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La Prima Guerra Mondiale: Origini, Conflitti e Connessezze, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

Storia europeaStoria militareStoria contemporaneaStoria Internazionale

La scintilla che ha acceso la prima guerra mondiale, le potenze europee coinvolte e le loro rivalità, dall'assassinio di francesco ferdinando d'asburgo a sarajevo fino alle dichiarazioni di guerra e alle prime battaglie. Viene inoltre analizzato il ruolo di italia, austria, russia, francia e germania, nonché il piano schlieffen e la violazione della neutralità del belgio.

Cosa imparerai

  • Quali potenze europee erano in contrasto e perché?
  • Che evento scatenò la Prima Guerra Mondiale?
  • Quali furono le prime battaglie e quali furono le principali vittorie?

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 17/05/2019

flore2018
flore2018 🇮🇹

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Scarica La Prima Guerra Mondiale: Origini, Conflitti e Connessezze e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Prima Guerra Mondiale Il 28 giugno 1914, uno studente irredentista bosniaco, Gavrilo Princip, uccise con due colpi di pistola, l’erede al trono d’Austria, l’arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie, mentre attraversavano in un auto scoperta le vie di Sarajevo. L’irredentista era membro di un’organizzazione terroristica spalleggiata dal governo serbo (la Mano Nera). I fautori della grande Serbia erano avversi sia al dispotismo dell’Imperatore, sia alle idee moderate dell’erede al trono: il primo negava ogni auto-governo ai serbi dell’impero, il secondo, con la soluzione della monarchia tripartita, sminuiva il progetto della Grande(ed indipendente) Serbia, togliendo campo ai nazionalisti. Su questa causa immediata si inserirono le rivalità e gli interessi di molte potenze europee a) l’Austria contro la Russia per l’egemonia nei Balcani( annessione, da parte dell’Austria della Bosnia e dell’Erzegovina nel 1908; costituzione di un grande stato serbo per opera della Russia durante le due guerre balcaniche) b) il contrasto franco-tedesco (vittoria prussiana nel 1870 -71 ed acceso sentimento di rivincita da parete francese; interventi tedeschi nella questione marocchina) c) il contrasto anglo-tedesco(crescente potenza politica ed economica della Germania nel mondo) d) gli irredentismi, come nel caso dell’Italia che aspirava a Trento e Trieste; della Serbia che aspirava alla Bosnia e all’Erzegovina. Ma queste premesse non avevano come sbocco obbligato un conflitto europeo. Furono le decisioni prese da governanti e capi militari a trasformare una crisi locale in un conflitto generale. L’ Austria compì la prima mossa inviando, il 23 luglio, un durissimo ultimatum alla Serbia. Il secondo passo lo fece la Russia assicurando il proprio sostegno alla sua principale alleata nei Balcani. Forte dell’appoggio russo, il governo serbo accettò solo in parte l’ultimatum, respingendo la clausola”che funzionari austriaci partecipassero alla inchiesta giudiziaria contro gli attentatori”. L’Austria ritenendo insufficiente tale risposta, il 28 luglio dichiarò guerra alla Serbia. La Russia intervenne in favore della Serbia, mobilitando il proprio esercito lungo tutto il confine occidentale( compreso quello tedesco, per prevenire un attacco su quel versante) La Germania, il 31luglio, inviò un ultimatum alla Russia intimandole l’immediata sospensione dei preparativi bellici. L’ultimatum non ebbe risposta e fu seguito, a ventiquattro ore di distanza, dalla dichiarazione di guerra. Il 1 agosto la Francia, legata alla Russia da un trattato di alleanza militare, mobilitò le proprie forze armate. La Germania rispose con un nuovo ultimatum e con la dichiarazione di guerra,il 3 agosto, alla Francia. Fu l’iniziativa del governo tedesco a far precipitare la situazione. La Germania, al momento dello scoppio del conflitto, era la meglio preparata da un punto di vista bellico. Già ai primi del ‘900 aveva un suo preciso piano d’attacco, il piano Schlieffen. Questo piano si basava sulla rapidità e sulla sorpresa e non lasciava nessun iniziativa agli avversari. Il piano di guerra elaborato dall’allora stato maggiore Alfred von Schlieffen,prevedeva in primo luogo un massiccio attacco alla Francia, che avrebbe dovuto esser messa fuori combattimento in poche settimane. Raggiunto questo obiettivo, il grosso delle forze sarebbe stato impiegato contro la Russia. Presupposto essenziale per la riuscita del “ piano Schlieffen” era la rapidità dell’attacco alla Francia. A questo scopo era previsto che le truppe tedesche passassero attraverso il Belgio, nonostante la sua neutralità fosse garantita da un trattato internazionale sottoscritto anche dalla Germania. Questo avrebbe permesso di investire lo schieramento nemico nel suo punto più debole e di puntare direttamente su Parigi. Il 4 Agosto, i primi contingenti tedeschi invasero il Belgio per attaccare la Francia da nord est. La violazione della neutralità del Belgio, fu determinante nel determinare l’intervento inglese nel conflitto. La Gran Bretagna, già preoccupata da un possibile successo tedesco, non poteva tollerare l’aggressione a un paese neutrale che si affacciava sulle coste della Manica. Così il 4 agosto, l’Inghilterra dichiarava guerra alla Germania e il 6 agosto l’Austria dichiarava guerra alla Russia. In questa fase iniziale tutti i governi sottovalutarono la gravità della situazione, fra i politici era diffusa la convinzione che una guerra, immaginata breve, avrebbe contribuito a soffocare i contrasti sociali e a rafforzare la posizione di governi e classi dirigenti. In quasi tutti gli Stati coinvolti nel conflitto le forze pacifiste trovarono scarso appoggio in una opinione pubblica massicciamente mobilitata a sostegno della causa nazionale. Nemmeno i partiti socialisti, seppero o vollero sottrarsi al clima generale. I capi della socialdemocrazia tedesca votarono in Parlamento a favore dei crediti di guerra, motivando la loro scelta col pericolo di una vittoria zarista. Stesso atteggiamento fu adottato dai socialdemocratici austriaci. I socialisti francesi, dopo l’assassinio del loro leader Jean Jaurès da parte di un fanatico nazionalista, rinunciarono a ogni manifestazione di protesta e, poco dopo, entrarono a far parte del governo. La stessa cosa fecero i laburisti inglesi. La Seconda Internazionale cessò di esistere. Situazione Italia Il 14 agosto, il governo presieduto da Antonio Salandra aveva dichiarato la neutralità dell’Italia. Questa decisione, giustificata col carattere difensivo della Triplice Alleanza(l’Austria non era stata attaccata, né aveva consultato l’Italia prima di intraprendere l’azione contro la Serbia), aveva trovato concordi in un primo momento tutte le principali forze politiche. Ma, una volta scartata l’ipotesi di un intervento a fianco degli Imperi centrali, cominciò ad essere affacciata da alcuni settori politici l’eventualità di una partecipazione dell’Italia. L’Italia, dichiarando guerra all’Austria, avrebbe potuto riunire alla patria Trento e Trieste. Portavoce di questa linea interventista furono i partiti della sinistra democratica: i repubblicani, i radicali, i socialisti riformisti di Leonida Bissolati e le associazioni irredentiste. A essi si aggiunsero esponenti delle frange estremiste del movimento operaio convinti che una” guerra rivoluzionaria” avrebbe rovesciato gli schemi sociali all’interno dei paesi coinvolti. Sull’opposto versante dello schieramento politico, fautori dell’intervento furono i nazionalisti, che si erano schierati in un primo tempo per gli Imperi centrali ed erano decisi a far in modo che l’Italia potesse affermare la sua vocazione di grande potenza imperialista. Più prudente fu la linea da parte dei liberal- conservatori, che avevano la loro espressione più autorevole nel “ Corriere della Sera”, nel Presidente del Consiglio Antonio Salandra e nel ministero degli Esteri Sidney Sonnino. Questi ultimi temevano che una mancata partecipazione dell’Italia ne avrebbe compromesso la posizione internazionale e il prestigio della monarchia. L’ala più consistente dello schieramento liberale, quella che faceva capo a Giolitti, era schierata su una linea neutralista. Giolitti, infatti, non riteneva che il paese fosse preparato ad affrontare la guerra ed era convinto che l’Italia avrebbe potuto ottenere dagli Imperi centrali, come compenso per la sua neutralità, buona parte dei territori rivendicati. Ostile all’intervento era il mondo cattolico. Il nuovo Papa Benedetto XV, assunse un atteggiamento pacifista, condizionato anche dalla preoccupazione di vedere l’Italia schierata a fianco della Francia anticlericale contro la cattolica Austria-Ungheria. Il Partito socialista e la Confederazione generale del lavoro, in contrasto con la scelta patriottica dei partiti socialisti europei, mantennero una posizione di netta condanna della guerra, mentre il direttorio dell’” Avanti” Benito Mussolini si schierò a favore dell’intervento. Espulso dal partito, Mussolini fondò, nel novembre 1914, un nuovo quotidiano, “ Il Popolo d’Italia”, che divenne la principale tribuna dell’interventismo di sinistra.
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