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prima e seconda guerra mondiale, nazismo, fascismo e comunismo, Schemi e mappe concettuali di Storia

tratta delle cause della prima e della seconda guerra mondiale, delle dinamiche e dei vari regimi totalitari di quel periodo

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 20/01/2022

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Scarica prima e seconda guerra mondiale, nazismo, fascismo e comunismo e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! STORIA INTERNAZIONALE DELL'ETÀ CONTEMPORANEA 21/09/2021 Destra storica-depretis-crispi-Giolitti per due anni-crispi-di rudinì-Pelloux-zanardelli- Giolitti Dalla scuola superiore all’Università La Storia non è una pura successione di date, battaglie, personaggi famosi. Questa è una semplificazione scolastica che abbiamo sperimentato tutti. Studiandola in modo prevalentemente mnemonico, non ne comprendiamo il senso né il fascino, finendo per archiviarla mentalmente fra le nozioni generali che bisogna sapere, ma che inevitabilmente finiscono per essere dimenticate. Come abbiamo sperimentato tutti, tendiamo a ricordare solo ciò che desta interesse. In realtà la Storia non è affatto una disciplina banale: ha a che fare con l’umanità, le civiltà, le società, i grandi temi e i grandi eventi, è la disciplina che incorpora tutte le altre. Tutto questo non si sviluppa secondo una linea retta. Come avviene nella vita delle persone, tutto si sovrappone e si intreccia, esperienze e progetti si condizionano fra loro costantemente. Se la vita è complessa, la Storia, che ha a che fare con la vita dell’umanità, non può che essere molto complessa. La complessità della Storia La Storia è ciò che accade, gli eventi e le idee, e come nella nostra esperienza personale è del tutto evidente che non sia semplice. Nella Storia si contrappongono sempre forze opposte, filosofiche, economiche, religiose, politiche. Vi è anche una componente di irrazionalità, o imprevedibilità, perché questo è nella natura degli uomini. «L’impossibile non accade mai, l’imprevedibile sempre» J.M. Keynes La storiografia La Storiografia è invece lo scrivere di Storia, fare ricerca, pubblicare saggi. Lo storico non solo raccoglie le fonti e ricostruisce i fatti, ma ne fornisce anche un’interpretazione. E’ quindi la Storiografia che può apparirci talvolta piatta, non la Storia. Anche per questo esiste il revisionismo storico: temi e fatti già ricostruiti e interpretati dalla Storiografia possono essere rivisti e portare a giudizi modificabili. Perché studiarla? La Storia è un ideale fiume nel quale tutti siamo immersi, in quanto è fatta dagli uomini o comunque riguarda gli uomini condizionandone i tempi e l’esistenza. La Storia ci dice perché viviamo in un certo modo, in un certo posto, ci spiega le nostre origini, il nostro sistema politico-economico, perché usiamo una certa lingua, perché abbiamo certe credenze o tradizioni, ovvero delinea la nostra identità personale, familiare, locale, nazionale e globale. Inoltre la Storia nel lungo periodo ci dice anche in che direzione si muove l’uomo. La contemporaneità della Storia Benedetto Croce ha rilevato che la Storia è sempre contemporanea: guardiamo al passato per capire il presente, ovvero le domande nascono sempre nel presente, ma le risposte si trovano, forse, nel passato. E’ quello che fa uno Storico, che non va oltre la soglia del presente. La Storia non elabora modelli o teorie speculative per il futuro Il tempo storico Il tempo storico è il tempo astratto costruito dallo Storico per le sue analisi, ben diverso dal tempo che sperimentiamo. Uno Storico che voglia approfondire la questione ambientale comincerà a porsi delle domande: quando è nato il problema? Chi lo ha posto per primo? Quali erano le condizioni? Fino a che epoca bisogna risalire? In questo caso il tempo storico della questione ambientale è quello che inizia da quando si è cominciato a sollevare la questione, ovvero si è preso atto dell’esistenza di condizioni che avrebbero potuto alterare l’ambiente. Si può risalire alla Prima rivoluzione industriale, ovvero alla seconda metà del ‘700, oppure ai primi movimenti ambientalisti che sono più recenti. Luigi XVI è costretto a convocare gli Stati generali, dai quali emerge una nuova Francia che si articola in classi sociali e perfino in organizzazioni politiche, grazie anche alla campagna elettorale senza censura. Si forma l’Assemblea generale che comprende i rappresentanti della nobiltà, del clero e del Terzo Stato, ovvero l’emergente borghesia, che pretende un governo equo ed efficiente. E’ proprio il Terzo Stato a prevalere e a imporre l’impegno a dare alla Francia una costituzione. Il re mobilita le forze armate per reprimere l’Assemblea, ma il popolo parigino insorge ed espugna la Bastiglia. I nobili fuggono, i borghesi si organizzano politicamente per non lasciare il controllo al popolo, nasce la Guardia nazionale di Lafayette. 14 luglio 1789: Presa della Bastiglia, data convenzionalmente considerata come inizio della Rivoluzione francese. La costituzione introduce diritti dell’uomo e del cittadino; il diritto di voto per nobili e borghesi. Il clero viene privato dei beni; gli ordini religiosi vengono sciolti. Aboliti i privilegi feudali, la Francia abbandona il sistema feudale. La rivoluzione non si arresta, inasprita dalla polarizzazione dei movimenti politici: i ceti più bassi si riconoscono nei giacobini, o cordiglieri (a Parigi). I girondini, repubblicani, accusano la famiglia reale di tradimento, ovvero di connivenza con le potenze reazionarie o assolutiste come Austria e Prussia, che minacciano di intervenire in Francia per reprimere la rivoluzionaria. All’opposto, i monarchici moderati, foglianti. Nel 1792 la Francia dichiara guerra all’Austria, che entra nel territorio francese. Il re viene deposto e si affermano al potere i radicali, ovvero i montagnardi, guidati da Danton, Marat e Robespierre. Arrestata l’offensiva nemica, viene proclamata la Repubblica. L’assemblea nazionale assume l’impegno a portare soccorso ai popoli oppressi diffondendo gli ideali rivoluzionari. Con la coscrizione obbligatoria i cittadini diventano soldati a difesa della Rivoluzione. Sul fronte interno la Rivoluzione si radicalizza introducendo il Terrore, uso politico della giustizia e della ghigliottina per eliminare gli oppositori. Viene instaurato il Tribunale di salute pubblica. Il Terrore si esaurisce nel 1794, quando ne è vittima Robespierre. Nel 1795 la Francia stipula accordi di pace con le potenze europee. Viene approvata una nuova costituzione che attribuisce grandi poteri a un organo ristretto, il Direttorio. Napoleone e l’esportazione della Rivoluzione La Francia esce spossata dalla Rivoluzione, occorre ritrovare stabilità politica, ridurre al silenzio il radicalismo frutto della Rivoluzione senza favorire la Restaurazione monarchica. Sono condizioni ottimali per l’emergere del giovane generale Napoleone Bonaparte, che sale al potere nel 1799 come Primo Console, dopo la caduta del Direttorio. Napoleone è frutto della Rivoluzione, perché ne riassume gli ideali, le realizzazioni politiche, ma va oltre attribuendo alla nuova Francia un ruolo europeo egemone. Bonaparte sviluppa quindi un nuovo apparato statale centralizzato e laico, ispirato a libertà religiosa, certezza del processo e presunzione di innocenza, ancora oggi capisaldi degli Stati contemporanei occidentali. Da un lato la Francia napoleonica, decisa a diffondere i nuovi ideali presso i popoli oppressi, dall’altro le potenze assolute Austria, Prussia e Russia. Ne nasce una guerra per l’egemonia continentale che sconvolge la carta politica europea, fino alla sconfitta di Napoleone e al Congresso di Vienna, che introduce nel 1815 il Concerto europeo, ovvero un equilibrio fra tutte le maggiori potenze, Francia inclusa. La Restaurazione dell’Europa prenapoleonica non può ignorare i principi di libertà e di nazionalità. Lo spirito liberale e nazionale porta a nuove rivoluzioni, a lotte di indipendenza e a uno sviluppo che culmina entro la seconda metà dell’800 nell’Europa delle nazioni (principio di nazionalità). L’individuo diviene motore di processi politici ed economici, affermandosi come cittadino. La società si articola liberamente, si sviluppano i partiti politici. La conseguenza di maggiore portata, assieme alla modernizzazione degli istituti giuridici e politici, è proprio la realtà della Nazione: essa è la comunità viva e unita degli uomini che in quanto cittadini contribuiscono fattivamente alla produzione economica, alla vita politica e prendono le armi quando serve. Questo è possibile perché condividono principi riconoscibili. Oggi la Nazione ci appare debole e difficilmente riconoscibile, ma lo Stato-nazione è ancora il pilastro dei grandi processi internazionali. L’Europa dopo il Congresso di Vienna Note extra Ordine internazionale:Particolare condizione di rapporti di forza che si instaura in un dato momento storico tra le grandi potenze Durante la storia, soprattutto quella contemporanea, si è sempre stati alla ricerca di un ordine internazionale, un mantenimento di uno status quo stabile. La Francia non viene quindi esclusa dai trattati di pace a Vienna, al contrario del congresso di versailles(1° Guerra Mondiale) che porterà a esiti disastrosi Guerra e pace(1956), Napoleone a Mosca- Tolstoj (Anche se vi è una ridicolizzazione di Napoleone vista la concezione particolare di storia secondo l’autore, ovvero non il risultato del genio di pochi ma la conseguenza dell’unione e confusione di milioni di azioni casuali e coincidenti) 24/09/2021 La Rivoluzione industriale Nasce e si afferma in Gran Bretagna a partire dalla seconda metà del 1700. Non dobbiamo vedere la rivoluzione industriale e quella francese come entità completamente separate. Dove il secondo crea un cambiamento di rapporto tra il singolo e lo stato, la nazione il secondo crea nuovi processi tecnologici che cambieranno il rapporto lavorativo e le classi dominanti. Fattori che la favorirono: iniziativa individuale (etica protestante alla base del capitalismo, leggi Weber), scoperte scientifiche e progresso tecnologico, proprietà agricola capitalistica aperta a grandi investimenti, industria mineraria estrattiva e manufatturiera in grande ascesa, capacità di sfruttare carbone e acciaio, crescente urbanizzazione, sviluppo dei collegamenti e dei trasporti, possibilità di disporre delle grandi risorse e della rete di traffici che caratterizzano l’Impero britannico, che controlla circa un quarto delle ricchezze mondiali. Innovazioni scientifico-tecnologiche 1764: la filatrice multipla di Hargraves moltiplica la produzione tessile. 1768: telaio meccanico idraulico di Arkwright. In ambito politico il liberalismo si afferma con i sistemi costituzionali che riducono i poteri dello Stato e li separano (Bentham e Stuart Mill). In ambito economico Adam Smith teorizza la «mano invisibile»: l’economia lasciata alla libera iniziativa funziona benissimo. In campo politico un padre del liberalismo è John Locke, che teorizzò che libertà e diritti esistono nello stato di natura. La Gloriosa Rivoluzione culmina nella limitazione delle prerogative regie, un processo avviato già nel Medio Evo con la Magna Carta. Nel 1689 con il Bill of Rights concesso da Guglielmo d’Orange la Gran Bretagna divenne la prima monarchia costituzionale al mondo. Tutte le rivoluzioni del XVIII e XIX secolo possono essere viste come rivoluzioni liberali, ovvero affermanti le libertà e i diritti individuali rispetto agli assolutismi. Principio di nazionalità Si lega al romanticismo ma anche ai nuovi principi liberali. Ha al centro l’ideale della Nazione, ovvero della comunità di uomini liberi che condividono valori identitari (etnia, storia, lingua, credenze, ecc.) Nasce come ispirazione dei popoli oppressi all’interno dei grandi imperi multietnici (Impero asburgico in particolare). Ambisce a promuovere un sistema internazionale di Stati-nazione, secondo una concezione mazziniana. Giuseppe Mazzini promuove una concezione romantica ed etica dell’impegno individuale per la causa nazionale, ispirata da una religione civile, da forme di mutualismo (non socialismo), da repubblicanesimo. Le nazioni non possono affermarsi che per un processo rivoluzionario che parta dal basso, senza giochi diplomatici, contro i re-tiranni, per abbattere gli imperi che opprimono i popoli. Dalla Giovine Italia alla Giovine Europa: L’Italia unita non può che essere repubblicana e con un forte apparato centrale; Mazzini aspira a un’Europa delle patrie liberate ma non confederate secondo il metodo tirannico di Napoleone, nazioni che sviluppino spirito di solidarietà. Mazzini fu il nemico più temuto da Metternich ed ebbe in Cavour il principale antagonista sulla via dell’unificazione italiana («Vuol fare una rivoluzione con il re»). I moti rivoluzionari: 1830 Prima della Rivoluzione francese esisteva in Europa, quale forma di governo maggiormente avanzata, solo la monarchia costituzionale britannica, frutto della Gloriosa rivoluzione del tardo XVII secolo. La monarchia costituzionale è quella in cui il sovrano accetta di limitare i propri poteri a vantaggio degli organi rappresentativi, tramite costituzione. La Restaurazione postnapoleonica realizzatasi con il Congresso di Vienna non sopprime i moti rivoluzionari europei. Nel luglio 1830 il restauratore Carlo X Borbone viene rovesciato e sostituito da Luigi Filippo d’Orléans, re dei francesi, ovvero voluto dal popolo e non più da Dio. Si assiste inoltre all’adozione di una nuova costituzione che amplia il suffragio e all’affermarsi di un sistema politico che riconosce la leadership delle classi liberali, in particolare la borghesia produttiva. La nuova Francia adotta il principio del non intervento: non possono essere tollerate ingerenze negli altri regimi. Agosto 1830: la rivoluzione si estende al Belgio, cattolico, industrializzato e francofono, che si rende indipendente dall’Olanda, calvinista, commerciale, agricola e germanofona. In Belgio viene adottata una monarchia costituzionale protetta da Francia e Gran Bretagna. Novembre 1830: insorge la Polonia, costituitasi nel 1815 come Regno Unito alla Russia sotto lo zar Alessandro I. I russi non permisero l’indipendenza polacca. Altre agitazioni: Spagna e Portogallo si convertirono a regimi liberali; nel 1832 la Grecia si rese indipendente dall’Impero Ottomano. Il cambiamento politico francese indusse anche i carbonari italiani a nuove speranze, con le sollevazioni di Modena e Parma. Metternich reagì duramente anche grazie alla moderazione della Francia, che non intervenne a difesa degli insorgenti italiani. La repressione austriaca fu dura; le società segrete italiane avevano poche possibilità. Di fronte a questi moti rivoluzionari, ispirati dal principio di nazionalità e dal liberalismo, Austria e Russia avevano agito da potenze reazionarie, mentre Francia e Gran Bretagna avevano rappresentato la moderazione liberale. I moti rivoluzionari: 1848 Al riproporsi del tema del principio di nazionalità e di aspirazione a liberalismo si aggiungono le emergenti istanze sociali legate alla rivoluzione industriale. Gennaio 1848: Ferdinando II di Borbone è costretto a concedere la costituzione nel Regno delle Due Sicilie. Analogamente accadde nel Granducato di Toscana e in Piemonte, dove Carlo Alberto concesse uno statuto (con forti prerogative regie: politica estera e di difesa, nomina e revoca ministri, in vigore sino all’avvento della costituzione repubblicana), parlamento principalmente dedicato alle finanze statali. Febbraio 1848: a Parigi operai e studenti insorgono per chiedere l’ampliamento del suffragio. Luigi Filippo abdica e nasce la Seconda Repubblica, basata sul suffragio universale. Marzo: in Germania Federico Guglielmo IV è costretto a concedere la costituzione e il suffragio universale Marzo: disordini a Vienna. Metternich si dimette, Ferdinando I concede la costituzione e l’autonomia agli ungheresi, insorti sotto la guida di Kossuth, cechi e croati. L’imperatore stesso è costretto a lasciare Vienna. L’indebolimento dell’Impero asburgico alimenta nuovi moti in Italia: a Venezia, a Milano (le cinque giornate in marzo) che impongono a Radetzky di ritirarsi. Carlo Alberto si sente incoraggiato a dichiarare guerra all’Austria. Reazione al 1848 In Francia la nuova assemblea costituente ha orientamento moderato; l’insurrezione parigina è repressa nel sangue e favorisce l’avvento alla presidenza e eventuale incoronazione come imperatore di Luigi Bonaparte. La prima guerra d’indipendenza si conclude con la sconfitta di Carlo Alberto e la sua abdicazione. Gli Asburgo si riaffermavano pienamente anche su ungheresi e boemi. Federico Guglielmo di Prussia scioglie la costituente e ripristina l’assolutismo. 1849: la fuga di Pio IX favorisce la momentanea proclamazione della Repubblica romana guidata dal triumvirato Mazzini, Saffi, Armellini, poi sconfitta dalle truppe francesi inviate da Luigi Bonaparte, a difesa del cattolicesimo. Nel complesso, le forze della Restaurazione si rivelano ancora prevalenti rispetto a quelle liberaldemocratiche. Cambiamenti sociali ed economici La vittoria della Restaurazione non arrestò il cambiamento sociale in corso e stimolato dalla rivoluzione industriale e dalle nuove idee politiche. La seconda metà dell’800 vede l’affermarsi, economico e politico, della borghesia, classe del cambiamento. Essa è composta da possidenti terrieri, dai tecnici, dai professionisti. La borghesia è eterogenea ma produttiva, introduce anche un proprio stile sociale (etica, abbigliamento, architettura, ecc.). Si afferma il Positivismo: una fiducia nel progresso alimentata dalla scienza e dall’economia, che si estende anche alla concezione della società e della filosofia. I borghesi sono positivisti: credono e sperimentano con il proprio successo personale che il progresso scientifico, economico e politico produce ricchezza e benessere sociale. Il positivismo diventa anche una scienza sociale, ovvero si ritiene, con Comte e Spencer, che possa esservi un progresso razionale e prevedibile anche della società. Positivismo e progresso sono evoluzioni dell’illuminismo. Darwin reinterpreta il cammino dell’uomo ne «L’origine della specie», con la teoria dell’evoluzione. Ne deriva il «darwinismo sociale»: le classi, e anche le nazioni, possono evolvere ed è naturale che alcune siano più deboli o arretrate. La rivoluzione dei trasporti (treno) e delle comunicazioni (telegrafo), rende l’informazione capillare, nascono le grande agenzie stampa come la Reuters. Napoleone III a partire dal 1852 instaura un sistema bonapartista, ovvero un grande potere personale legittimato dal consenso popolare (plebisciti) e dalle riforme sociali legate all’ascesa della borghesia. Il Secondo Impero francese fu tecnocratico. Napoleone III intervenne nella guerra di Crimea a difesa dell’Impero Ottomano, per tenere la Russia lontana dall’Europa, ed ebbe successo. Poi sconfisse l’Austria nel 1859 dopo essersi alleato con il Piemonte. Mentre l’Austria si indeboliva, senza sviluppo interno e con molta pesantezza burocratica, la Prussia emergeva grazie al conservatorismo degli junker e alla forza militare, un modello forgiato da Bismarck e al quale aderì anche la borghesia. Lo sviluppo militare fu curato dal generale Von Moltke. Nel 1866 la Prussia sconfisse l’Austria e assunse l’egemonia nello spazio germanico. L’Austria perse il Veneto a vantaggio del Regno d’Italia e si convertì all’Ausleigh, il sistema duale che riconosceva l’Ungheria come altro Stato-pilastro dell’Impero, con un Imperatore, due parlamenti, due governi ma un solo ministro degli Esteri, della Guerra e delle Finanze. La Comune di Parigi Dopo Sedan il popolo francese era insorto imponendo la Repubblica con una nuova costituente. Le condizioni di pace imposte da Bismarck indussero i parigini a difendere la città dai prussiani e si formò una drammatica spaccatura fra la Francia rurale e conservatrice, e Parigi nuovamente rivoluzionaria. A Parigi si affermò un potere radicale, giacobino. La Comune abolì la distinzione fra poteri e tutti i funzionari divennero elettivi e revocabili, l’esercito fu rimpiazzato dalle milizie popolari. La Comune non riuscì ad andare oltre Parigi e in due mesi il governo di Thiers si organizzò e con l’assenso dei tedeschi la capitale fu occupata. E si ebbe la settimana di sangue con 20.000 passati per le armi senza processo. La Terza Repubblica I monarchici si divisero fra legittimisti, fautori del ritorno al trono dei Borbone e gli orleanisti, che volevano il ritorno degli eredi di Luigi Filippo. L’accordo fra orleanisti e repubblicani favorì il varo di una costituzione repubblicana. Elemento centrale di unità della Terza Repubblica fu il Presidente della Repubblica. Emergenti politicamente furono i repubblicani moderati, gli «opportunisti», espressione del ceto medio. Essi si contrapponevano ai repubblicani radicali di Clemenceau. Le radicalizzazioni politiche, le frammentazioni fra partiti indebolirono la Terza Repubblica. Lacerazione nazionale causata dall Affaire Dreyfus e mancato golpe conservatore e neo bonapartista di Boulanger. La Terza Repubblica, debole sul fronte continentale, fu invece incisiva e attiva in ambito coloniale, in particolare con l’acquisizione della Tunisia nel 1881. Excursus sull’affare dreyfus L'affare Dreyfus fu il maggiore conflitto politico e sociale della Terza Repubblica, scoppiato in Francia sul finire del XIX secolo, che divise il Paese dal 1894 al 1906, a seguito dell'accusa di tradimento e spionaggio a favore della Germania mossa nei confronti del capitano alsaziano di origine ebraica Alfred Dreyfus, il quale era innocente. Gli storici sono concordi nell'identificare la vera spia nel maggiore Ferdinand Walsin Esterhazy. L'affare costituì lo spartiacque nella vita francese tra i disastri della guerra franco- prussiana e la prima guerra mondiale: costrinse ministri a dimettersi, creò nuovi equilibri e raggruppamenti politici, spinse a un tentato colpo di Stato. Si crearono e scontrarono, nell'arco di due decenni, due campi profondamente opposti: i "dreyfusardi", che difendevano l'innocenza di Dreyfus (tra loro si distinse Émile Zola con il suo intervento giornalistico denominato "J'accuse"), e gli "antidreyfusardi", partigiani della sua colpevolezza. La condanna di Dreyfus fu un errore giudiziario, avvenuto nel contesto dello spionaggio militare, dell'antisemitismo imperversante nella società francese e nel clima politico avvelenato dalla perdita recente dell'Alsazia e di parte della Lorena, subita per opera dell'Impero tedesco di Bismarck nel 1871. 29/09/2021 Il Regno d’Italia All’atto dell’unificazione(17 marzo 1861), l’Italia era un paese in larga parte analfabeta e agricolo. Le condizioni del Sud erano praticamente ignote alla parte più sviluppata del paese. Nel 1860 Luigi Farini, inviato al sud da Cavour, scrisse “Che barbarie, altro che Italia! Questa è Affrica(due f)”. L’Italia unita era spaccata socialmente e economicamente in due realtà profondamente diverse. La classe dirigente che governò il paese dall’Unità fu l’élite moderata prevalentemente piemontese che poi sarebbe stata chiamata Destra storica. Ad essa si opponevano i mazziniani repubblicani e la vecchia sinistra piemontese. La Destra storica si identificò nelle istituzioni e sentì la necessità di costruire lo Stato unitario sulle istituzioni centrali. Il modello accentrato e monarchico sembrava essere l’unico praticabile date le diversità locali italiane e la mancanza di una unificazione sociale(Tanto più eterogeneo è il paese, tanto più forte dev’essere la forza politica centrale ). Ci sono opinioni discordi sulla scelta della capitale Inizialmente Firenze viene dichiarata capitale, in seguito Roma Era anche il sistema più semplice: si procedeva ad inglobare nelle istituzioni piemontesi le restanti regioni. La Legge Casati introdusse l’istruzione elementare obbligatoria, la legge Rattazzi istituì l’ordinamento comunale con i consigli elettivi e il sindaco di nomina regia, la suddivisione del paese in province, i dazi furono normalizzati e uniformati. Una delle prime sfida raccolte dal governo unitario fu la repressione del brigantaggio: al sud si erano formate bande di contadini e di ex militari borbonici che contrastavano l’affermazione delle istituzioni unitarie. Nel 1863 il parlamento introdusse il regime di guerra(generale Cialdini) nelle province affette da brigantaggio: i tribunali militari avrebbero giudicato i ribelli e impartito l’immediata fucilazione per i resistenti. Restò irrisolto il problema della terra, la mancata distribuzione ai contadini. Come già detto il sistema economico-fiscale unitario fu uniformato a quello piemontese; il sistema dei dazi penalizzò il Mezzogiorno abituato al regime protezionistico. La rete ferroviario e stradale ebbe grande impulso. Il liberismo favorì la crescita della produzione agricola ma penalizzò il nascente settore industriale italiano. La classe dirigente credeva che l’Italia fosse un paese prevalentemente agricolo e inoltre la dura politica fiscale era imposta dalle esigenze di bilancio. Nel 1868 fu introdotta la tassa sul macinato, ovvero sul pane, da cui scaturirono nuove agitazioni. Il processo di unificazione nazionale doveva essere completato con il Veneto, il Lazio e Roma. Queste ultime conquiste furono favorite dalle vicende internazionali delle grandi potenze. Il pontificato era ostile all’unità nazionale ed era difeso dalle truppe di Napoleone III. Cavour intendeva muoversi con cautela («Libera Chiesa in libero Stato»). Nel 1862 Garibaldi raccolse dei volontari in Sicilia ma fu sconfitto in Aspromonte dalle truppe italiane che temevano un intervento francese. Nel 1864 vi fu la Convenzione di settembre: in cambio del rispetto dei confini dello Stato della Chiesa la Francia avrebbe ritirato le proprie truppe. Inoltre la capitale veniva trasferita da Torino a Firenze per dimostrare lo scarso interesse per Roma. Nel 1867 Garibaldi ci riprovò Crispi inasprì nuovamente la politica fiscale di risanamento dei conti, e istituì la Banca d’Italia, che poi avrebbe ottenuto il monopolio per l’emissione della carta moneta. Ci fu un giro di vite repressivo con le leggi anti anarchiche che ebbe per obiettivo i socialisti. Nel 1894 il Partito socialista fu dichiarato fuorilegge, come in Germania. A far fallire Crispi fu l’insuccesso coloniale di Adua in Abissinia. Politica estera e coloniale unitaria Nel 1882 Depretis fece uscire l’Italia dall’isolamento internazionale con l’adesione alla Triplice Alleanza con Germania e Austria-Ungheria. Si rompeva la tradizione risorgimentale di buoni rapporti con Parigi e Londra. D’altra parte nel 1881 la Francia aveva occupato la Tunisia, con grave smacco per l’Italia. Non potendo muovere guerra a Vienna per le terre irredente, si optava per bloccare il confine e prevenire temute aggressioni asburgiche, ma resta il tema dell’irredentismo, come dimostrò l’attentato di Oberdan all’Imperatore. Nel 1882 l’Italia acquistò la baia di Assab nel Corno d’Africa, poi fu occupata Massaua. Già nel 1887 vi fu l’eccidio di Dogali da parte di truppe abissine. Dopo l’ambiguo trattato di Uccialli del 1889 con l’Abissinia, la penetrazione militare italiana condotta da Baratieri fu sbaragliata nel marzo 1896 ad Adua dove le truppe coloniali subirono una disfatta. Crispi si dimise e fu la fine della sua carriera politica, così come del primo colonialismo liberale. Il Reich tedesco Con 40 milioni di abitanti, un grande esercito e un sistema politico assolutista la Germania era l’incontrastata potenza egemone sul continente europeo. Per un paese con questi fattori la politica di potenza era inevitabile. Vi era però grande dialettica politica: il potere dei conservatori venne sfidato dal partito nazional-liberale della borghesia, i cattolici, e dal 1875 i socialdemocratici. Bismarck avviò la Kulturkampf con una serie di provvedimenti volti a rafforzare la laicità dello Stato contro il clero cattolico, ma la conseguenza fu quello di far crescere ancor più il movimento cattolico. Intanto emergeva in Germania una più seria minaccia, quella della Spd, contro il quale vennero adottate delle leggi. Abbandonata la Kulturkampf, contro i socialisti Bismarck preferì la politica volta a prevenire le loro battaglie . Vennero introdotte misure di Stato sociale a tutela dei lavoratori. Nondimeno la crescita elettorale della Spd portò nel 1890 alla fine dell’era bismarckiana. In politica estera Bismarck perseguì l’equilibrio continentale per mantenere l’egemonia tedesca e prevenire la revanche francese. Nel 1873 promosse il patto dei Tre Imperatori (Germania, Austria-Ungheria e Russia), reso debole dalla rivalità fra Vienna e Mosca visti gli interessi balcanici di entrambe. Dopo l’intervento russo nei Balcani Bismarck promosse il congresso di Berlino nel 1878 proprio per trovare un equilibrio balcanico fra russi e austro-ungarici; la Francia fu indotta ad espandersi in Tunisia. Nel 1882 Bismarck creò la Triplice Alleanza con Austria- Ungheria e Italia. La Gran Bretagna liberale A metà ‘800 era la Gran Bretagna potenza europea più avanzata per produzione di carbone e ferro nonché per rete ferroviaria. La convergenza tra i liberali di Gladstone, interpreti della borghesia industriale, e la classe operaia, cadde sulla questione del suffragio favorendo il ritorno al potere dei conservatori di Benjamin Disraeli. Disraeli fu un conservatore che, ironicamente, promosse riforme più liberali di quelle precedentemente tentate da Gladstone, in particolare allargando il diritto di voto e preoccupandosi della salute pubblica. Altro problema per Gladstone fu la proposta di autonomia (Home Rule, ovvero una distinzione tra Irlanda e Irlanda del nord) a vantaggio dell’Irlanda, che suscitò forti opposizioni, questione che si trascinerà oltre la prima guerra mondiale. Sia Gladstone che Disraeli possono essere considerati imperialisti, entrambi si occupano della questione del canale di Suez in modo risoluto, assicurandone la proprietà inglese. In qualsiasi caso si tratta di un discorso politico molto avanzato rispetto all’europa coloniale Russia La Russia era la più arretrata tra le grandi potenze occidentali; con ancora 20 milioni di servi della gleba, ovvero legati alla terra che lavoravano. Addirittura, non esiste ancora una classe che possa essere descritta borghese. L’800 vide fiorire grandi intellettuali e scrittori russi, a dimostrazione che al di sotto dell’autocratismo zarista vi fu una fioritura intellettuale in mancanza di una economica e sociale. Nel 1861 Alessandro I abolì la servitù della gleba e affrancare i contadini , ma la distribuzione delle terre poco incisiva creò altri malumori e squilibri socioeconomici ancora più gravi. Si tornò a misure poliziesche che favorirono la frattura fra la corte e la borghesia cittadina. Si affermarono i narodniki, o populisti, in senso opposto a cosa si intende oggi: giovani intellettuali, preoccupati realmente per le classi sociali più basse, vedendosi come educatori del popolo in favore di un socialismo rurale utopico. L’assassinio di Alessandro I nel 1881 da parte degli anarchici(essendo una rappresentazione del potere assoluto monarchico) pose fine a queste speranze di cambiamento politico. 30/10/2021 Stati Uniti Dopo l’indipendenza, gli Stati Uniti beneficiarono di tutti i fattori di crescita necessari per diventare un grande paese: crescita demografica alimentata dai flussi migratori europei, estensione territoriale verso Ovest grazie allo sviluppo della rete ferroviaria e della produzione agricola, mentre sulla costa atlantica si sviluppavano le industrie. La questione della schiavitù nacque dal contrapporsi fra due modelli di sviluppo economico-sociale opposti: quello industrializzato e liberista del Nord-Est e quello ancora agricolo basato sulle piantagioni e sul lavoro dei neri al sud. Sul tema dello schiavismo si contrapposero anche i partiti: i democratici, rappresentativi degli interessi dei grandi proprietari terrieri, e i repubblicani, vicini ai borghesi e contrari allo schiavismo. Nel 1860 i repubblicani riuscirono a far eleggere presidente Abraham Lincoln, avvocato contrario alla schiavitù ma non abolizionista. Tuttavia nel 1861 dieci Stati del Sud decisero di abbandonare l’Unione scatenando la guerra civile. I confederati del Sud confidavano nelle loro forze armate e nei legami economici cotonieri con la Gran Bretagna, mentre gli Stati unionisti si affidavano al loro grande potenziale industriale e demografico ed erano a favore dei dazi. Inizialmente la guerra civile arrise ai sudisti del generale Lee, ma quando emerse che la Gran Bretagna non avrebbe soccorso i sudisti, fu chiaro che i nordisti avrebbero prevalso. Nel 1865 i nordisti del generale Grant si affermarono definitivamente; pochi giorni dopo Lincoln venne assassinato da un fanatico sudista. La guerra civile fu un moderno conflitto con circa 600.000 caduti. Abolita fin dal 1863 la schiavitù, i neri non videro migliorate le proprie condizioni, al punto che al Sud nacque il Ku Klux Klan, organizzazione razzista. Entro il 1890 finì la corsa ad Est che aveva unificato le risorse del paese a scapito dei pellerossa. Inoltre da subito gli americani dimostrarono di non tollerare Rhodes, che investì ingenti capitali. Nel 1899 il Transvaal dichiarò guerra alla Gran Bretagna, ma i boeri vennero sconfitti nel 1902 Orange e Transvaal ottennero l’autonomia ma vennero unificate all’Unione sudafricana. Asia La presenza europea in Asia era di più lunga data. Gli inglesi erano presenti in India a Ceylon, Hong Kong, Singapore; gli olandesi in Indonesia, i portoghesi a Macao e a Timor; gli spagnoli nelle Filippine; i russi si erano accaparrati la Siberia; i francesi erano in Indocina. L’apertura del Canale di Suez nel 1869 accelerò la corsa verso l’Estremo Oriente. India: a lungo amministrata dallO BN a Compagnia delle Indie, rappresentava uno sbocco commerciale ricchissimo per l’Impero britannico. Sul piano etno-sociale si trattava di una realtà straordinariamente composita e i britannici si erano appoggiati ai signori locali (brahmini). Il tentativo di modernizzare il paese rimuovendo gli istituti culturali indù, come il bruciare le vedove assieme ai loro mariti defunti, scatenò reazioni nazionalistiche, come quella dei Sepoys, reparto indigeno dell’esercito. 1858: la Compagnia delle Indie fu soppressa e si passò alla diretta amministrazione coloniale sotto la Corona, rappresentata da un Vicerè. La regina Vittoria divenne Imperatrice delle Indie. Indocina La penisola indocinese era divisa in regni buddisti sotto la Cina come l’Annam (attuale Vietnam) Siam (Thailandia) e Cambogia. Con il pretesto delle persecuzioni dei padri missionari, i francesi intervennero militarmente in Indocina nel 1862 e venne imposto il protettorato sulla Cambogia. Poi in seguito il protettorato fu esteso all’Annam. Il Siam rimase indipendente come Stato-cuscinetto. Espansionismo russo I russi si espansero in due direzioni: verso la Siberia e l’Estremo Oriente, e verso l’Asia centrale. La Siberia fu occupata su impulso del potere centrale, mentre l’Alaska fu ceduta agli americani. Nel 1891, quando ormai la Russia si estendeva dal Baltico al Pacifico, fu decisa la costruzione di una grande rete ferroviaria, la Transiberiana, completata solo nel 1904 e collegante Mosca a Vladivostok, per oltre 9000 km. In Asia centrale i russi occuparono il Turkestan, prossima all’India. Ne scaturì una competizione geopolitica con la Gran Bretagna per Afghanistan e Pakistan, fino a che nel 1885 russi e britannici in un accordo definirono le rispettive sfere di influenza. L’Afghanistan restò indipendente ma sotto influenza britannica. Giappone A metà ‘800 il Giappone era un regno feudale chiuso al resto del mondo. Nel 1854 gli Stati Uniti imposero ai giapponesi l’apertura dei porti e l’avvio di relazioni commerciali. Il Giappone fu costretto a firmare accordi commerciali con le maggiori potenze. Questa forzata apertura al mondo mise in crisi il sistema feudale e il potere dello shogun, attaccati dai grandi feudatari, daimyo, e dai samurai. Decaduto il potere degli shogun emerse la figura dell’imperatore. Si trattò di una vera e propria restaurazione da parte di coloro che volevano difendere il vecchio regime (restaurazione Meiji). Emerse un nuovo ceto politico formato soprattutto dai samurai (intellettuali, militari, funzionari), che voleva la conservazione del vecchio Giappone ma anche il suo sviluppo come potenza per colmare il divario dagli altri paesi. La modernizzazione giapponese fu condotta dai conservatori sociali e fu prodigiosa. In pochi decenni il Giappone passò ordinatamente dal feudalesimo sociale all’era moderna: i feudi vennero trasformati in aree amministrative e fu creato un esercito nazionale di coscritti. Straordinaria fu l’industrializzazione, guidata dai capitali di Stato ottenuti dalla vendita delle terre sequestrate agli shogun, mentre il gap tecnologico con l’estero fu colmato con le importazioni. Modello giapponese: rivoluzione dall’alto, con la mobilitazione delle classi più basse e senza una borghesia di stampo occidentale. La rivoluzione fu voluta, imposta e gestita dai conservatori. Solo nel 1899 il Giappone ebbe un parlamento. Si passò dall’oligarchia feudale a quella industriale. La Cina A partire dall’800 la Cina era rimasta chiusa ai commerci e al resto del mondo. Non aveva reazioni diplomatiche; l’unica autorità esistente l mondo per i cinesi era il loro imperatore. Come per il Giappone questa chiusura al resto del mondo significò mancato sviluppo e arretratezza. La società era dominata dal ceto burocratico dei mandarini, eruditi ostili ad ogni innovazione. Negli anni ‘30 dell’800 questo stato di cose fu minacciato dalla guerra dell’oppio: questa droga, prodotta in India, veniva trasportata clandestinamente in Cina e lì consumata, anche se tale consumo era vietato. Ne scaturì una crisi fra Cina e Gran Bretagna, che con tale commercio si arricchiva. Nel 1839 il carico d’oppio fu sequestrato a Canton e gli inglesi intervennero militarmente. Gli inglesi ebbero la meglio e nel 1842 con il trattato di Nanchino si impossessarono di Hong Kong. A metà ‘800 la Cina fu travagliata da una grave crisi interna per la ribellione contadina dei Taiping e un nuovo scontro con gli inglesi, coadiuvati anche dai francesi. I cinesi furono nuovamente costretti a capitolare. 04/10/2021 La società di massa Fra la fine dell’800 e i primi del’900 nasce la società di massa, intesa come quella in cui gli individui finiscono per confondersi accomunati dai processi di modernizzazione. La società di massa è il frutto della seconda industrializzazione e dell’urbanizzazione; le persone non vivono più di autoproduzione e autoconsumo ma concorrono a grandi processi produttivi. Ad accrescersi è soprattutto il ceto medio, la piccola borghesia. La Prima guerra mondiale è preceduta da una lunga fase di espansione produttiva; si entra nell’era della produzione e del consumo di massa. Il lavoro dell’operaio si specializza ma diventa ripetitivo. Il tentativo di razionalizzare il lavoro umano si ha con il Taylorismo, che si basa sull’organizzazione scientifica del lavoro. La migliore applicazione si ha a Detroit nel 1913, quando Ford introduce nella sua produzione la catena di montaggio, che frammenta il processo produttivo in tante piccole operazioni. La nazionalizzazione delle masse Questo processo fu favorito dalla scuola, con l’ampliamento dell’istruzione obbligatoria, la diffusione della stampa, l’allargamento del suffragio, dal passaggio all’esercito di leva, la mobilitazione politica, la costruzione dell’identità nazionale. La massa si coagulò attorno al governo, divenendone strumento. Coscrizione obbligatoria ed estensione del diritto di voto andarono di pari passo. Politicamente una conseguenza importante dell’avvento della società di massa fu la nascita dei partiti di massa che sostituirono i partiti di quadri o di élite. Un ruolo importante fu anche quello delle organizzazioni sindacali, la cui azione portò alla diffusione di legislazioni sociali a tutela dei lavoratori. Socialismi Sul tardo ‘800 i grandi cambiamenti che caratterizzano la società di massa mettono in crisi il positivismo come atteggiamento scientifico-culturale: il progresso non appare più facilmente controllabile. Nietzsche esprime la sua critica filosofica al positivismo: il tempo non è lineare come nella concezione scientifica, ma un «eterno ritorno» (Non si deve confondere l’orologio con il tempo, come diceva il francese Bergson). Si torna alla distinzione tra scienze dello spirito e scienze della natura. In Italia nasce con Benedetto Croce l’idealismo, che respinge il materialismo marxista: il motore della storia è la ricerca della libertà. Anche lo sviluppo delle scienze naturali contribuì a mettere in crisi il positivismo: Albert Einstein sostenne la teoria della relatività nel 1905. La psicanalisi di Freud teorizzò la dimensione irrazionale dell’individuo, segnato da pulsioni di morte e sesso. Max Weber contribuì al metodo delle scienze sociali: queste discipline necessitano di procedimenti e criteri rigorosamente logici e coerenti. Si sviluppò in questa fase la scienza politica, che nacque in Italia grazie a Gaetano Mosca con la teoria della classe politica, poi ripresa da Vilfredo Pareto e Roberto Michels, che parlò della degenerazione burocratica degli apparati, partiti inclusi. 06/10/2021 La polarizzazione europea Con l’uscita di scena di Bismarck (1890) si rompe il rapporto con l’imperatore perché Bismark ha difficoltà nel gestire la situazione politica, Guglielmo II adottò una politica estera più aggressiva e meno attenta alla diplomazia, una vera politica di potenza. Arriveranno cancellieri più fedeli all’imperatore che avrà un ruolo ancora più importante. L’imperatore cambia politica estera, porta vanti una politica di potenza: paesi che si vogliono espandere usando la forza, che colonizzano con atteggiamenti che puntano alla colonizzazione, riducendo gli spazi della diplomazia. Politica ancora più forte rispetto a quella di Bismark. I tedeschi privilegiarono l’alleanza con l’Austria-Ungheria e non rinnovarono quella con la Russia (Bismark aveva fatto fatica a mettere tutti e tre insieme e decide di rinunciare alla Russia, poiché l’Austria Ungheria e più debole e più simile culturalmente) che si avvicinò alla Francia che garantiva capitali e investimenti per la modernizzazione russa, e alla Gran Bretagna con cui risolse la competizione asiatica. Guglielmo perde un grande alleato che ora sta dalla parte del nemico Gran Bretagna e Francia a loro volta risolsero i loro contenziosi coloniali. Tutte le potenze si armarono, in particolare la Germania, che inseguì gli inglesi anche sui mari (flotta sviluppata da Von Tirpitz) e nelle colonie (ferrovia Berlino- Baghdad) sfidando globalmente l’Impero britannico. Si formarono due blocchi di alleanza: la Triplice Intesa (Francia, Gran Bretagna e Russia) e la Triplice Alleanza (Austria-Ungheria, Germania e Italia). Great game: inglesi e russi antagonisti in Asia per un secolo e poi hanno trovato il modo di coesistere insieme. Fattori di tensione e di instabilità La contesa fra Francia e Germania (obiettivo di prevenire la colonizzazione francese, sostiene l’indipendenza marocchina) sul Marocco (non è ancora stato colonizzato), conclusasi con la sconfitta diplomatica della Germania. Nel 1908 i Giovani Turchi (si stanno formando anche grazie alla cultura (militare e politica) tedesca) assunsero il potere nell’Impero Ottomano, che cercarono di avviare alla modernizzazione, ma accentuarono le tensioni (reazioni)periferiche delle popolazioni slave dei Balcani e del continente africano che volevano affrancarsi dall’Impero. Nel 1908 l’Austria-Ungheria ne approfittò per annetterete la Bosnia e l’Erzegovina, inasprisce i rapporti con la Russia. Nel 1911 l’Italia dichiarò guerra all’Impero Ottomano per la Tripolitania e la Cirenaica (Libia). Giolitti (pur essendo più razionale) dichiara guerra perché l’Italia rischiava di non avere colonie sulla costa sud del mediterraneo. Chiede il consenso di Francia e Gran Bretagna che gli lasciano questa regione. Quando le truppe sbarcano non trovano opposizione dell’ impero ottomano (ormai assente in maniera sostanziale) ma dal popolo locale che accoglie gli italiani come dei colonizzatori e non come dei liberatori. Ne approfittarono le popolazioni balcaniche che scatenarono due guerre. Ne uscì rafforzata la Serbia, ma Austria e Italia reagirono promuovendo l‘indipendenza albanese in modo da precludere ai serbi lo sbocco al mare. I Balcani vengono distrutti in mille pezzi e le grandi potenze sono costrette a ricucire tutto. Si forma l’Albania per impedire che la Serbia abbia territori sul mare. Sistemi politici Nella triplice intese due democrazie parlamentari, Francia e Gran Bretagna, si contrapponevano agli assolutismi centrali, Germania e Austria-Ungheria, dominate dai sovrani. Si aggiungeva l’anomalia della Russia, anch’essa assolutista ma alleata delle democrazie. Mentre l’anomalia della triplice intesa era inizialmente l’italica prima che cambiasse asse. La Terza Repubblica era scossa da nazionalismi e da antisemitismo, come evidenziò il caso Dreyfus. A prevalere politicamente furono i radicali, e fra le conseguenze vi fu la rottura delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede nel 1905. Agli inizi del ‘900 i governi di Clemenceau e Briand svilupparono la legislazione sociale (orario di lavoro, pensione di vecchiaia). Lo spostamento a sinistra ridette Pascoli disse che «la grande proletaria s’è mossa», a indicare la natura povera, popolare, del colonialismo italiano, legittimato da esigenze sociali,rispetto a quello delle grandi potenze. Il dibattito sulla Libia rafforzò il fronte conservatore, che divenne nazionalista, e indebolì i socialisti. Turati era un moderato che credeva nell’alleanza con la borghesia progressista; ma dato il carattere limitato delle riforme giolittiane l’ala massimalista prese il sopravvento nei socialisti. Emerse il rivoluzionario Mussolini, che divenne direttore dell’Avanti! Nacquero gli scioperi generali, che portarono nel 1906 alla nascita della CGL, cui si contrappose nel 1910 Confindustria. Anche i cattolici crebbero di rilevanza sociopolitica, con Romolo Murri, sacerdote, progressista. Papa Pio X avversò la democrazia cristiana e Murri (troppo progressista per essere un sacerdote), poi sospeso dal sacerdozio. Il papa era preoccupato dell’avanzata socialista e intendeva favorire un movimento cattolico più conservatore. Questa esigenza portò alla sospensione del Non Expedit per favorire l’alleanza elettorale con i liberali. Nel 1913 si ebbe il patto Gentiloni, invitò i cattolici a votare i candidati liberali che si fossero impegnati a rispettare i valori del cattolicesimo. Recuperati nella vita attiva del paese. Nel 1913 si tennero in Italia le prime elezioni a suffragio universale maschile che sconvolsero gli equilibri parlamentari giolittiani, che nel 1914 si dimise. Partito liberale elitario nella società di massa, avanzano in socialisti. Si formò un governo di destra conservatrice con Salandra. La settimana rossa del 1914, con manifestazioni antimilitariste e antimonarchiche, ebbe l’effetto di rafforzare la destra al governo. Poi fu la guerra. La tragica arretratezza russa La Russia aveva il sistema più arretrato, l’autocrazia zarista. Si tentò l’industrializzazione a partire da fine secolo con il ministro delle Finanze Vitte attraverso protezionismo e afflusso di capitali esteri, e repressione quando serviva. I socialisti trovano terreno fertile. Non nacque alcun ceto borghese. La società restò fortemente arretrata e affetta da analfabetismo. Per questo ebbe terreno fertile l’influenza della Seconda Internazionale e del Partito socialdemocratico fondato da Plechanov, e gli anarchici. La guerra con il Giappone causò un aumento dei prezzi e nel gennaio 1905 ci fu a San Pietroburgo la domenica di sangue ( la popolazione affamata chiede pane e le forze dell’ordine aprono il fuoco e compiono una carneficina, lo Zar è altrove e concede un parlamento). Pertanto, a inizio ‘900 la Russia visse una condizione di incubazione rivoluzionaria, con la nascita dei soviet, le rappresentanze popolari elette nei luoghi di lavoro, ispirati alla Comune di Parigi del 1871. Il più importante nacque a San Pietroburgo e fu represso. Lo zar ( nicola II) si era però impegnato a concedere il parlamento, la Duma, che sorse nel 1906 e dette voce solo ai proprietari terrieri. Il governo fu costretto a riformare la legge elettorale per disporre di una Duma più docile. La restaurazione passò per la riforma agraria promossa dal capo del governo Stolypin nel 1906: i contadini potevano divenire proprietari della terra che coltivavano al fine di creare un ceto di piccoli proprietari conservatori, ma dei 7 milioni di proprietari solo pochi andarono a rafforzare il ceto dei kulaki, i più si impoverirono. La sconfitta subita nel 1905 dai giapponesi incrinò ulteriormente l’autocrazia. La Cina e le grandi potenze In Cina a inizio secolo si affermò il movimento nazionalista dei boxer che scatenò l’intervento delle grandi potenze, inclusi Stati Uniti e Giappone. Nel 1900 la rivolta fu sedata e la Cina fu costretta a cedere zone di extraterritorialità. Anche la Cina doveva modernizzarsi per reagire alle influenze straniere, come il Giappone. Nel 1905 sorse il movimento nazionalista di Sun Yat-sen, proclama la repubblica Cinese,Kuomintang, che puntava a indipendenza, democrazia e benessere popolare. Nel 1912 la dinastia dei Qing fu deposta e Sun Yat-sen venne eletto alla presidenza della Repubblica cinese. A sua volta Sun Yat-sen fu deposto dal generale Yuan Shi-kai, che governò la fragile Repubblica come dittatore, ponendo al bando il Kuomintang e appoggiandosi alle potenze straniere. Stati Uniti Nel Nord America si concentrò uno sviluppo industriale senza eguali, grazie ai grandi trust dell’acciaio; inoltre, gli Stati Uniti ad inizio secolo erano anche il granaio del mondo. L’espansionismo americano si rivolse soprattutto verso l’America centrale con Theodore Roosevelt, alternando pressioni economiche a minacce militari nella promozione dell’interesse nazionale. Teorie grossolane come il big stick (usa la diplomazia, ma se non ci riesci usa la forza) e la dollar diplomacy(Diplomazia del dollaro è il termine applicato alla politica estera americana sotto il presidente William Howard Taft e il suo segretario di stato, Philander C. Knox, per garantire la stabilità finanziaria dei paesi dell'America Latina e dell'Asia orientale, espandendo al contempo gli interessi commerciali statunitensi in quelle regioni) accompagnarono l’ascesa internazionale degli Stati Uniti. Gli USA volevano creare un canale. Così quando nel 1903 il senato della Colombia rifiutò il permesso di taglio del canale di Panama, gli americani organizzarono una sommossa che si concluse con la secessione del Panama dalla Colombia e nella successiva costruzione del canale, nel 1914. Tuttavia, vi fu anche attenzione sociale con le riforme interne. Nel 1912 divenne presidente il democratico progressista ( per ciò che riguarda la politica interna) e liberal Wilson, che tuttavia intervenne con la forza in Messico e portò gli americani nella grande guerra. America latina I paesi dell’America latina si specializzarono nella produzione ed esportazione di prodotti agricoli nel periodo prebellico, stimolando anche un potente afflusso migratorio di provenienza europea. Tuttavia, ad arricchirsi fu soprattutto l’oligarchia terriera ed estrattiva, perché le economie nazionali si basavano su singoli prodotti. I regimi politici erano parlamentari ma oligarchici e spesso dittatoriali. L’Argentina conobbe un’evoluzione pacifica e democratica con l’ampliamento del suffragio. In Messico invece l’istanza democratica trascinò il paese nella guerra civile: nel 1910 scoppiò la rivoluzione contro il presidente autoritario Diaz. Ne furono promotori i liberali di Madero e i contadini guidati da capi popolo come Zapata e Villa. Assunto il potere da Madero, la guerra civile si trasformò nello scontro fra liberali riformisti e contadini radicali e populisti, che volevano la riforma agraria. L’assassinio di Madero portò alla dittatura e alla repressione dei militari, fino al 1921, quando una costituzione progressista, di difficile attuazione, fu approvata. Cause della Grande guerra - Il gioco dell’alleanza rendeva probabile che la tensione fra due paesi contrapposti potesse sfociare in guerra generale. - Nella società la guerra era vista come possibile scioglimento di tutte le grandi tensioni. La mobilitazione politica e nazionalistica contribuì alla deriva militarista. - Incidente: 28 giugno 1914 Gavrilo Princip, studente bosniaco membro dell’organizzazione «Mano Nera», sostenuta dalla Serbia, uccise l’arciduca Ferdinando e consorte a Sarajevo. - L’Austria-Ungheria reagì con un grave ultimatum alla Serbia. Il 28 luglio dichiarò guerra. La Russia si mobilitò a difesa della Serbia ma ciò fu considerata una provocazione contro la Germania, che dichiarò guerra alla Russia. A sua volta la Francia, alleata della Russia, si mobilitò e anche in questo caso la Germania dichiarò guerra alla Francia. - I tedeschi erano i più pronti alla guerra, con il piano Schlieffen, che prevedeva un istantaneo attacco alla Francia e in seguito ad est. La Germania attaccò pesantemente il Belgio. - La mobilitazione nazionalistica prevalse sul pacifismo cattolico e socialista; la Seconda Internazionale di fatto scomparve. I socialisti reagirono nella conferenza di Zimmerwald, 1915-1916, proponendo la tesi di una pace senza annessioni e senza indennità. Modernità della guerra • Coscrizione obbligatoria, grande mobilitazione sociale, armi moderne come la mitragliatrice automatica, aerei e carri armati, resero la guerra una carneficina di massa. • L’URSS nacque ufficialmente nel 1922. Nel 1924 fu approvata una nuova costituzione che attribuiva il potere al Congresso dei soviet dell’Unione, ma in realtà tutto era permeato dal partito unico previsto dalla costituzione, il Pcus. • In campo sociale i bolscevichi imposero l’alfabetizzazione di massa, ateismo, liberalizzazione dei costumi (aborto, ecc.). • In campo culturale divennero ferventi aderenti alla rivoluzione il poeta Majakovskij, il pittore Malevic, il regista Ejzenstein. • Il sistema politico a partito unico centralizzato dimostrò subito un grave limite nel personalismo: alla morte di Lenin nel 1924 si scatenò la lotta di successione fra Trotzkij e Stalin, ex commissario alle nazionalità e segretario del Pcus. Trotzckij avversava la tendenza alla burocratizzazione della rivoluzione come conseguenza dell’affermazione del partito, un male che a suo dire derivava dall’isolamento internazionale dell’URSS. Occorreva rilanciare l’esportazione della rivoluzione bolscevica nel mondo, ovvero la «rivoluzione permanente». Stalin ribatté che era un programma irrealizzabile sul momento e prevalse, isolando e eliminando gli avversari. Trotzkij lasciò l’URSS ma fu assassinato in Messico dai sicari di Stalin. • In Germania la situazione era particolarmente seria: i nuovi governanti democratici si erano compromessi accettando il diktat di Versailles. Erano i socialdemocratici, contrari a ogni ipotesi rivoluzionaria. Gli spartachisti, comunisti, furono repressi dai Freikorps, ex soldati e volontari nazionalisti. Il blocco delle forze moderate, socialisti e cattolici, promosse la costituzione della Repubblica di Weimar. Restava il nazionalismo militare che lamentava il tradimento in guerra. • La Repubblica di Weimar era una forma parlamentare, affetta da instabilità economica e rancore nazionalista per la sconfitta in guerra. Il peso delle riparazioni e delle condizioni di pace era umiliante e iniquo, dato che i tedeschi avevano accettato la resa sulla base dei 14 punti wilsoniani. • Le riparazioni fissate dopo i trattati di pace ammontavano a 132 miliardi di marchi oro. Alcuni leader politici moderati vennero assassinati dai nazionalisti e dai militari. • Nel 1923 la Ruhr fu occupata dai vincitori per il mancato pagamento delle riparazioni. Il marco si svalutò. Si formò allora una coalizione guidata da Stresemann, che passò a una politica di collaborazione con le potenze vincitrici. Hitler tentò a Monaco un putsch contro il governo. • Alla stabilizzazione economica tedesca contribuì nel 1924 il piano Dawes, con i finanziamenti americani. • Anche nell’Austria post-asburgica si affermarono politicamente i socialdemocratici subito dopo la guerra. Erano favorevoli all’Anschluss. • In Ungheria i socialisti si coalizzarono con i comunisti e dettero vita a una repubblica sovietica, guidata da Bela Kun, sconfitta dopo sei mesi dall’intervento dei conservatori di Horthy e dai rumeni, con il consenso delle potenze vincitrici. I vincitori • In Francia governarono i conservatori finché nel 1924 si affermò il cartello delle sinistre. • Anche in Gran Bretagna prevalsero i moderati, ma con la crisi dei liberali emerse il Partito laburista come nuovo polo antagonista dei conservatori. • Francia e Gran Bretagna cercarono di collaborare nel dopoguerra, mentre i migliorati rapporti franco-tedeschi (Briand e Stresemann) favorirono l’accordo di Locarno, il Patto Briand-Kellogg (ripudio della forza) e il Piano Young (ripresa economica europea). Era la fase, illusoria, della sicurezza collettiva. 18/10/2021 Il fascismo - La guerra ebbe un peso enorme sull’Italia: necessità di riconvertire la produzione industriale, crisi nei rapporti commerciali, enorme indebitamento. La crisi economica fu alla base dei disordini scoppiati in alcune grandi città. Vi era poi il problema dei reduci, da reinserire nella società. - Inoltre, nonostante avesse vinto la guerra, vi era profonda delusione per i risultati della conferenza di pace di Parigi e si diffuse il mito della «vittoria mutilata», ovvero del tradimento degli alleati che non avevano mantenuto gli impegni presi nel Patto di Londra. Erano state ottenute le terre irredente ed era scomparsa al confine alpino l’Austria-Ungheria, ma non si erano ottenute Fiume e la Dalmazia, né vi erano stati significativi miglioramenti coloniali. - Il peso della guerra schiacciò la classe dirigente liberale, aprendo il paese all’influenza politica degli emergenti partiti di massa, socialisti e cattolici. Nel 1919 nacque il Partito popolare italiano, guidato da don Luigi Sturzo, un partito legato alla Chiesa. - Nei socialisti prevalse l’ala massimalista, ovvero quella orientata all’instaurazione della dittatura del proletariato, ma senza attuare subito la rivoluzione. A questi si opposero Gramsci e Bordiga, più aderenti al modello bolscevico. La radicalizzazione dei socialisti fece temere alle forze borghesi la prospettiva di una rivoluzione. - Nel clima di mobilitazione politico-sociale e di radicalizzazione politica nacque a Milano, il 23 marzo 1919, i Fasci di combattimento di Mussolini, ex socialista rivoluzionario. Il programma dei Fasci era quello di una forza di sinistra che chiedeva profonde riforme e il passaggio alla repubblica, ma in realtà i Fasci furono subito ostili ai socialisti e a Milano scoppiarono tumulti che portarono ad incendiare la sede de l’Avanti! - Novembre 1919: si tennero in Italia le prime elezioni con metodo proporzionale, che videro socialisti e popolari raccogliere tantissimo consenso e il ridimensionamento parlamentare dei liberali. Tuttavia, i socialisti non erano disposti ad allearsi con i cattolici; pertanto, i liberali avrebbero potuto mantenere la loro influenza alleandosi con i cattolici. - Nel 1920 si formò un nuovo governo Giolitti, che si sperava riuscisse a contenere l’influenza politica dei socialisti. Giolitti risolse il contenzioso con la Jugoslavia con il trattato di Rapallo del 1920 che riconosceva Fiume città libera e costrinse D’Annunzio a ritirarsi. - In politica interna Giolitti dovette gestire il difficile «biennio rosso», segnato da agitazioni sindacali e tensioni che sembravano preludere a una rivoluzione socialista. Quello che non riuscì a Giolitti fu di contenere i socialisti con una serie di riforme sociali: i socialisti erano su posizioni massimaliste e i cattolici non si accontentavano di fare da spalle ai liberali. Nel 1920 vi fu l’occupazione delle fabbriche, tra le quali la Fiat di Torino, dove si impose il consiglio di fabbrica sul modello del soviet. - In realtà i socialisti dominavano nelle fabbriche ma non erano altrettanto forti nella società e non avevano un piano politico per la presa del potere. Giolitti negoziò fra industriali e sindacati rifiutando sempre di ricorrere alla forza per far sgombrare le fabbriche. - Nel gennaio 1921 si tenne a Livorno il consiglio dei socialisti. Le incertezze politiche si risolsero con la mancata espulsione dei moderati e la fuoriuscita dal partito di Bordiga e compagni che fondarono il Partito comunista di rigorosa ispirazione leninista. Tuttavia il biennio rosso poteva dirsi ormai superato e la prospettiva rivoluzionaria appariva non più prossima. - La reazione al Biennio rosso segnò l’ascesa dei Fasci, che da movimento radicale di pochi aderenti si trasformò in organizzazione paramilitare antisocialista che organizzò azioni violente specialmente nelle campagne della Val Padana («fascismo agrario»). Nacque il fenomeno dello squadrismo fascista. Nel 1920 lo squadrismo passò alle città, partendo da Bologna, contro l’amministrazione socialista, poi a Ferrara con violenti scontri con i socialisti. I proprietari terrieri cominciarono ad apprezzare i fascisti che con i loro metodi stavano colpendo le organizzazioni sindacali. Le fila dei fascisti si ingrossarono di reduci della guerra, borghesi in crisi. - Giolitti aveva guardato al fenomeno dello squadrismo con la speranza che servisse a ridurre a più miti consigli i socialisti. - Nelle elezioni del 1921 si formarono i blocchi nazionali, costituiti da liberali anche con candidati fascisti per bloccare l’ascesa dei nuovi partiti di massa. Era una sorta di legittimazione per i fascisti. - Nel novembre 1921 nacque a Roma il Partito nazionale fascista. Nel 1922 la crisi si acuì con il debole governo Facta e lo smarrimento dei socialisti, con Turati che lasciò il partito per fondarne uno nuovo. Con la trasformazione del movimento in partito Mussolini aveva avviato la transizione al potere, stringendo legami con gli industriali, rassicurando la monarchia. D’altra parte, Mussolini stava anche lavorando alla presa violenta del potere. - Il 28 ottobre 1922 sarebbe bastata la mobilitazione delle forze armate per bloccare la marcia su Roma dei fascisti, ma il re non volle firmare l’ordine di Facta. Spaventato dalla prospettiva della guerra civile, Vittorio Emanuele III respinse la proclamazione dello stato d’assedio, del resto Facta era dimissionario. Nel disfacimento del potere liberale mussolini chiese e ottenne l’incarico di formare il nuovo governo il 30 ottobre. Il governo incluse anche esponenti liberali e popolari. - Salito al potere con un colpo di Stato legalizzato, Mussolini disponeva però solo di 35 deputati. - Nel dicembre 1922 Mussolini instituì il Gran Consiglio del Fascismo, organo di raccordo fra partito e governo; nel 1923 le squadre fasciste vennero inquadrate e disciplinate nella Milizia volontaria. - Nel 1923 la riforma della scuola ad opera di Gentile (insegnamento della religione ed esame di Stato per passare da un livello a quello successivo). Essa contribuì all’avvicinamento fra fascismo e mondo cattolico, al punto che segnò l’uscita di scena di don Sturzo e dei popolari dal governo. - Per rafforzarsi in parlamento Mussolini promosse nel 1923 la legge Acerbo, che assegnava i 2/3 dei seggi alla forza che avesse ottenuto almeno il 25% dei voti. Le elezioni del 1924 segnarono un grosso successo fascista. Dopo le elezioni il deputato socialista Matteotti, che aveva pubblicamente attaccato il fascismo, fu sequestrato e assassinato. Le residue opposizioni, politicamente ininfluenti, decisero di ritirarsi dal parlamento («Aventino»). Il 3 gennaio 1925 Mussolini in parlamento si assunse la responsabilità politica, morale e storica di quanto avvenuto, e minacciò le opposizioni. - Le opposizioni politiche erano sgominate; al manifesto degli intellettuali fascisti promosso da Giovanni Gentile risposero altri intellettuali, antifascisti, fra i quali Benedetto Croce. - Nel 1925 partì la fascistizzazione dello Stato. Oppositori come Amendola, Gobetti, non scamparono alla morte neppure lasciando l’Italia. I direttori dei quotidiani vennero sostituiti da fascisti; i sindacati vennero svuotati con il patto che consentì a Confindustria di riconoscere solo sindacalisti fascisti. - Sul piano legislativo promotore della fascistizzazione fu il giurista nazionalista Alfredo Rocco, che promosse il rafforzamento dei poteri del capo del governo, l’abolizione del sindaco elettivo, sostituito dal podestà nominato. - Nel 1926 vennero adottate le leggi «fascistissime»: chiusure di tutte le pubblicazioni antifasciste, decadenza degli «aventiniani», ripristino della pena di morte comminata dai Tribunali speciali della milizia. Infine nel 1928 la nuova legge elettorale, a lista unica, e l’istituzionalizzazione del Gran Consiglio come organo di Stato. - Il fascismo ebbe successo anche perché rappresentò per le forze borghesi e conservatrici la salvezza dal socialismo e un ritorno all’ordine sociale e produttivo. - Analogamente si assiste ad altri autoritarismi: nel 1920 all’avvento in Ungheria della reggenza dell’ammiraglio Horthy; nel 1926 in Polonia con l’ex socialista Pilsudski; in Austria con il leader del partito cristiano-sociale Dollfuss; in Grecia, in Bulgaria, in • Nasce il Terzo Reich, basato sul Fuhrerprinzip: il capo assoluto è interprete esclusivo del destino della nazione, fonte di diritto, individua i nemici e addita il destino. • Le leggi di Norimberga avviarono il regime persecutorio contro gli ebrei nel 1935. Nel 1936 vi fu la notte dei cristalli. Nel 1933 il concordato con la Chiesa cattolica aveva momentaneamente assicurato la libertà di culto ai tedeschi, ma già nel 1937 Pio XI emanò un’enciclica in tedesco di condanna del paganesimo nazista. • La questione del consenso: la macchina nazista era efficacissima nel suo apparato repressivo, con la polizia segreta, la Gestapo. Inoltre la Germania conseguì la piena occupazione. Il dissenso divenne particolarmente difficile. • L’immagine propagandata dal nazismo è quella di un regime premoderno, che addita la Germania rurale e medievale, ma questa utopia premoderna venne diffusa con efficacissimi mezzi moderni, con propaganda e enormi cerimonie pubbliche. Nasce una religione civile, premoderna, con vere e proprie liturgie di massa. Il totalitarismo di Stalin • Nella seconda metà degli anni ‘20 Stalin abbandonò la NEP e impose l’industrializzazione forzata. Si trattava di eliminare il ceto dei piccoli proprietari terrieri, i kulaki, che furono privati delle loro terre e mezzi. Le terre vennero collettivizzati in fattorie denonimate kolchoz. Cinque milioni di contadini furono deportati; a questa linea si oppose Bucharin, il primo avversario eliminato da Stalin. L’industrializzazione forzata ebbe costi umani enormi negli anni ‘30. • Questo processo rafforzò la figura di Stalin, in grado di lanciare purghe contro i suoi stessi nemici di partito e di mettere a punto una vera macchina del terrore: omicidi politici e deportazioni divennero ricorrenti. Le purghe coinvolsero anche i vertici delle forze armate a metà degli anni ‘30. 29/10/2021 Principi costitutivi comuni dei totalitarismi • Monopolio della forza da parte dell’apparato o partito unico • Monopolio della verità da parte del leader (principio carismatico) • Ideologia come fondamento, destino della nazione • Propaganda come linguaggio di comunicazione con il popolo • Identificazione del nemico, esterno ed interno, per compattare la massa e eliminare la dissidenza • Terrore: apparato di polizia politica, internamento e deportazioni, tortura, esecuzioni sommarie • Tutto questo determina la capacità di plasmare la mentalità nazionale e i giovani. Elementi distintivi fra i due grandi totalitarismi • Principio di organizzazione politica: Fuhrerprinzip in Germania, Centralismo democratico in URSS. • Il Fuhrerprinzip risolve il caos politico che si crea nella Germania nazista per il sovrapporsi di organi simili (ad esempio esercito e corpi militari nazisti) attribuendo l’ultima parola sempre al Fuhrer. • Il Centralismo democratico teorizzato da Lenin stabilisce che il singolo sia sempre funzionale alla causa politica comune e che ciascuno sia responsabile di fronte al livello superiore. L’investitura politica viene dal basso (popolo), ma l’autorità discende dall’alto (capo). È ammessa la discussione interna al partito ma una volta decisa la linea non può esserci alcuna dissidenza. Sangue vs Eguaglianza • La differenza più profonda è quella del fondamento sui cui poggiano le due ideologie e i relativi regimi totalitari: il nazismo si regge sulla razza, quindi sul legame di sangue, lo stalinismo e l’intero sistema sovietico sull’affermazione dell’eguaglianza sociale. • I nazisti sono i tedeschi che hanno riscoperto il loro sangue, i sovietici sono i russi (ma anche ucraini, bielorussi ecc.) che hanno aderito alla causa dei lavoratori. Gli effetti dei totalitarismi in Europa • La fine dell’era della sicurezza collettiva: nel 1933 la Germania abbandonò la Società delle Nazioni a seguito del fallimento del dibattito sul disarmo. Nel 1934 Hitler tentò l’Anschluss con il solo risultato dell’assassinio del leader austriaco Dollfuss. Nel 1935 Hitler annunciò il riarmo tedesco; l’anno seguente rimilitarizzò la Renania. • Di fronte all’ascesa della Germania nazista anche Stalin decise di uscire dall’isolamento e di rivedere la condanna delle democrazie borghesi e capitaliste. Nel 1934 l’URSS aderì alla Società delle Nazioni e nel 1935 si alleò alla Francia. Sempre nel 1935 il Komintern lanciò la lotta contro il fascismo, che scalzò il capitalismo come nemico principale dell’URSS. I comunisti europei erano chiamati a riavvicinarsi alle forze borghesi per far fronte contro le estreme destre. Nacquero così i Fronti popolari, alleanze elettorali contro le destre. I Fronti popolari • La politica del Fronte popolare ebbe successo in Francia. La Terza Repubblica vide negli anni ‘30 una polarizzazione di forze di destra e repubblicane. Tuttavia nel 1937 il governo frontista presieduto da Leon Blum si dimise per l’ostilità degli ambienti industriali e finanziari francesi. La guerra civile spagnola • Guerra civile spagnola: con la fine del regime di Primo De Rivera e della stessa monarchia, la Spagna precipitò a metà anni ’30 nel caos. Mentre le élite statali erano fortemente conservatrici, il maggiore sindacato spagnolo era dominato dagli anarchici. Socialisti e anarchici da un lato, cattolici e conservatori dall’altro. • Nel 1936 la coalizione del Fronte popolare vinse le elezioni, ma le frange radicali della sinistra ritennero che quello dovesse essere l’inizio della rivoluzione, alla quale intesero opporsi le forze della destra. A questo punto intervenne Franco, un generale che guidava le truppe coloniali in Marocco. Con lui i militari al suo seguito e le forze di destra confluirono nel fronte dei nazionalisti che prestò dilagò in tutta la Spagna. • Sul piano internazionale, nonostante l’impegno sottoscritto dalle maggiori potenze a non interferire nella guerra civile spagnola, Franco fu massicciamente aiutato da Hitler e da Mussolini; mentre i repubblicani ebbero pochi aiuti, in particolare dall’URSS. • La guerra civile spagnola polarizzò il confronto fra democrazie a autoritarismo, con la partecipazione di tanti intellettuali. • Nel 1939 Franco prevalse, divenendo il terzo dei dittatori europei di destra. L’Europa verso la catastrofe • Ai piani espansionistici di Hitler la Gran Bretagna e la Francia risposero con l’Appeasement, una politica debole che nasceva dalla consapevolezza di non poter contrastare militarmente la riemergente potenza tedesca e dal favore che Hitler riscuoteva negli ambienti del conservatorismo europeo come anticomunista. • Nel 1938 Hitler realizzò con successo l’Anschluss (annessione dell'Austria alla Germania nazista); poi sollevò la questione dei Sudeti che portò alla conferenza di Monaco del settembre 1938, culmine dell’Appeasement, che tuttavia non preservò la Cecoslovacchia dall’essere smembrata a inglobata dalla Germania. Fascismo: totalitarismo mancato? • Il Fascismo realizza il primo grande regime di destra nell’Europa del primo dopoguerra e costituisce un modello di riferimento per altri paesi o leader di destra. Caratteri del Fascismo • Mentre il principio fondatore del nazismo è il sangue e quello dello stalinismo è l’ideologia socialista, il fascismo si basa sulla stirpe, che è un concetto identitario, un misto di storia, cultura e lingua che identifica la nazione italiana, ma senza elementi biologici come nel nazismo. • Il Fascismo non smantella lo Stato, vi si appoggia: le istituzioni persistono e vengono utilizzate come catene di comando; i corpi fascisti non hanno la medesima importanza delle organizzazioni naziste, la milizia fascista non ha il ruolo delle SS. Il Partito fascista • Il Partito è il vero motore della società italiana: solo chi vi si iscrive può accedere alle carriere nella pubblica amministrazione. • Il fascismo si ramifica nella società con le sue organizzazioni di indottrinamento, mobilitazione e controllo: dopolavoro, Fasci giovanili, Balilla, i GUF-Gruppi universitari fascisti. Tutti questi organismi dovevano fascistizzare la massa. La propaganda • A metà anni ‘30 il regime maturò la svolta adottando il protezionismo e cercando l’autosufficienza alimentare con la «battaglia del grano», a scapito di altre produzioni agricole. • Sempre come affermazione della politica sull’economia fu decisa «quota 90», ovvero riportare la lira al suo valore prebellico rispetto alla sterlina. L’obbiettivo fu raggiunto grazie all’ingente prestito ottenuto dal ministro Giuseppe Volpi dagli Stati Uniti. • A trarne vantaggio furono le attività produttive legate al consumo interno, mentre le esportazioni furono penalizzate, e si favorirono i fenomeni di concentrazione aziendale. La crisi del ’29: autarchia e partecipazioni statali • La reazione del regime alle conseguenze della crisi fu l’interventismo statale nell’economia e l’accentuarsi dell’influenza politica sui processi produttivi. • Negli anni ‘30 vi furono importanti piani di lavori pubblici: bonifiche, edificazione di periferie urbane e nuovi centri, come Littoria (Latina). • A sostegno del settore creditizio e bancario il regime intervenne istituendo nel 1931 l’Imi-Istituto mobiliare italiano, e nel 1933 l’Iri-Istituto ricostruzione industriale, che con capitali di Stato entrò nel capitale di grandi aziende in crisi. Iniziava la lunga storia italiana delle partecipazioni statali, che sarebbe stato un cavallo di battaglia della Prima Repubblica. • Nonostante quello che sosteneva il Duce (lo Stato non deve fare tutto), con il fascismo lo Stato divenne banchiere e imprenditore. I tecnici che servirono il fascismo in questa opera sarebbero tornati utili anche dopo la guerra. • Le successive scelte di politica estera accentuarono la tendenza del regime all’autarchia, o autosufficienza economica. La politica estera fascista • Mussolini seguì un atteggiamento assai ondivago in politica estera continuando a coltivare come nella tradizione della politica estera liberale i rapporti con la Gran Bretagna, ma acuì le tensioni con la Francia per le rivendicazioni territoriali italiane (Nizza, Corsica, Tunisia, ecc.). • Mussolini fu fra i primi in Europa a considerare Hitler come una minaccia per la sicurezza e la pace. • La politica estera fascista risolse il problema di Fiume, ottenuta dalla Jugoslavia. A metà anni ‘30 Mussolini si lanciò nella conquista dell’Etiopia per ragioni di prestigio e nella guerra civile spagnola avvicinandosi alla Germania di Hitler. • Solo nel 1939 si giunse alla vera e propria alleanza, il Patto d’Acciaio, perché Mussolini si era illuso di indurre inglesi e francesi a fare concessioni all’Italia. Pensando di strumentalizzare il pericolo Hitler, Mussolini finì per rimanerne prigioniero. • L’avvento dell’Impero nel 1936 conferisce a Mussolini il massimo consenso ma non risolve il problema dell’Italia ultima delle grandi potenze europee e minore dei regimi. • Il fascismo non riuscì a fare dell’italiano un combattente, né a convincerlo della bontà dell’alleanza con la Germania. • Mussolini, deluso dalla parziale fascistizzazione degli italiani, inasprì i caratteri del regime sul finire degli anni ‘30. Le leggi razziali • 1937: vietati i rapporti coniugali fra colonizzatori e colonizzati in Etiopia • Nel 1938 il regime varò il regime di discriminazione contro gli ebrei, sull’esempio di quanto fatto in Germania a partire dal 1935. • In Italia non vi erano stati precedenti antiebraici e lo stesso fascismo non aveva avuto in origine pulsioni razziste. Gli ebrei, profondamente inseriti nella società, nella cultura, avevano servito in guerra come italiani. Il fascismo aveva fatto perno sulla stirpe, un concetto culturale e linguistico, non biologico. La svolta fu segnata dal Manifesto della Razza. • Alcuni storici segnalano come le leggi razziali culminarono la costruzione dell’Impero, per altri vanno interpretate come tardivo tentativo di fare del regime un vero totalitarismo aggiungendo il nemico interno. Non vi furono pressioni tedesche per un antisemitismo italiano. Antifascismo • L’opposizione al fascismo fu severamente perseguita e repressa con il carcere e il confino. • Molti preferirono il silenzio a un’opposizione attiva. • L’intellettuale che ebbe maggiore possibilità di mantenersi distinto dal fascismo fu Benedetto Croce, forte del suo prestigio personale. • Altri preferirono rifugiarsi in Francia, dove tuttavia vennero raggiunti dagli emissari del regime, come nel caso di Gobetti e dei fratelli Rosselli, assassinati. • I comunisti si rifugiarono a Mosca, come Togliatti. La Grande guerra e il colonialismo • La Prima guerra mondiale esercitò un forte impatto sul colonialismo: - Tutte le potenze europee, vincitrici o sconfitte, uscirono dal conflitto fortemente indebolite e con minori risorse per preservare i loro possedimenti extraeuropei; - la partecipazione attiva dei coloni alla guerra, in particolare a sostegno di Francia e Gran Bretagna, accelerò i processi di presa di coscienza politica e di rivendicazione nazionale di tipo indipendentista; - Anche le nuove concezioni politiche occidentali contribuirono in tal senso: Lenin aveva affrontato la questione nazionale conferendo ampia autonomia alle nazionalità precedentemente oppresse dallo zarismo e promuovendo una libera unione di repubbliche sovietiche (poi Stalin avrebbe accentrato il potere). Analogamente i bolscevichi avevano condannato l’imperialismo, «fase suprema del capitalismo», riconoscendo il diritto all’indipendenza dei popoli coloniali. Anche Wilson nei suoi 14 punti aveva contribuito a lanciare il tema dell’autodeterminazione, ma poi aveva prevalso il compromesso: la Società delle Nazioni non si era fatta carico della questione dell’eguaglianza fra le razze e il colonialismo era stato perpetuato attraverso il sistema dei mandati. La questione coloniale in Medio Oriente • Dalle ceneri dell’Impero Ottomano Kemal Pasha fece nascere la moderna Turchia cacciando dall’Anatolia gli eserciti invasori, in particolare quello greco, e costringendo le potenze europee, Gran Bretagna, Francia e Italia, a rettificare le decisioni di pace. • La nuova Turchia fu eretta come repubblica dopo l’abolizione del sultanato. Kemal Pasha, o Ataturk, avviò la modernizzazione del paese con istituti laici e di tipo occidentale (codici, alfabeto, istruzione, ecc.). • La frammentazione dell’ex Impero Ottomano liberò le terre del Medio Oriente. Il nazionalismo arabo si sviluppò soprattutto a seguito della Prima guerra mondiale per impulso britannico con l’accordo stipulato con l’emiro della Mecca Hussein in favore di un grande Stato arabo. In effetti la ribellione araba entro l’Impero Ottomano si era tenuta, anche con l’aiuto di Lawrence d’Arabia. • In realtà sempre in guerra la Gran Bretagna prese accordi con la Francia per la spartizione del Medio Oriente (accordi Sykes-Picot del 1916). Questa spartizione tipicamente coloniale fu un tradimento del precedente impegno britannico in favore dell’unità e dell’indipendenza arabe. Con il sistema dei mandati attribuiti dalla Società delle Nazioni la Francia ebbe influenza su Siria e Libano, la Gran Bretagna su Palestina e Mesopotamia (odierno Iraq). Paesi come Iraq, Transgiordania (oggi Giordania) ottennero solo formale indipendenza, mentre si costituì l’Arabia Saudita, fondata da Ibn Saud, che aveva sconfitto in una guerra interaraba Hussein. Questioni ebraica e curda • Ad esacerbare l’animo degli arabi nel primo dopoguerra vi fu anche l’insediamento di un nucleo di ebrei in Palestina quale conseguenza della scelta britannica fatta con la dichiarazione Balfour del 1917: l’idea era quella di garantirsi l’influenza sulla Palestina, prossima al canale di Suez, appoggiando una minoranza contro la maggioranza locale araba. Già nei primi anni ‘20 si ebbero in Palestina le prima tensioni fra arabi e ebrei immigrati. • Una questione totalmente abbandonata nel dopoguerra nonostante l’impegno assunto dalle potenze europee fu quella della popolazione curda, distribuita fra Siria, Iraq e Turchia. Uno Stato indipendente curdo non si realizzò per non urtare ulteriormente gli arabi. La trasformazione dell’Impero britannico nel primo dopoguerra • 1922: gli inglesi rinunciarono al protettorato sull’Egitto, che tuttavia rimase nell’orbita dell’influenza britannica per l’importanza del canale di Suez. • 1926: la Conferenza imperiale di Londra vara il passaggio al Commowealth: Canada, Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda, le aree più evolute • 1° settembre 1939: la Wermacht invade la Polonia, a metà mese i sovietici entrarono in territorio polacco da est, in applicazione della spartizione decisa nel patto Rientro-Molotov. • Come si era arrivati a tanto? Il rafforzamento della Germania di Hitler, che aveva sempre puntato alla guerra, era stato facilitato dalle maggiori potenze europee: -Appeasement britannico -debolezza politica francese -illusione di Mussolini, che prima prova ad essere l’ago della bilancia per salvare la pace, poi diviene alleato-vassallo di Hitler con il Patto d’acciaio -disponibilità di Stalin ad allearsi con la Germania. Lo scoppio della guerra è determinato dal protocollo segreto dell’accordo Ribbentrop-Molotov che stabilisce la partizione della Polonia e dell’area baltica. • In una prospettiva di lungo termine (ragionamento storico), il ritorno della guerra in Europa a distanza di un ventennio è conseguenza di: • Fragili e inefficaci disposizioni assunte dopo la Prima guerra mondiale, disimpegno americano e debolezza della Società delle Nazioni, affermazione in Europa dei totalitarismi e polarizzazione ideologica. C’è una evidente continuità fra la prima e la Seconda guerra mondiale: la seconda riprende, aggravati i temi irrisolti della prima. Il processo di nazionalizzazione e mobilitazione delle masse si rafforza con le ideologie; pertanto, la Seconda guerra mondiale sarà ancora più estesa e tragica nel coinvolgimento dei civili. In definitiva, quello tra le due guerre, fu un armistizio di venti anni. • L’aggressione alla Polonia significa automaticamente guerra fra Germania da un lato, Francia e Gran Bretagna dall’altro. L’URSS si limita ad occupare le aree a lei riservate dal patto con la Germania, l’Italia, impreparata alla guerra, dichiara la non belligeranza. • La Germania è una grande potenza militare: ha messo a punto una nuova tattica bellica, la Blitzkrieg, o guerra lampo: ovvero bombardamenti seguiti dall’avanzata delle divisioni corazzate (Panzerdivision). • Per Hitler la guerra poteva finire subito se le altre potenze avessero accettato la scomparsa della Polonia. Gli inglesi dibatterono su cosa fare («non morire per Danzica»). Questa fase di incertezza fu la drÔle de guerre. • L’incertezza fu superata fra la fine del 1939 e gli inizi del 1940 con le aggressioni dell’URSS alla Finlandia e la nuova campagna tedesca contro i paesi scandinavi. Hitler si preparava a sferrare l’attacco a Occidente; alla guida del governo britannico Neville Chamberlain fu sostituito da Winston Churchill. • In maggio la Wehrmacht attaccò a ovest. I francesi si erano illusi con la linea Maginot, aggirata dai tedeschi che invasero nuovamente il Belgio, e con esso l’Olanda, poi penetrarono agevolmente in territorio francese. Le truppe britanniche furono costrette a rimpatriare da Dunkerque, in una fuga caotica e per nulla gloriosa. • I francesi furono costretti alla resa: la parte atlantica e Parigi furono occupate dai tedeschi, nel resto del paese si costituì la Repubblica di Vichy, un regime collaborazionista retto dal maresciallo Petain. Da Londra il generale De Gaulle invocava la resistenza ad ogni costo. • Gli inglesi affondarono parte della flotta francese in Algeria per evitare che finisse in mani tedesche. • Nell’estate 1940 Hitler scatenò la «battaglia d’Inghilterra»: restava da ottenere solo la resa britannica per poter considerare vinta la guerra. Hitler non aveva interesse per l’Impero britannico ed era un sincero ammiratore della Gran Bretagna. L’obbiettivo era soprattutto psicologico: piegare la resistenza dell’ultimo avamposto della libertà in Europa. • La RAF-Royal Air Force si oppose eroicamente alla Luftwaffe; molte città vennero bombardate sistematicamente sino alla distruzione. • La Gran Bretagna non si arrese e Hitler conobbe il primo insuccesso. Italia in guerra • 10 giugno 1940: dal balcone di palazzo Venezia Mussolini annuncia la guerra contro le potenze demoplutocratiche (Gran Bretagna e Francia) che si oppongono alla crescita dei popoli giovani e in crescita demografica. L’Italia punta a consolidare la propria posizione nel Mediterraneo e a guadagnare libero accesso all’Atlantico. • Mussolini ritiene che la guerra sia ormai prossima alla fine e vuol sedere al tavolo dei vincitori al fianco di Hitler, con il minimo sforzo. Decide di attaccare la Francia, ormai vinta dai tedeschi. L’idea è quella di condurre una guerra parallela: impedire che la Germania si prenda gli spazi che interessano all’Italia e la ridimensioni a potenza minore. • Le operazioni militari mettono a nudo l’impreparazione militare italiana con una serie di fallimenti: Grecia e Libia nel 1940, perdita di Addis Abeba nel 1941. • Costretto a chiedere l’aiuto tedesco nel Balcani e in Africa, Mussolini diventa definitivamente subordinato a Hitler. 1941: l’anno della svolta • Il 1941 fu la per la Seconda guerra mondiale l’equivalente del 1917 per la prima. • Nel giugno 1941 Hitler, sempre alla ricerca del colpo risolutivo con cui porre fine al conflitto, decise di rompere l’alleanza con Stalin e di attaccare l’URSS. Una guerra fra Germania nazista e URSS comunista aveva sempre rappresentato uno sbocco logico del conflitto, che solo un momentaneo accorgimento tattico, il patto Ribbentrop-Molotov, aveva rimandato. Tedeschi e sovietici confinavano in Polonia e avevano orami obbiettivi diversi: Stalin non accettava di essere estromesso dalle questioni europee. • Con questa decisione la guerra divenne «totale»: Hitler sapeva di mettere in gioco non tanto la vittoria o la sconfitta, ma la sopravvivenza stessa della nazione germanica. Stalin a sua volta lanciò la «grande guerra patriottica» chiamando a raccolta tutti pur di respingere l’attacco e facendo leva anche su tradizioni e valori non coerenti con l’ideologia ma che attingevano alla vecchia Russia. Con un altro enorme sforzo di mobilitazione Stalin riuscì a fermare i tedeschi. Gli Stati Uniti verso la guerra - Di fronte al dilagare della Wehrmacht in Europa, Roosevelt aveva deciso di trasformare gli Stati Uniti nell’arsenale della democrazia, mettendo a disposizione della Gran Bretagna e poi anche dell’URSS ingenti aiuti con la legge Affitti e Prestiti del 1941. - Inoltre sempre nel 194 Roosevelt e Churchill avevano individuato e condiviso nella Carta Atlantica una serie di principi che avrebbero dovuto garantire la vita pacifica e democratica della comunità internazionale nel dopoguerra. - 7 dicembre 1941: i giapponesi bombardano la base navale di Pearl Harbor, nelle Hawaii. I giapponesi, nel loro disegno egemonico in Asia e nel Pacifico, avevano individuato negli Stati Uniti la potenza da attaccare, stipulando nel 1941 un patto di non aggressione con l’URSS. In ossequio all’alleanza stipulata nel settembre 1940 con il Patto Tripartito (Germania Italia e Giappone), all’attacco giapponese a Pearl Harbor seguì la dichiarazione di guerra di Italia e Germania agli Stati Uniti. Hitler e Mussolini non avevano percezione del potenziale americano. - 1° gennaio 1942: dichiarazione delle Nazioni Unite: Stati Uniti, Gran Bretagna e molti altri paesi (fra questi alcuni sottoposti a dominazione o ad attacco tedesco come URSS e Polonia) si impegnano a condurre la guerra fino alla vittoria senza possibilità di alcuna pace separata e condividono i principi democratici e libertari della Carta Atlantica. La Shoah • Hitler aveva additato gli ebrei come nemico della razza tedesca sin dai suoi primi passi; con la guerra iniziò l’eliminazione sistematica su grande scala nei territori occupati. Dopo le prime fucilazioni di massa in Europa orientale alla conferenza di Wannsee nel 1942 fu deciso di passare a soluzioni più sistematiche con la deportazione degli ebrei nei campi (lager) dove si sarebbero «esauriti» con i lavori pesanti, in realtà i sopravvissuti sarebbero stati poi eliminati nelle camere a gas. I campi di concentramento e di sterminio furono costruiti in un’area estesa dalla Germania alla Polonia; vi trovarono la morte circa 6 milioni di ebrei, solo ad Auschwitz-Birkenau 1,5 milioni. La svolta • A partire dal 1942 gli americani, con una stupefacente produzione di unità navali, riuscì ad avviare la liberazione del Pacifico dalle forze giapponesi, di isola in isola (battaglia delle isole Midway). Fu un’opera molto lenta e faticosa: i giapponesi, pur a corto di risorse, non si arresero. • Nel 1942 gli inglesi sconfissero italiani e tedeschi a El Alamein (costa egiziana). In novembre gli anglo-americani sbarcarono in Nord Africa e nel 1943 decisero a Casablanca di liberare l’Italia, il «ventre molle» dell’Asse. • Fra il 1942 e il 1943 si combatté a Stalingrado una immane e risolutiva battaglia che culminò nella sconfitta tedesca e nell’inizio dell’avanzata dell’Armata Rossa verso il cuore dell’Europa, la Germania stessa. Nel 1943
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