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Politiche dell’ambiente , Sintesi del corso di Geografia

Riassunto del testo di politiche dell'ambiente di Danzero e Bagliani

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

Caricato il 28/06/2016

Utente sconosciuto
Utente sconosciuto 🇮🇹

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Scarica Politiche dell’ambiente e più Sintesi del corso in PDF di Geografia solo su Docsity! POLITICHE DELL’AMBIENTE: DALLA NATURA AL TERRITORIO CAPITOLO 1 Origine della crisi ambientale A causa di significati riduttivi dell’ambiente e delle relazioni che legano le sue diverse elementi Ambiente sistema di sistemi (L’ambiente può essere definito come un sistema di sistemi in relazione all’ambito disciplinare) Non è statico; diviso in: 1. biotico = mondo vivente biosfera: suolo, acqua, atmosfera bassa antroposfera: spazio di vita dell’uomo 2. abiotico = mondo inanimato solido: litosfera liquido: idrosfera gassoso: atmosfera ecosistema insieme degli organismi viventi e dei fattori abiotici presenti in un dato ambiente e delle relazioni che legano fra loro tali elementi; origine anni ’30. Comune denominatore Riferirsi a un insieme di processi interni a un sistema dovuti alla sua capacità auto-organizzativa e tesi alla sua ricostruzione Tali sistemi sono un ibrido che comprendono due sfere: Sfera di causazione naturale (componente materiale) Governata da leggi naturali Sfera di causazione culturale (componente non materiale) Attraverso processi di relazione simbolica. Le due sfere si sovrappongono in corrispondenza delle strutture biofisiche della società (edifici, macchine, beni prodotti etc) Per mantenere e riprodurre le strutture biofisiche, il sistema Socio economico preleva risorse dalla componente materiale/naturale attraverso un’azione di colonizzazione Controllo 1. Simbolico (territorializzazione) homo geographicus 2. Reificazione (domesticazione dello spazio) homo faber Moebius = biocenosi. Ecologia inizio ‘900, scienza che studia gli ecosistemi, animale vegetale Due sfere: Biosfera parte del pianeta dove si riscontra presenza di vita Antroposfera insieme degli esseri umani e dello spazio costruito Modello transdisciplinare dell’ambiente (Malscevichi) Definito sulla base di tre variabili: 1. Elementi costitutivi dell’ambiente (aria, acqua, suolo, manufatti, uomo, altri organismi) 2. Relazioni di questi elementi (relazioni tra elementi abiotici e biotici) 3. Esistenza di filtri percettivi (oggettivo o non) Significati dell’ambiente (Molscevchi) 1. ambiente vissuto = modalità con cui gli individui percepiscono l’ambiente esterno; 2. ecosistema = rete di relazioni che NON presuppone un centro, attenzione sui flussi di energia e materia che legano i componenti; 3. paesaggio = modo in cui un ambiente riconoscibile viene percepito da un soggetto culturale; 4. habitat = posizione di una specie all’interno di un contesto ambientale in cui vive e si riproduce, attenzione ai fattori esterni; 5. territorio = sistema ambientale governato da un dato soggetto che ne rappresenta il centro; 6. natura = modo in cui il mondo esterno all’uomo viene percepito da un soggetto culturale. quadro ambientale: Un ambito concreto ma indefinito di dati ambientali, che acquista determinatezza mano a mano che le società vi elaborano le loro strategie riproduttive Territorio 1. Organismo vivente ad alta complessità caratterizzato diverse componenti economiche, sociali, culturali e ambientali 2. Il territorio è un artefatto sociale. 3. Il passaggio da terra a territorio avviene attraverso una stratificazione progressiva e incoerente. 4. La crisi ambientale è anche la crisi di un modello di territorializzazione La società contemporanea deve saper includere il tema della sostenibilità nel proprio serbatoio metafisico (Angelo Turco) Concezioni del territorio Territorio delle competenze si esercita il potere e l’esercizio politico amministrativo Territorio del patrimonio Concorre a definire l’identità locale Territorio del progetto Tendenza al cambiamento Scale temporali 1. Tempi geologici 2. Tempi biologici 3. Tempi storici 4. Tempi sociali Scale spaziali (modello Sheppard Master) 1. Scala cartografica rapporti di riduzione 2. Scala osservazionale estensione spaziale dell’area di studio 3. Scala operazionale Estensione che un certo processo opera nell’ambiente 4. Scala di misura (risoluzione) 5. Scala prodotta scala dell’azione sociale i. Taglia mediterraneo ii. Livello competenze, gerarchico iii. Relazionale mette in relazione le diverse scale Approcci Transcalare rapporto tra scale Multiscalare utilizzo di più scale Modello concettuale delle prospettive geografiche (National research council of usa) Graficamente è un cubo definito da tre prospettive chiave: 1. Modi geografici di guardare il mondo (integrazione locale, interdipendenze tra luoghi, interdipendenze tra scale) 2. Ambiti di sintesi spaziali (dinamiche ambientali, dinamiche uomo-ambiente, dinamiche uomo-società) 3. Rappresentazioni spaziali (visuale, verbale, cognitivo, matematico, digitale) CAP 2 (La questione ambientale) Alla base del funzionamento di tutti gli esseri viventi vi è il flusso di energia proveniente dal Sole. Energia chimica creazione di biomassa Prima legge della termodinamica principio di conservazione dell’energia. 1 Prodotti e infrastrutture Costo per la natura (non in moneta, ma esclusivamente in termini fisici, per la natura dei suoi equilibri) I SISTEMI SOCIO-ECONOMICI SONO ONNIVARI (materiali di ogni tipo vengono divorati) Approccio bioeconomico limiti biofisici posti alla crescita economica RELAZIONI METABOLICHE Coincidono con quella parte di relazione di territorializzazione rivolte verso l’esteriorita’ e mediate dalla casualita’ fisica La metodologia quantitativa del metabolismo Integrata dal respiro della prospettiva geografica capace di prendere in considerazione lo spettro ampio di relazioni sociali ed economiche sottese allo scambio di flussi. ECOSISTEMA AGRICOLO = Condizionato da: 1. Conformazione terrena 2. Qualità studi 3. Clima Agricoltura = processo produttivo che usa e trasforma risorse naturali e antropiche in prodotti, materie prime e servizi. AGROECOSISTEMA = unità di studio, elementi: a. risorse naturali: suolo, clima, organismi b. Colture e animali c. Gestione agraria d. Attrezzature, edifici, materiali per processo produttivo. E’ controllato dall’uomo per struttura e funzionalità, fortemente instabili, continua energia flussi energetici: - naturale = energia solare illimitata - ausiliario = combustibili fossili limitati Odum = differenze fra agroecosistemi ed ecosistemi naturali: a. energia ausiliaria = controllata dall’uomo b. diversità organismi = ridotta per massimizzare il raccolto c. piante e animali = controllati con selezione artificiale Principio fondamentale = conservazione della sostanza organica del suolo attraverso la ROTAZIONE delle colture Antichità = ogni area climatica aveva diversi sistemi colturali con associazione di 2 o più vegetali Meccanicizzazione = la specializzazione colturale, l’accorpamento terreni, la fine rotazione. Modernità = agroecosistemi in difficoltà per equilibrio fra componenti introdotti e nativi Instabilità = fisica: erosione chimica: carenze nutrizionali biotica: parassiti Impresa agroindustriale = integrazione fra agricoltura e industria alimentare Agricoltura alternativa: 1. agricoltura biologica = produzione agricola e zootecnica senza uso di mezzi chimici; obiettivi minimo uso di energia fossile, fertilità con concimazione naturale e compostaggio, uso di strumenti diversificati contro i parassiti, mantenimento della diversità genetica dell’agroecosistema; 2. produzione agricola integrata = uso combinato di mezzi genetici, agronomici, chimici e biotecnologici per qualità del prodotto e salvaguardia ambiente; 3. agricoltura biodinamica = movimento antroposofico di Steiner, pratiche colturali in base ad influenze cosmiche. ECOSISTEMA INDUSTRIALE = 1ª classificazione: industria – ambiente È più evidente l’intrusione nella natura da parte dell’uomo, colpevole del degrado ambientale; approccio difensivo, problemi minimizzati, ridimensionamento responsabilità attribuendole anche a livello di micro comportamenti umani. Mondo industriale ambiente = costo inevitabile, evoluzione verso MANAGEMENT AMBIENTALE in 3 fasi: 1. ecologia passiva ambiente = vincolo da rispettare per non avere sanzioni; 2. ecologia attiva si vedono i vantaggi del vincolo ambientale = nuovi mercati; 3. ecologia integrata ambiente = è una variabile strategica, fattore chiave. 2ª classificazione: ecologia industriale Per stabilire un’analogia tra sistemi naturali e industriali e osservare come nell’ecologia industriale ogni processo e rete di processi è interrelata con un insieme più vasto. Analogia per capire i cambiamenti effettuabili, riorientamento dei processi produttivi; ecosistema sostenibile completa ciclicità con scala temporale sufficientemente lunga. ECOSISTEMA CIRCOLARE = concezione del sistema produttivo in senso allargato, l’ambiente è fattore di produzione e consumo, si devono ottimizzare le caratteristiche dell’ambiente, uso dei rifiuti come nuove materie prime. ECONOMIA LINEARE = modo tradizionale di produrre: dalle risorse naturali alle discariche con doppio impatto sull’ambiente. DEMATERIALIZZAZIONE = dello sviluppo economico: riduzione del contenuto di materia e di energia per unità di prodotto, aumenta l’informazione e sviluppa servizi immateriali o a basso consumo di risorse. Fenomeno di lunga durata legato a cambiamenti di lungo periodo nella natura della tecnologia, dell’economia e della società. Agisce a tutto campo. Non è corrisposto un miglioramento della qualità ambientale perché: a. la miglior efficienza ambientale non copre la crescita dei consumi di materie prime industriali b. la crescita consumi in altri settori è in funzione della valorizzazione del prodotto industriale. AMBIENTE INTERNO = sotto il diretto controllo dell’impresa AMBIENTE ESTERNO = ✓ spazi differenziati rispetto alla scala degli impatti: • a piccola scala: planetari, gas – serra; • a media scala: continenti e oceani; • a grande scala: regioni; • a grandissima scala: ecosistemi locali. 1 ✓ spazi differenziati rispetto alla vulnerabilità del processo produttivo, articolato in: 1. INPUT di energia, materie prime e componenti = combinazione di materiali: • vergini • riciclati all’interno del processo produttivo • riciclati all’esterno del processo produttivo 2. processo di produzione/trasformazione = INPUT trasformati in 3. OUTPUT = che consistono in: • prodotti di output prefissati • rifiuti o emissioni, inevitabili conseguenze del processo produttivo • sottoprodotti. FONDAMENTALI ASPETTI PROBLEMATICI 1. inquinamento da produzione = concentrato, rilascio di sostanze dannose nell’ambiente da parte dei processi produttivi; inquinamento da consumo = a forte diffusione, rilascio di sostanze inquinanti nella fase di consumo e di post – consumo da parte dei consumatori, considerati un fondamentale impulso di cambiamento dato che possono condizionare il comportamento dei politici e del sistema produttivo; 2. distinzione fra risorse rinnovabili e non rinnovabili 3. tecnologie pulite = interventi da parte dell’impresa al fine di ridurre l’impatto dell’industria, considerando la diminuzione dei rifiuti in rapporto a quantità invariata di prodotti e/o input. LIVELLI DI INTERVENTO PER RIDURRE L’IMPATTO DELL’ATTIVITÀ PRODUTTIVA ognuno ha diversi input di materie prime, emissioni e produzione rifiuti: 1. interventi sul processo produttivo: a. trattamento a valle = conversione dell’output indesiderato in output più smaltibile; sono interventi aggiunti alla fine del ciclo produttivo per trasformare l’emissione in forme più gestibili; cambiamenti che non offrono nessun ritorno del capitale investito, si aggiungono al costo di smaltimento, breve periodo; b. recuperi a valle = sono interventi al termine del processo produttivo, realizzati riutilizzando le emissioni invece di smaltirle subito; c. riduzione rifiuti/emissioni = ottimizzazione del processo di produzione, riduzione energia, aumento efficienza trasformazione da materia prima a prodotto, riduzione output utilizzati; d. sostituzione materiali utilizzati nel processo produttivo = riduzione del potenziale impatto ambientale di un’emissione, invece di ridurne la quantità prodotta; es. decarbonizzazione = riduzione dell’impiego del carbonio per la produzione di una certa quantità di energia; e. radicale ridisegno del processo produttivo = modifica introducendo nuovi processi o sostituendo particolari fasi della produzione. 2. cambiamenti nei prodotti: a. mutamento materiali senza mutazione disegno; b. ridisegno prodotto per riduzione impatto ambientale associato al processo produttivo; c. ridisegno prodotto per riduzione impatto ambientale nell’uso dello stesso; d. ridisegno prodotto per aumentare la ricuperabilità e diminuire le conseguenze di impatti negativi; e. ridisegno durabilità di un prodotto. INQUINAMENTO SUOLO Utilizzo di pesticidi e altre sostanze tossiche in agricoltura, scarico di industrie Sostanze inquinanti Diossine e furani Metalli pesanti Pesticidi, fertilizzanti idrocarburi, solventi Effetti 1. Alterazione dell’ecosistema suolo riduzione biodiversità 2. Passaggio dell’inquinamento alle falde acquifere 3. Contaminazione globale dal suolo alle piante all’uomo INQUINAMENTO DI NATURA FISICA Radiazioni ionizzanti materiale radioattivo (anche il radon) Inquinamento acustico affaticamento Inquinamento elettromagnetico intensificazione rete di trasmissione elettrica Inquinamento luminoso effetti su flora, fauna e uomo(vista) DEFORESTAZIONE Conversione della foresta ad altri utilizzi riduzione del tasso di copertura sotto il 10% Primarie mai tagliate, vergini Secondarie ricrescita della vegetazione in seguito alla rimozione degli alberi per attività umane (circa il 40% delle foreste boreali e tropicali) Localizzazione 1/3 in Asia, ¼ in Sud america, il 28% in Nord America, Euoropa, Oceania, il 17 % in Africa Ruolo foresto 1. il 2% del pil mondiale (300 miliardi di dollari l’anno) medicine, carta, materiale, spezie 2. 3000 piante anticancerogene (70% nei tropici) 3. Influiscono sul cima a livello locale e regionale Cause deforestazione Dirette espansione agricola, estrazione legname, infrastrutture Indirette instabilità politica, crescita popolazione, aumento attività economiche Espansione agricola grandi piantagioni caffe, zucchero, cotone etc. Estrazione del legname dal 1950 aumentato di 15 volte, il 55% utilizzato come legna da ardere(cottura cibo e riscaldamento) Realizzazione infrastrutture ruotano intorno ad interessi economici e trasporti Dinamiche 8000 anni fa le foreste coprivano circa il 47% delle terre emerse negli ultimi 3 secoli è stata ridotta del 40% Russia, Cina, Canada, Stati Uniti, Australia posseggono il 56 % delle foreste del mondo In 25 paesi sono completamente scomparse La stabilizzazione delle foreste della fascia temperata hanno favorito la deforestazione ai tropici (delocalizzazione della deforestazione) La deforestazione è responsabile dell’aumento del 35% di anidride carbonica Contrasto deforestazione 1992 Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile delle foreste (documento non vincolante) 1 • Oggi l’Europa è coperta per il 33% di foreste e di quest’area il 25% è esclusa dalla raccolta del legno per preservare la biodiversità • Contrastare il legno usato per l’usa e getta DEGRADAZIONE DEL SUOLO Suolo tempi molto lunghi per la sua formazione quindi risorsa non rinnovabile 320 tipi di suolo in Europa Funzioni salvaguarda le acque sotterranee dall’inquinamento, supporto all’agricoltura, regola i flussi idrici superficiali, nel suolo sono stoccate molte sostanze CAUSE Attività umane, agricoltura, turismo, proliferazione urbana DESERTIFICAZIONE In Italia il 30 % del territorio è esposto a desertificazione Il 24 % dei terreni di tutto il mondo è degradato PERDITA DI BIODIVERSITA’ La biodiversità rappresenta il patrimonio naturale vivente del pianeta. Può essere paragonata a una polizza assicurativa fornitaci dal pianeta perché la perdita della biodiversità può alterare gli equilibri del pianeta maggiore vulnerabilita’ Millenium ecosistem assessment dal ’70 al 2000 diminuzione degli individui del 40% all’interno di 3000 specie selvatiche Cause 1. Perdita, frammentazione o trasformazione 2. Sovrastruttura delle specie 3. Inquinamento 4. Diffusione di specie aliene 5. Cambiamenti climatici BIODIVERSITA’, DEFORESTAZIONE E SPECIE INVASIVE Più di 8000 specie sono a rischio estinzione (millenium ecosystem assessment) Specie invasive che modificano gli ecosistemi con cui entrano in contatto con problemi per il giardinaggio, silvicoltura e agricoltura. 10000 specie aliene attualmente in Europa, molte specie si spostano per effetto delle variazioni dell’habitat naturali CONTRASTARE LA PERDITA DI BIODIVERSITA’ 1992 Convenzione sulla diversità biologica (Rio de Janeiro, NAZIONI UNITE) Obiettivi 1. Conservazione della diversità biologica 2. Uso sostenibile della diversità biologica 3. Equa distribuzione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche Direttive europee Direttiva uccelli (79/CEE) Direttiva Habitat (92/CEE) Rete natura 2000 rete ecologica costituita da ZSC (con i suoi SIC –siti impor. comunitaria) e ZPS Italia Tra i paesi più ricchi in biodiversità grazie alla sua posizione favorevole Contiene il 50% degli habitat europei da proteggere Legge QUADRO sulle aree protette in Italia 1991 Aree protette nell’11,6 % del territorio RIDUZIONE OZONO STRATOSFERICO È un gas che si trova a circa 15 km al di sopra della superficie terrestre È la forma di ossigeno che ha tre atomi di ossigeno per molecola Gas tossico di colorazione bluastra che compone più del 90% della stratosfera Costituisce uno schermo protettivo nei confronti delle radiazioni ultraviolette Se ne inizia a parlare a partire dal 1985 Rischi per l’uomo soprattutto alle medie e alte latitudini Valori più significativi di perdita in Antartide (50-70%) Cause Attività umane alocarburi e clorofluorocarburi (Freons) Gas inventati negli anni ’20 e utilizzati come refrigeranti, bombolette di aerosol, agenti schiumogeni Gas stabili e inerti non degradandosi nell’atmosfera riescono a raggiungere facilmente la stratosfera Rimedi 1985 Convenzione di Vienna 1987 Convezione di Montreal (bando di CFC e sostanze alogenate) ratifica totale da parte di 196 paesi nel 2009 (primo successo mondiale) Problema Si tratta di gas persistenti rimangono da 1 a 300 anni in base all’altezza CAMBIAMENTO CLIMATICO IPCC (intergovernmental panel on climate change) NAZIONI UNITE il più importante istituto di studio del problema 2007 Quarto rapporto di valutazione dell’IPCC Conclusioni: Il riscaldamento è inequivocabile Tale riscaldamento è dovuto all’aumento delle concentrazioni di gas serra (probabilità del 90%) Principali fenomeni 1. Aumento delle temperature medie globali di aria e oceani 2. Scioglimento diffuso di ghiaccio e neve 3. Innalzamento del livello del mare Analisi del quarto rapporto 1995-2006 undici di questi anni si classificano tra quelli più caldi mai registrati dal 1850 Non avviene in modo uniforme Diminuzione delle calotte glaciali e dei ghiacciai montani Altre conseguenze Siccità sempre più lunghe e più estese particolarmente nelle zone tropicali e sub-tropicali Venti occidentali più intensi alle medie latitudini Maggiore frequenza di forti precipitazioni sopra la maggior parte delle terre emerse Ampi cambiamenti delle temperature estreme osservate negli ultimi 15 anni Aumento delle attività dei cicloni tropicali intensi nel nord America CAMBIAMENTO CLIMATICO ED EFFETTO SERRA Il 30 % delle radiazioni del sole viene riflessa nello spazio dall’atmosfera e dalla superficie terrestre (radiazione ad onda corta) La radiazione che raggiunge la superficie è convertita in energia termica (radiazione a onda lunga) I gas serra trattengono queste radiazioni che vengono riflesse Principali gas serra 1. Biossido di carbonio (il più importante gas serra) 2. Metano 1 Avvio processo di transizione Minore mortalità tra i più giovani grazie a progressi nella medicina Punto di svolta calo natalità processo invecchiamento della popolazione Fase post-transizionale equillibrio natalità-mortalità consolidato il processo d’invecchiamento della popolazione Importanti impatti sulla società, sul sistema occupazionale, previdenziale, ambientale) Teoria di Malthus (1798) La popolazione cresce in maniera geometrica a fronte di una crescita aritmetica delle risorse alimentari Critiche non ha tenuto conto della tecnologia Eventi: 1987 Commissione mondiale sull’ambiente e sviluppo il tasso di crescita della popolazione non è sostenibile nel lungo periodo 1992 Conferenza delle nazioni unite su ambiente e sviluppo (Rio De Janeiro) 1994 Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo (CAIRO) organizzata dal fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) radicare la povertà e provvedimenti contro delicato equilibrio tra popolazione e risorse GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO CAPITOLO 4 Esigenza d’informazione ambientale Studi in due direzioni: Raccolta delle informazioni quantitative sull’ambiente (rapporti sullo stato dell’ambiente) Modelli d’integrazione della componente ambientale nei conti economici (contabilità ambientale) Reporting ambientale pluralità di attività variamente strutturate che cercano di acquisire informazioni sull’ambiente (ecobilianci, piani e programmi, rapporti sullo stato ambientale) Nuove tecnologie GIS (geographic information system) Europa OCSE elabora il modello PSR (adottato a livello mondiale) = set di indicatori e approcci integrati (l’OCSE pubblica periodicamente il factbook) CEI (core enviromentals indicators),SEI, DEI ,KEI AEA modello DPSIR (report ambientali e report sulla serie signals) EUROSTAT (Istituto statistico dell’unione Europea) aggiorna costantemente le statistiche ambientali attraverso centinaia d’indicatori. Ha prodotto anche Seriee (sistema europeo per la raccolta dell’informazione economica europea) Internazionali NAZIONI UNITE Commission on Sustainable Development (CSD) linee guida UNEP programma Geo (Global enviromental Outlook) core indicator Italia ISTAT (statistiche ambientali) pubblica ecosistema urbano e rapporti sull’ambiente MINISTERO DELL’AMBIENTE (Relazione sullo stato dell’ambiente) Indicatori ambientali Necessari per monitorare la situazione dell’ambiente attraverso criteri quantitativi e qualitativi. Fornisce un indizio rispetto a un problema. (diminuzione pressione barometrica temporale) sistema antincendio Dati primari dati analizzati indicatori indici • La scientificità dell’indicatore risiede nel rendere esplicito il modello sottostante (i dati grezzi sono troppo complessi) • Dietro ogni indicatore è sempre presente un giudizio di valore margine di soggettività ineliminabile Le proprietà degli indicatori ambientali 1. La rilevanza (deve fornire un quadro rappresentativo delle condizioni ambientali) 2. La consistenza analitica (deve esser ben definito dal punto di vista tecnico e scientifico) 3. La misurabilità (dati disponibili, ragionevole rapporto costi/benefici, di qualità accertata) Obiettivi 1. Indirizzare le scelte economiche e politiche alle diverse scale geografiche. 2. Indicazioni sulle condizioni del degrado ambientale 3. Corretta gestione delle risorse ambientali 4. Possibilità si anticipare danni ambientali imprevisti 5. Informazione al pubblico 6. Valutazione di progetti (VIA) e piani e programmi (VAS) Categorie 1. Funzione diagnostico-analitica comprendere il livello di pressione generato dall’attività umana 2. Funzione di pianificazione aiutare i decisori 3. Funzione di comunicazione Aiutare l’opinione pubblica con funzioni d’informazione. Modello Pressione- stato- risposta (PSR) Modello organizzativo delle informazioni ambientali elaborato dall’OCSE Organizza i vari indicatori EPI(indiatori di pressione ambientali), ECI (indicatori ambiente urbano) e altri indicatori Quadro di riferimento da seguire per la redazione dei vari rapporti ambientali Schemi interpretativi Indicatori di pressione indicano l’azione esercitata dall’attività umane sull’ambiente e sulla qualità e quantità delle risorse (es. emissione di gas climalteranti) Indicatori di stato descrivono le trasformazioni qualitative e quantitative indotte dai fattori di pressione (es. bilancio di massa dei ghiacciai) Indicatori di risposta descrivono gli sforzi con cui la società reagisce ai problemi ambientali (es. mitigazione con illuminazione o trasporti efficienti) Modello Determinanti – pressione – stati- impatti- risposta (DPSIR) agenzia AEA Determinanti stili di vita e comportamenti umani derivanti da bisogni individuali, sociali, economici Impatti cambiamenti significati anche degli ecosistemi nella loro capacità di sostenere la vita • Quindi oltre la componente naturale anche quella socio-economica (miglior quadro concettuale) • Nella realtà la schematizzazione risulta più complessa (es. rimboschimenti sia pressione o risposta) Indici L’indice rappresenta il valore sintetico di due o più indicatori Fasi 1. Selezione degli indicatori 1 2. Standardizzazione degli indicatori (per renderli paragonabili) 3. Introduzione dei fattori di ponderazione 4. Aggregazione degli indicatori Headline indicator Indicatori che forniscono informazioni semplici e chiare Consente di raggiungere un’elevata operatività con bassi sforzi (per esempio l’impronta ecologica) Presente un margine di soggettività Sistemi di contabilità ambientale Valutazioni monetarie dell’ambiente (dare un valore all’ambiente) SERIEE (modello di contabilità integrata ambientale ed economica) Eurostat 1994 • Nasce dalle indicazioni del V programma d’azione per l’ambiente dell’UE • Considera i settori ambientali d’intervento (es. inquinamento atmosferico) e i settori dell’economia che sostengono la spesa (PA, imprese etc) Tipologie conti satellite usati: epea conto satellite delle spese per la protezione dell’ambiente rumea Conto satellite per l’uso e la gestione delle risorse naturali (spese per la tutela delle risorse) Le spese sono classificate secondo la classificazione internazionale cepa 2000 NUMEA (matrice di conti economici integrata con conti ambientali) Accanto ai normali conti economici (in unità monetarie) è presente una contabilità dedicata agli imput di risorse naturali e agli output di rifiuti e emissioni (conteggiato in termini fisici) Sistemi di contabilità in unità fisiche mfa quantità di materia effettivamente mobilitata efa footprint prelievi di risorse in ettari di terreno hanpp quantità di produzione primaria (biomassa) analisi emergetica si basano sul concetto di energia Caratteristiche 1. Omogeneità della misura 2. Strutturazione dei bilanci (comparazione tra entrate e uscite) 3. Distinzione tra stock e flussi 4. Disaggregabilità (fino alle fasi più elementari) 5. Applicabile a territori e produzioni 6. Proprietà degli ecosistemi Critiche agli indicatori La questione ambientale non può essere ridotta a un problema meramente tecnico, poiché è soprattutto politico analizzando interessi e sentimenti di persone, enti, istituzioni Livelli di scelte 1. L’oggetto che s’intende analizzare 2. Il modello implicito del rapporto essere umano-natura alla base dell’impostazione. Confini dell’oggetto Determinazione della scala spaziale (la percentuale dell’area colpita può variare parecchio in un incendio a seconda della scala scelta) Individuazione dell’area in cui effettuare la misura (es. rilevazioni polveri sottili) Confini concettuali (es. energia nucleare, bisogna considerare tutto il processo? LCA) 1. Approccio della riparazione/protezione ambientale (evoluzione frontier economy) Compromesso si limita a fenomeni d’inquinamento puntuali, direttamente osservabili e ai loro effetti sulle attività umane La logica dominante è quella degli interventi end of pipe (a valle) Protezione passiva di ambiti spaziali circoscritti o di specie in vie d’estinzione. Politica del comando e controllo con soglie ammissibili per le emissioni inquinanti 2. Approccio della gestione delle risorse Ancora la tendenza a polarizzare l’attenzione sulle grandi fonti d’inquinamento concentrato ma s’inizia a riconoscere l’insufficienza di un approccio limitato alla rilevazione del danno Pubblicazione del rapporto i limiti dello sviluppo da parte del mit (1972) Attira l’attenzione sulla questione dell’esistenza di limiti alla crescita Gestione delle risorse e rischio inserendo le risorse naturali nella contabilità nazionale considerando il capitale naturale. Si tratta di strumenti il cui obiettivo è l’internazionalizzazione dei costi ambientali da parte di produce un danno. Ai produttori si chiedono comportamenti più virtuosi nell’ambito del processo produttivo. Interessati indirettamente i consumatori con maggiori costi. Da determinismo geografico a geografia della complessità (esempio pastori sardi con il loro pecorino o Arabia Saudita con il suo petrolio.) I caratteri naturali non sono più visti come condizioni imperative dell’azione dell’uomo, ma come possibilità offertegli (possibilismo geografico) esempio Inghilterra pag. 179 Sviluppo sostenibile Paradigma politico dell’ultimo ventennio risultato di una volontà politica di trovare un modo con cui far coesistere due obiettivi antinomici: sviluppo economico e tutela dell’ambiente. Cocoyoc (primi anni ’70) Promosso dal rapporto Bruntland (1987) definizione “Uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri.” Si passa a un’ottica integrata di azione preventiva Il vertice della terra (Rio de Janeiro-1992) ne ha sancito l’affermazione a livello internazionale. Johannesburg 2002 Sancisce lo sviluppo sostenibile come criterio guida dell’azione delle Nazioni Unite Per giungere a definizioni più operative rispetto a quelle del rapporto Bruntland sollecitando comunità regionali e locali nasce Agenda 21 Costituisce il più importante documento programmatico a cui sia sinora pervenuta l’ecodiplomazia internazionale. Tratta i temi da affrontare per programmare uno sviluppo sostenibile con: 1. Calcolo delle risorse necessarie per realizzare gli obiettivi. 2. Indicazione dei metodi di finanziamento Limiti nessuno stanziamento reale di denaro Obiettivi dello sviluppo sostenibile: 1. Integrità dell’ecosistema (impedire danni irreversibili) 2. Efficienza economica (ridotto uso delle risorse non rinnovabili) 3. Equità sociale (intragenerazionale e intergenerazionale) La sostenibilità è da intendersi in senso multidimensionale (duegasP) 1. Sostenibilità economica (efficiente allocazione delle risorse) 2. Sostenibilità ambientale (limiti ecologici) 3. Sostenibilità demografica (concetto ecologico di capacità di carico) 4. Sostenibilità sociale (distribuzione del reddito) 5. Sostenibilità geografica (organizzazione degli insediamenti umani) 6. Sostenibilità culturale 1 7. Sostenibilità politica (partecipazione e coinvolgimento diretto) Critica allo sviluppo sostenibile Latouche critica la contraddizione insita tra il concetto di sviluppo e di sostenibilità da un punto di vista epistemologico Sostenibilità deboli e sostenibilità forti Debole ogni generazione potrebbe degradare gli ambienti naturali a patto di rimpiazzarli con ricchezza capitale prodotta dall’uomo (crescita sostenibile, governance dell’economia) Forte lasciare alle generazioni future lo stesso stock di capitale naturale (eco-ristrutturazione e eco- modernizzazione) Tre principi guida 1. Un uso sostenibile non deve superare i tempi e le capacità di ripristino delle risorse naturali rinnovabili 2. Utilizzo delle risorse non rinnovabile entro il tasso di rinvenimento delle risorse stesse o di sostituti 3. Le emissioni di inquinanti e di rifiuti devono avvenire entro i limiti definiti dalla capacità di riassorbimento dell’ambiente • Solo attraverso la ricerca scientifica è possibile arrivare a definire i livelli di carico critico e i valori limiti Sviluppo sostenibile tra locale e globale • Negli anni ’80 il concetto di sostenibilità (rapporto Bruntland) era accostato a quello di globalità per internazionalizzare la consapevolezza delle problematiche ambientali (re-scaling a livello globale) • Negli novanta e 2000 la dimensione locale viene concepita come scala appropriata per implementare processi di sviluppo sostenibile. Quattro prospettive: 1. Globale (la prima) 2. Dimensione locale su un piano analitico-operativo (in quanto efficace livello di governo) 3. Prospettiva politico-normativa (sistemi locali auto-sostenibili da un punto di vista economico) Chiudere i flussi di materia ed energia a livello locale (bio-regione e approcci eco-utopistici) 4. Il locale inteso non come entità geografica ma come livello intermedio tra il sistema globale e il soggetto singolo (il territorio non come spazio astratto ma come insieme di relazioni • Il concetto di sviluppo va territorializzato per poter essere concretamente sostenibile (in funzione dei problemi che caratterizzano i singoli territori) Limiti scala locale Le scale ecologiche e biologiche dei problemi ambientali e quelle antropiche delle pressioni sull’ambiente e delle competenze di azione amministrativa raramente coincidono (per esempio cambiamento climatico o riduzione della fascia di ozono) Scientificità e scetticismo • Le emissioni di gas serra originate da attività umane continueranno a modificare il clima per 20 anni indipendentemente dalle misure prese. • Il rapporto meadows (2004) sancisce il definitivo superamento di alcuni limiti imposti dal consumo di risorse non rinnovabili e dalla resilienza degli ecosistemi • Global footprint network ha stabilito che il 21 agosto 2010 l’umanità ha consumato il budget messo a disposizione degli ecosistemi per l’anno in questione. Da li ha iniziato a fare affidamento sulle proprie riserve e ad emette nuova CO2. CAP 6 (Concetti e soggetti delle politiche ambientali) A chi compete l’ambiente? Occorre uscire da una visione ristretta a un piano giuridico formale (comune, provincia, regione, UE, globale) Aggregazioni territoriali differenti ispirate a logiche ecosistemiche (es. bacino idrografico) Si passa a una visione più realistica Non solo politici ma anche attori economici (Confindustria), cittadini, associazioni, comitati. Le politiche ambientali come arena di studio Aumento della regolazione pubblica e degli studi di policy, sia in termini quantitativi che qualitativi che porta nuovi ambiti ad essere disciplinati in modo pervasivo. Confronto tra soggetti pubblici e privati politica pubblica ambientale Appare ancora inadeguata la riflessione sugli esiti delle politiche ambientali Dal ricorso a risorse d’autorità (command and controll) a impiego di pratiche negoziali (strumenti economici e volontari) Vengono considerate: 1. Fattibilità 2. Efficacia (modificare nella direzione voluta comportamenti di soggetti variegati) 3. Efficienza (miglior rapporto risultati/sforzi) 4. Equità (effetti ridistributivi tra le parti) Ciclo di vita di una politica ambientale (policy making) 1. Riconoscimento di un problema- input (che entra cosi nell’agenda decisionale) 2. Fase della decisione politica amministrativa (vengono proposte soluzioni del problema dalle strutture di governo) 3. Politica pubblica (attuazione dei provvedimenti) distinzione tra output (prodotto del processo amministrativo) e outcomes (risultati ed effetti sociali e ambientali) 4. Fase finale (problema sotto controllo – es piombo benzina) norme incorporate dalla società I processi decisionali (policy makers) Categorie: 1. Esperti (sulla base della loro esperienza decidono il da farsi) 2. Consenso (Decisione raggiunta da un gruppo di skateholder che bilancia i loro interessi) 3. Benchmaking (basato su un modello esterno autorevole-es. direttiva comunitaria) 4. Politica (politici con proposte di leggi e progetti) 5. Empirica (basata sul riscontro dei fatti) Ogni processo regolativo è un MIX I momenti di una politica ambientale: 1. Ex ante (analisi condotta prima della decisione –Via e Vas) 2. Durante (l’oggetto è la messa in opera, quindi attuazione della decisione – enforcement) 3. Ex post (si valutano impatti ed effetti – es. domeniche a piedi) Forte interesse per le analisi ex ante: 1. Per contenere la spesa pubblica 2. Per poter influenzare cittadini e imprese a partecipare 3. Per adottare comportamenti precauzionali Le organizzazioni internazionali A livello sovranazionale si è arrivati a parlare di eco-diplomazia per affrontare problematiche ambientali globali (effetto serra, deforestazione; difficoltà d’intervento in ambiti di patrimonio comune e indivisibile della comunità mondiale) attraverso accordi multilaterali: 1979 (ginevra) Convenzione internazionale sull’inquinamento atmosferico transfontaliero 1 Scontri = sottovalutazione del problema, lavoratori, gruppi ambientalisti Riconoscimento = ragioni dell’ambiente miglior efficienza economica Tecnologia = connubio fra sviluppo ed ecologia Interventi ambientali: • preventivi ecodesign = nella progettazione si pensano già le conseguenze ambientali del prodotto • attivi riutilizzo dei rifiuti 1991= prima codificazione internazionale CARTA DELLE IMPRESE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE adottata dalla international chamber of commerce, soprattutto nel settore chimico (responsable care) UE= responsabilizzazione imprese con programmi di responsabilizzazione ambientale: • ECOAUDIT • ECOLABEL Industrie verdi = operano in campo ambientale e ne costituiscono il BUSINESS (green economy) CAP 7(Gli strumenti delle politiche ambientali) La nascita delle politiche ambientali In tutto il mondo nascono più o meno negli anni ‘60 Per la prima volta il termine inquinamento in Italia nel 1965 (L.963 sulla pesca marittima) Prima testo unico sulle legge sanitarie (1934) Disinquinamento e prevenzione Dilemma delle politiche ambientali Politiche di carattere tattico: (azioni di breve durata) Azione urgenti di: recupero condizioni ambientali entro il livello di tolleranza massima ripristino nuovo equilibrio Necessarie in caso di emergenza e gravi rischi per la salute umana (Chernobyl, Seveso 1976, Exxon Valdes 1989) o amianto Politiche di carattere strategico (a medio lungo-termine) Si tratta di innescare meccanismo virtuosi nei processi produttivi, nel consumo di beni e servizi etc. Mantenimento delle condizioni ambientali consone Prevenzione diminuire la necessità della politica ambientale stessa • Approcci dai costi e dai tempi molto differenti a fronte di risorse finanziarie per le politiche ambientali assai scarse • Politiche di prima generazione (interventi a valle) seconda e terza generazione (prevenzione e recupero) Es. direttiva 96/Ce nota come direttiva Ippc (Integrated pollution prevention and control) prevenzione dell’inquinamento dell’aria • Italia codice dell’ambiente ancora molto forte la logica dell’emergenza Le politiche di risanamento dell’ambiente Le soglie di tolleranza dipendono dalla complessiva sensibilità che la società ha nei confronti dell’ambiente. Obiettivo = impresa ecocompatibile, ecoefficiente con massimi profitti per minimi rifiuti Dal punto di vista teorico dovrebbe essere costituita dalla capacità di smaltimento/assorbimento degli inquinanti non depurati da parte dell’ambiente (stabile la capacità di carico è un problema) Strategie: 1. Interventi a valle trasforma l’output indesiderato in forma più accettabile 2. Recupero/riciclo a valle recupero degli scarti per minimizzare le emissioni nocive 3. Modifica dei processi produttivi si minimizza alla fonte gli scarti e le emissioni indesiderate Strumenti della politica ambientale 1. Regolativi (logica Command and Control) Regolazione diretta dei comportamenti degli inquinatori 1.a.Strumenti di regolamentazione veri e propri 1.b. Sistemi di monitoraggio 1.c.Sanzioni NORME limiti fissati da standards: • Emissione (livelli massimali di emissione nel corpo recettore) • Qualità (regolamenta la capacità ambientale di un corpo ricettore) Normativa sul rumore • processi produttivi (processo svolto nel rispetto di certi requisiti) migliori tecnologie avalaible • Prodotto (caratteristiche di certi prodotti, es. chimici in agric.) Richiedono efficienti apparati di controllo (che si scontrano con carenze degli organi della PA) NO incentivo a ricercare o introdurre tecnologie pulite Si esclude il livello locale nelle decisioni. Cmq strumento irrinunciabile 2. Economici (modificano i prezzi del mercato tramite azioni governative che riguardano i costi di produzione) REGOLAMENTAZIONE INDIRETTA MODIFICANDO IL SISTEMA DI CONVENIENZA DEL MERCATO (tasse, incentivi e sussidi) 1.d. Incentivi (per esempio job act) defiscalizziamo gli investimenti SONO TASSE NEGATIVE (premio per chi non genera esternalità negative) COSTO PER LO STATO 1.e.Tasse (aggravio costi che provochi la caduta della domanda o bassa con più gettito) 1. Tassa su emissione (FR e NL) 2. Tasse sui prodotti (per esempio sui prodotti che generano inquinamento – tassa sacc. Plastica) Italia 3. Tasse per servizio reso (no npiù TARSU Ma TIA sui rifiuti) (ITALIA) 4. Tasse con deposito a rendere (imposte su imballaggi che si vuole far restituire) a. Mercato dei diritti di emissioni negoziabili (mercato di titoli legati a emissioni o rifiuti che possono venduti o comprati da aziende, associazione, etc) emission trading sheme protocollo di kyoto b. Borse per le materie prime secondarie (contributi ai recuperatori di rifiuti riducendo i costi di transazione e rucuperando di nuovo materie prime) c. Assicurazioni dei responsabilità (al fine di prevenire i danni da inquinamento accidentale- Normativa del Libro Bianco) i premi dipendono dalla possibilità che i danni si manifestino I bilanci ecologici Introdotti negli anni ’60 Questi strumenti rientrano in una strategia di eco-efficienza riducendo progressivamente gli impatti ecologici La novità risiede nell’elevare l’ambiente al rango di variabile ecologica, che necessita quindi di un proprio sistema gestionale Campi di applicazione: 1. Analisi del ciclo di vita (valutazione dei carichi ambientale) 2. La comunicazione ai consumatori (eco-labelling/orientamento all’acquisto) 3. La gestione ambientale d’impresa (ottimizzazione sistema produttivo) 4. Le politiche ambientali pubbliche (pianificazione) Analisi del ciclo di vita Lca dalla culla alla tomba (life cycle analysis) 1 Inventario degli input e degli output dell’intero ciclo produttivo con contabilizzazione dei consumi materia, energia, aria, acqua, suolo etc) si possono quindi individuare i miglioramenti da apportare alle diverse fasi e razionalizzare i costi. Strumento molto complesso I sistemi di etichettatura Incoraggiare la domanda per la fornitura di prodotti che causano minori impatti ambientali. Tipo I Norme di riferimento Iso 14020 (normativa internazionale) contengono principi generali e classificazione dei marchi . es. ecolabel europeo Tipo II Dichiarazione dei produttori su una specifica caratteristica del prodotto Tipo III Dichiarazioni ambientali di prodotto. Es. Semco fornite un quadro di informazioni Ecolabel (marchio di qualità ecologica) Introdotta dal regolamento Cee 880/92 I prodotti e i servizi che ottengono il marchio forniscono le migliori prestazioni ambientali presenti sul mercato non pregiudicando gli aspetti funzionali tipici di quel prodotto. Il sistema di rilascio del marchio è pubblico e indipendente sia dal produttore che dal fornitore. Omogenizza le esperienze praticate da anni in alcuni stati membri (es. Blau Angel in Germania) Risposta a misure di dumping ambientale attraverso concorrenza sleale. Gli acquisti pubblici ecologici (APE) Le prime iniziative sono state promosse da organismi internazionali come OECD (Organizzazione per la cooperazione e per lo sviluppo economico) che nel 1996 attraverso la iclei (consiglio internazionale per le iniziative ambientali locali) Conduce il progetto procura con centinaia di amministrazioni locali sul tema degli acquisti pubblici ecologici. Vantaggi leva del potere di acquisto pubblico: 1. Coinvolge in maniera efficace i settori produttivi nel perseguimento di miglioramenti della qualità ambientale 2. Stimola indirettamente un cambiamento nei consumi delle famiglie 3. Stimola il mercato ad adeguarsi ad un nuovo tipo di domanda 4. Contribuisce a minore spesa pubblica attraverso minori costi di gestione Critiche inerzia e rigidità apparato pubblico e scelta prodotti meno costosi (questo è stato poi migliorato con LCA e carbon Footprint) I bilanci ambientali Qualsiasi sistema utilizzato per fornire indicazioni sulle prestazioni ambientali di un’organizzazione nel suo insieme (strumenti di ecogestione) Finalità: 1. Esigenza di comunicare le proprie performance ambientali 2. Individuare un sistema di gestione della variabile ambientale all’interno dell’organizzazione I rapporti ambientali Strumento volontario di comunicazione delle prestazioni ambientali di un’organizzazione nei confronti degli azionisti. (es. emas) Nel pubblico rapporti ambientali all’interno dei processi di agenda 21 locale. Esempio di bilancio di sostenibilità: Input output Materia azienda emissioni energetiche Energia emissioni materiali prodotti I sistemi di ecogestione La comunità europea ha varato dal 1993 un regolamento sul cosiddetto ecoaudit che rappresenta una certificazione volontaria da parte delle imprese Introdotto all’interno del V programma di azione ambientale. (circa 1200) • Rilasciata dall’organismo nazionale competente (ISPRA Italia) Direttive uccelli La valutazione ambientale strategica. La valutazione ambientale strategica (VAS) è un procedimento amministrativo diretto ad accertare la compatibilità ambientale di piani e programmi. La VAS anticipa pertanto il momento di inserimento di considerazioni ambientali nei processi decisionali pubblici, in applicazione del principio di prevenzione, consentendo di influenzare l’attività amministrativa di carattere generale ed affermando ulteriormente il carattere trasversale della materia ambientale. • I riferimenti normativi fondamentali sono, a livello UE la direttiva 2001/42 CE, e a livello nazionale il d. lgs.152/2006 (artt. 4- 18; 30- 36). La disciplina dell’istituto richiama espressamente il principio dello sviluppo sostenibile, connotando la VAS quale strumento idoneo a garantire coerenza al quadro complessivo. Oggetto della VAS sono i piani ed i programmi che possono avere impatti significativi sull’ambiente e sul patrimonio culturale, nel quale sono compresi i beni paesaggistici, intendendosi per “impatto ambientale”l’alterazione dell’ambiente. In particolare alcuni piani e programmi espressamente elencati, sono sottoposti obbligatoriamente a VAS mentre per altri strumenti pianificatori e programmatori l’assoggettamento alla VAS dipende da una valutazione preventiva sulla significatività dell’impatto ambientale, che per le categorie elencate è invece presunta. La VAS per la sua chiara finalità di prevenzione, deve essere attivata contestualmente al processo di formazione del piano o programma. La valutazione deve essere effettuata durante la fase di preparazione Per quanto riguarda le competenze, allo Stato ed in particolare il Ministro dell’ambiente, assistito dalla Commissione tecnica di VIA verifica dell’impatto ambientale, spetta lo svolgimento della VAS relativamente a piani e programmi, la cui approvazione compete ad organi statali. Sono invece sottoposti a VAS regionale i piani e programmi la cui approvazione compete alle Regioni e Province autonome o agli enti locali. LA VAS È DEFINITA QUALE PROCESSO DIVISO IN FASI: i. Verifica di assoggettabilità o screening: ii. Rapporto ambientale: in caso di verifica positiva all'assoggettabilità, il proponente (o autorità procedente) è tenuto a preparare il rapporto ambientale, iii. Pubblicazione di avviso del procedimento VAS: in Gazzetta Ufficiale o nel Bollettino Ufficiale regionale. Ciò al fine di garantire la consultazione pubblica. iv. Parere motivato: emesso al termine dell’istruttoria che può portare a d una revisione del piano o delprogramma, avendo la VAS una funzione non solo di controllo preventivo, ma anche conformativa, nell'ambito di una dialettica tra PA; v. Adozione o approvazione definitiva: effettuata dall’organo competente. Essa è pubblicata nella GU vi. Fase di monitoraggio: degli impatti ambientali significativi derivanti dall’attuazione dei piani e dei programmi oggetto di VAS. Di tale monitoraggio è data adeguata informazione ai cittadini, per consentire una vigilanza diffusa. 1 La valutazione di impatto ambientale. La valutazione di impatto ambientale (VIA) è un procedimento diretto ad accertare la compatibilità ambientale di specifici progetti ed è successiva alla VAS. È espressione del carattere di trasversalità della materia ambientale, ma a differenza della VAS influenza l’attività amministrativa di carattere puntuale. La VIA è considerata un atto amministrativo autorizzatorio Le differenze definitorie sono prevalentemente nominalistiche e derivano dal valore finale della VIA. • I riferimenti normativi fondamentali per la VIA sono a livello UE la direttiva 85/337/CE a livello nazionale il d.lgs. 152/2006 (artt. 4- 10 19 36). La disciplina della VIA richiama espressamente obiettivi generali e di carattere sanitario ed ambientale.. Oggetto della VIA sono i progetti idonei a produrre impatti significativi e negativi sull’ambiente e sul patrimonio culturale. Oltre alle disposizioni comuni a VIA e VAS e ai relativi meccanismi di coordinamento e semplificazione, La VIA è definita quale procedimento attraverso cui sono preventivamente individuati gli effetti sull’ambiente di un progetto distinto in fasi: I. Verifica di assoggettabilità (screening): II. Fase di consultazione (scoping): III. Predisposizione dello studio d’impatto ambientale: il contenuto essenziale è determinato per legge. IV. Istanza: presentata dal proponente all’autorità competente, con allegati progetto definitivo, studio di impatto ambientale, sintesi non tecnica ed elenco di autorizzazioni o atti di assenso acquisiti o da acquisire. V. Notizia dell’istanza: a mezzo stampa o via web con indicazione delle sedi nelle quali si possono consultare integralmente i documenti prescritti. Chiunque, nei termini stabiliti, può prendere visione degli atti e presentare osservazioni VI. Provvedimento espresso e motivato: L’autorità competente conclude quindi il procedimento. Il provvedimento di VIA sostituisce tutte le autorizzazioni e tutti gli atti di assenso comunque VII. Pubblicazione: in Gazzetta ufficiale o Bollettino regionale con indicazione della sede in cui si possa prendere visione di tutta la documentazione. Il provvedimento di VIA individua infine le caratteristiche delle attività di monitoraggio e controllo degli impatti ambientali La VIA non opera solo a livello nazionale. A livello internazionale la VIA transfrontaliera è regolamentata dalla convenzione di Espoo del 1991 ratificata in Italia con legge 640/1994. Vinca (ruolo chiave nella biodiversità) Riguarda una tipologia di aree i nodi della rete europea Natura 2000, definite in base alla direttiva Habitat (92/43/Cee). I parametri di riferimento riguardano lo stato di conservazione dei siti. • Non serve avere la certezza di un effetto negativo, basta che questo sia possibile. La direttiva habitat si prefigge di armonizzare le esigenze della conservazione della biodiversità con quelle di sviluppo socio-economico. PERCORSO LOGICO: 1. Deve essere effettuata la valutazione d’incidenza 2. Devono essere esplorate le soluzioni alternative, inclusa l’ipotesi zero 3. L’ultima carta da giocare è quella delle misure di compensazione Valutazione d’impatto sociale (vis) Vanno valutati gli impatti sociali indiretti e indiretti. Due obiettivi: prevenire l’impoverimento e aumentare il benessere. Es. il rapporto Bergen (gasdotto tra sud e nord del Canada costruzione rinviata per permettere nuovi accordi tra nativi e governo canadese Vispo (valutazione d’impatto sulle pari opportunità) Per esempio ruolo delle donne e implicazioni nelle azioni di sviluppo. L’obiettivo è garantire l’uguaglianza di genere. Valutazione ambientale e ciclo di progetto 1. Formulazione/stima (studio di fattibilità) 2. Approvazione/finanziamento (proposta di finanziamento) 3. Implementazione (resoconti intermedi) 4. Valutazione (ex-post) 5. Identificazione (scheda del progetto) Principio 10 della dichiarazione di Rio Il modo migliore di trattare le questioni ambientali è quello di garantire la partecipazione di tutti i cittadini interessati. Convenzione di Aarhus • Diritto all’informazione ambientale • Diritto di partecipazione nei processi decisionali • Accesso alla giustizia per garantire i primi due diritti CAP 9 (conflitto socio-ambientali e cittadinanza in movimento) Linguaggi nei conflitti ambientali Conflitto Un’azione nella quale più parti con interessi contrapposti attivano azioni ostacolanti per limitare l’azione della parte rivale Classi: 1. I conflitti interpersonali (condominio) 2. I conflitti nelle organizzazioni (es. conflitti all’interno dell’azienda tra direzione ricerca e la produzione) 3. I conflitti relativi alle politiche ambientali (mobilitazioni contro le politiche pro OGM) 4. I conflitti tra stati (es. difficoltà tra stati nel gestire gli accordi sul clima) Accettazione sociale di opere: Mobilitazioni contro opere infrastrutturali, impianti per il trattamento di rifiuti etc Conflitti ambientali lontani (es. attività minerarie nelle Ande, mercato mondiale dei gamberetti) Approccio preventivi La società civile intende fare pressione sui decisori perché non si ripetano tragedie come quelle di Bhopal o Chernobyl Istituzione di aree protette • Nei pVS mobilitazioni per la messa a rischio di economie di sussistenza • Conflitto tra alternative ambientali • Opposizioni contro impianti di energie rinnovabili (per i danni al paesaggio e all’avifauna) 1 2. Visibilità esposizione di logiche contrapposte (cosa è successo finora? Cosa fare del conflitto esistente) (sequestro dei mezzi nella foresta) 3. Trasformazione (non molto frequente) Si riscrivono nuove regole nel rapporto tra popolazione, territorio e risorse (joint venture tra comunità locali e imprese forestali) la foresta non è una risorsa ma un territorio di vita di una comunità fondamentale per la propria riproduzione sociale Attori territoriali e risorse: 1. Mappa degli attori territoriali 2. Modalità degli attori di agire nel conflitto 3. Le questioni ambientali e territoriali oggetto di disputa Problem setting esplorare la dimensione creativa del conflitto. Non si tratterebbe tanto si scegliere tra alternative, quanto di produrre nuove alternative. Si tratta di convivere con il conflitto, sapendolo riconoscere e abitare in maniera costruttiva. Le prassi sui conflitti si concentrano sempre più sulla gestione creativa e sulla trasformazione creativa. Due vie principali: 1. Prevenzione (nel momento della decisione tramite gli approcci partecipativi) 2. L’intervento in un situazione conflittuale esistente Conflitti ambientali: programmati o evitati Le organizzazioni impegnate in azioni umanitarie hanno sperimentato come alcuni interventi, nati con finalità positive, abbiano rilevato effetti inattesi. (es. progetti irrigui nell’africa saheliana, pastori vs nomadi) Do not harm procedura che appartiene alla famiglia dei PCIA (peace and conflict impact assessment) tecniche che tengono conto degli impatti sui conflitti. Velutare , prima di realizzare l’intervento, l’impatto sul contesto locale per differenti attori. Valutazione exante come supporto alla progettazione. Check list “do not harm”: 1. Il contesto del conflitto 2. I conflitti e le fonti di tensione 3. I processi collaborativi 4. Il progetto 5. Impatti del progetto nella situazione conflittuale 6. Le alternative di intervento 7. Valutazione delle alternative e ridefinizione del progetto La diplomazia popolare (diplomazia a percorsi multipli) proprio perché un conflitto si muove su più possibili percorsi di cooperazione e conflitto tra le parti dalla dimensione culturale, economica alla comunicazione. Percorsi multitrack diplomacy: 1. Quello della amministrazioni nazionali o locali (spesso quello più utilizzato) 2. Quello dei mediatori (esperti nei conflitti) 3. Gestire i conflitti attivando relazioni economiche tra i soggetti (es. first Nation con imprese miste) 4. Incontri interpersonali tra piccoli o grandi gruppi di cittadini 5. Contributi dell’educazione formale, informale e della ricerca 6. Ruolo dell’attivismo nel costruire una cultura dei diritti umani 7. Coinvolgimento delle attività religiose 8. Supporto economico per le parti in causa 9. L’informazione e l’opinione pubblica che può agire come spettatore Non può esistere una ricetta conflittuale Il conflitto non ha sempre un’accezione negativa Conflitti incancreniti da anni di malgoverno (rifiuti campania) rappresentano un malessere della democrazia CAP 10 (ambiente e partecipazione) Cittadinanza attiva 1989-90 Progetto tgv Mediterranèe (300 km tra Lione e Marsiglia) protesta dei vignerons, cittadini e sindaci che portò all’occupazione della linea ferroviaria. Intervento di Mitterand, che nomina una commissione di esperti (tre anni di ritardo) Convenzione di Aarhus 1998 (Principio della partecipazione dell’opinione pubblica) Si passa dal government (misure nella quale prevale la dimensione gerarchica dell’amministrazione) alla governance (modalità di gestione dell’amministrazione che cerca di coinvolgere i diversi skateholder e attori della società civile) Natura di azione collettiva di qualunque processo di regolazione Il soggetto pubblico rimane un attore forte ma diventa soprattutto un network manager (stoker) che stimola l’interazione tra i soggetti e rimuove i blocchi avvicinando la scala dell’azione a quella della decisione. Superate le procedure decisionali top-down sul DAD (decidi-annuncia-difendi) Tema della partecipazione in Francia Segolene Royal grande importanza all’ascolto partecipativo dei cittadini (ha fatto familiarizzare con le giurie cittadine) In crisi la figura dello scienziato sapiente si passa alle teorie della complessità (poiché la partecipazione è un processo di apprendimento collettivo) Albero della partecipazione La partecipazione può essere: 1. Vera e propria governance 2. Consultazione poco vincolante per i cittadini Democrazia partecipata e deliberativa. To delibarate significare discutere una questione (quindi basato sullo scambio di idee e informazioni tra i partecipanti) La democrazia deliberativa non si propone come sostituta della democrazia rappresentativa ma come COMPLEMENTARE Si contrappone alla logica del voto (diventa un dialogo con una possibile trasformazione delle preferenze di chi vi partecipa) Per questo è molto importante in questo percorso la qualità dell’informazione. Es. Shell 1995 vuole affondare la ormai desueta piattaforma di perforazione Brent Spar. L’opinione pubblica protesta sostenuta da concrete motivazioni logico-scientifiche. Distinzione generale tra strumenti partecipativi a scopo conoscitivo e strumenti di partecipazione di natura politica. IAP2 (International Association For Public Partecipation) SCALA DELLA PARTECIPAZIONE 1 Es. giuria popolare in Francia contro i cambiamenti climatici (con Ademe) Silent Spring (Rachel Carson – Biologa marina del dipartimento della pesca degli USA) Grazie a questo lavoro crea un’efficace associazione nella popolazione tra l’uso dei pesticidi (DDT) e il degrado ambientale. Enorme coinvolgimento della popolazione nascita dell’epa( Enviromental Protection Agency) 1972 messa al bando del DDT Il valore di ciascuna esperienza di partecipazione deve essere considerato sulla base del contesto storico e geografico nel quale interviene. (es. Romania con la restituzione di alcuni Ha di terre degradate a 325 nuovi proprietari associazione dei proprietari forestali locali riforestazione) Es. Comblain au point (Vallonia) Industria estrattiva della pietra in declino. Individuata in una delle grotte una ricca comunità di pipistrelli. In una prima fase l’amministrazione comunale si orienta per un intervento di valorizzazione. La negoziazione conduce a una revisione almeno parziale con la creazione di un centro di educazione ambientale Due logiche: 1. Prima Le istituzioni centrali consultavano la società civile per avere conoscenze territorializzate utili a favorire l’accettazione degli interventi 2. Dopo È la stessa società civile a organizzarsi per la mobilitazione degli attori sociali intorno a grandi progetti 1969 Usa Nasce la Via inserita nella Nepa (national enviromental policy act) attuata a partire dal ‘79 L’istituzionalizzatone della partecipazione (si può formalizzare la partecipazione?) nel corso degli anni ’80 e ‘90 • Il caso della Gran Bretagna è peculiare(inversione di tendenza) Planning bill Tutte le decisioni sulle localizzazioni delle infrastrutture non sono più soggette all’approvazione di governo e comunità locali ma ad una commissione di esperti. La regione toscana si è dotata di una legge che dà piena attuazione alla partecipazione dei cittadini. Nessuno può occupare da solo il ruolo di decisore. Modifiche al paradigma dell’amministrazione pubblica: 1. Lo stato non è più il solo padrone a bordo. 2. La governance invita la società civile a considerarsi corresponsabile nei processi di elaborazione, di decisione e attuazione dell’azione collettiva Esempi negativi
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