Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Politiche economiche dei Mercati e dell'Ambiente, Sintesi del corso di Economia Politica

Riassunti dei capitoli richiesti dalla Professoressa Porrini per l'Esame di Economia Politica del Corso di Laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali presso l'Università degli Studi di Lecce.

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

Caricato il 03/02/2016

sofia_solenne
sofia_solenne 🇮🇹

5

(1)

1 documento

1 / 14

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Politiche economiche dei Mercati e dell'Ambiente e più Sintesi del corso in PDF di Economia Politica solo su Docsity! 1) P I L e P O V E R T A’ Il termine PIL è l’acronimo di Prodotto Interno Lordo dove P sta per prodotto nel sistema economico sia in termini di beni materiali che di servizi,I sta per interno,cioè tutto quello prodotto all’interno del territorio ed L sta per Lordo,cioè indica una misura al lordo degli ammortamenti,cioè i costi dei beni distribuiti in più esercizi. Il Pil viene stimato dall’Istat,che attraverso delle indagini raccoglie tutti i dati relativi alla produzione Industriale. Viene calcolato in tre modi. 1) Metodo della distribuzione del reddito (si somma tutto ciò che viene distribuito sotto forma di retribuzioni,lavoro-salari e capitale-profitto); 2)Metodo del Valore Aggiunto(si somma tutto quello prodotto dai singoli settori); 3)Metodo della Domanda Aggregata(si sommano i consumi,gli investimenti, la spesa pubblica e la differenza tra importazione ed esportazione per quantificare la produzione e vedere come viene impiegata. Impiego distinto in consumi,investimenti,acquisti pubblici,esportazioni nette. Il PIL viene misurato annualmente e viene calcolato anche trimestralmente come indicatore di performance. Un’altra importante definizione di Pil è il PIL-PRO CAPITE,cioè quello mediamente suddiviso tra gli abitanti di un Paese. Se si avesse nella realtà,una distribuzione individuale pari al reddito pro-capite,il Pil risulterebbe distribuito in modo uguale a ciascun cittadino ottenendo un’equa distribuzione come affermato dalla Teoria di Atkinson che lega il benessere sociale ad una distribuzione più equa. Ci sono due indici che misurano il livello di povertà:quello ASSOLUTA che è data dalla percentuale di persone che non possiede neanche 1 dollaro al giorno,parametro utilizzato dalla Banca Mondiale. L’Istat definisce la soglia di povertà assoluta come la spesa minima per acquisire i beni e servizi essenziali alle famiglie per avere uno standard di vita decente. L’altra povertà è detta RELATIVA,cioè commisurata all’ambiente,al luogo e alle situazioni in cui si vive. Per ottenere il dato,si divide la spesa per le famiglie per il numero dei componenti. 2) LA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO e LA CRESCITA ECONOMICA Molto importante è valutare nella realtà,come è posseduto il reddito dai vari individui. Si possono utilizzare due misure: i DECILI ed i CENTILI. Con i decili,la popolazione viene divisa in dieci gruppi di uguale numerosità. Il primo gruppo indica il più povero sino all’ultimo gruppo che è quello della popolazione con il reddito più alto individuando così facendo,come si ridistribuisce il reddito. I Centili prevedono la suddivisione della popolazione in cento classi. Un altro importante indice riguarda la CONCENTRAZIONE,cioè quanti individui della popolazione hanno un certo reddito. A differenza dei decili e centili,non si parte dalla numerosità ma dal reddito. Il più famoso indicatore di concentrazione è la Curva di LORENZ che analizza quanta parte della popolazione possiede un certo reddito. Diciamo che un Paese quanto più è lontano dalla Curva di Lorenz,tanto più sarà poco equo. Un altro indicatore di concentrazione è l’Indice di GINI che misura il rapporto tra l’area della curva di Lorenz e il triangolo delimitato dal 100% della popolazione e dal reddito. Gini valuta il grado di diseguaglianza della distribuzione del reddito calcolato dall’Istat sulla base di redditi familiari equivalenti. Quando si è di fronte ad una non equa distribuzione di risorse,si possono decidere politiche di redistribuzione del reddito intervenendo in modo diretto modificando i redditi attraverso dei vincoli posti al mercato su prezzi e salari. Alzare i salari è un modo diretto di alzare il reddito così come l’introduzione di un sussidio di disoccupazione. Agire sulle politiche fiscali ad esempio intervenendo sui ticket sanitari esentandolo le fasce più povere della popolazione è un modo indiretto di ridistribuire il reddito agendo sulla leva fiscale. Altri due interventi di contrasto alla povertà sono. Il REDDITO di CITTADINANZA che è un programma in cui l’elargizione del sussidio non è legato alle condizioni patrimoniali ed economiche dell’individuo in quanto aperto a tutti ed il REDDITO MINIMO GARANTITO basato su regole uguali per tutti che subordinano la concessione del sussidio all’accertamento del reddito del richiedente. La CRESCITA ECONOMICA è l’aumento della quantità di beni e servizi,quindi l’aumento del Pil,la ricchezza prodotta in un dato tempo. La disponibilità di beni e servizi per ciascun membro familiare,aumenta solo se il tasso di crescita(PIL) risulti maggiore del tasso di crescita della popolazione. Ci sono due fattori che influenzano la crescita: da un lato quelli economici e dall’altro quelli extra economici ed Istituzionali. Il tasso di crescita del Pil può essere causato dall’aumento della produttività,dall’aumento del capitale fisico,dall’aumento della forza lavoro favorendo il progresso tecnico o il risparmio. Alcuni studi recenti hanno dimostrato che è l’interazione tra investimento in capitale fisico e progresso tecnico in quanto gli investimenti consentono un duraturo aumento del tasso di crescita così come l’interazione tra produttività e capitale umano. 3) LIMITI del PIL e LE ALTERNATIVE. Lo SVILUPPO SOSTENIBILE Si discute se il PIL sia una misura corretta del benessere. Normalmente si è portati a pensare che il benessere corrisponda al livello di produzione di un Paese: l’assioma che più si produce,più le persone stanno bene viene messo in discussione così come i limiti del PIL che non rileva la quantità e qualità dell’Istruzione,il livello d’Istruzione,il rispetto dell’ambiente,lo stato di salute e non tiene conto delle cosiddette Esternalità negative di produzione che si verificano quando l’attività di produzione di un’Impresa riduce il benessere di altri soggetti(es:inquinamento di un fiume ad elevata pescosità da parte di una fabbrica). Dal punto di vista statistico si parla di:1) Economia sommersa cioè quella legale che sfugge al controllo ed alle rilevazioni del P.A. a causa dell’evasione fiscale;2) Economia illegale e criminale,cioè quell’attività di produzione di beni e servizi la cui vendita,distribuzione e possesso sono proibite dalle norme penali; 3) Economia Informale,cioè le attività legali svolte su piccola scala con rapporti di lavoro basati su relazioni familiari. L’Istat identifica anche ECONOMIA NON DIRETTAMENTE OSSERVATA,quelle attività economiche che dovrebbero essere incluse nella stima del Pil ma che non sono registrate. Le attività informali sono le attività produttive legali svolte con bassi livelli di organizzazione:queste attività produttive legali,non registrate per mancato aggiornamento degli archivi del sistema di raccolta dati statistici,costituisce il SOMMERSO STATISTICO. L’economia sommersa,cioè l’attività legale che non rispetta norme fiscali e contributive,a livello internazionale,viene denominata SOMMERSO ECONOMICO da non confondersi con l’economia informale che fa riferimento ad aspetti strutturali e non ad obblighi fiscali. La valutazione dell’economia sommersa effettuata dall’Istat individua una ‘’forchetta’’ di stime: il valore inferiore di quest’ultima è dato dalla parte del PIL Italiano che è ascrivibile al sommerso economico;quello superiore si riferisce alla parte del Pil che oltre al sommerso economico ingloba anche una componente che è l’insieme di problematiche statistiche ed economiche. Una pratica di economia sommersa è il mancato versamento dei contributi sociali. se le prestazioni lavorative non sono osservabili,producono un reddito non dichiarato nelle unità produttive. Due Economisti Nordhaus e Tobin hanno proposto,proprio convinti che il benessere delle persone dipenda anche da altri fattori non conteggiati quali la qualità della vita e la sicurezza sul lavoro,la MEW(Measure of Economic Welfare) che prevede tre modifiche al Pil:dare maggiore peso alle spese per gli investimenti che consentono di avere una migliore performance nel futuro,introdurre una misura dal valore domestico e misure riguardanti l’ambiente prevedendo altri indicatori,nell’ottica di superare il Pil,come il PIL Verde (GREEN GDP) che si ottiene sottraendo al PIL i costi per danni ambienti subiti ed il rimanete deprezzamento del valore. Un altro indicatore è l’indice di sviluppo umano( Human Development Index) proposto dal UNDP( United Nations Development Program) che aggrega il reddito pro-capite,la speranza di vita alla nascita ed il tasso combinato di analfabetismo e scolarizzazione. Ma la formulazione più avanzata di superamento del Pil è il Genuine Progress Indicator(GPI),che sottrae i costi legati alla criminalità,ai divorzi,all’inquinamento ed aggiunge il lavoro svolto all’interno della famiglia ed il volontariato. La crescita del Pil è sicuramente importante per le condizioni di vita,ma il suo impatto dipende da come vengono impiegate le risorse in più:il rapporto tra crescita economica e miglioramento degli standard di vita con le disuguaglianze sociali e dove vengono assegnate le maggiori entrate. Lo SVILUPPO SOSTENIBILE. Da tempo ci si pone questa domanda: A cosa condurrà nel lungo periodo,un aumento continuo della produzione? Ad un esaurimento delle risorse:quindi il tema è come le riproduciamo? Nel momento in cui scarseggiano l’acqua,l’aria ed il paesaggio,se aumenta il Pil ogni anno,questa situazione come può essere ‘’sostenuta’’? L’introduzione politica al concetto di Sviluppo Sostenibile risale ad una 5) La D I S O C C U P A Z I O N E ed i R I M E D I Misurare la disoccupazione significa misurare i non occupati,cioè coloro che vorrebbero lavorare ma non riescono a trovare lavoro. Il tasso di disoccupazione si ottiene come rapporto percentuale tra la popolazione di 15 anni e più in cerca di occupazione e le forze lavoro che sono date dalla somma degli occupati e delle persone in cerca di occupazione: si parla perone che attivamente hanno compiuto un’azione di ricerca almeno quattro settimane prima al periodo preso in esame. Nella percentuale della forza lavoro si utilizza la misura di coloro che hanno la capacità di lavorare e che non sono al di sotto dei 15 anni o in pensione. Un altro tipo di misurazione è il tasso di occupazione della popolazione tra i 20 e 64 anni previsti dalla strategia Europa 2020 per lo sviluppo che prevede un tasso di occupazione per quella fascia pari al 75%( nel 2011 l’Italia è al 62,2%). Importante è inoltre analizzare il tasso di occupazione nei diversi settori di attività,quello femminile e quello diviso per aree geografiche. Un’altra misurazione è il tasso di inattività che si ottiene dal rapporto percentuale tra le non forze di lavoro nella fascia di età 15-64 anni e la corrispondente popolazione e sono quelle che non sono occupate né vogliono cercare lavoro. Un fenomeno importante nell’analisi del mercato del lavoro è il fenomeno del lavoro sommerso ‘’lavoro nero’’,cioè dal lavoro svolto fuori dalle norme(secondo il FMI è al 27%) che alimenta evasione fiscale e disfunzione nei sistemi di protezione sociale. Nell’allora Trattato di Maastricht non furono inseriti il tasso di disoccupazione tra i parametri per i Paesi aderenti ma si preferì concentrarsi sul debito pubblico o per quanto riguarda la BCE ,l’inflazione. Per politiche del lavoro s’intendono interventi di elevata importanza: per mercato del lavoro è caratterizzato da una domanda espressa delle imprese,al contrario degli altri mercati in cui lo offrono. L’ offerta del lavoro è formalizzata dai lavoratori,la variabile che rende possibile l’incontro tra domanda e offerta è il salario/ stipendio,che deve essere sufficiente per far vivere dignitosamente il lavoratore. Se il mercato funziona,la domanda decresce al diminuire del salario e l’offerta cresce all’aumentare del salario che se è elevato a causa della rigidità del mercato del lavoro,non permette la discesa del tasso di disoccupazione. Le teorie che spiegano questo sono quella ‘’insider-outsider’’,cioè i lavoratori hanno l’interesse a mantenere alto il salario grazie all’opera dei sindacati e quella ‘’dei salari di efficienza’’,cioè quella che lega il salario alla produttività secondo cui il lavoratore più è pagato più tende a lavorare meglio e l’imprenditore ha l’interesse a pagare lo straordinario alla sua forza di lavoro già esistente piuttosto che prendere nuova forza lavoro. Due cause di disoccupazione sono elaborate dalla teoria keynesiana da un lato secondo cui la disoccupazione dipenderebbe da carenza di domanda in quanto le imprese non sarebbero incentivate ad assumere nuovi lavoratori aumentando la produzione e la ‘’disoccupazione strutturale’’ secondo cui la disoccupazione sarebbe legata a carenze infrastrutturali. I RIMEDI possono essere di diversi tipi. Se la disoccupazione dipende dalla rigidità dei salari,si possono adottare politiche che aumentino la flessibilità rendendo meno rigido il mercato del lavoro. Per quanto riguarda la carenza di domanda,la soluzione sarebbe aumentare la spesa pubblica perché costruire un’opera pubblica ha come effetto l’assunzione di persone. Per quanto riguarda poi la disoccupazione strutturale significa creare nuovi posti di lavoro attraverso un miglioramento delle infrastrutture e dell’ambiente in cui opera l’impresa che tende sempre ad assumere disoccupati di breve periodo rispetto a coloro che lo sono da più tempo. Altri due aspetti hanno effetti negativi sull’occupazione: le cause dell’integrazione internazionale e della globalizzazione che hanno conseguenza sulla manodopera meno qualificata e del ruolo dell’innovazione tecnologica che nel breve periodo,ha comunque effetti negativi. 6) POLITICHE DEL LAVORO, FLESSIBILITA’ e PRECARIETA’ In Italia si è introdotta una poderosa flessibilità nel mondo del lavoro:lo Statuto dei lavoratori del 1970 aveva delle rigidità,già negli a80 si introdussero nuove forme contrattuali ma è negli anni 90 che la flessibilità diventa oggettiva con la legge 196/1997 detto ‘’Pacchetto Treu’’ che introdusse modiche all’apprendistato,ai tirocini ed ai contratti di formazione,poi fu approvata la legge 30 del 2003 detta ‘’Legge Biagi’’ introducendo ulteriore flessibilità nel mercato del lavoro in modo da aumentare l’occupazione introducendo nuove forme contrattuali( contratti a progetto,lavoro intermittente,apprendistato).Da ultimo la legge 93 del 2012 detta Legge Fornero dove il legislatore si preoccupò di creare un mercato del lavoro inclusivo e dinamico volto a garantire soprattutto giovani e donne riducendo il periodo di transizione tra scuola e lavoro modificando il contratto di apprendistato ma introducendo una flessibilità mitigata ed intervenendo anche sui licenziamenti di tipo individuale,disciplinare o collettivo. La Fornero riformò il sistema degli ammortizzatori sociali con nuove regole sulla cassa integrazione e dell’Aspi( Assicurazione Sociale per l’Impiego) volto a sostenere le transizioni da un lavoro ad un altro. Questo intervento legislativo è stato molto criticato perché non ha ampliato le tutele per altre categorie lavorative come i precari o i lavoratori a progetto e non aver tutelato maggiormente il contratto di apprendistato. Una delle proposte di riforma del mercato del lavoro è quello di Boeri- Garibaldi che stabilisce ‘contratti a stabilità crescenti’’ tesi a ricondurre le forme contrattuali flessibili a nuove forme di contratto di lavoro a tempo indeterminato: si ha il CONTRATTO UNICO che prevede la sostituzione di tutte le forme di contratto dipendente a termine con un contratto a tempo indeterminato con la divisione del lavoro in tre fasi: una fase di prova,una fase d’inserimento ed una fase di stabilità: così facendo posso investire su un contratto destinato a durare. Il modello preso d’esempio dall’Unione Europea è quello della Danimarca dove si ha una flessibilità numerica dovuta alla forte mobilità del lavoro,forte flessibilità dell’orario,dell’organizzazione e del salario. Da sottolineare che nel Paese scandinavo l’intervento legislativo sul mercato del lavoro si limite a definire ferie,sanità e sicurezza lasciando gli aspetti principali alla libera contrattazione tra impresa e parti sociali: quindi flessibilità ma anche sistemi di protezione sociale: una delle critiche a questo modello è la sostenibilità fiscale di questo modello in caso di bassa crescita economica,di tensione da parti sociali o da vincoli di bilancio e così facendo prevarrebbe la flessibilità sulla sicurezza. 7) DEBITO PUBBLICO, DEFICIT di BILANCIO e POLITICHE di RIENTRO Il Debito pubblico assume molta importanza soprattutto in questa fase: è definito al 31 dicembre di ogni anno consolidando i conti delle Amministrazioni pubbliche e utilizzando specifiche. Nel 2012 il nostro debito pubblico ammontava a 2.000 miliardi di euro: il rapporto percentuale tra il debito delle amministrazioni pubbliche ed il Pil è un indicatore di solvibilità che offre un’informazione essenziale per la gestione della finanza pubblica..Questo indicatore mette in relazione l’entità complessiva delle obbligazioni del settore pubblico consolidato(Stato ed Enti Locali) con il flusso di beni e servizi prodotti dall’economia. Il nostro Paese è ancora lontano dal raggiungere l’obiettivo di Maastricht di contenere il rapporto debito/ Pil al 60 %: per quanto riguarda il suo finanziamento,nel 2012 circa 1.650 miliardi di euro di debito sono stati finanziati grazie all’emissione di titoli di debito quotati sui mercati finanziari. L’art 81 della Costituzione prevede che ogni anno il Governo presenti al Parlamento una legge di bilancio di natura previsionale con la quale si chiede l’autorizzazione ad incassare le entrate ed a procedere con il pagamento delle spese per l’anno successivo:il deficit pubblico dal 1987 al 1993 del nostro Paese ha viaggiato a due cifre mentre negli ultimi anni il livello dell’indebitamento netto della pubblica Amministrazione in percentuale del PIL ,che è l’indicatore di riferimento per la gestione del bilancio per la valutazione dei conti pubblici è stato fissato al 3% per l’adesione all’Unione Europea. Il livello e l’andamento del rapporto tra indebitamento netto e Pil,oltre che dal rigore delle politiche di bilancio,dipendono dalla crescita economica,dall’incidenza della spesa per interessi. Il Debito pubblico viene accumulato quando la spesa pubblica oltrepassa la quantità di risorse raccolte attraverso l’imposizione fiscale. Se lo Stato decide di fare investimenti che vedrà maturare i frutti dopo molti anni, è logico finanziare questa spesa emettendo del debito che poi verrà ripagato mano a mano che l’investimento realizza i suoi frutti mentre non si dovrebbe finanziare la spesa corrente con emissioni di debito perché ogni euro emesso dovrà essere rimborsato da una maggiore spesa in futuro:la quantità di debito emessa deve dipendere dalla capacità dello Stato di ripagarlo infatti un rapporto Deficit/Pil elevato determina un vincolo per il futuro perché costringe a destinare una cospicua parte di risorse per evitare un ulteriore aumento della sua incidenza. Da più parti si fa notare come un rispetto pedissequo del rapporto deficit/Pil influenzi negativamente il Pil perché non permette di liberare le risorse per lo sviluppo e per gli investimenti. Il Debito non può crescere in definitivamente,sarebbe come quel soggetto che spende più di quello che guadagna. Gli interventi per il contenimento del debito sono noti come POLITICHE di RIENTRO: in Italia furono pesanti per la collettività per permettere al nostro Paese di poter entrare nell’Unione europea e monetaria per affrontare le varie crisi succedutesi negli ultimi anni. Una PRIMA forma di rientro è il disconoscimento da parte dello Stato dell’intero ammontare del debito collocato presso i cittadini e non è mai successo nella storia del nostro Paese,una SECONDA tipologia sono quelle politiche che cercano di portare il bilancio corrente in pareggio magari riducendo la spesa pubblica ed aumentando la pressione fiscale con grave effetto sui cittadini. L’Italia ha una situazione di spesa apparentemente elevata in relazione alla qualità dei servizi pubblici: servirebbero intervento sugli sprechi e su una riduzione,ma anche riordino della spesa pubblica migliorandone efficienza e oculatezza. Si può scegliere per attuare delle politiche di rientro anche la strada di aumentare la pressione fiscale che è calcolata dal rapporto tra il prelievo fiscale ed il Pil.Questa teoria oltre ad essere malvista dai cittadini lo è anche da alcuni economisti come Laffer( Curva di Laffer) secondo cui abbassando le tasse aumento il gettito fiscale:quando la tassazione è elevata non ha più senso investire e produrre disincentivando quindi l’attività economica. è auspicabile congiuntamente abbassare la pressione fiscale e ridurre la spesa pubblica. Si possono attuare politiche di rientro anche attraverso OPERAZIONI di FINANZA PUBBLICA che si basano su alienazioni di asset pubblici:da questa privatizzazione si potrebbe destinare l’incasso all’abbattimento del debito destinando il patrimonio di 400 miliardi dello Stato sul mercato in più round per evitare l’abbassamento del mercato immobiliare e l’inefficacia dell’incasso previsto:le obiezioni sulle dismissioni o privatizzazioni è che in genere bisogna aspettare periodi di crescita maggiori evitando di dismettere durante periodi di bassa crescita. Aumentare la pressione fiscale crea recessione,bisogna tagliare la spesa per risanare i conti dello Stato e procedere a ridurre le tasse su imprese e lavoro. 8) Il MERCATO e la CONCORRENZA La concorrenza perfetta è una forma di mercato molto teorica ma di difficile applicazione nella realtà: gli elementi più importanti sono l’esistenza di una pluralità di imprese piccole che producono gli stessi beni. Essendo di fronte ad un bene omogeneo,il consumatore è libero di acquistare da un’impresa o da un’altra. Inoltre ogni operatore avendo una quota piccola di mercato,non può influenzare il prezzo del bene che è determinato dal confronto tra domanda ed offerta complessiva e non vi sono barriere all’entrata perché l’informazione è perfetta ed acquisibile liberamente da chiunque. Per quanto riguarda il profitto,la retribuzione dell’imprenditore è già compresa nei costi di produzione e questo fa si che un’eccedenza dei ricavi sui costi porta all’ingresso di altre imprese nel mercato con un aumento dell’offerta globale. La realtà ci dice che ci sono diverse limitazioni della libertà d’accesso o che inducono le imprese a collegarsi ed unirsi tra loro. L’estrema forma di mercato opposta alla concorrenza è il MONOPOLIO che si ha quando una sola impresa si trova a fronteggiare l’intera domanda di mercato: per dimostrare la superiorità del della concorrenza perfetta sul monopolio si fa riferimento al principio di ‘’Ottimo Paretiano’’ che prevede che le risorse siano utilizzate in modo ottimale quando non sia possibile,usandole in maniera diversa,aumentare il benessere di un membro della collettività senza diminuirne quello di un altro. Nel caso di concorrenza perfetta,i consumatori ricavano dal bene un eccesso di utilità rispetto al prezzo pagato per acquisirlo(si parla di surplus del consumatore) ed i produttori ottengono per il loro prodotto un prezzo superiore al costo marginale che sostengono per produrlo(surplus del produttore) mentre nel monopolio si ha una riduzione dell’efficienza determinata dalla riduzione della produzione che crea un divario tra il prezzo del bene e il suo costo marginale. Un’altra forma di mercato è l’OLIGOPOLIO che è caratterizzato dall’esistenza di un limitato numero di produttori di rilevanti dimensioni in grado di soddisfare le domanda di mercato. Esso deve essere perfettamente ‘’contendibile’’,cioè deve garantire un ingresso libero e veloce,non gratuitamente 11) La RESPONSABILITA’ delle IMPRESE ed il PRINCIPIO del ‘’CHI INQUINA PAGA’’ Il principio ‘’chi inquina paga’’ (in inglese PPP) è uno degli elementi fondanti delle politiche comunitarie ed implica che coloro che attuano inquinamento o causano danni all’ambiente,si devono fare carico dei costi necessari ad evitare o riparare l’inquinamento o il danno. Uno dei principi chiave per l’interpretazione del principio riguarda la delimitazione del costo da addossare all’inquinatore, vi sono due possibilità:’’accezione restrittiva’’, all’inquinatore vengono addossati i costi delle misure di lotta all’inquinamento previste da norme di settore e ‘’l’accezione estesa’’ in cui oltre ai costi delle misure di lotta all’inquinamento,l’imprenditore dovrà rispondere anche dei costi sociali che gravano sulla collettività causate dalle attività inquinanti perpetrate. L’eventuale concessione di finanziamenti pubblici per interventi di lotta all’inquinamento non sono in contrasto con il principio di ‘’chi inquina paga’’. Gli strumenti obbligatori si distinguono in : 1) Strumenti di comando e controllo consistente in attribuire degli standard ai quali l’imprenditore deve far fronte e prevenire; 2)Strumenti di Mercato che lasciano all’interno di norme precise,la libertà all’imprenditore il come ottemperare alle norme e sono: a) le’’Tariffe e Tasse’’ cioè prestazioni in denaro allo scopo di indurre l’inquinatore a ridurre o eliminare l’inquinamento; b) i permessi negoziabili di cui l’inquinatore deve essere in possesso per poter svolgere l’attività economica. Vi è una terza tipologia di strumenti,l’introduzione dir responsabilità civili e penali a carico dei responsabili della produzione di danni ambientali con funzione preventiva: altri strumenti sono gli incentivi pubblici per la diffusione di determinate tecnologie a ridotto impatto ambientale. In Europa la Direttiva n 35 del 21/04 2004 ha delineato un sistema di attribuzione delle responsabilità di tipo oggettivo che non da retroattività, e che consente a chi esercita un’attività pericolosa,di affrontarne il rischio inerente anche se sorge il problema di quell’imprenditore che non riesce a farsi carico dei danni economici. In questo caso ci sono due strumenti: A)’’ Lender liability ’’, estendere la responsabilità ad altri soggetti collegati all’impresa; B) ‘’Financial responsability ’’ in cui si utilizzano gli strumenti atti a dimostrare ex ante,che qualora l’imprenditore dovesse inquinare,ha i mezzi economici necessari per riparare e compensare i danni ambientali causati. L’incidente ambiente si caratterizza dal fatto che si va a danneggiare risorse che sono BENI PUBBLICI,si parla di ‘’vittime collettive’’ non ben definite e si fornisce loro la CLASS ACTION che sono delle azioni collettive mirate al riconoscimento di un danno. Ci sono diversi critici di valutazione monetaria per attribuire un valore di mercato all’ambiente: 1) ‘’Metodo delle preferenze espresse’’,cioè quanto pagherebbero gli individui per non aver avuto quel particolare danno; 2) ‘’Metodo delle preferenze rivelate’’ mettendo nelle condizioni i consumatori di poter esprimere indirettamente un prezzo; 3) ‘’Metodo della Valutazione Edonica’’ che si basa sui gusti espressi nell’utilizzo della risorsa(es:prezzo dell’immobile). Il legislatore nel Testo unico Ambientale ha inserito il ‘’criterio del costo di ripristino’’,cioè il costo di risarcimento:la costante diffusione di fenomeni di inquinamento ambientale oltre a porre il problema di un risarcimento patrimoniale per danni subiti ha anche posto una serie di problemi di valutazione di elementi non patrimoniali da illecito ambientale che si distinguono in ‘’danno morale,il dolore e’’danno biologico’’, lesione dell’integrità psico-fisica. Negli ultimi tempi si parla anche di ‘’danno esistenziale’’ subito dal singolo soggetto a causa di un illecito ambientale consistente in un degrado della sua qualità di vita e di conseguenza,di una sofferenza psicologica dell’individuo. 12 ) I RIMEDI alle ESTERNALITA’ : TASSE e PERMESSI VENDIBILI Le TASSE sono strumenti economici che consentono l’ internalizzazione degli effetti negativi sull’ambiente conseguenti ad azioni di produzione:hanno un effetto d’incentivo perché sono degli strumenti indiretti di controllo. Uno dei problemi chiave è la raccolta ed il riutilizzo del gettito ed il fatto che una tassa va a colpire un settore piuttosto che un altro creando conseguenze sulla concorrenza in quanto altera il prezzo facendolo lievitare. Vi sono diverse TASSE AMBIENTALI: 1)Tassa sulle emissioni colpendo gli effetti esterni nell’ambiente( esempio Carbon tax che colpisce le emissioni di anidride carbonica);2)Tasse d’uso che si pagano per l’utilizzo di alcuni servizi ambientali(servizi di depurazione); 3)Tasse che incidono sulla vendita dei prodotti,l’utilizzo dei quali comporta inquinamento nella fase del consumo(sacchetti di plastica); 4) Tasse o tariffe Amministrative che si applicano quando si utilizza in modo particolare l’ambiente ad esempio sfruttando economicamente una spiaggia attraverso una concessione; 5) Depositi Rifondibili che consistono in un sovrapprezzo che viene applicato sulla vendita dei prodotti inquinanti e che viene restituito se si rispettano alcune condizioni. Diverse dalle tasse sono i SUSSIDI che vengono utilizzati per incentivare comportamenti positivi e possono essere:’’ a fondo perduto’’ erogati alle aziende che adottano tecnologie pulite,’’finanziamenti a tasso agevolato’’ concesso a tassi inferiori rispetto al mercato, ‘’sgravi fiscali’’ con i quali si sgravano dalle tasse per il loro comportamento di tutela ambientale. Le tasse ambientali si dividono in tasse sull’energia( prodotti energetici utilizzati per i trasporti quali benzina e diesel),sui trasporti( proprietà ed utilizzo di veicoli) e sull’inquinamento che comprendono quelle sulle emissioni in atmosfera. I PERMESSI VENDIBILI sono degli strumenti economici adottati per aggiungere obiettivi nazionali che coinvolgono scelte di politica ambientale destinate alle imprese: l’idea è quella di utilizzare i meccanismi del mercato per correggerne i fallimenti. I permessi vendibili sono l’esempio di come si possa creare un mercato proprio attraverso l’attribuzione di diritti di proprietà dando un prezzo alle risorse ambientali. E’ il livello internazionale a decidere quale sia il livello d’inquinamento sostenibile fissando oltre al limite massimo anche il prezzo per quote d’inquinamento. Si vende alle imprese il diritto ad inquinare: dare un prezzo all’inquinamento che le imprese provocano a danno dell’ambiente per raggiungere il fine di limitare l’inquinamento. I premessi devono essere vendibili e trasferibili:non solo vendute da agenzie statali alle persone ma scambiate tra imprese stesse:in questo caso si parla di ‘’diritti scambiabili ad inquinare’’ che consente di fissare un limite all’inquinamento ed incentivare le imprese ad adottare misure efficienti di prevenzione. Il primo passo per determinare un limite di emissioni è determinare un obiettivo che deve essere di tipo quantitativo e comporta un problema di misurazione. Questa è l’offerta di quote prefissate,ogni quota è una quantità di emissioni autorizzate,poi si applica ‘’baseline and credit’’,definendo un livello base di emissione. Per determinare la quantità di permessi vendibili si utilizzano diversi sistemi: A) ‘’il Sistema dei punti ricettori(APS) in cui i permessi vengono definiti sulla base dell’esposizione in corrispondenza del punto ricettore e sull’effetto che hanno le emissioni; B) il ‘’Sistema di Permessi di Emissione’’( EPS) nel quale i permessi vengono definiti sulla base della fonte di emissione; C) il ‘’Sistema di Contro- bilanciamento dell’inquinamento(PO) dove i permessi vengono definiti in termini di emissioni scambiandoli in un’area definita e con il rispetto dello standard nei punti ricettori. L’ ‘’Assegnazione delle Quote’’ può essere di diversi tipi: basandola sull’asta tra soggetti qualificati,sull’assegnazione gratuita sulla base dei livelli storici,sulla base di un prezzo fisso indicato da parte delle Autorità per ogni singola quota di emissione. Questo sistema dei permessi vendibili è stato deciso a livello internazionale per far fronte ai cambiamenti climatici che riguardano l’aumento di uragani,temporali,la desertificazione: alcuni punti critici sono il monitoraggio con eventuale sanzione ed il basso scambio di permessi ed anche per una motivazione etica per la quale sarebbe sbagliato dare un prezzo all’ambiente. Una delle questioni che più interessano le Nazioni son l’intensità dei cambiamenti climatici e dell’effetto Serra. Per questo fu firmata una CONVENZIONE ch è un Trattato Internazionale di Cooperazione che istituì la ‘’Conferenza delle Parti’’ che si riunisce una volta l’anno e che operativamente intervenne realmente nel 1997 con l’approvazione del ‘’Protocollo di Kyoto’’ contro il riscaldamento del pianeta che doveva entrare in vigore solo nel 2005,impregna i Paesi a ridurre complessivamente del 5,2% entro il 2008-2012 le principali emissioni di gas a effetto Serra(metano,anidride carbonica..). Secondo il protocollo,si devono diminuire le emissioni nei settori dell’energia(industrie nelle produzione ,carbone e petrolio,dei processi industriali e dell’agricoltura intesa come zootecnia e fermentazione enterica. Il Protocollo prevede due strumenti per raggiungere diminuzioni. 1) le ‘’Politiche e Misure’’,interventi previsti dallo Stato all’interno del territorio nazionale come il miglioramento dell’efficienza energetica; 2) i ‘’Meccanismi flessibili’’ che danno l possibilità di utilizzare a proprio credito una diminuzione di emissione fuori dal territorio nazionale: queste misure riducono le emissioni. I meccanismi flessibili si dividono in: 1)’’International Emissions Trading(IET) consiste nella possibilità che uno Stato,un’azienda,possano comperare o vendere ad altri stati,permessi di emissione; 2)‘’Clean Development Mechanism(CDM) è un meccanismo attraverso cui un’azienda privata realizza in un Paese in via di sviluppo,un progetto di limitazione delle emissioni di gas serra:la differenza tra il gas emesso realmente e quella che sarebbe stato emesso senza il progetto,da l’emissione evitata; 3) il ‘’Joint Implementation(JI) è un meccanismo che collega i paesi industrializzata quelli con economia in transazione,permette di ottenere crediti di emissione attraverso investimenti in tecnologie pulite in altri Paesi. Nel 2011 le Nazioni hanno deciso di istituire la ‘’Durban Platform’’ che ha il compito di coinvolgere tutti i Paesi,compresi gli USA nella sfida contro il riscaldamento del pianeta: nella successiva riunione del dicembre 2012 si è approvato un documento finale,deludente perché in pratica passando ad un’’ Kyoto 2’’ meno vincolante per i Paesi rispetto al vecchio sistema. 13 ) Il caso dei RIFIUTI e la ‘’Sindrome NIMBY’’ I rifiuti come effetti esterni che derivano dall’attività di consumo sono delle esternalità: sono dei costi che consumatori ed imprese scaricano su soggetti terzi,in questo caso la Società. Quindi è necessario l’intervento dello Stato trovando degli strumenti per far pagare il costo di eliminazione di questi rifiuti a chi lo provoca. Lo strumento più diffuso è quello della TASSA che grava su chi ha prodotto le esternalità per coprire i costi che attengono all’internalizzazioni degli effetti sterni. Le tasse si distinguono per i rifiuti da ‘’uso domestico ’’( commisurato alla grandezza della x casa) o da ‘’uso industriale’’.In altri Paesi si misura la quantità dei rifiuti,pesandoli o utilizzando dei contenitori. Bisognerebbe per pagare meno,consumare meno rifiuti o ‘’riciclando’’ attraverso un’incentivazione e riutilizzazione di determinati prodotti(es:vetro).La direttiva Europea n 98 del 2008,recepita dall’Italia chiede agli stati membri dì impegnarsi per adottare tutte le misure utili a consumare meno rifiuti progettando ecologicamente i prodotti in modo da produrre ‘’Beni Sostenibili’’.I RIFIUTI URBANI sono costituiti da rifiuti domestici,proveniente da abitazioni civili,i rifiuti non pericolosi assimilati ai domestici (uffici ed esercizi commerciali9,tutti i rifiuti giacenti sulle strade,i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi. E’ necessario dividere le tipologie dei rifiuti e per questo si parla di ‘’Raccolta Differenziata’’ che rende omogenei le frazioni diverse destinate al recupero e riutilizzo dalla parte organica raccolta attraverso un contenitore e poi smaltita: l’ordine di priorità per una corretta Raccolta Differenziata sono: Prevenzione,Preparazione per il riutilizzo,Riciclaggio,Recupero di altro tipo (energia),Smaltimento. Uno dei modi di smaltire è in DISCARICA, che è l’area adibita a smaltire rifiuti mediante deposito sul suolo riducendone preventivamente il volume e la pericolosità e l’altro sono i TERMOVALORIZZATORI che dovrebbero eliminare i rifiuti creando una fonte d’energia ma anche immettendo delle emissioni nocive. All’istallazione dei Termovalorizzatori si oppongono le popolazioni locali dando luogo alla ‘’sindrome di NIMBY’’, ‘’non nel mio cortile’’ ed è necessario giungere ad un accordo con le popolazioni,previo dialogo e confronto prima delle decisione finale. Se l’iter dovesse seguire la normalità ci potrebbero essere delle ‘’opere di compensazione’’ che renda più digeribile l’opera ma in nella stragrande maggioranza dei casi,la forza dei Comitati,delle Associazioni,delle lobby Ambientaliste e non,spinte dai media e da visioni ideologiche che bloccano tante opere pubbliche necessarie ed urgenti in un Paese che ha bisogno di ‘’Futuro’’ 14) Analisi ECONOMICA delle ATTIVITA’ CULTURALI Si considera molto spesso,sbagliando clamorosamente,che Economia e Cultura sia due termini sconnessi o in antitesi tra loro ma le ATTVITA’ CULTURALI oltre a rappresentare un arricchimento umano e sociale,sono importanti per l’economia specialmente per un Paese dotato di un grandissimo Patrimonio artistico a livello mondiale: l’Italia è il primo Paese al mondo per siti patrimonio UNESCO(47 su 936) e dei musei nettamente superiori in numero,rispetto a tutti gli altri Paesi. Oltre al patrimonio storico ed artistico,si posso comprendere le attività a contenuto industriale(design),attività che vede l’Italia tra i primi posti al mondo. Le attività culturali sono quelle a contenuto non industriale ma accanto a queste vengono ricomprese quelle a contenuto industriale(editoria,discografia,cinematografia),i settori delle industrie ed attività creative
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved