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La Prima Guerra Mondiale: Cause, Inizio e Connessezze, Sintesi del corso di Storia

Una panoramica dettagliata delle cause, dell'inizio e delle conseguenze della Prima Guerra Mondiale. Vengono trattate le cause politiche, economiche, militari e socioculturali del conflitto, l'evento scatenante e le principali battaglie. Inoltre, vengono menzionate le conseguenze del conflitto, come l'ingresso degli Stati Uniti in guerra e la fine della guerra in Italia.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 23/01/2022

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vincenzo-bravo 🇮🇹

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Scarica La Prima Guerra Mondiale: Cause, Inizio e Connessezze e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! PRIMA GUERRA MONDIALE  (1914-1918) PERCHE’ E’ COSI’ IMPORTANTE? Ci sono molti motivi per cui la Prima Guerra Mondiale è anche chiamata “Grande Guerra”. -Sono coinvolti Stati e territori di gran parte del mondo; -grazie alla tecnologia, gli eserciti sono diventati più letali: i morti causati dalla Prima Guerra Mondiale saranno più di 10 milioni -la Prima Guerra Mondiale segnerà la fine di ben quattro grandi imperi: russo, asburgico, tedesco, turco. -gli Stati Uniti si affermeranno nel ruolo di superpotenza mondiale al posto della Gran Bretagna INIZIO GUERRA dopo l’uccisione dell’erede al trono austriaco, l’Impero austro-ungarico dichiarò subito guerra alla Serbia, alleata della Russia, e come un fenomeno a catena tutte le nazioni europee si trovarono coinvolte nel conflitto generale. -4 agosto 1914: le truppe tedesche invasero il Belgio neutrale e attaccarono la Francia, puntando Parigi con una rapida guerra di movimento; - 26-29 agosto 1914: battaglia di Tannenberg fu il primo grande scontro che si concluse con una completa vittoria delle forze tedesche che, guidate dal generale Paul von Hindenburg e dal suo abile capo di Stato maggiore, generale Erich Ludendorff, accerchiarono le truppe russe che erano avanzate in Prussia orientale. - 9-14 settembre 1914: battaglia dei laghi Masuri pur non avendo raggiunto gli stessi strabilianti risultati di Tannenberg, scosse ulteriormente il morale delle truppe russe e anche dei loro comandanti e dimostrò la superiorità dell'esercito tedesco su quello russo. - 6-12 settembre 1914: battaglia di Marna dove l'esercito tedesco, impegnato nella grande offensiva generale prevista dal piano Schlieffen e’ arrivato fino a pochi chilometri dalla capitale francese, venne inaspettatamente contrattaccato dall'esercito francese che nonostante la lunga ritirata aveva mantenuto la coesione e lo spirito offensivo decretò il fallimento degli ambiziosi piani tedeschi e delle loro speranze di vittoria entro sei settimane DALLA NEUTRALITA’ ALLA  GUERRA Tra l’agosto 1914 e il 24 maggio 1915 in Italia si susseguirono molte polemiche tra: -neutralisti: cattolici, socialisti e giolittiani che non volevano l’entrata in guerra per trarre vantaggi economici diventando fornitrice di beni necessari ai paesi in guerra. -interventisti: nazionalisti, tra cui Gabriele D’Annunzio, che volevano l’entrata in guerra per ottenere le regioni italiane ancora in mano dell’Austria (Trentino e Venezia-Giulia). Il 26 aprile 1915 il governo italiano stipulo’ con le potenze dell’intesa un trattato (patto di Londra) mediante il quale si impegnava ad entrare in guerra al loro fianco entro un mese e in cambio avrebbe steso il suo territorio in Trentino e Alto Adige, Trieste, Gorizia, Istria, la Dalmazia e le isole del Dodecaneso. Inizialmente il parlamento era dalla parte di Giolitti e per questo che Salandra (interventista) presento’ le sue dimissioni ma il re lo invito’ a restare al governo. In seguito pero’, ci furono le “radiose giornate di maggio” che ebbero come principale oratore D’Annunzio determinato ad invocare la guerra per far tornare a nuova vita le “virtu’ guerriere” dell’antica Roma. Fu cosi’ che Gioliti rinuncio’ all’incarico e il Parlamento voto’ i pieni poteri a Salandra e il 24 maggio 1915 l’Italia entro’ in guerra dichiarando guerra all’Austria BATTAGLIA DI VERDUN Battaglia di Verdun (21 febbraio-15 dicembre). Nel febbraio del 1916, il commando supremo dell’esercito tedesco, per prevenire le grandi offensive congiunte delle potenze occidentali e della Russia, decise di lanciare la più grande offensiva sul fronte occidentale fino ad allora compiuta. Il capo di stato maggiore tedesco Falkenhayn, individuò nel saliente di Verdun, il punto del fronte dove concentrare la poderosa offensiva per sfondare le linee francesi e far crollare il fronte occidentale. L’obiettivo di Falkenhayn era quello di coinvolgere le truppe francesi in una enorme battaglia di logoramento per “dissanguarle” e convincere l’alto comando francese a iniziare le trattative di pace. Il grande timore tedesco era che gli USA prima o poi potessero scendere in guerra a fianco delle potenze dell’Intesa. Quello che si vide a Verdun fu la più grande carneficina della storia militare. La battaglia di Verdun iniziò con più di una settimana di ritardo rispetto a quanto previsto dall’alto comando tedesco. La causa del ritardo fu dovuta alle condizioni metereologiche avverse, che impedivano all’artiglieria di avere una perfetta visuale delle linee nemiche. I tedeschi concentrarono nella linea del fronte attorno a Verdun, qualcosa come 1.220 cannoni di vario calibro, tra cui molti pezzi di derivazione navale da 380 mm e 210 mm. Le munizioni di artiglieria pronte per l’offensiva erano oltre 2.500.000. La mattina del 21 febbraio 1916, il sole comparve sulla linea del fronte. Fu l’inizio della più lunga e sanguinosa battaglia, assieme a quella della Somme, della prima guerra mondiale. La durata complessiva, tra offensive tedesche e controffensive francesi si protrasse da febbraio a dicembre. Il costo in vite umane fu spaventoso: complessivamente tra morti, feriti e dispersi i due contendenti persero quasi un milione di soldati infatti si vedevano conquiste territoriali poco profonde e per nulla decisive ma a costo di terribili perdite umane su ambo i lati del fronte. A partire dall’estate del 1916, nel saliente di Verdun, l’iniziativa passò dalla parte dei francesi. Furono numerose e inutili le offensive francesi che si arenavano d’avanti alle munite difese tedesche. Le residue speranze francesi si esaurirono a dicembre quando fu deciso di interrompere l’offensiva per consolidare la linea difensiva in attesa di tempi più propizi per nuovi attacchi. CONCLUSIONE DEL CONFLITTO Il trattato di Brest-Litovsk fu un trattato di pace stipulato tra la Russia bolscevica e gli Imperi centrali il 3 marzo 1918 nell'odierna Bielorussia. Esso sancì la vittoria degli Imperi centrali sul Fronte orientale, la resa e l'uscita della Russia dalla Prima guerra mondiale. Anche se la fine della guerra portò a esiti diversi rispetto a quanto previsto dal trattato, esso fu, seppur non intenzionalmente, di fondamentale importanza nel determinare l'indipendenza di Ucraina, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Bielorussia e Polonia. Con BATTAGLIA DI AMIENS cominciò quella che viene definita come l'”Offensiva dei cento giorni”. Segnò la fine della guerra di trincea sul fronte occidentale. A partire da essa, anche se per poco tempo, il conflitto ritornò ad essere una guerra di manovra che obbligò i tedeschi a ritirarsi lentamente da vari punti della linea Hindenburg fino all'armistizio con la Germania, firmato l'11 novembre 1918 che pose fino alla prima guerra mondiale, la piu’ grande carneficina della storia. LA BATTAGLIA DI VITTORIO VENETO fu l'ultimo scontro armato tra Italia e l’impero austro-ungarico della prima guerra mondiale; si combatté tra il 24 ottobre e il 3 novembre 1918 nella zona tra Vittorio Veneto e le Alpi Giulie e seguì di pochi mesi la grande offensiva della battaglia del Solstizio che si infranse contro la linea del Piave e da cui l'esercito austriaco uscì quasi distrutto. L'evento segna la fine della guerra sul fronte italiano. Il 23 ottobre 1918 l'esercito italiano, supportato da un piccolo contingente di truppe alleate, si lanciò all'offensiva costringendo gli austroungarici a firmare la resa a Villa Giusti il 4 novembre 1918. LE DONNE DURANTE LA GUERRA Con lo scoppio della prima guerra mondiale le donne, in genere, si misero al servizio della società. Si trattò della prima opportunità di parificazione dei diritti e dunque di emancipazione. Molte di loro uscirono di casa per propria volontà, altre lo fecero per necessità, comunque sia diventarono visibili a tutta la società. L’elasticità della forza lavoro femminile si manifestò in pieno con un massiccio reingresso tutte le donne nella produzione industriale. Allo stesso modo, sia le borghesi che le aristocratiche si rimboccarono le maniche per dedicarsi a un mestiere. Entrarono negli organici delle fabbriche come operaie specializzate nella realizzazione di esplosivi e proiettili, detonatori, diaframmi, impararono a montare i fucili e a lavorare al tornio. Anche nelle industria laniera crebbe il numero delle operaie sarte, in queste strutture cambiò la produzione, non più abiti civili, ma enormi quantità di uniformi, di coperte da campo e di sacchi a pelo. Infine, il lato socio- culturale, difatti servivano anche le maestre per insegnare ai più piccoli, e non solo, a leggere, scrivere e contare, come servirono le infermiere per curare i malati e i feriti. CONFERENZA DI PACE DI PARIGI La conferenza di pace si apri’ a Parigi il 18 gennaio 1919 nella reggia di Versailles e vide la partecipazione di 32 nazioni, con l’esclusione dei paesi vinti e della Russia, il cui governo rivoluzionario non era ancora riconosciuto a livello internazionale. Ad assumere un ruolo premiante furono gli Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Nel corso della conferenza furono firmati 5 trattati di pace con le diverse potenze sconfitte: -con la Germania, che fu costretta ad azzerare la flotta e l’areonautica militare, ad abolire la leva militare obbligatoria, a ridurre dell’esercito e infine furono addebitati al governo di berlino tutti i danni della guerra (trattato di Versailles, giugno 1919); -con l’Austria-Ungheria , che riconosceva la frontiera del Brennero all’Italia (trattato di Saint-Germain-en-Laye, settembre 1919); -con la Bulgheria, che cedette la Tracia alla Grecia (trattato di Neuilly, novembre 1919); -con l’Ungheria , che determino’ il passaggio da 20 a 8 milioni di abitanti perdendo territori come Romania e Jugoslavia (trattato del Trianon, giugno 1920); -con la Turchia, che rinuncio’ ai seguenti territoti: Arabia, Armenia, Siria, Libano, Palestina, Iraqe Tracia (trattato di Sevres, agosto 1920).
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