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Prima Guerra Mondiale 1914-1918, Appunti di Storia

Prima Guerra Mondiale, battaglie, date, avvenimenti, schieramenti, alleanze, patti, trattati

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 27/02/2021

Ariannaganovelli2671
Ariannaganovelli2671 🇮🇹

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Scarica Prima Guerra Mondiale 1914-1918 e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! PRIMA GUERRA MONDIALE 1914-1918 Fu un evento traumatico per la civiltà europea, che influenzò decisamente la storia del pianeta e la contemporaneità. Nonostante fosse stata anticipata dalle crisi marocchina e balcanica, e dalla guerra italo-turca in Libia , ebbe caratteri peculiari che la resero un punto di svolta della storia del Novecento: carattere realmente mondiale; l'enorme numero di vittime; la mobilitazione dei civili e del fronte interno; il condizionamento dell'economia dei singoli Paesi, piegata alle esigenze belliche; il progresso tecnologico armi automatiche e chimiche dalle possibilità devastanti. PREMESSE DEL CONFLITTO Tensioni europee all'inizio del Novecento: la Francia mantenne il desiderio di rivalsa sulla Germania, dalla quale fu umiliata nella guerra del 1870-1871. Austri-Ungheria e Russia si fronteggiavano nell'area balcanica perché nell'ottobre del 1908 l'Austria annette la Bosnia-Erzegovina, ciò provoca tensioni con la Serbia che aveva interessi nei balcani mirando ad unificare le popolazioni slave del sud e con la Russia che mirava ad avere uno sbocco sul Mediterraneo. L'Austria era in conflitto anche con l'Italia per le terre irredente: l'Italia mirava a completare il processo di unificazione con Trentino e Venezia Giulia. La Germania con Guglielmo II porta avanti una politica mondiale che la faceva scontrare con il Regno Unito, prima potenza mondiale: la Germania vara un'importante flotta navale contro gli inglesi. Tutte le potenze europee si contendevano la spartizione dell'Africa portando avanti una politica aggressiva e coloniale, voluta dai nazionalisti. L'Europa è divisa in Triplice alleanza (1882, Austria, Germania, Italia a scopo difensivo) e Triplice Intesa (1907 Francia, Russia, Inghilterra): questo porta ad una corsa agli armamenti perché si prevede lo scoppio di una guerra. Crisi come preludio alle guerra: nel 1905 si verifica la prima crisi marocchina perché la Francia impone il protettorato (dipende politicamente) al Marocco. Guglielmo II che si trovava a Tangeri in visita nel 1905, in Marocco, dichiara di essere pronto all'intervento militare se la Francia estende il suo dominio sul Marocco. Questa minaccia allarma l'Inghilterra che decide di risolvere diplomaticamente questo conflitto: nel 1906 convoca una conferenza in Spagna ad Algeciras tra Francia, Italia, Germania, Austria, Inghilterra e Russia. Il risultato è la sconfitta della Germania, appoggiata solo dall'Austria; le altre potenze si schierano dalla parte della Francia, che può avere il protettorato sul Marocco. Nel 1907 la Russia si allea con Francia ed Inghilterra nella Triplice intesa perché l'Austria aveva annesso la Bosnia. Nel 1911 si ha la seconda crisi marocchina perché la Francia occupa militarmente il Marocco, la Germania manda navi da guerra, gli inglesi ed i russi si dichiarano pronti ad intervenire accanto alla Francia. Guglielmo II ritira le navi da guerra e la crisi va a favore della Francia. Nel 1912 si apre il fronte nei Balcani: viene siglata la prima lega balcanica che prevede l'alleanza di Serbia, Grecia, Bulgaria e Montenegro. Il principale promotore è la Serbia perché mirava alla costituzione di un grande stato degli slavi del sud, quindi mirava ai Balcani ed alla Bosnia (che era però stata annessa dall'Austria), per questo è sostenuta dalla Russia (anch'essa voleva la Bosnia). Nel 1912 la lega balcanica muove guerra all'Impero ottomano con l'obiettivo di strappargli la Macedonia: la guerra va a favore della lega anche perché l'Impero ottomano è occupato con l'Italia nella lotta per la Libia. La lega ottiene la Macedonia che viene divisa tra Bulgaria e Grecia, mentre la Serbia non procede all'acquisizione del territorio macedone per l'ostilità dell'Austria che minaccia di intervenire. Nel 1913 viene promossa la seconda lega balcanica dalla Serbia: alleanza tra Serbia, Grecia, Impero ottomano e Romania e va contro la Bulgaria. La lega dichiara guerra alla Bulgaria inizia e termina subito nel 1913 con la sconfitta della Bulgaria ed il suo territorio macedone viene annesso ai paesi della seconda lega. L'attentato di Sarajevo e lo scoppio del conflitto: il 28 giugno 1914, l'arciduca ed erede al trono d'Austria- Ungheria Francesco Ferdinando fu ucciso mentre si trovava in visita a Sarajevo, capitale della Bosnia- Erzegovina. L'attentatore era Gavrilo Princip, nazionalista serbo, sostenitore dell'annessione della Bosnia alla Serbia. L'Austria-Ungheria infatti attribuì la responsabilità dell'attentato alla Serbia ed il 23 luglio, forte del pieno sostegno della Germania, inviò a Belgrado un durissimo ultimatum, che prevedeva lo smantellamento delle organizazioni nazionaliste serbe (mano nera), la fine della propaganda antiaustriaca e l'invio in Serbia di inquirenti austriaci per le indagini sull'assassinio dell'arciduca. L'ultimatum fu formulato in modo tale da essere inaccettabile per la Serbia: la Serbia infatti lo rifiutò e fu appoggiata dalla Russia. L'Austria-Ungheria il 28 luglio 1914 dichiara guerra alla Serbia; immediatamente la Russia proclama lo stato di mobilitazione generale dell'esercito schierandosi in difesa della Serbia. La Germania manda l'ultimatum alla Russia di smantellare l'esercito sennò avrebbe dichiarato guerra e lo manda anche alla Francia, che aveva annunciato la mobilitazione per difendere la Russia. Il 1° agosto la Germania dichiarò guerra alla Russia ed il 3 agosto alla Francia. Il Regno Unito, che cercò di fermare la corsa allo scontro, dichiarò guerra all'Austria-Ungheria ed alla Germania. Il 4 agosto l'esercito tedesco invase il Belgio, territorio neutrale, per aggredire la Francia da nord-est, dove aveva meno difese. Il 23 agosto il Giappone si schierò a fianco dell'Intesa e dichiarò guerra alla Germania. L'intervento fu sostenuto soprattutto dai vari movimenti nazionalisti. L'ITALIA: dalla neutralità all'ingresso in guerra Ipotesi della neutralità: il 2 agosto 1914, l'Italia di Salandra dichiarò la propria neutralità rifiutandosi di scendere in campo. Pretesto fu il fatto che Vienna aveva per prima dichiarato guerra alla Serbia: essendo la Triplice alleanza un patto difensivo, il governo non si sentiva obbligato ad intervenire. In realtà capisce che la maggioranza della popolazione non voleva la partecipazione al conflitto. Tra il 1914 e il 1915 l'Italia viene pressata sia dall'Intesa che dagli Imperi centrali affinché si schierasse al fianco dell'una o dell'altro. Si scatenò un accesissimo dibattito tra neutralisti ed interventisti: • Neutralisti : cattolici che seguivano l'insegnamento pacifista della Chiesa, socialisti riformisti di Turati il cui motto era sintetizzato nello slogan “né aderire né sabotare”, i liberali giolittiani sicuri che si potesse negoziare con l'Austria-Ungheria per ottenere il Trentino in cambio della neutralità. • Interventisti : liberali conservatori di destra guidati da Salandra e da Sydnei Sonnino, che volevano per l'Italia una politica di potenza, che la eguagliasse per forza e prestigio ai maggioi paesi d'Europa, i nazionalisti, gli irredentisti che volevano entrare in guerra per cercare di completare il processo di unificazione italiana a cui mancavano le terre irredenti in mano austriaca (Trentino e Venezia Giulia), i socialisti rivoluzionari massimalisti guidati da Benito Mussolini che volevano mettere in crisi il capitalismo europeo e permettere la presa del potere del proletariato. Mussolini era il direttore del giornale socialista “Avanti” poi fu espulso e fondò nel novembre del 1914 “Il popolo d'Italia”, giornale favorevole all'intervento e nel dopoguerra organo di stampa quotidiano del fascismo. La decisione a favore dell'Intesa: nella primavera del 1915 Salandra appoggiato da Vittorio Emanuele III e dall'esercito decide l'entrata in guerra dell'Italia. Già dal 1914 Salandra e Sonnino avevano cercato accordi segreti con l'Intesa, dopo trattative negative con l'Austria che non concede le terre irredente. L'Italia il 26 aprile 1915 firma il Patto di Londra impegnandosi ad entrare in guerra contro gli imperi centrali a favore della Triplice intesa. L'accordo fu mantenuto segreto fino al 1917. In cambio, al termine del conflitto, avrebbe ricevuto il Trentino e l'Alto Adige, Trieste, Istria, Dalmazia (no Fiume perché con maggioranza autro croata non doveva rientrare negli interessi italiani) e Valona in Albania. Il 24 maggio 1915 re Vittorio Emanuele III annuncia agli italiani l'entrata in guerra del paese a fianco della Triplice intesa. QUATTRO ANNI DI SANGUINOSO CONFLITTO Il fallito assalto tedesco del 1914: Guglielmo II aveva impiegato anni per elaborare un piano che, nel caso di una guerra europea, evitasse alla Germania di combattere su due fronti (Piano Schlieffen). Esso prevedeva un attacco rapidissimo e di sorpresa alla Francia, attraverso il Belgio neutrale, e la caduta di Parigi in appena otto settimane: guerra lampo. Si contava sul fatto che ad est i russi avrebbero impiegato molto tempo a mobilitare il loro immenso esercito ed a muoverlo verso le linee del fronte, in un territorio in cui mancavano ferrovie adeguate. I tedeschi pensavano di vincere velocemente grazie ad una brillante manovra strategica. I fatti smentirono presto queste previsioni. I belgi opposero una resistenza maggiore del previsto il 4 agosto alla Germania ed i francesi fermano l'avanzata dei tedeschi sul fiume Marna. Contemporaneamente sul fronte orientale i russi attaccano la Prussia e la Galizia in anticipo rispetto alle previsioni tedesche e gli austriaci chiamano in aiuto i tedeschi che devono dividere le loro truppe su due fronti: occidentale contro la Francia ed orientale contro la Russia. I russi riescono a strappare la Galizia all'Austria ma vengono fermati in Prussia dai tedeschi nella Battaglia di Tannenberg in Polonia il 30 agosto, e vengono poi sconfitti nella Battaglia dei Laghi Masuri tra il 7 ed il 13 settembre. Si profila ciò che i tedeschi non pensavano minimamente: non era riuscita nell'obiettivo di conquistare la Francia e si trovava in un duplice fronte. La guerra d'usura sul fronte occidentale: dall'inizio della guerra fino alla fine del 1914 si ha una guerra di movimento (prima fase); con l'inizio del 1915 (seconda fase) si ha il passaggio ad una guerra di trincea, di posizione, di logoramento. Nel solo primo mese e mezzo di erano già morti mezzo milione di uomini: nessuno aveva immaginato la possibilità di una strage di simili proporzioni, le cui cifre furono nascoste all'opinione pubblica. In questo drammatico scenario si capì alla fine del 1914 che la guerra l'avrebbero vinta i paesi che avessero ucciso più uomini e che avessero reperito la maggior quantità di materiale bellico. Ma nessun paese era realmente preparato a questo tipo di guerra. La seconda fase (fine 914-1917) è fatta di assalti ai nemici, gli uomini vivevano nei rifugi trincee, erano esposti al tiro dei cecchini dei paesi avversari e quando c'era il segnale d'attacco dovevano lanciare l'invettiva contro la trincea nemica e molte volte i soldati cadevano e morivano di fronte al fuoco dei nemici. Chi sopravviveva tornava in trincea ma molte volte vi moriva. La vittoria sarebbe andata a chi avesse semplicemente resistito di più. In un primo momento l'entrata La canzone del Piave conosciuta anche come La leggenda del Piave, è una delle più celebri canzoni patriottiche italiane. Il brano fu composto nel 1918 dal maestro Ermete Giovanni Gaeta (noto con lo pseudonimo di E.A. Mario). I fatti storici che ispirarono l'autore risalgono al giugno del 1918, quando l'Impero austro-ungarico decise di sferrare un grande attacco (ricordato con il nome di battaglia del solstizio) sul fronte del fiume Piave per piegare definitivamente l'esercito italiano, già reduce dalla sconfitta di Caporetto. L'esercito imperiale austriaco si avvicinò pertanto alle località venete delle Grave di Papadopoli e del Montello, ma fu costretta ad arrestarsi a causa della piena del fiume. Ebbe così inizio la resistenza delle Forze armate del Regno d'Italia, che costrinse gli austro-ungarici a ripiegare. Il 4 luglio 1918, la 3ª Armata del Regio Esercito Italiano occupò le zone tra il Piave vecchio ed il Piave nuovo. Durante la battaglia morirono 84.600 militari italiani e 149.000 austro-ungarici. In occasione dell'offensiva finale italiana dopo la battaglia di Vittorio Veneto, nell'ottobre del 1918, il fronte del Piave fu nuovamente teatro di scontri; dopo una tenace resistenza iniziale, in concomitanza con lo sfaldamento politico in corso nell'Impero, l'esercito austro-ungarico si disgregò rapidamente, consentendo alle truppe italiane di sfondare le linee nemiche. Il Piave mormorava, calmo e placido, al passaggio dei primi fanti, il ventiquattro maggio; l'esercito marciava per raggiunger la frontiera per far contro il nemico una barriera... Muti passaron quella notte i fanti: tacere bisognava, e andare avanti! S'udiva intanto dalle amate sponde, sommesso e lieve il tripudiar dell'onde. Era un presagio dolce e lusinghiero, il Piave mormorò: Non passa lo straniero! Ma in una notte trista si parlò di un fosco evento, e il Piave udiva l'ira e lo sgomento... Ahi, quanta gente ha vista venir giù, lasciare il tetto, poi che il nemico irruppe a Caporetto! Profughi ovunque! Dai lontani monti Venivan a gremir tutti i suoi ponti! S'udiva allor, dalle violate sponde, sommesso e triste il mormorio de l'onde: come un singhiozzo, in quell'autunno nero, il Piave mormorò: Ritorna lo straniero! E ritornò il nemico; per l'orgoglio e per la fame volea sfogare tutte le sue brame... Vedeva il piano aprico, di lassù: voleva ancora sfamarsi e tripudiare come allora... No!, disse il Piave. No!, dissero i fanti, Mai più il nemico faccia un passo avanti! Si vide il Piave rigonfiar le sponde, e come i fanti combatteron l'onde... Rosso di sangue del nemico altero, il Piave comandò: Indietro va', straniero! Indietreggiò il nemico fino a Trieste, fino a Trento... E la vittoria sciolse le ali al vento! Fu sacro il patto antico: tra le schiere, furon visti Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti... Infranse, alfin, l'italico valore le forche e l'armi dell'Impiccatore! Sicure l'Alpi... Libere le sponde... E tacque il Piave: si placaron l'onde... Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi, la Pace non trovò né oppressi, né stranieri! IL SIGNIFICATO DELLA GRANDE GUERRA Una guerra mondiale: già i contemporanei si resero conto dell'importanza di questa guerra tanto da definirla “grande guerra” perché furono coinvolti anche Stati Uniti, Giappone e paesi colonizzati. Gli storici poi la definiranno “mondiale” per la sua estensione geografica. Una guerra di masse: la guerra fa sì che vengano inviate risorse di uomini numerose perché si dilunga e perché esistono vari fronti. I paesi europei mandano milioni di uomini, contadini, cittadini e provenienti dalle colonie. L'intesa mobilitò 41 milioni di uomini e gli imperi centrali 25 milioni. In totale 66 milioni di persone furono impiegate in guerra. Si dovettero chiamare alle armi anche giovani: un esempio emblematico è quello dei “ragazzi del '99” italiani diciottenni catapultati sulla linea del Piave a difendere l'Italia dall'Austria. Vista la grande quantità di uomini necessari, vennero chiamati i contadini e si svuotarono i posti di lavoro di essi nelle fabbriche e nelle aziende, che vennnero ricoperti dalle donne. Le donne entrarono in massa nel mondo del lavoro e sia per loro che per i contadini la guerra è un primo incontro con la modernità. Si diffondono i movimenti a sostegno dei diritti femminili che sostengono in primo luogo l'espansione del diritto di voto. Il coinvolgimento in guerra di tutte queste persone, che ebbero traumi psicologici, cambiò la popolazione europea, ed il tessuto socio-economico. Una guerra all'insegna della tecnica e dell'economia: la guerra viene definita anche totale perché tutta l'organizzazione economica, burocratica, scientifica e tecnica di un paese è finalizzata al conflitto militare, coinvolgendo tutti i settori dello stato. I progressi avuti dalla Seconda rivoluzione industriale vengono impiegati nella guerra: i soldati possono disporre di nuove armi, vengono usati ed inventati sottomarini, gas asfissianti, dinamite, altri esplosivi, aereoplano e carro armato e viene perfezionata la mitragliatrice, già esistente. Anche innovazioni nate per usi pacifici vennero perfezionate per il loro impiego in guerra: il motore a scoppio consente di spostare un numero maggiore di armi e di persone, il telefono velocizza le comunicazioni sulla linea del fronte. Anche l'economia viene impostata in base alle esigenze delle truppe con lo scopo di sfamare le truppe al fronte; coloro che risentono maggiormente di questo cambiamento economico sono i civili perché viene razionato il cibo. Anche i paesi vincitori escono dalla guerra allo stremo economicamente data la lunghezza della guerra e visto che si combatte sul loro territorio. I veri vincitori sono per questo Giappone ed in particolare Stati Uniti che entrano alla fine della guerra, non vedono devastato il loro territorio e diventa il principale creditore dell'intesa portando materiale alimentare e bellico: la Prima guerra mondiale ridisegnò anche il sistema economico internazionale. Il ruolo del fronte interno: un fattore importante fu il controllo che i vari paesi esercitano sull'opinione pubblica. Riesce meglio negli stati a guida liberale come la Francia di Clemenceau, l'Italia di Boselli (che sostituì Salandra) e di Vittorio Emanuele Orlando (dopo Caporetto) ed il Regno Unito di Lloyd George. I governi autoritari degli Imperi centrali riescono meno: in Austri-Ungheria viene proclamata la Repubblica e l'indipendenza delle varie etnie: Ungheria, Repubblica cecoslovacca e Jugoslavia. In Germania non vengono arginate le resistenze interne, motivo per cui perde la guerra, l'esercito vede ammutinamenti, si diffondono rivolte in tutte le città. I governi autoritari sono meno elastici, fanno meno concessioni al popolo e ciò porta alla dissoluzione dei loro imperi. Il controllo sull'opinione pubblica trovò modo di dispiegarsi attraverso: • il condizionamento della stampa, che offriva solo informazioni sottoposte a censura preventiva • la propaganda di guerra che incitava al sacrificio per la patria • la lotta incessante ad ogni forma di pacifismo e la dura punizione di ogni disfattismo: le voci contrarie alla guerra venivano accusate di connivenza con il nemico e di tradimento. Anche papa Benedetto XV prende posizione contro la guerra ma la sua proposta non è ascoltata: nel 1917 aveva lanciato un appello ai sovrani europei affinché cessasse l' ”inutile strage”. Anche i partiti socialisti si riuniscono a Zimmerwald nel 1915 ed a Kienthal nel 1916 in Svizzera in due conferenze che lanciano un appello alla cessazione delle ostilità, una pace immediata senza vincitori né vinti e con la rinuncia da parte di tutti ad annessioni territoriali. L'appello rimase inascoltato. Il potere di esecutivi ed alti comandanti: I principali detentori del potere dei paesi non sono i capi del governo quanto i generali dell'esercito (es Diaz in Italia ha un'importanza fondamentale sul Piave). I generali impongono le scelte ai presidenti del consiglio. Sono gli artefici della vittoria o della sconfitta di un paese. I TRATTATI DI PACE L'approccio alla pace: la Conferenza di pace iniziò a Parigi nel gennaio 1919 che vede come protagonisti la Francia di Clemenceau, il Regno Unito di Lloyd George, gli Stati Uniti di Wilson e l'Italia di Orlando. Il 28 giugno 1919 la Conferenza stipula il Trattato di Versailles. Alla Conferenza non partecipano i paesi sconfitti e la Russia, che si limitano a firmare il Trattato, minacciati dagli altri paesi di una ripresa della guerra in caso di rifiuto. Le clausule di pace vengono discusse sulla base dei Quattordici punti di Wilson di cui alcuni sono: • rifiuto della diplomazia segreta (pratica di concludere accordi internazionali senza informare l'opinione pubblica della trattativa; es: patto di Londra tra Italia e Regno Unito il 26 aprile 1915) • diffusione della libertà di navigazione sugli oceani, libertà di scambio e di commerci, si abbandona il protezionismo e vige il liberismo • si doveva permettere a tutti gli stati di determinarsi (principio di autodeterminazione degli stati) • sistematica riduzione agli armamenti da parte di tutti i paesi ma lo ascolterà solo la Germania • creazione di un'assemblea generale degli stati, Società delle Nazioni Unite con lo scopo di risolvere pacificamente le controversie intrnazionali. Il Trattato di Versailles prevedeva: • che la Germania dovesse restituire alla Francia l'Alsazia e la Lorena • la liberazione del Belgio, occupato dai tedeschi per attaccare i francesi all'inizio della guerra • la rinascita della Polonia che era stata inglobata dalla Russia e la Germania le cedette un corridoio territoriale che le avrebbe permesso un accesso diretto al Mar Baltico. Questo comprendeva Danzica, e per questo è chiamato corridoio di Danzica • alla nuova Repubblica cecoslovacca fu ceduta dalla Germania la regione dei Sudeti, ricca di bacini carboniferi • viene abolito il trattato di pace di Brest-Litovsk (3 marzo 1918) fra Germania e Russia, ed i paesi Baltici, che la russia aveva perso con questa pace, vengono resi indipendenti: nascono la Lettonia, la Lituania, l'Estonia e la Finlandia. Questi paesi costituirono un territorio chiamato “cordone sanitario” che divideva le potenze occidentali dalla Russia perché non volevano che la rivoluzione bolscevica ed il comunismo si espandessero nel resto dell'Europa • i tedeschi dovevano riconoscersi responsabili del conflitto e dovevano pagare in trent'anni 132 miliari di marchi-oro come riparazione dei danni materiali ed umani procurati ai Paesi belligeranti. Già allora alcuni osservatori denunciarono il fatto che questo debito nei confronti dei vincitori fosse impossibile da saldare per la Germania. Capirono che se gli stati vincitori l'avessero preteso si sarebbe caduti in un nuovo conflitto nei decenni successivi. Per assicurarsi che la Germania non avrebbe più minacciato l'Europa, furono adottate le seguenti misure: - il suo esercito fu ridotto a 100.000 unità e la flotta non doveva superare le 108.000 tonnellate - la zona dedesca al confine tra Francia e Germania (renania) viene sottoposta al controllo francese per 15 anni per far sì che tra esse si creasse uno stato cuscinetto in cui non erano presenti truppe tedesche - alla Francia viene concesso lo sfruttamento delle ricche miniere del Saar. La Germania perde le colonie che vengono suddivise tra Francia ed Inghilterra, l'Italia non ne riceve. La pace prevede anche l'istituzione della Società delle Nazioni, l'assemblea delle nazioni che ha sede a Ginevra e che deve risolvere pacificamente le controversie fra gli stati. Trattato di Saint-Germain-en-Laye e la dissouzione dell'Austria-Ungheria: l'Austria-Ungheria firmò la pace di Saint-Germain il 10 settembre 1919 con la quale viene smembrato l'impero austro-ungarico dal quale si costituiranno: Austria, Cecoslovacchia, Ungheria e Jugoslavia. Il 10 agosto 1920 viene firmato il Trattato di Sèvres, pace imposta all'Impero ottomano che perde ogni possedimento sui balcani e gli resta la Turcia ridotta ad Istanbul ed Anatolia. L'Iraq e la Palestina vanno all'Inghilterra e Siria e Libano alla Francia. La vittoria mutilata dell'Italia: all'Italia viene ceduto il Trentino, l'Alto Adige, Istria e Trieste. Ma secondo quanto stabilito dal Patto di Londra dovevano andare all'Italia anche la Dalmazia e Valona (capitale dell'Albania). Quando Orlando e Sonnino si rendono conto che non si vuole rispettare il patto di Londra non si limitano a rivendicarlo, ma aggiungono altre richieste come Fiume che non era previsto dal patto. Wilson si oppone alle richieste dell'Italia perché viola il principio di autodeterminazione dei popoli. Anche Francia ed Inghilterra seguono Wilson, l'Italia non partecipa alla spartizione delle colonie tedesche. Ciò farà nascere il mito della “vittoria mutilata dell'Italia” secondo cui gli italiani nonostante fossero vittoriosi, si riteneva che non siano stati ricompensati adeguatamente.
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