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Popoli e Paesi nella cultura altomedievale., Sintesi del corso di Filologia

Sintesi del saggio di Orlandi di Filologia del testo.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 01/07/2024

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Scarica Popoli e Paesi nella cultura altomedievale. e più Sintesi del corso in PDF di Filologia solo su Docsity! FILE 6 PT.2= POPOLI E PAESI NELLA CULTURA ALTOMEDIEVALE. TEMI E CORRENTI NELLE LEGGENDE DI VIAGGIO DELL'OCCIDENTE ALTOMEDIEVALE-GIOVANNI ORLANDI: Il periodo a cavallo tra tarda antichità e Alto Medioevo è caratterizzato da chiusure e disconnessioni piuttosto che da aperture e connessioni. Non si può parlare di un potere politico unitario in Occidente, tantomeno di una cultura e letteratura unita. La cultura scritta si frammenta e si sconnette sempre più dalla cultura latina. La cultura europea precarolingia, però, si definisce in un insieme di testi e idee caratteristiche, seppur oggi parlarne in modo unitario sia un'impresa ardua. La diffusione delle leggende agiografiche è seguita dalle traduzioni e dai rifacimenti delle stesse in lingue diverse. La diffusione ci conduce dall'antichità cristiana al medioevo, passando per il Mediterraneo fino alle spiagge dell'Atlantico settentrionale. Stesso itinerario segue la diffusione dei racconti di viaggio e mirabilia (fulcro della cultura alto-medievale). Oggetto di questo saggio è l’intrecciarsi di questi due filoni narrativi, quello delle leggende agiografiche e quello dei racconti di viaggio e mirabilia, in periodi e aree diversi, sia tra loro che con altri generi caratteristici dell'epoca. La traduzione di moltissime leggende dal greco ha dato notevoli sviluppi nella letteratura latina dell'alto medioevo. VITA ADAE ET EVAE: si tratta di un apocrifo vetero-testamentario. Si racconta che subito dopo la cacciata dal paradiso terrestre, Adamo ed Eva si stessero abbandonando allo sconforto, non avendo strumenti per affrontare un Isidoro di Siviglia fu uno dei molti che inscrisse la locazione del paradiso terrestre in Asia (Etymologiae). Dopo la descrizione del Paradiso come regione asiatica, passa alla descrizione dell'India. Ecco che si fondano le tradizioni dei 'Mirabilia Indiae' e del paradiso terrestre (era avvenuto già con le leggende di Alessandro Magno). Questa narrativa appartiene ad una produzione letteraria che viene detta paradossografica, la cui origine è ben più antica della tarda antichità o dell'ellenismo, già sperimentata anche da Erodoto. Il gusto per l'esotico, però, si rafforza con l'ampliarsi degli orizzonti geo-etnografici, raggiunti con le conquiste di Alessandro Magno: questa narrativa sfata il mito di un Medioevo fatto esclusivamente di storie di fantasmi e mostri da scolpire sulle chiese. Secondo Pfister, tuttavia, il medioevo non inventa, bensì riproduce, amplifica, contamina. È difficile incontrare meravilia tutti medievali: l'occidente medievale conosce solo racconti tradotti dal greco. Nei testi dello 'Pseudo-Callistene' si legge una trasfigurazione romanzesca delle imprese di Alessandro Magno, in cui l'elemento immaginario è connesso con i viaggi orientali. Il luogo che fa da scenario a queste vicende è l'India. Si fondono notizie sulla spedizione di Alessandro con curiosità sulla regione geografica raccontate da Megastene o Ctesia. Un esempio è individuabile anche nell'arrangiamento latino di quest'opera realizzato da Giulio Valerio: pare che lo stesso Alessandro avesse narrato di essersi imbattuto, con i suoi soldati, in un fiume di acqua salmastra, nella presenza di numerosi ippopotami, tanto da essere costretti alla ritirata. Nell' 'Epistola Alexandri ad Aristotelem' lo stesso episodio assume tratti diversi: il fiume si trovava in una zona desertica e i soldati, assetati, finirono per leccare l'olio delle ruote dei carri e la loro orina. In seguito, duecento di loro attraversarono il fiume a nuoto e vennero divorati dagli ippopotami. Alessandro, irato contro le guide del posto che non avevano saputo condurli adeguatamente, fa entrare nel fiume cento di loro che vengono anch'essi divorati. L'episodio raccontato, in questa circostanza, lascia sospettare che sia stato romanzato: le cifre riportate sono notevoli; quanto poteva essere grande questo fiume? Ma è nella lettera di Farasmane che il racconto di mirabilia tocca davvero il paradosso: si legge di scimmia con otto piedi, otto occhi e due corna, serpenti con le corna e gli occhi luminosi (la sua redazione latina fu usata anche da Isidoro). L'imponente presenza di tratti immaginari connessi al tema del viaggio è il risultato della grande libertà concessa al romanzo tra l'età ellenistica e la seconda sofistica. I compilatori medievali, però, prendevano sul serio queste narrazioni: Fulcherio di Chartes, parlando di ippopotami, non avendone mai visto uno pur essendo stato circa 90. Non si erano mai visti, ma sapevano della reciproca esistenza; difatti, erano stati guidati da Dio: una rivelazione in sogno aveva spinto Antonio alla ricerca del venerabilis senex. Quando si vedono si abbracciano chiamandosi per nome come vecchi amici. La storia valica ogni confine e giunge persino nella cristiana Irlanda. La stessa fiducia nel Signore guidò San Brendano alla ricerca del paradiso terrestre e così anche l'abate di Clonfert. E ancora, San Brendano, una volta vicino al Paradiso, troverà un'isoletta che somiglia in tutto all’eremo di Paolo di Tebe. Inoltre qui, san Brendano incontra un eremita di vecchia data con la barba bianca che si chiama proprio Paolo. Tra i testi cristiani che assumono il viaggio come tema centrale spiccano gli atti apocrifi degli Apostoli, un gruppo di opere il cui scopo del peregrinare non è l'eremitaggio, bensì la conversione al cristianesimo di popoli lontani. In questo gruppo di opere acquista grande importanza la folla, ma non mancano temi paradossografici legati al paesaggio e agli animali. Ciò che distingue gli atti apocrifi da quelli canonici è proprio questa sensazionalità per la coloritura esotica e per la destinazione popolare. Risultano interessanti anche le versioni latine degli Atti di Tommaso, ovvero 'De miraculis Tomae' e 'Passio Tomae', redatta in innumerevoli codici. In entrambe le redazioni, l'esotismo si sposa perfettamente al tema dell'apostolo e della sua taumaturgia. Il racconto è un susseguirsi di miracoli avvenuti in India su strani animali. Zelzer afferma che l'archetipo dei Miracola è insulare e potrebbe esserlo dato che le isole britanniche rappresentano un notevole bacino collettore di questo tipo di leggende. Non ebbe altrettanta fortuna, invece, la traduzione latina degli 'Acta Andreae et Matthiae apud anthropophagos'; seppur conservata in un unico codice, sicuramente circolava in una copia diversa nella Gallia del VI secolo (da cui dipende la versione di Gregorio di Tours) e in un'altra ancora in area anglosassone (da cui dipendono le versioni volgari). Questa è una redazione più ampia, ma scomparsa. Questo testo è un ottimo esempio di narrazione di avventure missionarie in paesi ostili. TRAMA= ascetica, che si esprime come un continuo vagare nel deserto da grotta a grotta. La ragione che spinge a viaggiare è l'insoddisfazione per la vita cenobitica, giudicata troppo comoda e mondana. Per abbandonare tutto questo, uno o più gruppi di monaci si mettono in viaggio. Il topos di questo tipo di narrazione è l'incontro di un eremita, costruito sul prototipo paolino, con lunghissimi capelli e barba bianca che rivestono il corpo nudo, il quale racconta la sua vita prima e dopo l'eremitaggio. A questo gruppo appartengono la 'Vita Onuphrii' e la 'Vita Macharii Romani': entrambi hanno punti di contatto con la Navigatio di Brendano così precisi, da far pensare a una loro presenza in ambito insulare in età precarolingia, ma non abbiamo codici precedenti al IX secolo. Un aspetto interessante di questi racconti è il fatto che, nonostante rimangano nell'ambito della favola, siano annotati con precisione i singoli dati di fatto, come la durata dei tratti del cammino, le distanze percorse, o la posizione precisa dell'eremo. Questo aspetto viene fatto derivare dalla tradizione degli 'hypomnemata': erano un particolare tipo di taccuini usati nella società greca antica da varie categorie di persone comuni quali commercianti, filosofi, teologi e studenti per annotare ricordi personali e formulare opinioni sulle esperienze del sè, presenti in abbondanza anche nella tradizione brendaniana, come anche in quella della fuga dal cenobio. Un altro aspetto di questo tipo di racconti è la totale assenza di temi taumaturgici; sebbene sostenuti dalla fiducia in Dio, si accostano ad ogni nuova situazione con timore e paura. VITA SANCTI MACHARII= I tre viaggiatori protagonisti, prima di incontrare il santo, fanno esperienze paurose, affrontando popolazioni ostili che li maltrattano, o sono tormentati dalla fame e dalla sete. Questi eremiti subiscono con angoscia e paura la loro sorte, ma a volte reagiscono e accettano lo scontro. Ad esempio quando, cinti d'assedio in una casa in cui i nativi appiccano il fuoco, tentano di fuggire, anche se poi diventano prigionieri. A bilanciare situazioni paurose e angosciose sono collocati personaggi che Dio mette sulla strada dei monaci per trarli via dall'impaccio: ad esempio animali-guida, come un cervo o una colomba che fa trovare la giusta via ai tre protagonisti. O ancora Onofrio, per esempio, tormentato dai diavoli e da una malattia al fegato, ne esce grazie ad un uomo bellissimo che compare di fronte a lui e lo opera senza usare ferri chirurgici, per poi sparire: forse era un angelo. In questo racconto, inoltre, sono presenti alcuni Mirabilia del ciclo di Alessandro, precisamente nella cornice geografica: infatti, i tre dalla Mesopotamia giungono in Terra santa, poi passano per il Tigri e raggiungono l'India, dove toccano i paesi dei Cananei e dei Pithici. Infine giungono presso un'absida alexandri alle quale antico-irlandesi degli IMMRAMA (viaggi per mare) e degli ECHTRAI (avventure). IMMRAMA: è caratterizzato dal continuo vagare da isola a isola, con gli incidenti che i viaggiatori devono affrontare ogni volta. Il focus è sulle avventure, non sulla meta da raggiungere. Un elemento tipico del genere è l'aggiungersi all'equipaggio di nuovi passeggeri, non chiamati alla spedizione, che finiscono con il non fare ritorno. Seppur affini alla tradizione greca, si rifanno piuttosto a saghe locali. ECHTRAE: il focus qui è sulla meta da raggiungere, che viene descritta all'inizio dell'opera da un personaggio misterioso, di solito una bella fanciulla che appare all’eroe per farlo partire con lei. La meta è, di solito, un luogo dove regna la pace, dove non si muore né ci si ammala. Qui sono chiare le origini celtiche della concezione di un paradiso oceanico al di là della nebbia. L'incontro tra queste tradizioni e la concezione Cristiana del paradiso terrestre in estremo Oriente creano un risultato interessante: Brendano, non diversamente da Colombo, va alla ricerca di una terra misteriosa di tipo eremitico dalla parte opposta del globo rispetto a dove l'avevano cercata i pellegrini delle vitae patrum. NAVIGATIO SANCTI BRENDANI= Brendano, dopo aver sentito parlare del paradiso transoceanico dall'abate Barrind, decide di partire. Barrind a sua volta era giunto alla terra repromissionis perché in precedenza un suo monaco, Mernoc, era fuggito dal monastero per darsi a vita eremitica. Barrind lo aveva raggiunto e questo lo aveva guidato verso il paradiso terrestre. In quest'opera c'è una fusione di elementi orientali e irlandesi: infatti, l'origine di tutto è la vocazione alla solitudine di Mernoc (elemento orientale), mentre il racconto di Barrind è l'origine del viaggio (irlandese). Questa fusione crea un sapore particolare. I mirabilia della Navigatio dipendono sia da tratti folkloristici locali, sia da ascendenze teratologiche tardo-ellenistiche. Un esempio di 'compositi' è il seguente: 'Piscis Iasconius' è un mostro di enorme lunghezza che si piscis iasconius, Pentecoste sull'isola degli uccelli). L'ultimo anno Iasconio, anziché rimanere fermo si sposta e trasporta i monaci all'Isola degli uccelli: segno che le peregrinazioni sono finite e il paradiso terrestre è raggiunto. La storia di un certo Brendano in viaggio su un mostro marino si ritrova anche in Rodolfo Glabro, a prova di una vasta circolazione di queste leggende, soprattutto per via orale. La trasmissione orale potrebbe tranquillamente spiegare il fatto che numerosi intrecci e temi si presentano in un testo come questo, sicuramente nato per essere di poche pretese. È invece fuori questione un lavoro di contaminazione avvenuto a tavolino. La strada verso una convincente interpretazione è ancora molto lunga. Per esempio, nel corso del viaggio, emerge direttamente dai fondali marini un pilastro di cristallo a base quadrata, cinto da una rete d'argento. È invalicabile, ma Brendano la solca con la sua nave e per quattro giorni esamina le dimensioni del pilastro e in una finestra sul lato trova un calice d'argento e una catena di cristallo che decide di portare con sé. Siamo in prossimità delle isole infernali e i pellegrini per quei quattro giorni non hanno sentito il bisogno di nutrirsi. È un chiaro segno di presenza ultraterrena. Che cos'è quel pilastro? Un'iceberg? Il pilastro che sorregge il paradiso celeste (tradizionalmente retto da pilastri nella tradizione irlandese)? Il desiderio di entrare in contatto e poi comunicare i Mirabilia Dei diventa anello di congiunzione tra i nostri racconti e il genere molto diffuso delle visioni oltretomba. Chi si abbandona all'oceano o a sabbie infuocate e allo stesso tempo chi estaticamente raggiunge il Paradiso e l'inferno. Dimensione profetica ed escatologica delle opere finora analizzate: i pellegrini, che siano dell'India o della Tebaide, sono indirizzati da una mano divina verso fini imperscrutabili e rassicurati da predizioni di anacoreti sull'esito positivo dei loro viaggi. Brendano stesso è dunque esempio di una dimensione profetica personale, che riguarda il singolo. Tuttavia, ci sono anche spesso predizioni di tipo universale, annunciate da figure tra l’umano e l'angelico che fanno da tramite tra il presente e la fine dei tempi. Tra i modelli di questa concezione, oltre che certe figure eremitiche delle leggende irlandesi, che in virtù della loro scelta hanno ottenuto di non morire mai, c'è la storia di Enoch ed Elia, destinati a vivere nel paradiso terrestre fino all'arrivo dell'anticristo. Queste due figure, centrali nell'escatologia medievale, rinviano, oltre che a passi di Agostino e Gregorio Magno, anche ad apocrifi neotestamentari diffusi, come 'Acta Pilati' o come le 'Revelationes' dello Pseudo-Metodio. Per lo più sono Apocalissi apocrife, di ambito insulare. Un esempio è l'influsso che ebbe l'Apocalisse di Paolo su concezioni, presenti nella Navigatio, come il riposo concesso ai
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