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PowerPoint su Mussolini e il fascismo di Corner, Slide di Storia Contemporanea

Slide secondo capitoli e paragrafi del saggio di Paul Corner.

Tipologia: Slide

2022/2023

In vendita dal 09/05/2023

Saradefranchis
Saradefranchis 🇮🇹

4.4

(76)

30 documenti

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Scarica PowerPoint su Mussolini e il fascismo di Corner e più Slide in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Paul Corner ha insegnato all’Università di Siena, dove è stato direttore del centro per lo studio dei regimi totalitari. Questo volume si propone di rispondere alla visione nostalgica, smantellando l’immagine di un fascismo lungimirante ed efficiente. La verifica di quanto la realtà corrisponda alla leggenda è l’argomento di questo libro. La collana «l’antidoto» ospita volumi che intendono confutare e decostruire interpretazioni e narrazioni prive di credibilità scientifica, ma che ormai fanno parte dell’immaginario pubblico e storiografico. In copertina Mussolini semina il grano, Pontinia, 1934. Introduzione. Storia, memoria e amnesia • Le prospettive sono cambiate: altri tiranni, altri orrori sono intervenuti a offuscare le impressioni sul regime e a collocarle in una luce relativamente neutrale, e a volte quasi favorevole. • Le società ricostruirono il loro passato e le loro memorie secondo gli interessi prevalenti del presente e secondo le aspettative per il futuro. • La memoria collettiva diventa una visione sociale del passato. • Non esiste un’unica narrazione storica in cui tutti possano identificarsi, di conseguenza esistono diverse memorie collettive. Qui ci occupiamo di una memoria collettiva diffusa, che ha selezionato alcuni aspetti del regime e ne ha dimenticati altri. Che cosa è successo alla nostra memoria del fascismo? I. Un fascismo bonario? • La centralità della figura di Mussolini ha distolto l’attenzione dai meccanismi repressivi del regime. • L’estrema violenza del nazismo è stato uno scudo per la violenza fascista. • Il ruolo violento delle camice nere viene trattato come un fenomeno limitato nelle dimensioni e nel tempo, estraneo al regime una volta al potere, nonostante le 3.000 vittime dirette. • La violenza fu sistematica, considerata virtuosa, purificatrice. 1. La violenza dimenticata • Nell’anno precedente all’attacco delle squadre fasciste alle leghe socialiste nelle campagne, più di 600 operai furono uccisi da una repressione operata dallo Stato nella protesta popolare del ’19. I gruppi fascisti presero piede sulla scia della repressione statale, con la complicità diretta dello Stato. • Non fu la prospettiva del controllo operaio nelle fabbriche ma la minaccia rappresentata dalle vittorie socialiste nelle elezioni amministrative nel novembre 1920 di perdere il controllo politico locale, e la violenza era già una tendenza dei proprietari terrieri e degli industriali. • Repressione, non rivoluzione. La «controrivoluzione preventiva» - Luigi Fabbri, 1922 • Esibizione pubblica di un omicidio rituale: sacralizzazione della violenza • La violenza caratterizzò il regime per tutta la sua durata, rinnovandosi sotto la Repubblica di Salò. • Al 1939 risale l’invito di Mussolini ai fascisti di “ripulire gli angoli d’Italia”. Una guerra civile unilaterale Difficoltà del PNF: • Mancato funzionamento nei contesti provinciali: nel 1927 Mussolini chiarì che l’autorità ultima era il prefetto e non il segretario federale fascista. • Divisioni all’interno del movimento fascista (vecchi e giovani squadristi, élite della città e ascesa dal contado, radicali e conservatori). • Corruzione: i funzionari fascisti usavano la loro autorità per benefici privati (estorsione). L’aumento della corruzione deve essere ricondotto alla mancanza di controlli indipendenti, al senso di impunità. • “Mussolini sì, fascismo no” 2. Irreggimentazione e legittimazione: il ruolo del partito • Legge superiore dello Stato • Decreti del ’25 e leggi fascistissime che riproducevano la legislazione altamente repressiva della Prima guerra mondiale (ritiro del passaporto e confisca dei beni). • Tribunale speciale per la difesa dello Stato, ripristino della pena di morte per crimini di natura politica, senza diritto di nominare un avvocato o di ricorrere in appello. Emise 31 condanne a morte, 5.620 a un lungo periodo di reclusione e più di 12.000 al confino. Molti vennero internati in istituti psichiatrici, fra cui Ida Dalser e Benito Albino. • Codice Rocco del 1930 • Cesare Mori, il prefetto di ferro: disciplinati i poteri mafiosi tradizionali e quelli di nuova formazione, venne lasciato terreno libero ai proprietari terrieri. 3. Legalità fascista e mafia Gangi, 1926 US | TAUDOMENICA DEL CORRIERE Tea a SARTA DEL GOVERNO ITALIANO LA CACCIA ALLA DELINQUENZA| IN SICILIA omm, Antonino € Grande Uff L cori Prefetto di ; S di Cotrone; > terraneo i di cattura di Gangi. imponeva le proprie leggi, non esclusa la mafia e il brigantag- | la pena di morie, senza preuvviso,- per Îmente e l’altro il bra É . limitata in tutia In questi altimi di di mille persone, | o nimeno parte di essa, è i a molti decenni, a | nerata 'Per tter ki ani sulla ndo d'imquietudine ben altrui, essa st é alleata <o0) | prefettura mit di onesti abitanti, ggio. Ritenevano i pessimisti, | tra i suoi ha una sioria di se- | che lotta contro l'obliqua: al store Grimi se possibile dalle vasie | za mon"poresse cons fortuna. In Il Governo separano le citià, dal Si quaje commis- | manif delle comunicazioni, 1. | sario: ‘amo, funziona i jJode } i orcanizzare rapidi ser- | ( { 3 {ielei.» nell'e debole della delinquenza a vil Da { } banditi, verse, mb rimieri e determinare la resa colti in quattro D uomini ira ager iti nazionali cinsero diò i mezzi per oppor- re alla viltà 1 brigantesca la più { ra ed evidente forza d ì al bri- { Divenuto, più tardi, questo m inizial- | fetio di apani, lancio per borgo di nel centro det xs punti | pagne nuclei volanti costituiti: da ca- | Madonie, a definità una { rabinieri e & i investigativi. Piana dei lotta prese. gli aspetti della guer: I briganti, dopo le prime: resì- | cento da prendere. Poi ta ì non! cedettero, metro a metro, Je | soffrirà più; le tracce borboniche sa- T mafiosi, intanto, si spàc- | ranno interamente cancellate: sd non solo la } allora.it Mori sti ma della d mo, Circ x dominazioni sserono «è imenti cia prosi Già ciuque sono i catturati, Ne restazio altri. cinque. Fu dappi di uomini che disperando le sì fateva giusti. dazione che, appro- rbustizia legale, • Situazioni di «schiavismo agrario» - D’Annunzio, Renzo De Felice, Mussolini fascista. • Classe operaia: cottimo, sistema Bedeux, despecializzazione. • Allargamento della classe media urbana scaturito dalla duplice spinta dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione. Costituivano un gruppo sociale molto conservatore. • Il fascismo fu un regime di classe, in quanto difese certi gruppi a discapito di altri. • «Mussolini vuol dire miseria» 2. Le gerarchie dei benefici • Crispi 1895, Orlando e Nitti 1919, Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali. • Il regime ereditò questo sistema e lo estese ma introdusse restrizioni e limitazioni. • La centralizzazione delle iniziative sottolineava che l’assistenza scaturiva dalla concessione dello Stato. • L’INFPS divenne uno dei pilastri del regime e il secondo datore di lavoro in Italia. (I versamenti superavano i contributi) • Sistema particolaristico-clientelare per il potere discrezionale. • Percentuali di pensioni di invalidità più alte al sud. 3. Concessioni e premi: pensioni, assicurazioni sociali, assistenza • Lotta alla malaria, alla tubercolosi, alla mortalità infantile. • Dibattito europeo sulla qualità della popolazione, dibattito che assunse nuova urgenza dopo la Prima guerra mondiale. • Impiego di specialisti e tecnici non legati al movimento fascista. • Campagna demografica. • Emancipazione femminile (fasci femminili, organizzazione delle massaie rurali) nonostante il modello patriarcale. 4. Il fascismo domestico: salute, famiglia, genere e casa • Il fascismo fu sempre caratterizzato da una mira espansionista. • Assente nella coscienza nazionale. • Utilizzo del gas asfissiante profitto da un accordo internazionale del 1925 ma autorizzato su ordine di Mussolini. • Non una missione civilizzatrice ma una dominazione coloniale. • Sanzioni da parte della Società delle nazioni. 2. Illusioni imperiali: l’Etiopia e oltre 3. Razzismo, antisemitismo e leggi razziali • Antisemitismo insito negli ideali fascisti • 7.000 ebrei italiani • 1943 Manifesto di Verona: gli ebrei furono privati della nazionalità e classificati come nemici dello stato • La militarizzazione della società italiana non fu portata avanti dai militari ma dalle autorità civili. • Caso di Ugo Cavallero, nominato alla presidenza dell’Ansaldo, sospettato di aver autorizzato una produzione di scarsa qualità. • Le forza armate furono considerate dal punto di vista del potere politico più che di quello militare. 4. Prepararsi alla guerra (male), combattere la guerra (male)
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