici si determina disoccupazione e questa viene giudicata non desiderabile da un punto di vista sociale, sorge l’esigenza di intervento da parte di un operatore che persegua finalità sociali. Lo studioso di politica economica, passando in rassegna le teorie economiche esistenti, deve esercitare una particolare attenzione critica nella scelta del modello di riferimento; principalmente esistono due visioni contrapposte che ispirano le diverse teorie: ✓ La realtà economica viene letta ottimisticamente, mettendo in rilievo l’armonia e la capacità di riequilibrio possedute da istituzioni come il mercato. ✓ La realtà economica viene letta pessimisticamente, evidenziando gli esiti negativi connessi con il funzionamento delle istituzioni in termini di fallimenti e instabilità. 1.3 Partizione della disciplina e piano del lavoro Se nel primo paragrafo i tre livelli di scelta della politica economica erano stati ordinati in: scelte correnti-scelte istituzionali-scelte sociali, sul piano logico dobbiamo constatare che questo ordinamento è inverso, in quanto non può avere luogo nessuna scelta istituzionale o corrente senza la definizione delle preferenze sociali. a) Alla disoccupazione frizionale corrispondono dei posti di lavoro vacanti, che molto difficilmente potrebbero essere tutti immediatamente ricoperti, per carenze di informazioni e inerzie di breve periodo b) Il pieno impiego, a lungo andare, deprezza drasticamente la moneta, piombando in un abisso senza fondo (Robinson); le cause sono da ricercare: nell’incompatibilità di una situazione di pieno impiego con il tradizionale sistema salariale del capitalismo liberale e l’assenza di disoccupati capaci di far concorrenza ai lavoratori occupati. 3.3L’inflazione Per inflazione si intende un aumento del livello generale dei prezzi e la perdita di valore della moneta (assenza della stabilità monetaria interna). Esistono diverse tipologie di inflazione: F 0 B 7 Dal punto di vista delle cause immediate: - Inflazione da domanda F 0 E 0deriva dalla pressione della domanda che si espande al di là dell’offerta disponibile. Tra le tipologie di inflazione da domanda rientrano l’inflazione finanziaria (crescita della spesa pubblica senza un pari aumento delle entrate fiscali) e l’inflazione creditizia (eccessiva creazione di credito da parte del sistema bancario) - Inflazione da offerta F 0 E 0si verifica per effetto di shocks che portano a ridurre l’offerta (calamità naturali, guerre, necessità di ristrutturazioni che riducono nell’immediato la capacità produttiva) - Inflazione da costi F 0 E 0trasferimento sui prezzi dell’aumento dei costi dell’impresa (soprattutto costi variabili come salari, materi prime, imposte specifiche) - Inflazione da profitti F 0 E 0aumento del margine di profitto reso possibile dall’esistenza di forme di mercato diverse dalla concorrenza perfetta - Inflazione importata F 0 E 0connessa con un prolungato aumento delle esportazioni del paese considerato, stimolate da un eccesso di domanda del paese estero NB: la distinzione fra questi tipi di inflazione non va enfatizzata, in quanto le varie cause potrebbero combinarsi in alcune situazioni (es. inflazione da costi e da domanda, dove l’aumento della domanda aggregata porta il mercato del lavoro verso la piena occupazione e una crescita dei salari che spinge i prezzi verso l’alto) F 0 B 7 Dal punto di vista di aumento dei prezzi: - Inflazione strisciante F 0 E 0fenomeno contenuto (2-3% annuo) - Inflazione galoppante F 0 E 0i prezzi aumentano a tassi annui di 2-3 cifre - Iperinflazione F 0 E 0il tasso è dell’ordine di grandezza del 300 % annuo La misurazione dell’inflazione può avvenire attraverso diversi strumenti: deflatore implicito del PIL o di suoi componenti, prezzi all’ingrosso, prezzi alla produzione, prezzi al consumo etc.; questi differiscono per il paniere di riferimento. L’andamento dell’inflazione ha seguito percorsi diversi nei paesi sottosviluppati e in quelli sviluppati: nei primi ci sono situazioni normali di inflazione galoppante o iperinflazione (es. America Latina); nei secondi ha avuto carattere strisciante fino alle crisi petrolifere (1973, 1979), per poi accentuarsi negli anni successivi senza però mai raggiungere una situazione di iperinflazione. Prima della seconda guerra mondiale invece si manifestava un ciclo di tipo classico nel quale i prezzi tendevano a crescere nelle fasi di espansione, decrescendo, poi, in quelle recessive; nel secondo dopoguerra invece si sono verificate situazioni nelle quali erano compresenti stagnazione della domanda e inflazione (stagflazione). Caffè definisce l’inflazione come il sintomo di una lotta sociale e, talvolta, nelle sue manifestazioni più esasperate e incontrollate, di una disgregazione della società: la lotta per la distribuzione del reddito della quale l’inflazione è espressione non è mai neutrale, nel senso che comporta sempre qualche modifica nella distribuzione stessa, in quanto all’aumento del livello generale (o assoluto) dei prezzi si accompagna sempre una modifica dei prezzi relativi; oltre a una redistribuzione del reddito, l’inflazione prevede anche una redistribuzione della ricchezza: quelli avvantaggiati sono i debitori, quelli svantaggiati i creditori F 0 E 0Tali redistribuzioni dipendono da molti fattori: in Italia, con la scala mobile, il salario monetario veniva periodicamente adeguato parzialmente alle variazioni dei prezzi di un predeterminato paniere di beni di consumo. Vi è chi pensa che una moderata inflazione possa essere benefica per l’intero sistema economico; ha comunque costi netti per la società, in quanto fa sorgere oneri specifici per l’adeguamento dei listini o delle apparecchiature consumino tutto il loro reddito e che i capitalisti non ne consumino affatto ma che lo investano: se gli investimenti fossero esattamente uguali al volume dei profitti (WDE), il valore della domanda sarebbe uguale a quello della produzione al livello di pieno impiego. Questa situazione però non può essere data per certa e garantita: gli investimenti infatti potrebbero essere inferiori ai profitti; in questa situazione una caduta dei salari monetari alla quale non si accompagni una proporzionale riduzione dei prezzi potrebbe anche contribuire a ridurre ulteriormente la domanda effettiva. In un’economia monetaria esiste anche un’instabilità del valore patrimoniale della ricchezza finanziaria: introduce un’ulteriore fonte di incertezza. Da cosa deriva tuttavia quest’instabilità? Va ricondotta proprio alle possibili oscillazioni nel tasso di interesse: variabile dalla natura convenzionale, il tasso di interesse è il compenso che spetta a colui che rinuncia a detenere la sua ricchezza in forma liquida; esso sarà tanto più alto quanti più individui ci sono i quali pensano che in futuro il tasso di interesse sarà alto; qualsiasi livello di interesse che sia accettato con sufficiente convinzione come probabilmente durevole, sarà durevole (Keynes) F 0 E 0In un sistema capitalistico la domanda globale e l’occupazione sono instabili e possono assestarsi su livelli lontani dal pieno impiego: secondo Keynes l’intervento pubblico sotto forma di politica monetaria e di politica fiscale è l’unica forza capace di riportare queste variabili ai livelli corrispondenti alla piena occupazione. Keynes evidenzia che in situazioni belliche vi è la tendenza a una crescita eccessiva della domanda, soprattutto per via delle spese militari che provocano tipicamente eccessi di domanda ed inflazione. Durante la Grande guerra il tentativo di contenere l’inflazione non aveva riscosso successo, perché la spesa complessiva non veniva ridotta e cresceva anche l’onere del debito pubblico. I governi erano indotti a finanziare i deficit con base monetaria; l’aumento della quantità di moneta aveva però effetti inflazionistici. Ciò che suggerì Keynes in vista della Seconda guerra mondiale fu di razionare i consumi privati, proibire alcune forme di impiego del risparmio e incanalare il risparmio verso i depositi bancari, utilizzati per sottoscrivere titoli del debito pubblico. Il processo di riassorbimento di Keynes è iniziato pochi mesi dopo l’uscita della General Theory (Hicks, 1937), in cui è contenuto il modello IS-LM: costituisce uno strumento didattico per un esame di prima approssimazione del funzionamento di un’economia nel breve periodo; ha costituito il punto di partenza della “sintesi neoclassica”. Il processo di riassorbimento keynesiano continua poi con l’opera di Patinkin (1956). Un differente approccio è usato dai “neo-keynesiani”, che approfondiscono l’analisi delle imperfezioni di mercato, facendo sovente riferimento a temi della microeconomia. 3.4.2.La disoccupazione “naturale” e le limitazioni dell’intervento pubblico secondo Friedman Friedman e i monetaristi concepiscono il sistema economico di mercato come intrinsecamente stabile, attribuendo l’instabilità all’azione pubblica e non a quella del settore privato. Friedman riprende l’ipotesi del principio quantitativo, secondo cui vi era una relazione causale, diretta e proporzionale fra quantità di moneta e livello assoluto dei prezzi, postulando una costanza della velocità di circolazione della moneta e delle transazioni: egli sostiene che le variazioni dell’offerta di moneta sono le principali determinanti della crescita del reddito nominale. Friedman sottolinea però come gli effetti della politica monetaria sul reddito siano di norma temporanei e associati a inflazione: afferma che la politica monetaria non può controllare durevolmente né il tasso di interesse di mercato né il tasso di disoccupazione corrente (o di mercato), mantenendoli al di sotto dei valori del tasso di interesse naturale e del saggio di disoccupazione naturale. Precisando: F 0 B 7 Il tasso di interesse naturale è il prezzo di equilibrio fra domanda di capitale (investimento) e offerta di capitale (risparmio). ✓ Il tasso naturale di disoccupazione è quello in corrispondenza del quale il numero dei posti di lavoro disponibili (vacancies) è in una relazione di equilibrio con il numero dei lavoratori disoccupati; essendovi un certo equilibrio tra domanda e offerta di lavoro, il salario tende a rimanere costante. In una situazione di equilibrio nel mercato dei beni e del lavoro, un aumento della quantità di moneta, porta inizialmente a una riduzione del tasso di interesse e a un aumento della domanda di beni, al quale si accompagna un aumento della produzione. Si ha poi un aumento dell’occupazione. Questo porta a una contraddizione, che viene risolta solo se si suppone che: 1. Le aspettative degli individui sono adattive ✓ I mercati sono continuamente riportati in equilibrio dal movimento dei prezzi (perfettamente flessibili) F 0 E 0F 0 2 0La NMC postula l’esistenza di mercati che tendono rapidamente all’equilibrio o che sono continuamente in equilibrio (il mercato del lavoro è sempre in equilibrio di piena occupazione e la disoccupazione esistente è sempre volontaria e può ridursi se vi è un aumento generale dei prezzi avvertito dalle imprese). L’aumento della domanda di lavoro fa crescere anche i salari monetari e i salari reali attesi: i lavoratori così saranno disposti ad aumentare la loro offerta di lavoro, riducendo la disoccupazione (volontaria). Nel mercato dei beni, tenendo conto di curva di domanda e di offerta aggregate (AD e AS), notiamo nella figura che: A indica l’equilibrio di lungo periodo (livello effettivo e atteso dei prezzi coincidono e il tasso di disoccupazione è quello naturale); un aumento imprevisto dell’offerta di moneta farà aumentare AD: ne scaturisce un aumento del livello dei prezzi di tutte le merci rispetto a quello atteso, ma poiché c’è asimmetria informativa ogni operatore percepirà soltanto l’aumento del prezzo del suo bene e accrescerà la propria offerta: il sistema si posizionerà in A’. questo effetto non può permanere: l’unico equilibrio coerente è quello nel quale i prezzi previsti sono uguali a quelli realizzati. Se tale effetto è transitorio, la quantità prodotta dopo la sorpresa iniziale ritorna a quella che corrisponde al tasso naturale di disoccupazione F 0 E 0F 0 2 0Un aumento dell’offerta di moneta inatteso, ma transitorio, fa crescere l’occupazione e i prezzi ma soltanto in via temporanea. Se l’aumento dell’offerta di moneta fosse permanente gli operatori rivedrebbero verso l’alto le proprie aspettative di prezzo, facendo spostare a sinistra la curva di offerta (AS1): gli effetti positivi di un aumento inatteso ma permanente dello stock di moneta saranno di breve durata, esaurendosi nel LP, e gli unici effetti saranno aumento dei prezzi e riposizionamento del sistema in A’’. AS1 AD1 AD0 Un aumento previsto della domanda globale, invece, non può avere alcun effetto sulla quantità prodotta, perché contemporaneamente genera aspettative di aumento dei prezzi degli altri prodotti e induce ogni operatore a proteggere il proprio reddito con l’accrescere del prezzo del proprio prodotto F 0 E 0F 0 2 0Se ognuno aumenta i prezzi, il livello generale di questi e del lavoro risulta aumentato: ogni operatore sarà disposto a offrire una quantità minore. Questo è interessante al fine di individuare i possibili effetti di variazioni della domanda indotte dalla politica fiscale. La politica fiscale produce addirittura risultati negativi (la curva di Phillips è verticale sia nel BP che nel LP). Solo una politica fiscale imprevista e imprevedibile può avere efficacia, ma è episodica. Gli effetti della politica monetaria possono essere esaminati in termini simili: l’aumento dell’offerta provoca un incremento della domanda aggregata e uno spostamento verso destra della curva. Ogni aumento previsto dell’offerta di moneta farà aumentare i prezzi. Le conseguenze della NMC per la politica economica sono drastiche F 0 E 0neutralità/invarianza della politica economica; la NMC ha rappresentato un progresso ma le ipotesi di base e la visione di fondo del processo economico sono in larga misura sostanzialmente le stesse degli economisti classici e di Friedman, dunque soggette alle stesse critiche: ✓ Perfetta flessibilità dei prezzi e dei salari (in realtà si hanno situazioni di vischiosità di carattere non accidentale) ✓ Tendenza a un continuo riequilibrio dei mercati (nella realtà prevale però l’imperfettibilità dei prezzi) ✓ Informazione disponibile molto peculiare (in realtà non di rado ognuno può conoscere simultaneamente le variazioni del livello generale dei prezzi e quelle del prezzo della propria merce) ✓ Semplicismo (nella realtà si tratta di mancanza di informazioni disponibili, di limiti nelle capacità di calcolo e di ottimizzazione…) F 0 E 0L’introduzione delle aspettative razionali in schemi macroeconomici fondati sull’equilibrio economico generale ha “l’effetto ultimo di rendere neutrali, e perciò innocue, le aspettative stesse” ✓ Il sistema economico raffigurato dalla NMC sembra riprodurre il funzionamento di una società stagnante e il comportamento di individui la cui razionalità esclude proprio la razionalità progettuale, che implica un cambiamento strutturale volto a trasformare l’ambiente in forme più soddisfacenti 3.4.4.Alcune recenti teorie della disoccupazione involontaria Uno dei principali problemi a livello macroeconomico è la disoccupazione involontaria. Questo problema persiste e si è visto che i modelli monetaristi di prima e seconda generazione si occupano piuttosto della disoccupazione volontaria e delle sue variazioni. Tuttavia l’incapacità dei monetaristi di far emergere il problema della disoccupazione involontaria va ricondotta alla mancanza di considerazione di alcuni aspetti (insufficiente capacità riequilibratrice dei prezzi, incertezza etc.) che sono accantonate in analisi che facciano riferimento a posizioni di equilibrio di lungo periodo. A questo proposito si sono aperti nuovi percorsi analitici, alcuni in linea con la visione di Keynes e Kalecki, altri condividendo la visione di fondo ma dandone una spiegazione molto diversa. I principali temi indagati negli ultimi decenni sono: 1. Il funzionamento di un’economia con prezzi sostanzialmente fissi F 0 E 0F 0 2 0I modelli a prezzi fissi (di disequilibrio) segnano un allontanamento dal concetto di equilibrio walrasiano per l’assenza di un banditore che assicuri il coordinamento delle decisioni e lo svolgimento delle contrattazioni soltanto ai prezzi di equilibrio. Se i prezzi rimangono fissi c’è la possibilità che alcuni operatori siano razionati, ovvero non potranno esprimere effettivamente la domanda o l’offerta che massimizza la loro posizione, cosa che può accadere contemporaneamente su più mercati (beni e lavoro). 2. La spiegazione della fissità dei prezzi e dei salari F 0 E 0F 0 2 0si è evidenziato che in un ambito di concorrenza imperfetta possono emergere notevoli resistenza alla variazione dei prezzi. La teoria dei contratti impliciti spiega la rigidità dei salari ma difficilmente l’esistenza di disoccupazione; viene ipotizzato un comportamento differente nei confronti del rischio e dell’informazione tra lavoratori e imprese: è conveniente ad ambedue le categorie stipulare un contratto di lavoro che preveda un’assicurazione da parte dell’impresa al pagamento di un salario costante e quindi indipendente dalla situazione economica (contratto di assicurazione): è solitamente un contratto implicito, in quanto le imprese vogliono evitare comportamenti elusivi da parte dei lavoratori; questa soluzione però potrebbe provocare un’occupazione socialmente eccessiva e inefficiente; Rosen dice: “Il solo modo in cui un lavoratore avverso al rischio può parzialmente assicurarsi contro la perdita di utilità dovuta al licenziamento o alla disoccupazione in questo problema è lavorando in circostanze in cui è socialmente inefficiente farlo”. 3. La spiegazione dell’elevatezza del salario reale, come possibile causa di disoccupazione involontaria F 0 E 0F 0 2 0Le cause da ricordare sono: a) ipotesi dei salari di efficienza: è fondata sull’idea che il livello dei salari influenzi la produttività del lavoratore, nel senso che lo induce a evitare comportamenti elusivi del lavoro (shirking); l’impresa trova conveniente aumentare il salario, anche se, se esteso a molte imprese, può portare a una situazione di disoccupazione; b) divisione dei lavoratori in insider (interni) e outsider (esterni): sono modelli che tendono ad attribuire l’alta disoccupazione all’elevato saggio di salario richiesto dai lavoratori occupati, gli insider. Questi possono imporre alle imprese salari più alti rispetto agli outsider perché da un lato vi sono costi di assunzione e di addestramento e di licenziamento dall’altro; inoltre gli insider possono compiere attività di mutua cooperazione e di disturbo degli outsider. A questa situazione le imprese rispondono dando luogo a meno posti di lavoro. Questo modello implica che ci sia uno scarso avvicendamento dei lavoratori: infatti sia gli occupati che i disoccupati tendono a restare tali; politiche deflattive si traducono in riduzione dell’occupazione e aumento della disoccupazione, a parità di tasso di inflazione: l’effetto è una riduzione prolungata della domanda aggregata. 3.6.1La teoria della crescita (esogena) di Harrod-Domar Le teorie di Harrod e Domar (1939 e 1946) nascono dall’esigenza di completare l’opera di Keynes sul piano dinamico e in una prospettiva di lungo periodo: l’investimento viene considerato componente della domanda globale e anche fattore di creazione di capacità produttiva. Harrod individua nel rapporto fra propensione media al risparmio (s) e rapporto capitale prodotto (v) il saggio di crescita garantito (= tasso di incremento degli investimenti che mantiene l’equilibrio sul mercato dei beni), evidenziando che però niente assicura l’uguaglianza degli investimenti effettivi a quelli necessari a soddisfare l’incremento di domanda F 0 E 0Instabilità harrodiana: è l’interpretazione dell’implausibilità che un’economia di mercato assicuri condizioni dinamicamente stabili di uguaglianza della domanda e dell’offerta. della produttività. In questo processo di crescita endogena svolge un ruolo importante il capitale umano: l’intervento pubblico può essere necessario per incentivare la formazione di capitale umano ed aumentare il tasso di crescita di un sistema economico F 0 E 0F 0 2 0Una redistribuzione del reddito avrebbe il duplice effetto di accrescere l’equità e l’efficienza del sistema economico. 3.7 Gli squilibri di bilancia dei pagamenti La bilancia dei pagamenti (BdP) è il documento contabile nel quale si registrano le transazioni economiche che hanno luogo in un determinato periodo di tempo fra residenti di un paese e non residenti e dalle quali scaturiscono di norma esborsi e introiti di valute estere. È registrata come debito ogni transazione che comporti esborso di valute e come credito ogni transazione che comporti un afflusso di valute. Con l’introduzione della Unione economica e monetaria europea (UEM) nel 1999, la BdP si è modificata ed è redatta sugli standard del FMI e della BCE. È composta di tre conti: 1. Conto corrente: comprende le esportazioni e le importazioni di beni (merci, servizi, redditi, trasferimenti unilaterali) 2. Conto capitale: comprende le operazioni commerciali e i trasferimenti relativi ad attività di investimento (brevetti, diritti d’autore…). Insieme al conto corrente rileva i movimenti di beni (merci e servizi), a parte i trasferimenti unilaterali 3. Conto finanziario: comprende i movimenti di capitale, a breve, medio e lungo termine, che sono distinti in: - Investimenti diretti (acquisto/vendita di azioni e partecipazioni tali da garantire il controllo di imprese localizzate all’estero) - Investimenti di portafoglio (acquisti di azioni e partecipazioni senza il controllo dell’impresa partecipata, acquisto di obbligazioni e titoli pubblici) - Derivati - Altri investimenti (prestiti pubblici, privati, crediti commerciali a breve, medio e lungo termine, capitali bancari e impieghi di altre disponibilità a breve) La somma dei tre conti teoricamente dovrebbe essere nulla, cosa che in realtà non accade: la discrepanza è rilevata nella voce “Errori e omissioni”, che può assumere valori elevati. La variazione delle riserve ufficiali ha il significato di saldo della BdP, anche se formalmente il saldo della bilancia è nullo. Alla variazione delle riserve ufficiali cambia la quantità di base monetaria in circolazione nel sistema economico, costituente la contropartita dei movimenti ufficiali di valute: se l’esportatore cede valuta estera alla Banca centrale, ne riceve moneta nazionale in contropartita e aumenta la base monetaria: la BdP negli ultimi 15 anni ha sempre portato ad un aumento delle riserve ufficiali. Sia l’accumulo che il decumulo di riserve ufficiali vanno considerati come posizioni di squilibrio: la riduzione delle riserve ufficiali segnala l’affievolirsi della possibilità di sostenere nel futuro un eccesso di pagamenti sugli incassi, che non potrebbero essere saldati; l’accumulo, invece, darebbe nel lungo periodo origine a creazione di base monetaria eccessiva. (vedi tab. 3.3 pag. 137). 3.8 Riepilogo ✓ I fallimenti macroeconomici del mercato sono riconducibili all’instabilità delle economie capitalistiche ✓ La disoccupazione involontaria e l’inflazione implicano inefficienze ed iniquità. Secondo monetaristi, classici e macroeconomisti classici l’economia capitalistica possiede un ordine naturale, in cui politica fiscale e monetaria sono inefficaci. Keynes critica la capacità riequilibratrice del saggio di interesse e del salario reale, suggerendo l’intervento pubblico come soluzione alla disoccupazione. ✓ L’aumento del reddito è un indicatore della crescita. L’analisi dei problemi della crescita economica ha posto in luce numerosi fallimenti del mercato. ✓ La BdP registra le transazioni economiche fra residenti di un certo paese e non residenti; sia gli avanzi che i disavanzi della BdP costituiscono posizioni di squilibrio e non sono sostenibili nel lungo periodo.
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