Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

pragmatica cognitiva, Appunti di Semiotica

appunti di pragmatica cognitiva molto dettagliati

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 16/04/2018

martina96__
martina96__ 🇮🇹

4.4

(24)

33 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica pragmatica cognitiva e più Appunti in PDF di Semiotica solo su Docsity! LA PRAGMATICA COGNITIVA" di Claudia BianchiPrologoModello del codice --> Secondo questo modello, le idee di un soggetto sono inaccessibili, ma una persona può comunicare i propri pensieri usando i suoni: il parlante codifica i pensieri in parole che trasmette all'ascoltatore che, a sua volta, le decodifica. La comunicazione perciò consiste nella codificazione e decodificazione di messaggi. Codice: sistema che permette a due soggetti di comunicare stabilendo una corrispondenza fra messaggi interni (idee, pensieri) e segnali esterni (parole, enunciati). Parole: permettono ad un parlante di rendere accessibili agli altri i propri pensieri e questo perchè le lingue naturali sono codici condivisi da parlante e ascoltatore.Eventuali fallimenti comunicativi avvengono se:- Il parlante codifica in modo scorretto il proprio pensiero (lapsus)- Rumori disturbano la trasmissione fisica dei segnali- Parlante e ascoltatore non condividono il codice utilizzatoSecondo questo modello, la relazione fra messaggio e segnale è simmetrica e la comprensione è la reazione automatica a un segnale: l'interpretazione non coinvolge processi inferenziali e non richiede alcuna creatività.Modello inferenziale --> La codifica di una frase non sempre coincide con il pensiero espresso dal parlante che utilizza quella frase e l'interpretazione di un messaggio richiede che l'ascoltatore riconosca le intenzioni comunicative del parlante.Es. Lucia ha due sorelle --> Non è detto che non ne abbia 3 o pi&amp;#249;.Il modello del codice è stato duramente attaccato, in quanto apparentemente insufficiente a render conto delle caratteristiche del processo d'interpretazione quando è coinvolta la comunicazione umana. In molti casi sembra necessario postulare processi inferenziali: processi che, a partire da certe premesse, permettono di derivare certe conclusioni, che sono giustificate alla luce delle premesse.Inferenza: una sorta di ragionamento, non necessariamente in forma esplicita o consapevole, come questo --> Chi parla ha detto che Luca ha 2 sorelle; certo, se qualcuno ha 3 sorelle di sicuro ne ha due; ma chi parla sta cercando di collaborare con me e mi darà tutte le informazioni che mi servono nel modo piùefficace possibile. Se le sorelle fossero state 3 me lo avrebbe detto, pertanto vuole che pensi che le sorelle non sono piùdi 2.Perciò, secondo il modello inferenziale (che si contrappone al modello del codice), la comprensione è un processo di attribuzione di intenzioni: comunicare significa, da parte di chi parla, manifestare intenzioni, e, da parte di chi ascolta, riconoscere queste intenzioni. Il modello inferenziale ha la prima formulazione in PAUL GRICE (filosofo britannico), che riflette su alcune distinzioni importanti: - ciò che le parole significano o vogliono dire VS ciò che un parlante P significa o vuol dire usando quelle parole. Es. "La consumazione al tavolo è obbligatoria" non significa che obbligatoriamente bisogna comprare del cibo e consumarlo sul tavolo. Regolamenti e manuali non possono dire tutto, precisare tutto; il resto lo aggiungiamo noi, per via inferenziale, completiamo e arricchiamo quanto detto con ciò che sappiamo del mondo, spesso in modo automatico e del tutto inconsapevole. – ciò che P dice usando quelle parole VS ciò che P, usando quelle parole, lascia intendere. Ciò che comunichiamo implicitamente dipende dalle circostanze in cui usiamo le parole, da ciò che sappiamo sul mondo e da ciò che sappiamo l'uno dell'altro Pragmatica: studio dell'uso del linguaggio; Pragmatica cognitiva: tentativo di costruire modelli di comunicazione compatibili con l'osservazione empirica e clinica e con dati sperimentali. 1 Assumono perciò rilevanza gli interrogativi sui processi mentali alla base della produzione e della comprensione linguistica, sulle facoltà cognitive coinvolte nei processi comunicativi e sulla loro interazione. CAPITOLO I - L'eredità di Grice Paul Grice è stato un filosofo e linguista britannico e le sue teorie sono riferimenti imprescindibili non solo per la riflessione della filosofia del linguaggio, ma anche per la filosofia della mente, linguistica, l'analisi del discorso, semiotica, scienze cognitive; di particolare interesse per noi è il fatto che la sua opera è situata all'origine del filone cognitivo in pragmatica. S copo generale dell'opera di Grice è caratterizzare: – ciò che un'espressione E significa; – ciò che un parlante P dice esplicitamente usando l'espressione E in una certa situazione; – ciò che un parlante P lascia intendere implicitamente usando l'espressione E in quella data circostanza. Grice è uno dei maggiori esponenti della filosofia del linguaggio ordinario. → L'intento comune dei filosofi del linguaggio ordinario è portare il linguaggio comune al centro dell'analisi filosofica. Austin e Strawson → negano che la semantica delle espressioni del linguaggio naturale possa essere espressa dalla logica, dal momento che il linguaggio ordinario non ha una logica esatta. I significati delle particelle logiche (^, v, -->, A, ɘ) non catturano i significati delle loro controparti del linguaggio naturale ("e", "o", "se...allora", "ogni", "qualche"). → Ad esempio: - in logica p ^ q = q ^ p; - nel linguaggio naturale E' andato a scuola e si è lavato non corrisponde a Si è lavato ed è andato a scuola. → La successione temporale fra i due eventi è parte del significato di "e", mentre non fa invece parte del significato nella sua controparte logica. Ancora:- in logica p --> q- nel linguaggio naturale: Se il mandarino è arancione allora la terra è un pianeta Dal punto di vista logico è accettabile e vero, e tuttavia anomalo in conversazione. → Per Stawson, la semantica (ossia il significato) di "e", "o", "se...allora" è determinata dalla pratica linguistica, dall'uso e non solo dalla logica. Tale analisi si estende ad altri termini carichi di implicazioni filosofiche come "sembrare", "credere", "sapere".Es. X mi sembra rosso. E' corretto solo se chi parla sa o crede che X non sia rosso o pensa che qualcuno potrebbe dubitare o negare che X sia rosso.Grice --> La sua posizione rispetto a questo punto è in netto contrasto con la tradizione della filosofia del linguaggio ordinario: pur mantenendo l'idea della centralità dell'uso, crede che sia necessario distinguere elementi dell'uso del linguaggio dovuti al significato ed elementi dovuti a fattori d'interazione comunicativa. Nella battaglia fra filosofi del linguaggio ideale (sostenitori di una semantica formale), che si occupano degli aspetti strutturali e composizionali del 2 di P, se cioè comprende il significato di P. Ciò viene chiamato illocutionary uptake: l'effetto sull'ascoltatore non è una credenza o una risposta, consiste semplicemente nel fatto che l'ascoltatore comprenda il proferimento del parlante.Le intenzioni comunicative sono quindi:- Orientate verso un agente, ossia il destinatario- Aperte (manifeste, trasparenti), cioè intese a essere riconosciute da parte del destinatario- Riflessive: la loro soddisfazione consiste precisamente nell'essere riconosciute dal destinatarioPer Grice, la comprensione verbale è una forma di attribuzione di uno stato mentale a P: parte essenziale della comunicazione è che D riconosca l'intenzione informativa di P. Le intenzioni di P devono cioè essere manifeste, trasparenti, avere un carattere pubblico. Perciò, la comunicazione comporta 2 livelli di intenzione da parte di P:1. L'intenzione di produrre in D la credenza che p, usando E2. L'intenzione che D riconosca che E è stato prodotto con l'intenzione 1La prima intenzione costituisce il livello informativo, la seconda il livello comunicativo. Esempio: una bambino vestito con il grembiule dà l'impressione a un passante di andare a scuola. Questa intenzione non è nè informativa nè comunicativa, non c'è quindi trasferimento intenzionale di informazioni, le inferenze del passante hanno carattere sintomatico: un comportamento è sintomo di qualcos'altro, che non fa però parte delle intenzioni comunicative del soggetto. L'intenzione informativa può essere soddisfatta senza che l'intenzione comunicativa sia soddisfatta. Esempio: compagno di classe che ruba e lascia qualcosa di un altro compagno sul luogo per far ricadere la colpa su di lui. Si tratta d'informazione intenzionale, ma non di comunicazione.Alcune obiezioni: l'idea generale di Grice è che le espressioni linguistiche derivano il loro significato da certe pratiche comunicative. I significati devono essere spiegati nei termini di stati mentali di parlanti: intenzioni complesse volte a produrre particolari stati mentali negli interlocutori. A tale modo di concepire il significato è stato obiettato che il fatto che il parlante abbia certe intenzioni non è:a. nè una condizione necessaria --> si è sostenuto che il fatto che P abbia complesse intenzioni rivolte a un D specifico non è una condizione necessaria per il significato: ci sono infatti casi in cui P usa il linguaggio in modo perfettamente significante, ma non ha alcuna intenzione d'indurre <\/div><\/div><div style=\&quot;page-break- before:always; page-break-after:always\&quot;><div>D a condividere certe credenze o a intraprendere certe azioni. Esempio: casi in cui manca il destinatario, come la scrittura di un diario o la prova di un discorso. In questi casi, il destinatario manca e il parlante non ha alcuna intenzione rivolta a un destinatario. In questi casi, Grice si appella a destinatari D fittizi, immaginari, potenziali: quando proviamo un discorso o quando scriviamo un diario ci comportiamo come se ci fosse un destinatario. In altri casi, D esiste, ma è scorretto dire che P vuole che D si formi una certa credenza, perchè D possiede già quella certa credenza: sono i casi dell'esame (esempio: studente dice: La prima guerra mondiale scoppiò nel 1914 ma non ha l'intenzione che il professore si formi la credenza che la prima guerra mondiale scoppiò nel 1914, poichè suppone che il professore possieda già quella credenza), dell'ammissione, del ricordare qualcosa a qualcuno, del riassumere. In questo secondo gruppo di casi, le soluzioni proposte da Grice vanno nella direzione di una riformulazione degli effetti che P ha l'intenzione di indurre in D: si potrebbe sostenere che in questi casi P ha l'intenzione di indurre in D una credenza su un proprio stato mentale o di attivare una credenza in D.b. nè una condizione sufficiente per il significato --> Il fatto che P abbia complesse intenzioni rivolte a un D specifico non è una condizione sufficiente per il significato: se le condizioni fossero sufficienti avremmo una concezione della semantica in cui ognuno sarebbe in grado d'intendere qualunque cosa con una qualunque sequenza di suoni. In realtà, secondo Grice ci sono vincoli su ciò che i parlanti possono intendere con una frase: P non può ragionevolmente aspettarsi di essere compreso a meno che non renda le proprie intenzioni pubbliche, ovvero accessibili a D.Seconda eredità: principio di cooperazione e 5 massime convenzionaliL'uso del linguaggio richiede un comportamento cooperativo razionale: le nostre conversazioni richiedono un livello elevato di coordinazione, collaborazione. Conversare è agire in collaborazione con qualcuno: il comportamento dell'uno deve compiersi in accordo e coordinazione implicata con quello dell'altro. La conversazione è dunque un'attività:- Razionale- Collaborativa- Finalizzata a uno scopoPer Grice, quindi, la conversazione è un'attività di collaborazione retta da un principio di cooperazione e da complessi sistemi di aspettative. Parlante e destinatario - se razionali e cooperativi - condividono, almeno parzialmente, uno scopo minimale, stabilito all'inizio o negoziato durante lo scambio. Per inferire il significato del parlante, il destinatario viene guidato da certe aspettative sul comportamento del parlante: in particolare, dall'aspettava che l'enunciato soddisfi certi standard, ovvero sia ragionevolmente informativo, sincero, pertinente e chiaro. Il principio si declina secondo 4 gruppi di massime:- Quantità --> le massime di quantità rispecchiano l'aspettativa che il nostro interlocutore sia ragionevolmente informativo:1. Da un contributo tanto informativo quanto richiesto2. Non dare un contributo piùinformativo di quanto richiesto- Qualità --> le massime di qualità rispecchiano l'aspettativa che il nostro interlocutore sia sincero e giustificato nelle proprie affermazioni; comprendono una super massima: "Cerca di dare un contributo che sia vero" e le due sottomassime:1. Non dire ciò che non credi2. Non dire ciò per cui non hai prove adeguate- Relazione --> rispecchia l'aspettativa che il nostro interlocutore sia pertinente: "Sii pertinente"- Modo --> rispecchia l'aspettativa che il nostro interlocutore sia chiaro: 1. Evitare l'oscurità d'espressione2. Evitare l'ambiguità (l'eccesso d'informazioni)3. Essere breve, evitano la prolissità non necessaria4. Essere ordinato nell'esposizione5. Esprimere in modo facilitare la risposta appropriata<\/div><\/div><div style=\&quot;page-break- before:always; page-break-after:always\&quot;><div>Le massime non sono tutte sullo stesso piano: Grice privilegia le massime di Quantità, e in particolare la prima. Le altre massime entrano in azione soltanto in base all'assunto la massima di Quantità sia soddisfatta. Non si parla di norme, ma di assunzioni e aspettative sul comportamento verbale e non verbale degli altri. Per Grice, c'è interesse a partecipare a scambi convenzionali solo in base all'assunto che tali scambi siano condotti in base al Principio e alle massime: massime e Principio nono sono dunque convenzioni arbitrarie ma nemmeno un fatto empirico, sono mezzi che è razionale utilizzare per svolgere attività di cooperazione. Un comportamento sarà tanto piùrazionale quanto piùsi conforma a principio e massime. Quella di Grice è una razionalizzazione della situazione comunicativa, in cui vige l'assunzione di interlocutori collaborativi e razionali, che condividono lo scopo comune di comprendere e farsi comprendere.Le massime hanno la caratteristica di funzionare altrettanto bene quando sono violate e quando sono osservate. Il parlante infatti ha, nei confronti delle massime, diverse opzioni oltre al semplice rispetto:1. Il parlante può conformarsi al Principio di Cooperazione e alle massime: sono i casi in cui P è sincero, giustificato, informativo, pertinente e si esprime in modo appropriato. Esempio: Mi si chiede Quanti anni hai? Rispondo Cinquant'anni2. Il parlante può violare una massima: può intenzionalmente dire meno di quanto necessario, o dire qualcosa di non pertinente o esprimersi in modo volutamente disordinato. La violazione piùgrave riguarda naturalmente la massima di Qualità, che rispecchia la nostra aspettativa che P comunichi solo informazioni che ritiene vere: quando qualcuno fa un'affermazione, assumiamo che si impegni alla verità della proposizione espressa; è questa supposizione che rende possibile la stessa menzogna. Esempio: alla domanda di prima rispondo Quarant'anni (perchè sono giovanile)3. Il parlante può anche uscire dal raggio d'azione di una massima, dichiarando la propria intenzione di sospendere la collaborazione in modo esplicito o in modo implicito. In questa categoria cadono giochi di parole, battute, situazioni in cui le massime vengono sospese apertamente. Esempio: domanda punto 1, risposta 6 Non sono domande che si fanno ad una signora4. Spesso può succedere che due massime entrino in conflitto e P deve scegliere di violarne una per non violarne un'altra: la violazione riguarderà in genere la Quantità a favore della Qualità (si danno informazioni meno precisi per non dire cose false). Esempio: qualcuno mi chiede quanti anni ha Maria, io non so con certezza quale sia la sua età e rispondo Maria ha fra i quarantacinque e i cinquant'anni.5. Il parlante si burla o sfrutta una massima: questi sono casi di violazione palese, aperta, che inducono il destinatario ad avanzare ipotesi che riconducano a comportamento collaborativo una mossa convenzionale apparentemente non in consonanza con le massime. Si ottengono effetti comunicativi particolari. Esempio: vedete Maria giocare con le bambole insieme a sua nipote e dite Maria ha 5 anni. In questo caso, state lasciando intendere qualcosa di diverso dalla reale età.Terza eredità: implicatureA Grice si deve la distinzione fra "esplicito" e "implicito"; punto di partenza per compiere questa distinzione è quello fra "dire" e "implicare": secondo Grice, spesso comunichiamo molto piùdi quanto non diciamo letteralmente o esplicitamente. Grice chiama implicature convenzionali le proposizioni che, in contesti particolari, possono essere comunicate usando un enunciato, senza essere esplicitamente dette.Esempio: Maria chiede a suo figlio Ti piace andare in università; il figlio risponde Sono sempre stressato, ci metto un'ora per arrivarci e la gente è antipatica. Il figlio viola la massima di Relazione (non risponde pertinentemente alla domanda di Maria); Maria deve allora supporre che il figlio voglia comunicare qualcosa di piùe che pertanto lasci intendere implicitamente che al figlio non piace andare in università. All'interno del significato del parlante (ciò che P comunica, il significato con cui il parlante usa l'espressione) possiamo distinguere:<\/div><\/div><div style=\&quot;page-break-before:always; page-break-after:always\&quot;><div>- ciò che P ha detto in una cerca occasione proferendo E;- ciò che P ha implicato proferendo E in quella occasione.Ciò che è detto da P è per Grice strettamente legato al significato convenzionale delle parole (l'enunciato) che ha proferito . Il livello di ciò che è detto è il livello vero-condizionale, valutabile come vero o falso. Per certi autori post-griceani, e per la teoria della pertinenza, il livello esplicito è largamente sotto- determinato dal significato codificato linguisticamente e dev'essere integrato grazie a processi inferenziali: è la posizione che prende il nome di "contestualismo". I teorici della pertinenza affermano che, nella teoria di Grice, Principio di Cooperazione e massime non entrano in gioco solo per determinare il senso esplicito, ma avrebbero un ruolo solo nella determinazione del senso implicito.Se la violazione delle massime avviene in modo palese, aperto e ostentato, D, se non ha ragioni di supporre che P abbia cessato di essere collaborativo e razionale, può inferire proposizioni addizionali a completamento di quanto P ha detto. Tali proposizioni prendono il nome di implicature: si tratta di proposizioni che possono essere comunicate da un parlante usando un enunciato, senza essere esplicitamente dette (senza essere parte del significato convenzionale dell'enunciato). D allora può passare, attraverso inferenza (ossia deduzioni), da ciò che P ha detto a ciò che P ha intenzione di comunicare. Esempi dello Sfruttamento delle massime e degli effetti comunicativi che ne seguono:Esempio di violazione della massima di Qualità in cui P dice qualcosa di palesemente falso: - Ironia --> Una persona mi ha chiuso la porta in faccia, io dico Che gentile!. Voglio comunicare però la proposizione opposta (ossia Che maleducato!)- Metafora --> Mio fratello è un leone. Esprime letteralmente una falsità categoriale, ma il parlante può servirsene per comunicare implicitamente una proposizione vera.- Iperbole --> Devo fare una marea di cose. Si vuole comunicare una proposizione piùdebole (Devo fare molte cose).- Attenuazione --> Luca ha un odorino. Si vuole comunicare una proposizione piùforte (Luca ha un cattivo odore)- Litote --> Luca non è vigliacco. Si vuole comunicare una proposizione in forma affermativa (Luca è coraggioso)In tutti questi casi la massima di Qualità viene violata intenzionalmente, a 7 associate, non fanno parte di ciò che è detto.2. Non sono veicolate da ciò che è detto, ma dall'atto di dirlo: è il parlante che implica conversazionalmente una proposizione, non la frase (&amp;#8800; implicature convenzionali, implicature conversazionali generalizzate)3. Non sono distaccabili: perchè esse sono generate a partire dal contenuto semantico e non dalla forma linguistica dell'espressione scelta; restano "attaccate" a tutte le espressioni con le stesse condizioni di verità. Esempio: se io chiedo a mia sorella Usciamo sta sera? e lei risponde Ho mal di testa, la risposta negativa verrà comunicata anche da enunciati come Non sono in grande forma e Non sto molto bene4. Sono cancellabili: sia esplicitamente che contestualmente. P può eliminare o bloccare l'implcazione appena generata da una sua espressione continuando a parlare, senza contraddirsi. Esempio: alla mia domanda Usciamo sta sera? mia sorella potrebbe rispondere Ho mal di testa. Ma uscire potrebbe aiutare a distrarmi cancellando così la derivazione dell'implicatura generata da Ho mal di testa e senza contraddirsi.<\/div><\/div><div style=\&quot;page-break-before:always; page-break- after:always\&quot;><div>5. Sono calcolabili: esiste cioè un percorso argomentativo (un insieme di passi inferenziali) che consente a un interprete di derivare l'implicatura. Capire cosa ha portato D ad intendere "q"partendo "p" attraverso l'enunciazione proferita da P.6. Possono non essere completamente determinate: carattere legato al punto precedente. Può infatti accadere che un enunciato possa dare luogo a piùimplicature (piùo meno forti, piùo meno volute). Ecco perchè può capitare di essere fraintesi.7. Vengono generate solo in contesti particolari: se cambio il contesto d'uso, un enunciato potrebbe implicare proposizioni totalmente differenti. L'enunciato resta uguale, ma cambiando il contesto s'implicano cose diverse.Implicature conversazionali generalizzate --> Vengono riconosciute sulla base di ciò che il parlante ha detto e presumendo che il parlante sia cooperativo. La distinziona fra implicature conversazionali particolarizzate e implicature conversazionali generalizzate dipende dalla deneralità delle circostanze che permettono a un parlante di generare (e a un destinatario di riconoscere) la proposizione veicolata implicitamente.Esempio: Maria ha incontrato un uomo ieri sera. La presenza nell'enunciato dell'espressione "un uomo" implica conversazionalmente che l'uomo che Maria ha incontrato ieri non è nè suo marito, nè il suo fidanzato, nè un suo amico, nè qualcuno in stretto rapporto con Maria. Implicatura che viene generata dall'aspettativa dell'osservanza della prima massima di Quantità.Due differenze con le implicature convenzionali:1. L'implicatura generalizzata non viene generata in tutti i contesti. Esempio: Maria ha perso un paio di orecchini non implica necessariamente che gli orecchini non erano di Maria.2. L'implicatura generalizzata è cancellabile. Esempio: Maria ha incontrato un uomo ieri sera. Ma non pensare male: era suo fratello. Questo è un esempio di cancellazione esplicita. La cancellazione può essere anche contestuale; situazioni particolari cancellano l'implicatura generalizzata. Quest'estate andrò al mare o in montagna: generalmente questa espressione implica che non so in quale dei due luoghi andrò quest'estate; però se sto facendo un indovinello, la derivazione dell'implicatura viene bloccata.Implicature scalari: tra le implicature conversazionali generalizzate, troviamo un sotto insieme di implicature, dette scalari, che derivano dall'aspettativa del rispetto da parte di P della prima massima di Quantità, ossia nascono da ciò che P non ha detto ma avrebbe potuto dire. Esempio: Alcuni frutti sono salutari chi parla veicola implicitamente Non tutti i frutti sono salutari e non Tutti i frutti sono salutari perchè, se fosse così, P avrebbe dovuto dirlo. Avendo usato un enunciato meno informativo, D deve supporre che P non potesse usare un enunciato piùinformativo di Alcuni frutti sono salutari. Tuttavia l'implicatura è cancellabile perchè P può affermare, senza contraddirsi Alcuni frutti sono salutari; anzi, tutti i frutti lo sono.Un'implicatura viene chiamata scalare in quanto le espressioni come "tutti", "la maggior parte", "molti", "alcuni", "pochi" sono poste su una sorta di scala lessicale: 10 un'insieme di alternative della stessa categoria grammaticale che possono essere sistemate secondo un'ordine lineare d'informatività o forza semantica. Levison ha formulato la ricostruzione dei passi inferenziali che conducono D a derivare un'implicatura scalare:1. P ha detto "p" --> P ha detto Alcuni frutti sono salutari 2. Esiste un'espressione "q" piùinformativa di "p" --> esiste l'espressione Tutti i frutti sono salutari, piùinformativa rispetto alla prima3. "q" è breve quanto "p" (per assicurare il rispetto della massima di Modo) 4. Se, pur sapendo che valeva "q", P avesse enunciato "p", avrebbe violato la massima di Quantità --> se, pur sapendo che valeva Tutti i frutti sono salutari, P avesse enunciato Alcuni frutti sono salutari, avrebbe violato la massima di Quantità5. Quindi P deve volere che D inferisca:- Che P sa che "q" non vale (interpretazione forte) --> P sa che Tutti i frutti sono salutari non vale- O che P non sa che "q" valga (interpretazione debole) --> o almeno che P non sa se Tutti i frutti sono salutari valga<\/div><\/div><div style=\&quot;page-break-before:always; page-break-after:always\&quot;><div>Levison elenca alcune delle scale lessicali piùrilevanti: in ogni caso, l'affermazione del valore meno informativo genera l'implicatura della negazione del valore piùinformativo- tutti, la maggior parte, molti, alcuni, pochi;- sempre, spesso, a volte- n...5, 4, 3, 2, 1- Eccellente, buono;- Bollente, caldo, tiepido- Freddo, fresco- Adorare, piacere- Riuscire a fare, cercare di fare, voler fare- E' necessario "p", "p", è possibile "p"- E' certo che "p", è probabile che "p", è possibile che "p"- Devo, dovrei, posso- So che "p", credo che "p"- "p", mi sembra che "p"Implicature scalari enciclopediche: Maria: hai finito di pranzare? Carlo: ho finito il primo. Io sono legittimata dalle mie conoscenze encolicopediche a inferire che Carlo non ha finito di mangiare il secondo e il dolce.CAPITOLO II - Dopo Grice: una mappaDopo Grice: neo- griceani e post-griceaniGrazie a Grice, la filosofia del linguaggio ha ereditato la differenza fra esplicito (ciò che è detto) e implicito (ciò che è implicato); questo modello è stato messo duramente in discussione da continuatori piùo meno fedeli del programma di ricerca di Grice, come Levinson, Horn, Atlas, noti come neo-griceani. Piùrecentemente, obiezioni radicali al progetto griceano sono venute dai post-griceani: teorici della pertinenza (Speber, Wilson, Carston) contestualisti (Rècanati) e quasi-contesualisti (Bach).Le 3 scuole di pensiero:- Grice: è strettamente filosofico, si concentra sulla natura e sulle condizioni di possibilità della comunicazione;- Neo-griceani: piùvicini alla linguistica, si focalizzano sugli aspetti stabili del significato, legeti ai tratti lessicali e strutturali degli enunciati;- Post-griceani: raccolgono contributi di linguisti e di filosofi, ma si caratterizzano fortemente in senso cognitivo, con un interesse particolare ai processi mentali sottostanti alla comprensione linguistica. Il dissidio tra Grice e neo-griceani avviene su due punti:A) Distinzione fra esplicito e implicito: rispetto a Grice, i neo-griceani si interessano di piùagli aspetti convenzionali del linguaggio, cercando di far convergere la teoria inferenziale di Grice alla semantica formale e alla grammatica dell'enunciato espresso (opposti ai post- griceani, che lasciano in ombra gli aspetti semantici, convenzionali, essendo piùvicini a quelli cognitivi)B) Principio di Cooperazione e massime conversazionali: i neo-griceani revisionano le massime di Grice (introducono il Principio d'Informatività), mantenendo comunque una forte continuità con le teorie di Grice. Vedremo, invece, come i post- griceani della pertinenza apporteranno una rottura netta con il progetto griceano, formulando il Principio di pertinenza (basato solo sulla massima di Relazione.<\/div><\/div><div style=\&quot;page-break-before:always; page-break- after:always\&quot;><div>Grice: esplicito e implicitoPunto di partenza è la distinzione fra dire e implicare: secondo Grice, nelle nostre interazioni verbali spesso comunichiamo implicitamente molto piùdi quanto non diciamo letteralmente o esplicitamente. A livello esplicito per Grice i processi inferenziali avvengono solo per: – assegnare riferimenti alle espressioni indicali (a un certo enunciato assegno un significato) 11 – eliminare eventuali ambiguità. Questa posizione prendere il nome di letteralismo, a cui poi alcuni post-griceani contrapporranno il contestualismo, secondo cui il livello esplicito è largamente sotto- determinato dal significato codificato linguisticamente e deve essere integrato a processi inferenziali. Letteralismo La posizione di Grice è compatibile con la tesi secondo cui le frasi di una lingua hanno condizioni di verità fisse, determinate completamente dalla sintassi e dalla semantica della lingua (tesi letteralista). → Per valutare una frase, secondo il letteralismo, occorre assegnargli un contenuto semantico determinato (condizione di verità letterali): in questa operazione, tutti gli elementi e gli effetti del contesto extralinguistico (argomento, contesto, pregiudizi e così via) devono essere riconducibili a elementi sintattici della frase, presenti nella sua forma logica; questi effetti sono a loro volta governati da convenzioni linguistiche. Letteralismo: 1. Processi semantici: a livello esplicito; 2. Processi pragmatici: a livello implicito. Processi semantici → Il solo processo che i letteralisti ammettono per la determinazione del contenuto esplicito di un enunciato è il processo di saturazione. → Si tratta di un processo innescato dalla presenza, in un'enunciato, di particolati espressioni: indicali (come "io", "qui", "ora"), dimostrativo ("questo" o "quello"), pronomi ("lui", "lei"), ruoli d'argomento dei predicati, tempi verbali. → Ciò porta chi ascolta a dedurre che l'enunciato di chi sta parlando sia incompleto esplicitamente e che occorre quindi "riempirlo", "saturarlo" attraverso un processo obbligatorio e indispensabile allo scopo di ottenere una proposizione completa e valutabile. Esempio: Luca è andato → Dove? Maria ha appena iniziato → A fare cosa? Prima del processo di saturazione, gli enunciati sono incompleti, sono schemi di proposizioni. Il processo di saturazione determina il contesto esplicito della frase: secondo questo processo, D capisce che l'enunciato è incompleto, D deve completarlo attraverso la saturazione, ossia facendo appello alle sue conoscenze e così via. Processi pragmatici → Ogni altra formula di arricchimento del contenuto di una frase è opera di processi inferenziali, che però vanno a costruire un ulteriore livello di senso, non più semantico ma pragmatico: il senso implicito (o senso veicolato, o comunicato). A differenza del processo di saturazione (che prende come input uno schema parziale di proporzione), i processi pragmatici prendono input da una proposizione completa e valutabile e forniscono come output una nona e diversa proporzione. Diversi tipi di processi pragmatici: 1. Arricchimento libero: coinvolge la maggior parte degli enunciati del linguaggio naturale. Esempio: Ho comprato io del vino per la cena esprime già così una proposizione completa e valutabile, vera se e solo se io realmente ho comprato del vino (a prescindere della quantità, qualità e così via). 12 → Perciò secondo i neo-griceani sono previsti 4 livelli di senso: Maria: Ascolti musica classica? Claudio: Ascolto alcuni pezzi di Beethoven 1. Significato convenzionale (X ascolta alcuni pezzi di Beethoven): noto anche come carattere dell'enunciato (è lo schema di proposizione); ad esso si applica il processo di saturazione che permette di ottenere la proposizione minimale. 2. Proposizione minimale: ciò che è detto in senso semantico, esplicito. Esempio: Claudio ascolta alcuni pezzi di Beethoven). Ad esso si applicano le implicature conversazionali generalizzate, che portano al terzo livello. 3. Proposizione massimale: "ciò che è detto" in senso pragmatico. Detta anche implicatura, è un livello intermedio, a cavallo tra esplicito e implicito. (Carlo ascolta alcuni pezzi di Beethoven, ma non tutti). Si derivano infine le implicature particolarizzate, arrivando all'ultimo livello. 4. Senso implicito: ciò che implica il parlante. (Carlo non ascolta tutti i pezzi di musica classica, solo alcuni di Beethoven) Revisioni delle massime di Grice (2) Secondo i neo-griceani le massime di Grice sono inadeguate per descrivere e spiegare il significato del parlante (ciò che il parlante vuole comunicare) dal momento che in certi casi consentono di derivare implicature che non sono intuitivamente intese dal parlante. Per i neo-griceani occorre integrare le quattro massime di Grice con il principio di informatività, secondo cui D arricchisce il contenuto dell'enunciato proferito da P nella misura massima concepita dalle conoscenze enciclopediche di D, in quanto P non l'ha arricchita per non violare le 4 massime. Esempio: Ha preso un bel voto e ha fatto una festa: D inferisce che "ha preso un bel voto e di conseguenza ha fatto una festa". Se P lo avesse detto sarebbe stato prolisso. Per i neo-griceani, l'unica massima adeguata è quella di Qualità. Stephen Levinson → propone di sostituire le massime griceane con tre euristiche, ossia regole inferenziali che permettono di arricchire il contenuto un enunciato secondo linee-guida al fine di escludere quelle interpretazioni che, pur compatibili con il significato codificato, intuitivamente non sono intese da P: se P dice qualcosa, D attraverso le tre euristiche elimina tutte le possibili interpretazioni plausibili con l'enunciato che P ha espresso, ma che P non voleva comunicare. Due prospettive: una orientata al parlante, che specifica ciò che ciascun principio impone a P di dire; una orientata al destinatario, che specifica ciò che ciascun principio permette a D di derivare.1. Euristica Q:- Orientata al parlante: "non fornire un'enunciato piùdebole dal punto di vista informativo di quello permesso dalla tua conoscenza del mondo";- Orientata al destinatario: "ciò che non è detto non è avvenuto".Esempio: Alcuni studenti si sono presentati implica Non tutti gli studenti si sono presentati. Corrisponde alla prima massima di Quantità di Grice. Essa legittima le implicazioni scalari come l'esempio precedente: l'uso dell'elemento meno informativo "alcuni" all'interno dell'insieme di contrasto "tutti, molti, alcuni" implica convenzionalmente le non applicabilità dell'elemento piùinformativo "tutti".<\/div><\/div><div style=\&quot;page-break-before:always; page-break-after:always\&quot;><div>2. Euristica I:- Orientata al parlante: "produci l'informazione linguistica minimale, sufficiente a soddisfare i tuoi scopi comunicativi";- Orientata al destinatario: "ciò che è detto in modo non marcato (normale) rappresenta una situazione stereotipata"Legata alla seconda massima di Quantità. Suggerisce a P di omettere informazioni stereotipichem che D può 15 recuperare facilmente a partire dalla propria conoscenza enciclopedica. Esempio: Maria prese la penna e compilò il questionario. Questa euristica legittima la lettura temporale della congiunzione (prima prese la penna e poi compilò il questionario) e anche l'interpretazione secondo cui compilò il questionario con la penna, e usò la pena in modo normale.3. Euristica M:- Orientata al parlante: "indica una situazione anormale usando espressioni marcate che contrastano con quelle useresti normalmente per indicare la situazione normale (o stereotipica) corrispondente";- Orientata al destinatario: "ciò che è detto in modo marcato (anormale) rappresenta una situazione anormale".Legata alla massima di Modo (in particolare alla prima e alla quarta). Suggerisce che se P utilizza un'espressione inconsueta è perchè ha avuto un buon motivo per farlo. Esempio: Mari ha sparlato con Carlo laddove potrebbe usare Maria ha parlato con Carlo suggerisce che c'è un qualcosa d'insolito nel modo in cui Maria ha parlato con Carlo.Eventuali conflitti fra le tre euristiche vengono regolati da un preciso ordine di priorità: Q > M > I. Le euristiche Q e M hanno la meglio sull'euristica I, poichè questa legittima le inferenze basate sulle conoscenze stereotipiche del mondo, inferenze che possono però essere bloccate da Q e M.Laurence Horn --> propone due principi chiamati a sostituire le massime di Grice di Quantità, Modo e Relazione, e ad affiancare la massima di Qualità, considerata irrinunciabile. Secondo Horn, tutte le implicature derivano dall'aspettativa di rispetto di due principi simmetrici, uno orientato a minimizzare lo sforzo del destinatario, l'altro orientato a minimizzare lo sforzo del parlante.1. Principio Q: orientato a salvaguardare gli interessi del destinatario. "Fornisci un contributo sufficiente: dì quanto piùpuoi, pur nel rispetto di R". Ricopre il ruolo della massima di Quantità e delle prime due sottomassime di Modo: richiede a P di essere il piùinformativo possibile. All'origine delle implicature scalari: D, in questi casi, infatti inferisce dal fatto che P non ha usato un'espressione piùinformativa o piùbreve perchè non era in posizione di farlo;2. Principio R: orientato a salvaguardare gli interessi del parlante. "Fornisci un contributo necessario: non dire piùdi quanto devi, pur nel rispetto di Q". Ricopre il ruolo della seconda massima di Quantità, delle ultime due sottomassime di Modo e della massima di Relazione: richiede che P ometta tutto ciò che causa a D uno sforzo d'interpretazione non compensato da un'incremento di contenuto informativo. Principio che ha anche motivazione sociale, poichè legittima D nelle sue strategie di arricchimento di quanto affermato da P.Il principio R genera, infine, il fenomeno della perfezione del condizionale: fenomeno della Conditiona Perfection (CP), ossia la tendenza dei parlanti a perfezionare un condizionale, cioè a interpretare un condizionale come se fosse il bicondizionale corrispondente. Esempio: Se farai il bravo potrai uscire porta all'inferenza pragmatica, e non logica Se non farai il bravo non potrai uscire , veicola cioè il contenuto espresso dal bicondizionale Se e solo se farai il bravo potrai uscire. Per i neo-griceani la CP è un fenomeno pragmatico, innescato di default da determinate espressioni enunciate, bloccato solo in presenza di contesti particolari.<\/div><\/div><div style=\&quot;page-break-before:always; page-break-after:always\&quot;><div>CAPITOLO III - La teoria della pertinenzaLa teoria della pertinenza (Relevance Theory, abbreviazione RT) nasce negli anni Ottanta dalla collaborazione tra Dan Sperber e Deirdre Wilson. Questa teoria rappresenta oggi la prospettiva piùinnovativa e completa sulla natura della comunicazione e si lega strettamente agli studi sulla mente umana. Gli studiosi delle teoria della percezione hanno l'ambizione di spiegare i processi di produzione e comprensione linguistica sia dal punto di vista teorico che dal punto di vista empirico; i metodi adottati sono dunque quelli della psicologia cognitiva.I teorici della percezione riconoscono il loro debito nei confronti di Grice, sintetizzabile in due idee chiavi:A. La comprensione è un processo di riconoscimento delle intenzioni comunicative del parlante - processo che viene attuato per via inferenziale;B. Il destinatario viene guidato nel processo di comprensione da certe aspettative sull'enunciato proferito dal parlante. Per i teorici della pertinenza, 16 come per Grice, la comunicazione è produzione e interpretazione di indizi; un soggetto produce un indizio (verbale o non verbale) del senso che intende comunicare e mette l'interlocutore nelle condizioni di inferire tale senso a partire da quell'indizio, dalle informazioni rese disponibili dal contesto e da cruciali aspettative. Un enunciato non è nulla di piùche un indizio complesso del senso inteso dal parlante.Aspetti in comune con Grice, rivisti però dai teorici della pertinenza:A. Estensione del modello inferenziale:- Grice --> se facciamo astrazione dai casi di indicalità e ambiguità, i processi inferenziali si attuano solo per la comunicazione implicita (le implicature convenzionali); inoltre il livello esplicito si limita ad una dimensione di codice linguistico;- RT --> anche il livello esplicito è largamente sotto-determinato dal significato codificato linguisticamente e deve essere integrato grazie a processi pragmatici (posizione contestualista);B. Aspettative che orientano i processi interpretativi:- Grice --> le aspettative che guidano D alla corretta interpretazione dell'enunciato di P sono aspettative di collaborazione e razionalità (Principio di Cooperazione e le quattro massime); inoltre il suo è un programma di ricerca di ambito filosofico;- RT --> le aspettative che guidano D alla piùcorretta interpretazione dell'enunciato sono aspettative di pertinenza (principio di pertinenza); inoltre, il loro programma di ricerca è svolto in ambito delle scienze cognitive.C. Natura dei processi inferenziali:- Grice --> i processi inferenziali sono frutto di ragionamenti coscienti e consapevoli di D che razionalmente interpreta il messaggio espresso dall'enunciato di P;- RT --> i processi interpretativi inferenziali sono automatici, inconsapevoli, subconsci.Secondo la teoria della pertinenza, il carattere essenziale dalla cognizione umana sarebbe la ricerca della pertinenza, la ricerca cioè di quegli stimoli che permettono agli esseri umani di apportare modifiche significative alla loro rappresentazione del mondo. Non possiamo percepire direttamente gli stati mentali di un soggetto, ma possiamo inferirli dal suo comportamento: un parlante quando comunica intende rendere pubbliche le proprie intenzioni comunicative, e a tale scopo fornisce indizi che hanno la forma di comportamenti comunicativi. Qualunque tipo di atto comunicativo è di fatto un'azione (gesti o proferimenti) o una traccia d'azione (scritti), creati con lo scopo di attirare l'azione di D e veicolare un contenuto. Essi vengono prodotti da un agente intenzionale che rende manifesta la propria intenzione di fornire informazione pertinente, e in quanto tali suscitano in D maggiori aspettative di pertinenza rispetto a ogni altro stimolo o fonte d'informazione.<\/div><\/div><div style=\&quot;page-break-before:always; page-break-after:always\&quot;><div>Le aspettative che orientano i processi interpretativi (B): la pertinenzaPertinenza e cognizioneCapacità di metarappresentazione --> Gli esseri umani sono sistemi cognitivi in grado di costruire ed elaborare rappresentazioni di oggetti e di stati di cose. Sono anche in grado di costruire rappresentazioni delle rappresentazioni dei loro simili. La comprensione inferenziale è resa possibile proprio dalla capacità degli esseri umani di rappresentarsi le rappresentazioni altrui, cioè di attribuire ai loro simili credenze, desideri, speranze, paure, convinzioni, stati mentali che ne motivano le azioni: è questa la capacità di metarappresentazione. Quando P e D parlano, D attribuisce a P un certo stato mentale che crede che P abbia.Identificare intenzioni --> La capacità di metarappresentazione è un vantaggio evolutivo dell'uomo; saper leggere e valutare correttamente gesti, comportamenti e parole di un individuo ci permette di prevedere la prossima mossa dell'interlocutore, valutare la situazione riuscendo a tenerlo sottocontrollo. Ma come identifichiamo le intenzioni di un soggetto? Per la maggior parte dei casi il processo inferenziale che adottiamo è semplice: vediamo qual'è l'effetto (desiderabile) prodotto dal comportamento di un soggetto S e assumiamo che S avesse l'intenzione di produrre quell'effetto. Se l'inferenza è banale o troppo semplice, potrebbe essere soggetta ad errori, dal momento che un comportamento può, da un lato non riuscire a produrre l'effetto 17 La risposta non è un semplice "no", ma è più costosa sul piano della produzione e impone uno maggior sforzo di comprensione; allo sforzo viene aggiunto un valore sociale diverso da un semplice "no": non è un rifiuto immotivato, e, per non dare quest'idea a Maria, Carlo risponde con una frase che richiede maggior sforzo. – E' difficile a volte valutare il grado di pertinenza degli stimoli in certe situazioni e sulla base di continue comparazioni – Levinson e Bach (neo-griceani) criticano il fatto che è improbabile che esista un solo modo per soddisfare il principio di pertinenza, ma che talvolta può capitare che entrino in gioco altri fattori che alterano il grado di pertinenza di certi stimoli, rendendoli più o meno pertinenti. Pertinenza e comunicazione Massimizzare la pertinenza significa offrire uno stimolo/input a chi ascolta che sia più efficace possibile ai fini della sua comprensione e interpretazione; la massima della pertinenza è una tendenza degli esseri umani. La nostra mente si è evoluta in modo tale che: – I nostri meccanismi percettivi tendono automaticamente a cogliere gli stimoli potenzialmente pertinenti; – I nostri meccanismi di recupero delle informazioni immagazzinate in memoria tendono automaticamente ad attivare assunzioni potenzialmente pertinenti; – I nostri meccanismi inferenziali tendono automaticamente a elaborare gli stimoli nel modo più produttivo. Questo è quanto affermato nel Principio cognitivo di pertinenza. La tendenza a massimizzare la pertinenza ci permette di predire, modificare e manipolare gli stati mentali degli altri individui durante la comunicazione. → Dal momento che sappiamo che il nostro interlocutore identificherà gli stimoli più pertinenti nel suo ambiente e li elaborerà in modo da massimizzare la pertinenza, siamo in misura di produrre uno stimolo che attirerà la sua attenzione, provocherà il recupero di assunti contestuali e lo indirizzerà verso le conclusioni da noi intese. Molto spesso sono esplicite queste dinamiche volte a far capire a chi ascolta che abbiamo intenzione d'instaurare una comunicazione con lui; la comunicazione manifesta richiede l'uso di uno stimolo ostensivo, che innesca in D aspettative di pertinenza che le azioni ordinarie non suscitano. → Tali aspettative guidano D verso il significato del parlante (ciò che P vuole dire realmente). → Secondo la teoria della pertinenza tutta la comunicazione intenzionale umana è comunicazione ostentivo-inferenziale. → In questo, la teoria della pertinenza eredita da Grice la distinzione fra due livelli d'intenzione: 1. intenzione informativa; 2. intenzione comunicativa. Le conclusioni che è possibile trarre da uno stimolo ostensivo sono più forti di quelle che è legittimo trarre da uno stimolo non ostensivo. → Uno stimolo ostensivo è molto più esplicito, palesa le intenzioni di P e indica che P 20 vuole che D se ne accorga. → Non permette solo di trasmettere informazioni, ma attira apertamente l'attenzione di D, suscitando le sue aspettative sulla pertinenza dello stimolo. Naturalmente la comunicazione non verbale presenta dei limiti: – E' piuttosto vaga e fraintendibile – Può veicolare solo un insieme ristretto di significati La comunicazione verbale può veicolare un numero non limitato di significati, è ricca, esplicita, sfumata. → Il successo della comunicazione dipende dal fatto che D consideri l'enunciato di P abbastanza pertinente da essere meritevole di attenzione. E' proprio producendo uno stimolo ostensivo che P incoraggia D a presumere che lo stimolo sarà abbastanza pertinente da meritare di essere elaborato. E' questa la base del secondo principio di pertinenza:Principio comunicativo di pertinenza: ogni proferimento e ogni atto di comunicazione ostensivo-inferenziale comunica l'assunzione della propria pertinenza ottimale.Un comportamento comunicativo è, in altre parole, una garanzia tacita di pertinenza: D assume che sia lo stimolo piùpertinente fra quelli che P avrebbe potuto produrre.Principio cognitivo e Principio comunicativo sono principi descrittivi e non normativi: sono in netto contrasto con le massime di Grice. D non si aspetta che P sia informativo e neppure sincero; le aspettative di pertinenza sono, a parere dei teorici della pertinenza, sufficientemente precise da guidare D nel riconoscimento dell'intenzione comunicativa di P, senza che sia necessario postulare un Principio di collaborazione o massime convenzionali. La comunicazione, per la teoria della pertinenza, si basa sui due principi che si generano automaticamente e a volte anche inconsapevolmente.<\/div><\/div><div style=\&quot;page-break-before:always; page- break-after:always\&quot;><div>Procedure di comprensione --> Quando D riceve uno stimolo ostensivo, inizia per lui la procedura di comprensione, processo che lo porterà a cogliere il significato del parlante. La procedura è composta da 2 fasi:1) Segui un percorso di minimo sforzo nel computare gli effetti cognitivi. In particolare sottoponi a verifica le ipotesi interpretative (disambiguazioni, risoluzioni referenziali, implicature e così via) in ordine crescente di accessibilità;2) Fermati quando le tue aspettative di pertinenza sono soddisfatte, poichè non è compatibile con l'assunzione di pertinenza che un enunciato abbia piùdi una interpretazione soddisfacente: questo graverebbe su D, posto dinanzi allo sforzo ulteriore di una scelta.Esempio: Maria: Secondo te Luca verrà alla mia festa? Carlo: Luca è un orso!Il concetto mentale di "orso" posseduto da Maria include molteplici attributi:a. Luca è una persona brutab. Luca è una persona solitariac. Luca è una persona goffa d. Luca è una persona pigrae. Luca è pelosof. Luca è un animale Alcuni di questi attributi, per ragioni contestuali, sono piùaccessibili di altri, quindi si considerano queste implicazioni in ordine di accessibilità e, una volta soddisfatte le sue aspettative di pertinenze (al punto d.) si ferma, non prendendo neanche in considerazione gli altri punti.Tre strategie interpretative: alle aspettative di pertinenza di D corrispondo tre strategie interpretative:1) Ottimismo ingenuo: D assume che P sia insieme benevolo e competente; D assumerà pertanto che l'informazione veicolata da P sia abbastanza pertinente da meritare la sua attenzione. D seguirà un percorso di minimo sforzo: cercherà l'interpretazione piùpertinente per lui e assumerò che sia quella intesa da P. Tale strategia è quella postulata da Grice, ma per i teorici della pertinenza è tipica dello stile interpretativo dei bambini sotto i 4 anni d'età.2) Ottimismo prudente: D assume che P sia benevolo, ma non necessariamente competente. D non attribuirà a P l'interpretazione effettivamente piùpertinente e accessibile, dal momento che P può non avere informazioni 21 sufficienti a stabilire ciò che è pertinente per D. D cercherà invece l'interpretazione che P può pensare sia la piùpertinente e assumerà che essa sia quella intesa da P.3) Comprensione sofisticata: D assumerà che P non sia necessariamente benevolo nè necessariamente competente, ma solo che P voglia sembrare competente e benevolo. D cercherà di consegnare l'interpretazione che P vuole fargli credere la piùpertinente e assumerà che sia quella intesa da P.Se per Grice, P è sempre collaborativo (benevolo), per i teorici della pertinenza la cooperazione non è essenziale alla comunicazione.Estensione del modello inferenziale (A): la distinzione fra esplicito e implicitoLe obiezioni alla teoria griceanaI teorici della pertinenza si oppongono al modello del codice (come Grice), ma criticano anche la revisione del modello proposto da Grice, in quanto lo vedono come un modello che integra il modello del codice. Vedono il modello di Grice come studio dell'inferenza semplicemente per risolvere tutti quei casi di ambiguità e implicature della comunicazione. Per i teorici della pertinenza, Grice condivide con il modello del codice la tesi letterarista: il contenuto semantico che viene assegnato ad una frase è limitato ai soli casi di indicalità ed eventualmente di ambiguità; ogni altra forma di arricchimento del contenuto di una frase è sì opera di processi inferenziali, che vanno però a costituire, che vanno però a costituire un ulteriore livello di senso, non piùsemantico <\/div><\/div><div style=\&quot;page-break-before:always; page-break- after:always\&quot;><div>ma pragmatico: il senso implicito. Per quanto riguarda il livello esplicito, Grice viene considerato a tutti gli effetti un teorico del modello del codice.Obiezioni dei teorici della pertinenza alla revisione proposta da Grice:1) Secondo Grice, un processo inferenziale sembra ammissibile solo se P e D condividono le premesse dell'inferenza; tuttavia, secondo i teorici della percezione, è del tutto implausibile che P e D condividano integralmente la conoscenza enciclopedica formata dall'immensa quantità d'informazioni sul mondo che possediamo.2) La nozione di contesto condiviso deve essere messa in discussione, perde ogni plausibilità dal punto di vista psicologico; Sperber e Wilson ne concludono che dev'essere abbandona: non è necessario ipotizzare che P e D condividano alcun'assunzione contestuale prima del proferimento di E. P si aspetta piuttosto che D sia in grado di recuperare l'informazione necessaria dal momento del proferimento di E: non si parla di condivisione, ma di attivazione o di recupero di ipotesi (costruzione di un contesto condiviso)3) Terza critica riguarda i significati lessicali. Per i teorici della pertinenza, essi non sono sempre condivisi allo stesso modo da soggetti diversi: i codici non sono del tutto oggettivi, ma presentano sfumature che ogni individuo coglie in modo differente, personalmente. L'enunciato non è una codifica del senso inteso da P, ma un semplice indizio di quel senso: D, guidato dalle proprie aspettative di pertinenza, inferisce tale senso sulla base di indizio e contesto.Esplicature e implicaturePer i teorici della pertinenza, anche il livello esplicito è soggetto a fenomeni inferenziali pragmatici, attraverso il Principio comunicativo di pertinenza; D deve costruire ipotesi sul significato esplicito inteso, in modo da soddisfare le proprie aspettative di pertinenza. A questo scopo:- Decodifica il significato linguistico dell'enunciato proferito da P- Arricchisce a livello esplicito l'enunciato- Deriva infine l'eventuale senso implicitoIl compito generale di derivazione del significato del parlante si riassume in tre fasi:1. D costruisce ipotesi appropriate sul contenuto esplicito attraverso processi di decodifica, determinazione dei riferimenti e arricchimento, sviluppando così la forma logica della frase (esplicatura). Esempio. A: ascolti musica classica? B: Ascolto solo alcuni pezzi di Beethoven 2. D costruisce ipotesi sulle assunzioni contestuali intese, ossia su ciò che ha inteso dall'enunciato proferito da P (premesse implicitate). Esempio: Beethoven suona musica classica (è una premessa)3. D costruisce ipotesi sulle implicazioni contestuali intese, ossia su ciò che ha implicato dall'enunciato di P (conclusioni implicite). Esempio: A B non ascolta tutta la musica classica, ma solo alcuni 22 solo quando non funziona nell'interpretazione spontanea e automatica. Si deve perciò fare una distinzione fra: – Livello sub-personale: quando tutto fila liscio, produce il significato del parlante (esplicature e implucature) in modo rapido e automatico – Livello personale: processi di tipo riflessivo e consapevole che entrano in gioco solo quando qualcosa va storto nei risultati del sistema precedente. Implicature → Secondo i teorici della pertinenza, per cogliere il significato del parlante occorre che il destinatario completi correttamente il processo di comprensione, che si riassume in 3 fasi (come già visto): a) Esplicature b) Assunzioni contestuali intese, ossia premesse implicitate c) Implicazioni contestuali, ossia conclusioni implicitate Esempio. Maria: Vuoi venire con me a Milano? Carlo: Non mi piacciono le città trafficate. a) "A Carlo non piacciono le città trafficate" è l'esplicatura; b) "Milano è una città trafficata" è una premessa implicitata; c) "Carlo non vuole andare a Milano" e "La ragione per cui Carlo non vuole andare a Milano è perchè Milano è una città trafficata" sono conclusioni implicitate. Il punto b) e il punto c) sono implicature. → Mentre l' esplicatura deriva in parte da una decodifica e in parte da inferenza, → le implicature sono derivate solo attraverso inferenza. La teoria della pertinenza distingue inoltre fra: – Implicature forti : quando D deve derivare l'implicatura per rendere l'enunciato prodotto da P compatibile con le proprie aspettative di pertinenza; – Implicature deboli: quando la generazione dell'implicatura non è essenziale: l'enunciato infatti suggerisce una serie di implicature equivalenti e D si assume una parte di responsabilità nello sceglierne una in particolare. Esempio: c) "Carlo non vuole andare a Torino" → Maria può derivare anche questa implicatura rispetto a quanto detto da Carlo. Questa però risulta essere debole!! ed espone Maria al rischio del fallimento: infatti, in questo caso Maria potrebbe aver sottovalutato la passione di Carlo per la squadra del Torino. → Se il significato linguistico di una parola codificata è molto distante dal concetto ad hoc comunicato dall'uso di quella stessa parola, in quel momento la comunicazione risulterà più vaga e debole. → Inoltre, più un'enunciato offre alternative di diversa interpretazione, più deboli saranno le implicature realizzabili, e D dovrà perciò assumersi maggiori responsabilità nel scegliere una delle possibili interpretazioni, esponendosi al risultato di fraintendimenti Esempio. Maria: So che hai cambiato macchina Carlo: Consuma di meno 25 Per i teorici della pertinenza la comunicazione è dunque sempre caratterizzata da un elemento di vaghezza, sia a livello implicito che a livello esplicito (maggiore è l'elemento inferenziale, più debole sarà l'esplicatura) Ironia → Per Grice e i neo-griceani, sia la metafora che l'ironia sono due fenomeni che violano apertamente la massima di Qualità. Per i teorici della pertinenza, invece, la metafora è considerataun caso estremo di uso approssimato, mentre l'ironia è considerata un fenomeno a sè stante che fa eco a pensieri o enunciati che il parlante attribuisce ad altri per dissociarsene o prendersene gioco.Esempio. - Maria e Carlo si trovano in aula e Maria dice: Com'è gentile quel ragazzo!- Caso A: mentre Maria e Carlo escono dall'aula, il ragazzo gli tiene la porta aperta. Carlo commenta: Già, è proprio un ragazzo gentile.- Caso B: mentre Maria e Carlo escono dall'aula, il ragazzo gli chiude la porta in faccia. Carlo commenta: Già, è proprio un ragazzo gentile.Secondo Grice, nel caso B Carlo dice qualcosa che è apertamente falso in modo da veicolare la proposizione opposta: è davvero maleducato qual ragazzo!Secondo i teorici della pertinenza, invece, se nel caso A Carlo fa eco all'enunciato di Maria, mostrando che lo condivide; nel caso B, Carlo fa eco all'enunciato di Maria in una situazione in cui è evidente che non lo condivide. Nel secondo caso si ha quindi un esempio di ironia: Carlo fa un uso ecoico, per dissociarsi dall'enunciato di Maria.RiassumendoI teorici della pertinenza hanno ideato un modello per cui la comunicazione si può analizzare sulla base di alcuni punti chiave:- Il processo di modulazione lessicale, di aggiustamento lessicale e di derivazione delle implicature vengono innescate dalla ricerca della pertinenza;- L'aggiustamento lessicale avviene seguendo il percorso che offre il minimo sforzo;- Il processo di modulazione e derivazione delle conclusioni avviene tramite un processo di aggiustamento reciproco di esplicature, premesse implicitate e conclusioni implicitate;- Il processo di comprensione di concluderà solo quando le aspettative di pertinenza saranno soddisfatte.Natura dei processi inferenziali (C): modularitàGrice: lettura della menteTerzo punto di dissenso fra la teoria della pertinenza e la teoria griceana. Per Grice, il significato del parlante è un'intenzione comunicativa complessa che deve essere riconosciuta dal destinatario per essere soddisfatta. In un quadro griceano, la comunicazione sarebbe un esercizio della facoltà meta-psicologica (la capacità di leggere la menta degli altri, di rappresentarsi le credenze degli altri) intesa a livello razionale, intenzionale, cosciente.La proposta di Grice viene aspramente criticata da Sperber:1) E' poco plausibile che in una comunicazione il destinatario debba compiere complessi calcoli su ciò che il parlante sa che D sa che P sa e così via;2) In caso di implicature, metafore, atti linguistici indiretti, il destinatario sarebbe costretto a intensi sforzi e tempi di elaborazione lunghissimi, il che sembra escluso dai dati sperimentali che mostrano che non si riscontrano differenze significative nei tempi di lettura e comprensione di espressioni letterali. e figurate.3) Le lunghe catene inferenziali di livello esplicito coinvolta nel calcolo di un'implicatura sono a maggior ragione escluse nel caso di bambini, che però già a 2 o 3 anni sono in grado di cogliere implicature conversazionali e atti linguistici indiretti.<\/div><\/div><div style=\&quot;page-break- before:always; page-break-after:always\&quot;><div>Modularità --> Nel regno animale, la cognizione ha la funzione di monitorare l'ambiente allo scopo di sfruttare opportunità ed evitare pericoli: l'architettura modulare viene concepita come un adattamento forgiato dall'evoluzione per risolvere problemi posti da aspetti specifici dell'ambiente ai nostri progenitori. Secondo l'ipotesi modularista, la mente è costituita da una varietà di meccanismi cognitivi (moduli) specifici per dominio o per compito. Un modulo è un dispositivo della mente\/cervello dotati di input specifici e limitati; autonomo, caratterizzato da funzionamento obbligatorio e rapidità di risposta, può danneggiarsi nel tempo in modo selettivo.Autismo e teoria della mente --> La correlazione fra teoria della mente e capacità 26 comunicativa ha avuto conferme dallo studio dell'autismo. E' una sindrome che è caratterizzata da gravi alterazioni nell'ambito delle capacità comunicative e dell'interazione sociale, del carattere ripetitivo d'interessi e attività, dall'intolleranza verso i cambiamenti. Uno dei caratteri dell'autismo è quella che viene definita cecità della mente degli altri: l'incapacità di attribuire stati mentali agli altri.La capacità di attribuire stati mentali agli altri viene testata in modo standard con il test della falsa credenza:- test di Sally e Anna: vengono mostrati al soggetto due pupazzi, Sally e Anna. Sally gioca con una palla, la ripone nella cesta ed esce di scena. Anna, rimasta sola, prende la palla e la sposta dalla cesta in una scatola. A questo punto Sally torna in scena e viene chiesto al soggetto: "dove Sally cercherà la palla?"- I bambini verso i 4 anni danno la risposta corretta: "Nella cesta", là dove Sally l'aveva riposta;- I bambini prima dei 4 anni risponderanno: "Nella scatola", dove effettivamente si trova la scatola, anche se Sally non può saperlo.- Per rispondere correttamente al test, il soggetto deve immedesimarsi in Sally, deve rappresentarsi la credenza di Sally (capacità di lettura della mente di 1&amp;#176; ordine) - Se ci si immedesima in Anna, la domanda sarà: "Dove Anna pensa che Sally andrà a cercare la palla?". Ciò permette di testare la capacità di lettura della mente di 2&amp;#176; ordine: il bambino deve avere una rappresentazione della credenza di un soggetto (Anna) sulle credenze di un altro soggetto (Sally).Esito del test- 80% dei soggetti normali e dei soggetti Down supera il test;- 20% dei soggetti autistici fornisce la risposta corretta.L'incapacità di rappresentarsi le credenze degli altri viene considerata una prova di un deficit selettivo delle capacità della mente. Gli autistici fanno fatica ad immedesimarsi negli altri individui e sembrano ignorare che le persona posseggono una vita mentale e che possono avere credenze diverse dalle proprie (da quelle del soggetto autistico). I soggetti autistici hanno anche grosse difficoltà in ambito comunicativo: sono incapaci di rappresentarsi le intenzioni degli altri e questo ha tanto piùpeso laddove è indispensabile ricostruire quanto il parlante intende comunicare implicitamente. Hanno infatti enormi difficoltà a comprendere le conversazioni piùcomuni quando si allontanano da un uso letterale: ironia, giochi di parole, metafore, richieste indirette.I bambini autistici che non superano il test della falsa credenza di 1&amp;#176; ordine, sanno interpretare similitudini come Luca è come un elefante, ma faticano a interpretare metafore come Luca è un elefante. I soggetti autistici che sono invece in grado di superare il test della falsa credenza di 1&amp;#176; ordine, ma non quello di 2&amp;#176; ordine, riescono a interpretare le metafore, ma hanno gravi difficoltà nell'interpretazione dell'ironia. Tutto ciò ha dimostrato che la metafora richiede capacità ordinarie (1&amp;#176; ordine) di attribuzione di stati mentali, mentre l'ironia richiede capacità di attribuzione di stati mentali piùcomplesse.. Questa è sembrata una conferma per la teoria della pertinenza, che non prevede un meccanismo particolare per la metafora, mentre considera l'ironia una metarappresentazione di una metarappresentazione.Un sotto-modulo per la comunicazione --> La teoria della pertinenza ha della mente una visione integralmente modulare, che non distingue fra sistemi centrali non modulari e sistemi di input periferici modulari (cfr come Fodor): è quella che viene definita modularità massiva. Un modulo è 27
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved