Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Positivismo, Verismo, Naturalismo: Verga, Carducci, Pascoli e D'annunzio, Appunti di Italiano

Inserimento e contesto storico delle correnti: Positivismo, Verismo, Naturalismo, Scapigliatura e Decadentismo . Analisi precisa e dettagliata degli autori e delle loro opere fondamentali: Verga: vita, romanzi pre-veristi, svolta verista, tecnica narrativa e I Malavoglia Carducci: vita, Rime Nuove, Odi Barbare Decadentismo e Baudelaire Pascoli: vita, Myricae, Canti di Castelvecchio, I Poemetti D'Annunzio: vita, romanzi dell'estetismo e del superuomo

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 14/04/2023

siria-manca
siria-manca 🇮🇹

4.2

(6)

24 documenti

1 / 31

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


(16)

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Positivismo, Verismo, Naturalismo: Verga, Carducci, Pascoli e D'annunzio e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Secondo Ottocento Quadro storico Nella storia italiana il periodo compreso tra l'unificazione Nazionale (1861) e l'ingresso nella prima guerra mondiale, costituisce un'epoca ben definita L'inizio del nuovo secolo comportò novità significative in campo letterario artistico. ↪ è un periodo di sviluppo produttivo e crescita industriale favorito dalla Pace, dallo sfruttamento dei popoli coloniali e dagli straordinari progressi in campo tecnico-scientifico La rivoluzione industriale si estende fino ai paesi che erano restati ai suoi margini come la Germania e l'Italia; nascono importanti rapporti fiduciari, Trust che tra loro contengono i mercati, ovvero l'economia, e condizionano la politica dei governi La seconda metà dell'Ottocento costituisce l'epoca del Pieno Trionfo della borghesia e del capitalismo ma se l'elemento Borghese acquista così tanto importanza, l'elemento operaio viene trascurato se non meglio dire sfruttato. Di conseguenza questa è anche l'epoca in cui il movimento operaio, nei maggiori paesi europei, si organizza in partiti socialisti e in sindacati ⇢ questi cominciarono a contare nella política e ottengono i primi successi nel campo delle riforme sociali Mentre cresce il progresso delle masse proletarie organizzate, aumenta anche la presenza della piccola borghesia Per la prima volta nella storia Europea si può parlare di società di massa, in cui giocano un ruolo importante nell'influenzare i popoli gli strumenti di comunicazione come i giornali. II peso anche politico delle masse, quindi dell'opinione pubblica, è evidente in campo politico in quanto nessun governo può ignorare un'opinione pubblica estesa a tutti gli strati sociali. Sul piano della mentalità collettiva la pace, la prosperità, e il progresso tecnico diffusero negli strati alti della società un certo superficiale ottimismo che portò alla definizione di una "belle époque". Contemporaneamente si moltiplicano però i motivi di inquietudine: la crisi di mercato. le crisi diplomatiche e i timori di guerra. l'avanzata del movimento operaio suscitavano oscure ansie e prospettive negative per il futuro. Questi stati d'animo opposti, tra chi è fiducioso per l'avvenire e chi invece ha presentimenti negativi, spesso coesistono nella società del tempo, anche se il secondo tende via via a prevalere, e ci permettono di capire molti aspetti della cultura e della letteratura. IL PENSIERO Il prestigio della scienza Tutto il pensiero della seconda metà dell'Ottocento è dominato dai progressi della Ricerca Scientifica La scienza della cultura romantica era stata emarginata, rifiutata o subordinata a filosofia della natura spiritualistiche ⇢ ora ritorna al centro e la riflessione filosofica e del dibattito culturale Si instaura un legame essenziale tra la ricerca scientifica e le applicazioni tecnologiche: le innovazioni tecniche non sono più un risultato delle esperienze di artigiani e imprenditori, ma sono opera del lavoro degli scienziati ⇢ la scienza subordina a sé la tecnica. Lo scienziato acquista un prestigio inequiparabile, considerato il vero eroe dell'epoca, figura esemplare per la sua austera dedizione alla ricerca della verità e del benessere dell'umanità, figura da cui ci si aspetta una chiarificazione dei diversi problemi non solo tecnici ma anche politici e sociali. Il conflitto fra la scienza e la Fede fu uno dei grandi temi dell'800 e si manifestò sia in violente polemiche tra seguaci del darwinismo e fedeli della religione, sia come atteggiamento conflittuale nei confronti della conoscenza, per coloro che non si sentivano di ripudiare nell'uno e nell altra. Il positivismo La sua egemonia nei vari ambiti Il positivismo è un movimento culturale che nasce in Francia all'inizio dell'Ottocento e si ispira al modello scientifico. Si tratta di un movimento che esalta la scienza ed è interessato al concreto in opposizione alle speculazioni astratte, all'idealismo e al romanticismo L'idea alla base del positivismo è che l'unica vera conoscenza è quella ottenuta attraverso il metodo scientifico basato sull'osservazione sperimentale dei fenomeni e sulla scoperta delle leggi che le mettono in relazione. Tale metodo è universalmente valido e può essere applicato in qualsiasi occasione. Il positivismo in questa chiave può essere considerato come uno sviluppo della cultura illuminista circa, poiché ripropone l’esaltazione delle scienze e il metodo scientifico basato sull' osservazione, analisi, sintesi, descrizione ⇢ è esclusa la speculazione metafisica sulle cause ultime della realtà e sulle sostanze (Dio, spirito, materia). Secondo il positivismo tutto ciò che, come la metafisica, non può essere spiegato non può essere indagato tramite il metodo scientifico Nonostante la grande somiglianza con l'Illuminismo, il positivismo si discosta poiché esalta incondizionatamente la scienza mentre l'illuminismo mostrava un atteggiamento critico nei confronti della stessa attraverso la ragione. Spencer definisce la società umana come frutto del processo evolutivo della natura, comportando così una visione ottimistica nel progresso. Il positivismo poneva dunque l'esigenza di estendere il metodo scientifico della conoscenza della natura a quella dell'uomo e della società; in questo clima le Scienze Umane, come la psicologia, la sociologia, la linguistica o l'antropologia culturale ebbero grande sviluppo e acquistarono propri caratteri e forme contraddistinte Il positivismo e la sua egemonia si estese anche agli ambiti tradizionalmente umanistici, al campo estetico e letterario. LA LETTERATURA La diffusione dell'Istruzione, la diminuzione dell'alfabetizzazione e il miglioramento delle condizioni di vita contribuiscono all'ulteriore aumento del numero dei lettori nell'Europa del tardo 800. Nei paesi più evoluti si formano per prima volta un pubblico di massa. Di fronte ad un mercato così allargato, l'industria editoriale si amplia e si consolida: alla vecchia impresa editoriale artigiana, legata alla Stamperia o alla libreria, subentra la casa editrice con caratteri industriali, che spesso è presente insieme sul mercato del libro e della stampa periodica. Aumenta il numero degli scrittori che vivono esclusivamente di questa attività. L'attività letteraria e quella giornalistica, in questo caso, coincidono in quanto gli scrittori pubblicarono a puntate il loro romanzi su quotidiani e periodici secondo l'uso Francese chiamato “narrativa d'appendice" ⇢ l'espressione è diventata sinonimo di letteratura bassa, destinata al consumo di un pubblico poco esigente, di poche pretese All'inizio dell'Ottocento la letteratura non era stata ancora ben definita, era ancora parte di un campo di attività ampio e poco differenziato, che poteva includere la politica attiva come una ricerca filosofica e scientifica Nella seconda metà del secolo la filosofia e le scienze, incluse le Scienze Umane, sono ormai riservate agli specialisti, agli scienziati, e anche la politica diventa un'attività professionale. In questo contesto la letteratura si scinde in una letteratura alta, destinata al pubblico di intenditori, e una letteratura bassa, destinata al pubblico di massa. ⭐ Gli scrittori di letteratura alta si allontanano dal grande pubblico non solo per una questione di gusto letterario. La borghesia sempre più ricca, potente, numerosa che anima la vita sociale, appare loro utilitaria e affarista, moralmente meschina, intellettualmente stupida. Compare quest'epoca l'uso del termine "borghese" in senso spregiativo, non solo dal punto di vista sociale ma specialmente morale ed estetico. Proprio il suo accrescere di posizione, di potere e di scala sociale, attraverso la loro intelligenza e la loro mentalità imprenditoriale, appare direttamente proporzionale alla perdita di onestà e moralità. Il ruolo del letterato Si accentua, diventando sempre più drammatica, la questione che riguarda il ruolo che i letterati possono ricoprire in una società tanto degradata. In Carducci si ritrova la figura del vate ispirato, che celebra i valori di una comunità e si pone come guida morale ⇢ questo nel clima italiano un po' arretrato e provinciale costituisce un'eccezione Considerato da molti il rappresentante della scapigliatura è il piemontese Tacchetti, che si trasferì a Milano negli ultimi anni della sua breve vita, stroncata dalla malattia. Fu anche autore di poesie, nelle quali mescola il gusto per il macabro e una vena malinconica. Il verismo Nella letteratura dell'epoca ben radicato è il verismo, che nasce dal bisogno di trattare la realtà .Negli ultimi vent'anni del secolo la scuola verista dominò la scena e produsse le opere con maggior successo ↪ il termine verismo fu fatto proprio verso il 1880 da un gruppo di narratori che si ispiravano al naturalismo francese Alcuni si basano sul canone naturalista dell'impersonalità, sulla sincerità e realtà, in particolare analizzando psicologicamente casi umani estremi, al limite del patologico. Altri veristi seguirono il principio del naturalismo zoliano, il carattere sperimentale della narrativa; essi restano comunque nell'ambito dello scientismo positivista, considerando le proprie opere come "studi del vero". I caratteri che distinguono i veristi dai modelli francesi dipendono dalla specificità della situazione italiana. In Italia, a differenza della Francia, non esisteva un costume nazionale, e le differenze tra le culture locali si imponevano a chi volesse dare una rappresentazione vera della vita popolare. Le opere maggiori dei veristi sono caratterizzate da caratteri regionali in ogni aspetto: dalle situazioni sociali,ai caratteri e comportamenti dei personaggi, fino al loro modo di parlare. Il problema della lingua fu infatti uno dei più difficili per i veristi: una lingua italiana parlata e popolare ancora non esisteva La soluzione manzoniana, col suo carattere rigidamente unitario, non era adatto per una caratterizzazione regionale. Capuana sosteneva che bisognasse ancora inventare la così “bramata prosa/lingua moderna” e per tale motivo i veristi si cimentarono in questa impresa, ricorrendo ai residui letterari, influenze francesi e innesti letterali arrivando così a creare una prosa narrativa moderna, sciolta e vivace. Un aspetto per il quale i veristi si distaccano di più da Zola riguarda la sua visione utilitaristica del romanzo: Zola sosteneva che il romanzo potesse essere utile per rappresentare la società al fine di favorire interventi di riforma; al romanzo quindi affida un compito sociale, quasi di denuncia. Al contrario Capuana insiste sempre sul significato esclusivamente artistico dell'opera narrativa, senza implicazioni sociali I veristi non riprendono l'ottimismo democratico di Zola, la fiducia positivista nel progresso. Nonostante il pessimismo di fondo, i veristi hanno il merito di aver trattato in letteratura il tema di una realtà ignorata e trascurata dal ceto politico e dal pubblico colto, fatta di ingiustizie e arretratezze, dando un contributo importante al dibattito sulla questione meridionale. GIOVANNI VERGA LA VITA Giovanni Verga nacque a Catania nel 1840, da una famiglia di agiati proprietari terrieri Compì i primi studi presso maestri privati come Antonio Abate, da cui assorbì il patriottismo e il gusto romantico, da cui nacque il primo romanzo scritto a 16 anni e rimasto inedito "Amore e Patria" Iniziò gli studi di legge all'università di Catania ma li abbandonò per dedicarsi al giornalismo politico e al lavoro Ietterario Questa formazione irregolare segna una profonda differenza rispetto agli altri scrittori di profonda cultura umanistica ➝ i testi su cui si fonda il gusto di quel tempo non sono i classici latini e italiani ma gli scrittori francesi moderni di vasta popolarità e queste letterature di intrigo o sentimentali, insieme con i romanzi storici italiani, influenzano i primi romanzi di Verga Nel 1865 lascia la provincia e si reca a Firenze, allora capitale del regno e vi soggiorna a lungo convinto che per diventare scrittore autentico dovesse liberarsi dei limiti della sua cultura provinciale e entrare in contatto con la società letteraria italiana. Nel 1872 si trasferisce a Milano, centro culturale più vivo e aperto alle sollecitazioni europee ➝ qui entra in contatto con gli ambienti della scapigliatura. Dopo il 1903 con la rappresentazione dell'ultimo dramma Dal tuo al mio, lo scrittore si chiude in un silenzio pressoché totale. Si occupa delle proprietà agricole e si preoccupa per le condizioni economiche. Dalle lettere traspare un periodo di inaridimento assoluto anche per la passione verso la contessa Dina Castellazzi. Le sue posizioni politiche si fanno sempre più chiuse e conservatrici. Allo scoppio della prima guerra è fervente interventista e nel dopoguerra si schiera con i nazionalisti pur però in distacco da ogni interesse politico militante Muore nel gennaio 1922, l'anno che vedrà la marcia su Roma e la salita al potere del fascismo. ROMANZI MONDANI Conseguita, sia pure parzialmente, l'Unità d'Italia, le richieste del più vasto pubblico letterario cambiarono abbastanza in fretta: l'interesse per gli scenari storico-patriottici scemò in favore di una narrativa d'intrattenimento incentrata sugli eterni palpiti del cuore Intercettate le nuove aspettative dei lettori, Verga si gettò con identico ardore su questa materia sentimentale, pubblicando, cinque storie d'amore: 1. Una peccatrice (1866 2. Storia di una capinera (1871) 3. Eva (1873) 4. Tigre reale (1875) 5. Eros (1875). Dal confronto tra i cinque romanzi emergano alcune costanti significative, che ci consentono di chiarire le idee implicite di Verga sull'esperienza amorosa ➝ anzitutto, guardando all'amore dal lato dell'esperienza maschile, esso viene concepito come una passione travolgente ma superficiale, che coinvolge solo i sensi, se «la donna ama per vivere», «l'uomo vive per godere». Più varia si presenta l'esperienza femminile del sentimento, ma pur sempre riconducibile a due tipologie principali: ● come avviene nell'uomo, abbandono al piacere dei sensi, infrangendo ogni pudore e ogni legge morale, che fa dell'arte di amare lo scopo unico e assoluto della propria vita ● oppure dedizione e fedeltà fino allo struggimento. La donna di questi romanzi verghiani vive l'amore con un attaccamento speciale, come la dimensione totalizzante ed esaustiva della vita, mentre l'uomo coltiva anche altri interessi ed è impegnato a conseguire determinati traguardi, ad affermarsi in società e a farsi una posizione. Verga assorbe, del Positivismo, la pregiudiziale misogina, che concepisce la donna, in quanto completamente assorbita nella sfera dell'eros, come un ostacolo alla lotta per la vita e una distrazione per l'uomo, proiettato verso la piena realizzazione sociale di sé. La donna di cui si innamora il protagonista maschile, infatti, è rappresentata immancabilmente con gli attributi della femme fatale, dell'irresistibile seduttrice, strega l'uomo con il proprio fascino I ROMANZI PREVERISTI La sua produzione significativa ha inizio con i romanzi compiuti a Firenze e poi a Milano. ● Ancora a Catania aveva pubblicato il romanzo Una peccatrice (1866), poi ripudiato, fortemente autobiografico, che in toni enfatici e melodrammatici narra la storia di un intellettuale piccolo borghese siciliano, che conquista il successo e la ricchezza ma vede inaridirsi l'amore per la donna sognata e adorata, e ne causa così il suicidio. ● A Firenze termina Storia di una capinera, romanzo sentimentale e lacrimevole, che narra di un amore impossibile e di una monacazione forzata, che gli assicura successo. ● A Milano finisce Eva, cominciato a Firenze, storia di un giovane pittore siciliano che, nella Firenze capitale, brucia le sue illusioni e i suoi ideali artistici nell'amore per una ballerinetta, simbolo della corruzione di una società "materialistica" tutta protesa verso i piaceri, che disprezza l'arte e l'asservisce al suo bisogno di lusso. ↪ la protesta per la nuova condizione dell'intellettuale, emarginato e declassato nella società borghese dominata dal principio del profitto, è vicina alla polemica anticapitalistica della scapigliatura. Romanzi che analizzano passioni mondane: ● Eros, storia del progressivo inaridirsi di un giovane aristocratico, corrotto da una società raffinata e vuota ● Tigre reale che segue il traviamento di un giovane innamorato di una donna fatale, divoratrice di uomini I due romanzi sono considerati esempi di realismo, analisi di piaghe psicologiche e sociali. In realtà si inseriscono ancora in un clima tardo romantico, rappresentando ambienti aristocratici o la bohème artística, incentrandosi su passioni complesse o violente di anime elevate, in un linguaggio spesso enfatico ed emotivo ➝ lontani dal modello del naturalismo francese. LA SVOLTA VERISTA In realtà stava maturando in Verga una crisi. Dopo un silenzio di tre anni (interrotto nel 1876), nel 1878 esce un racconto che si discosta fortemente dalla materia e dal linguaggio della sua narrativa anteriore, gli ambienti mondani, le passioni raffinate e artificiose, il soggettivismo esasperato, lirico e melodrammatico: si tratta di Rosso Malpelo, la storia di un garzone di miniera che vive in un ambiente duro e disumano, narrata con un linguaggio nudo e scabro, che riproduce il modo di raccontare di una narrazione popolare ➝ è la prima opera della nuova maniera verista, ispirata ad una rigorosa impersonalità. Nel 1874 Verga aveva pubblicato un bozzetto di ambiente siciliano e rusticano, Nedda, che descriveva la vita di miseria di una bracciante; ma il racconto non può essere considerato un preannuncio della svolta: mutati gli ambienti, vi restavano identici i toni melodrammatici dei romanzi mondani, ancora estranei all'impersonalità verista, con un gusto romantico per una realtà esotica, recuperata nella memoria, insieme ad un umanitarismo generico e sentimental Il cambio così vistoso di temi e di linguaggio inaugurato in Rosso Malpelo è stato interpretato come una vera e propria "conversione" ➝ in realtà Verga si proponeva di dipingere il "vero", pur rifiutando ogni etichetta di scuola e infatti possedeva strumenti ancora approssimativi e inadatti, poco personali e inquinati da una convenzionale maniera romantica. L'approdo al verismo è quindi una svolta capitale, ma non una brusca inversione di tendenza, è piuttosto il frutto di una chiarificazione progressiva di propositi già radicati, la conquista di strumenti concettuali e stilistici più maturi ➝ la concezione materialistica della realtà e l'impersonalità. Ma la svolta verista non va interpretata in senso moralistico, come frutto sazietà per gli ambienti eleganti e mondani, che induca a cercare maggiore autenticità di vita tra gli umili ➝ infatti con la conquista del metodo verista Verga non vuole affatto abbandonare gli ambienti dell'alta società per quelli popolari anzi, come afferma nella prefazione ai Malavoglia, si propone di tornare a studiarli proprio con quegli strumenti incisivi di cui si è impadronito Le "basse sfere" non sono che il punto di partenza del suo studio dei meccanismi della società, poiché in esse tali meccanismi sono meno complicati e possono essere individuati più facilmente ➝ poi lo scrittore intende applicare il suo metodo via via anche agli strati superiori, sino all'aristocrazia, alla politica. Nei rapporti sociali, così come Verga li vede, non esiste traccia alcuna di pietà o di solidarismo: l'animo umano gli appare abitato dal più cupo e sfrenato egoismo Nella società rappresentata da Verga spesso prevalgono l'odio e la cattiveria, mentre l'uomo è rappresentato secondo la visione dell'homo homini lupus, in cui il filosofo inglese Thomas Hobbes aveva riassunto lo stato di natura. In tale contesto si capisce come i deboli e i più onesti siano condannati in partenza a soccombere, mentre i forti, i più dotati, i furbi si accaniscono contro di loro. ⏬ La novella che preannuncia a livello di tematiche i Malavoglia è la Fantasticheria➝ sintesi dei luoghi e dei personaggi In questa novella enuncia l’ideale dell’ostrica a cui paragona la vita Fantasticheria Questa novella assume la forma di una lunga lettera nella quale l’autore rievoca i pochi giorni che un’elegante signora trascorse con lui ad Aci Trezza. Da ciò trae spunto per riflettere sulla vita e sui valori di questo villaggio di poveri pescatori, paragonandoli e contrapponendoli a quelli del mondo borghese e cittadino, a cui la visitatrice appartiene. Dopo quarantotto ore l’elegante signora di città era già stufa di quel piccolo paese. In quelle ore fece tutto quello che si poteva fare ad Aci Trezza affermando di non capire come si potesse vivere lì tutta la vita. Il giornalista rispose che per vivere lì sarebbe stato sufficiente non essere ricco Verga in tal modo individua nel fattore economico l’elemento di maggior distinzione fra borghesi e popolo ⏬ In Fantasticheria è quindi espressa l'ideologia di Verga ➝ essa si basa appunto su quello definito "ideale dell'ostrica" che rimane sempre attaccata al suo scoglio rappresentando così l’attaccamento ossessivo al luogo d'origine, che non prevede cambiamenti sociali Verga ha una visione ciclica, una visione del ritorno ➝ questa ideologia è il frutto del pessimismo di Verga: ogni persona è ancorata al suo strato sociale e non può distaccarsene. I MALAVOGLIA Il romanzo è caratterizzato da due cronotopi: ● un tempo circolare della vita del paese e uno spazio in cui si svolge ovvero Aci trezza, paesino in provincia di catania ● un tempo lineare 1863-68 e uno spazio esterno che rappresenta l’irruzione della Storia: Aci Trezza è la cassa di risonanza dello spazio e delle situazioni esterne La vicenda è priva di un intreccio unitario ➤ é il primo dei 5 romanzi del ciclo dei vinti volto a rappresentare il filone realistico e le conseguenze del progresso sulle diverse classe sociali Il progresso visto nel suo insieme è un fattore positivo ma se si osserva da vicino il suo cammino glorioso sui vinti e Verga decise di concentrare la sua attenzione movente dello sviluppo = necessità di procurarsi mezzi economici che consentano la sopravvivenza TRAMA I Malavoglia sono una famiglia di pescatori di Aci Trezza: il patriarca è il nonno, padron 'Noni, che vive con il figlio Bastianazzo, la nuora Maruzza, detta anche la Longa, e i nipoti 'Ntoni, Luca, Mena, Alessi e Lia nella casa del nespolo, di loro proprietà, come di loro proprietà è la Provvidenza, la barca con cui vanno a pescare. La vita dei Malavoglia procede tranquilla fino a quando la famiglia non si lascia allettare dalla sciagurata prospettiva di un facile guadagno commerciale con la compravendita di una partita di lupini. Durante il trasporto in mare, una tempesta improvvisa si abbatte sulla Provvidenza, Bastianazzo muore affogato e il carico finisce in fondo al mare. Lo zio Crocifisso, uno scaltro usuraio che aveva ceduto a credito la merce, non potendo essere risarcito altrimenti, fa pignorare la casa del nespolo. I Malavoglia non si perdono d'animo: recuperano la barca e la fanno rabberciare per rimetterla in acqua. Ma un nuovo naufragio li costringe, per guadagnarsi da vivere, ad andare a lavorare a giornata. Ridotti a nullatenenti, senza casa e senza barca, da padroni che erano, costretti a vivere in affitto in una casupola in fondo al villaggio, essi vengono emarginati dai compaesani e le nozze già programmate di Mena e di 'Ntoni vengono disdette. Altri rovesci colpiscono i Malavoglia come una persecuzione: Luca cade servendo la patria nella battaglia navale di Lissa; la Longa, andando nel contado a vendere pane fresco e uova ai catanesi che avevano lasciato la città per sfuggire a un'epidemia di colera, viene contagiata e muore; Lia, disonorata per aver ceduto alla corte di don Michele, scappa di casa e finisce in un postribolo. Quanto, poi, a 'Ntoni, anch'egli desideroso di cambiare vita, tenta di far fortuna lontano da Aci Trezza, ma vi torna lacero e affamato come un pezzente, si ubriaca, frequenta le peggiori compagnie, entra nel giro del contrabbando, accoltella una guardia doganale, viene processato e finisce in prigione. Abbattuto da tali disgrazie più ancora che dagli anni e dagli acciacchi, padron N'toni muore a sua volta in un'anonima corsia d'ospedale, lontano dalla casa dove avrebbe desiderato chiudere gli occhi come tutti i suoi antenati. In questa tragica serie di sciagure solo uno spiraglio si apre alla fine, con la ripresa circolare della situazione di partenza: Alessi riesce a riscattare la casa del nespolo, riprendendo la vita da pescatore che era stata da sempre il destino dei Malavoglia, sostenuto dalla sorella Mena rimasta zitella. L'IDEALE DELL'OSTRICA In definitiva, la colpa di 'Ntoni consiste nella violazione di quella legge del destino che impone a ciascuno di accontentarsi della propria condizione di partenza, senza aspirare a cambiamenti. Padron 'Ntoni incarna, quello che Verga aveva chiamato l'«ideale dell'ostrica», per indicare il tenace attaccamento di tanti miseri «allo scoglio sul quale la fortuna li ha lasciati cadere», forti unicamente della loro rassegnazione coraggiosa ovvero l'attaccamento alla condizione avuta in sorte Il nonno dei Malavoglia è il portavoce di una visione immobile e statica del mondo, secondo la quale il figlio di un pescatore non potrà far altro, nella vita, che salire in barca e gettare le reti. Espressione di una saggezza popolare arcaica, maturata in secoli di miserie e di sofferenze, padron 'Noni parla, non a caso, per proverbi, formule dell'esperienza antica. PREFAZIONE TEMA: Questo racconto è lo studio sincero e spassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi nelle più umili condizioni, le prime irrequietudini pel benessere; e quale perturbazione debba arrecare in una famigliuola vissuta fino allora relativamente felice, la vaga bramosìa dell’ignoto, l’accorgersi che non si sta bene, o che si potrebbe star meglio. Il movente dell’attività umana che produce la fiumana del progresso è preso qui alle sue sorgenti, nelle proporzioni più modeste e materiali. Il meccanismo delle passioni che la determinano in quelle basse sfere è meno complicato, e potrà quindi osservarsi con maggior precisione. Basta lasciare al quadro le sue tinte schiette e tranquille, e il suo disegno semplice. Man mano che cotesta ricerca del meglio di cui l’uomo è travagliato cresce e si dilata, tende anche ad elevarsi, e segue il suo moto ascendente nelle classi sociali. Nei Malavoglia non è ancora che la lotta pei bisogni materiali. Soddisfatti questi, la ricerca diviene avidità di ricchezze, e si incarnerà in un tipo borghese, Mastro-don Gesualdo, incorniciato nel quadro ancora ristretto di una piccola città di provincia, ma del quale i colori cominceranno ad essere più vivaci, e il disegno a farsi più ampio e variato. Poi diventerà vanità aristocratica nella Duchessa de Leyra; e ambizione nell’Onorevole Scipioni, per arrivare all’Uomo di lusso, il quale riunisce tutte coteste bramosìe, tutte coteste vanità, tutte coteste ambizioni, per comprenderle e soffrirne, se le sente nel sangue, e ne è consunto. A misura che la sfera dell’azione umana si allarga, il congegno delle passioni va complicandosi; i tipi si disegnano certamente meno originali, ma più curiosi, per la sottile influenza che esercita sui caratteri l’educazione, ed anche tutto quello che ci può essere di artificiale nella civiltà. Persino il linguaggio tende ad individualizzarsi… Due temi fondamentali per Verga: ● interesse per ciò che riguarda la sicilianità e il mondo meridionale ● la concreta presenza di un mercato di pubblico a cui rivolgersi FORMA: Perché la riproduzione artistica di cotesti quadri sia esatta, bisogna seguire scrupolosamente le norme di questa analisi; esser sinceri per dimostrare la verità, giacché la forma è così inerente al soggetto, quanto ogni parte del soggetto stesso è necessaria alla spiegazione dell’argomento generale.o Il cammino fatale, incessante, spesso faticoso e febbrile che segue l’umanità per raggiungere la conquista del progresso, è grandioso nel suo risultato, visto nell’insieme, da lontano. Nella luce gloriosa che l’accompagna dileguansi le irrequietudini, le avidità, l’egoismo, tutte le passioni, tutti i vizi che si trasformano in virtù, tutte le debolezze che aiutano l’immane lavoro, tutte le contraddizioni, dal cui attrito sviluppasi la luce della verità. Il risultato umanitario copre quanto c’è di meschino negli interessi particolari che lo producono; li giustifica quasi come mezzi necessari a stimolare l’attività dell’individuo cooperante inconscio a beneficio di tutti. Ogni movente di cotesto lavorìo universale, dalla ricerca del benessere materiale, alle più elevate ambizioni, è legittimato dal solo fatto della sua opportunità a raggiungere lo scopo del movimento incessante; e quando si conosce dove vada questa immensa corrente dell’attività umana, non si domanda al certo come ci va. IDEOLOGIA: Solo l’osservatore, travolto anch’esso dalla fiumana, guardandosi attorno, ha il diritto di interessarsi ai deboli che restano per via, ai fiacchi che si lasciano sorpassare dall’onda per finire più presto, ai vinti che levano le braccia disperate, e piegano il capo sotto il piede brutale dei sopravvegnenti, i vincitori d’oggi, affrettati anch’essi, avidi anch’essi d’arrivare, e che saranno sorpassati domani. I Malavoglia, Mastro-don Gesualdo, la Duchessa de Leyra, l’Onorevole Scipioni, l’Uomo di lusso sono altrettanti vinti che la corrente ha deposti sulla riva, dopo averli travolti e annegati, ciascuno colle stimate del suo peccato, che avrebbero dovuto essere lo sfolgorare della sua virtù. Ciascuno, dal più umile al più elevato, ha avuta la sua parte nella lotta per l’esistenza, pel benessere, per l’ambizione. Chi osserva questo spettacolo non ha il diritto di giudicarlo; è già molto se riesce a trarsi un istante fuori del campo della lotta per studiarla senza passione, e rendere la scena nettamente, coi colori adatti, tale da dare la rappresentazione della realtà com’è stata, o come avrebbe dovuto essere. Capitolo I ↪ è un testo opera che chiarisce tematicamente e formalmente il romanzo L’esordio del romanzo è caratterizzato dall’indeterminatezza del tempo e dello spazio seguito subito dalla riduzione realistica ai luoghi della vicenda fiumana = macchiavelli LE ODI BARBARE è la raccolta che meglio rappresenta Carducci In questa fase l’autore cerca di riportare in vita la metrica classica quantitativa, difficile da trasportare nell’italiano che ha un metrica sillabica Fu un’operazione molto discussa e difficile tanto che lo stesso Carducci intitola la raccolta Odi barbare perché il trasferimento in italiano poteva apparirà ad un greco o a un latino “barbaro” ➥ è una raccolta con diverse edizioni e fu una produzione altamente critica ma di successo I temi ritornano in modo vistoso ➝ può essere definita una sintesi dei temi della poesia carducciana ● tema dell'ideale risorgimentale➝ di per sé positivo, è dove l’individuo mette in atto la sua capacità di vivere nella società (prende in considerazione la collettività) ● rievocazione storica➝ Risorgimento, Medievale vissuto come momento di gloria contrapposto al presente deludente e la Storia Romana ● il paesaggio➝ rappresenta l’ampiezza della vita e non sono scelti a caso Nella piazza di San Petronio La piazza di San Petronio domina la piazza centrale di Bologna Il metrò è il distico elegiaco (esametro + pentametro) ➝ per renderlo in italiano utilizza un doppio settenario o la combinazione di quinario, senario o settenario La natura, bianca e invernale, sembra osservare la vita degli uomini Prende l’avvio, fin dai primi versi, la rievocazione fantastica di un mondo passato, che dà vita ad una contrapposizione presente (caratterizzato negativamente) e passato (caratterizzato positivamente e rievocato con struggente malinconia) ● Il presente è rappresentato da un nitido e freddo paesaggio invernale e da una costante idea di ombra ● Il passato dal calore, dalla luce e dai profumi di maggio, che ispirano una struggente vitalità e in tutte le strofe sono sapientemente mescolati elementi naturali ed elementi architettonici. All’elogio della bellezza antica si contrappone la mediocrità del presente passato glorioso e presente deludente Nell’evocazione della scena passata, inoltre si inseriscono anche elementi umani che giustificano la forte nostalgia del poeta per quei tempi caratterizzati da vitalità ed eroismo: le “donne gentili” di stilnovistica memoria e i consoli che tornano in città vincitori. L’osservazione della piazza e della chiesa di San Petronio fanno volare la fantasia del poeta che si proietta nel Medioevo, che sembra riprendere vita nella sua frugale semplicità ➥ è un passato idealizzato e caratterizzato da vitalità, luce e bellezza: il poeta lo guarda con grande nostalgia, perché si tratta di tempi perduti per sempre, di un paradiso che non potrà mai più rivivere, in quanto l’età contemporanea manca totalmente di eroismo e ha irrimediabilmente dimenticato le sue gloriose origini. Alla stazione di una mattina d’autunno Il poeta cerca di trasferire nel metro italiano le strofe alcaiche della metrica greca ➝ lo fa attraverso quinari doppi, novenari e decasillabi Fu scritta nel 1875 in occasione di una partenza in treno di Lina (Carolina Cristofori Piva), la sua amante nel periodo bolognese, di cui si cantano le vicende nella prima edizione delle Odi barbare (1877) Prende l’avvio da una descrizione di qualcosa di concreto e presente per poi aprirsi alla rievocazione del passato La prima parte negativa apre la strada alla fantasia del poeta, che richiama alla memoria l’immagine della donna amata, circondata da luce, calore, voglia di vivere, bellezza ➥ anche il paesaggio rispecchia la gioia del poeta ➝ alla fine, però, si torna alla tristezza e al tedio del paesaggio iniziale, simbolo della pena e dell’angoscia esistenziale della vita moderna. Prevale la malinconia e il rimpianto per la partenza della donna amata, Lina, chiamata Lidia per un accostamento al poeta latino Orazio Il treno è in antitesi con gli umori della poesia e in quanto mezzo della separazione diviene mostruoso, quasi animato e incurante delle emozioni: sbuffa e fischia portando nelle tenebre Lidia, e forse anche il poeta stesso. Le descrizioni minuziose e la punteggiatura conferiscono al testo una certa lentezza, armandolo di una potenza riflessiva che rafforza i sentimenti del poeta, colonne portanti della poesia. ➤ L'impostazione è sicuramente ancora romantica➝ le emozioni del poeta si ripercuotono su tutto quello che lo circonda, espandendosi anche oltre il suo sguardo Nevicata questo componimento chiude le Odi barbare La neve è metafora di morte ➝ rappresenta una conclusione pacificatrice, rasserenante, un riposo dai drammi dell’esistenza. L’aggettivo utilizzato per descrivere il cielo invernale non a caso è “cinereo”, che rimanda alla cenere delle urne e dunque all’idea del fine-vita Il poeta riflette nel paesaggio di nudo e spoglio di gennaio il dramma della scomparsa imminente dell’amata cui si annoda il presagio della sua stessa morte ➝ nello smarrimento del dolore il poeta intuisce il sollievo dato dal riposo del sonno eterno La descrizione del paesaggio ovattato di gennaio, immerso nel gelo, sembra fare da protagonista nei primi versi ma presto cede il passo all’interiorità del poeta che nella neve rispecchia la propria tristezza. La consolazione del poeta è che anche il suo cuore troverà riposo, un giorno, forse ricongiungendosi nell’ombra delle urne a quello dell’amata. Una visione serena e rasserenante, come la neve che si posa sui rumori tumultuosi e frenetici della città e sembra, per un attimo, silenziare il mondo liberandolo dalle angosce come una colomba pacificatrice. DECADENTISMO Dannunzio e Pascoli sono i due esponenti italiani La poesia che apre il decadentismo europeo è un sonetto di Paul Verlaine intitolato Languir➝ espressione di un languore profondo ➥ il titolo rimanda alla poesia come espressione dell’amore profondo nell’animo dell’uomo e trova espressione nel testo poetico Languir Viene pubblicato per la prima volta su una rivista, Il Gatto Nero, e venne poi interpretata come un manifesto del nascente decadentismo Il sonetto sintetizza il diffuso senso di decadenza che si avvertiva nella cultura di quell’epoca La poesia gioca su un paragone: la condizione contemporanea del poeta viene paragonata a quella dell’impero romano preda delle invasioni barbariche. Qui c’è l’allusione al fatto che l’impero ha ormai sperperato tutte le ricchezze e i barbari invece stanno portando via quello che è rimasto ➝ al poeta non rimane altro che lasciarsi andare, abbandonarsi al tedio, alla noia Il poeta associa per analogia il proprio stato d’animo di languore alla fine della decadenza dell’Impero romano, cioè a un’epoca di debolezza morale e di evasione nei piaceri della vita. La malattia che lo affligge è la solitudine, la noia, la passività, che non gli fanno desiderare né di vivere né di morire Arte poetica è il manifesto poetico in cui Paul Verlaine descrive e mostra cosa voglia dire per lui fare poesia Il concetto chiave è espresso subito nel primo verso: la musicalità è l’elemento più importante della poesia per questo autore, infatti torna a essere ribadita alla fine del resto Il suono e il ritmo sono due caratteristiche fondamentali della poesia di Verlaine e ciò che differenzia realmente la poesia dalla prosa ➝ per questo è da prediligere il verso dispari a quello pari. La scelta delle parole deve puntare all’imprecisione, alla vaghezza, non a un linguaggio preciso ed esatto nel definire ogni cosa, in modo che sia più leggero e suggestivo ➝ ogni parola deve poter avere più significati perché l’ambiguità è ricchezza. Secondo Verlaine la poesia deve evitare l’arguzia, le sottigliezze intellettuali, la retorica, che sono espedienti di basso livello. Allo stesso modo sono da evitare le rime, ornamenti esteriori che non aggiungono nulla alla poesia e sono ormai stati usati troppo. Il finale molto diretto ed efficace vuole sottolineare il distacco tra la poesia e il resto della letteratura ________________________________________________ Il termine decadentismo deriva da decaden un periodico che nel 1886 presenta i poeti più rappresentativi: i poeti maledetti fu usato dai detrattori di questi poeti, in senso dispregiativo ➝ I poeti maledetti amavano questa definizione e la fecero propria Il termine decadentismo può intendere un duplice significato: ● ristretto circolo di poeti che si muovono nell’ambiente parigini dal 1880 alla fine dell’800 ● corrente di pensiero che si diffonde in territorio europeo di grande durata (fine 800 e primi 900) Una collocazione più ampia ritiene che decadentismo sia una corrente più ampia e più duratura Nel decadentismo confluisce il simbolismo CARATTERISTICHE ⭐ visione del mondo di rifiuto del positivismo➝ si oppone alle certezze del razionale per dare voce all’irrazionale L’uomo non è visto nella sua individualità ma nella sua espressione nella società ➝ essa non può essere cambiata o migliorata (come dicevano invece i naturalisti) la poesia è espressione dell’irrazionalità➝ i poeti decadenti fanno uso di sostanza stupefacenti per arrivare a provare le sensazioni più profonde dell’animo umano ➥ è una ricerca del mistero e di ciò che è profondo nella psiche grazie al supporto delle nuove scienze: psicanalisi di Freud Myricae è la prima raccolta vera e propria, uscita nel 1891, divisa in sezioni Il titolo è una citazione virgiliana, tratta dall'inizio della IV Bucolica, in cui il poeta latino proclama l'intenzione di innalzare un poco il tono del suo canto, poiché «non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici» Pascoli assume invece le umili piante proprio come simbolo delle piccole cose che egli vuole porre al centro della poesia, secondo i principi di quella poetica che di lì a qualche anno esporrà nel Fanciullino Si tratta in prevalenza di componimenti molto brevi, che all'apparenza si presentano come quadretti di vita campestre, ritratti con un gusto impressionistico Nella raccolta Myricae (parola latina, che significa “piccoli arbusti”, citazione virgiliana), Pascoli canta i motivi del mondo della natura, caricandoli di significati simbolici ➝ la sua poetica, detta “del fanciullino”,consiste nel sapere trovare la poesia negli oggetti quotidiani, nella campagna e nella natura che ci circonda, osservandoli con lo stupore e la meraviglia di un bambino, che consentono di riscoprirne i lati segreti e la purezza originaria Viene raccontata la vita agreste in tutte le sue sfaccettature, ma dietro ad ogni figura bucolica ritroviamo le inquietudini del poeta, il senso di precarietà dell’esistenza e il dramma della morte. I particolari su cui il poeta fissa la sua attenzione non sono dati oggettivi, resi naturalisticamente, ma si caricano di sensi misteriosi e suggestivi, sembrano alludere ad una realtà ignota e inafferrabile che si colloca al di là di essi, sono i segnali di un enigma affascinante ed inquietante insieme. Spesso le atmosfere che avvolgono queste realtà evocano l'idea della morte➝ ed uno dei temi più presenti nella raccolta è il ritorno dei morti familiari, che vengono a riannodare i legami spezzati dall'uccisione del padre e dai tanti lutti successivi. Già a partire da Myricae, quindi, Pascoli delinea quel romanzo familiare che è il nucleo doloroso della sua visione del reale. La profonda originalità della poesia pascoliana è data anche da: l'insistenza sulle onomatopee, il valore simbolico dei suoni, l'uso di un ardito linguaggio analogico, la sintassi frantumata. ↪ sperimenta anche una varietà di combinazioni metriche inedite, utilizzando in genere versi brevi, in particolare il novenario, un verso poco frequente nella tradizione italiana. X Agosto In questa poesia Pascoli rievoca la propria tragedia personale, l'uccisione del padre, avvenuta il 10 agosto 1867, giorno di San Lorenzo, quello in cui, secondo la tradizione popolare, si verifica il fenomeno delle stelle cadenti. Le stelle che cadono in quella notte, nell’immaginario pascoliano, rappresentano il pianto del cielo sulla malvagità degli uomini: quest’immagine rende l’idea di un cosmo profondamente umanizzato. Lo schema è composto da quartine di decasillabi e novenari Le sei strofe di si collegano tra di loro per simmetria: ● la prima e la sesta fanno da cornice alle strofe centrali, seguono un percorso parallelo e sono accomunate dall’immagine del pianto di stelle; ● le quattro strofe centrali si collegano a due a due attraverso il parallelismo tra la vicenda naturale della rondine e la vicenda personale del poeta. Il poeta affronta i grandi temi del male e del dolore➝ gli elementi familiari e biografici vengono trasposti su un piano universale e cosmico. Così, la rondine e il padre uccisi, posti in evidente parallelismo diventano il simbolo di tutti gli innocenti perseguitati ed alludono scopertamente alla figura di Cristo, la vittima per eccellenza, che perdona i suoi carnefici sulla croce, richiamata già nel titolo, con il numero romano X. La rondine che stava tornando al suo nido portando un verme per i suoi piccoli, è stata uccisa durante il tragitto e li ha lasciati soli ed affamati; allo stesso modo, il padre del poeta viene ucciso mentre sta tornando a casa, il “nido” chiuso e protetto, portando due bambole in dono alle figlie, che ora lo aspettano vanamente, proprio come i piccoli della rondine aspettano la madre, ormai affamati e morenti. L’unica differenza tra la rondine e il padre in punto di morte sta nella parola “perdono” pronunciata dall’uomo LE CARATTERISTICHE DI PASCOLI: ● sintassi e le scelte lessicali ➝ deve esprimere l’incertezza della conoscenza del reale e dunque anche la parola è incerta ● abbondanza degli aspetti fonici ➝ onomatopea e fonosimbolismo ● metrica ➝ verso frantumato ● figure retoriche ➝ analogia e sinestesia (unione di campi sensoriali diversi) Lavandare è un madrigale composto da due terzine e una quartina (ABA CBC DEDE) I temi principali sono quelli dell’abbandono e della solitudine, rappresentati dall’immagine dell’aratro dimenticato in mezzo al campo deserto, che torna all’inizio e alla fine, conferendo alla poesia una struttura circolare ed assurgendo a simbolo dell’abbandono e della nostalgia. Già il titolo evoca un mondo quotidiano e semplice, quale è quello delle donne che lavano i panni al fiume ➝ il lessico e la sintassi sono elementari e quotidiani, a differenza della struttura fonica, che è molto elaborata e ben studiata ⭐La prima strofa è statica e vi dominano le sensazioni visive➝ descrive un aratro fermo e abbandonato in un campo arato solo a metà e avvolto dalla nebbia. ⭐Nella seconda strofa le parole onomatopeiche contribuiscono al prevalere delle sensazioni uditive➝ le rime al mezzo, inoltre, ne velocizzano il ritmo: sono descritti i suoni dei panni lavati e i tristi canti delle lavandaie. ⭐Nella strofa finale, il ritmo risulta molto rallentato, per rendere l’idea della nenia cantata dalle donne, e viene istituito un parallelo tra la donna protagonista del canto, abbandonata dal marito, e l’aratro lasciato dai contadini in mezzo al campo. Gli ultimi versi sono tratti da canti popolari marchigiani. La rappresentazione apparentemente oggettiva della natura autunnale e dei gesti quotidiani delle donne diventa una proiezione simbolica dell’inquietudine e della profonda malinconia dell’animo del poeta. Arano è un madrigale composto da due terzine e una quartina (ABA CBC DEDE) La poesia rappresenta una scena di umile vita campestre in un paesaggio tipicamente autunnale ➝ alcuni contadini lavorano all’aratura dei campi mentre il passero e il pettirosso ne spiano i gesti pregustando il momento in cui potranno beccare i semi sparsi rimasti sulla superficie del terreno. Le tre strofe corrispondono a 3 diversi aspetti del quadretto campestre: ● la prima strofa descrive il paesaggio autunnale (si intuisce l’autunno dal colore rosso dei pampini e dalla nebbia) ➝ usa dati visivi (il rosso delle foglie, la nebbia).; ● la seconda il lavoro dei contadini impegnati nell’aratura➝ prevalgono i dati uditivi (le grida, il rumore della marra); ● la terza i due spettatori della scena➝ il passero e il pettirosso che osservano la scena in disparte pregustando di poter beccare le sementi rimaste in superficie. Nei primi 2 versi predominano i dati visivi (il passero spia la scena) mentre negli ultimi 2 versi viene dato rilievo ai dati uditivi (il verso del pettirosso). Questa descrizione realistica di carattere agreste è l’espressione di uno stato d’animo e di una visione della vita contrassegnati da una profonda malinconia. Si distinguono elementi caratteristici della poesia decadente quali: la minuziosità nella descrizione di ogni oggetto, gesto o situazione e la dimensione magico-sacrale di tutta la situazione. In altri componimenti Pascoli descrive una natura inquietante e grigia Il pascoli simbolista è connotato come il poeta del decadentismo L’assiuolo L’assiuolo è un piccolo rapace notturno che emette un verso stridulo che Pascoli riporta con l’onomatopea “chiu” che, nella tradizione popolare, viene associato alla tristezza e alla morte ➝ il verso scandisce la poesia e si carica di significati simbolici viene pubblicata da Pascoli nel 1897 sulla rivista Marzocco e, successivamente, inclusa nella quarta edizione di Myricae, nella sezione In campagna La prima strofa inizia con una domanda («Dov’era la luna?»), giustificata dal fatto che il cielo è quasi immerso nella luce perlacea e le piante, alle quali vengono attribuite peculiarità umane, si rizzano per vedere la luna. Siamo nel momento che precede l’alba e già inizia a diffondersi il lamento stridulo dell’assiuolo che, gradualmente, diviene un singhiozzo premonitore di morte e arriva a trasformarsi, nella terza ed ultima strofa, in un pianto desolato di morte, capace di angosciare il poeta, il quale è solo col suo dolore ➝ come se l’assiuolo fosse il poeta stesso Le tre strofe della poesia manifestano un crescendo di pathos e partono tutte presentandoci immagini di luce (il chiarore della luna, il luccichio delle stelle, gli alberi lucenti per il riflesso della luna) e si concludono con immagini di segno diametralmente opposto. La lirica è caratterizzata dal fonosimbolismo procedimento linguistico tipico in Pascoli, il quale ricerca gli effetti sonori nelle parole per trasmettere dei significati ulteriori Nella terza strofa, come nella prima, il poeta ci pone di fronte ad un interrogativo invitandoci a riflettere sulla possibilità che le porte della morte rimangano chiuse per sempre, non permettendo la resurrezione e il ritorno dei propri cari defunti ed anche impedendo la possibilità di svelare il mistero della vita che l’apertura di queste avrebbe potuto dischiudere. sistri = strumento del culto della dea Iside la quale apre o chiude le porte dell’Aldilà In questa strofa il poeta manifesta tutta la sua angoscia ➝ i suoni del rapace notturno hanno riportato alla sua mente il dolore per la perdita dei suoi cari e gli hanno permesso di acquisire la consapevolezza che la morte incombe anche su di lui. Novembre Il titolo della poesia in questione richiama la stagione autunnale e in particolare il mese dell’anno in cui si commemorano i propri cari defunti. Il poeta accosta l’illusione che si prova in una giornata autunnale che sembra primaverile alla precarietà dell’esistenza. Come spesso accade in Myricae, anche in questo caso ci troviamo dinanzi a un bozzetto naturalistico che si colloca in una dimensione ingannevole. Se nella prima strofa della poesia ci troviamo dinanzi alla rappresentazione di una giornata cristallina di novembre che può, seppur per pochi istanti, portare l’illusione della primavera, colta sia attraverso sensazioni visive («gèmmea l’aria») che olfattive («del prunalbo l’odorino amaro»), nella seconda siamo già dinanzi alla consapevolezza, rafforzata dal Ma avversativo, che in realtà si sta vivendo la stagione autunnale che è una metafora dell’esistenza. Il bozzetto naturalistico inizia a comunicare l’idea della morte➝ all’illusione della primavera, che altro non è che una metafora della vita, si contrappone la realtà funerea, l’algida legge della morte. Vi è una forte analogia tra la primavera, che rappresenta la vita e l’autunno, che è collegato alla morte. Nella terza strofa ci troviamo di fronte alla tristezza della stagione autunnale ➝ il poeta, apparentemente intento a descrivere il paesaggio circostante, cerca di penetrare il senso segreto delle cose, che si rivela carico di drammaticità e morte, osservandole con lo stupore e la meraviglia di un “fanciullino”, che consentono di riscoprirne i lati segreti e la purezza originaria. Il lampo è stata composta negli anni ’90 e pubblicata nella sezione Tristezze della terza edizione della raccolta Myricae, nel 1894 Il lampo scaturisce riflessioni nel poeta ripensando con dolore all’uccisione e alla morte del padre Sin dall’inizio del componimento emerge una realtà di dolore e tormento, in quanto l’e iniziale sembra evocare un passato di sofferenza e il lampo, che illumina improvvisamente tutto quanto, permette di vedere il cielo e la terra non come elementi naturali inerti, ma per quello che sono realmente. Il lampo che squarcia la notte e mette in evidenza la realtà desolante è una metafora della labilità della vita, oltre ad essere il simbolo della violenza e della durezza del mondo, dalla quale si cerca di scappare rifugiandosi nel nido e negli affetti della propria famiglia. Antitesi che viene a crearsi fra la notte scura e tempestosa (come la vita) e il bianco della casa in cui potersi rifugiare (il nido) carattere espressionista Il tuono L’ultimo verso de “Il Lampo” apre questo componimento Il tuono è un esempio calzante di poesia costruita sull’andamento paratattico semplice, sotto il quale si articola tuttavia un’estrema ricercatezza ritmica e sonora fondata sulle figure dell’allitterazione, dell’enumerazione o dell’onomatopea Attraverso tale costruzione ritmica, il poeta vuole descrivere in forma sonora lo scatenarsi dello spaventoso fenomeno atmosferico che rompe la misteriosa quiete notturna. GABRIELE D’ANNUNZIO è uno dei pochi scrittori italiani da fama europea del decadentismo ➝ la fama è conseguenza della fama letteraria classicista Nasce a Pescare nel 1863 da una famiglia media-borghese Il suo percorso ha come finalità quella di fare della propria vita un’opera d’arte Già nella sua giovinezza dimostra amore e interesse in ciò che è raro e ricercato Cambia il suo nome da Gabriele Rapagnetta a D'Annunzio (colui che porta l’annuncio) come una missione divina che il poeta si pone ➝ poeta vate Attraversò oltre un cinquantennio di cultura italiana, influenzandola profondamente con una produzione letteraria abbondante e attinente ai generi più disparati. Un influsso altrettanto significativo esercitò sulla politica, orientando l'opinione pubblica su posizioni interventiste allo scoppio del primo conflitto mondiale ed elaborando ideologie che il Fascismo fece proprie. La sua personalità "eccezionale", caratterizzata da atteggiamenti esibizionistici, volutamente scandalosi e sprezzanti verso la "massa", colpì inoltre l'attenzione dei contemporanei tanto da alimentare un vero e proprio fenomeno di costume L'ESTETISMO E LA SUA CRISI Le liriche dannunziane degli anni Ottanta mostrano una tendenza estetizzante➝ concepisce l'arte come valore supremo cui devono essere subordinati tutti gli altri valori, ivi compresi quelli morali. Questa concezione si traduce nella ricerca di squisiti artifici formali e nella preferenza alla letteratura, piuttosto che alla vita reale, come fonte d'ispirazione. L'estetismo dannunziano entra in crisi verso la fine degli anni Ottanta, quando lo scrittore avverte che l'isolamento dell'artista in un mondo in rapida evoluzione finisce per diventare impotenza ➝ tale crisi si riflette nel romanzo il piacere (1889), il cui protagonista, raffinato cultore del bello, va incontro ad una dura sconfitta esistenziale. Egli esordì nel 1879, sedicenne, con un libretto di versi, Primo vere, che suscitò una certa risonanza ➝ a diciotto anni, si trasferì a Roma per frequentare l'università. In realtà abbandonò presto gli studi, preferendo vivere tra salotti mondani e redazioni di giornali. Per alcuni anni, infatti, esercitò la professione di giornalista Acquistò subito notorietà in campo letterario, sia attraverso una copiosa produzione di versi e di opere narrative, che spesso suscitavano scandalo per i contenuti erotici, sia attraverso una vita altrettanto scandalosa, per i principi morali dell'epoca, fatta di continue avventure galanti, lusso, duelli. Sono gli anni in cui d'Annunzio si crea la maschera dell'esteta,, dell'individuo superiore, dalla squisita sensibilità, che rileva. inorridito la mediocrità borghese, rifugiandosi in un mondo di pura arte, e che dir sprezza la morale corrente. Questa fase estetizzante della vita di d'Annunzio attraversò una crisi alla svolta degli anni Novanta, riflettendosi anche nella tematica della produzione letteraria; lo scrittore cercò così nuove soluzioni, e le trovò in un nuovo mito, quello del superuomo, ispirato alle teorie del filosofo tedesco Nietzsche ➝ un mito di energia eroica, attivistica. All'azione si accontentava di sostituire la letteratura ed il superuomo restava un vagheggiamento fantastico, di cui si nutriva la sua produzione poetica e narrativa. Nella realtà, d'Annunzio puntava a creare l'immagine di una vita eccezionale ➝ colpiva soprattutto la fantasia del pubblico borghese la villa della Capponcina, A creargli intorno un alone di mito contribuivano anche i suoi amori come quello con la grandissima attrice Eleonora Duse. D'Annunzio era strettamente legato alle esigenze del sistema economico del suo tempo ➝ con le sue esibizioni clamorose ed i suoi scandali lo scrittore voleva mettersi in primo piano nell'attenzione pubblica, per vendere meglio la sua immagine e i suoi prodotti letterari. Gli editori gli pagavano somme favolose, ma quel fiume di denaro non era mai sufficiente alla sua vita lussuosa. Il culto della bellezza ed il «vivere inimitabile» risultavano essere finalizzati al loro contrario, a ciò che d'Annunzio ostentava di disprezzare il denaro e le esigenze del mercato: proprio lo scrittore più ostile al mondo borghese era in realtà il più legato alle sue leggi LA RICERCA DELL’AZIONE Per questo, nel 1397, tentò l'avventura parlamentare, come deputato dell'estrema destra, Cercando uno strumento con cui agire più direttamente sulle folle per imporre il suo verbo di "vate",d'Annunzio a partire dal 1898, con la rappresentazione della Città morta, si rivolse anche al teatro ➝ a causa dei creditori inferociti, nel 1910 fu costretto a fuggire dall'Italia e a rifugiarsi in Francia. L'occasione tanto attesa per l'azione eroica gli fu offerta dalla Prima guerra mondiale ➝ egli inizio un’intensa campagna interventista Attirò nuovamente su di sé l'attenzione con imprese clamorose come la "beffa di Buccari" (un' incursione nel golfo del Carnaro con una flotta di motosiluranti), il volo su Vienna. Nel dopoguerra d'Annunzio si fece interprete dei rancori per la vittoria mutilata capeggiando una marcia di volontari su Fiume: fu scacciato con le armi nel 1920 ➥ sperò di proporsi come “duce di una rivoluzione reazionaria”, che riportasse ordine nel caos sociale del dopoguerra, ma fu scalzato da un più abile politico Benito Mussolini. Il fascismo poi lo esaltò come padre della patria, ma lo guardò anche con sospetto, confinandolo praticamente in una villa di Gardone ➝ qui trascorse ancora lunghi anni, ossessionato dalla decadenza fisica, pubblicando alcune opere di memoria, e vi morì nel 1938. Un'impronta incalcolabile lasciò sul costume, dando vita al fenomeno del dannunzianesimo, che segnò il comportamento di intere generazioni borghesi ➝ ispirò anche le forme della nascente cultura "di massa", come certa produzione letteraria di consumo. ROMANZI DELL’ESTETISMO Nella fase dell’estetismo d’annunzio esprime la formula “il verso è tutto” ➝ l'arte è il valore supremo e ad essa devono essere subordinati tutti gli altri valori. La vita si sottrae alle leggi del bene e del male e si sottopone solo alla legge del bello, trasformandosi in opera d'arte. Sul piano letterario, tutto ciò dà origine ad un vero e proprio culto religioso dell'arte e della bellezza, ad una ricerca di eleganze estenuate, di squisiti artifici formali. Questo personaggio dell'esteta, che si isola dalla realtà meschina della società borghese contemporanea in un mondo rarefatto e sublimato di pura arte e bellezza, e la cui maschera d'Annunzio indossa nella vita come nella produzione letteraria, Ben presto però d'Annunzio si rende conto che l'esteta non ha la forza di opporsi realmente alla borghesia in ascesa Egli avverte tutta la fragilità dell'esteta: il suo isolamento sdegnoso, lungi dall'essere un privilegio, non può che divenire sterilità ed impotenza, il culto della bellezza si trasforma in menzogna. Il Piacere fa parte della Trilogia della Rosa (Il Piacere, L’Innocente, Il Trionfo della morte) È il primo romanzo scritto da d'Annunzio in cui confluisce tutta l'esperienza mondana e letteraria da lui vissuta sino a quel momento, ne è la testimonianza più esplicita. Al centro del romanzo si pone la figura di un esteta, Andrea Sperelli, il quale non è che un "doppio" di d'Annunzio stesso, in cui l'autore obiettiva la sua crisi e la sua insoddisfazione Il principio «fare la propria vita, come si fa un'opera d'arte», in un uomo dalla volontà debolissima quale è Andrea, diviene una forza distruttrice, che lo priva di ogni energia morale e creativa, lo svuota e lo isterilisce. L'eroe è diviso tra due immagini femminili, Elena Muti, la donna fatale, che incarna l'erotismo lussurioso, e Maria Ferres, la donna pura, che rappresenta ai suoi occhi l'occasione di un riscatto e di una elevazione spirituale. ➥ il romanzo è ambientato nel 1888 a Francavilla presso l’amico Francesco Paolo Michetti Nel primo capitolo D’Annunzio presenta, a Palazzo Zuccari a Roma, Andrea Sperelli il quale attende l’arrivo della donna amata Elena La descrizione dettagliata dell’ambiente riporta diversi richiami a forme artistiche mette in evidenza l’eleganza di questo individuo Il piacere è il fondamento su cui si basa la vita del protagonista, Andrea Sperelli, fatta di piaceresensuale, lussuria, avventure amorose, culto della bellezza, delle donne e delle opere d'arte, da qui la scelta del titolo. MOMENTO INTERMEDIO: FASE DELLA BONTÀ La crisi dell'estetismo non approda immediatamente a soluzioni alternative ➝ succede un periodo di incerte sperimentazioni In questo contesto scrive l’Innocente in cui si esprime un'esigenza di rigenerazione e di purezza, attraverso il recupero del legame coniugale e della vita a contatto con la campagna ROMANZI DEL SUPERUOMO D'Annunzio coglie alcuni aspetti del pensiero di Nietzsche: ● rifiuto del conformismo borghese ● rifiuto dell’etica Cristiana➝ Dio come creazione dei deboli ● l’esaltazione dello spirito dionisiaco e di un vitalizio gioioso, libero dalla morale comune ● Il rifiuto dell’etica della pietà e dell’altruismo ● esaltazione della volontà di potenza ● il mito del superuomo Dunque il punto d’arrivo è l’Oltreuomo il quale è libero dalle cateni morali Il superuomo è controllo totale della realtà D’Annunzio vagheggia l'affermazione di una nuova aristocrazia, che sappia tenere schiava la moltitudine degli esseri comuni ed elevarsi a superiori forme di vita attraverso il culto del bello e l'esercizio della vita attiva ed eroica. Il motivo nietzschiano del superuomo è quindi interpretato da d'Annunzio nel senso del diritto di pochi esseri eccezionali ad affermare se stessi, sprezzando le leggi comuni del bene e del male. II dominio di questi esseri privilegiati al di sopra della massa deve tendere ad una nuova politica aggressiva dello Stato italiano, che strappi la nazione alla sua mediocrità ➥ Il culto della bellezza è essenziale nel processo di elevazione della stirpe ➝ in tal modo l'estetismo non sarà più rifiuto sdegnoso della realtà, ma strumento di una volontà di dominio sulla realtà. L'eroe dannunziano non si accontenta più di vagheggiare la bellezza in una dimensione appartata, rifuggendo dalla vita sociale, ma si adopera per imporre, attraverso di essa, il dominio di un'élite, violenta e raffinata insieme Il mito del superuomo è sempre un tentativo di reagire alle tendenze, in atto nella società capitalistica moderna, ad emarginare e a degradare l'intellettuale➝ ma è un tentativo che va in direzione opposta rispetto a quella che proponeva il mito dell'esteta, poiché affida all'artista-superuomo una funzione di guida D'Annunzio non si piega ad accettare la sorte comune, ambisce a rovesciarla, a ritrovare un ruolo sociale ➜ poiché l'offerta non gli viene dalla società stessa, egli si conferisce da sé tale ruolo, attribuendosi il compito di profeta di un ordine nuovo ➤ l'artista, proprio mediante la sua attività intellettuale, deve aprire la strada al dominio delle nuove élites, che ponga fine al caos del liberalismo borghese, della democrazia, dell'egualitarismo, e di tali elites deve egli stesso entrare a far parte. Il Trionfo della morte non propone ancora compiutamente la realizzazione della nuova figura mitica, ma rappresenta una fase di transizione L'eroe, Giorgio Aurispa, è ancora un esteta che travagliato da un'oscura malattia interiore, va alla ricerca di un nuovo senso della vita, che permetta di attingere all'equilibrio e alla pienezza. D'Annunzio cerca una nuova definizione dell'intellettuale, che deve essere libero dal peso del vittimismo e della sconfitta. La ricerca porta Giorgio a tentare di riscoprire le radici della sua stirpe: insieme con la donna amata, Ippolita Sanzio, si ritira in un villaggio abruzzese e qui riscopre il volto primordiale della sua gente ma da quel mondo barbarico e primitivo il raffinato esteta è però disgustato e respinto La soluzione gli si affaccia nel messaggio «dionisiaco» di Nietzsche, in un'immersione nella vita in tutta la sua pienezza, ma l'eroe non è ancora in grado di realizzare il progetto ➝ si oppongono le forze oscure della sua psiche, che si manifestano nelle sembianze della donna, Ippolita: la lússuria consuma le sue forze, Prevalgono in lui le forze negative della «morte» ed egli al termine del romanzo si uccide ↪ Con questo suicidio emblematico lo scrittore si sente pronto ad affrontare un nuovo cammino, a percorrere la strada del superuomo, non più vittima tormentata ma energico dominatore. ⇼ Nella prima strofa, originariamente intitolata Natività della luna, il tema centrale è il sorgere della luna ➝ essa è tutta costruita su una serie d’immagini che si richiamano l’una con l’altra per analogia ⇼ Nella seconda strofa, originariamente intitolata La pioggia estiva, si presta ancora più attenzione al suono delle parole, che sono scelte innanzitutto per la loro musicalità e per la trama fonica che formano ➝ si insiste sull’idea dell’acqua e su momenti ambigui di passaggio, in particolare tra la primavera e l’estate, col grano non maturo, ma non più verde e il fieno tagliato che sta lentamente ingiallendo. ⇼ Nella terza strofa, dal titolo originario L’immagine delle colline, giunge al massimo l’esaltazione irrazionale dell’innamoramento: si crea una dimensione favolosa in cui le parole servono non a denotare ma ad evocare. Si giunge ad una sensualità panica, ad una forza erotica che pervade la natura e di cui anche l’uomo partecipa La cura formale è molto elevata e il lessico è ricercato e ricco di arcaismi, La pioggia nel pineto ↪ viene composta dal poeta a cavallo fra il luglio e l’agosto del 1902, ed appartiene alla sezione centrale di Alcyone Il poeta e la sua compagna entrano in empatia con la natura e arrivano a condividerne la sua anima segreta ➝ contempla la metamorfosi delle cose e la sua compagna si trasforma in fiore, pianta, frutto, mentre la pioggia cade Un altro tema molto importante della lirica è quello dell’amore, in quanto il poeta parlando della pioggia estiva refrigerante sottolinea come questa rigeneri non solo la natura, ma rinvigorisca anche l’anima dei due innamorati, i quali continuano ad abbandonarsi alla forza dei sentimenti e dell’amore, ma con la consapevolezza che si tratti soltanto di una favola bella che li ha illusi in passato e continua ad illuderli La lirica ha il suo fulcro nel sentimento mistico di unione con la natura, il panismo dannunziano, quella metamorfosi che porta alla fusione dell’io con il tutto costituito dall’indistinto naturale ⭐Prima strofa: La poesia racconta di una passeggiata del poeta in un giorno di pioggia nella pineta, accompagnato dalla donna amata che lui chiama Ermione. Il poeta si rivolge alla donna invitandola al silenzio, per percepire con estrema attenzione i suoni straordinari della natura. La pioggia cadendo favorisce la fusione con il paesaggio dando inizio ad una metamorfosi che porta il poeta ed Ermione, a iniziare a perdere le sembianze umane per assimilarsi alla vita vegetale, rigenerando e purificando il loro amore e i loro pensieri. ⭐Seconda strofa: il rumore costante della pioggia diventa come una musica che cambia di intensità in base al fatto che le gocce d’acqua vanno a colpire un fogliame più o meno rado. A questi suoni si uniscono il gracidare delle rane ed il frinire delle cicale come se tutta la natura fosse un’orchestra in cui ogni elemento naturale rappresenta un diverso strumento che le dita della pioggia suonano. La metamorfosi panica fa sì che il poeta e la donna non più umani, abbiano una vita vegetale in cui il volto e i capelli di Ermione, bagnati dalla pioggia non si distinguano più dagli altri elementi del bosco. ⭐Terza strofa: la pioggia aumenta, il suo crepitio aumenta e copre il canto delle cicale e delle rane, che progressivamente si indebolisce fino ad estinguersi del tutto. La pioggia pulisce le piante del bosco e rigenera l’anima del poeta e della donna. ⭐Quarta strofa: La pioggia scende sul volto di Ermione e sembra che stia piangendo, ma non è un pianto di dolore ma di gioia. Si sta per compiere la metamorfosi vegetale e l’aspetto della donna ora ha perso ogni sembianza umana: il viso non è più bianco ma è verdeggiante ed ella, come una ninfea, sembra uscire dalla corteccia di un albero. La metamorfosi trasforma le varie parti del corpo in forme della natura: il cuore è come una pesca non ancora colta, gli occhi sono come fonti d’acqua ed i denti sono come mandorle acerbe. Gli amanti corrono nel bosco mentre la vegetazione li circonda e li avviluppa. L’evanescenza è la caratteristica che distingue questa composizione ➝ tutto è molto vago ed è una di quelle espressioni del panismo dannunziano Il poeta si rivolge alla donna che lo accompagna chiamandola Ermione, nome tratto dalla mitologia greca in cui Ermione era la figlia di Menelao ed Elena ➝ lo pseudonimo nasconde l’identità di Eleonora Duse, famosa attrice teatrale dell’epoca legata sentimentalmente, per diversi anni, al poeta il tema dell’amore si intreccia al tema principale del panismo ➝ viene visto dal poeta come utopia di alterne illusioni, in quanto vede coinvolti alternativamente, con partecipazione diversa al sentimento, prima il poeta e poi la donna. L’amore è una bella favola (favola bella) che illude e inganna ora l’uno e ora l’altro componente della coppia, ed il poeta lo illustra attraverso la figura retorica del chiasmo Meriggio è una delle 88 liriche che fanno parte della raccolta Alcyone➝ considerata una delle massime espressioni del “panismo dannunziano”, la fusione fra elementi umani ed elementi naturali D’Annunzio si trova sulla foce dell’Arno; qui osserva la natura che lo circonda; tutto è avvolto nella calura del “meriggio”, termine che sta per mezzogiorno, ma che più ampiamente e genericamente, indica le ore intorno al mezzodì, quelle più calde, quando il sole è più alto all’orizzonte. È in queste ore di piena estate – il momento “panico” – che il “poeta superuomo”, nella solitudine e nel silenzio più assoluti, grazie all’estasi panica, può fondersi con la natura, diventare un tutt’uno con essa Il poeta è in una dimensione divina, superumana come l’ultimo verso, solitario, fa intendere chiaramente («E la mia vita è divina»). Nella descrizione della natura D’Annunzio raggiunge un sublime esito formale grazie all’impiego sapiente, per quanto irregolare, delle rime e dei richiami sonori. La descrizione del paesaggio avviene per negazione, resa efficace attraverso l’anafora di Non in principio di periodo, come se il poeta intendesse dare l’idea dello spettacolo naturale attraverso una reiterata e progressiva assenza di elementi vitali D’Annunzio descrive l’estasi panica, la sua identificazione con gli elementi della natura ➝ contemplando la natura, egli sente dissolversi il suo essere umano, e s’immerge nelle cose e le cose s’immergono in lui, in uno scambio reciproco di forme, e il paesaggio diventa antropomorfico I pastori La lirica costituisce una contemplazione ampia e silenziosa, fatta di gesti assorti e di una musica lenta e suggestiva. Esprime tre sentimenti principali: ● l'amore per la terra natia ● il vagheggiamento di un'esistenza semplice e primitiva, nella cornice di una natura incontaminata ● l'adesione alle antiche tradizioni. Lo spunto di partenza del componimento proviene dalla transumanza, vista quasi come un rito arcaico della terra. La migrazione autunnale delle greggi dai monti all'Adriatico selvaggio diviene un simbolo di continuità ➝ la vita della natura si ripete immutabile, di stagione in stagione. Il poeta vuole partecipare a questo ciclo, per riconquistarsi una purezza originaria ➝ solo così potrà disperdere il rischio della dissoluzione che si avverte Nella poesia si descrive la vita semplice degli umili, uomini e animali. La migrazione autunnale delle greggi dai monti all’Adriatico selvaggio diventa, in modo naturale, un simbolo di continuità: la vita della natura si ripete immutabile, di stagione in stagione ➝ il poeta è consapevole di doversi inserire in questo ciclo, per disperdere il rischio della decadenza. La sintassi presenta un periodare lento, tono sobrio e sgravi ➝ ritmo insolito per D'Annunzio e che rivela tutto il suo rimpianto per la vita austera della terra natia, con i suoi costumi antichi.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved